Xisil Lamabianca

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  1. Xisil
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    Nome: Xisil
    Cognome: Lamabianca
    Età: 21 anni.
    Razza: Completa
    Gruppo/Oranizzazione/comitato: Comitato di Sicurezza di Crepuscopoli
    Fama/Infamia: +40
    Energia: Rossa
    Crowns: Symbol_-_Crownargento Symbol_-_Crownargento



    Aspetto: è una ragazza abbastanza alta, ma non eccessivamente. Snella, ha un occhio azzurro, l'altro, quello sinistro, è fregiato da una sottile cicatrice che parte dalla fronte, passando sopra il naso, che le conferisce un aspetto misterioso, senza compromettere la delicatezza del suo viso. Nonostante quella ferita, tiene senza vergogna l'occhio candidamente velato aperto alla luce del sole, inoltre ciò non le causa alcuno svantaggio nel combattimento grazie al constante allenamento che le ha permesso di compensare questa “mancanza” con l’ausilio degli altri sensi. Da l'occhio azzurro proviene uno sguardo penetrante, ma che non lasciava trapelare niente di sé. Ha i capelli castani e mossi, corti e quasi sempre spettinati, con due ciuffi davanti alla fronte.
    Indossa sempre una comoda camicia bianca dalle maniche gonfie; a continuare la linea di bordatura nera sul colletto vi è una particolare cappa, con contorni argento e neri, morbida ma fatta di un tessuto abbastanza spesso, che la fanciulla indossa quando piove e per celare il suo volto. Non le importa di essere completamente bagnata, basta che la testa sia asciutta. Quando non lo indossa, questa cappa può essere riposta in un piccolo sacchettino di velluto nero, per niente ingombrante, allacciato su un fianco sotto lo strascico, ben celato alla vista, nel quale la ragazza ripone anche il proprio denaro. Due protezioni in cuoio nero, con decorazioni argentate, le coprono gli avambracci, allacciandosi con delle stringhe. Sopra la camicia porta un corsetto in cuoio anch'esso nero, modellato e intagliato in modo tale da permettere movimenti comodi e non impacciati, con decorazioni color argento, inoltre placche metalliche leggere poste all'altezza del petto e degli addominali, oltre che sulle scapole, che forniscono una minima protezione in battaglia. Sulla mano destra porta un guanto corto in pelle nera bordato di bianco; ricamata all’altezza del polso vi è la scritta “Arandil”, il nome della sua spada. Questo guanto permette alla ragazza di avere maggiore presa sull’elsa della propria arma.
    Indossa una gonna – pantalone nera bordata d’argento, con disegni sottili; i pantaloni sono aderenti e molto più corti della gonna sovrastante, fluida e ondeggiante, che copre le gambe della fanciulla fino a due terzi della coscia. Bianchi e bordati di nero, due strisce di tessuto leggero escono da sotto il corsetto, dietro la schiena, cingendole dolcemente i fianchi, lunghi fino i polpacci, come se si trattasse di uno strascico, che ondeggia ad ogni passo della ragazza, leggero e armonioso. Dalle caviglie fin sopra le ginocchia, le sue gambe sono coperte da un paio di lunghi scaldamuscoli neri con bordature argento e bianco, allacciati davanti da sottili stringhe. I suoi calzari sono un paio di stivaletti a tronchetto neri e lucidi.




    Carattere: Dolce, ma imprevedibilmente ostinata; è pratica e realista. Coraggiosa, sa essere socievole con chi le sta intorno, ma anche distaccata quando è necessario. Non parla quasi mai di sé, e prova pochi rimpianti del suo passato. Difficilmente si svela in profondità. Pretende il rispetto per poter rispettare il prossimo, e non sopporta la maleducazione. Memore del suo addestramento da soldato, le capita a volte di agire in modo freddo e distaccato; non ha mai dimenticato il disonore arrecatole dal suo comportamento, anche se nel profondo del suo cuore, Xisil è consapevole di aver fatto la cosa più giusta e sensata, segnando per sempre la propria vita nel tentativo di salvare quella di innocenti. Il suo più grande difetto è la testardaggine: spesso irremovibile nelle sue decisioni, può rivelarsi saggia, faro della giustizia nella maggior parte dei casi, in altri, più rari, una mina vagante.
    Il suo spirito è stato condizionato sin dagli anni della sua fanciullezza dall’addestramento militare, generando una mente molto più matura di quella che chiunque si aspetterebbe da una ragazza della sua età.
    Tra le sue molte passioni spicca l’amore per i libri, ai quali si deve una parte consistente della sua formazione mentale e culturale. La sua buona abilità oratoria la rendono un’interlocutrice piacevole e, un tempo, un capitano dotato di fermezza e capace di spronare i suoi uomini quando necessario.


    Storia:

    Per chi le avesse chiesto quale fosse l’immagine più nitida che avesse di quel mondo, ove giunse appena maggiorenne non molti anni fa, avrebbe risposto in modo molto semplice: violenza, soprusi, paura. Il posto ideale per il proliferare delle tenebre. Nulla di tutto ciò si sarebbe mai aspettata quando quei tre cavalieri si presentarono per la prima volta nel villaggio.
    “Il fervore nei suoi occhi... Hai coraggio da vendere, figliola, un animo nobile. Diventerai senza dubbio un’ottima guerriera.”
    Questo ammisero alla vista di quella fanciulla. Ne avevano viste tante, nei mondi vicini al loro, belle, fini, molte già accasate, alle prese con bambini, faccende di casa, arti delicate come il ricamo, la danza, il canto.
    Ma quando videro Xisil… Il suo unico ago da ricamo era la punta della sua spada, il suo strumento musicale preferito, alle cui note metalliche, acute e stridenti, danzavano unicamente i suoi piedi al ritmo della battaglia.
    Uomini o donne, per quei cavalieri non aveva alcuna importanza, e quando Xisil seppe della grande opportunità che le veniva concessa, lasciare quel piccolo mondo rurale, assicurando un futuro migliore e onore alla sua famiglia, non la lasciò sfuggire.

    Tre anni erano trascorsi da quel giorno così imprevedibilmente importante, da quando era diventata una di loro. Trasportata in un mondo così diverso dal suo, “la città” come semplicemente la chiamavano dalle sue parti, divenne un membro di quell’organizzazione della quale tanto aveva sentito parlare, la congregazione degli Shadows, ordine di cavalieri, guerrieri di ogni origine e vocazione personale, tutti in lotta contro le tenebre per mantenere l’ordine e la pace non solo in quel mondo, ma in tutti quelli in grado di fornire un tributo in denaro, materie prime, ma soprattutto in guerrieri capaci per infoltire le loro schiere. Tuttavia, loro non erano cavalieri ordinari: di quell’antica e tanta rinomata immagine di guerrieri dall’armatura scintillante rimanevano solo gli ideali, l’onore, la giustizia, la salvaguardia del debole. Loro erano, a tutti gli effetti, ombre di quell’icona di forzata e romanzata percezione, agenti speciali agli ordini di un Consiglio: guerrieri, sì, combattenti, ma nel profondo addestrati ad agire nell’ombra, nella segretezza e nella furtività, per sventare con maggiore garanzia di successo le più grandi minacce di quei mondi affiliati. Tutti sapevano di loro, allo stesso modo in cui si conoscono gli eroi di antichi miti e leggende quasi perdute nel tempo. In pochi potevano dire di averli visti in azione, se non in caso di estrema necessità. E se in altri casi qualcuno per la natura delle sue azioni avesse avuto l’infausto onore di incontrarli di persona, di certo non sarebbe vissuto abbastanza per poterlo raccontare.

    Così poco tempo, e lei aveva fatto già così tanta strada, il membro più giovane ad essere insignito dell’importante carica di Capitano. Così presto per un compito tanto importante, come un tenero bocciolo di maggio già sottoposto alle furie del vento, con la sola differenza che lei stessa aveva deciso di porsi in quell’uragano, resistervi, fino a diventare parte integrante di questo. La sua nuova famiglia, fratelli e sorelle, qualunque fosse il loro rango, che condividevano la sua stessa vocazione, i suoi ideali.
    Procedeva fiera la giovane Xisil lungo i luminosi corridoi in pietra della fortezza, la sua casa, con al fianco la sua fedele spada, battezzata con il nome Arandil, quel giorno ormai così remoto, quando le fu consegnata durante la cerimonia che segnò il suo ingresso fra i ranghi dei soldati scelti della Shadow. Da quel giorno fu il simbolo della sua nuova vita, del suo nuovo scopo: svolgere i suoi incarichi, al fin di proteggere il popolo dalle nuove minacce delle tenebre. Nuove, sì, e a tutti gli effetti sconosciute. Poche informazioni di casi affini giungevano da parti remote dell’universo, nessuna in grado di giustificare la presenza di creature comunemente note con il nome di Heartless, definirne l’origine e gli effetti sulla popolazione. Creature oscure, ecco ciò che sapevano di loro, provenienti dalle ombre.
    Più il tempo passava, più la minaccia degli Heartless si faceva tangibile: attacchi violenti contro i civili, mutamenti rilevanti nel comportamento della popolazione, conseguente aumento del tasso di criminalità. Una realtà inconfutabile, che tuttavia nessuno riusciva a giustificare in modo razionale. Cambiamenti, mutazioni, che non interessavano solamente la popolazione civile, un alone quasi impercettibile che lentamente cominciava ad insinuarsi fra le sottili crepe delle spesse e secolari mura della fortezza della Shadow. I loro insegnamenti, un mese dopo l’altro, persino le loro azioni ufficiali e non, si allontanavano sempre di più dai nobili ideali che sempre avevano costituito le colonne portanti del loro credo; vere e proprie macchine da guerra, fredde e razionali, lontane dal comune concetto di “umano”, quasi in loro non vi fosse più un cuore a definirne la natura, a ricordar loro il senso della loro vocazione.
    Missioni, incarichi sempre più pericolosi, indicazioni sempre più vaghe. Un solo scopo, ogni volta, un obiettivo da terminare. E nonostante il rispetto riservato al suo rango, il consiglio riservava per lei lo stesso trattamento di qualunque altro agente.
    Passi rapidi e leggeri, piccoli ticchettii sul marmo striato e luminoso. Chiunque al suo passaggio interrompeva qualunque cosa stesse facendo per rivolgerle il saluto militare, dritto sull’attenti. Le veniva riservato il rispetto dovuto al suo rango, e nessuno badava molto alla sua giovane età.
    La sua avanzata la condusse davanti ad una massiccia porta in legno scuro. Una piccola targa in ottone luccicava su di essa: era arrivata nel posto giusto. Tolse il guanto, bussò, tre tocchi sonori.
    Una piccola donna elegantemente vestita fece capolino dall’uscio leggermente socchiuso. La squadrò attentamente, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso, per poi salutare con ufficiale solennità la fanciulla altolocata, rivelando pur in assenza di una divisa delle milizie la sua conoscenza dell’attitudine militare. Nella roccaforte non erano ammessi civili.
    “Il Tenente Colonnello la attende” annunciò solenne, scostandosi e aprendo la porta “Prego, lo informo del suo arrivo”.

    “Benvenuta, Lamabianca” La salutò al suo ingresso nel piccolo studio dell’ufficiale. Prontamente ella ricambiò mettendosi sull’attenti.
    “Riposo, Capitano. Si faccia avanti; immagino lei non sappia il perché di questa convocazione...”
    Una domanda retorica, in effetti: quando mai gli ufficiali avevano rivelato in anticipo il motivo per il quale molto spesso, soprattutto nelle ultime settimane, sempre più sottoufficiali venivano chiamati a rapporto? ‘Ordini dall’alto’, come sempre, nulla di più. Eppure quel giorno, sentiva che vi era qualcosa di diverso, in quella piccola stanza, che così tante volte aveva visitato, in quell’uomo che così spesso le capitava di vedere... qualunque cosa fosse, in quel momento ella non riusciva a comprendere, a percepire, cosa, quel giorno, non quadrasse perfettamente... cosa non fosse come sempre.
    Ed ella non rispose, immobile davanti alla sontuosa scrivania, con le mani dietro alla schiena dritta, in posizione di consueta reverenza, pronta a ricevere i suoi ordini.
    “Abbiamo bisogno di te per un lavoretto, una missione in città di grande importanza per ordine diretto del Consiglio. La segretezza è essenziale, come sempre. Nulla che non sia alla tua portata.”
    Le porse una busta sigillata. Ella fece scivolare le dita sottili fra la carta, ed estrasse il contenuto, che osservò attentamente, immagazzinando ogni singola informazione.
    “Quelle sono le coordinate, e le informazioni ricavate dal nostro contatto sul posto. Le nostre fonti hanno indicato un’attività sospetta in quest’area. Se necessario, hai l’autorizzazione per eliminare qualunque segno di opposizione e ostilità.”
    “Chi sono i soggetti?”
    “Ti basti sapere che si tratta di persone pericolose, recentemente diventati ostili all’organizzazione. Cercano di ostacolarci, sono un pericolo per la città. Quella è la loro presunta sede, prendi i provvedimenti necessari, agente.”
    “Quali sono i loro scopi?”
    “Domandi troppo, Lamabianca, qualcosa non va?” La scrutò severo.
    Sì, qualcosa non andava. Improvvisamente la gente cercava di fermarli, proprio loro che si adoperavano per il bene della città, soprattutto ora che gli attacchi delle creature del buio cominciavano a farsi più frequenti e violenti... e sempre meno veniva mandata a combatterli, e spedita in queste missioni del quale sapeva sempre meno... i conti non tornavano.
    “No... perdoni la mia impudenza” Rispose non troppo convinta.
    “Fai ciò che ti viene ordinato, come hai sempre fatto. Tutto ciò che ti è dato sapere è in quella busta. Ora va, preparati a dovere. Il punto d’incontro con il resto della squadra già lo conosci. Vi incontrerete domani a mezzanotte.”
    Congedata in modo così secco, si domandava se il Tenente Colonnello stesse cercando di nasconderle qualcosa, o se lei, semplicemente, si fosse spinta oltre ciò che per il suo ruolo le era dato sapere.

    Ella si mosse favorita dalle tenebre. Correva leggiadra sulle tegole e sulla pietra, saltando silenziosa da un tetto piatto ad uno spiovente, un’ombra nella città addormentata, esile figura nella sua divisa completamente nera, più adatta rispetto alla solita per questo tipo di operazioni.
    La città in quel momento della notte esercitava sulla fanciulla un fascino magnetico. Come se il tempo si fosse fermato, poteva fare quello che voleva, senza temere di essere scoperta. Si sentiva padrona di un mondo addormentato, universo parallelo sorvegliato da un mare di stelle.
    Giunta sopra un vicolo, scorse sotto di sé il piccolo gruppo di agenti che stava cercando, pronti ad cominciare non appena fossero stati tutti presenti. Ella scese, scalando lenta il muro di pietra grezza, silenziosa, invisibile.
    “Mi stavate aspettando?” si rivelò ella allora, dopo diversi secondi, apparendo come dal nulla alle spalle degli agenti. Uno in particolare, udendo improvvisamente la sua voce, sobbalzò colto di sorpresa, estrasse la spada e si voltò, pronto a difendersi dallo sconosciuto aggressore. Xisil balzò indietro appena in tempo per non essere trafitta dalla lama amica.
    “Dannazione Xisil, è impazzita?” La apostrofò il collega, riconosciutala, “Avrei potuto ucciderla!”
    “Felice di vedere che anche tu hai sentito la mia mancanza” Rispose ironica. E tutti e cinque gli agenti sorrisero divertiti, come un gruppo di amici che si ritrovano dopo tanto tempo. Se la situazione non avesse richiesto tale serietà, certamente la loro reazione sarebbe stata meno contenuta. Erano suoi uomini, sottoposti, ma questo non impediva alla donna di trattarli come compagni, come suoi pari, ogni volta che poteva uscire dalla portata dell’occhio inquisitore della Shadow.
    “Se la stavamo aspettando? Che domande, lei è sempre l’ultima...” risero poi senza fare troppo rumore.
    “La solita ritardataria!” Disse divertita una voce femminile, l’unica altra donna del gruppo, che si avvicinò al capitano per una formale stretta di mano.
    “Vogliamo cominciare, signora?” chiese un altro uomo al Capitano
    “Sapete già cosa fare” disse ella fattasi improvvisamente scura in volto, turbata nel profondo, ma fece del suo meglio per non far trapelare tale insicurezza, “Facciamo il nostro dovere e torniamo a casa”.
    Percorsero silenziosi il buio canale che si snodava sotto una delle numerose vie della città, unico modo sicuro per giungere inosservati fino a destinazione. Strisciarono agili come serpi, veloci. Fortunatamente, si trattava di un canale di scolo per l’acqua piovana, e per quanto fossero abituati a situazioni ben peggiori, tutti loro furono sollevati al pensiero di non essere costretti a muoversi nei canali fognari.
    Non molto tempo dopo, un tombino, come animato di vita propria, si sollevò di pochi centimetri da terra, per pochi secondi, prima di richiudersi, e scivolare fuori dalla sua posizione abituale. I cinque agenti uscirono uno dopo l’altro nei pressi di quella che sembrava essere una vecchia fabbrica. Secondo la documentazione, ivi venivano prodotte la maggior parte delle armi e armature in circolazione in città. Oltre la recinzione, una guardia camminava lungo tutto il perimetro, verso l’entrata principale. Allontanatosi a sufficienza, uno tra gli agenti scivolò verso la recinzione, tagliandone le maglie, senza creare un buco vero e proprio, ma un’apertura grande a sufficienza per permettere l’ingresso agli agenti e in seguito riavvicinare le giunture tranciate: solo un’ispezione molto accurata avrebbe potuto evidenziare tracce dell’effrazione.
    Accovacciata con le spalle contro il muro della vecchia fabbrica, strisciò fino all’angolo dietro al quale la guardia era scomparsa dalla sua vista. Lo osservava allontanarsi, comunicando con eloquenti e chiari gesti della mano ai suoi compagni di procedere: la via era libra. Silenziosi come ombre percorsero la breve distanza, costituita dal breve spazio fra due edifici attigui, che li separavano da una finestra sufficientemente bassa da essere raggiunta senza troppa fatica. Il primo agente della fila si inginocchiò proprio sotto la finestra, unendo le mani formando una sorta di cucchiaio, o meglio, una base d’appoggio concava nella quale ogni membro della spedizione, uno per uno, posarono la punta del piede destro, prima di essere spinti verso la sporgenza proprio al di sotto della finestra frantumata, piegando le gambe per ottimizzare lo slancio. Uno ad uno si issarono, Xisil per ultima, la quale prima di discendere dal davanzale e atterrare silenziosa sul pavimento sporco e impolverato si sporse un’ultima volta, tendendo le braccia per afferrare quelle dell’amico rimasto indietro e issarlo agevolmente prima che la guardia potesse notare la loro presenza, scomparendo tutti e cinque nelle tenebre senza avere la minima idea di ciò che avrebbero incontrato sul loro cammino.
    “Hai controllato attentamente?” Disse l’uomo appoggiato alla fatiscente parete puntellata da travi lignee. Sul suo volto serio correvano pesante le ombre proiettate dal fuoco improvvisato al centro della sala, così precario che sembrava potesse spandersi presto su tutto il pavimento e intaccare le casse ammucchiate ai lati lungo le pareti. Ma non sembrava affatto questa la sua preoccupazione primaria.
    “Sì dannazione, sì!” risposte stizzito un’altra figura dal volto coperto da un nero bavaglio fin sopra il naso, come se questo scarso travestimento servisse a incutere il benché minimo timore in chi si imbatteva in lui. “Ti dico che non si avvicineranno a noi. Quelle cose hanno ben altri obiettivi.”
    “Ispeziona la zona un’altra volta, mantieni gli altri in allerta” disse il primo senza nemmeno degnare di uno sguardo il compagno. “Non hai idea di con chi abbiamo a che fare”
    “Vai al diavolo!” Lo apostrofò l’altro scocciato, accompagnando il tutto con vistosi gesti delle mani e delle braccia, prima di voltarsi e lasciare nuovamente la stanza.
    L’uomo rimase solo nella stanza malamente illuminata. Si avvicinò con passo lento, imbracciando un’ascia malconcia, alle casse ammassate poco lontano da lui, alla sinistra del fuoco. Un sorriso compiaciuto deformò il suo viso rigato dalle tenebre. La fioca luce non giungeva oltre l’ingresso della stanza alle sue spalle, e il corridoio all’esterno restava totalmente avvolto nel buio, un’oscurità nella quale le ombre più sinistre strisciavano inosservate e indisturbate… e non solo. Xisil ne avvertiva la presenza, senza però comprendere l’origine o la natura di quegli sguardi che avvertiva su di sé senza poterli incrociare.
    Forse nemmeno l’uomo nella stanza poteva rendersi conto di quelle presenze, assorto nella visione del suo bottino, pregustando i profitti che ne avrebbe ricavato molto presto. Nemmeno si accorse dei passi felpati alle sue spalle, del braccio silenzioso che scattante passò attorno al suo collo, della mano che si posò sulla sua bocca ostacolando ogni suo grido di aiuto che avrebbe voluto emettere, ma che invece rimasero strozzate in gola, mai udite da anima viva. Una lama brillò davanti ai suoi occhi, posandosi delicata sotto il suo mento, mentre un corpo snello stringeva fermo contro di sé il suo.
    “Non muovere un muscolo, o sarà il tuo ultimo gesto in questa vita” Bisbigliò il Capitano con minacciosa fermezza. “Getta l’arma, ora.” Mantenendo salda la presa si scostò dalla luce, spostando entrambi in un angolo della stanza dove dal corridoio non sarebbe stata individuata facilmente. “Ho qualche domanda per te”
    “Crepa brutta…” Cercò di dire egli prima che il filo della lama premesse ancora più forte contro la sua giugulare, persuadendolo a non concludere quella frase irrispettosa. “Shh. Nessuno dei due vuole che il nostro primo incontro finisca male, nevvero? Rispondi e basta: dove tenete la merce di contrabbando?”
    “Ma di che diavolo stai parlando, donna?” Bisbigliò l’uomo cercando di fare meno rumore possibile, da una parte intimorito dalle minacce della donna, dall’altra temendo che eccessivi movimenti della sua gola gli sarebbero costati caro vista la vicinanza della sua carotide alla lama. “Non ci casco in questi trucchetti. So per chi lavori, mostro… tu sei una di loro, un’agente della Shadow.. Siete stati tutti corrotti dalle tenebre. Ma sappi una cosa: voi avete ceduto, loro vi hanno in pungo da tempo, ma non prenderanno anche questa città!”
    “Cosa diavolo stai blaterando?”
    Non seppe mai la risposta a quella fatidica domanda. Un urlo straziante attraversò il corridoio fino a raggiungere lei e l’ostaggio, raggelando loro il sangue nelle vene. Rumori confusi, tintinnio del metallo: rumori della battaglia incombente. Altre urla, voci diverse, uomini donne… cadevano tutti in balia del silenzio delle tenebre. “Capitano!” un rantolo, più che un appello, rumore di passi, una figura arrancava verso di loro. Ma tutto ciò che emerse dalle tenebre fu un corpo esanime, che entrò nella stanza con un tonfo secco e disarmante. Morto.
    “No, non può essere… sono arrivati!” Farfugliò l’uomo in preda al panico, poco prima che il grande falò in quella stanza si spegnesse come inghiottito dalle tenebre, lasciandoli entrambi con solo la luce delle stelle che entrava dalla finestra come riferimento.
    In un momento come quello, con un compagno morto ai suoi piedi, e chissà quante altre vittime in quella struttura, Xisil dovette lottare contro se stessa per mantenere la calma. Non si mosse, non ci riusciva, eppure qualcosa dentro di lei, qualche istinto primordiale, le ordinava, urlava, di muovere le gambe e cominciare a correre.
    Prima che potesse compiere qualunque movimento, prima che potesse effettivamente realizzare di cosa si trattasse, qualcosa, una sagoma nera, balzò oltre il cadavere gettandosi contro di loro. Tutto ciò che riuscì a vedere furono gli artigli insanguinati e un paio di piccoli occhi gialli. L’uomo, senza che potesse reagire in alcun modo, fu spinto lontano, al riparo dall’attacco, da quella stessa mano che prima lo aveva minacciato, e nello stesso istante un poderoso fendente orizzontale colpì quella cosa avventatasi contro di loro. L’impatto di quella cosa, qualunque essa fosse, contro il pavimento poco più in là, fu l’unica conferma per la giovane di aver colpito il bersaglio, realizzando quanto questo si fosse spinto lontano, mettendo a repentaglio la sua vita. Ma non era andato tutto come avrebbe voluto.
    Avvertì un forte bruciore sul suo volto, mentre un liquido caldo cominciò a sgorgare sulla sua pelle, sopra il naso, la guancia, finché non poté assaporare in bocca l’aspro sapore del suo stesso sangue. Si rese conto di non riuscire a vedere più nulla dall’occhio sinistro. Urlò per il dolore, portando una mano sul volto, cercando di fermare la fuoriuscita del sangue.
    “Mettiti al riparo” Urlò in preda ad un misto di rabbia, panico e sofferenza, un ordine inderogabile. L’uomo fissò per un momento il volto sfigurato, attonito, sconvolto non per l’aspetto della donna, ma per ciò che inaspettatamente aveva fatto per lei, sacrificando il proprio volto per salvaguardare la vita dello sconosciuto.
    “Scappa, ti ho detto, corri!”

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    Ciò che accadde quella notte… ricordi confusi dell’unica missione che, in vita sua, aveva miseramente fallito.
    Eppure qualcuno desiderava saperlo. Qualcuno voleva capire cosa fosse andato storto, costringendola a rievocare quell’orrenda esperienza.
    “Rapporto sulla missione, Capitano” Parlò perentoria una voce dall’alto seggio del Consiglio.
    “La missione d’infiltrazione presso i quartieri sud ha rivelato la presenza di un traffico non autorizzato di armi.” Disse la donna visibilmente scossa, fisicamente quanto mentalmente. Una ferita non irrilevante rosseggiava sul suo volto, un segno di quella battaglia che sarebbe rimasto impresso sulla sua pelle per sempre. “L’ingresso nel sito è avvenuto senza il minimo problema secondo le procedure standard. Una volta all’interno, l’interrogatorio di uno dei sospettati non ha prodotto i risultati aspettati.”
    “Avrebbe dovuto eliminare il sospettato immediatamente e proseguire nella sua missione. Forse si sarebbe evitato questo scempio.” Tuonò una seconda voce, zittita seduta stante con pacato dissenso dal resto degli uomini radunati.
    Xisil non sapeva cosa dire. Quanto quell’uomo aveva detto interrogato la notte prima, una grave accusa per lei e per il suo ordine. Non riusciva più a capire cosa fosse verità, cosa menzogna. Tacque, preferendo per il momento non riferire ai superiori la minima parte di quello strano colloquio. Un gesto della mano del primo consigliere le permise di riprendere la narrazione dei fatti.
    “Abbiamo subito un attacco imprevisto. Qualcosa per cui non eravamo preparati. Tutti e cinque i miei sergenti hanno perso la vita durante lo scontro.”
    Calò il silenzio nella stanza, nessuno dei suoi superiori proferì parola. “Tuttavia, signori, posso assicurare che non si trattava di attacchi da parte di umani…”
    “Può bastare, Capitano.” Fu interrotta bruscamente. Nessuno sembrava interessato alla sua versione dei fatti.
    “Signore, mi permetta di concludere, gli uomini che stavamo seguendo hanno subito la stessa sorte…”
    “Ho detto basta così. Vada pure, Lamabianca.” E a Xisil non restò altro da fare che congedarsi, mordendosi le labbra per la rabbia che provava e i dubbi ancora irrisolti che fu costretta a portarsi via con sé.

    Per quale motivo nessuno sembrava interessato a ciò che veramente era accaduto quella notte? Qualcuno, fra loro, era forse al corrente della verità? E se così fosse stato, perché nessuno si era preso la briga di fornirle maggiori delucidazioni? Ma sopra ogni cosa, il pensiero della guerriera continuava a ricadere sopra la frase dello sconosciuto… E il dubbio, che coloro a cui questi faceva riferimento avessero qualcosa a che fare con chiunque, o qualunque cosa, li aveva attaccati , attanagliava la sua mente.
    “Xisil…”
    “Maggiore...” Pronunciò con un filo di voce, lo sguardo fisso di fronte a sé. Non si alzò, non mosse un muscolo al cospetto del superiore. Da una parte, il rapporto che intercorreva fra i due non richiedeva, nel privato, una tale formalità. Dall’altra, l’immagine ancora nitida nella sua mente dei recenti orrori ancora turbava la sua persona.
    “Come ti senti?”
    “Loro… sono… sono morti tutti, ed io non ho potuto fare nulla per salvarli”
    “Hai fatto tutto il possibile, e lo sai” cercò di rassicurarla il suo mentore, sedendosi accanto a lei. I suoi capelli corvini raccolti in una breve coda, il volto asciutto, gli occhi magnetici… a parte qualche filo argentato in più fra la schioma ondulata, cosa che gli donava un aspetto ancora più misterioso, maturo e rassicurante, tutto in lui rimasto immutato dal loro primo incontro.
    “Voi sapete cosa ci ha colpiti, non è così?” gli occhi della giovane ora sprigionavano lampi di rabbia e odio, ma ad uno sguardo più attento, quale quello del suo maestro, avrebbero rivelato anche tutta la sua paura. Ma egli tacque, distogliendo lo sguardo da quello della giovane, che poco ancora avevano di umano.
    “Se siete a conoscenza di qualcosa, qualunque cosa, dovete dirmelo, per la miseria!” Ora il suo tono di voce si fece portavoce del suo stato d’animo, mentre i pungi si serrarono in una morsa convulsa. “Se sai qualcosa, dimmelo, te ne prego. Ho il diritto di saperlo.”
    “Nulla che io sappia si discosta molto da quello che tu stessa hai raccontato.”
    “Sono stati gli Heartless, non è così?”
    “Non posso dire ancora nulla con certezza, cerca di capire…”
    Rimasero in silenzio ad osservarsi per qualche secondo. Avrebbe voluto abbracciarlo, gettarsi al suo collo, tanto era ancora lo spavento vivo nella sua mente, farsi stringere fra le sue braccia forti. Era forse una delle poche persone di cui sentiva di potersi fidare, e a cui avrebbe voluto esporre ogni suo dubbio e timore.
    “Mi è stato chiesto di informarti sulla tua prossima missione.” Parlò lui alzandosi in piedi, riacquisendo il tono ufficiale dovuto al suo ruolo, prima che la fanciulla potesse aprire bocca. “Guiderai un piccolo manipolo di soldati in retroguardia, mentre io e il colonnello avanzeremo verso il villaggio a sud del centro. Dovrai fornire supporto al nostro drappello in caso di necessità.”
    “Un attacco? In veste ufficiale?” domandò come rianimatasi finalmente, agitata, preoccupata visibilmente, “Cosa sta cercando la Shadow in un piccolo villaggio di contadini?”
    “Xisil, ascolta attentamente ciò che sto per dirti. Qualcosa di importante sta accadendo, grossi cambiamenti nei piani del Consiglio… non so esattamente di cosa si tratti, ma ho intenzione di scoprirlo molto presto. Qualunque cosa accada, ti prego, tieni gli occhi aperti” e accarezzò amichevole il viso pallido e sciupato di lei
    “Sei cresciuta così tanto dalla prima volta che ti vidi in quel villaggio” e ancora ella, dopo tanto tempo, si chiedeva cosa avesse visto, quel giorno, in lei. “Sei sempre stata la migliore delle mie allieve, e so di potermi fidare di te. Vorrei, credimi, poterti dire di più su ciò che dovrai fare…”
    “Nessun problema, Maggiore” Disse ella rialzandosi, salutando il suo superiore e lasciandolo infine alle sue faccende, facendogli credere che tali parole sarebbero bastate a placare la sua sete di verità.
    Sarebbe tornata invece in quella stanza, testarda com’era, avrebbe chiesto di più al Consiglio, non avrebbe condotto un manipolo di soldati contro dei contadini indifesi. Attraversò nuovamente il corridoio che la separava dall’enorme salone nel quale i suoi superiori, i membri di rango maggiore dell’organizzazione, ancora dibattevano sul da farsi pochi metri dalla grande porta rimasta socchiusa, le parole dei consiglieri potevano raggiungere le sue orecchie, toni incalzanti, tensione… qualcosa istintivamente spinse la fanciulla ad avvicinarsi lentamente, silenziosamente, fin dove le fosse possibile udire meglio senza essere scoperta. Le parole che udì nascosta dietro quella porta rimasero impresse nella sua memoria fino alla fine, senza che riuscisse a dare loro un senso.
    “Non temete, miei compari: troveremo il portale d’accesso a quel cuore, dovessimo radere al suolo ogni singolo villaggio di questo inutile mondo!”
    Per più di un mese la giovane guerriera non riuscì a chiudere occhio, consapevole più che mai che quel fatidico giorno d’inverno avrebbe ottenuto tutte le risposte che cercava. E la cosa la spaventava a morte.

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    “Capitano! Mio capitano cosa sta facendo?”
    L’appello del soldato semplice non fu ascoltato, il suo sguardo smarrito osservava la giovane figura del suo Capitano spronare il cavallo e distaccarsi fulminea dalla sua squadra. Mormorii di protesta e puro stupore aleggiavano nell’aere gelido d’inverno.
    Xisil aveva preso la sua decisione... quella che avrebbe segnato per sempre la sua vita.
    Galoppava, veloce come il vento, nel disperato tentativo di raggiungere il villaggio, prima che fosse troppo tardi. Ma la via che costeggiava i bassi rilievi montuosi, e che si affacciava a strapiombo sugli insediamenti sottostanti, nonché unica via per accedervi, era lunga e tortuosa, per quanto larga e ben curata, e arrivare a destinazione avrebbe potuto richiedere più tempo di quanto ella non ne avesse realmente.
    Graffiava le gote colorite della giovane un vento glaciale e pungente misto a grigia cenere, violento l’odore del fumo si imponeva nell’aria. Era già cominciata. Forse era già troppo tardi.
    Perché? Qual è il motivo di tutto questo? Cosa diavolo stava succedendo? Aveva eseguito gli ordini, senza fare domande: ma ora esigeva delle risposte.
    Interruppe bruscamente la cavalcata con un improvviso strattone delle briglie, alla vista di un piccolo gruppo di soldati: pochi uomini, stranamente. Lo scalpitio degli zoccoli sulla nuda terra attirò la loro attenzione. Osservavano la scena, sorpresi.
    Dal fondo del piccolo plotone, una voce profonda interpellò i soldati sul motivo della loro improvvisa disattenzione; un uomo si fece strada bruscamente, scostando gli agenti con violente gomitate. Solo emerso dalla piccola folla sbigottita scorse la figura del Capitano smontare da cavallo.
    Ed ella riconobbe uno dei suoi ufficiali superiori.
    “Tenente Colonnello, cosa sta succedendo?”
    “Lamabianca torni immediatamente al suo posto, è un ordine!”
    “Esigo una spiegazione...”
    “Lei non si trova nella posizione di esigere alcunché, Capitano.”
    Ricordò il rispetto dovuto ai superiori, ma sapeva che con le buone maniere e un atteggiamento sottomesso questa volta non avrebbe ottenuto alcunché.
    “Non andrò da nessuna parte finché non avrò ottenuto le risposte che cerco. Sono stata tenuta all’oscuro di ogni cosa riguardasse questa operazione, tuttavia ho eseguito i miei ordini. Ora esigo una spiegazione, Tenente Colonnello.”
    Solo allora l’espressione seria e altezzosa dell’uomo l’asciò il posto ad un riso insano e malvagio, denti aguzzi fecero capolino dalle scure labbra. In pochi secondi, non fu più lui a parlare con la giovane.
    “Non ho tempo da perdere con te, quindi ascoltami attentamente, perché non mi ripeterò” Sparito tutto ciò che era insito nel glorioso cavaliere, uno squilibrato pesantemente armato si offriva allo sguardo della guerriera in tutta la sua pericolosa mole: la follia illuminava i suoi occhi.
    “Invochi il diritto di ottenere ciò che vuoi in base a ciò che in questa tua miserabile vita credi di aver dimostrato… ahahah, sei solo una ragazzina” Allargò le braccia ad indicare l’insieme dei soldati alle sue spalle: occhi gialli brillavano dietro di lui, scrutando la ragazza; un comune e disumano ghigno malefico e divertito dalle loro gole.
    “Qualcosa non quadra...” bisbigliò lei, sgranati gli occhi, il cuore iniziava a battere più forte. Lo sentiva dentro di sé, quelli sguardi le sembravano familiari... e certamente non perché costoro erano suoi fratelli e sorelle, che avevano condiviso con lei una dimora, degli ideali, un valido obiettivo in vita.
    “Eppure il tempo avrebbe dovuto schiarire la tua giovane mente. Che ironia: non molto tempo fa sembrava che avessi trovato la tua strada, ogni tuo sogno sembrava essersi finalmente realizzato... è bastato davvero poco per mandare in fumo questo idilliaco quadretto!” Parlò egli euforico, in un delirio costante che non voleva, non poteva dargli tregua.
    “... proprio come quel giorno, ricordi Xisil?”
    Ed ella ricordava, quella maledetta missione, l'imboscata, la morte dei suoi uomini, l'interrogatorio... sì, ricordava, anche il Tenente Colonnello era lì, riunito in consiglio assieme agli altri, quelle oscure parole che tanto suonarono come un terribile complotto.
    Ma quale senso aveva tutto ciò? Vedeva quella gente, la sua famiglia, proprio lì davanti a lei, eppure non riusciva a riconoscerli, quei coraggiosi guerrieri... Cosa era cambiato in loro?
    Indietreggiava, una mano pronta sull’elsa della spada, terrorizzata. Quale stregoneria li aveva ridotti in quello stato?
    Movimenti confusi e convulsi spinsero l’uomo ad avanzare con lente ed ampie falcate, la demoniaca espressione stampata in volto.
    “Tenente Colonnello non avanzi oltre...” cercò di articolare poche tremanti parole, estratta fulminea la spada cristallina e puntatala dritta di fronte a sé, unica sua possibilità di difesa.
    “Ma guardati, se potessi vederti in questo momento! Che fine ha fatto l'indomita guerriera, Capitano?” ghignò il demone, una risata sardonica, un brivido lungo la schiena della ragazza.
    “Xisil, non puoi vincere questa battaglia… Questa volta nemmeno sopravviverai.”
    Ella si guardava attorno, l’istinto la spingeva a cercare una salvezza, eppure un profondo desiderio di conoscere la verità non le avrebbero permesso di fuggire. Riviveva quella sensazione che da molto non provava: quanto può essere terribile avere paura...
    “Rispondimi” cercò allora lei di capire, “Qual è il senso di tutta questa violenza?” Cercava di mettere insieme informazioni, dettagli sfuocati... un modo come un altro per temporeggiare.
    “Non mi stai ascoltando... Perché non mi ascolti, piccola Xisil?” Sorrise lui maligno, scuotendo il capo, agitando il dito indice a destra e a sinistra a palesare la sua disapprovazione, come parlasse ad una bambina distratta e disobbediente. “...Ormai non puoi più aiutare quelle persone” Difficile dire se si riferisse ai suoi soldati, o ai cittadini di quei villaggi dei quali presto sarebbe rimasta solo cenere e fumo.
    “Ma io posso aiutarti... proverò a farti comprendere ciò che per te non sembra avere alcun senso...” tese la mano alla ragazza, fissa nella sua posizione di difesa... il suo arto avvolto improvvisamente da oscure lingue di fumo; il suo sguardo si fece malvagio, il sorriso si ingrandì, mostrando più denti di quanti potessero trovarsi nella bocca di un essere umano. “Ti avverto, è difficile da spiegare in modo razionale...”
    Ella osservava spaventata e affascinata allo stesso tempo l’oscurità che avvolgeva la mano del suo superiore, qualcosa che aveva già visto diverse volte, senza capire di cosa si trattasse veramente. Da dove provenivano quelle tenebre? Perché avevano preso anche lui?

    Ma ella non accolse la sua offerta, non aveva intenzione di capire. Non era la sua preoccupazione primaria, al momento, ascoltare il delirio di un folle.
    Qualunque cosa fosse veramente quell’oscurità, ormai aveva preso anche lui, e gli altri soldati; come aveva fatto a non capire prima?
    “Hai capito ora? Riesci a comprendere? Siamo qui per te, per tutta l’umanità!” Con un rapido scatto cercò di afferrarla con la stessa mano che gentilmente le aveva offerto, ma ella ancora più rapida si scansò indietreggiando, cercando di difendersi con la sua spada, ferendo il palmo del Tenente Colonnello: gocce di sangue bagnarono la terra, un ringhio di dolore infranse l’aere fermo.
    Bastò uno scatto, e l’uomo si trovò a pochi centimetri da Xisil: scansata la lama con l’avambraccio, la fece rovinare a terra con un sonoro schiaffo.
    “Ti vedo smarrita, mia cara, una principessina gettata in un mondo che non può comprendere, lontana dalla sua splendente torre d'avorio. Da brava, resta a terra, posa la tua arma accanto a te...” e la rabbia si tramutò nuovamente in follia “Questa è la nostra guerra!” Urlò isterico “Alla fine il mondo come lo conosciamo tutti sarà distrutto, ed è così che deve essere! Puoi fare parte anche tu del nostro grande progetto!”
    Infine, rinnovò la sua offerta, le porse l’oscura mano “Hai capito ora? Riesci a comprendere?” Ripeté con più foga ed entusiasmo, e non lo avrebbe fatto una terza volta.
    Uno sguardo carico d’odio, forse nei confronti di quel valoroso uomo che aveva ceduto così facilmente al male, forse rivolto a quell’oscurità così potente da sopraffare anche gli animi più forti... Xisil si rialzò, ancora barcollante, puntando la spada a terra per aiutarsi, prima di puntarla nuovamente contro il suo superiore.
    Lei no, non avrebbe ceduto. La sua decisione, la sua condanna.

    Un urlo di rabbia, e quella stessa oscurità che avvolgeva l’arto dell’uomo, prese rapidamente possesso di tutto il corpo di questi, un attimo prima di scagliarsi violentemente contro la guerriera. Ella incrociò le braccia davanti al suo volto, creando una lucida barriera di fronte a sé: ma questo non bastò a fermare la potente onda nera. Ella puntò le gambe saldamente a terra, piegò le ginocchia, tentando di opporre resistenza, sentendosi spingere lentamente indietro. I solchi della sua opposizione si formavano nel terreno sotto le sue scarpe.
    Tutto terminò, appena in tempo, prima che potesse perdere l’equilibrio. Ma i suoi problemi non erano ancora terminati.
    “Tradimento! Fermate la disertrice, è un ordine!” Urlò il Tenente Colonnello ai suoi soldati, indietreggiando per lasciare il posto ai suoi uomini, i quali sfoderarono le spade pronti ad affrontare la loro ex collega.
    Con un ringhio ella dovette subito affrontare due di loro. Erano soldati semplici, li conosceva, o meglio, non conosceva bene gli essere che aveva davanti in quel momento, che sembrava avessero preso le fattezze dei suoi vecchi alleati. Sapeva che avrebbe dovuto combattere, se non voleva fare la loro stessa fine.
    Si sentiva tradita, da uomini che considerava suoi amici, e che si erano letteralmente trasformati in nemici. Tutto ciò che sapeva, solo che stava combattendo la minima parte di una guerra in cui era in gioco più di quanto fosse a sua conoscenza, in cui erano coinvolti poteri che ancora non aveva compreso a pieno.
    Respinse abilmente i loro attacchi, e subito rintuzzò quello di un terzo. I loro occhi gialli la osservavano divertiti, assaporando già il sanguinolento gusto dell’imminente vittoria.
    Ma ella afferrò uno di loro per il bordo della sua corazza, vide i suoi occhi dilatarsi sbigottiti, e con un potente calcio al petto lo scaraventò contro un altro soldato alle sue spalle: i sue si scontrarono e rotolarono nella polvere.
    I suoi aggressori si riordinarono in una fila, accerchiandola. Ella girò su sé stessa, scrutandoli uno ad uno, contandoli, preparando la sua prossima mossa, cercando di prevedere la loro.
    Proprio quando pensarono di averla in pungo, ella agì. Ne scelse uno, alle sue spalle, i soldato non si sarebbe mai aspettato un tanto improvviso attacco. In un lampo fu addosso al soldato, che reagì in ritardo, e poté solo guardare la lama cristallina del Capitano attraversare da parte a parte la sua corazza, troppo sottile per resisterle. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, quello mesto della ragazza e quello sbigottito del soldato.
    “Perdonami...” disse lei con sincero dispiacere, poi distolse lo sguardo, abbassò il capo.
    Xisil estrasse la spada, il nemico gemette, cadde a terra morto. Si voltò, rivolse l’attenzione agli altri avversari, la spada che tremava nella sua mano, i loro sguardi spietati. Uno di loro le saltò addosso goffamente, lei si spostò lateralmente e lo colpì con un fendente nello stesso punto in cui aveva colpito l’altro. Allora fu lei a gettarsi su un altro uomo, aprendo uno squarcio nella sua gola, il punto in cui la piccola corazza non riusciva ad arrivare. Il sangue spruzzò dalla sua giugulare. Ogni colpo recava sofferenza in lei quanto nei nemici colpiti.
    Un soldato balzò in avanti, menando un fendente verticale dall’alto verso il basso, ma ella agilmente si abbassò, ruotò si sé stessa e schivò in colpo, sposandosi sul lato del suo avversario; allora uccise anche lui.
    Si voltò appena in tempo per vedere i due uomini che aveva allontanato poco prima, saltarle letteralmente addosso. Le bastò puntare in avanti la spada per vedere il primo dei due caderci sopra e rimanerne trafitto. Estratta la lama, deviò con in taglio di questa un affondo dell’ultimo rimasto: sfruttò la momentanea mancanza di equilibrio e difesa di questi per affondare la spada nel suo fianco.
    Ansante, si guardò attorno: tutti i soldati cadevano morti ai suoi piedi, un leggero alone d’oscurità avvolse i cadaveri. Inorridita, Xisil si scansò, chiedendo loro perdono per quello che era stata costretta a fare.
    Allora poté concentrarsi nuovamente su un ultimo avversario: il Tenente Colonnello già si avvicinava nuovamente, camminando sopra i numerosi cadaveri, calpestandoli con noncuranza, senza dare alla ragazza il tempo necessario per riprendersi, fisicamente e mentalmente, dallo scontro precedente.
    A differenza dei soldati semplici, egli era protetto da un’armatura molto più spessa, e a differenza di lei, era robusto, pieno di energie e sicuro di quello che stava facendo.
    Non scambiarono alcuna parola, già troppe erano state spese inutilmente. Solo un intenso sguardo di sfida.
    Ella alzò la spada, lui fece altrettanto, con un sorriso ironico, e il secondo successivo attaccò con un violento fendente di spada. Ella parò, l’impeto del nemico per poco non le fece saltare l’elsa dalla mano inguantata, ma resistette, controbatté, scivolò lateralmente in cerca di uno spiraglio nella guardia del suo avversario.
    L’uomo maneggiava uno spadone tre volte più pesante dell’arma della guerriera, e per quanto fosse rinomato per la sua forza e il suo zelo in battaglia, era inevitabilmente più lento. Xisil sapeva però che gli sarebbe bastato un colpo per distruggerla.
    Ma allo stesso tempo ricordava per quale motivo si trovava lì: doveva raggiungere il villaggio prima che fosse troppo tardi. Sentiva un forte odore di fumo riempirle le narici, e il suo desiderio di concludere quello scontro si faceva sempre più forte.
    Il possente cavaliere calò nuovamente il suo spadone, così vicino che ella poté sentirne il sibilo vicino al suo orecchio. Doveva restare concentrata.
    I due combatterono con maestria: Xisil parava, schivava i possenti colpi, spesso contrattaccava, riuscendo qualche volta a portare a segno i suoi colpi, facendo saltare le maglie dell’armatura nemica.
    Il cavaliere riuscì a parare i contrattacchi, sostenendo l’assalto e costringendo la ragazza a indietreggiare difendendosi. Ma l’uomo attaccava aspettandosi di vincere, e subito. La sua sete di sangue gli fece sottovalutare le esigenze fisiche del combattimento, cosa che non aveva mai fatto prima, così Xisil riuscì ad assorbire i sui attacchi, aspettando che fosse lui a farsi sotto, rispondendo con qualche affondo che le fruttavano tagli e sbucciature, che cominciavano a sanguinare sotto la pesante cotta avversaria.
    Una cosa era evidente: il sorriso era sparito dal volto dell’uomo, ma i suoi denti rimanevano esposti alla luce del giorno, in un’espressione di rabbia e frustrazione.
    Il sangue colava da un lungo taglio sulla fronte del Colonnello, offuscandogli la vista, costringendolo ad asciugarseli sempre più spesso. Dall’altra parte, anche Xisil riportava non pochi tagli sul suo corpo, che imbrattavano la sua candida camicia. Anche lei avvertiva la stanchezza dei suoi arti.
    Ben presto giunsero all’ultimo, decisivo attacco.
    La guerriera deviò il potente affondo del nemico con un fendente orizzontale, ed egli, troppo stanco per combattere al meglio, si trovò privo di una valida difesa, il tempo sufficiente per permettere a Xisil concludere la battaglia una volta per tutte: puntò direttamente al suo petto, un solo, potente affondo, spinse la spada con entrambe le mani. La lama diamantina trapassò la gola, all’altezza della quinta vertebra cervicale, smorzando qualunque grido di dolore.
    Silenzioso, il corpo cadde in ginocchio, poi impattò rumorosamente sul suolo, sopra tutti gli altri cadaveri.

    Xisil aveva vinto, sconfitto l’oscurità, per il momento; o almeno, lei sentiva di aver compiuto tale impresa gloriosa. Ma non aveva tempo per contemplare il suo operato, compiangere i caduti: grida di panico e sofferenza le ricordarono la sua priorità. Osservò l’orizzonte, un denso fumo nero si alzava dal villaggio ormai in fiamme. Frugò rapida tra l’armamentario che il Tenente Colonnello portava con sé, e recuperò la sua pistola; solo gli ufficiali superiori ne avevano una, e avrebbe potuto tornarle utile. Prese arma e custodia, e la legò con le cinghie di cuoio alla gamba sinistra, appena celata dalle balze della sua gonna-pantalone.
    Per quanto stremata dalla battaglia, con quanta forza avesse si affrettò a montare nuovamente a cavallo, e proseguì su quel sentiero lungo il costone della montagna, pregando di essere ancora in tempo per salvare qualche vita.
    Entrò a passo lento in quello che prima era il più grande dei villaggi che attorniavano la capitale, e lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi fu raccapricciante: solo morte e macerie, fiamme alte e vive lambivano qualunque cosa, un tempo senziente e non.
    Camminava, la disperazione trapelava dal suo sguardo. Era troppo tardi. Eppure, riusciva ad udire delle grida, forse qualcuno era ancora vivo, e avrebbe potuto fare qualcosa per salvarli.
    Corse per le strade della prima parte del villaggio, completamente disabitate: chiunque fosse passato, doveva ormai aver già raggiunto l’estremità opposta del grande centro abitato.
    Avanzava, scrutando tra la foschia creata dal fumo, in cerca di superstiti, finché un’ombra tra le fiamme attirò la sua attenzione. Ma non vide alcun uomo, donna o bambino in cerca di aiuto... se non una figura che conosceva fin troppo bene.
    “Finalmente sei arrivata, Xisil, ti stavo aspettando”
    Alzò il braccio destro, puntando la pistola nella direzione dalla quale proveniva quella voce, così familiare...
    E da una piccola abitazione diroccata e arsa dalle fiamme, un altro soldato si mostrò, uscendo lentamente, fissando con i suoi occhi gialli il giovane Capitano.
    “Maggiore...” pronunciò sconvolta, le sue parole smorzate da una profonda tristezza. No... non poteva essere, non anche lui...
    Nella sua mente riaffiorarono i ricordi... lui aveva visto luce nei suoi occhi, l’aveva scelta, accolta tra le sue braccia, fra quelle dell'organizzazione... lei vedeva invece, ora, tenebre nel suo sguardo, e sentiva che non avrebbe mai potuto saldare quel debito, ricambiare con eguali gesti... il suo maestro, il suo punto di riferimento.
    Egli osservò la sua protetta, l’alunna migliore, puntargli un’arma contro, ma non provò alcun dispiacere, né rabbia. Sentì solo la sua brama di sangue accrescere sempre di più.
    “Ti sembra questo il modo migliore per salutare il tuo maestro?” Parlò l’uomo osservando la pistola, e il cuore di Xisil andò in frantumi, al pensiero di quello che sarebbe stata costretta a fare.
    “Purtroppo i miei occhi non vedono più quel valoroso soldato” disse lei, trattenendo le lacrime e la rabbia.
    “Oh, così mi spezzi il cuore, Xisil” parlò beffardo, cosa che fece soffrire ancora di più la giovane guerriera.
    Si fece forza, dentro di sé: quello non era più il soldato che conosceva un tempo, non restava più nulla di lui... nemmeno di lui. Ora sapeva, che vi era solo un modo per salvarlo, per quanto il solo pensiero struggesse il suo animo di dolore.
    “Tuttavia, non parliamo del passato. Non sono qui per perdere tempo in chiacchiere” Disse ghignando prima di avanzare verso di lei a passo deciso.
    “Maggiore resti dove si trova!” Cercò di convincerlo un’ultima volta, un ultimo barlume di speranza.
    Una risata sardonica, raccapricciante: era chiaro che egli non avrebbe mostrato la stessa pietà.
    Lui estrasse la spada, lei stese il braccio, prese la mira. Due colpi di seguito fendettero l’aria, un boato ruppe il silenzio di morte.
    Il Maggiore si limitò a schivare il colpo, si scansò con un impercettibile movimento del busto. I proiettili dorati si conficcarono tra le macerie alle sue spalle. Solo un piccolo graffio solcò la sua guancia sinistra, il sangue scorse lento , piccole gocce, sulla pelle nerastra del cavaliere, immobile, interrotta la sua avanzata.
    Ma egli rimase impassibile, nel suo sorriso raccapricciante, lo stesso con la quale il Tenente Colonnello le aveva parlato.
    “Avresti potuto farmi male, sai?” Parlò ironico, a ricordarle, forse involontariamente, ancora una volta, ciò che stava facendo.
    Lo avrebbe fatto davvero, perché oramai il Maggiore non esisteva più... lo ripeteva continuamente nella sua mente, cercando di darsi forza... E lei non sarebbe morta in tali circostanze.
    “La prego… non mi costringa a farlo davvero” disse con un tono cupo, seria, quasi solenne.
    Allora l’ufficiale scattò verso di lei, impugnando il suo spadone con entrambe le mai. Ella, sorpresa, si preparò a sparare un altro colpo, ma questa volta non avrebbe sortito lo stesso effetto: rapido l’uomo colpì il braccio della giovane con il proprio, piombatole davanti in una frazione di secondo, e lo scostò rapidamente. Il proiettile esplose da sopra la sua spalla sinistra, mancando completamente l’obiettivo. Il colpo le fece cadere l’arma dalla mano, che finì a qualche metro di distanza dallo scontro.
    I due si guardarono negli occhi, l’uno divertito, l’altra a metà fra la frustrazione e l’assoluta sorpresa. Ma ancora più celere ella estrasse la spada e parò un improvviso attacco del cavaliere, il quale ruotò su sé stesso, caricando un secondo fendente ancora più violento. L’impatto fu tanto forte da farle perdere l’equilibrio necessario per mantenere la posizione di guardia, e momentaneamente priva di difesa, si trovò vulnerabile al successivo attacco: un pugno nello stomaco la fece piegare in due dal dolore. Cadde a terra in ginocchio, all’ombra, stagliata dalle fiamme, del suo un tempo fidato amico.
    “Xisil, concentrati” le disse lui, in un fugace momento di serietà, come se provasse disappunto nel vedere la giovane allieva, temprata da lunghi e severi addestramenti, in tali condizioni.
    E lei ricordò, per un momento, le giornate intere passate ad addestrarsi nei combattimenti con la spada...
    Uno, due, tre, quattro, le sembrava ancora di sentirlo scandire i movimenti compiuti, uno dopo l’altro, Xisil concentrati, la incitava sempre.
    Oh avanti, dammi un po’ di tregua, si lamentava lei le prime volte, e lui con fermezza la rimetteva in riga: smettila di lamentarti e muovi quelle gambe! Uno, due, tre... alza la guardia, forza!


    Riprese fiato, con un tuffo raggiunse la pistola caduta alla sua destra, tenendo saldamente l’elsa della propria spada. Un’agile capriola, e si trovò di nuovo in posizione di difesa, con la pistola puntata verso il suo avversario, ancora accovacciata a terra.
    Il Maggiore cominciò a camminare in cerchio attorno a lei, come una belva attenta a prevedere la prossima azione della preda.
    “Mostrami la tua mossa migliore” la incalzò lui provocatore.
    Lei allora lentamente si alzò, mantenendo il contatto visivo con il cavaliere. Ripose la pistola nel fodero. Con un lesto tocco delle sue dita slacciò il fluente strascico che ondeggiava dalla sua vita, e lo lanciò dietro di sé, lasciando che la brezza gelida lo trasportasse leggero su un cumulo di macerie poco distante. Scattò fulminea verso di lui, pronta a sferrare un fendente orizzontale sul fianco sinistro del cavaliere; improvvisamente, facendo perno sulla gamba, avrebbe ruotato su sé stessa, sferrando il suo colpo, invece, sul lato destro del nemico, sicura di riuscire a confondere l’avversario e colpirlo.
    Con immenso stupore della ragazza, il Maggiore seppe con esattezza da che parte l’attacco sarebbe andato a segno. E si difese con successo.
    “Pensi davvero di potermi battere con gli stessi giochetti che io stesso ti ho insegnato? Povera illusa.” Fu sbalzata indietro, senza cadere, fortunatamente. Lo fissò attonita, sconvolta: cosa le restava da fare ora?
    “lo vedo nei tuoi occhi sperduti... il tuo peggiore incubo prendere vita in questo giorno!”
    Ella lo guardò per un istante con rabbia, sguardo che mai prima d’ora avrebbe rivolto al suo amato maestro.
    Indietreggiò, spaesata, indecisa sul da farsi. Ma faceva di tutto per non lasciar trapelare nulla di ciò.
    Come avrebbe potuto battere il suo maestro? Sarebbe stata in grado di fare del male... anche a lui? Come in un brutto sogno, si trovava davanti ad un bivio, o meglio, ad un terribile gioco di vite: avrebbe salvato la propria, o quella del Maggiore? Nemmeno era sicura che quella potesse essere considerata ancora vita.
    ... E la stessa cosa valeva per gli abitanti del villaggio. Più il tempo passava, minori erano le possibilità di trovare qualcuno ancora in vita. Era necessario concludere in fretta quello scontro, e ovviamente, sopravvivere.
    “Riesci a sentirlo nell’aria, l’odore della devastazione?” Disse entusiasta il cavaliere.
    “Non avrei mai pensato che uomini come te avrebbero dato la caccia ad anime innocenti, così facili da rubare...”
    “No, non anime, ma cuori” Rispose, gettando la ragazza sempre di più nella confusione.
    Cuori? A cosa gli sarebbero serviti i cuori di quella gente?
    “Guardati, sei il loro schiavo ora, e lo sarai per il resto dei tuoi giorni”
    “Dovresti saperlo ormai, Capitano, questo il prezzo richiesto dalle tenebre.”
    “Non sai quanto mi faccia male sapere che ora nei fai parte anche tu”
    “Aiuto, qualcuno mi aiuti vi prego!” Voci estranee interruppero il diverbio, voci cariche di terrore, dolore...
    “Qualcuno riesce a sentirmi? Vi prego aiutatemi!”
    “Mamma? Dove sei? Rispondimi!”
    “Vi prego, la mia famiglia è bloccata fra le macerie, qui sta bruciando tutto!”
    “Non riesco a respirare, qualcuno faccia qualcosa! C’è nessuno?”
    Xisil si mosse, intenta a raggiungere i pochi superstiti e prestar loro soccorso, distogliendo immediatamente la sua attenzione dallo scontro, voltando completamente le spalle al suo nemico. Ma egli non glie lo permise.
    Come apparso dal nulla, egli si parò di fronte a lei in tutta la sua imperiosa malvagità, bloccandole la strada.
    “Levati di mezzo!”
    “La battaglia non è finita qui, non ancora” Disse divertito nel vedere la sua evidente apprensione, il suo desiderio di salvare quelle che per lui erano solo misere vite umane, “Il tuo incubo non finisce qui. Avanti, balla ancora un po’ con i demoni delle tue peggiori insicurezze... Anche tu puoi ancora unirti alle forze delle tenebre, e te lo farò capire, con le buone o con le cattive."
    Ella attaccò con un affondo, nel disperato tentativo di costringerlo a spostarsi, ma egli deviò anche quello, e la afferrò per il polso, stringendo con forza, bloccando ogni prossimo tentativo di offesa.
    “Come puoi dire questo, dopo tutto quello che abbiamo passato, con tutto ciò per cui abbiamo combattuto... chi ti ha messo in testa queste credenze?”
    “Sono stati loro, le ombre, le creature delle tenebre... sono venute da me, mi hanno aperto finalmente gli occhi...”
    “Sei stato ingannato, privato della possibilità di vedere la luce, la verità, e ora hanno la forza per farti credere ciò che vogliono. Hanno avvelenato la tua mente, dicendoti che lo fanno per te, per il tuo bene, per aiutarti a combattere le tue paure, vero? Mentre lentamente impazzisci...”
    “Difficile accettare la verità, vero, Xisil? Ora non hai nessuno a cui chiedere aiuto, tutto attorno a te ti è ostile... Il tuo tragico fato appare così chiaro. La Shadow è caduta, sei sola oramai.”
    Lo sapeva, se ne rendeva conto. Quando anche le voci atterrite dei superstiti cominciarono a farsi meno frequenti, le urla meno forti e sempre più disperate, questa sensazione si fece più concreta in lei. Strattonava nel tentativo di liberarsi, e la presa sul suo esile polso si faceva più salda quanto più cercava di divincolarsi, le sue dita persero la loro forza, la spada cadde in un tintinnio di sconfitta. Ella lo guardava furente, la giovane guerriera confusa, inoffensiva, e lui sempre più affascinato da quel terrore. Ciò che vedeva in lei, il suo cuore... lui avrebbe potuto prenderlo in qualunque momento.
    Solo allora la afferrò per la gola, sollevandola da terra di diversi centimetri. Guardò il volto della giovane contorcersi in una smorfia di dolore, annaspare, dibattersi disperata ad un passo dalla fine...
    Ma ella in ultimo momento di lucidità ricordò la pistola legata alla sua vita, risorsa di cui nessuno dei due combattenti aveva avuto memoria fino a quel momento, e appellandosi ai suoi ultimi attimi di luciticà lesta la afferrò, in una frazione di secondo la puntò al volto del Maggiore, premette il grilletto ad occhi chiusi, non osando guardare...

    clic
    Aprì gli occhi non appena udì quel rumore. Nessun colpo era esploso.Ella premette ancora, convulsamente. Stesso rumore, la pistola era scarica. Nella fretta, non aveva calcolato che il Tenente Colonnello poteva averla già usata quel giorno. La fretta aveva espresso la sua condanna.
    Lui allentò la presa, la smorfia folle e divertita dipinta sul suo volto in un attimo scomparve, mentre la canna appoggiata alla sua fronte si abbassò lentamente e l'esile corpo della donna si abbandonava all'inevitabile sconfitta. Fissò il suo sguardo in quello della giovane, uno sguardo vuoto, indecifrabile, una fiamma ardente che parve in quel breve ma intenso contatto essersi spenta.
    “Perché? Perché ti ostini a combattere?”
    La risposta la si leggeva nel suo volto ormai disperato. Combatteva poiché non poteva perdere, non poteva mollare ora, o avrebbe fatto la fine degli altri. Con l’altra mano le tolse l’arma; lei impietrita non poté fare altro che lasciare che prendesse quell’inutile pezzo di ferro, per poi essere lasciata cadere nuovamente a terra. Tossì forte mentre sentiva di nuovo l'aria riempire il suo torace, inginocchiata nella terra e nella cenere. Lo sguardo di lui, fattosi in quell'istante confuso tanto quanto il suo, poi amareggiato, per poi caricarsi di una rabbia inconsueta, come in presenza di un ostacolo inatteso, un cambio repentino e inspiegabile anche per lui... qualunque cosa fosse cambiata nel Maggiore in quel momento, lo aveva fatto desistere dal toglierle la vita in quel preciso istante.
    Solo in quel momento arrivò il resto della squadra: i soldati si avvicinarono ai due combattenti, le spade ancora sguainate, sporche di sangue fresco: le voci dei superstiti in cerca di soccorso non raggiungevano più l’orecchio della giovane, spente per sempre e spazzate via dalla brezza invernale.
    “Legatela e portatela via. Che sia processata per alto tradimento.” Disse serio il Maggiore osservando il corpo debole dell’avversaria. Due soldati si avvicinarono, la afferrarono per le braccia, costringendola ad alzarsi sulle gambe deboli non per la fatica, ma per il dolore e il tormento.
    “Perché? Come avete potuto fare questo alla nostra gente… come hai potuto fare questo a me?”
    Il Maggiore si voltò, fermando i soldati già pronti a scortarla alla base. Un’ultima volta scambiò un’intensa e crudele occhiata con la fanciulla, che non aveva perso almeno la forza per sostenere quello sguardo.
    “La vita è fatta di scelte, alcune delle quali senza appello.”
    “Lo sai per cosa stai combattendo?”
    “Molto meglio di te, e non riuscirai a fermarci.”
    Il cavaliere si voltò dando le spalle alla ragazza, il gesto che stabilì la sua vittoria sulla giovane. Tutto ciò che sentì, l’ultima volta che udì la voce di Xisil, fu il grido straziante della guerriera... rabbia, dolore, frustrazione, un profondo senso di impotenza.

    ________________________________________



    Giunti ad una tale situazione, l’unica cosa che Xisil avrebbe voluto fare in quel momento era sparire per sempre dalla faccia della terra.
    Non riusciva a togliersi dalla testa i loro volti, gli sguardi fissi su di lei, gli insoliti occhi dorati e compiaciuti da un lato, quelli primi di alcun maligno scintillio, dall’altra, colmi di sferzante disapprovazione, o ancora sconvolti per la sorte di quella giovane donna che tanto avevano stimato e rispettato, ora ridotta alla stregua di un criminale. Non poteva, non riusciva a parlare, conscia che qualunque cosa avesse detto non sarebbe valsa a nulla, costretta a guardare in silenzio il declino della sua famiglia, mentre lupi travestiti si mescolavano fra i pochi agnelli rimasti. Nessuno l’avrebbe ascoltata.
    La sua sofferenza non si volgeva alla memoria dei suoi gesti impulsivi, del suo moto di ribellione verso quell’abominio, no, l’unica cosa che rimpiangeva di quel giorno, la bruciante consapevolezza di aver fallito, di non aver potuto fare nulla per salvare il villaggio, di essere stata manipolata fino all’ultimo dalle persone di cui più di fidava. Assistette impotente d’innanzi alla distruzione e alla sofferenza, al fuoco che divampava inghiottendo ogni cosa, e così avrebbe dovuto fare una seconda volta, rinnovando il dolore, la rabbia, il senso d’impotenza, constatando l’ignoranza dei pochi attorno a lei che, ancora per poco, erano all’oscuro di ciò che stava succedendo. Come se lei, dopotutto, avesse capito con certezza l’origine di tali misfatti… Misera lei! Cosa avrebbe mai potuto dire, immersa anche lei in quel mare di distruttiva ignoranza?
    Non erano stati in grado di eliminarla fisicamente, ma avevano trovato un modo più astuto e crudele di metterla a tacere, distruggendola non nel corpo, ma nel nome e nella fama, prolungando la sua sofferenza, rendendole ancor più detestabile la vita.
    I polsi sottili dolevano arrossati, bloccati in una posizione estremamente scomoda in rozzi anelli di metallo arrugginiti dall’umidità elevata delle segrete, agganciati mediante spuntoni alla grossolana e irregolare parete di pietra, grondante acqua quasi trasudasse le lacrime di tutti coloro i cui destini si erano infine compiuti alla luce di quelle fioche lanterne a olio, ben chiuse anche loro, prigioniere, in gabbie di vetro affinché nemmeno una goccia potesse minarne la resistenza. La luce tremolante disegnava ombre sinistre su quel volto pallido, privato ormai della consueta vitalità, incapace di mostrare gioia, stanca ormai di mostrare dolore. Era sola in quei sotterranei maleodoranti, a farle compagnia solo le voci nella sua testa, quella sentenza, “alto tradimento”, pulsava nelle sue tempie senza che potesse pensare ad altro. E sola sarebbe marcita, privata anche di quell’onore che era tutto ciò che le restava, e cosa che ancor più le doleva, senza che ne avessero il diritto, il potere effettivo di farlo. L’avevano ridotta a nulla più che un’ombra, un fantasma di quella valorosa guerriera che un tempo era.
    Mentre pendeva in catene come carne destinata al macello, avvertì qualcosa di strano nell’aria, quella stessa sensazione che aveva avvertito in più occasioni negli ultimi mesi, tensione, una presenza maligna che aleggiava fugace. La luce si fece più tremante, modificando le ombre, distorcendo in modo abominevole la realtà attorno a lei, mostrandole figure sinistre, occhi penetranti, artigli neri come la pece. Qualunque cosa fosse, animata ella da un istinto ancor più complesso della mera sopravvivenza, la costrinse ad alzare il capo: paura, forse? Sì, in principio. Era sola, disarmata, una preda pronta per essere sventrata. Ma presto la paura lasciò il posto alla rabbia, conseguenza della netta consapevolezza che quelle dannate creature, le stesse che avevano mandato a monte la sua missione, portato il caos nella sua città, erano giunte per darle il colpo di grazia a tutto ciò in cui fino ad ora aveva creduto. Volse lo sguardo ovunque attorno a sé, sussurri sinistri, sguardi malevoli, finché nel turbinio di domande che ottenebravano la sua mente, una scintilla si accese, e il fuoco dell’ira e della vendetta tenace l’avvolse come un tizzone stuzzicato con la benzina.
    Poi, come scossa dalle sue fondamenta più profonde, la terra tremò.
    Cercava di reggersi in piedi, di trovare un modo per uscire da quella situazione. Tutto era improvvisamente cambiato nella sua testa, ed ella altro non voleva se non rivedere un’ultima volta la luce del sole. Non sarebbe morta lì fra le macerie della sua casa usurpata e dissacrata. Non avrebbero preso anche lei. Calcinacci, piccole pietre, per secoli rimasti immobili su quei soffitti umidi, caddero con tonfi sonori, mentre grosse crepe si facevano strada fra la roccia delle pareti. Il muro alle sue spalle si sgretolava rapidamente, facendo cadere detriti grossolani ai piedi della donna: uno, due, tre frammenti si infransero contro i ganci puntellati nella parete alla quale erano agganciate le grosse catene che imprigionavano la giovane, tante martellate che in breve tempo fecero saltare gli uncini metallici dalla loro sede, facendo cadere inaspettatamente a terra Xisil, che tese le braccia per evitare di sbattere il viso al suolo. Era libera.





    Equipaggiamento:
    Arandil II: Il valore affettivo della spada originaria di Xisil era troppo grande perché ella potesse liberarsene: la sacralità del duello a fil di spada fra guerrieri e l’onore che da questo deriva, come insegnatole sin dal principio, non è mai sfuggito dalla sua mente. Senza mai rinnegare la sua arte, il suo passato, decise semplicemente di rendere la sua arma molto più versatile e adatta a combattimenti che non contemplassero solo e unicamente tale concetto di battaglia.
    Dopo un duro lavoro di manodopera, tale spada è stata modellata nuovamente mantenendo il materiale originale della lama, ovvero il diamante. Tuttavia, la nuova Arandil presenta modifiche non irrilevanti. I due tagli della spada si dividono perfettamente al centro, le due lame si ripiegano verso l’elsa, ruotando su un perno posto in cima ad essa, rivelando una serie di sottili corde incrociate, prima celati in una sottilissima fenditura nel filo della spada, e agganciati alla lama in più di un punto, che costituisce la corda resistente di un arco molto preciso. L’elsa, estratta, diviene il punto d’aggancio della freccia nel momento in cui viene incoccata. L’arma non riporta colori sgargianti, presentando invece le sfumature tipiche del metallo e del diamante. La lunghezza complessiva della lama è 90 cm, 120 contando anche l’elsa. Una volta esteso, l’arco è lungo 150 cm. Il tempo d’attivazione del meccanismo è tanto veloce da risultare ininfluente in battaglia. (arma meccanizzata)

    Agganciate ad una fascia molto aderente e celata dalla gonna della guerriera, spuntando da sotto il tessuto quanto basta per essere afferrate con facilità, le frecce hanno le dimensioni poco superiori a quelle di un dardo; costituite da una serie di cilindri resistenti inseriti l’uno nell’altro, una volta estratti i piccoli dardi si estendono raggiungendo le dimensioni di una freccia ordinaria. Il loro danno fa riferimento al parametro Destrezza (max 20 frecce)



    Oggetti: Oggetto Comune x1; Oggetto non comune x2
    Munny: 6580



    Abilità razziali:

    Una spia fra le linee nemiche: Xisil ha conservato molto del suo lungo addestramento da soldato, come ad esempio l’esigenza di muoversi furtivamente nell’oscurità e attirare meno attenzione possibile anche alla luce del giorno, evitando, quando necessario, qualunque tipo di contatto con civili o nemici. Data la sua elevata agilità, non ha alcun difficoltà a combinare azioni stealth con agili balzi e arrampicate su numerose superfici (Abilità passiva inferiore)

    Occhio dell’aquila: L’occhio sano rimasto alla giovane non causa alcuno svantaggio, bensì compensando le mancanze di Xisil, le permette di vedere con chiarezza qualunque cosa la circondi anche a notevoli distanze, oltre a permetterle un ottimo adattamento nella penombra e oscurità. (abilità passiva inferiore).

    Padronanza Elementale: Vento
    Il personaggio domina uno ed un solo elemento, che può utilizzare per creare colpi non troppo potenti.

    Xisil sarà in grado di manipolare la forza elementare del vento dando vita a raffiche di vento a suo totale piacimento, ma a scopo unicamente offensivo. L’elemento si manifesterà a discrezione della guerriera con un qualunque movimento del suo corpo, e potrà essere usato per respingere gli avversari, distrarli o intrappolarli in vortici non particolarmente potenti, o anche permeare la sua arma con esso, permettendo ad esempio alle sue frecce di scatenare lungo la loro scia la furia dei venti.
    Costo. Basso

    Gransalto
    Il personaggio potenzia le proprie gambe, al fine di spiccare salti sovrumani.

    La tecnica ha natura Fisica. Concentrando per qualche attimo tutta la propria energia nelle gambe il personaggio sarà in grado di eseguire un maestoso salto che gli permetterà di raggiungere altezze incredibili o di coprire distanze sbalorditive. Un individuo senza particolari capacità fisiche con l'utilizzo di questa tecnica potrebbe raggiungere fino ai dieci metri in altezza e i quindici in lunghezza senza prendere nessuna rincorsa (distanze aumentabili a discrezione del giocatore se si possiede un elevato parametro in Corpo).
    Costo. Basso

    Iperguardia
    Il personaggio, posizionandosi con cura, respinge la carica dell'avversario.

    La tecnica ha natura Fisica. Assicurandosi in una posizione di difesa, ed interponendo la propria arma tra se stesso ed il proprio avversario, il personaggio sarà in grado di respingere qualsiasi offensiva fisica da parte di quest'ultimo, indipendentemente dalla potenza dell'attacco, purché esso sia diretto. È tanta e tale la capacità difensiva di questa abilità nei confronti delle tecniche corpo a corpo, che neppure abilità per cui è stato speso un costo Critico (purché, si ripete, non siano ad area) potranno oltrepassare il blocco imposto da tale difesa, tipica di tutti i maestri del combattimento ravvicinato.
    Costo. Basso.

    Reflex
    Il personaggio crea una cupola traslucida atta a difenderlo da svariati attacchi.

    La tecnica ha natura Magica, e viene usata per scopi difensivi. Dopo un attimo di concentrazione, il caster sarà in grado di generare tutto intorno a sé una manifestazione magica simile in tutto e per tutto ad un cristallo, che lo avvilupperà per alcuni secondi. Tale barriera sarà in grado di respingere a 360° qualsiasi tipo di offensiva pari o inferiore a potenza Media, addirittura riflettendo determinati tipi di attacchi (tale processo è da lasciarsi alla lealtà di ogni singolo), rispedendoli al mittente di un livello energetico inferiore (e.g. Incanto Medio ---> Incanto riflesso Basso).
    Costo. Alto.

    Maestria di Detonazione
    Il personaggio diviene in grado di creare delle forti esplosioni attraverso il proprio potere magico.

    La tecnica ha natura Magica e conferisce al caster la capacità di generare, in qualsiasi punto del campo a sua totale discrezione (purché abbia con esso linea di vista), delle esplosioni di entità differente a seconda del suo volere. Tutto quello che dovrà fare sarà decidere una posizione e, con uno schiocco di dita (o un altro gesto sempre uguale da definire all'acquisto della tecnica) attivare la tecnica. A quel punto, nella zona scelta apparirà una sorta di minuscolo vuoto nero, che parrà assorbire l'aria attorno a sé per alcuni istanti per esplodere poi in quella che sarà la vera e propria deflagrazione. L'intero processo si sviluppa più velocemente di quanto possa sembrare e, come tale non sarà semplice da evitare o da bloccare con barriere o scudi.
    Funzionando relativamente come dominio elementale, sarà possibile plasmare le esplosioni affinché si sviluppino a 360° gradi attorno al caster, ma viene da sé che tale processo potrebbe causare gravi danni anche a colui che utilizza l'abilità.
    Costo. Variabile


    Abilità personali:

    Try to Catch Me: la tattica di combattimento di Xisil non si basa unicamente su scontri fisici diretti, non essendo lei una guerriera molto muscolosa. In anni di addestramento ha imparato a comprendere quando e come evitare attacchi devastanti con semplici movimenti rapidi al momento giusto. In breve, è in grado di potenziare la propria velocità in ogni momento, cosa che in termini di gioco si tradurrebbe in rapide ed efficaci schivate, scatti in ogni direzione, movimenti fulminei e un tempismo invidiabile. (Attiva di potenziamento della Velocità, bassa)

    Sniper: Xisil è in grado di permeare di potere magico una delle sue frecce. Attraverso questa abilità una freccia da lei scoccata verso qualunque punto attorno a lei svanirà in un sottile varco dall’aspetto simile ad uno squarcio. A questo punto la guerriera sarà in grado di fare apparire ben quattro frecce magiche dalle medesime caratteristiche dell’originale, ciascuna attraverso un piccolo varco ad un minimo di 5 metri di distanza dal nemico designato, già scoccate e pronte a colpire. Tali frecce posso manifestarsi a discrezione della fanciulla, più di una in uno stesso turno o una per ognuno, per un totale di due turni di durata. Tuttavia, al momento dell’uscita di queste dal varco, saranno accompagnate da un “fischio” rilevante nel momento in cui fenderanno l’aria. (Tecnica magica, costo: Alto. Forza di ogni singola freccia: Basso)

    White-hot Rage: Sfiorando con la mano la lama della spada, questa viene avvolta da un calore intenso, diventando incandescente al punto da venire avvolta da intense fiamme magiche in grado di causare danni da ustione al contatto con il nemico. I due fendenti, una volta divisi a formare l’arco, posso trasmettere nello stesso turno il calore ad ogni freccia incoccata, conferendole l’effetto sopra citato. (tecnica magica, Istantanea. Costo: Basso)

    Abilità passive:

    Blurred images: Grazie all’elevata destrezza, i movimenti compiuti da Xisil con la spada appaiono sfocati e difficili da seguire, producendo l’illusione nell’avversario di immagini permanenti in modo indefinito nel vuoto, rendendo difficile individuare e parare i reali colpi della guerriera. (Passiva basata sulla destrezza, normale)


    AP: 565/670



    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo40+5+10±055
    Essenza50+55+0±0105
    Mente40±0+0±040
    Velocità50+10+40±0100
    Destrezza70+5+25±0100
    Concentrazione50+25+0±075





    Quest fatte:

    A voice in the dark (quest iniziale)
    Riflessione (autoconclusiva dal contest "Riflessione")
    Infiltrated
    Ciliegi in Fiore
    The Art of Magic (autoconclusiva)
    Sipario d'Ombra - Dietro le quinte
    Sipario d'Ombra - Cambio d'atto
    The Neverending Day
    Raid of Redemption - Quest per il Comitato



    Modifiche effettuate:
    Approfondimento della storia con l'inserimento del Capitolo 1;
    (1/6/2012)Rimozione e sostituzione di una parte superflua del carattere del personaggio.
    (27-28/6/2012) aggiunte due abilità, una di energia verde e una gialla, a seguito dei risultati ottenuti nella quest iniziale; modificata in base ai premi ottenuti.
    (1/7/2012) modifica all'abilità "try to catch me".
    (6/7/2012) inseriti i 6 AP che ho accidentalmente tralasciato dopo la correzione della scheda.
    (8/7/2012) Inserita nuova abilità passiva.
    (17/7/2012) aggiunta al background.
    (6/8/2012) Aggiunta di un nuovo capitolo del Background e dei premi del contest "Memorie", ovvero 7 AP e 350 Munny
    (18/9/2012) spesa di 10 Ap per aumentare il parametro "velocità"
    (1/10/2012) aggiunta nuova immagine
    (18/10/2012) Ampliamento del Background
    (14/11/2012) Aggiunti 8 Ap, 412 munny e altri 200 munny + un oggetto comune come premio per il contest "Riflessione"
    (10/03/2013) Aggiunti 8 Ap e 400 munny per la quest "Infiltrated"
    (2/04/2013) Inserimento di "Riflessione" tra le quest fatte
    (23/04/2013) Aggiunti 10 Ap al parametro "Velocità" e aggiunta l'abilità di potenziamento del parametro "Mente".
    (13/5/2013) Riadattamento della scheda in seguito al nuovo regolamento.
    (16/6/2013) aggiunti 7 Ap, 350 munny e un oggetto non comune come premio per il contest "Leggende"
    (2/10/2013) Riadattamento, usato bonus.
    (29/12/2013) Aggiunti 8 Ap e 395 munny per l'autoconclusiva "the art of magic"
    (12/2/14) corretta specifica nella descrizione dell'arma.
    (4/4/14) revisione e miglioramento stilistico del Bg.
    (23/12/15) aggiornamento scheda, aggiunta premi per la quest "Sipario d'Ombra - Dietro le quinte: fama positiva +20; Munny + 1335; AP 25.
    Aggiunta premi per la quest "Ciliegi in fiore": AP 16; Munny 900; Oggetto non comune a scelta;
    (17/01/15) Spesa Ap: 25 al parametro Destrezza; 20 Velocità;
    (19/01/16) Correzione calcolo Crowns
    (08/03/16) Aggiunta premi per la quest "Neverending Day": 10 Ap; 515 munny; aggiunti 10 Ap al parametro Corpo
    (21/06/16) Aggiornamento scheda per il passaggio a Energia Rossa: AP: 8 + 2 + 20 (bonus ingresso comitato) = 30, +50 per il passaggio di energia; Munny:+ 610; Fama positiva +20.
    (22/06/16) Aggiunta l'abilità Maestria di Detonazione come bonus per il passaggio energetico.
    (6/12/2016) Aggiunti 11 Ap e 525 Munny per la quest "Tempering".
    (04/02/2017) aggiunti 10 Ap e 485 Munny dal contest "Secret Santa"





    CITAZIONE
    Ringrazio -M a r s h- / Paranoia per la collaborazione alla realizzazione del volto di Xisil.


    Edited by Xisil - 4/2/2017, 13:00
     
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    Convalidata.
    CITAZIONE (Frenz; @ 27/5/2012, 16:02) 
    Allora, anzitutto, le due abilità a mantenimento non vanno bene. Se leggi con attenzion il regolamento abilità è chiaramente specificato che abilità a mantenimento hanno un effetto di un livello inferiore a quello del consumo; il problema è che non ci sono effetti inferiori al basso^^" Un abilità a mantenimento, in buona sostanza, deve avere almeno un consumo medio.

    Una spia fra le linee nemiche: sinceramente passiva normale mi sembra un po' eccessivo. Insomma, certe cose possono essere fatte anche senza abilità particolari, ma se vuoi renderle ancora più "efficienti" basta e avanza una passiva inferiore.

    Abilità razziali: i completi hanno diritto a due passive inferiori, come abilità razziali personalizzate. A questo punto, una delle due potrebbe essere l'abilità sopracitata, così da guadagnare AP per altre abilità^^

    CITAZIONE (Xisil @ 27/5/2012, 16:21)
    Avevo impostato "Una spia fra le linee nemiche" come normale pensando soprattutto allo sforzo fisico e alla concentrazione necessaria per compiere certe azioni, comunque se ritieni sia eccessivo mi limiterò a correggere.
    Mi rendo conto solo ora di non aver reso bene l'idea dell'abilità che avevo in mente: mi ispiravo molto alle capacità di Altair di Assassin's creed di saltare sui tetti, arrampicarsi...
    Ho apportato le altre modifiche richieste.
    non ricordo se le abilità possono essere potenziate..
    .

    CITAZIONE (Frenz; @ 27/5/2012, 19:25)
    Per "potenziate" intendi come nel vecchio regolamento? Se intendi questo no, non possono essere potenziate.

    In ogni caso, ti consiglio di leggere meglio il regolamento razze: Click
    Qui si dice chiaramente che i Completi possono avere due passive inferiori (quindi potresti avere gratuita anche occhio dell'aquila) e una a scelta dalla lista delle abilità energia bianca. In sostanza, scegline una e incollala in scheda; ce ne sarà almeno una che ti piace^^
    Per il resto, considerando che l'altra passiva va tra le razziali, ora come ora avresti speso solo 35 AP su 60 totali. Se vuoi decidere di salvarli ok, ma non so quanto ti convenga. In ogni caso, dimmi tu.

    CITAZIONE (Xisil @ 27/5/2012, 19:47)
    Mi scuso per non aver assolutamente notato il secondo post nel topic che mi hai segnalato, ora è tutto più chiaro...

    A questo punto potrei rinunciare a "try to catch me" e scegliere tagliavento, che hanno più o meno gli stessi effetti... giusto?

    Comunque, penso di aver deciso. Ho apportato alcune modifiche alle abilità, ho cambiato "Sight of the cobra" da media a variabile, dato che mi avanzavano AP...

    Valutazione tecnica (By Frenz;)
    CITAZIONE (Frenz; @ 27/5/2012, 19:56)
    Perfetto, visto questo posso dichiarare la scheda convalidata. Purtroppo non posso darti un voto molto alto, in quanto alla parte tecnica da me corretta: le tue descrizioni sono fin troppo essenziali e scarne e aggiungono abbastanza poco alla caratterizzazione del personaggio. Ti salva un po' giusto lo stile corretto e le passive abbastanza originali. Il voto, dunque, è 6. Tranquilla, sono sicuro che il valutatore della parte di caratterizzazione ti darà un voto molto più alto^^
    Intanto, puoi cominciare a giocare; un solo consiglio: usare delle variabili a mantenimento non è facile, leggiti bene quella parte di regolamento.

    Valutazione di Caratterizzazione (By .:Strange:.)
    Quello che si può dire della tua scheda ad una prima occhiata è 'ordinata'.
    Il che può significare varie cose: ordine stilistico, grammaticale, tematico. Tutto è dove deve essere, e sebbene si denoti una leggera scarsità grafica (che non verrà in ogni caso valutata), la precisione è certo un punto forte della tua scheda.
    Ed essendo così ordinata, non posso esimermi dal dare un giudizio ordinato:
    Aspetto: Premetto dicendo che un po' in tutti i tuoi scritti ci sono un po' di errorini e di sviste che fanno singhiozzare il testo. Nello specifico, comunque, devo dire che sei stata abbastanza brava. Innanzitutto, invece di riciclare semplicemente la vecchia descrizione, l'hai ampliata, il che già di per sé è un ottima cosa. Quello che tuttavia mi colpisce è la tua minuziosità nel dipingere Xisil, che descrivi fin nei minimi particolari, pur non sfociando mai in terminologie o frasi eccessive che potrebbero snaturare la natura del personaggio. Devi descrivere l'aspetto, e l'aspetto descrivi.
    Sembra facile, ma non è cosa da tutti, specie perché permette a coloro che devono relazionarsi con te di inquadrare alla perfezione la tua figura.
    Carattere: Come nel precedente campo, anche qui hai ampliato (anche se di meno) la descrizione che avevi già disponibile. In cambio di questo approfondimento, diciamo, minore, ci sono state anche meno frasi che suonavano male. L'unica cosa che un po' mi ha lasciato interdetto è l'essere saltata “di palo in frasca” (perdona l'espressione plebea) quando dal descrivere l'aspetto psicologico sei passata agli interessi. Sì, insomma, potevi rendere il passaggio un po' più fluido e meno secco.
    Storia: Ok, devo ammetterlo, inizialmente, vedendo la lunghezza non proprio eccessiva e l'inizio così classico mi sono un po' scoraggiato … errore madornale!
    Non so come, non so perché, ma pur descritto in maniera un po' poco approfondita e con qualche erroruccio qua e là, il tuo racconto è stato in grado di rapirmi, come fosse stato il capitolo di un qualche libro di ambientazione fantasy-medioevale.
    Peccato però, che non siano solo rose e fiori: la storia è interessante, e decisamente merita di essere analizzata più a fondo di quanto hai fatto. Che sia tua intenzione fare questo In-Game o meno non lo so. Quello che posso dirti è che, avendo tu descritto non un singolo evento fondamentale come invece fanno molti, ma una vicenda ben più lunga ed articolata (e più adatta al personaggio), avresti dovuto essere (quasi tassativamente) più specifica.
    Come suggerimento, riallacciandomi a ciò che ho detto prima, ti direi di suddividerla in capitoli, e di andare in ognuno di essi nel profondo della tua storia e del tuo personaggio.
    Equipaggiamento:Diciamo che spendo un paio di parole anche qui, nonostante questa sia più l'area di competenza del discorso tecnico. Sarò breve: l'equipaggiamento si rifà con cura al PG, ma potresti spenderci un paio di righe in più, perché so che sei in grado di farlo.

    Complessivamente: Sì, insomma, che ci sapessi fare con la scrittura lo sapevamo già, ma sono più che sicuro che puoi fare molto, molto di più di quanto hai dimostrato. Ti invito dunque (quando avrai tempo) a rivedere le cose che ti ho segnalato, per trasformare una scheda che al momento è puramente apprezzabile, in una scheda di ottimo livello.
    Detto questo, rinnovo anche a te l'augurio di buon divertimento nel GDR ed di una permanenza altrettanto allegra nel Forum appena rinnovato.
    Dovessi avere qualcosa da farmi sapere, MP ^___^

    Voto: 7.5

    Riassunto:
    Valutazione Tecnica: 6
    Valutazione di Caratt.: 7.5
    Media: 6.75
    AP Ricevuti: 6
     
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