Falling Off the Edge of the World

Quest Iniziale di Tina Fay

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    Leggenda
    -Parlato-
    -Pensato-
    Narrato


    Come di consueto, la gummiship navigava nell'immenso cielo stellato dell'universo, arrancando a difficoltà verso una nuova metà. Il frastuono del motore capriccioso echeggiava per tutta la stiva inferiore, brontolando come un vecchio scorbutico che non voleva accettare le sue necessarie medicine. E Tina era là sotto, assieme a quel vecchio brontolone, che armata di olio e chiave inglese cercava di convincerlo a non cedere, dato che il prossimo mondo era ancora alquanto distante da quella zona.
    Qualche scoppiettio ancora e un'esplosione irruppe d'improvviso, riempiendo l'intera zona abitabile del velivolo con un denso fumo grigio. A seguire i colpi di tosse della padrona che si precipita con fretta immediata ad aprire l'oblò più vicina, lasciando che le nubi abbandonino la nave, facendo tornare l'aria respirabile che tanto le serviva. Per lo meno ora il motore era diventato silenzioso, docile e mansueto, obbediente alle necessità della sua padrona.
    -Fiù, e anche questa volta ho evitato il pasticcio-
    La ragazza si asciugò la fronte sudata con l'avambraccio coperto dal guanto di cuoio da lavoro, nera di fuliggine in volto e macchiata con chiazze d'olio qua e là. Con un panno diede una rapida pulizia del motore, prima di far ritorno nella cabina abitabile della gummiship, dove lanciò stracci e guanti dove capitavano in maniera disordinata. Mai stata una ragazza molto pulita, lo si poteva vedere dagli abiti che decoravano il pavimento come un quadro confuso e astratto, un peccato rovinare un mondo così coeso.
    -Chissà quale sarà il primo vero mondo che esplorerò lontano da casa...-
    Era una ragazza sognante, che fantasticava sulle possibilità che l'universo aveva da offrirle. Si avvicinò verso il lavabo, fece scorrere l'acqua, e si diede una rapida sciacquata per pulirsi e rendersi il più possibile presentabile, ammirandosi allo specchio e sorridendo col solito fare fanciullesco. A coglierla all'improvviso fu la stanchezza, strano per quell'orario, così di botto senza nessun avvertimento per giunta.
    -Ouuuuw, meglio mettermi comoda-
    Si rimosse i suoi classici stivali alti e si tolse anche i pantaloncini, rimanendo in mutande senza alcun problema. Dopotutto viveva da sola, non doveva preoccuparsi di nulla. Si levò anche il top, che però s'apprestò svelta a cambiare con una nuova, non sentiva il caldo necessario per dormire spoglia dei suoi abiti. A quel punto, preparata per il letto, si lasciò cadere di peso e pesante sul materasso, come un macigno che affondava nell'oceano.

    E poi, leggerezza.

    Aveva sentito in modo chiaro e forte il materasso sbattersi contro la sua schiena, essendosi lasciata andare su di essa con nonchalance. Eppure, ora si sentiva come una piuma, privo di un qualsiasi peso, così come nessun contatto con i mobili della sua nave. Riaprì gli occhi quando sentì i piedi toccare il suolo, ritrovandosi come per magia eretta in piedi, non più stanca, in un luogo che mai aveva visto prima nella sua vita.
    Abbassò lo sguardo, notando che indossava sia gli stivali che i pantaloni, così come in testa aveva i suoi occhiali da aviatore. Che stesse sognando tutto ciò? Non seppe dirlo, perché le sensazioni che provava apparivano reali. La durezza di quel pavimento vetrato, il battito emozionato del suo cuore con un ritmo leggermente più accelerato, e quella sensazione di benessere a cui non poteva dare una motivazione valida. Oltre a quella vetrata su cui poggiavano i suoi piedi, il nulla. L'oscurità regnava senza competizione al di fuori della pedana circolare sulla quale era atterrata, decorata dai mille colori e che raffiguravano... lei.
    -...ho davvero il culo così grosso!?-
    Vedere un murale di sé in elegante vetro la emozionava non poco, ma anche i dubbi e sospetti riguardo al luogo in cui si trovava si facevano sentire. E poi, vedersi con quel sedere più grosso di quanto immaginava incominciò a destabilizzare la sua infantile psiche, spingendola con istinto a tastarsi le natiche per comparare se la raffigurazione era fedele come si dovrebbe supporre. Non realizzava ancora se stesse sognando o meno, appariva tutto così reale e sincero. Non doveva far altro che lasciarsi trasportare dal momento, e attendere che il giudizio cadesse su di lei.

    Spero di aver compreso bene come fare il tuffo iniziale e che non ci siano problemi. In caso contrario chiedo scusa.
     
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  2. misterious detective
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    Età, sesso, provenienza, aspetto. Sono molti i criteri attraverso cui gli esseri umani attribuiscono valore ai loro simili, ma all'interno del Deep Dive nulla di tutto ciò aveva valore. Le infinità eteree di quell'universo avevano visto ogni tipo di anima e ad esse si era rivelata la forza di molti di coloro nelle cui mani risiedeva il destino di ogni mondo, che questi ne fossero o meno a conoscenza. Quella dimensione onirica era attratta dalle volontà forti e le volontà, allo stesso modo, erano attratte ad essa; per tale motivo, giorno dopo giorno, a chi aveva perso la direzione veniva data l'occasione di scoprire in sé, mentre chi credeva nella propria determinazione vedeva ogni sua convinzione messa alla prova e forgiata spesso più forte di prima. Quel giorno, ad affrontare le prove del Deep Dive, era apparsa Tina Fay.
    Nel profondo del suo sonno, la ragazza si era destata in quel mondo a lei sconosciuto: era quasi ironico che, abbandonata la sua casa, il mondo che per primo ebbe l'occasione di visitare fosse uno assente da qualsiasi carta, esistente forse in una dimensione diversa, più elevata. Si trovava su di una larga lastra di vetro, una torre apparentemente senza fine eretta in un cielo buio, tinto da nubi e fumi lontani che oscuravano un'orizzonte che, forse, non esisteva nemmeno. Ai suoi piedi, realizzata nel vetro variopinto, vi era la figura della giovane: un'opera meravigliosa, fedele in tutto all'originale, che nessuna mano umana sarebbe stata capace di produrre; anche se così fosse stato, tuttavia, non vi era nessuno che potesse rivelarsi come autore di tale meraviglia: la ragazza era sola, affiancata soltanto dalla sua voce e dai suoi pensieri.
    -... ho davvero il culo così grosso?- commentò tra sé e sé, studiando scettica la propria raffigurazione. Non comprendeva la natura di quel luogo o la ragione per cui vi si trovasse, perciò pareva aver deciso di cominciare con ciò che aveva davanti, rivolgendosi con mente aperta al mondo che le stava attorno: ammirò l'opera ai suoi piedi, cercando di intuire qualcosa da quel misterioso mandala su cui lei sovrastava; e nel farlo, aspettava, come se sapesse dentro di sé che non si trovava lì per caso.
    E così era.


    Ardua è la via dell'avventuriero.



    Una Voce risuonò potente tutto attorno a lei. Non vi era una fonte, non possedeva un tono o un sesso; erano parole comunicate direttamente a lei, solo per lei, frasi che raggiungevano la sua mente senza alcun tramite, ma così potenti da parer sovrastare quell'intero mondo.


    Non conosci i pericoli, non conosci i guadagni.



    Ammonimento, consiglio, constatazione. Cosa cercasse di dirle non era facile da definire, forse tutto questo o nulla di ciò. Tuttavia, la Voce le parlava, ed ella non poteva che ascoltarla.


    Sei certa di essere pronta a ciò che ti aspetta là fuori? Sei certa che il tuo destino non sia al sicuro nell'alcova che ti ha dato la luce?



    Pensa, Tina, e mostrami la risposta. Perché un giorno qualcuno aprirà la Porta. E per allora dovrai essere pronta.




    Chiedo perdono per il ritardo, questo fine settimana è stato molto impegnato per me e trovare l'occasione e, lo ammetto, la voglia di mettermi a lavorare al pc non è stato facile xD Ma ora ci sono e cercherò di essere al tuo servizio quanto più celermente possibile :asd:
    Inizio tutto sommato standard, la Voce del Deep Dive ti ha posto alcune domande per se Tina si sente preparata o meno per ruolare nel gdr entrare a far parte di un mondo più grande di quello che ha conosciuto finora :v: a te la palla, fammi vedere un po' che razza di personaggio è la tua ragazza, mentre io decido che giudice scomodare (e ho già un'ideuzza su quale sarà il suddetto... :lR2XV.gif: )
     
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    Che cos'era quel luogo nel quale era incappata? L'ultimo suo ricordo era il motore della sua nave che si era guastata come suo solito, per poi addormentarsi in un lungo sonno. Tina sentiva in modo quasi chiaro che quello doveva trattarsi di un sogno, qualcosa che non stava accadendo per davvero, altrimenti nulla avrebbe un senso logico. Certo, non aveva mai vissuto fuori dal suo mondo, era appena all'inizio della sua avventura, e poteva ritrovarsi in mondi e luoghi che nessun mortale può immaginare.
    -Chi va là?!-
    Una voce improvvisa si fece largo in quel mondo così vuoto e desolato. D'istinto, Tina balzò dalla paura e portò le braccia d'innanzi a sé in una posizione ambigua di difesa: mani aperte come nel karate e le braccia che andavano a formare in maniera vaga la lettera T di fronte a sé. Nel frattempo ruotava la testa in tutte le direzioni, ma nessuna fonte era visibile, nessuna persona dalla quale potesse scaturire quella voce. Sembrava ovunque, dappertutto, ma allo stesso tempo qualcosa di personale e legato in modo intrinseco alla giovane elfa vagabonda.
    Con cautela divenne meno rigida, ritornando a una postura sciolta e normale. Continuava a guardarsi attorno alla ricerca di qualcuno, il fulcro di quella voce calda, morbida, che quasi la invitava ad ascoltarla pur non sapendo chi egli fosse. Aveva menzionato qualcosa riguardo alla difficoltà nell'intraprendere la via dell'avventuriero, ma cos'è che voleva dire? Tina rimase lì ad ascoltare, anche perché non poteva allontanarsi, non vi erano strade percorribili, e tutto sommato credeva ancora all'ipotesi che si trattava tutto di un sogno, che presto si sarebbe concluso.
    -Beh, la mamma mi ripeteva di non parlare con gli sconosciuti, e scusa la franchezza ma io non so chi sei signor Voce Misteriosa-
    Forse non comprendeva cosa stava accadendo nella sua vita. Tutto sommato, era Tina, quello era il suo carattere, una ragazza infantile molto giocosa e allegra, che non aveva immense doti di carisma. Anche al cospetto di una voce così altisonante, maestosa, regale e amichevole lei rimaneva una ragazzina dall'animo buono, ignaro, che gli rivolgeva la parola come fossero coetanei di lunga data. Di che pericoli e guadagni parlava? I suoi genitori l'avevano già avvertita di stare attenta ai criminali, agli sconosciuti, così come gli heartless seppur nel suo mondo non erano tanto frequenti e comuni come ci si aspetterebbe.
    La voce proseguì nel suo scopo di guidare Tina in quell'avventura onirica, pur non venendo granché compreso dalla giovane. Ella si grattava la nuca, tenendo lo sguardo in alto per guardare dritto in faccia alla voce, non sapendo dove andare a parare. Egli le chiese se era pronta per ciò che l'aspettava, chiedendole se non preferiva rimanere al sicuro bagnata dalla benevole luce che infonde speranza. Bella domanda. Tina in quel momento aveva paura per il fattore ignoto, ma sentiva di potersi fidare. Si sentiva legata alla voce, ma c'era anche il fatto che aveva ponderato già a lungo sulla sua decisione di vivere un'avventura fuori dal suo mondo, consapevole che ci sarebbero potuti essere dei rischi.
    -Certa non lo so. So solo che voglio continuare la mia avventura. Preferisco vivere esplorando questo universo che rimanere chiusa in una gabbia-
    Rispondere era difficile. Non era mai certa delle sue scelte, i dubbi continuavano a perseguitarla in ogni sua decisione, ma per lo meno le prendeva con convinzione, sicurezza, e la spingevano ad andare avanti. Andò pure ad affacciarsi oltre l'orlo di quella colonna imponente sul quale stava, notando come l'oscurità divorava l'abisso, un fondo che pareva non esistere nemmeno. Soggezione, ecco cosa provava, deglutendo in modo pesante nel pensare di cadere là sotto.
    -Io però non vedo porte-
    Già, nessuna porta, ma lei era troppo scema per capire le metafore e il significato profondo delle parole. Chissà se avrebbe capito che quel mondo era ben oltre il semplice sogno, e se avrebbe compreso l'importanza della voce che la guidava verso un futuro ignoto ma pieno di avventure.

    Non preoccuparti. Con un GDR da gestire, un lavoro estivo e una vita sociale (sì, esiste una cosa simile ho scoperto) i tempi di risposta non sono un problema per me.
    Spero che posso interpretare Tina come una cretina, se però devo fare il Deep Dive in modo serio dimmelo subito xD
     
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  4. misterious detective
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    Poche parole e, all'invisibile occhio di quel mondo, Tina aveva già mostrato molto di se stessa, dei desideri e delle volontà che serbava dentro di sé. A guidare i suoi passi vi era un indomabile spirito di avventura, una curiosità sfrenata. I pericoli non la preoccupavano, non perché peccasse di superbia, ma perché nella sua innocenza non riusciva ad immaginare nulla che non fosse insormontabile o che, semplicemente, potesse giustificare la rinuncia di tutto ciò che per lei era più importante.
    Un vero spirito libero, non vincolato da alcun legame; il tipo di persona perfetta per suscitare in lei una certa nostalgia.
    Per certi versi, le venne da pensare, era un sentimento quasi masochistico: c'era un qualcosa di amaro nello specchiarsi con ciò che avrebbe potuto essere, con ciò che aveva deciso di non essere, eppure si ritrovava sempre lì, scontro dopo scontro, ad affrontare candidati che, a differenza sua, vincitori o sconfitti riuscivano sempre a tornare dall'altra parte.
    Giudicare gli esaminandi era il suo compito, ma dal primo momento aveva rappresentato anche il suo unico svago: Archaya non avrebbe reso la vita per nulla facile a Tina, il suo bisogno di divertirsi era pressoché incontenibile.
    -Oh, è un vero peccato che tu non possa parlare con gli sconosciuti.- una nuova voce risuonò attorno alla ragazza, ma di natura completamente opposta alla prima: il suo eco risuonava attorno a lei, sfiorando le sue orecchie con la delicatezza dei sussurri di un amante, le parole erano chiaramente frutto di una donna, si rincorrevano maliziose e scherzose. La realtà vacillò per un istante, i contorni dell'Oscurità di fronte a Tina si fecero indistinti, confusi; come un miraggio, una nuova sagoma le apparì di fronte, poco lontana, assumendo le sembianze di una creatura affascinante, benedetta da un corpo voluttuoso ed aggraziato, una figura candida vestita di pelle scura. -E io che speravo di poter avere una dolce conversazione da donna a donna.- ridacchiò affabilmente delle sue parole, muovendo un solo passo avanti. Non ci fu alcun rumore di passi, il suo corpo ondeggiò appena, ma ella si mosse silenziosa e ondeggiante come se non fosse nulla più di un fantasma, uno scherzo di luce che scompare al primo battito di ciglia. Nessun suono che ella non desiderasse compiere tradiva la sua esistenza ma ad accompagnarla, a renderla per certo reale, seguì un tenue profumo di rose.
    -Lascia che ti avvisi, almeno: qui le porte non sono semplici da vedere. Io sono qui perché non ho trovato la mia.- ammise con fare divertito e rilassato. Si fermò lì a fissare per qualche secondo la sua. Portò con naturalezza l'indice destro alle labbra, lo sfiorò nell'umettarle con la lingua, sorrise languida e con interesse alla ragazzina: giovane e minuta, un fiore vivace e attraente con tutte le forme al loro posto, una degna rivale all'apparenza minata solo nella sua femminilità. -Oh, oggi ho l'onore di incontrare un vero bocconcino.- commentò con voce deliziata: si piegò in avanti, una mano portata a massaggiarsi il mento, stretta al petto tanto da mettere ancora più in risalto, difficile per un osservatore dire se volontariamente o no, l'ampio seno.
    Mugugnò alcuni versi compiaciuti, inclinò appena la testa prima da un lato e poi dall'altro, studiando la figura che aveva di fronte con grande attenzione. Abbassò lo sguardo verso il mosaico sotto di loro, ritornò all'esaminanda, ripeté quel gesto più volte. -Sì, proprio così. E la tua effige ti rende onore: non si può non notare soprattutto quel culetto così fedele all'originale.- ammiccò appena, con un sorriso complice, prima di rialzarsi in piedi con un sospiro, una braccio adagiato contro il fianco e l'altra mano appoggiata al bacino.
    -Piacere di conoscerti, Tina. Il mio nome è Archaya, e spero che avremo modo di divertirci entrambe, quest'ogggi.-




    ancora due giorni e non dovrò più pensare a quel fottuto esame, ancora due giorni...

    Qui la scheda della tua Giudice. Mi raccomando, presta attenzione alle sue passive che sono sempre in gioco e buon divertimento, penso che con lei dovresti averne non poco :v:
     
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    Non c'era più quella voce misteriosa, e ai suoi dilemmi e perplessità non ci furono risposte. Nemmeno con quelle sue parole così giovanili e provocatorie la voce rispose, scomparso, lasciando un profondo silenzio che lasciava Tina un po' spaesata in quel luogo oscuro. Continuava ad affacciarsi dalla colonna e ammirando la sua profondità pressoché infinita, quando una nuova voce si fece viva e presente attorno a lei. Tina sobbalzò per la sorpresa, tenendosi forte per non cadere dalla colonna, girandosi poi di colpo, ritrovandosi seduta a terra che fissava d'innanzi a sé per capire chi o cosa fosse quella voce nuova.
    C'erano forse più persone in quel luogo? Questa volta però, la voce aveva più carattere: femminile, sensuale, molto calda e morbida che quasi invitava a darle attenzione. La curiosità di vedere un corpo annesso a una simile voce venne soddisfatta, difatti davanti ai suoi occhi la luce si distorceva, formando poco a poco una figura. In un primo momento un miraggio dai bordi indefiniti e colori sfumati, ma ben presto divenne una donna che, woah baby, quel corpo era davvero mozzafiato, da urlo, veniva voglia di assalirla.
    -Beh... posso fare un'eccezione, suppongo!-
    La voce sembrava dispiaciuta in modo scherzoso che lei non potesse parlare con gli sconosciuti. Tina però, nel vedere una simile bellezza carismatica, si sentiva attratta in qualche modo a lei. Non capiva il nesso sessuale, però aveva l'attenzione focalizzata su di lei, come una calamita che esigeva raccogliere tutto il metallo attorno a sé. Era imbarazzata nel parlare, un pizzico appena percettibile di rosso sulle gote a simboleggiarlo, mentre si rimangiava le sue parole perché attratta a fidarsi a parlare con quella donna.
    Si rialzò in piedi, mentre studiava quella figura femminile appena apparsa. Era davvero sensuale, con quei capelli rossi e occhi di smeraldo, labbra carnose e pelle liscia quasi senza imperfezioni agli occhi di una come Tina. Quelle curve poi, erano davvero provocanti, ma l'elfa non aveva ancora compreso la natura carnale di quell'attrazione, era maggiorenne ma ancora una bambina nell'animo, mai pensato a quell'aspetto della vita. Quella donne dunque le piaceva, per il momento a un livello d'amicizia molto spinta, considerando che certi argomenti erano ignoti per Tina.
    -Se non trovo la mia... almeno so che rimarrò qui in buona compagnia-
    Ancora non capiva il discorso riguardo a quel luogo, alle porte, al destino che l'aspettava. Rimaneva tutto un sogno che lei si diceva di seguire, di lasciar fluire in maniera naturale, e questo la portava dunque a essere disponibile verso la donna. Ella suggeriva che se non si trovava la propria porta si rimaneva incatenati a quel luogo onirico e misterioso, ma sapendo che c'era lei, Tina si compiacque, sempre con quel filo d'imbarazzo in viso e nella voce.
    L'imbarazzo cresceva, mentre notava come stava venendo studiata dalla rossa. Ella ammirava il suo corpo, così come l'effige sul suolo, dicendo che la giovane era un bel bocconcino e che l'immagine era fedele all'originale. E da come parlava del suo sedere, sembrava apprezzarla, un bel complimento, qualcosa che fece ghignare divertita Tina.
    -Ecco... ti ringrazio che proprio tu pensi io sia un bel "bocconcino"-
    Tina ritirò il collo tra le spalle, sorridendo complice dell'imbarazzo. Le braccia dietro la schiena e il piedino dondolante, mentre il rossore si fece ancora più vivo e nitido in viso. Era davvero contenta di quel complimento, che otteneva maggiore rilievo per il fatto che la donna era davvero una bellezza mozzafiato, incantevole, e se lei pensava Tina fosse un bel bocconcino allora voleva dire tanto. Almeno ebbe la decenza di presentarsi, il che aiutò Tina a liberarsi dalla timidezza che l'aveva quasi bloccata, ritornando solare e innocente come sempre.
    -Piacere! Io sono... beh, lo sai già a quanto pare. E anch'io voglio divertirmi con te oggi!-
    In maniera istintiva pure Tina voleva presentarsi, ma era ovvio che Archaya la conosceva già. La cosa non turbava la ragazza, non provava soggezione o sospetto, forse per quella bellezza che attirava, incuriosiva, l'aveva catturata in una sua rete. Anche Tina voleva divertirsi, ma forse le due donne avevano pensieri e idee differenti a riguardo, ma bisognava vedere qual era l'alchimia che si creava tra loro in quella dimensione onirica.
     
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  6. misterious detective
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    Ad Archaya furono subito chiare le attenzioni della ragazzina: in ogni occasione, chiunque fosse l’osservatore, la donna un tempo umana aveva imparato a percepire tutti gli sguardi che le venivano rivolti ed il desiderio che essi serbavano. La bellezza le apparteneva innata, ma l’arte della seduzione era un mestiere nel quale si era preparata per anni ed era sempre un piacere cogliere i frutti della sua esperienza dietro le espressioni rapite dei suoi interlocutori. Che vi fosse esplicita lascivia nelle loro intenzioni o che, nella loro purezza o semplicità, esprimessero soltanto ammirazione ed incanto, gli avversari che il Deep Dive le concedeva erano lo strumento migliore per ravvivare in lei le fiamme che illuminavano l’esistenza altrimenti troppo tetra alla quale si era legata. Era un divertimento, per lei, poter ancora mettere alla prova le sue tecniche, sfidare il suo esaminando in un gioco di sguardi e gesti che, qualunque fosse la conclusione, la vedeva comunque guadagnare qualcosa, provava orgoglio nello scoprirsi sempre desiderabile, nel suscitare desiderio e sentimenti primordiali in tutte le persone, giovani e vecchi quanto uomini e donne. E, ancora di più, amava porre fine ai giochi e passare alle cose più serie. Purtroppo, i doveri del suo ruolo spesso la obbligavano a contenersi più di quanto non avrebbe apprezzato; tali doveri vigevano anche di fronte all’incontro con Tina.
    “Tuttavia, il tempo qui ha ben poco significato.” Si ricordò, umettandosi con piacere le labbra. “Nessuno ne avrà a male se mi prendo prima qualche… libertà, men che meno la ragazza.”
    Archaya le sorrise, ammiccando compiaciuta: gli occhi di Tina erano fissati su di lei, mentre quella ritraeva le sue parole e ammetteva che, dopotutto, poteva permettersi di rompere le regole della mammina per una volta. Non che lì potesse vederle nessuno, in fondo.
    Mentre la Giudice si sprecava in complimenti e parole solleticanti, i suoi occhi scarlatti assorbivano ogni piccola reazione della compagna: il rossore delle sue guance, il lieve tremore della sua voce, l’incertezza dei modi di fronte ad un approccio che, era evidente, doveva essere qualcosa di nuovo ed un pelo imbarazzante per lei. Archaya si beò di tutti quei dettagli, trovava enorme piacere nel coglierli e decifrarli: Tina era in imbarazzo, faticava a comprendere quei suoi modi ma era al tempo stesso divertita da essi. Nei suoi occhi, la Giudice leggeva inesperienza ed innocenza, sapeva bene di non potersi aspettare troppo da lei. Non era un problema, però: sapeva prendere l’iniziativa, sapeva guidare i suoi partner e, accompagnando Tina alla scoperta di sensazioni ed emozioni nuove, poteva trovare nel suo ruolo il piacere che, altrimenti, la ragazza non avrebbe saputo darle. L’unica domanda che stuzzicava la sua curiosità era quanto lontano avrebbe potuto spingersi.
    -Piacere! Io sono… beh, lo sai già a quanto pare. E anch’io voglio divertirmi con te, oggi!- esclamò istintiva la ragazza, rispondendo entusiasta al suo invito.
    Archaya le sorrise, si avvicinò ancora di più a lei, muovendosi per eliminare quasi del tutto la distanza tra di loro. -Sono felice di sentirlo.- le rispose sincera, alzando lentamente il braccio per andare ad accarezzarle la guancia con il dorso dell’indice. -Dopotutto, uno dei miei ruoli è anche fare in modo che tu non dimentichi mai questo incontro. Ed io conosco… più di un modo per fare in modo che così sia.-
    Dopo quel lieve contatto, nel caso Tina lo avesse accettato, la donna avrebbe di nuovo abbassato il braccio, portando il dito a sfiorare le labbra con mille sottintesi che non avrebbe certo spiegato. -Vedi, io conosco molte cose di te, ne ho bisogno per ciò che dovrà accadere qui, tuttavia…- si fermò per un istante, ammiccò leggermente e si sarebbe quindi allungata verso di lei, per avvicinare ancora di più i loro volti. -Ciò che mi interessa di più…- avrebbe sussurrato al suo orecchio, solleticandola con il suo respiro. Allora, avrebbe alzato di nuovo l’indice, lo avrebbe portato al petto di Tina, sfiorato la sua pelle partendo dalla scapola e scendendo lentamente, disegnando il movimento con l’unghia, fino al petto. -…È questo.- avrebbe concluso, battendo con dolcezza all’altezza del cuore. Se il suo cuore volesse solo sondarlo o conquistarlo, o magari entrambe, lo avrebbe lasciato all'appannaggio di Tina.



    Stavo pensando se continuare un altro po', ma credo ci siano già abbastanza input per una risposta, il resto me lo tengo buono per il prossimo giro : ^)
     
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    Quello che per Tina era un sogno strano stava diventando sempre più ambiguo, specie con l'arrivo di Archaya. Era una donna davvero molto bella e sensuale, senza dubbio frutto di un'immaginazione molto fiorente come quella di una giovane bambina adulta. Perché sognare una bella donna però, questo rimaneva il mistero. Ingenua nemmeno capiva le insinuazioni che la sua guida le lanciava, vedendola solo come una bella donna che voleva stringere una piacevole amicizia. La vedeva molto simpatica, interessante senza dubbio, e con un carattere positivo e gioioso come Tina era ovvio il volersi divertire.
    Forse intendevano ben due cose differenti riguardo la questione divertirsi, ma bisognava lasciar scorrere gli eventi pensava la giovane. La donna s'avvicinò rapida verso la posizione di Tina, contenta con sincerità, per poi mettersi ad accarezzarle la guancia. Il gesto la disorientò non poco, era qualcosa che s'aspettava da una madre e non da una nuova conoscenza così casuale. Tina fu spiazzata, non sapendo nemmeno come replicare, ma poi le tornò alla mente che quello poteva essere un semplice sogno, nulla più. Dunque, volendo seguire il fluire di quel suo sogno ambiguo, decise di adeguarsi alle regole di quel mondo.
    -Credo sia difficile dimenticarsi una persona come te-
    Come risposta a quella carezza, che Tina tradusse come una forma di saluto locale, provò a farlo anche lei. Non sapeva se quel suo modo di fare avrebbe a sua volta spiazzato Archaya o meno, però per lei era tutto un sogno, un gioco, e si lasciava guidare dall'istinto. Se da quelle parti ci si salutava così, lei chi era per non adeguarsi? Archaya asseriva che non voleva farle dimenticare quell'incontro ma come avrebbe potuto? Era così strana, in un luogo mistico, ed era pure tanto bella da attirare l'attenzione, Tina era certa che non si sarebbe mai scordato di lei.
    -Oh, conosci quindi tanti giochi?-
    Oltre al non essere dimenticata, Archaya diceva di sapere tanti modi per divertire. Una bambina fanciullesca come Tina cosa mai poteva pensare, se non a qualche gioco divertente ed emozionante? Casta com'era, non capiva i simbolismo che la rossa le comunicava, le intenzioni molto più profonde che supponeva, nemmeno quando le sfiorò le labbra. In risposta a quel gesto inarcò il sopracciglio in segno di confusione, osservando e seguendo con gli occhi quel dito biricchino che la toccava di continuo. Essa scese, danzando sulla sua pelle, giungendo poi sul petto all'altezza del cuore, punto che Archaya asseriva essere di suo interesse.
    -...il mio sterno?-
    Tonta com'era, non pensava al suo cuore. Archaya doveva portare davvero molta pazienza con una figura ingenua come Tina, davvero tanta pazienza. Il fatto che conoscesse tante cose di lei non la spaventò, anche perché lo aveva già dimostrato con il suo nome, e sempre seguendo il pensiero che tutto fosse un sogno era palese che Archaya doveva essere una sua trasposizione mentale. Tina continuava a stare al gioco, seguendo le parole e i discorsi della rossa, non sapendo cosa aspettarsi.
     
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  8. misterious detective
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    Avevano scambiato solamente due parole, c'era stato a malapena il tempo di conoscersi, eppure Archaya cominciava già a sentirsi appagata da quell'incontro: Tina era una ragazza ingenua e semplice, diversa dalle figure che era solita incontrare in quello spazio. Non comprendeva le sue provocazioni, reagiva con onestà ed esagerazione ad ogni suo gesto, ad ogni sua parola. Come amante di un momento lasciava abbastanza a desiderare, persino rivelarle le vie della sensualità si era rivelato un lavoro più difficile e pesante del previsto, eppure la Giudice riusciva comunque ad essere contenta di poter avere quel fugace momento di pace in quel mondo così monotono. Tina era una buona persona, ciò riusciva a pensarlo con certezza, pur se troppo ingenua per il mondo che la attendeva al suo risveglio. Poco male, tuttavia, perché sarebbe stata la donna stessa ad insegnarle le vie della realtà con il suo modo personale di fare le cose.
    Tina rispose alla sua carezza imitandola, come un pulcino che imita la chioccia: la sua mano non era ferma, le sue dita premevano troppo, il gesto più che sensuale pareva amichevole, spensierato. Archaya la lasciò fare comunque, divertita: un contatto del genere, così disinteressato, non avrebbe nemmeno saputo dire da quanto tempo non lo percepiva.
    Mentre continuava a parlare, alludendo con discrezione al suo compito, alla ragione per cui si trovavano lì e a ciò che sarebbe accaduto, la ragazza la tempestò di domande, curiosa ed emozionata davanti a tutto ciò che per lei era nuovo. La rossa rispose solo con un sorriso malizioso e continuò a parlare: rivelarle tutto non era altrettanto divertente, l'avrebbe costretta a capire una volta sguainate le armi.
    Fece scendere il dito lungo il petto della giovane, le indicò premendo con delicatezza che era ciò che aveva lì la cosa che più le interessava di ogni altra.
    -... Il mio sterno?- domandò confusa la giovane, portando il suo sguardo su di esso con aria perplessa e curiosa al tempo stesso.
    Archaya batté le palpebre una, due volte. Dischiuse appena le labbra, prese fiato, ma non riuscì a trovare subito le parole per formulare una risposta. Era... senza dubbio basita, non era quella la risposta che si sarebbe aspettata: era pronta a veder ignorata la sua provocazione e la velata malizia con cui l'aveva toccata, ma che persino il senso delle sue parole fosse così tanto traviato suonava quasi come un'offesa alla sua intelligenza.
    “Va tutto bene.” dovette ripetersi stringendo gli occhi per un istante: non poteva certo perdere la calma, non sarebbe stato caratteristico per lei e, soprattutto, avrebbe significato sopportare per l'ennesima volta un'intromissione della Voce nel suo lavoro, lavoro che alla fin fine aveva sempre svolto egregiamente. “Alla fine, è divertente, a suo modo, senza dubbio una personalità caratteristica.”
    -No, sciocchina.- le rispose infine, scuotendo la testa mentre si sforzava di ridacchiare divertita. -Sterno e annesso seno sono degni senza dubbio degni di nota...- cinguettò, rinunciando per una vola a parlare tramite allusioni che Tina non avrebbe probabilmente colto. -... Ma mi riferivo al tuo cuore.-
    Drizzò la schiena con un sospiro, pettinò con grazia una ciocca di capelli; la mano sinistra ebbe un fremito allo sfiorare involontario contro l'elsa del suo pugnale. -Stai per scoprire un universo completamente nuovo, non è così? Ci sono ancora così tante cose che non conosci di ciò che ti sta attorno e, probabilmente, anche di te stessa. Così tante esperienze ancora da compiere...- si chinò appena sulle gambe, portandosi con il busto in avanti le fece un occhiolino. -Considera quello che vivrai qui come... un giro di prova.-
    Avrebbe atteso, allora: forse Tina le avrebbe fatto delle domande, avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni, oppure ancora avrebbe semplicemente accettato le sue proposte. Quale che fosse il caso, Archaya l'avrebbe ascoltata in silenzio, senza però darle risposta alcuna, non immediatamente almeno: se doveva fare qualcosa, dopotutto, l'avrebbe di certo fatto a modo suo. Non appena il silenzio fosse di nuovo calato fra di loro, la Giudice avrebbe mosso un passo in avanti, per poi allungare la mano verso il mento della ragazza. Se ella non si fosse opposta, l'avrebbe avvicinata a sé e, senza lasciarle nemmeno il tempo di capire, sarebbe scattata in avanti, avrebbe unito le loro labbra in un improvviso bacio: avrebbe dischiuso appena quelle di Tina, le avrebbe morse giocosa, l'avrebbe spinta appena indietro con la sua foga e, come uno scarlatto fulmine a ciel sereno, si sarebbe subito ritirata indietro, lasciando solo un sorriso quasi canzonatorio sulle sue labbra. -E con questo ti ho rubato un bacio, con un po' di fortuna persino il primo.- avrebbe annunciato allegra, dando un'impostazione più giocosa che non provocatoria alla sua voce, così da esser certa di raggiungere più facilmente l'altra. -Ma stai tranquilla.- avrebbe aggiunto, agitando la mano destra con fare superficiale. -Ti risparmio le spiegazioni, ma... diciamo che quelle non sono le tue vere labbra, quindi non ho fatto nulla di male.-
    Si sarebbe allora allontanata, camminando all'indietro senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza. -Tuttavia, là fuori ti può succedere ben di peggio: chi cercherà di derubarti della vita, chi della tua luce. Tu non hai davvero idea di cosa ti aspetta là fuori e, credimi, potresti arrivare a desiderare di non averlo mai scoperto.-
    Con un rapido, esperto movimento, uno che aveva ripetuto migliaia e migliaia di volte, Archaya avrebbe sguainato in un istante i pugnali che portava alla cintura: li avrebbe sollevati in aria, facendoli roteare su loro stessi, rapidi e letali. Muovendo solo i polsi li avrebbe afferrati al volo le armi e lentamente si sarebbe portata in posizione di guardia, un sorriso eccitato sulle labbra che si umettava accarezzandole sensuali con la lingua. -Che ti vada o meno, credo che verificherò se sei in grado di sopravvivere in una realtà simile.-




    l3h


    StatusFisico: ottimale.

    StatusPsicologico: triste per lo scontro; concentrata.
    Energia Magica: 100%

    Equipaggiamento: Gale e Emery: Si tratta di una coppia di armi bianche perfettamente identiche, dalla manicatura in metallo piatta e lunga all’incirca dieci centimetri, larga poco meno della lama stessa. La guardia è dritta e fasciata di stoffa per evitare alla stessa assassina di ferirsi nell’utilizzo, permettendole anche una migliore stretta sull’impugnatura, anch'essa coperta. La lama, ovviamente a doppio taglio, lunga cinquanta centimetri, presenta una venatura istoriata di pietra silice, di un colore lievemente più scuro rispetto al taglio, seghettato in alcuni punti per l’usura. Archaya stessa provvede alla massima efficacia delle sue armi, verificando ogni volta possibile che esse siano perfettamente taglienti, affilandole personalmente usando pietre diamantate che le permettono l’eccellenza nell’affondo. Trattandosi di lame curve, la loro forza non sta tanto nella violenza quanto nella precisione del guerriero. In questo caso, l’ex assassina, grazie alla sua maturata esperienza, è in grado di colpire accuratamente e sfruttare al massimo le peculiarità delle sue due daghe con cui, generalmente, non colpisce di punta ma fende direttamente di taglio, cercando quindi non l’ingente quantità di danni ma l’immediata eliminazione del nemico e la ferita profonda.


    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo55±0+0±055
    Essenza35±25+0±060
    Mente60±0+10±070
    Velocità60±30+0±090
    Destrezza45±25+0±070
    Concentrazione45±20+0±065



    ABILITÁ


    --------------------------------------------



    Plan E: Existence
    In quanto Giudice del Deep Dive, Archaya conosce presente e passato dell’avversario che ha di fronte. Tale sapere e conoscenza le permettono di instaurare una relazione di simil-complicità con l’esaminando, assicurandole l’effetto sorpresa portando il dialogo o la provocazione su un argomento o un evento del suo background. Al contrario delle prerogative della Voce, divinità indiscussa del mondo onirico, la rossa ovviamente non può conoscere niente del carattere e di ciò che sta pensando il suo avversario.
    (Passiva Inferiore)


    Plan T: Taunt
    La bellezza è un dei tanti fattori che, fondamentalmente, rendono Archaya difficile da digerire al primo impatto. La voce calda e sensuale, le curve morbide del suo corpo e le movenze accattivanti sono in grado di scatenare nell’avversario, sia esso uomo o donna, vecchio o bambino, un forte senso di attrazione fisica che costringerà chi le sta intorno a chiedersi se sia davvero necessario attaccare rischiando magari di rovinare un così bel corpo. In un certo senso, la figura della rossa instillerà una punta di desiderio carnale, invitando (ovviamente non costringendo) il nemico a mettere al secondo posto un eventuale desiderio di scontro e battaglia dando così la precedenza agli appetiti fisici: le labbra, talmente perfette da sembrare disegnate, reclameranno baci e la pelle cerulea invoglierà chiunque a sfiorare il corpo di Archaya. Ovviamente l’influenza della tecnica sull’avversario dovrà essere coerente con il suo carattere e il suo modo d’essere. (Passiva Psionica Normale)

    Plan S: Silence
    Archaya era un’assassina. Nessuno potrà mai dubitare di ciò. È praticamente (e relativamente) impossibile accorgersi del suo arrivo, a meno che lei non voglia rendere manifesta la sua presenza. Quando corre, cammina, si sposta il suo corpo non emette alcun rumore: nessun fruscio delle vesti, nessun suono proviene dai suoi passi, malgrado abbia ai piedi stivali con i tacchi; è inudibile addirittura il tintinnio metallico delle sue armi, delle cerniere e delle placche protettive. Le foglie secche non scricchiolano sotto i suoi piedi, il ghiaccio non si crepa, non si inclina e non mugola sotto il suo peso. Leggera come una piuma, silenziosa e dal passo felpato come un gatto. (Passiva Normale)

    Plan F: Feeling
    In quanto assassina, Archaya ha sviluppato anche una certa forma di preveggenza e di sesto senso, dovuto anche al parametro concentrazione, che le permette di accorgersi da quale direzione arrivino gli attacchi, in qualsiasi condizione, che brilli il sole o sia calata la notte, che l’avversario sia silenzioso alle sue spalle o manifesto di fronte a lei. Ciò vale in realtà per qualsiasi tipo di evento, si tratti esso di una tecnica, di un’abilità o anche di qualcosa non inerente al combattimento per pura continuità narrativa, fornendo quindi ad Archaya una visione di insieme: tale capacità sarà limitata ad una circonferenza di sette metri di raggio intorno alla giovane., fuori dalla quale le percezioni saranno quelle di un comune essere umano. (Passiva Normale)
     
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    Metteva a dura prova la pazienza altrui, lo sapeva già per i suoi trascorsi con il nonno oppure con suo padre. Anche loro, come Archaya rimanevano basiti di fronte a così tanta ignoranza, che però non era dettata dalla mancanza di intelletto ma dall'ingenuità. Era ancora una bambina, celata nell'involucro di una donna ormai in procinto di giungere nella fase adulta. Aveva sviluppato i tratti distinti della sua sessualità ma non osava allungarsi a scoprirlo, così come prendere in mano le sue redini come adulto.
    La sua risposta scema dunque, non fu ben accolto dalla rossa. Ella spalancò gli occhi colmi di sorpresa, incredula di avere una persona simile d'innanzi a sé, ma dovendo rivestire un ruolo ben preciso assecondò quella sua immaturità. Corresse Tina e le indicò il cuore, quello era il vero punto d'interesse della ragazza che aveva di fronte a sé. Non disse nulla per la fortuna di tutti, ma nella sua testa non aveva compreso il senso metaforico di quelle parole, del fatto che intendeva i suoi sentimenti e non quell'organo involontario che batteva feroce.
    Archaya proseguì diffondendo filosofie ovvie quanto ragionevoli, il che iniziava a impaurire la ragazza. Era consapevole che l'universo le era ignoto e che non sapeva a cosa andava incontro, ma se non s'imbarcava in quel viaggio come avrebbe potuto scoprirlo? Lei voleva conoscere, esplorare, crescere. Menzionò di nuovo il fatto di dover conoscere se stessa, il che la confuse, perché a un primo pensiero era ovvio che sapesse chi lei era. O forse non era davvero così? Tina portò con istinto le mani al petto, chinando il capo pensierosa, non sapendo più cosa pensare di quello che lei ancora considerava come un sogno.
    -Non conosco l'universo che mi aspetta, ma voglio esplorarlo e conoscerlo-
    Disse, quasi come un sussurro, ma ben udibile dalla rossa. Era un pensiero espresso ad alta voce più che un dialogo diretto alla sua interlocutrice, e aveva una sua idea ben precisa. Che fosse stupida a non considerare il pericolo poteva essere vero, ma di fondo lei era convinta delle sue parole, dei suoi ideali, della sua voglia di uscire dalla sua gabbia e dispiegare le ali nell'infinito cielo dell'universo. Ancora in fase di meditazione, la donna le si avvicinò di soppiatto, afferrandole il mento e rubandole quello che era il suo primo bacio.
    Tina spalancò gli occhi, paralizzata. Non aveva mai baciato prima di quel momento, e non lo aveva nemmeno pensato, l'amore per lei era qualcosa di poco interesse. Anche quando Archaya si distaccò e prese le distanze con un sonoro balzo lei rimase impietrita a fissare il vuoto, non riuscendo a tradurre bene quel gesto. Così come non riusciva nemmeno a realizzare che fosse accaduto, come se la sua mente volesse negare quel bacio, come mai esistito. La rossa asseriva che quelle non erano le sue vere labbra, il che seguendo il pensiero di Tina era vero, tutto ciò doveva essere un sogno e forse ciò lo confermava.
    Allora... perché quel bacio lo sentì vero? Sogno o meno sapeva riconoscere qualcosa di concreto, tanto da scuoterle l'animo. Un calore intenso le si accese nel petto e non seppe spiegarlo, ignorandolo per il momento. Ripreso consapevolezza di sé, portò le mani alla bocca come a proteggerlo, sobbalzando sul posto come uno spavento ritardato. E quella paura non poteva che crescere, mentre la ragazza asseriva che l'universo era colmo di pericoli, di gente che voleva derubarla di tutto, dalla vita alla sua luce. La luce no! Già pagava tanto di bolletta con l'energia che usava per quel rottame di gummiship, non osava pensare se la rubassero anche!
    O forse è un'altra luce quello a cui Archaya si riferisce? Non ebbe il tempo di formulare domande pur avendone a bizzeffe nella testa, era troppo impaurita. Vedere la rossa estrarre poi con una tecnica fluida e rapida quei due pugnali non fece che peggiorare la situazione, con Tina che indietreggiava di piccoli passi, e nel suo volto il timore si rendeva ovvio.
    -C-c-cosa vuoi farmi...?-
    Domandò, anche se era abbastanza certa che non sarebbe servito a niente. Essere messo alla prova? Perché? Cosa sapeva Archaya dell'universo che lei era ignorava? Qual era questo pericolo a cui si riferiva? Nel pensare sentì che il piede non toccava terra e si fermò di scatto, voltandosi con la testa e notando che era giunta al bordo di quel pilastro immerso nell'oscurità. E ora... cosa le sarebbe successo? Aveva paura, non sapeva che fare, lei non era una guerriera ma un'esploratrice, e seppur un sogno si sentiva in pericolo.

    Perdona l'attesa, ho avuto un sacco di cose da fare e per la testa.
    Ieri mi sono liberato di alcuni grossi pesi e ora dovrei essere di nuovo in carreggiata.
     
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  10. misterious detective
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    Archaya non poteva definirsi sorpresa del fatto che l'esaminanda non avesse ancora compreso le sue intenzioni. In un certo senso, quella sua ingenuità era affascinante, quasi invidiabile e forse, proprio per quello, per poco non sfociava nell'irritante. La Giudice riconobbe quanto dovesse essere bello vivere l'avventura senza realizzare i suoi pericoli, guardare il mondo con occhi luccicanti mentre le ombre sono in agguato. “Beata ignoranza”, si soleva dire, ma la rossa si domandò quanto lontano l'avrebbe effettivamente portata un animo tanto puro. C'era poco di bearsi, in fondo, quando si era morti.
    “Non che mi importi” si disse, scrollando appena le spalle, mentre con un movimento esperto del polso giocherellava facendo roteare il pugnale, che brillò di una famelica luce argentata. Quanto sarebbe successo dopo la fine di quel sogno non la riguardava, ma se doveva eseguire i suoi doveri di Giudice ed affrontare Tina, sperava per lo meno di potersi divertire.
    -Voglio solo adempiere le mie responsabilità come serva del Deep Dive, voglio testare la tua forza. Se uscirai di qui tutta intera o meno, beh, quello dipende soltanto da te.-
    Si umettò le labbra e prese fiato. Studiò la sua rivale, osservò con compiacimento il suo corpo tremante, l'incertezza che la agitava da cima a fondo.
    Archaya divaricò appena le gambe, puntò i piedi quasi pronta a scattare, ma si concesse un istante e poi un altro ancora: si chiese se Tina fosse in grado di comprendere il piacere della battaglia, l'eccitazione nel sopraffare l'avversario. Probabilmente no, concluse. I suoi sentimenti non sarebbero mai giunti alla ragazza, in quel modo, e tutti gli sforzi della Giudice sarebbero stati vani.
    -Vorrei dirti di prenderlo come un gioco, sarebbe molto più divertente così...- aggiunse allora la donna, stringendo le dita attorno all'impugnatura in pelle delle sue armi. -... ma, purtroppo, è ben più saggio che tu faccia tesoro di queste emozioni: impara a conoscerle, a capire le parole che ti sussurrano all'orecchio, e fallo in fretta! Ti assicuro, quel che qui dentro è solo un'illusione avrei più di un'occasione di riviverlo nel mondo al di fuori. Ti conviene dare del tuo meglio...- chinò il capo per un istante e scattò in avanti -... perché non avrai altre occasioni di fare esperienza così bene!-
    Si mosse rapida, trattenendo tuttavia le sue capacità, ponendosi al livello di Tina: non aveva bisogno di ferirla, di cercare subito la vittoria. Il primo attacco non fu che uno sprone, un semplice fendente orizzontale all'altezza della spalla con il suo pugnale destro, veloce quanto serviva per rappresentare un vero pericolo, ma un pericolo contro il quale l'elfa potesse difendersi. Non voleva una nemica tremante, incapace persino di sguainare la sua arma. Un po' era il sangue che scorreva in lei, bramoso di eccitazione, un po' forse un senso di responsabilità, che più che a un Giudice apparteneva ad una sorella maggiore, a farglielo desiderare: Archaya non voleva affrontare una fogliolina tremante, ma qualcosa di più, qualcuno che sarebbe stato capace di compiere il proprio destino, sfuggendo alle grinfie di qualsiasi forza opposta.




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    Status Fisico: ottimale.

    Status Psicologico: triste per lo scontro; concentrata.
    MP: 100%

    Equipaggiamento: Gale e Emery: Si tratta di una coppia di armi bianche perfettamente identiche, dalla manicatura in metallo piatta e lunga all’incirca dieci centimetri, larga poco meno della lama stessa. La guardia è dritta e fasciata di stoffa per evitare alla stessa assassina di ferirsi nell’utilizzo, permettendole anche una migliore stretta sull’impugnatura, anch'essa coperta. La lama, ovviamente a doppio taglio, lunga cinquanta centimetri, presenta una venatura istoriata di pietra silice, di un colore lievemente più scuro rispetto al taglio, seghettato in alcuni punti per l’usura. Archaya stessa provvede alla massima efficacia delle sue armi, verificando ogni volta possibile che esse siano perfettamente taglienti, affilandole personalmente usando pietre diamantate che le permettono l’eccellenza nell’affondo. Trattandosi di lame curve, la loro forza non sta tanto nella violenza quanto nella precisione del guerriero. In questo caso, l’ex assassina, grazie alla sua maturata esperienza, è in grado di colpire accuratamente e sfruttare al massimo le peculiarità delle sue due daghe con cui, generalmente, non colpisce di punta ma fende direttamente di taglio, cercando quindi non l’ingente quantità di danni ma l’immediata eliminazione del nemico e la ferita profonda.


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    Corpo55±0+0±055
    Essenza35±25+0±060
    Mente60±0+10±070
    Velocità60±30+0±090
    Destrezza45±25+0±070
    Concentrazione45±20+0±065



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    Plan E: Existence
    In quanto Giudice del Deep Dive, Archaya conosce presente e passato dell’avversario che ha di fronte. Tale sapere e conoscenza le permettono di instaurare una relazione di simil-complicità con l’esaminando, assicurandole l’effetto sorpresa portando il dialogo o la provocazione su un argomento o un evento del suo background. Al contrario delle prerogative della Voce, divinità indiscussa del mondo onirico, la rossa ovviamente non può conoscere niente del carattere e di ciò che sta pensando il suo avversario.
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    Plan T: Taunt
    La bellezza è un dei tanti fattori che, fondamentalmente, rendono Archaya difficile da digerire al primo impatto. La voce calda e sensuale, le curve morbide del suo corpo e le movenze accattivanti sono in grado di scatenare nell’avversario, sia esso uomo o donna, vecchio o bambino, un forte senso di attrazione fisica che costringerà chi le sta intorno a chiedersi se sia davvero necessario attaccare rischiando magari di rovinare un così bel corpo. In un certo senso, la figura della rossa instillerà una punta di desiderio carnale, invitando (ovviamente non costringendo) il nemico a mettere al secondo posto un eventuale desiderio di scontro e battaglia dando così la precedenza agli appetiti fisici: le labbra, talmente perfette da sembrare disegnate, reclameranno baci e la pelle cerulea invoglierà chiunque a sfiorare il corpo di Archaya. Ovviamente l’influenza della tecnica sull’avversario dovrà essere coerente con il suo carattere e il suo modo d’essere. (Passiva Psionica Normale)

    Plan S: Silence
    Archaya era un’assassina. Nessuno potrà mai dubitare di ciò. È praticamente (e relativamente) impossibile accorgersi del suo arrivo, a meno che lei non voglia rendere manifesta la sua presenza. Quando corre, cammina, si sposta il suo corpo non emette alcun rumore: nessun fruscio delle vesti, nessun suono proviene dai suoi passi, malgrado abbia ai piedi stivali con i tacchi; è inudibile addirittura il tintinnio metallico delle sue armi, delle cerniere e delle placche protettive. Le foglie secche non scricchiolano sotto i suoi piedi, il ghiaccio non si crepa, non si inclina e non mugola sotto il suo peso. Leggera come una piuma, silenziosa e dal passo felpato come un gatto. (Passiva Normale)

    Plan F: Feeling
    In quanto assassina, Archaya ha sviluppato anche una certa forma di preveggenza e di sesto senso, dovuto anche al parametro concentrazione, che le permette di accorgersi da quale direzione arrivino gli attacchi, in qualsiasi condizione, che brilli il sole o sia calata la notte, che l’avversario sia silenzioso alle sue spalle o manifesto di fronte a lei. Ciò vale in realtà per qualsiasi tipo di evento, si tratti esso di una tecnica, di un’abilità o anche di qualcosa non inerente al combattimento per pura continuità narrativa, fornendo quindi ad Archaya una visione di insieme: tale capacità sarà limitata ad una circonferenza di sette metri di raggio intorno alla giovane., fuori dalla quale le percezioni saranno quelle di un comune essere umano. (Passiva Normale)


    E anche io ho avuto la mia dose di problemi, namely la sessione autunnale di esami, che finalmente mi sono lasciato alle spalle! Da qui in poi si va dritti filati!
     
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    Il sogno si travolse, divenendo un incubo. Tina non se l'aspettava che anche in quel mondo particolare avrebbe avuto problemi al di fuori delle sue solite sbadataggini. Eppure aveva di fronte a sé la più bella delle dame, come ogni sogno del primo bacio che ci si aspetti, che però roteava pugnali letali tra le dita. C'era sempre quel dubbio però, che quello non fosse solo un sogno, una sensazione sottopelle che era impossibile da spiegare o comprendere. La castana si limitò a tremare impaurita, non venendo mai messa di fronte a un simile pericolo, anche perché come avrebbe potuto, essendo appena partita per la sua avventura?
    Per di più lei era disarmata, indifesa, una fanciulla che non era partita con il presupposto di combattere. Lei non era una guerriera, non si sarebbe mai macchiata le mani di sangue, era solo una giovane avventuriera che voleva esplorare e scoprire. Imparare cose nuove, come tecnologie più avanzate oppure culture differenti, non la guerra. Non comprendeva nemmeno il discorso di Archaya, quello riguardo l'essere una serva del Deep Dive con una certa responsabilità, l'obbligo di testare la sua forza da guerriera che non era. Quel luogo quindi si chiamava Deep Dive? Tina si segnò il nome, ma in quel momento non gli diede peso, ma se sarebbe riemerso in futuro sapeva di cosa si parlava (forse).
    -M-ma io...-
    Tentennava ancora, non ci credeva che ora doveva combattere contro colei che le rubò addirittura il primo bacio, se così si poteva definire. Era però seria, la intimava a prendere con serietà quel duello e di farne tesoro, che in futuro le sarebbe di certo servito per diventare una guerriera quando il pericolo sarebbe giunto. Apprezzava la rassicurazione che persino la rossa affermava che quel mondo, quel momento, era tutta un'illusione che con il giungere del mattino con probabilità sarebbe scomparso. Fare esperienza nel combattere però... le veniva difficile, anche solo l'idea di farlo. Quantomeno era comprensibile il discorso di seguire le sue emozioni, ascoltarle, farsi guidare da esse. In quel momento sentiva urla di paura e disperazione, perché non voleva combattere.
    Rapida come una saetta cremisi, la donna si lanciò su di lei, brandendo quel pugnale affilato. La paura bloccò sul posto Tina, che non tremava più ma solo perché era giunta a un livello tale di non riuscire a fare nemmeno ciò. Il tempo le parve scorrere in modo lento, una sua impressione ovvio, così come nessun rumore se non il battito del suo cuore che, in modo strano, la rassicurava. Prendeva bei respiri profondi, si concentrava, cercava di domare quella paura e di accantonarla nell'angolo perché non aveva bisogno di essa al momento, ma di coraggio e determinazione.
    -Reagisci!-
    -Perdicibacco!-
    Per istinto l'elfa alzò le braccia verso la direzione da cui giungeva l'attacco, come uno scudo. Come se avesse udito un richiamo, la sua arma si materializzò tra le sue mani, apparendo anch'egli nel sogno, pronto a incassare il pugnale e proteggere la sua padrona. Era come se avesse sentito il pericolo della ragazza e fosse giunto a salvarla. Era anche il fatto che, consapevole di dover imbracciare quella sfida, lo aveva chiamato a sé. Urlò dalla paura, quella non svaniva mai, avendo pure chiuso gli occhi, dunque non si sarebbe nemmeno accorta si aver parato con il fucile, oppure di esser colpita in caso di difesa fallita.
    Riaprì gli occhi con calma, spalancandole nel vedere il pugnale di Archaya bloccata dal suo fucile, oppure il sangue che le usciva dalla spalla ferita in base all'esito. Era davvero lei quella che osò chiamare quel fucile? Riconosceva la sua paura, il suo cuore, ma percepiva una parte di sé che non conosceva, ma proprio come aveva affermato la rossa avrebbe imparato a comprendere. Una voce, la sua, che risuonava nella mente come una coscienza che la spingeva a seguire le sue emozioni e l'istinto di sopravvivenza, così come quella di avventura. Perché non c'è avventura, senza quel piccolo sapore amarognolo del pericolo.
    -E ora... colpisci!-
    Sempre seguendo quella parte di sé che ancora doveva comprendere sarebbe partita all'attacco, sia che la parata ebbe effetto o meno. Nel caso la parata aveva avuto successo, si sarebbe limitata a ruotare le braccia in modo da colpire il viso della rossa con il calce del fucile, essendole addosso. Se invece venne ferita da quel fendente la sua azione sarebbe stata ruotare il fucile in modo da puntarle addosso la canna e sparare a corta distanza e in modo non proprio preciso uno sparo nella zona addominale della ragazza. Se voleva combattere, allora un duello avrebbe avuto.




    Statistiche
    Stato Fisico: Illeso (Al momento)
    Stato Mentale: Spaventata ma concentrata
    Statistiche:
    • Corpo: 30
    • Essenza : 60
    • Mente: 30
    • Concentrazione: 60
    • Destrezza: 60
    • Velocità: 60
    Equip: Liberté - Un fucile di precisione di media lunghezza che Tina tiene a tracolla dietro la propria schiena. Si tratta di un fucile di precisione che può sparare colpi singoli ogni turno, dalla potenza di un'arma da fuoco normale che genera proiettili di entità magica non letali o perforanti. Essa punta più sulla precisione che la potenza, e data le sue dimensioni medie Tina può usarlo anche senza mirare da sdraiata come fosse una pistola nel caso di attacchi ravvicinati da parte del nemico, in quel caso, in base al tempo delle azioni, può sparare due proiettili. Lunghezza 70cm.





    Ora ho bisogno che tu mi segua. Come già spiegato ad Alex, ho trovato difficile la comprensione del regolamento: potrei essere io idiota oppure non abituato alle statistiche in questo modo, ma vorrei che tu mi dia una mano a prenderne confidenza. Dunque, io ho scritto una parata condizionale e ho comunque strutturato il post negli eventi che essa riesce o meno. Vorrei sapere se così facendo va bene, oppure se dovevo pararlo per il semplice fatto che suppongo essa può avvenire e sia una mossa leale, anche se preferirei comunque lasciare sempre il condizionale anche per parate e schivate future. Perché il regolamento non dice di usare il condizionale, solo di fare ciò che si crede leale, in supporto poi alle statistiche che dovrebbero determinare se uno può effettivamente schivare o parare. Il che è sensato in un PvP (dove dunque non c'è un Master che regola lo scontro, ma che semplicemente farà una valutazione finale) ma allo stesso tempo da molto spazio a sbagliare. Quindi se puoi darmi una mano ad adattarmi (sempre se ciò sarà possibile) al regolamento e a come funziona il combattimento te ne sarei grato e spero di riuscire ad assimilarlo.
    Inoltre ho messo le statistiche in questo modo: va bene? Dimenticato qualcosa? Devo ogni volta copia-incollarlo tutto? Devo mettere le abilità passive anche se non le sto effettivamente utilizzando o non hanno utilizzo? Grazie e scusa se rompo.
     
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  12. misterious detective
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    Il sorriso apparve con naturalezza sul volto di Archaya. Nei lunghi minuti che aveva trascorso in compagnia della sua esaminanda, la Giudice aveva osservato bene ogni sfaccettatura della ragazza che i suoi poteri e la sua esperienza potevano fornirle: aveva osservato il suo passato, aveva dedotto sommariamente le sue capacità, aveva pianificato almeno le prime fasi di quello scontro così che, almeno per una volta, non dovesse trovarsi a subire i moniti della Voce e riuscisse invece a divertirsi almeno un po'.
    Il pugnale dell'assassina si fermò con un'esplosione di scintille dorate contro il corpo del fucile, il metallo affrontò altro metallo e ne fu respinto: Archaya ghignò soddisfatta, udendo lo stridio delle armi come il gong che decretava l'inizio del vero scontro.
    La mercenaria scosse appena il capo, spingendo dietro di lei i folti capelli scarlatti, affinché nulla potesse distrarla: nemmeno in battaglia avrebbe rinunciato alla sua femminilità, non si sarebbe liberata di quella che era la sua arma più potente, tuttavia in quel momento essa non era ciò di cui ella mirava a fare uso. Portò indietro il piede sinistro e piegò le ginocchia, strinse appena gli occhi che si concentrarono su Tina, sul movimento delle sue mani, sull'ondeggiare della sua arma. Vide il fucile mulinare all'altezza della sua testa come un bastone da combattimento, il calcio mirava alla sua tempia: Archaya si molleggiò sulle gambe, calando prima di subire il corpo: china sotto alla traiettoria dell'attacco, la Giudice si sarebbe spinta in avanti, i pugnali capovolti e la lama che puntava verso l'interno, e avrebbe sferrato un pugno caricato al plesso celiaco di Tina, per lasciarla al contempo senza fiato e toglierle stabilità. Si sarebbe gettata quindi addosso a lei nel tentativo di atterrarla e bloccarla a terra, a cavalcioni sopra di lei.
    -Non ti chiedevo poi tanto, visto?- le avrebbe sibilato maliziosa nel frattempo, mantenendo un tono che fosse appena udibile al di sopra dei suoni sordi e stridenti del combattimento: non c'erano rabbia né disperazione nella sua voce, soltanto una punta sadica dello stesso divertimento che prova un gatto a giocare con il topo. Dalle sue parole e dal modo che aveva di reagire, infatti, non era difficile per Archaya comprendere quale fosse la vera natura della sua rivale: Tina non cercava il combattimento, non mirava alla gloria sul campo di battaglia fuori da quel mondo. Per quel motivo, fin dall'inizio aveva capito che, forse, auspicare ad un combattimento soddisfacente sarebbe stata una speranza fin troppo rosea.
    Mentre una voce distante le suggeriva di restare concentrata sul combattimento, la sua mente si perse per un solo istante a rimembrare gli scontri passati: non erano molti i casi in cui il suo avversario fosse stato alla sua altezza, ancora meno il numero di sconfitte che aveva subito. Per i suoi esaminandi andava bene così, perché il loro vero nemico non era lei quanto loro stessi; Archaya, invece, aveva dovuto abituarsi a quella prospettiva, per quanto difficile fosse stato. Tormentare la sua vittima, spingerla oltre i suoi limiti in un disperato tentativo di resistenza per poi schiacciarla di nuovo con dolcezza era il piccolo piacere immediatamente migliore dopo ciò che non poteva avere. E anche se, forse, Tina vedeva le cose in modo diverso, più profondo, l'assassina non si sentiva per niente in colpa: il suo cuore, se la forma che aveva assunto vivendo nel Deep Dive ne aveva uno, si era già indurito troppo per consentirle di perdersi in simili sentimentalismi: che la ragazzina riuscisse a tirare fuori o meno degli insegnamenti da quelle loro vicende, ad Archaya non importava davvero. Se ne sarebbe preoccupata fino al momento in cui la giovane non se ne fosse andata da davanti ai suoi occhi, e allora l'avrebbe cominciata a dimenticare, esattamente com'era stato per tutti coloro venuti prima di lei.




    l3h


    Status Fisico: ottimale.

    Status Psicologico: divertita all'idea di "giocare" con Tina e presa dalla battaglia.
    MP: 100%

    Equipaggiamento: Gale e Emery: Si tratta di una coppia di armi bianche perfettamente identiche, dalla manicatura in metallo piatta e lunga all’incirca dieci centimetri, larga poco meno della lama stessa. La guardia è dritta e fasciata di stoffa per evitare alla stessa assassina di ferirsi nell’utilizzo, permettendole anche una migliore stretta sull’impugnatura, anch'essa coperta. La lama, ovviamente a doppio taglio, lunga cinquanta centimetri, presenta una venatura istoriata di pietra silice, di un colore lievemente più scuro rispetto al taglio, seghettato in alcuni punti per l’usura. Archaya stessa provvede alla massima efficacia delle sue armi, verificando ogni volta possibile che esse siano perfettamente taglienti, affilandole personalmente usando pietre diamantate che le permettono l’eccellenza nell’affondo. Trattandosi di lame curve, la loro forza non sta tanto nella violenza quanto nella precisione del guerriero. In questo caso, l’ex assassina, grazie alla sua maturata esperienza, è in grado di colpire accuratamente e sfruttare al massimo le peculiarità delle sue due daghe con cui, generalmente, non colpisce di punta ma fende direttamente di taglio, cercando quindi non l’ingente quantità di danni ma l’immediata eliminazione del nemico e la ferita profonda.


    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo55±0+0±055
    Essenza35±25+0±060
    Mente60±0+10±070
    Velocità60±30+0±090
    Destrezza45±25+0±070
    Concentrazione45±20+0±065



    ABILITÁ


    --------------------------------------------




    Plan T: Taunt
    La bellezza è un dei tanti fattori che, fondamentalmente, rendono Archaya difficile da digerire al primo impatto. La voce calda e sensuale, le curve morbide del suo corpo e le movenze accattivanti sono in grado di scatenare nell’avversario, sia esso uomo o donna, vecchio o bambino, un forte senso di attrazione fisica che costringerà chi le sta intorno a chiedersi se sia davvero necessario attaccare rischiando magari di rovinare un così bel corpo. In un certo senso, la figura della rossa instillerà una punta di desiderio carnale, invitando (ovviamente non costringendo) il nemico a mettere al secondo posto un eventuale desiderio di scontro e battaglia dando così la precedenza agli appetiti fisici: le labbra, talmente perfette da sembrare disegnate, reclameranno baci e la pelle cerulea invoglierà chiunque a sfiorare il corpo di Archaya. Ovviamente l’influenza della tecnica sull’avversario dovrà essere coerente con il suo carattere e il suo modo d’essere. (Passiva Psionica Normale)

    Plan S: Silence
    Archaya era un’assassina. Nessuno potrà mai dubitare di ciò. È praticamente (e relativamente) impossibile accorgersi del suo arrivo, a meno che lei non voglia rendere manifesta la sua presenza. Quando corre, cammina, si sposta il suo corpo non emette alcun rumore: nessun fruscio delle vesti, nessun suono proviene dai suoi passi, malgrado abbia ai piedi stivali con i tacchi; è inudibile addirittura il tintinnio metallico delle sue armi, delle cerniere e delle placche protettive. Le foglie secche non scricchiolano sotto i suoi piedi, il ghiaccio non si crepa, non si inclina e non mugola sotto il suo peso. Leggera come una piuma, silenziosa e dal passo felpato come un gatto. (Passiva Normale)

    Plan F: Feeling
    In quanto assassina, Archaya ha sviluppato anche una certa forma di preveggenza e di sesto senso, dovuto anche al parametro concentrazione, che le permette di accorgersi da quale direzione arrivino gli attacchi, in qualsiasi condizione, che brilli il sole o sia calata la notte, che l’avversario sia silenzioso alle sue spalle o manifesto di fronte a lei. Ciò vale in realtà per qualsiasi tipo di evento, si tratti esso di una tecnica, di un’abilità o anche di qualcosa non inerente al combattimento per pura continuità narrativa, fornendo quindi ad Archaya una visione di insieme: tale capacità sarà limitata ad una circonferenza di sette metri di raggio intorno alla giovane., fuori dalla quale le percezioni saranno quelle di un comune essere umano. (Passiva Normale)


    Allora, per rispondere ai tuoi dubbi: le azioni di difesa non vanno MAI riportate al condizionale, anche solo per una ragione di logica: se l'attaccante portasse l'attacco al condizionale e, al tempo stesso, anche la risposta lo fosse, si finirebbe in uno stallo nel quale non si può mai sapere se un attacco sia andato a segno o meno e quale sia la situazione finale. A parte questo, comunque, è sempre chi difende a decidere l'esito di un'azione rifacendosi a quello che, per logica, il giocatore crede sia possibile che il suo personaggio riesca a schivare/evitare o meno: istanze di powerplay o errori nel valutare una conseguenza (o nel rappresentarla. Esempio: un pg che, pur avendo una ferita profonda ad una gamba, piroetta come se niente fosse) viene poi valutata a fine quest se l'errore non è grave o determinante ai fini della battaglia, altrimenti è possibile che un moderatore infligga autoconclusivamente un danno al giocatore che ha fatto agire il proprio pg come un dio sceso in terra salvandolo da situazioni che lo avrebbero visto subire danni o, in casi particolarmente gravi, è possibile che il suddetto moderatore inviti l'utente a rifare la parte di combattimento (anche se non credo questo sia tuttora mai capitato). Queste sono comunque finezze che, per ora, non ti serve considerare: come dicevo, ricordati solo che sei tu a valutare e confermare cosa ti colpisce e cosa no. E nella malaugurata ipotesi che, in fase di valutazione, ci siano dei disaccordi su cosa sia stato leale e cosa no, ricorda che puoi e anzi è giusto che tu faccia presente ad un moderatore esterno che risolva la disputa.

    Non sono sicuro di essere stato chiaro, i doni della sintesi e della chiarezza non sono mai stati il mio punto forte ma, per ogni cosa, puoi contattarmi in privato (se lo usi, eventualmente ci si può sentire anche tramite Skype).


    Ah, e per quanto riguarda lo specchietto a fine post... La regola di base è che si postino stato fisico, stato psicologico (importanti per tenere conto dei danni fisicie dai danni mentali inflitti da tecniche psioniche/illusorie), la quantità di MP restante e le tecniche utilizzate durante il turno (o che erano ancora attive, se utilizzate in un turno precedente). Tutto il resto è facoltativo, anche se in genere è molto apprezzato aggiungere almeno le Abilità Passive che sono entrate in gioco/che sono da considerare in quel turno e, magari, un riassunto a fine di tutto delle azioni compiute in combattimento ^^
     
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    Tutto ciò che poteva fare era lasciarsi guidare dall'istinto, perché di guerriero non possedeva nulla. Non aveva ricevuto nessun addestramento, non possedeva l'indole bellica che di norma giaceva in ogni persona, era una ragazzina nel corpo e nello spirito. Anche la persona più buona di solito possedeva un lato oscuro, quella macchia che se ne stava nel suo angolo e che usciva solo sotto certe condizioni, mostrando lati come la rabbia, la voglia di sfogarsi a pugni, a combattere come dei selvaggi. Non per Tina, lei quella macchia non lo aveva ancora trovato, non si era mai fatto vivo, e nemmeno in quel momento si stava esprimendo.
    La ragazza agì solo d'istinto e facendo il possibile. Il fucile roteò rapido verso il volto di Archaya che schivò, facile, essendo una donna allenata a quel tipo di cose. Era rapida e fugace, un fulmine scarlatto per davvero, riuscendo non solo a evitare un colpo improvviso e dato di potenza, ma anche ad agire e prevalere. China, allungò il braccio verso lo sterno della ragazza, prendendola senza fatica e difficoltà all'addome con una precisione quasi metodica, come se sapesse dove voleva andare a colpire.
    Tina non era pronta a livello mentale allo scontro. In altre condizioni, se era lucida e focalizzata, era probabile che con la sua agilità poteva magari opporsi all'offensiva, ma non era quello il momento. Non stava seguendo il combattimento, si muoveva in base a quello che succedeva, non pensava a prevedere le mosse avversarie e replicare in modo consono. Barcollò indietro di un passo, portando la mancina con istinto verso la zona lesa, sentendo l'enorme dolore e strabuzzando gli occhi per il respiro che per qualche secondo si era spezzato. Non contenta, la rossa si gettò di peso sulla ragazza, facendola cadere a terra in malo modo.
    Tina sbatté la schiena in modo lieve, ma il danno maggiore fu alla nuca, attenuato solo dai dread. Chiuse gli occhi, gemendo di dolore, senza nemmeno accorgersi che Archaya le era addosso e la bloccava, impedendole di rialzarsi. In una vera battaglia Tina era morta, anche perché non stava reagendo nell'immediato, ma si prendeva con calma il suo tempo. Teneva gli occhi chiusi mentre lasciava che il dolore scorresse e l'abbandonasse, aprendoli poi per vedere la rossa seduta su di lei, in modo così imbarazzante, specie dopo il bacio. La cosa fece un po' arrossire Tina, sentendo di come non chiedeva poi così tanto.
    -Ho visto, non è stato poi così difficile... ehi, aspetta, te volevi uccidermi! Gaaaah! Togliti di dossooooo!-
    Con naturalezza la mora le rispose pure, come fosse una chiacchierata tra amiche. Era contenta che Archaya era in un certo senso compiaciuta del suo reagire, e lei stessa ammise che metter mano all'arma e agire non fu difficile, anzi, era anche un filo piacevole. Solo mentre parlava si rese conto che non doveva parlarle, era una nemica, aveva provato a ucciderla. Una mente sveglia avrebbe dedotto che era solo un allenamento, quel colpo all'addome era neutro e quasi misero, potendo mirare a un attacco letale e immediato.
    Presa dal panico incitò Archaya a togliersi di dosso. Chiuse gli occhi e come una bambina iniziò a ondeggiare le braccia con i pugni chiusi, menando una raffica di colpi non tanto potenti o mirati verso la rossa, nella zona del petto. Era proprio come una bambina che litigava con il fratellone, menando pugni e colpendo con la parte inferiore della mano, urlandole di togliersi di dosso. Era comico, considerato che aveva il fucile proprio lì accanto a terra, ma pur consapevole che lei aveva provato a "ucciderla" non era così sanguinolenta ma pacifica nei modi.




    Statistiche
    Stato Fisico: Botta pesante zona addominale / Botta lieve schiena e nuca. 90% circa vitalità.
    Stato Mentale: Bambinesca e scontenta
    Azioni: Pugni con la parte inferiore della mano sul petto di Archaya (Gomu Gomu no Gatling Tina Child Punch!)
    Note: Vediamo se ho dunque capito bene. Mi confonde comunque il concetto che bisogna leali, ma allo stesso tempo valutare le statistiche dei vari personaggi.
     
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  14. misterious detective
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    Nulla andava secondo quanto Archaya si aspettava. La Giudice aveva pianificato le sue mosse, per una volta aveva deciso di tentare di concentrarsi sul suo dovere senza che dovessero richiamarla all'attenzione, eppure non riusciva a trovare il controllo sul flusso di quell'incontro: la situazione le appariva intrigante e fastidiosa al tempo stesso, Tina si stava mostrando diversa da chiunque si fosse mai presentato al suo cospetto prima e, nonostante la competitività intrinseca della donna mettesse a dura prova la sua pazienza, vedere qualcuno che non solo eludeva le sue previsioni ma sembrava persino prendersi gioco di esse la divertiva. Tina l'avrebbe combattuta, avrebbe mostrato tutto ciò di cui era capace, che ciò le piacesse o meno: perché Archaya aveva ancora molte armi da mostrare, un arsenale che aveva, in un modo o nell'altro, acceso la miccia di ogni suo esaminando. Parole, azioni, allusioni, intimidazioni, ognuno aveva un punto debole, un appiglio su cui fare presa; Archaya stessa ne aveva e la prima cosa che aveva imparato, nella sua vita prima del Deep Dive, era di tenersele ben strette, celate dentro di sé.
    “È solo una questione di tempo.” si disse. “L'unico dubbio è quanto in profondità ci sia da scavare.”
    I poteri che aveva acquisito in quella dimensione la aiutavano da sempre nei suoi scopi, conoscere i segreti e i ricordi che il cuore dei suoi esaminandi celava equivaleva ad averli in pugno. Già sapeva su cosa far leva per vedere Tina reagire con qualcosa di più di qualche innocente buffetto.
    -Togliti di dosso!- gridò la ragazza esagitata, menando i suoi pugni in maniera svampita verso di lei. La Giudice piegò appena l'angolo delle labbra in un sorriso ambiguo, lasciò che i colpetti innocui tamburellassero contro il suo petto per un po', quando all'improvviso decise di bloccarli con i palmi aperti, le lame strette tra pollice ed indice con la parte tagliente rivolta verso se stessa, così da non rischiare di ferirla in maniera tanto sciocca. A quel punto, avrebbe tentato di stringere le mani ed afferrarla per i polsi, tenendola completamente sotto il suo controllo.
    -La tua resistenza è tutta qui? Potrei davvero tagliarti la gola e tornarmene a casa?- commentò con modi annoiati, un pesante sospirò sfuggì al suo naso diretto verso la giovane sotto di lei. -Beh, suppongo che la mela non possa cadere troppo lontana dall'albero, dopotutto: con vermi come padre e mentore, non posso stupirmi che tu non sia poi molto meglio. Inetta, oltre che stupida, quasi quasi ti faccio i miei complimenti.-
    Avrebbe allora lasciato andare le sue mani, le avrebbe dato un'ultima occasione per difendersi o, ancora meglio, per contrattaccare: dal canto suo, Archaya non sarebbe rimasta a guardare. La Giudice aveva gettato l'amo e, non poteva negarlo, si era divertita nel farlo, tuttavia aveva esaurito il tempo da dedicare ad un pesce che non si decideva ad abboccare: in amore come in guerra, dopotutto, il mare ne è pieno. L'assassina avrebbe roteato i pugnali, li avrebbe impugnati al contrario, lama brillante verso il basso pronta a colpire. Guardia alzata, pronta a reagire in caso l'ira avesse avuto il sopravvento su Tina, ma altresì determinata a colpire: un ultimo secondo di grazia, forse due, poi la donna avrebbe colpito, rapida e letale, un taglio netto diretto alla gola della sua vittima, là dove aveva annunciato poco prima che avrebbe colpito.




    l3h


    Status Fisico: ottimale.

    Status Psicologico: prova un pelo di irritazione per la "reticenza" di Tina a non mettere seriamente mano alle armi, ma divertita all'idea di spingerla a quel punto.
    MP: 100%

    Equipaggiamento: Gale e Emery: Si tratta di una coppia di armi bianche perfettamente identiche, dalla manicatura in metallo piatta e lunga all’incirca dieci centimetri, larga poco meno della lama stessa. La guardia è dritta e fasciata di stoffa per evitare alla stessa assassina di ferirsi nell’utilizzo, permettendole anche una migliore stretta sull’impugnatura, anch'essa coperta. La lama, ovviamente a doppio taglio, lunga cinquanta centimetri, presenta una venatura istoriata di pietra silice, di un colore lievemente più scuro rispetto al taglio, seghettato in alcuni punti per l’usura. Archaya stessa provvede alla massima efficacia delle sue armi, verificando ogni volta possibile che esse siano perfettamente taglienti, affilandole personalmente usando pietre diamantate che le permettono l’eccellenza nell’affondo. Trattandosi di lame curve, la loro forza non sta tanto nella violenza quanto nella precisione del guerriero. In questo caso, l’ex assassina, grazie alla sua maturata esperienza, è in grado di colpire accuratamente e sfruttare al massimo le peculiarità delle sue due daghe con cui, generalmente, non colpisce di punta ma fende direttamente di taglio, cercando quindi non l’ingente quantità di danni ma l’immediata eliminazione del nemico e la ferita profonda.


    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo55±0+0±055
    Essenza35±25+0±060
    Mente60±0+10±070
    Velocità60±30+0±090
    Destrezza45±25+0±070
    Concentrazione45±20+0±065



    ABILITÁ


    --------------------------------------------




    Plan T: Taunt
    La bellezza è un dei tanti fattori che, fondamentalmente, rendono Archaya difficile da digerire al primo impatto. La voce calda e sensuale, le curve morbide del suo corpo e le movenze accattivanti sono in grado di scatenare nell’avversario, sia esso uomo o donna, vecchio o bambino, un forte senso di attrazione fisica che costringerà chi le sta intorno a chiedersi se sia davvero necessario attaccare rischiando magari di rovinare un così bel corpo. In un certo senso, la figura della rossa instillerà una punta di desiderio carnale, invitando (ovviamente non costringendo) il nemico a mettere al secondo posto un eventuale desiderio di scontro e battaglia dando così la precedenza agli appetiti fisici: le labbra, talmente perfette da sembrare disegnate, reclameranno baci e la pelle cerulea invoglierà chiunque a sfiorare il corpo di Archaya. Ovviamente l’influenza della tecnica sull’avversario dovrà essere coerente con il suo carattere e il suo modo d’essere. (Passiva Psionica Normale)

    Plan S: Silence
    Archaya era un’assassina. Nessuno potrà mai dubitare di ciò. È praticamente (e relativamente) impossibile accorgersi del suo arrivo, a meno che lei non voglia rendere manifesta la sua presenza. Quando corre, cammina, si sposta il suo corpo non emette alcun rumore: nessun fruscio delle vesti, nessun suono proviene dai suoi passi, malgrado abbia ai piedi stivali con i tacchi; è inudibile addirittura il tintinnio metallico delle sue armi, delle cerniere e delle placche protettive. Le foglie secche non scricchiolano sotto i suoi piedi, il ghiaccio non si crepa, non si inclina e non mugola sotto il suo peso. Leggera come una piuma, silenziosa e dal passo felpato come un gatto. (Passiva Normale)

    Plan F: Feeling
    In quanto assassina, Archaya ha sviluppato anche una certa forma di preveggenza e di sesto senso, dovuto anche al parametro concentrazione, che le permette di accorgersi da quale direzione arrivino gli attacchi, in qualsiasi condizione, che brilli il sole o sia calata la notte, che l’avversario sia silenzioso alle sue spalle o manifesto di fronte a lei. Ciò vale in realtà per qualsiasi tipo di evento, si tratti esso di una tecnica, di un’abilità o anche di qualcosa non inerente al combattimento per pura continuità narrativa, fornendo quindi ad Archaya una visione di insieme: tale capacità sarà limitata ad una circonferenza di sette metri di raggio intorno alla giovane., fuori dalla quale le percezioni saranno quelle di un comune essere umano. (Passiva Normale)



    Non saprei come provare a spiegartelo meglio, spero che ruolare possa aiutare più di quanto non siano riuscite a fare le mie parole, eventualmente ci si può consultare ulteriormente anche nei topic appositi con tutti gli altri moderatori disponibili a rispondere per ulteriori incertezze xD
     
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    Era come aspettarsi che un pesce rosso uscisse dalla sua boccia e incominciasse ad arrampicarsi sugli alberi come una scimmia. Per motivi misteriosi Archaya desiderava far uscire una guerriera da Tina, qualcuno che reagisse e combattesse con una grinta focosa e colma di determinazione. Perché? La ragazza incominciò a tirare i pugni contro la rossa, che ignorava qualsiasi danno e rideva divertiva nel vedere la bambina che caratterizzava il suo animo. E nel mentre, l'elfa si chiedeva che cosa avesse mangiato di avariato per sognare una donna che voleva tentare alla sua vita e trasformarla in una combattente che non era.
    Riaprì di scatto gli occhi quando sentì le fredde, morbide ma possenti mani di Archaya stringersi attorno ai suoi pugni. Reggevano ancora i pugnali in maniera non minacciosa, limitandosi solo a tenerla ferma, in modo che potessero riprendere una discussione amichevole e logica. La rossa divenne di nuovo provocatoria, chiedendosi se era davvero tutto quello che Tina aveva da offrire, parlando di tagliare la gola e andarsene a casa.
    -Beh, se vuoi andare a casa senza tagliarmi la gola, per me va bene-
    Un comportamento anormale quello di Tina, che in faccia alla morte invece di reagire come un leone preferiva chiedere con toni spaventati ma cordiali ad Archaya di andarsene a casa tranquilla. Sapeva però, se aveva conosciuto bene quella donna che le stava addosso, che l'avrebbe derisa, si sarebbe fatto una risata e proceduto a tagliarle la gola. La mora non sapeva proprio come reagire, non aveva quell'imput, però sembrava fosse costretta se non voleva morire, ma c'era qualcosa che forse avrebbe confuso la rossa, oltre che delusa.
    -A dire il vero mio padre è un marinaio che viaggia per oceano, e il mio mentore è un tipo fantastico! Mi ha insegnato tante di quelle cose, sai che me la sono costruita da sola la gummiship?-
    Le provocazioni di norma attingono al dubbio, anche minuscolo e quasi insignificante come un granello di polvere, delle persone alle parole di chi le pronuncia. Una persona molto scettica del suo corpo rimane colpita nel sentire giudizi sul suo aspetto, proprio perché non ha nulla di concreto in maniera assoluta. Archaya aveva dato dei vermi a suo padre e al suo mentore, ma Tina non aveva dubbi su di loro a causa della sua natura ingenua: lei li vedeva come eroi e tali rimanevano in qualsiasi condizione. Era anche una di quelle persone che piuttosto che urlare "non è vero!" direbbe "sono brave persone, vuoi che te li presento?".
    Anche se Tina si era tranquillizzata nel non essere morta subito, provando a essere di nuovo socievole per un istante, lo scontro proseguiva. Archaya mollò le mani di Tina e fece vedere in modo chiaro e ovvio quale sarebbe stato il suo prossimo passo, ovvero tagliarle la gola, come affermato. No, non le sarebbe stato permesso con così tanta facilità. Per istinto, nel vedere le mani avvicinarsi, Tina allungò le sue per afferrare la rossa ai polsi e bloccare l'azione. Anche riuscendoci, non avrebbe pareggiato per sempre la sua forza, infatti le sue braccia tremavano sotto il peso della spinta che la donna esercitava.
    -Io... non... voglio... morire...-
    Per lo sforzo che esercitava nel trattenere le mani di Archaya l'elfa parlava con fatica, ma quantomeno reagì. Sollevò la gamba per dare una forte ginocchiata alla schiena della rossa, una delle poche e uniche soluzioni che poteva adottare. Se mai la donna non cedeva, le avrebbe continuato a dare altre ginocchiate, fino a quando non si sarebbe arresa, o quantomeno indebolita. Infatti Tina sperava che il dolore l'avrebbe indebolita nella spinta, permettendo a lei si alzarsi col busto e magari allontanarla. Tanto valeva provare, perché come detto, se doveva morire l'avrebbe fatto quantomeno rendendolo difficile.

    Statistiche
    Stato Fisico: Botta pesante zona addominale / Botta lieve schiena e nuca. 90% circa vitalità.
    Stato Mentale: Intimorita ma serena con se stessa
    Azioni: Ginocchiata/e alla schiena + spinta in avanti per liberarsi
    Note: "A-Archaya s-senpai, plz be g-gentle"
     
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18 replies since 23/6/2016, 17:27   300 views
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