Fenna

Quest Survival

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    Your smile, fragments and gentle voice have disappeared to the moon

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    Fenna


    Teso, la schiena rigida contro lo schienale della sedia continuava ad ascoltare Sariel con attenzione. Lentamente, un punto alla volta, il discorso del secondo seggio proseguiva, passando per gli orari di pattuglia e i nuovi sviluppi sul fronte del conflitto con Ordine e Organizzazione, giungendo infine a un rapporto su come stavano proseguendo i lavori di ristrutturazione di Radiant Garden e della Città di Mezzo.
    Cercando di non farsi notare dalla mora, Ingwe spostò lo sguardo sugli altri membri. Nivis, Wilhelm, Alion, Devon: non importava quale degli altri membri osservasse, erano tutti interessati, tutti attenti. Tutti tranne Renn. Renn che continuava a lisciarsi capelli e controllarsi le maniche del cappotto senza apparentemente ascoltare nemmeno una parola di quello che Sariel stava dicendo. Con un movimento lento del collo, quasi senza rendersene conto, continuò a voltare il capo verso la castana, in un certo senso stupito, incapace di decidere se dovesse ammirarla per la più totale mancanza di paura nei confronti della vice in comando, o biasimarla per quel comportamento.
    Un colpo di tosse richiamò la sua attenzione sulla voce del secondo seggio. Con uno scatto si voltò di nuovo verso la donna, distogliendo lo sguardo da Renn, solo per essere trafitto sul posto da un'occhiata glaciale e severa. Leggermente intimorito, con fare colpevole abbassò il capo e strinse le labbra, mentre contorceva le dita sotto il tavolo. Fu solo quando arrivò la risata trattenuta a stento di Nivis e camuffata all'ultimo secondo con un colpo di tosse che si concesse di alleggerire la tensione dei muscoli.
    «Infine,» riprese Sariel con tono austero. «Renn.»
    «Sì, capo!» Con uno scatto e improvvisamente sull'attenti, la castana alzò la testa, abbandonando lo scrupoloso controllo delle proprie unghie che aveva condotto fino a qualche istante prima. «Riguardo la missione di localizzazione e chiusura della serratura che ti era stata assegnata per domani,» proseguì imperturbabile l'altra, «abbiamo deciso che ti accompagnerà Ingwe.»
    Sentendo il proprio nome venire chiamato, il giovane tornò a posare lo sguardo sulla donna.
    «Ingwe,» si rivolse a lui Sariel. «per i dettagli ti spiegherà tutto Renn.»
    Con un sorriso mesto e incerto a piegare le labbra, Ingwe si voltò verso Renn, ricevendone uno ben più solare e allegro in cambio.
    «Nessuna obiezione?» Chiese a entrambi la vice in comando senza aspettarsi alcuna replica.

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    Cercando di trattenere lo sbadiglio, Ingwe coprì la bocca col dorso della destra mentre proseguiva verso l'uscita del castello. Con un cenno del capo oltrepassò le due guardie di turno ai lati del portone, uscendo finalmente sul belvedere. Lontane, in basso, le luci del borgo sembravano tante piccole stelle, le strade vuote. Il silenzio era quasi surreale: tutto era immobile, tutto dormiva tranquillo. Uno sbuffo stanco accompagnò i suoi movimenti mentre si issava e si sedeva sul muretto della terrazza.
    Era in anticipo. Continuando a osservare la volta celeste e la città si arrese all'idea che avrebbe dovuto aspettare un po'. Non che potesse fare granché al riguardo. L'ansia e i preparativi per quella missione gli avevano reso estremamente difficile addormentarsi, solo per riempire il suo sonno di incubi una volta chiusi gli occhi. Non si trattava di una novità, certo, e sapeva che era normale dopo tutto quello che era accaduto. Peccato che ciò non gli impedisse di essere comunque scocciato e infastidito dal fatto, sopratutto in una situazione simile in cui necessitava di tutte le ore di riposo possibili.
    Di nuovo soffocò uno sbadiglio, mentre nella sua mente si formulava la preghiera che quella missione finisse velocemente e senza intoppi, in modo da poter tornare il prima possibile al suo letto. Fosse stato anche così esausto da non riuscire a sognare, allora sarebbe stato perfetto.
    «È una fortuna che Pistacchio mi svegli tutte le mattine alle tre, perché vuole le coccole o deve fare i suoi bisogni. Non sono l'unica mattiniera vedo.»
    Con mormorio soffocato, Renn annunciò la sua presenza alle sue spalle. Con passo calmo, la custode lo raggiunse, sedendosi accanto a lui sul muretto.
    «Buongiorno, Ingwe!» Esclamò allegra a un volume decisamente troppo elevato considerata l'ora.
    «'Giorno, Renn.» Rispose Ingwe con tono decisamente più contenuto, nascondendo la bocca dietro all'ennesimo sbadiglio.
    «Vieni,» Riprese l'altra. «ti offro la colazione. Senza zucchero non si parte!»
    «Uh?» Preso contropiede, il ragazzo esitò un istante. «No, no, grazie, ma non ce n'è bisogno: di solito nemmeno la faccio.»
    «ERESIA.»
    Ingwe sobbalzò quando l'urlo gli trapanò le orecchie. Indeciso su come reagire, si concesse soltanto un verso dubbioso e di scuse.
    «Adesso tu» Un indice venne puntato nella sua direzione. «vieni con me» L'indice si spostò verso Renn. «e andiamo a mangiare. Altrimenti tu» L'indice tornò a minacciarlo di nuovo. «te ne resti a casa.»
    Per un istante il desiderio di poter tornare subito nel suo letto caldo lo tentò. Poi si ricordò che la ragazza non lo avrebbe comunque lasciato andare così facilmente e che probabilmente Sariel lo avrebbe punito o quantomeno rimproverato per quella mancanza di professionalità e senso del dovere. Rassegnandosi definitivamente, Ingwe sospirò, nascondendo un sorriso.
    «Ok, ok, afferrato il concetto.» Con un grugnito si issò sulle braccia, scavalcando con le gambe l'orlo del muretto e posando i piedi sulla pavimentazione del belvedere.
    «Cosa mi offri, quindi?»
    «Quello che ti pare! Io voglio qualcosa con tanta schiuma e tanto zucchero, e tu magari pensi che io stia scherzando ma quel cane corre, la mattina, e per quanto sia una palla di ciccia e di pelo va veloce. Conta come sport!»
    Trattenendo una risata, Ingwe seguì Renn per le scale, scendendo verso il borgo.
    «Onestamente non lo avrei mai detto.» Commentò. «Diciamo che a prima vista non sembra di sicuro un lampo. Anche se è adorabile.»
    «Eh,» sospirò Renn. «è proprio perché è adorabile, che è grasso. Devi vedere come mi guarda quando gli riempio la ciotola solo fino a metà...»
    «Gioca sporco, allora.» Sorrise. «Approfitta del fatto che è adorabile per soddisfare la propria ingordigia. Mi piace. Ahahahah.»
    «Poi quando provo ad impuntarmi e mi dico "no Renn, oggi fai la padrona modello", lui mi guarda, mi abbaia, uggiola e mi fa venire i sensi di colpa. Maledetto cane.»
    Senza poterla trattenere, una risata uscì dalla gola di Ingwe, echeggiando contro le pareti di pietra azzurra del crepaccio.
    «Che poi, piccola domanda: come l'hai preso?»
    «Vuoi la storia che racconto quando mi annoio, la storia vera o la storia vera ma più tragica?»
    «Hmm,» Fece finta di starci pensando sopra per un attimo. «La vera, dai.»
    «Tra momenti belli e momenti brutti, mi sono detta che adottare un cucciolo sarebbe stata la cosa per me. Non ero ancora a Radiant Garden eh. Insomma, in mezzo ad altre sei bestioline pelose come lui, Pistacchio mi ha fatto la pipì su uno stivale e ha cominciato a mordermi e a tirarmi il mantello. Preso. All'istante.»
    «Capito.» Momenti belli e momenti brutti… Gli sembrava impossibile a vederla così che Renn avesse mai potuto aver avuto un momento infelice nella sua vita. Per un istante rimase in silenzio, riflettendo. Rapido si riprese, scacciando i pensieri negativi e la malinconia senza senso. «Beh, direi che ha fatto sin da subito la sua bella figura.» Aggiunse con un sorriso. «Che poi, ma dove lo tieni quando non stai a casa come oggi? Lo lasci andare sulla terrazza?»
    «Pistacchio è una bestiolina educata,» Riprese l'altra, alzando un indice a mezz'aria. «Quando non ci sono io... di solito dorme. Per, tipo, quindici ore al giorno. Può andare dove vuole a patto che non sporchi e non disturbi. Ma di solito dorme.»
    La mente tornò all'immagine di Pistacchio che faceva la pipì sullo stivale di Renn.
    «Non lo metto in dubbio.»
    Proseguirono così per qualche minuto, parlando del più e del meno, degli appartamenti del Comitato e dei posti migliori che conoscevano dove fare la spesa a Radiant Garden. Ingwe si trovò ad ammettere che Renn era utilissima riguardo queste cose. Conosceva praticamente tutto e tutti e sapeva dove andare per trovare la frutta o il pesce fresco. Più volte il Custode si appuntò mentalmente le bancarelle del mercato e i suggerimenti che la ragazza gli offriva. Passarono così alcuni minuti, raramente interrotti da un passante o qualche uomo di ritorno da una notte troppo lunga di baldoria, durante i quali dalla gola si ritrovarono a camminare nel dedalo di viuzze, piazzette e vicoli che era il borgo. Ogni tanto un odore, il profumo del pane e delle paste inebriava l'aria della mattina, unendosi al profumo dei fiori e a quello più umido trasportato dal vento fresco. L'aria era tiepida e si stava bene fuori: passeggiare era gradevole. Più di una volta la coppia si ritrovò a camminare vicino a edifici in ricostruzione o macerie accumulate in un angolo della strada, residui, ferite ancora visibili della guerra. Era inevitabile, era passato troppo poco e, nonostante la magia e gli sforzi degli abitanti i miracoli erano impossibili.
    Si erano messi in marcia da circa una decina di minuti quando arrivarono alla pasticceria che Renn aveva accennato. Nonostante l'ora, le luci erano già accese e i clienti potevano già entrare nel locale, una stanza di dimensioni modeste, calda, occupata da pochi stretti e rotondi tavolini in metallo, le pareti tappezzate da scaffali e vetrinette su cui sarebbero stati posati il pane e le paste appena sfornate. Il tintinnare di una campana posta sopra la porta annunciò il loro arrivo, mentre un uomo anziano, magro come un fuscello, li accoglieva da dietro il bancone.
    «Renn! Di buon'ora come sempre! Solito?»
    «Solito, più cioccolata stavolta però, e mi rubo anche un biscotto.»
    L'anziano ridacchiò e, accompagnato da Renn, spostò lo sguardo su Ingwe, ancora impegnato a scrutare tra i dolci in vetrina, indeciso su cosa scegliere.
    «Esprimi un desiderio, Ingwe, il portafoglio che se ne occuperà è il mio.»
    Stringendo le labbra, il Custode osservò per un secondo l'altra con fare colpevole. Sapeva che era inutile tentare di contrattare con Renn, ma non poteva fare a meno di sentirsi comunque in colpa. Si sarebbe sdebitato offrendole qualcosa la volta dopo.
    Di nuovo concentrato, scrutò le paste, osservando ognuna con fare attento, ispezionando con gli occhi ogni fetta di torta, ogni dolce e croissant. Fu solo dopo un eterno minuto che si decise per un bignè al pistacchio e una cioccolata calda anche lui.
    Un sorrisetto sarcastico si dipinse sul volto di Renn.
    «Uno che non fa mai colazione, dici tu.»
    Ricambiando con una smorfia di imbarazzo, Ingwe si grattò la nuca.
    «Beh, quando ancora ero abituato a farla non mi trattenevo molto. Vedilo come uno scorcio del passato di Ingwe.» Replicò con una velata nota di sarcasmo.
    «"Scorcio del passato di Ingwe", poesia alle quattro del mattino, un estratto.» Lo prese in giro Renn.
    Senza offendersi, Ingwe rise. «Eh, lo so: avrei dovuto deporre la spada per la penna tanto tempo fa.»
    «Talento sprecato.» Concordò lei.
    Di nuovo il ragazzo ridacchiò, mentre si sedeva a un tavolo assieme a Renn.

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    «Comunque, tralasciando le mie pessime battute delle quattro di notte e tornando seri,» Riprese, «cosa mi sai dire della missione di oggi? Nel senso, dobbiamo trovare la serratura, ok, ma come dobbiamo comportarci, abbiamo un codice o un regolamento? Il mondo in cui andremo sa di noi o no?»
    Pensandoci sopra un secondo con sguardo serio, Renn inzuppò il cornetto nella cioccolata.
    «In ordine: serratura da chiudere, si, no. Spesso io faccio finta di niente, quando arrivo in un mondo nuovo e faccio "la vacanziera" e compro souvenir. Nah scherzo.» Ingwe annuì in assenso, accennando un sorriso mentre portava la tazza alle labbra. «Meno sa di noi la gente, meglio è.»
    Per un istante calò il silenzio, mentre il ragazzo rifletteva sull'affermazione dell'altra.
    «Come mai?» Chiese mentre sbocconcellava il bignè. «Si tratta del keyblade? O dell'esistenza di altri mondi? So che un tempo ogni mondo era separato da barriere invisibili che impedivano ai chi non fosse un Custode di viaggiare tra essi...» Ancora adesso ciò che era successo secoli prima, la distruzione del vecchio universo, lo spettro della guerra dei keyblade gravava sui Custodi?
    «Ordini dall'alto che non ho intenzione di mettere in discussione,» Brontolò Renn, corrucciata. «Limitiamoci a fare i paladini nell'ombra, gli eroi non riconosciuti.»
    Appena più cupo di prima, continuando a mangiare, Ingwe annuì.
    «Capito.» Per qualche istante si sentì solo il masticare delle mascelle, unico suono, oltre alla melodia mormorata del proprietario, in quel silenzio improvvisamente pesante.
    «Quindi...» Tentò di riprendere Ingwe. «Sai qualcosa di questo mondo, oppure andiamo alla cieca?[/color]»
    «È un posto carino,» Commentò con leggera noncuranza. «un po' di acqua, un po' di ponti, un po' di cielo, un po' di gente. Vedrai che sarà una cosa facile.»
    Rassicurato, Ingwe sorrise, addentando di nuovo la colazione.
    «Lo spero proprio. Passeremo inosservati anche se vestiti così?» Chiese, accennando al suo mantello, al cappotto di Renn e al loro abbigliamento in generale.
    «Ma sì, di cosa ti preoccupi? Stiamo andando in un posticino, non farti troppe paranoie, andrà tutto bene! E comunque sai difenderti, se proprio dovesse succedere qualcosa. Mal che vada, ci sono io. Una martellata sui denti risolve ogni problema.»
    «Anche se spero non si arrivi a tanto, sì, hai ragione.» Disse più sereno, nonostante comunque il sottile velo d'ansia continuasse a pesare sul suo petto. Veloce, imitò Renn, bevendo gli ultimi sorsi della cioccolata e addentando i resti del bignè.
    Dietro la ragazza, oltre la vetrina il cielo stava iniziando a rischiararsi e le persone a camminare e muoversi, pronte a un'altra giornata di lavoro. Poco alla volta altri clienti erano entrati durante la loro colazione, accompagnati da uno scampanellio e un caldo benvenuto da parte del proprietario. Bastarono pochi minuti prima che l'aria del locale si riempisse del chiacchiericcio delle persone e dell'odore del caffè fresco e della cioccolata e del latte caldi.
    «Hmm...» Stringendo le palpebre a due fessure, il giovane osservò le strade e l'aurora. «Forse è meglio che andiamo. Pronta?»
    «Da prima che tu aprissi gli occhi stamattina,» Ridacchiò la ragazza. «Dai, andiamo.»
    Lo stridere di sedie accompagnò il loro movimento. Un sorriso, un cenno della mano verso il proprietario e uscirono.
    Pochi passi e due svolte dopo, sbucarono in una via isolata, priva di passanti. Veloce, Renn spostò una mano in avanti. Rispondendo alla sua chiamata la Luce si condensò di fronte ai Custodi, squarciando lo spazio e aprendo un varco verso la loro destinazione.

    Di sicuro da rileggere, ma farò dopo, per ora mi accontento di postare.


     
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