Sanctuary

Quest privata per il Keyblade

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  1. Xisil
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    Tra le storie che mi ha raccontato, mi ha colpito quella di un misterioso oggetto a forma di chiave chiamato Keyblade che si dice nasconda un enorme potere. Il possessore del Keyblade si tramanda nella leggenda come colui che ha salvato i mondi... ma anche di colui che li ha portati nel caos.



    Col passere del tempo aveva semplicemente smesso di cercare. Giorno dopo giorno non aveva fatto altro che biasimarsi per quello che era successo, per tutto quello che non era stata in grado di fare, ma il tempo, si sa, guarisce tutte le ferite. Le piaghe nel cuore di Xisil avevano già cominciato lentamente a rimarginarsi, senza che lei riuscisse davvero a rendersene conto. Una nuova casa, amici di cui aver cura, un nuovo mondo, un nuovo scopo nella vita che iniziava ad offuscare i resti di quella precedente: ricominciare forse non era così difficile come poteva sembrare, né tanto deprecabile, e un giorno dopo l’altro persino il senso di colpa aveva smesso di bussare alla sua porta. Tutti sulla stessa barca, forse più una zattera lanciata in un mare in burrasca, ma tanto era bastato per rimanere a galla. Persino l’ombra del maestro aveva allentato la sua presa, la malinconica nostalgia della sua presenza era divenuto un dolce ricordo del passato, una presenza costante ma dimessa, un calore nel suo petto e nulla di più.
    Poi, un giorno, Shinan era tornata da lei, come un messaggero inconsapevole di un passato lasciato in sospeso. Era tornata indietro portando per lei qualcosa che la giovane donna aveva perso di vista, come si fosse prodigata a raggiungerla da un mondo lontano per ridarle qualcosa che Xisil aveva lasciato involontariamente cadere lungo la strada.
    Non appena lo vide, non appena parlò con il Cuore dei Keyblade nel giardino fiorito, ella capì. Capì di aver seppellito nel profondo del suo cuore tanto i suoi demoni quanto le sue luci, quegli ideali e quelle ambizioni che così a lungo aveva decantato senza realmente operarsi per portarle a compimento.
    Non appena lo vide, ella ricordò: "Ci rivedremo presto, Xisil, alla fine di questo viaggio.". Aveva giurato che non avrebbe permesso che altri subissero il suo stesso destino, aveva promesso che nulla l’avrebbe distolta dal reclamare quell’onore strappato dal suo corpo a tradimento.
    Quanto ancora avrebbe atteso prima di domandarsi perché ancora non era pronta?

    I giardini sembravano abbandonati ormai da tempo immemore. L’erba aveva cominciato a crescere selvatica e incontrollata, alta come il manto di una prateria, sovrastando i sentieri, mentre piante rampicanti avevano scavato le loro personali vie attraverso la pietra, inghiottendo tavoli e panche di freddo ed eroso marmo. Da quella vasta terrazza fra le montagne spazzata dal vento una terra irta di pendici ricoperte dalla fitta vegetazione si estendeva a vista d’occhio, e un palazzo diroccato poco più in là pareva incastonato fra di esse, aggrappato alle cime affusolate da spesse catene annerite dalle intemperie come se ormai facesse affidamento solo su quei sostegni per non precipitare nelle valli al di sotto. Un vuoto silenzio aleggiava sospeso in quella vastità sconfinata, malinconico, come se la vita stessa fosse fuggita da quell’angolo incontaminato di paradiso, che ora attendeva soltanto di essere calpestato di nuovo. Il primo mezzo in partenza dal Castello Disney doveva consegnare materiale da costruzione e rifornimenti per coloro che prima di lei avevano raggiunto quel mondo disabitato. Coloro che per primi avevano deciso di tornare a casa, alla fine del loro viaggio. Qualcosa le suggeriva che, forse, stava cominciando a fare un passo avanti. Xisil imboccò il sentiero che tagliava lungo il fianco della montagna, meditando in silenzio.

    Lo stretto sentiero si aprì in uno spiazzo ancora più ampio del primo, un secondo giardino in apparenza, e calando di quota persino il silenzio parve aprirsi ad una moltitudine di suoni: il gorgoglio di una cascata, il fruscio dell’erba, il suono delle risate. Ai margini di un limpido laghetto un giovane dai capelli biondi e scompigliati giocava fra gli schizzi d’acqua con una giovane donna dai capelli azzurri; i due ridevano spensierati mentre con le mani sollevavano piccole onde e spruzzi che catturavano i raggi del sole prima di infrangersi increspando la superficie della pozza. D’un tratto i giochi si interruppero, le acque si placarono e calò di nuovo il silenzio. Per pochi istanti lo sguardo di Xisil, rimasta in disparte, cercò e incrociò quello della donna: vide il suo sorriso più naturale e spontaneo affievolirsi senza spegnersi del tutto, lasciando sulle sue labbra un’espressione composta eppure rilassata e cordiale. La fanciulla dai capelli azzurri si chinò verso l’amico, posandogli una mano sulla spalla, sussurrò poche parole al suo orecchio. Il ragazzino si alzò, sollevò lo sguardo a sua volta verso la sconosciuta: Xisil vide i suoi grandi occhi blu scrutare al limitare del parco e piantarsi dritti nei suoi per pochi secondi, poi egli annuì e se ne andò, lasciando la sconosciuta sola con la sua amica. La donna lo seguì mentre si allontanava, immobile, le mani giunte in grembo, apprensiva; la guerriera chinò il capo, paziente e al tempo stesso sentendosi colpevole all’idea di aver costretto i due a dividersi anche solo per quel poco tempo che sperava la donna le avrebbe concesso.

    “E' un piacere rivederti, Xisil.” Disse Aqua voltandosi infine verso di lei, facendole segno con un gesto della mano di avvicinarsi. L’espressione sul suo viso pareva sincera quanto le sue parole. “Sono felice di poterlo fare, questa volta, in un momento di pace.” Non ricordava di averla mai vista così serena prima di allora.
    Xisil avanzò obbediente, il passo deciso e la schiena dritta di un soldato convocato a rapporto dal proprio superiore. Si prodigò in un inchino più profondo del solito, prendendosi tutto il tempo necessario perché quel gesto fosse degno del rispetto che provava per la donna. "Maestra...." Disse fra le ciocche scomposte riversatesi davanti al suo viso.
    “Ti prego, rialzati!” Sentì il tono della sua voce farsi concitato. Rialzò lo sguardo e vide il volto di Aqua avvampare per l’imbarazzo, i palmi protesi verso di lei quasi ad implorarla e a domandarle perdono al tempo stesso. “Sono solo Maestra di una scuola che non esiste più da anni, non merito simili formalità.” Sospirò, ricomponendosi. Xisil notò che quella giovane Keyblader era cambiata, Aqua non era più la stessa Guardiana che aveva visto tornare indietro dal reame delle tenebre. Era una donna, era un essere umano, fragile e vulnerabile, proprio come lei.
    "Spero la mia presenza non interferisca con il vostro meritato riposo". Provò a mitigare il suo tono ossequioso con un sorriso amichevole, ma quello fu il meglio che riuscì a fare. Si trovò a distogliere lo sguardo dagli occhi cristallini della Guardiana, aggiustandosi i capelli con un rapido gesto della mano.
    “Non preoccuparti, gli amici sono sempre ben accolti. Questo è un mondo enorme per solo me e Ven, dopotutto.”. Ven, pensò, doveva essere quello il nome del ragazzino dagli occhi blu. Il nome le suonò familiare: doveva essere lui la persona che Aqua aveva fatto di tutto per portare in salvo, persino fuggire contro gli ordini espliciti del Re.
    "A tal proposito, Maestra... che posto è questo?"
    Aqua si guardò attorno per un momento, il suo sorriso si fece dolce e malinconico, lo sguardo perso in ricordi di cui la guerriera non faceva parte. “Questo posto è conosciuto come la Terra di Partenza. Un mondo sul crocevia tra il Regno della Luce e quello dell'Oscurità, così che possa vegliare sul loro equilibrio.”
    La sua voce morì fra le sue labbra, il bagliore nei suoi occhi si offuscò, la sua serenità si incrinò. “E' il luogo dove mi sono allenata... assieme ai miei compagni per diventare Maestra del Keyblade.”
    "È un posto magnifico..." provò a mostrarle comprensione con un sorriso empatico, un tentativo come un altro per rimanere ancorata al presente. Keyblade… Keyblade la sua concentrazione veniva sempre più assorbita da quel pensiero come un’ossessione nefasta: nemmeno quel potere era servito a proteggerli? O era stato proprio quello il seme primigenio delle loro discordie?
    "Rimetterete in funzione la scuola?" Una domanda cortese, la prima che le era venuta in mente, una qualunque in attesa del momento più opportuno per parlare del vero motivo per qui era giunta in visita. Attese ancora e ancora, aggiustando nervosa i ciuffi ribelli sulla fronte.
    Aqua si soffermò a pensare, massaggiandosi il mento con le dita sottili della mano. “Sai, in realtà non avevo mai pensato alla possibilità, prima.” Bene, finalmente una domanda intelligente, “Durante la mia assenza è nato un nuovo ordine, una nuova scuola di Custodi e, con essi, minacce e nemici di cui conosco a malapena la natura. Quello che mi è stato insegnato non so quanto valore possa avere ormai, né so se ci sia qualcuno che sia interessato ad imparare.”
    La Maestra si interruppe ancora, poi d’un tratto una sommessa risata, amarezza e rimpianto. “Un Maestro avrebbe il compito di reclutare allievi che possano ereditare il suo titolo, ma chissà: dopo tutte le disgrazie che questo nome ha causato, forse sarebbe meglio che trovasse la sua fine con me.”
    "Disgrazie legate al titolo... o legate al Keyblade?" Servì più coraggio di quanto avrebbe immaginato per pronunciare quelle parole. L’occhio azzurro saettò dall’erba alle montagne, al palazzo e di nuovo agli occhi della guardiana, come se nulla fosse. Poi parlò, tirò fuori quel dubbio che la assillava ormai da giorni, e per un solo istante nel bel mezzo della tensione sentì quel macigno levarsi dal suo petto. E ancora altra ansia, l’attesa di una reazione, di un giudizio di quella donna così simile a lei in apparenza eppure così superiore nella realtà dei fatti, questo ciò che restava al di sotto di quel peso gravoso.
    Aqua chiuse gli occhi, dandole la forza di fissare lo sguardo nuovamente in quel suo viso perlaceo. La donna aggrottò le sopracciglia, i suoi pensieri si fecero sostanza fra le pieghe del suo volto. Fissando i suoi lineamenti asciutti e severi Xisil si domandava se Aqua avesse capito ciò che passava per la sua testa. Certo era che una domanda del genere poteva suonare ambigua persino per una donna come lei.
    “L'invidia per uno stupido titolo è stata la spinta che ha fatto cadere un mio caro amico nell'Oscurità.”
    La Maestra riaprì gli occhi, li fissò con serietà su di lei. Un tuffo al cuore, la testa leggera, il gelo e il vuoto sotto i suoi piedi, pronti ad accoglierla. Chissà cosa avrebbe pensato di lei, di quelle sue gravi accuse… Stupida o impudente, entrambe le possibilità la ferivano profondamente.
    “Quando ci penso, non posso fare a meno di chiedermi a cosa serva davvero... essere "maestri".”
    Contrariamente a quanto di sarebbe attesa, Aqua non aveva capito. Avrebbe reso tutto più facile, se solo la guardiana avesse colto il significato delle sue parole. Il fatto stesso che non capisse significava che nella sua mente un’idea simile a quella non era mai balenata nemmeno per un solo istante. Xisil sospirò, volse il capo, fissò l’orizzonte: al contrario di lei, Aqua non pensava affatto che fosse proprio quell’arma il catalizzatore di ogni pericolo, la lanterna che attirava le tenebre come un nugolo di falene. Che avesse letto in lei il germe del dubbio, che avesse deciso soltanto di non volerla aiutare, dicendole di non essere all’altezza solamente per farla desistere dal coinvolgerla in qualcosa di più grande persino di lei? Il titolo, l’amico perduto nelle tenebre… Forse la stava soltanto implorando di lasciarla vivere in pace, una volta per tutte.
    "Mi dispiace..." Xisil scosse la testa sconsolata, guardandola nuovamente negli occhi. "E mi dispiace di avervi costretto a riesumare il vostro passato... ma ho bisogno di voi, Maestra, del vostro sapere e della vostra guida".
    Chiedere aiuto non era poi così facile come inizialmente aveva pensato. Dover dipendere dall’aiuto di qualcuno significava dover ammettere la propria sconfitta, per quanto non definitiva. Chiedere aiuto ad Aqua voleva dire ammettere che la pace di cui credeva di essersi circondata era soltanto una dolce illusione, e che tutti quei sogni, quelle ambizioni e quelle paure che XIsil si era lasciata alle spalle erano ancora lì, in attesa dietro di lei, trascinandosi come un’ombra e penetrando la sua nuca con i loro sguardi vigili e severi.
    “No, ti prego, non preoccuparti. Sono io a dovermi scusare per averti delusa.” Aqua abbassò lo sguardo e portò le mani al petto, come se in quel gesto raccolto cercasse di fare appello al suo stesso cuore perché le desse la forza di superare anche quell’ennesima prova.
    “Andiamo al palazzo, allora. Faremmo meglio a discutere là.”





    Edited by Xisil - 26/5/2017, 22:59
     
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  2. misterious detective
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    -Dai Ven, smettila!- lo ammonì la donna, ma nel farlo si chinò a sua volta sulla polla e, mani a conca, schizzò l'acqua contro l'amico.
    Gli spruzzi solleticavano giocose la sua pelle ed ella rideva come non ricordava di aver fatto da molto, troppo tempo. Chiuse gli occhi, sollevò un'altra onda senza curarsi di dove avrebbe colpito e continuò a ridere per tutto il tempo. Forse Ventus aveva pianificato quello scherzo fin dall'inizio, forse era quella la ragione per cui le aveva chiesto di unirsi a lei nella passeggiata attorno a quelle strade che per la Maestra era ormai un'abitudine; quale che fosse la ragione, in ogni caso, ad Aqua non importava poi tanto. Finché poteva ridere, correre, giocare assieme a Ven, non aveva bisogno di farsi altre domande.
    Il ragazzo le diresse qualche parola di sfida, ma un getto lo colpì al viso, riempiendoli d'acqua la bocca, e quello cadde all'indietro con fare fin troppo teatrale, rialzandosi dopo un istante con un sorriso ancora più largo di quello che la stessa donna sfoggiava. Il sole li osservava dall'alto, amorevole come un padre, operoso nel tentare di asciugarli anche durante la più piccola tregua che i due si concedevano.
    Fu in quel momento che, mentre passava una mano tra i capelli turchesi con un sospiro compiaciuto, si accorse che lo sguardo di Ven vagava oltre di lei, verso qualcosa alle sue spalle. Aqua si voltò con placida curiosità, risalì lungo il sentiero in mattoncini che abbracciava l'anfratto e lì, in piedi titubante, riconobbe un volto che non si sarebbe mai aspettata di rivedere in quel momento: un solo occhio celeste che balzava da lei a Ventus senza trovare pace, la gonna chiara che fluttuava nel dolce vento, le braccia adagiate ai fianchi del corsetto nero.
    Scivolando silenziosa sull'acqua che le cingeva le ginocchia, la Custode sfiorò il suo amico e gli accarezzò dolcemente la spalla sinistra. -Ven, torna al palazzo ora, io ti raggiungo tra poco.- gli diede una leggera pacca sulla schiena e sorrise rassicurante, il ragazzo aggrottò la fronte come in riflessione, ma comprese subito l'invito della Maestra: annuì e, salutandola con un gesto della mano, si allontanò ripercorrendo la strada lungo la quale, poco prima, l'aveva accompagnata.
    La donna si schiarì la voce e, inspirando l'aria fresca che sapeva di erba, si voltò di nuovo a guardare l'ospite; le sorrise e, con un gesto ossequioso della mano, la invitò ad avvicinarsi. Portò allora le mani al grembo, in attesa, mentre la sua conoscente si avvicinava con passi silenziosi, quasi temesse di creare ulteriore disturbo.
    -È un piacere rivederti, Xisil.- la salutò educatamente, soffermandosi un solo istante sul nome della visitatrice, che riuscì a richiamare alla memoria con uno sforzo contenuto. La scrutò da capo a piedi, osservando il suo portamento, la sua espressione. La donna dura, ricettacolo di ferite, che l'aveva tratta in salvo dal Regno Dell'Oscurità pareva un'entità completamente diversa: in quel momento, Aqua riusciva a scorgere di fronte a sé solo una ragazza identica a lei, e di questo era molto grata. -Sono felice di poterlo fare, questa volta, in un momento di pace.-
    Xisil si mostrò impeccabile: si portò di fronte a lei con un passo marziale e schiena dritta, si fermò solo per esibire un inchino rispettoso, lungo e basso. La Maestra riuscì solo a guardare confusa, batté le palpebre più volte mentre le sue guance avvampavano, ma non riuscì a proferire parola finché la guerriera non si fu fermata, piegata riverente di fronte a lei.
    -Maestra...- mormorò la donna con una riverenza tale da farla sentire quasi a disagio.
    -Ti prego, rialzati!- la invitò la Custode con agitazione, piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli occhi dallo stesso piano e con i palmi rivolti verso di lei. -Sono solo Maestra di una scuola che non esiste più da anni, non merito simili formalità.-
    Alzò gli occhi verso il sole che pareva bruciare sopra di loro più forte di prima, indugiò sul panorama dei picchi, degli alberi, delle cascate che le circondavano. Era tornato tutto come un tempo, ma era anche tutto così diverso...
    Con un sospiro, Aqua si rialzò in piedi e attese immobile che Xisil facesse lo stesso; le donò un leggero sorriso appena la vide accettare il suo invito.
    -Spero che la mia presenza non interferisca con il vostro meritato riposo.- continuò la donna, mostrando ancora riverenza. La Custode piegò appena il capo e sorrise, divertita dall'uso oculato di parole. Aveva trascorso più di dieci anni in solitudine, anche volendo non sarebbe mai stata capace di rifiutare qualsiasi compagnia e Xisil, in particolare, era una sorpresa più che piacevole.
    -Non preoccuparti, gli amici sono sempre ben accolti. Questo è un mondo enorme per solo me e Ven, dopotutto.- la rassicurò sorridendo, muovendo lentamente qualche passo fuori dall'acqua. Xisil si perse per qualche istante nei propri pensieri e le si mise quindi accanto, imitando quasi la sua andatura.
    -A tal proposito, Maestra...- un sottile brivido le percorse il collo a sentirsi chiamare ancora con quel nome, ma rimase in silenzioso ascolto. -Che posto è questo?-
    La donna chiuse gli occhi, immagini lontane apparvero di fronte a lei, immagini di un cielo diverso, buio e trapuntato di stelle. Vide se stessa e due ragazzi, vide i giorni più felici della sua vita, una nostalgia asfissiante strinse con artigli arrugginiti il suo cuore.
    -Questo posto è conosciuto come la Terra di Partenza.- spiegò, forzando appena un sorriso credibile. -Un mondo sul crocevia tra il Regno della Luce e quello dell'Oscurità, così che possa vegliare sul loro equilibrio.- si morse quindi il labbro, strinse i pugni nascondendoli dietro la sua schiena e, sforzandosi di far uscire la voce dalla sua gola: -È il luogo dove mi sono allenata... assieme ai miei compagni, per diventare Maestra del Keyblade.-
    Intuendo forse le cicatrici ancora in fiamme dentro di lei, Xisil parlò ancora, suggerendole come le loro battaglie fossero state importanti, come pezzo dopo pezzo le immagini dei suoi ricordi sarebbero tornate reali. -È un posto magnifico...- mormorò la guerriera e, con un sorriso tinto appena da un'ombra mesta, Aqua non poté che concordare.
    Qualche uccellino cinguettò, balzando da un ramo ad un altro, il vento aveva ormai asciugato le sue gambe. Come il sussurro di un uomo che le invitava al silenzio, lo scrosciare della cascata divorò per un breve istante ogni altro suono, ma alla fine Xisil parlò ancora: -Rimetterete in funzione la scuola?-
    Gli occhi di Aqua si ingrandirono, ma l'unica cosa che riuscivano a vedere era la ragazza di fronte a lei. Batté le palpebre confusa, ripeté quelle parole dentro di sé e, prima ancora di soffermarsi a ponderare una risposta, sorse in lei un'altra domanda: perché le era stato chiesto qualcosa di simile?
    La Maestra portò pollice ed indice a sorreggere il mento, corrugò la fronte mentre induriva la presa, invitandosi a riflettere. -Sai, in realtà non avevo mai pensato alla possibilità prima.- ammise, forzando fuori dalla sua gola un tono severo e sicuro. Alzò il capo, affrontò lo sguardo curioso e attento della ragazza In quel suo unico occhio color del cielo Aqua lesse aspettative, lesse ammirazione; un sorriso mesto fu l'unica risposta che riuscì a darle, mentre il suo cuore veniva schiacciato dalla consapevolezza .che tutta quell'ammirazione non era certo meritata. -Durante la mia assenza è nato un nuovo ordine, una nuova scuola di Custodi.- spiegò, la mano destra disegnò un piccolo arco nell'aria, come ad indicare quella stella, lontana nel cielo, chiamata Radiant Garden. -E, con essi, minacce e nemici di cui conosco a malapena la natura. Quello che mi è stato insegnato... non so quanto valore possa avere ormai, né so se ci sia qualcuno che sia interessato ad imparare.- Chiuse gli occhi, sfiorò il vuoto di fronte a sé con le dita, percependo nel nulla l'elsa dell'arma che aveva brandito per anni e anni. Il suo corpo fremeva, ricordava ancora ogni movimento, ogni gesto che aveva ripetuto nel tempo per apprendere l'arte del Keyblade. Ricordavi gli anni passati al castello con Terra e Ven, ricordava le speranze, i sogni, gli obiettivi di una vita diversa, distante. Erano tutti ricordi sbiaditi, di cui non comprendeva più l'importanza.
    -Un maestro avrebbe il compito di reclutare allievi che possano ereditare il suo titolo.- concluse, abbassando di nuovo il braccio lungo il fianco, arresa alla realtà. -Ma chissà: dopo tutte le disgrazie che questo nome ha causato, forse sarebbe meglio che trovasse la sua fine con me.-
    Ci fu solo un istante di silenzio, un istante che Aqua passò a commiserarsi. Xisil, tuttavia, non si mostrò soddisfatta, ancora insistette con le domande, la affrontò brandendo una volontà d'acciaio: -Disgrazie legate al titolo... o legate al Keyblade?-
    Ancora una volta, Aqua dovete prendere fiato, cercare le parole dentro di sé. Quella della guerriera era una domanda semplice, un mistero la cui chiave possedeva da tempo; ammetterlo, tuttavia, non era altrettanto facile. Concluse senza un minimo dubbio: -L'invidia per uno stupido titolo è stata la spinta che ha fatto cadere un mio caro amico nell'Oscurità.-
    La Maestra fissò Xisil con occhi distaccati, il cui tremore era quasi impercettibile. Studiò il volto della ragazza, per capire cosa pensasse della risposta, cosa pensasse di lei.
    “Avrei dovuto fare di più per lui. Avrei dovuto capire, essere meno egocentrica.” lo pensava ogni istante, lo ripeteva a se stessa ogni istante, perché era l'unico errore che non poteva perdonarsi.
    Si schiarì appena la voce, deglutendo spinse di nuovo in fondo a sé l'odio che provava verso la sua debolezza. Tuttavia, in un sospiro, gli ultimi resti di quel sentimento sfuggirono alle sue labbra: -Quando ci penso, non posso fare a meno di chiedermi a cosa serva davvero essere “maestri”.-
    Fece lunghi, lenti respiri. Espanse i suoi sensi, accolse i profumi ed i suoni di quella mattina, perse se stessa nel mondo attorno a lei. Sospirando, ritrovò la tranquillità, ritrovò l'orgoglio e la gioia di essere ciò che era, di essere giunta fino a lì. La sua casa esisteva di nuovo, Ven la aspettava nella sua stanza. Un giorno, seppur incapace di cancellare le sue colpe, avrebbe potuto chiedere scusa; doveva credere in questo.
    -Mi dispiace...- mormorò Xisil, lottando con se stessa per mantenere il contatto visivo. Aqua le sorrise debolmente ed alzò appena le spalle, come per dire che non c'era più molto da fare. -E mi dispiace di avervi costretto a riesumare il vostro passato... ma ho bisogno di voi, Maestra, del vostro sapere e della vostra guida.-
    Aqua arrossì appena, soffocò un verso imbarazzato, simile ad una risatina, e chinò appena il capo, l'indice destro alzato ad accarezzarsi la guancia. -No, ti prego, non preoccuparti. Sono io a dovermi scusare per averti delusa.- Inspirò gonfiando il petto, unì le mani all'altezza del cuore, strinse forte per darsi coraggio. Non era quello che desiderava, non era quello che si aspettava, ma la Maestra capì che poteva solo accettarlo: il destino a cui aveva rinunciato ormai da tempo si stava per presentare a lei di nuovo.
    -Andiamo al palazzo, allora. Faremmo meglio a discutere là.-

    -Siamo arrivati.- annunciò la signora del castello, guidando Xisil lungo l'ultima rampa di scale. Un ampia salone ovale le accolse, sfoggiando un complesso orpello dorato, uno stemma regale che ornava il centro, illuminato dalle alte finestre lungo le pareti.
    -Questa è la sala del trono, nonché il posto dove mi sono allenata, dove ho sostenuto l'esame per diventare Maestra...-
    Aqua camminò lentamente; un leggero timore, l'idea di non essere all'altezza di tutti gli eroi del Keyblade che l'avevano preceduta, fece fremere le sue gambe, ma ella camminò fino a raggiungere l'alto trono, posto un gradino più in alto. Accarezzò il sedile, ricordando come esso le spettasse di diritto, sebbene non lo avesse mai adoperato, nemmeno una volta. -È da molto tempo che nessuno la adopera più, però.- aggiunse, sottolineando l'ovvio.
    In silenzio, si voltò verso Xisil: la guerriera scrutava con riservatezza attorno a sé, perdendo lo sguardo su ogni dettaglio di quelle vestigia passate che le circondavano; camminava soffocando il suono dei suoi passi, rispettosa quanto una devota.
    -Esame...?- ripeté, muovendosi verso il vetro istoriato che torreggiava sopra all'entrata, rotondo e brillante. Aqua sorrise debolmente, strinse appena gli occhi per scrutare la schiena della ragazza e, immaginando quale fosse il suo volto in quel momento, dedurre cosa ella stesse pensando. Forse era interesse, quello che Xisil provava, forse vedeva nei suoi racconti il miraggio di guerrieri nobili e tradizioni romantiche. -Mi ricorda il mio castello, nel mio mondo...- concluse invece, la voce tremante di nostalgia.
    La Maestra sospirò ad occhi chiusi. Era stata la voce di un soldato a parlare, un guerriero disciplinato, addestrato in maniera non molto diversa da come lo era stata lei. -Fin da quando abbiamo ottenuto il Keyblade...- riprese, scegliendo le parole affinché Xisil, quel soldato, potesse ritrovarsi nel suo racconto. -... abbiamo addestrato mente e corpo per diventare degni custodi. L'arte della spada, la magia, le regole per mantenere l'equilibrio fra i mondi. Ci sono tante cose che dobbiamo imparare, tante responsabilità che gravano sulle nostre spalle.- parlò con una mano premuta contro il cuore, come a cercare la luce che l'aveva guidata per dieci anni nelle tenebre del Regno oscuro. Riusciva quasi a sentire l'eco delle lezioni passate, insegnamenti che aveva compreso solo vivendo accanto ai suoi due compagni.
    -Tutto ciò era testato un tempo in questa sala. Quanto fosse davvero utile, tuttavia, non te lo so dire. Alla fine, i Maestri del passato hanno fallito, mentre un lavoro ben migliore è riuscito a farlo un gruppo di ragazzi ignoranti dei dettami, ma con cuori puri e decisi.- i nomi di Sora, Riku, del Re, dei giovani che l'avevano salvata, si inseguirono l'un l'altro nella sua mente.
    Cercò di nuovo Xisil: per Aqua, lei faceva parte di quei giovani, di quei cuori che potevano compiere più di quanto qualsiasi Maestro fosse mai riuscito; quando la trovò, tuttavia, incontrò una persona combattuta, confusa. -Difesa dei più deboli...- cominciò a parlare come in un mantra. -... valore fisico ed integrità morale, l'onore... questi erano in sostanza i miei dettami. Di questo io ho vissuto. Davvero tutto questo non ha più importanza?- strinse i pugni con ancora più forza, Aqua vide tutto il suo corpo tremare per un istante. -Lo studio, la disciplina, l'osservanza delle norme, anche le più antiche, svelano all'uomo la via della giustizia e della verità.-
    Parole come recitate da un testo, parole vere ma troppo rigide per rappresentare appieno la verità. La Maestra non dubitava della sapienza di Xisil, delle sue esperienze, ma lei aveva intravisto qualcosa di molto, molto più grande là fuori, negli anni di solitudine nel Regno dell'Oscurità, a cui era sopravvissuta solo aggrappandosi alla più flebile delle luci, ad un desiderio del suo cuore che riusciva a fendere la coltre scura che la chiamava a sé. -No, non credo siano sbagliate.- concluse allora la donna, allontanandosi di un passo dal trono, ben poco utile a lei ormai. -Ancora adesso tutto quello che avevo imparato, da giovane, sono nozioni importanti per me, insegnamenti che non voglio dimenticare. Tuttavia, quelli da soli non bastano a trovare la via giusta. A volte seguire il cuore è molto più importante.-
    -... E quando è il cuore ad opporsi a tutti gli insegnamenti...?-
    Aqua scrutò l'espressione di Xisil e, nel dedurne le sfacettature, fu colpita dalla profonda tristezza che appannava il suo sguardo: la guerriera non la stava sfidando, non voleva aver ragione, a muovere le sue labbra era un bisogno di aiuto, la supplica disperata di chi non riesce a vedere. Eppure la custode non si sentiva molto meno cieca, in fondo.
    -Cosa ti sussurra il cuore di inaccettabile?-
    Il volto di Xisil si irrigidì in una maschera di dolore, smorfia che Aqua non sapeva leggere fino a fondo, ma la risposta giunse subito: -Mi dice che tutti i miei sforzi fino ad ora sono stati inutili.-
    Aqua avrebbe voluto negarlo con forza, dissipare quei dubbi, prenderla per mano e dirle che non aveva nulla per cui rammaricarsi. Eppure, per quanto desiderasse aiutarla, lei per Xisil era soltanto un'estranea, nulla di ciò che poteva dire sarebbe parso più vero delle paure che attanagliavano la giovane. Allora, riflettendo in silenzio senza curarsi dei secondi che passavano, la Maestra trovò una sola risposta.
    -Mi hai salvata dalle tenebre, hai combattuto fino ad arrivare qui. Io non penso che questo sia privo di significato.- annuì debolmente, un sorriso quasi materno ammorbidiva il suo volto. -E, soprattutto, sento che hai ancora il desiderio di fare qualcosa, è per questo che sei venuta qui.- si mosse verso Xisil, un passo alla volta, si fermò quando le fu di fronte, capace di scrutare con chiarezza nel suo occhio limpido, nella sua anima. -A te interessa il Keyblade, non è vero?-


     
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