Duetto d'Adonide e Biancospino - Atto 3: Verso il Climax

Quest Autoconclusiva per il Keyblade

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  1. misterious detective
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    Gli stessi petali, lo stesso vento, lo stesso profumo attorno a lei. Shinan sentì il petto stringersi, mentre i ricordi, come fantasmi, le riapparivano di fronte.
    Voltando il capo al suo fianco, vedeva Xisil che marciava orgogliosa, la mano guantata adagiata al fodero della spada, l'occhio celeste fisso sul sentiero che le stava davanti; ma con un battito di ciglia la sua amica era scomparsa, il sentiero era vuoto.
    Incantata, ammirò i ciliegi che costeggiavano la via: ogni passo che muoveva, i fiori parevano farsi più grigi, gli alberi più afflosciati e tristi, come se pesante cenere li costringesse a chinare il capo. La bambina scosse la testa con forza e le piante morenti di quel giorno si dissolsero e di nuovo tornarono l'odore di una meravigliosa primavera ed il rosa acceso che le scaldava il petto.
    Una nostalgia amara piegava le labbra dell'Erica in un incerto sorriso, nato dall'unione di memorie dolci e dolorose. Aveva trascorso solo una manciata di giorni in quel mondo, il tempo di svolgere una missione come semplice mercenaria e guarire, almeno in parte, le ferite che le battaglie le avevano inferto al corpo ed alla mente. Eppure, il tempo trascorso nella terra dei ciliegi era stato importantissimo per lei, per costruire la determinazione con cui aveva continuato a combattere e, infine, aveva trovato il coraggio di ritornare alla ricerca dell'aiuto di una persona che voleva chiamare amica.
    Il sentiero di mattoni si allargò in un ampio spiazzo, preludio al palazzo regale. Due enormi e brillanti ciliegi svettavano simmetrici vicino al centro, eterni guardiani del castello. Con timidezza, la bambina avanzava stretta nelle sue spalle, cercando di cancellare il suono dei suoi passi mentre attraversava il giardino lontana dagli sguardi della gente che si muoveva attorno a lei: vedeva braccianti al lavoro nei campi, sagome scure rese incerte dalla luce del sole, osservava i soldati pattugliare la zona e l'occasionale popolano che si muoveva da o verso il castello. Nessuno pareva emettere un solo rumore, come se ognuno comprendesse la sacralità di quel luogo: le fronde degli alberi ondeggiavano gentilmente, i petali dei ciliegi si sfioravano muti tra di loro. Con rispetto, la Nesciens abbassò il capo e alleggerì il proprio respiro, rendendo il suo essere un tutt'uno con il mondo attorno a lei.
    L'enorme portone di fronte a lei riempiva da solo il suo campo visivo, a difenderlo vi erano due soldati ai suoi lati, le braccia incrociate in posizione marziale e le armi infoderate alla cintola. Non la degnavano nemmeno di uno sguardo.
    Rallentò i suoi passi man mano che si faceva più vicina, portò avanti il sinistro e, inspirando aria un'ultima volta, unì di nuovo i piedi, ticchettando contro la pietra. I due uomini, come destatisi da una trance, sobbalzarono all'unisono ed agitati si guardarono attorno: le loro mani si strinsero all'elsa delle armi e la bambina, egualmente sorpresa, indietreggiò di un passo con un rapido balzo, le braccia portate a difendersi di fronte a lei.
    -Oh.- fecero i soldati all'unisono, battendo confusi le palpebre.
    Shinan balbettò suoni sconnessi, alla ricerca di qualcosa da dire: una presentazione, una spiegazione, qualsiasi cosa -Scu... scusatemi, non volevo spaventarvi.- mormorò soltanto, correndo con lo sguardo dall'uno all'altro. I guardiani sospirarono, lasciando andare le proprie armi, e solo allora la giovane riuscì ad imitarli, lasciando cadere rilassata le spalle che si erano indurite e strette attorno al suo collo.
    -Siamo noi a doverci scusare, signorina- rispose chinando appena il capo il più vecchio dei due, borbottando incerto le sue parole attraverso la folta barba scura che gli copriva il volto. -Non eravamo sufficientemente vigili, avremmo dovuto accorgerci prima di voi.-
    La bambina si pettinò i capelli dorati, stringendo imbarazzata piccole ciocche tra pollice e dita come scacciapensieri. Non se la sentì di spiegare loro che la colpa era sua ed annuì invece docilmente, assicurandoli che non era necessaria alcuna scusa.
    -Il mio nome è Shinan, ho richiesto udienza alla vostra principessa ieri.- spiegò, recitando ad alta voce la frase per prudenza aveva preparato in anticipo. Gli uomini la squadrarono, studiandola come se non fossero convinti della sua idoneità ad incontrare la loro signora, ma si scambiarono un solo sguardo senza pronunciare parola; il più anziano fu di nuovo il primo a muoversi, aggrappandosi all'ampio battente e spingendo il monumentale portone. Si aprì uno spiraglio sufficiente a far passare appena un paio di persone una accanto all'altra, la guardia varcò per prima la soglia e si spostò di lato, invitandola ad entrare. -Venite, la principessa Chen può ricevervi, vi accompagneremo alla sala del trono.-

    Rimase sola per qualche istante: tamburellando la punta del piede sinistro contro il pavimento in marmo, attese di fronte allo spesso mostro di legno che la separava da quella sala dove in passato aveva combattuto, dove aveva dovuto tornare alla fine di una missione infelice, per dare la più dolorosa delle notizie. Le voci dall'altra parte non riuscivano a raggiungerla, stringendo gli occhi la Nesciens poteva solo immaginare cosa stesse accadendo, quale espressione potesse esser sbocciata sul viso della principessa dei ciliegi, sapendo che quella piccola, piccola bambina che l'aveva delusa già una volta era tornata da lei.
    Così com'erano entrati, lasciandola da sola, vide i suoi accompagnatori attraversare le due ante finemente scolpite con mille fantasie floreali, portandosi di fronte a lei. -Prego.- le disse il primo, invitando il suo compagno con un cenno a cederle il passo. -La Principessa vi sta aspettando.-
    La piccola giunse le mani al petto e chinò il capo con gratitudine; prese fiato, si umettò le labbra, chiuse gli occhi e pregò che il suo cuore smettesse di battere così forte, così folle. Proseguì rapida, non si fermò finché non udì le porte chiudersi con un tonfo sordo alle sue spalle. Allora strinse gli occhi, chinando il capo, e nascosta dai suoi steli biondi spiò in alto, oltre la scalinata che aveva inizio di fronte a lei, verso quel trono dipinto d'oro e di porpora che svettava in fondo al salone. Regnava sulla stanza e sul mondo al di fuori, che si confondeva all'interno attraverso l'enorme terrazza che occupava un'intera parete.
    Gli occhi timidi della ragazzina scorsero solo i sandali bianchi della sovrana, seduta là dove i suoi doveri le imponevano di stare. Sotto di lei, ognuno stava ritto in piedi con alabarda alla mano, due colonne di soldati disposti con modestia lungo i gradini. Una voce che Shinan non riconobbe la presentò con ardore e, come se solo in quel momento la principessa avesse riconosciuto la sua presenza, ella si alzò in silenzio dal trono, attese un istante che bastò a suscitare ancora più timore nel cuore della bambina, e parlò con tono nobile e potente: -Vi ringrazio per la gentilezza di aver portato l'ospite fino a me.- esordì, giungendo le mani di fronte a lei in segno di apprezzamento e con un breve cenno si rivolse a tutti loro: -Potete lasciarci sole, adesso.-
    -Ma mia signora!- protestò una delle sue guardie, portando il piede destro sullo scalino appena più in alto. Uno sguardo dardeggiante della principessa lo congelò al suo posto e Shinan, pur se poco distante, riuscì a percepirne appieno la forza.
    -Questa ragazza ha salvato me e tutta la nostra terra già una volta, in passato. Sono certa, in sua presenza, di essere al sicuro quanto lo sono con voi.- Chen scese di qualche gradino, il suo corpo appariva fermo e solido, non un minimo di incertezza nei suoi passi. Raggiunse la bambina ed ella non poté che guardarla negli occhi, scoprendo l'ombra di un sorriso. -E ora, siete congedati. Tutti quanti.- ripeté, con un gesto della mano. Non ci furono altre obiezioni; in silenzio, ognuno dei soldati si allontanò, mantenendo lo stesso ordine con cui essi erano disposti lungo la sala. Appena le porte si chiusero dietro di loro, la donna sospirò.
    Shinan sbatté le palpebre, la fissò trattenendo il fiato: la nobile dai capelli corvini si soffermò in silenzio sulla sua figura, abbassò le iridi scure e scalò dalla punta dei suoi piedi fino al capo. La bambina arrossì un poco, divergendo lo sguardo.
    -Sei cresciuta.- constatò, inarcando le labbra compiaciuta.
    La bambina chinò il capo, allargò le braccia e si guardò tutta a bocca aperta. -D... Davvero?- balbettò confusa. Contorse il corpo per guardarsi alle spalle, si grattò la nuca con un leggero imbarazzo: sapeva che la sua forma fisica era plasmata dai sentimenti che provava e che lei ne possedeva solo in parte il controllo, ma non si era accorta di nessun cambiamento, volontario o meno che fosse.
    Chen annuì con forza, invece, e in silenzio discese la scalinata fino ad essere pari a lei: i suoi passi erano più lievi, la forza con cui ognuno di esso aveva rimbombato fino a pochi istanti prima sembrava essersi sciolta come ghiaccio, e al posto dell'imponente scultura della principessa, davanti a sé la Nesciens vedeva una ragazza molto più simile a lei.
    -È trascorso molto tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrate.- affermò, chiudendo gli occhi ricordando eventi del passato. Il petto di Shinan si strinse nel vedere il sorriso dell'altra incrinarsi per un solo, significativo istante. -Stai bene, amica mia?-
    La giovane si umettò le labbra e ponderò la sua risposta per qualche istante. Si massaggiò il braccio sinistro col destro, un'espressione combattuta a tingerle di un'ombra scura il volto, ma alla fine forzò un nuovo sorriso ed annuì con tanta forza da scuotere tutti i suoi capelli. -S... sì, assolutamente.-
    Si interruppe per qualche secondo, gli occhi stretti che spiavano il volto di Chen, alla ricerca di qualche reazione: i suoi occhi rispecchiavano la malinconia che gravava su di lei ormai da tempo, ma dietro a quel morbido velo vi era solo gioia per lei, Shinan non lesse invidia o risentimento. -Sono successe molte cose da quel... dall'ultima volta che ci siamo viste, sia belle che tristi. Io però sto bene.- le assicurò gonfiando il petto, solo una leggera nota di rosso ad esprimere la sua incertezza nel mostrarsi così felice.
    -Mi rincuora molto sentirtelo dire.- concluse la principessa con un lieve cenno del capo. Rimase in silenzio per un po', in riverenza la bambina non si azzardò a pronunciare parola. Chen si voltò alla sua sinistra, verso l'ampio balcone. -Vieni, spostiamoci all'esterno.- esortò e con il mento alto si allontanò verso il terrazzo. Shinan deglutì e, prestando cura di camminare alla sua stessa velocità, la seguì.
    Attraversarono la linea invisibile che divideva la sala del trono con il mondo al di fuori, la brezza fresca colse la bambina di sorpresa, che fremette appena, obbligata a portare una mano alla fronte per trattenere i capelli. Strinse gli occhi per un istante, ma come li riaprì le sue braccia caddero ai fianchi e la sua bocca si spalancò senza che la potesse controllare. Le sfuggì un sussurro impressionato, ma non seppe dire altro.
    -È bella da quassù, non trovi?- la incalzò Chen, ridacchiando mentre si sporgeva lungo il parapetto: appoggiò sull'asse di legno le mani, rimanendo composta ed aggraziata come si era sempre mostrata. Shinan spostò su di lei il suo sguardo, cercando di intuire i pensieri della nobile, ma ella non ricambiò e si concentrò invece verso l'orizzonte lontano, illuminato dal rosa pallido dei ciliegi accarezzati dal sole. La bambina le si avvicinò, portandosi in punta di piedi per vedere meglio oltre la barriera.
    -Speravo che, al nostro prossimo incontro, avrei potuto mostrarti i campi di ciliegi, speravo che avresti visto con i tuoi occhi ciò a cui ha portato tutto quello che hai fatto per noi.- esordì la principessa, con aria malinconica nei suoi profondi occhi scuri.
    Shinan si mordicchiò il labbro superiore e portò lo sguardo ai piedi, un nodo alla gola le impediva di ribattere.
    -So che la guerra è lungi dal terminare, là fuori.- continuò quella, lasciandosi lentamente la propria terra alle spalle per voltarsi verso di lei. -Eppure speravo avrei potuto farti un tale regalo, per ripagarti anche solo in parte di quanto hai fatto per me... per noi.-
    -Verrò a vederli, sarete voi a mostrarmeli!- rispose l'Erica, i pugni stretti con decisione davanti al petto, la voce acuta e spontanea. -Ve lo prometto!-
    La bambina prese di nuovo fiato dopo la sua esclamazione, chiuse e subito riaprì gli occhi, portandoli pieni di aspettativa sulla principessa: titubò appena, abbastanza da mettere in dubbio quanto aveva appena giurato con leggerezza, all'accorgersi che la donna indugiava a risponderle, ponderando qualcosa che lei non era capace di riconoscere.
    -Shinan, siamo solo io e te, qui. Non è necessario che ti rivolga a me in quel modo.- una breve pausa. -Siamo amiche, dopotutto.-
    La giovane sbatté le palpebre stupida e, appena comprese ciò che Chen le stava suggerendo, non poté fare a meno di ridacchiare lusingata.
    -Vi... ti ringrazio per le tue parole.- borbottò l'Erica, arricciandosi i capelli nell'imbarazzo. -Non so bene come ci si dovrebbe comportare in una situazione del genere, e poi...- inspirò, portò le mani di fronte a sé e tentò di aggrappare l'aria, cercando in essa le parole per spiegare quale fosse la sua visione della principessa. Incespicò un poco sulle sue parole, cercando come meglio esprimersi: -Io... nutro, sì, nutro molto rispetto per vo... per te, Chen. Rivolgermi a in quel modo è il minimo che posso fare per onorarlo.-
    La principessa le sorrise, portò una mano al petto e chinò appena il capo. -Quel sentimento, Shinan, è reciproco.-
    Come ebbe finito di parlare, la donna alzò di nuovo la testa: posò il suo sguardo su di lei, con un sorriso appena accennato e poi, come inseguendo un soffio di vento che accarezzò i loro volti, portò gli occhi ai filari di ciliegi, a quel mondo tinto di un caldo rosa di cui ella poteva andare fiera.
    La Nesciens mosse un passo avanti e, guidata dalla principessa, si perse nella stessa visione. Un sospiro gonfiò il suo piccolo petto, pregno di una nostalgia dal sapore agrodolce.
    La regnante si voltò allora verso di lei, un'espressione ben più seria, ben più preoccupata di quanto le avesse mostrato fino a quel momento. -È per onorare quel sentimento, amica mia, che ora ti chiedo.- asserì intrecciando le dita, adagiate sul suo abito di candida seta. -In che modo posso esserti d'aiuto? È successo qualcosa di grave?-
    Shinan deglutì, ricacciando in fondo alla gola delle sciocche scuse che non avrebbero soddisfatto nessuno. Avvampata, la giovane si grattò con titubante la nuca, distogliendo lo sguardo per un secondo prima di tornare sulla principessa con un sorriso colpevole. -Scusami, non volevo farti preoccupare. L'aiuto di cui ti ho scritto nel mio messaggio, ecco... è per qualcosa di felice.-
    Il rossore delle sue guance si perse mentre un'espressione più rilassata faceva capolino sul suo volto: vide Chen sospirare sollevata e rispose a sua volta inarcando le labbra verso l'alto. Non disse parola, tuttavia, preferendo rimanere in ascolto con le mani unite al grembo e la schiena appoggiata contro il parapetto di legno.
    L'Erica si concesse qualche secondo per prepararsi e pensare a quali parole usare. Scandagliò tutte le possibilità che la sua mente riuscì a produrre in quel parco tempo. Alla fine scosse la testa, raggiunta la conclusione che non c'era poi molto da dire e che, con la sua amica, non aveva bisogno di giri di parole.
    -Chen, tu sai cos'è il Keyblade?-

    -Capisco...- mormorò la principessa, il mento stretto tra le dita pallide della mano destra. -Quello a cui aspiri è un Keyblade dei Cuori delle Persone, ma per ottenerlo...- la donna spostò lo sguardo pensieroso sulla ragazza, che annuì greve ma decisa.
    -... Ho bisogno dell'aiuto di molte persone, della loro luce.-
    Per un solo, pesantissimo istante, il silenzio crebbe tra di loro, mettendo nel mezzo una distanza quasi insormontabile.
    Shinan si tormentò le dita, tenendo tutto il tempo lo sguardo basso. Di tanto in tanto, gettava un'occhiata al di sopra delle sue ciocche dorate, cercando una reazione nella Principessa, un qualche gesto che potesse chiarire la sua posizione sul merito e, soprattutto, cosa pensasse di lei dopo quella rivelazione. Il volto di Chen era rabbuiato, gli occhi scuri erano persi su un punto lontano del pavimento, la mano destra era adagiata contro il labbro, attraverso il quale sfuggivano lenti e pensosi sospiri.
    -Perdonami, forse... forse ho parlato troppo.- Shinan si accarezzò la nuca ed indietreggiò di un passo: con le sue scuse ruppe il silenzio colpevole, cercando di ristabilire quello ben più rilassato che le aveva avvolte fino a poco prima.
    -No... no!- balbettò, agitata, venendole incontro tanto quanto l'Erica si era allontanata ed aprendo le mani di fronte a sé in un gesto di riappacificazione. -Non ti devi crucciare tanto, è solo che...- la donna boccheggiò alla ricerca delle parole, sospirò portando una mano al petto e chiuse gli occhi per un istante: l'aura nobile con cui Shinan la aveva conosciuta si ricompose come un abito sfarzoso attorno a lei e Chen le sorrise benevola. -... Questo è un mondo di frontiera, quelle che per voi sono verità ovvie e banali, nelle mie terre risuonano solo come voci lontane.- spiegò con un ponderato movimento del braccio, inseguito dai veli traslucidi che componevano le maniche del suo abito candido. -Il Keyblade... non ho mai avuto la fortuna di vederne uno con i miei occhi, per quanto persino qui giunga notizia delle imprese dei Custodi, che un'arma tanto poderosa esista riesco a immaginarlo come poco più che una fantasia.- giunse allora le mani al petto, come a volerlo aprire per consentire alla bambina una sbirciata dentro di lei, priva di alcun timore. -Ma non ha alcuna importanza.- spiegò con un sorriso benevolo. -Se hai bisogno di me, leggenda o meno, non ti rifiuterò mai il mio aiuto.-
    Dimentica del proprio respiro, Shinan la fissò incantata per lunghissimi istanti; solo il calore dentro di lei, il baluginio della luce che portava nel petto e che bramava eccitata di farsi ancora più grande, le ricordò che il tempo non si era fermato e che il suo viso era ancora incastrato in una sciocca espressione. Con un sorriso timido, la bambina abbassò lo sguardo, annuendo con la testa e bofonchiando un debole “grazie”.
    Chen avanzò di un passo, si portò di fronte alla Nesciens, ritta sulla schiena, portamento nobile e deciso. -Ciò che posseggo, la luce che ho ereditato da Quan e che esiste ancora solo grazie a te, è anche tua. Dimmi solo come posso donartela.-
    L'Erica deglutì. Strinse gli occhi, li riaprì e vide che la principessa le porgeva le mani, come a dirle in silenzio che era al suo servizio. Shinan titubò per un solo istante, ma alzò il capo e la fermezza di Chen si riversò dentro di lei: strinse quei palmi con forza e gentilezza, intrecciò le loro dita, con delicatezza spinse verso di sé.
    -Ne sei sicura? Vuoi davvero... essere parte di tutto questo?- domandò la bambina un'ultima volta.
    L'amica annuì e strinse ancora più forte e, in qualche modo, Shinan sentì che quelle stesse mani riuscivano anche ad abbracciarla. -Sarò sempre con te e ti aiuterò a plasmare un mondo migliore. Te lo prometto.-
    La ragazza non insistette oltre: sorridente, chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e si tuffò verso il barlume lontano che la chiamava, verso il candido cuore della principessa.


    Viaggiò di mondo in mondo. Si dedicò ad una lunga ricerca, prima di potersi dire pronta a tornare alla linea di inizio; nonostante i risultati privi di frutto, Shinan si sentiva comunque soddisfatta e le preoccupazioni che solcavano le strade più profonde della sua mente non riuscivano a guastare il suo umore speranzoso che, per la prima volta dopo tanto tempo, rendeva dritto e saldo il suo passo. Aveva cercato Ingwe, ma il ragazzo non pareva aver lasciato alcuna traccia dietro di sé: la bambina capiva che le esperienze al Castello Dell'Oblio avessero avuto un peso molto più duro su di lui che su chiunque altro e poteva comprendere la sua necessità di restare da solo a risanare le ferite che Will gli aveva inflitto; la Nesciens non poteva comunque evitare di preoccuparsi, non per l'amico che le era stato vicino nel momento più buio, che l'aveva aiutata a ricostruire al tempo stesso una città e i cocci del suo animo distrutto dalle avversità. La bambina aveva anche pensato di rivolgersi a Vanessa, di cercare un contatto con la ragazza dormiente, ma mille timori l'avevano trattenuta: nella sua ignoranza, Shinan poteva facilmente immaginare come anche il più piccolo disturbo dell'equilibrio della giovane spadaccina potesse causare danni irreparabili, l'Erica non trovava saggio correre un simile rischio. Noel, invece, non si stupì di non essere riuscita a trovarla: lo aveva capito quando l'aveva vista scomparire di fronte a lei al Castello dell'Oblio, senza avere nemmeno il tempo di chiederle scusa, che un giorno si sarebbero incontrate di nuovo, che un giorno le avrebbe potuto dire tutto ciò che non aveva avuto occasione di confessarle in passato; non era passata nemmeno una settimana, era ancora troppo presto per aspettarsi che le cose fossero cambiate, ma Shinan ancora credeva che quel momento sarebbe arrivato.
    “Loro fanno comunque parte della mia vita, di me.” si disse la ragazza, portando una mano al petto e percependo il cuore battere forte al suo interno. “Li porto con me sempre, dopotutto, e prima o poi potrò rivederli.”
    Poggiò il piede a terra con più forza ed annuì decisa ai suoi stessi pensieri. Si ravvivò la chioma dorata, facendo danzare le trecce dietro di lei, inspirò ed alzò il capo, gli occhi scarlatti rivolti verso il sentiero di fronte a lei ed il sole in fiamme che brillava rosso nel cielo, araldo del tramonto. Con un misurato inchino rivolto al conducente della Navetta Gummiship che l'aveva riportata a Radiant Garden, assunse un passo veloce e lasciò il porto dietro di sé. Sentiva ormai prossima la fine del suo viaggio, come se le mani del Keyblade in persona la stessero spingendo lungo la strada, impazienti quanto lei, ma prima c'era ancora un'ultima tappa che le premeva di compiere: con l'ultima tappa sempre più vicina e la meta prossima all'orizzonte, non sapeva nemmeno per cosa essere più felice.
    Shinan non rallentò mai il passo, ma mentre avanzava attraverso le strade del Giardino Radioso, non mancò dall'osservare con attenzione il mondo attorno a lei. Le guerre erano un ricordo vivo ma ormai passato, le cui ferite cominciavano a rimarginarsi, con le ricostruzioni oramai a buon punto attraverso tutta la città. Piccoli sorrisi orgogliosi facevano capolino sul volto della giovane ogni volta che, voltandosi, incontrava una delle opere a cui ella stessa aveva contribuito: ricordò di aver liberato coi suoi poteri la strada su cui camminava dalle macerie, girò l'angolo e sbucò di fronte ad un palazzo che era frutto anche dei suoi sforzi. Da quando aveva abbandonato i lavori era stato fatto molto altro, ma la differenza più grande da quei giorni era la quantità di gente che si riversava sulle vie ed i sorrisi che essa portava con sé.
    Un squittio imbarazzato le sfuggiva ogni volta che le sue spalle si scontravano con quelle di uno sconosciuto, nel muoversi tra la gente in mezzo alla strada di mattoni scuri, il suo andare era rallentato per scivolare tra la folla senza dare fastidio a nessuno; dovunque si voltasse trovava qualcuno che camminava di fretta, qualcuno che rideva alle battute di un amico, chi si godeva placidamente la giornata, c'era una vita attorno a lei che Shinan non credeva avrebbe mai rivisto, o almeno non così presto. Il solo pensiero le scaldava il petto e dipingeva un sorriso in volto. Quella gioia, leggera come una farfalla, non la abbandonò nemmeno man mano che, spostandosi con una punta di certezza in vicoli meno frequentati, la folla cominciava a diradarsi sempre più.
    Il brusio della vita si fece sempre più ovattato, mentre suoni più semplici e più puri si sostituivano al chiasso umano: per primo, la ragazza riconobbe il canto di un uccello, un attacco al quale si susseguirono mille altri per pochi armonici secondi, prima che il silenzio sopraggiungesse di nuovo. Immersa nell'ombra dei palazzi, il tintinnio di una goccia di rugiada la fece fremere di stupore, mentre l'aria fresca le solleticava la pelle.
    Cominciò a camminare sulle punte dei piedi, contenendo il rumore dei suoi passi. Si mosse con cura evitando i ciuffi d'erba scura che la pietra non era riuscita a soffocare, osservando tutto con gli occhi di chi scopre il mondo per la prima volta, finché davanti a lei non scoprì che la luce del sole raggiungeva rarefatta anche quel luogo dimenticato dalla gente e, dall'altro lato della minuta piazzetta che si apriva di fronte a lei, trovò la meta che le era stata indicata.
    Prima ancora della vista, fu il suono di grida e risate a darle conferma di essere nel luogo giusto. Raggiunse i pesanti cancelli scuri e, spingendoli piano affinché non cigolassero, entrò nel cortile dell'imponente orfanotrofio: era una villa dall'aspetto vissuto, intere pareti erano ricoperte da teli d'edera che i bambini più scavezzacollo si divertivano a scalare, mentre in altre l'intonaco era scrostato via in macchie di colore più scuro come nel volto di un vecchio malaticcio. Nessuno pareva prestarci attenzione, tuttavia: i bambini, alcuni solo poco più piccoli di lei, correvano tutto attorno il giardino, si ammassavano attorno alle altalene e ai giochi meno rovinati, urlavano a pieni polmoni in un'orchestra di suoni che donava allegria. Anche loro stavano dimenticando pian piano i ricordi tristi ed i dolori del passato e Shinan non poté che essere grata che la sua piccola amica fosse finita in un luogo tanto accogliente.
    Le porte erano aperte, la ragazza si spostò di lato per cedere il passo ad un gruppetto di maschi esagitati e molto di fretta, quindi entrò. L'atrio era semplice e accogliente, una larga scala di legno portava ai piani superiori e lungo il muro vi era una lunga riga di appendini sui quali erano lasciati cappottini e impermeabili dei colori più accesi ed allegri, i bambini correvano per il salone solo di passaggio da un luogo di gioco all'altro e, al centro della stanza, una donna armata di ramazza cercava di spazzare, trovandosi a ricominciare da capo ogni volta che passava un nuovo bambino sporco di terra ed erba.
    Shinan accelerò il passo, si avvicinò alla tutrice con una mano alzata, le dita appena strette a rivelare la sua lieve incertezza. -Mi... mi scusi.- sussurrò, schiarendosi la voce a metà per mostrarsi più sicura di sé.
    La donna si voltò con un mugolio di curiosità, la sua coda mossa e rossiccia balenò da un lato all'altro della sua testa. I suoi occhi nocciola si strinsero appena con l'aggrottarsi della fronte, mentre ella studiava la Nesciens da capo a piedi. -Posso aiutar...la?- domandò, finendo la frase con una nota acuta. L'Erica si ravvivò imbarazzata i capelli, capendo che doveva essere stata per un attimo scambiata per una dei “membri” di quella grande famiglia.
    -S.. salve.- balbettò incerta Shinan, realizzando solo a quel punto che avrebbe dovuto come minimo chiedere informazioni prima di poter raggiungere chi stava cercando.
    -Speravo di poter incontrare una bambina che... dovrebbe vivere qui. Si chiama Alicia.-
    La donna si grattò una guancia lentigginosa con la punta dell'indice, la bambina raggelò titubante nel vedere quanto veniva squadrata con quella che sperava fosse semplice curiosità.
    -Credo di averla vista nella stanza dei giochi.- azzardò, puntando con il pollice verso una porta alle sue spalle. -Ma come mai la sta cercando? Lei è forse una sua conoscente?-
    L'Erica arrossì appena e si accarezzò le larghe maniche del vestito, ravvivando la stoffa. -Alicia è una mia amica.- spiegò, impegnandosi per mostrare sicurezza. -Speravo di poterla incontrare, mi basta anche solo poco tempo.-
    La tutrice si mordicchiò le labbra con aria confusa: -Certo, non c'è nessun problema, può stare con lei quanto preferisce. Vuole che la accompagni?-
    Shinan agitò la mano di fronte a sé, lasciandosi andare in un sorriso sollevato. -Non si preoccupi, non voglio disturbare!- rapida piegò il capo in un inchino di gratitudine e scivolò in avanti, senza dare il tempo alla donna di ribattere; la Nesciens si voltò indietro per un solo istante, il tempo di vedere la donna che riprendeva con una scrollata di spalle a pulire e, sorridendo con un sospiro, raggiunse la stanza che le era stata indicata.
    -No, non va bene! Lì ci vive la principessa, devi farla più alta!-
    La voce cristallina della sua piccola amica fu la prima cosa che l'Erica riconobbe. La vide al centro della stanza, in ginocchio sulla moquette, assieme ad un bambino e ad una bambina che dimostravano la sua stessa età, in cerchio attorno ad un enorme castello di costruzioni variopinte, mille mattoncini di colori diversi posizionati solamente secondo il gusto degli improvvisati architetti; e Alicia, indicando talvolta uno e talvolta l'altro, dettava con allegria gli ordini per realizzare il fantasioso progetto che aveva in testa, agitando le braccina che il suo abito rosa pallido lasciava scoperte.
    -È permesso?- cinguettò Shinan, muovendo solo qualche passo silenzioso nella stanza. I tre amici si voltarono subito nella sua direzione, ma solo il viso di una di loro si illuminò.
    -Ah!- seppe soltanto dire in estasi la bambina non appena ebbe riconosciuto la sua benefattrice. Urtando una pila di mattoncini, la piccola scattò in piedi e subito si lanciò in corsa contro la Nesciens, le braccia distese e larghe di fronte a lei. L'Erica si piegò appena sulle ginocchia e la imitò, puntando i piedi a terra: la bambina le si gettò addosso, la maga emise un debole lamento al momento dello scontro, ma riuscì a restare salda sulla sua posizione e a risponderle chiudendo l'abbraccio, una mano sulla schiena ed una ad accarezzarle gli scuri capelli a caschetto.
    -Shinan! È Shinan!- gridò la piccola più volte, strofinando il nasino contro il suo petto. La ragazza non seppe trattenere le risate, attese con pazienza che l'amica sfogasse tutta la sua eccitazione, quindi la allontanò appena per guardarla meglio in volto, cingendole le spalle.
    -Felice di vedermi?- domandò scherzosa, senza nemmeno provare a nascondere il suo cuore raggiante quanto quello di Alicia.
    La bambina annuì forte con la testa, trascinando tutta la sua schiena nel movimento al punto che la Nesciens non si sarebbe stupida di vedere il capo svitarsi dal collo.
    Con mano lenta e delicata, Shinan risalì lungo la guancia della bambina, sfiorò la sua pelle come la stesse vedendo per la prima volta, pettinò una ciocca dei suoi capelli e si perse negli occhi scuri della piccola: cercò in essi dei segni, delle parole, cercò qualsiasi cosa che essi potessero comunicare. Per un solo istante, vide riflessi in essi, come fossero specchi rivolti al passato, i giorni dopo la guerra, i più duri per entrambe, per tutta la gente di Radiant Garden. Ancora non si sapeva nemmeno con certezza se i genitori di Alicia fossero morti o meno, i dispersi non si contavano e l'intero borgo era a pezzi; in quello che non era che un fantasma del Giardino Radioso di un tempo, Alicia aveva trovato rifugio insieme a molti altri in uno dei tanti campi profughi. In quei giorni di lutto e di confusione, Shinan si era impegnata ogni singolo momento con Ingwe per porre rimedio alle disgrazie che erano accadute, le disgrazie che non era stata capace di evitare. Per sfuggire ai fantasmi dei suoi fallimenti, allora, non solo si era dedicata alla ricostruzione della città, ma aveva allontanato il proprio benessere per il bene di una singola persona, una povera bambina alla quale aveva ridato la vita, ma non ogni altra cosa che aveva perduto.
    Ogni momento di riposo che le era stato concesso, Shinan lo aveva dedicato ad Alicia. Era stata il suo sostegno, la sua compagna di giochi, il raggio di sole che illuminava le tenebre che l'avevano cinta, anche se per riuscirci l'Erica stessa avesse dovuto rinunciare alla propria luce. Da quando la bambina era stata trasferita all'orfanotrofio, tuttavia, non c'era più stata alcuna occasione di incontrarsi ancora; Shinan era felice di vedere che, nonostante la sua assenza, tutte le cose erano andate per il verso giusto.
    Con la coda dell'occhio, la Nesciens scorse i due bambini alle loro spalle battere le ciglia più volte, confusi; trascorso qualche istante, le loro voci erano tornate a tintinnare distanti, mentre, abbandonando l'interesse per la situazione, riprendevano il loro gioco attorno al forte d'arcobaleno.
    L'Erica si umettò le labbra, rinsaldò la presa sulla bambina in un improvviso bisogno di accertarsi che ella fosse lì, che non si accasciasse da un momento all'altro. -Dimmi, ti trovi bene qui? Ti trattano a modo?-
    La bambina si buttò in un secondo, esagerato annuire. -Sono diventata amica con la maestra e ho tanti migliori amici qui e...- si fermò per un istante, mordicchiandosi le labbra e alzando gli occhi verso il soffitto con aria pensosa; un leggero velo rosso diede colore alle sue guance. -Sto bene qui!- affermò di nuovo.
    Shinan sorrise sollevata, le sue spalle si rilassarono mentre la mano destra, inconsciamente, andava ad accarezzare il capo della bambina, che rispose con un mugolio soddisfatto. C'erano molte altre domande che le premevano, così tanti dubbi a cui avrebbe voluto avere una risposta sincera: soffriva ancora per quello che era successo? Era difficile vivere in quel nuovo posto? Era felice lì? Restò in silenzio, tuttavia, incapace di mettere alla prova la serenità che vedeva con delle curiosità tanto crudeli. Pregò soltanto che quella semplice gioia che vedeva davanti a lei fosse autentica fino in fondo.
    La piccola approfittò di quel silenzio: strinse le maniche della Nesciens, le tirò per guadagnarsi la sua attenzione. L'Erica sbatté le palpebre due volte, ridestandosi dai suoi pensieri, e boccheggiando con fare confuso si rivolse ad Alicia, stavolta gli occhi fissi sulla sua figura, non su cosa potesse nascondersi al suo interno.
    -Sei venuta a giocare?- domandò masticando un po' le parole la bambina, un sorriso carico di aspettativa, i piedini che si muovevano impazienti, già pronti a correre di nuovo verso il suo meraviglioso castello portando la più grande con sé.
    Shinan fece una debole smorfia, voltandosi di lato e nascondendosi con la chioma bionda perché Alicia non lo notasse. Titubò per alcuni secondi, si umettò le labbra pensante e spiò fuori dalla finestra appannata: la luce infuocata del sole brillava ancora là fuori.
    -Mi piacerebbe molto.- decise infine, pizzicando una guancia all'animaletto di fronte a lei.
    Quella gonfiò il musetto come un coniglio e scosse il capo, spettinandosi tutti i capelli e, con uno scatto che la stessa Shinan le avrebbe invidiato, le afferrò la mano e la trascinò in avanti verso il centro della stanza. Per poco la ragazza non cadde a faccia in giù sulla moquette, perdendo equilibrio, ma con una risata ella si rimise allegra in piedi, lasciandosi trasportare dall'amica, per quel poco tempo che le era rimasto, in un mondo di fantasia dove non doveva pensare più a nulla di ciò che la attendeva al di fuori.

    Col passare del tempo, la luce si attenuò e, con lo scurirsi delle ombre, la stanza si svuotò presto. Solo Shinan ed Alicia restarono lì, una di fronte all'altra, separate dal mondo fiabesco che prendeva sempre più forma.
    -Alicia.- la chiamò la più grande, appoggiando un blocco rosso a coprire il tetto di una casina.
    -Dimmi!- fece convinta l'altra, chiudendo con un blocco lillà la muraglia costruita attorno.
    -Io, in realtà, sono venuta perché avevo bisogno di te.- appoggiò un altro pezzo, completando un torrione.
    -Vuoi fare qualche gioco?- ribadì, squittendo un'ottava più alta, mentre tentava di infilare con mano tremante la statuina di una principessa dentro la finestra della torre più alta.
    -No, non è un gioco. C'è una cosa che devo fare e...- appoggiò a terra i giocattoli. Già in ginocchio, unì le gambe e raddrizzò la scena, voltandosi a guardare Alicia. La bambina si accorse presto del suo sguardo e, curiosa, finì con l'imitarne la postura.
    -Io sto ancora combattendo, ogni giorno: ci sono ancora tante, troppe persone che soffrono, così tante che non potrei mai salvarle tutte da sola, ci impiegassi anche tutta la mia vita.-
    Inspirò ad occhi chiusi, si umettò le labbra e quindi si sporse in avanti, allungando il collo per vedere meglio la compagna di giochi oltre la loro opera: vide nel fondo delle pozze nere di Alicia un vento freddo stringere e soffocare la luce in essi, un'ombra scura graffiò il suo volto, ferendo il cuore della più grande.
    L'Erica si premette un pugno al petto, gattonando sulla moquette si portò vicino alla bambina, la fissò con trasporto e determinazione. I suoi occhi si riempirono di stupore quando, guardandola da vicino, scoprì anche qualcosa di diverso, qualcosa che non riusciva bene a decifrare.
    -Shinan...- la chiamò con voce raspante e bassa la bambina.
    -... Alicia.- seppe solo rispondere lei, stringendole una piccola mano nella sua.
    -Io... voglio diventare grande.- mormorò la bambina, stringendo la presa. -Voglio diventare come te! Voglio aiutare anche io!-
    L'Erica aprì la bocca, ma il fiato le si congelò in gola e non un suono uscì da essa. Dopo lunghi secondi unì di nuovo le labbra, abbassò le palpebre in un pensoso silenzio, ascoltò i propri battiti e quelli di Alicia che sembravano risuonare in risposta attraverso le mani che le collegavano.
    -No, tu non devi.- le rispose, con semplicità ed una voce di nuovo tranquilla, sicura di avere le parole più giuste. -Io voglio darti un mondo dove non servirà più combattere, dove non ci sia più bisogno dell'aiuto di gente come me.- le posò le mani sulle guance, la accarezzò con l'amore di una madre. -Voglio un mondo in cui tu possa essere di nuovo felice.-
    -Ma...- balbettò quella, stringendo i pugni con impazienza.
    Shinan scosse la testa, zittendola con un semplice mugolio. -Ho comunque bisogno di te, ma in un altro modo, per qualcosa di molto più bello.-
    Studiò la reazione della bambina e la vide prima con occhi e bocca spalancati, poi la sua fronte si corrugò in maniera buffa, tanto da sembrare quasi uno scherzo. L'espressione decisa ed impaziente sul suo volto, tuttavia, era tutto fuorché finta. -Cosa? Dimmi!-
    Shinan prese fiato dalla bocca, gonfiò il petto e lentamente contò: “Tre, due, uno...”
    -Ho bisogno di un po' della tua luce.-

    Era notte ormai, fine di marzo, ancora troppo presto perché le serate si facessero calde; tuttavia, come a contraddire volutamente le sue aspettative, Shinan respirava un'aria piacevolmente tiepida, mentre appoggiata in attesa contro il muro attendeva l'arrivo di Renn. Le guardie a cui si era rivolta non si erano mostrate molto entusiaste all'idea di ricevere visite a quell'ora tarda, ma la ragazza era riuscita ad avanzare le sue richieste senza il minimo imbarazzo: non aveva il tempo di dubitare ed il suo cuore ardeva troppo forte per consentire a sentimenti freddi di frenarla. Voleva rivedere Renn, voleva sentire il suo sorriso sulla pelle e fin dentro al suo petto, voleva ascoltare i suoi complimenti, provare di nuovo il calore di un suo abbraccio. Voleva mostrarle quanto era cambiata, voleva essere accanto a lei quando il suo Keyblade sarebbe apparso, quando quel piccolo sogno sarebbe stato coronato grazie alla sua forza di volontà e all'aiuto di tutti quelli che le volevano bene. Voleva condividere con lei quei momenti preziosissimi, solo con lei.
    -...Quali visite sono importanti. Siamo qui per il prossimo, non per fare l'élite!-
    La bambina trasalì, il suo cuore parve ruggirle nel petto. Rapida si ravvivò capelli e vestito, si passò le mani fredde sulle guance per cancellare lo sconveniente rossore improvviso e si mise ritta sulla schiena. A seguito della voce entusiasta, apparve con passo rapido e cipiglio scocciato il Quarto Seggio del comitato, l'indice alzato e gli occhi stretti mentre inculcava alla guardia che era andata ad avvisarla della visita la sua visione altruistica ed ottimistica dei compiti del Comitato. Shinan la fissò come incantata per tutto il tempo: osservò il suo passo deciso ed il suo mantello che si agitava brioso alle sue spalle, ascoltò la voce che suonava nostalgica alle sue orecchi. La vide scendere le scale ed accorgersi della sua presenza: in un secondo, il viso di Renn si rilassò ed un sorriso sorpreso la rese ancora più dolce.
    -Ti perdono.- la sentì dire distrattamente, come se la questione non le interessasse nemmeno più, e lasciandosi il soldato alle spalle Shinan potè solo osservare immobile mentre quella quasi le correva incontro. Il petto della bambina formicolò e le sue gote si fecero calde, quella deglutì via un po' di imbarazzo, ma non si preoccupò nemmeno di quelle stranezze: era arrivata tanto lontano ed ora era lì, di nuovo di fronte al suo modello, tutto il resto era di poco conto.
    La Custode rallentò fino a fermarsi a pochi passi da lei, con una mano a massaggiarsi il mento la studiò con aria dubbiosa. La ragazza fece per indietreggiare, ma incontrò solo lo stipite che la bloccò sul posto, limitandola a poter solo sbattere confusa le palpebre.
    -...Ma sei diventata più alta?- domandò, annuendo a se stessa come se avesse raggiunto una qualche conclusione che l'Erica non riusciva a vedere.
    -D... dici?- balbettò lei. Inconsciamente portò la mano destra a pettinare i capelli, giocherellando con le ciocche bionde tentò di occultare il rosso delle sue guance. -Me lo hanno già fatto notare, eppure io non me ne ero nemmeno accorta...- rispose con un sorriso incrinato sul volto, ad ogni parola con voce sempre più soffusa. -... Non so nemmeno come dovrebbe funzionare, per me...- aggiunse quasi in un sussurro, piegata verso il basso da un'ombra scura sui suoi occhi. Non sapeva nemmeno se un Nesciens fosse davvero in grado di crescere o come ciò accadesse, dopotutto.
    In un solo secondo, tuttavia, Renn riuscì a spazzare l'umore abbattuto della giovane: -Ciao Paperotto, tutto bene spero.-
    Shinan si paralizzò al nomignolo datole dall'amica. Subito avvampò in viso, ma l'eco della parola la riportò al loro primo incontro e un lieve sorriso, col tepore di un raggio di sole, comparve sul suo volto. Si accarezzò una guancia, ricacciò via quei frivoli sentimenti e corrugò appena la fronte in un'espressione più determinata. Chiuse gli occhi, adagiò la destra al petto e la sinistra sopra di esso, in silenzio per qualche secondo ascoltò il battito del proprio cuore. Nel buio, vide una fiamma accendersi in lei con la forza di una stella. Si rivolse di nuovo alla Custode, le iridi scarlatte brillanti come tizzoni: -Io... ho raccolto tutta la luce che potevo. La sento viva qua dentro.-
    Renn le rispose ridacchiando, Shinan inclinò il capo dapprima confusa da tale reazione, ma si trovò presto ad imitarla. -Allora sì, va tutto bene.- confermò la donna, portando con soddisfazione le braccia ai fianchi, orgogliosa di lei.
    -Ho fatto tutto quello che potevo.- raccontò la ragazza, intrecciando le dita e ripensando a tutte le persone che l'avevano aiutata, a tutti quelli che non avrebbe mai saputo ringraziare abbastanza. -Però...- aggiunse circospetta; abbassò appena il capo e, dallo scudo di capelli, spiò l'espressione dell'amica. -Ecco... volevo essere con te, prima di provare ad evocare il Keyblade.- si fermò, si morse il labbro, le dita correvano e si stringevano le une con le altre in preda all'ansia, che scaricò con un sospiro affranto. -Ho un po' paura di non riuscire a farlo, in realtà.-
    Renn si mosse in avanti, Shinan guardò il suo braccio avvicinarsi senza spostarsi di un millimetro: la mano gentile della donna premette con dolcezza sul suo capo, la giovane strinse gli occhi come un gatto e gonfiò appena le guance, un sorriso compiaciuto si illuminò sempre di più ogni volta che la Custode muoveva le dita. -Vedrai che andrà tutto bene.- le assicurò la maggiore, senza mostrare alcuna incertezza. -Basta essere fiduciosi. E se le cose non dovessero proprio andare bene...- scrollò le spalle, come se anche quell'eventualità fosse tutt'altro che problematica. -... allora ci inventeremo qualcos'altro.-
    Per un attimo, l'Erica sentì come se il cuore le risalisse su lungo alla gola e fino alla bocca, quasi volesse dirle di persona quanto era grato per quelle parole. La sensazione si disperse presto, ma restò il calore che essa aveva portato. La ragazza alzò le mani, le adagiò su quella di Renn, quindi iniziò a stringere. L'amica parve comprendere il suo bisogno, le rivolse il palmo e ricambiò quel contatto, dandole sicurezza.
    Annuendo debolmente tra sé e sé, la Nesciens le chiese: -Ti andrebbe di starmi vicina mentre ci provo?-
    Smise di titubare e, senza abbassare lo sguardo nemmeno per un momento, affrontò gli occhi dell'amica: la vide sorridere materna ed orgogliosa, esattamente come sperava, esattamente come, dentro di sé, già sapeva.
    -Certo, non devi neanche chiederlo.- le promise con tono pacato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
    Tra le labbra, Shinan mormorò un ringraziamento commosso; non conosceva altro modo per esprimere la gratitudine che le pulsava nel cuore, gratitudine per tutta quella gentilezza che Renn le aveva sempre mostrato e, soprattutto, per il fatto stesso di averla accettata come amica.
    Per qualche secondo, un silenzio calmo e leggero le cullò in quella notte ancora giovane. La Nesciens si beò di quell'attimo, così speciale nella sua semplicità, si permise di dimenticare tutto ciò che era già avvenuto e che doveva venire, vivendo solo in quel quieto presente. Quando un soffio di vento più forte ruppe quell'incantesimo silente, Shinan inspirò, stirando collo e spalle, e si rilassò di nuovo, scaricando quanto meglio poteva la sua tensione. -Quindi... come dovrei fare?- domandò a Renn, con una punta di impazienza. -Provo adesso?-
    Renn si soffermò a pensare, la ragazza trattenne il fiato impaziente. -Non è così semplice.- ammise infine la Custode, incrociando le braccia al petto con aria combattuta. -Come ti dicevo, è un'esperienza tutta personale. Normalmente dovresti... perdere i sensi.- cominciò a spiegare gesticolando con un indice alto verso il cielo, come se stesse provando a disegnare qualche sorta di schema nel vento. Shinan seguì come incantata i suoi movimenti, annuendo ogni poche parole. -Quello che succede dopo non lo sa nessuno.-
    L'Erica rifletté su quelle frasi, ripetendole dentro di sé. -Oh.- mugolò infine, stringendo un poco gli occhi e gonfiando le guance. Solo in quel momento ricordò ciò che la donna le aveva già raccontato una volta, che lei aveva ereditato il suo Keyblade in una maniera non convenzionale, così com'era accaduto con molti suoi compagni, senza contare che il percorso che la giovane aveva perseguito era a sua volta distante dalla norma. Non sarebbe dovuto essere una sorpresa che la strada da lì in avanti fosse incerta, eppure realizzarlo così d'improvviso fu per lei come essere di colpo trascinati sottoterra, lontano dalla luce e dall'aria.
    Fu allora che, come percependo la sua inquietudine, Renn allungò di nuovo la mano per aiutarla: chiuse le sue dita attorno a quelle di Shinan, inondandola con il suo calore, le scosse una volta per ridestarla dagli incubi che la assillavano. -Non preoccuparti!- la incitò con forza, sguardo magnetico fissato solo su di lei. -Io resterò sempre al tuo fianco. Troviamoci un posto dove stare e proviamoci, che ne dici?-
    Mostrandole il proprio, Renn riuscì a trascinarla in un largo sorriso. L'Erica capì subito che non aveva molte opzioni, non di fronte alla sicurezza della compagna, quindi annuì lentamente, dandosi per vinta all'idea che le cose sarebbero sempre andate come le voleva la Custode; non che ci fosse nulla di male in ciò, dopotutto.
    Abbandonò quei pensieri allegri, allora, e si mise a pensare: dove avrebbero potuto andare? Shinan non era ancora molto famigliare con Radiant Garden, non era sicura di saper proporre qualche posto tranquillo dove potesse concentrarsi, dove fosse sicura di riuscire.
    Di colpo, spalancò gli occhi e un'idea la colpì con violenza, mozzandole il fiato. -Ah...- balbettò. Abbassò il capo, sfiorò le labbra con l'indice preoccupata. -In effetti...- mormorò titubante. -Un posto ci sarebbe.-
    Si fermò, deglutì ed inspirò. -Mi accompagneresti?-

    Il primo pensiero di Shinan fu che il crepaccio di Radiant Garden era molto meno buio di quanto ricordasse. Forse era perché erano più vicini alla primavera, forse semplicemente perché non vi era più l'ombra degli Heartless a minacciare sull'intero mondo, ma il barlume degli astri ammantava l'intera gola d'argento e le rocce brillavano come racchiudessero loro stesse quelle stelle lontane. Sembrava tutto così diverso che, per un istante, la Nesciens si domandò se trovarsi in quel luogo l'avrebbe davvero aiutata. Chiudendo gli occhi, tuttavia, riusciva a vedere chiaramente lo spettro di quel giorno e, come una macchia impressa sulla sua retina, ecco che quella figura che tanto odiava compariva di nuovo di fronte a lei.
    -Ecco, siamo arrivati.- annunciò con un sospiro. Udì i passi di Renn fermarsi alle sue spalle e realizzò solo in quel momento quanta strada avevano fatto. -Scusa se ti ho fatto venire così lontano...- borbottò, massaggiandosi la nuca con aria colpevole.
    La donna le si portò accanto, con naturalezza le batté una mano sulla schiena, facendola rizzare sull'attenti con un gridolino di sorpresa. -Meglio che stare seduti dietro ad un tavolo a compilare scartoffie.- le assicurò, con la smorfia di chi ha riportato alla mente qualche ricordo spiacevole.
    Anche quella volta, Shinan non poté fare altro che sorridere alla battuta, ritrovando la tranquillità perduta. Si voltò verso il cielo, lo rincorse da un lato all'altro della sua volta ammirando i disegni delle stelle.
    -Qui è dove ho visto per la prima volta il mio Keyblade.- rimembrò. Inspirò ed aprì la bocca di nuovo per continuare il suo racconto, ma le sue labbra fremettero e bastò un istante di indugio per spingerla a riflettere più del previsto. I suoi occhi si ingrigirono, la ragazza chinò il capo e si piegò appena in avanti, riscoprendo quel peso che le era tanto familiare. -Durante la guerra.- aggiunse con voce tremante che voleva essere sussurrata e gridata al tempo stesso. Per un po' non aggiunse altro, in attesa di una reazione, ma non ebbe la forza di voltarsi a cercarla. Si spinse invece avanti, preferendo confessare il turbine di emozioni che fremeva dentro al suo petto: -Ho affrontato una donna, una Heartless, dell'Ordine degli Oscuri, qui. La donna che...- un brivido la scosse, dovette premere le mani contro al petto per calmare il suo cuore e frenare le lacrime. -Che ha ucciso la cosa più vicina ad una famiglia che una come me potrebbe mai avere.- i volti dei suoi vecchi amici apparvero ai suoi occhi come se fossero lì di fronte a lei, ma Shinan non provò nemmeno ad allungare la mano, sapendo che non sarebbe stata capace di toccarli. Restò in silenzio per un lungo attimo, prima di concludere con due lapidarie parole.
    -Ho perso.-
    Renn non le rispose subito, l'Erica non la biasimò per quello. -Mi dispiace...- la sentì mormorare alle sue spalle, con una tristezza nella sua voce che non aveva mai sentito prima, una tristezza di cui Shinan stessa era colpevole. -Mi dispiace per tutto. Mi dispiace che ci siano ancora persone così a piede libero.-
    Di scatto, la ragazza si voltò, cercando l'amica. Mosse un passo avanti, si portò più vicina a lei. La guardò supplichevole e scosse la testa con forza. -No, non devi.- le giurò, strofinandosi gli occhi anche se non c'era da tempo più nessuna lacrima da asciugare.
    -Ormai ho accettato quello che è successo.- la ragazza parlò e, nel farlo, la sua mano destra si mosse inconsciamente ad accarezzare l'altro braccio. Anche attraverso il vestito, sebbene non fosse possibile, ebbe l'impressione di percepire i solchi irregolari delle cicatrici: segni antichi che non si sarebbero riaperti mai più. -Credo sia proprio per questo che sono riuscita a vedere il Keyblade.-
    Strinse gli occhi e sospirò. Lo aveva promesso ad Evelyne, lo aveva annunciato a tutti quelli che aveva incontrato nel suo ultimo viaggio, l'Erica non avrebbe mai smesso di guardare di fronte a sé, non si sarebbe mai più fermata a dubitare le sue scelte. La determinazione ed il coraggio necessari li possedeva già, Renn stessa glielo aveva insegnato.
    -Ho bisogno del Keyblade per combattere al vostro fianco, per riuscire a fermare questa sofferenza. Per questo voglio provare ad evocare qui la mia arma, perché non voglio dimenticare nulla di tutto questo.-
    Parlò tutto d'un fiato e, quando arrivò in fondo, inspirò con la bocca spalancata, esausta. Abbozzando un sorriso, si rivolse allora alla compagna: la Custode ricambiava, mostrandosi orgogliosa e in qualche modo sollevata da quelle parole.
    “Sì, è così.” pensò la ragazza, con parole dirette all'amica. “Ormai ho capito qual è la mia strada, non ho più bisogno che sia tu a tenermi per mano: mi basta che tu continui a guardarmi così, al mio fianco.”
    Renn si avvicinò a lei, si chinò su di un ginocchio e sorridendo appoggiò le mani sulle sue spalle. Shinan portò il petto in fuori, mostrandosi ferma e decisa. -Sono fiera di te, Shinan.- si complimentò la donna, stringendo e allentando la presa in un piccolo gesto d'affetto. -E sono onorata di essere tua amica. Sei coraggiosa, sei forte...- indugiò per un istante, lasciò andare la presa e scese con una carezza lungo il suo braccio, fino a prenderle la mano nella sua. -Vedrai che andrà tutto bene.-
    Shinan annuì sicura, ci credeva in quel momento più che mai. -Cosa devo fare?-
    La Custode le rispose con pollice in su e occhiolino, la ragazza fu colta da un brivido di origine ignota.
    Con estrema naturalezza, Renn si passò le mani dietro la schiena e sganciò il mantello, che danzando nell'aria come una bandiera, si stese in un istante di fronte alla sua proprietaria e, con un unico movimento, fu adagiato a terra, steso senza quasi una piega. -Siediti qui e, beh, prova a evocare il Keyblade!- propose, piegandosi sulle ginocchia, ma in attesa che fosse Shinan a fare la prima mossa.
    La Nesciens indugiò con lo sguardo sulla cappa, quindi su Renn e di nuovo sul vestito. -Sicura?- insistette, arrossendo un po' in volto. Quella gentilezza non era necessaria, sedersi a terra non la spaventava certo. Provò a ribattere, ma l'amica respinse ogni replica con un gesto della mano che si fingeva seccato. -Te l'ho proposto io.- concluse la donna, chiudendo gli occhi ostentando stizza. -Siediti, su.- aggiunse, puntando a terra con il dito.
    Shinan deglutì, si avvicinò di un passo fino a sfiorare quasi la punta della cappa con l'alluce, si piegò sulle gambe e stese con le mani l'abito, per rovinarlo il meno possibile. -G... grazie.- balbettò mentre si sedeva lentamente, come avesse paura di romperlo in qualche modo. Solo allora Renn la seguì, gettandosi a gambe incrociate sopra il suo manto, mani appoggiate sui calcagni e volto illuminato di anticipazione.
    -O...Ok, io vado.- mormorò la ragazza, prendendo fiato più e più volte, prima di abbassare le palpebre.
    -Tranquilla. Io sarò sempre qui.-
    Per un solo istante, Shinan riaprì gli occhi: guardò un'ultima volta Renn, impresse la sua immagine nella sua testa, mentre si preparava a sprofondare in fondo al suo cuore, alla ricerca del frutto dei suoi sforzi. “Lo so.” si disse e la luce dentro di lei rispose ai suoi pensieri, una vampata di calore le accese il petto ed ella seppe che quella era la parte di Renn dentro di lei che ruggiva.
    Cancellò la vista, cancellò ogni suono, restò sola con il suo cuore. Nello spazio vuoto, alzò il braccio di fronte a lei e guardò sempre più in basso. Scese, scese, scavò nel profondo, nuotò tra le tenebre verso la fiamma. E all'improvviso, Luce ed Oscurità si confusero tra di loro, in un turbinio impossibile da descrivere Shinan non vide più niente, si addormentò per un istante infinito e, quando si risvegliò, si trovava già in un altro mondo...




     
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