Testing Oneself in the Arena

Quest privata

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  1. AlexMockushin
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    «No che non "mi pare"!», gridò subito il satiro in risposta alle parole del nano, rischiando di infrangere qualcosa con il livello di decibel che aveva raggiunto la sua voce. Lo stava prendendo per il culo, era così ingenuo, oppure aveva della segatura nel cervello?! «Abbiamo qualcosa che si chiama "sicurezza" in questo posto! Se ogni concorrente rischiasse di morire ti pare che avrei ancora una clientela?!», continuò agitando di fronte a sé entrambe le mani, cercando di scacciare quei pensieri malsani dalla testa. "Farsi del male bene", che razza di ragionamento era? Poteva anche spiegarlo mille volte meglio, metterci tutto l'entusiasmo del mondo e di quelli circostanti, ma non organizzava quegli eventi per far del male a qualcuno! ... Certo, usare degli Heartless come carne da macello non era un buon modo per garantire la sicurezza a prescindere. Sotto molti punti di vista. In più di un senso. Comunque, non si era mai sognato di lasciare che qualcuno morisse o si ferisse gravemente durante uno scontro; i tempi di quelle pratiche barbariche, fortunatamente, erano lontani.
    Per tutta quella sfuriata, Filottete non sentì neanche più dolore alla schiena per quanto si era infervorato, ma l'ennesima fitta vicino alla coda placò i suoi bollenti spiriti. Con un profondo sospiro, l'allenatore di eroi portò nuovamente la mancina a sostegno del suo bacino, maledicendo da solo le proprie sfuriate, e si decise ad arrivare a ciò che interessava al suo interlocutore. Prima gli spiegava ciò che poteva interessargli, e meno mal di testa gli sarebbero venuti: non poteva fermarlo se voleva venire linciato davanti a un pubblico esultante o terrorizzato. Un po' come lui non riusciva ancora a evitare di inseguire qualche ninfa tra i boschi, i brutti vizi erano difficili da debellare.
    «Ascolta, oggi l'unico evento è un torneo che mi piace definire "convergente".», disse alzando il dito indice di entrambe le mani al cielo «Due concorrenti umani affrontano alcune ondate di Heartless separatamente, e alla fine si affrontano in un ultimo round. Oppure no.». Durante quel discorso, il satiro cercò di ficcargli in testa il concetto anche visivamente, alzando a poco a poco entrambe le mani, fino a congiungerle assieme ai loro latii interni, per simboleggiare lo scontro finale. Tuttavia, la sua voce si fece leggermente amara, quasi delusa, all'ultimo punto, che espose rilassando le braccia e alzando leggermente le spalle «Dipende da chi o cosa vince i turni precedenti, si intende.». Ovviamente, i due contendenti umani potevano anche non affrontarsi, se venivano sconfitti prima da una squadra di avversari "da macello", questa diventava l'attrazione principale di quel girone, fino alla finale. Era un buon modo per rattoppare un po' di tempo prima che cominciasse l'evento successo, giusto nel caso in cui le sue scelte si fossero rivelate troppo forti per un partecipante, o se questo si sfiniva prima di raggiungere il penultimo round... ma non gli piaceva ricorrere a quella soluzione. Il pubblico non si radunava nel Colosseo solo per vedere Heartless che si macellavano come bestie, altrimenti potevano restare a casa e aspettare un'invasione. Oppure seguirlo quando andava, da giovane, a caccia di ninfe; gli scenari erano abbastanza simili.
    «Comunque», disse dopo essersi schiarito un attimo la gola, giusto per togliersi quei pensieri dalla testa «nell'unico torneo a disposizione di oggi partecipa un mio studente, e ho solo tre parole da dirti.». Non voleva chiedergli di perdere per farlo sentire più importante, o di ridurlo a una poltiglia piangente e irriconoscibile per insegnargli una lezione: quel ragazzo aveva bisogno di essere pestato in un altro modo per capire dove stesse sbagliando. Quello, e non era nel suo stile fare una cosa del genere, ma c'era qualcosa che voleva chiarire, prima di andare avanti. Filottete inspirò profondamente e alzò le tre dita centrali della sua mano di fronte a sé. «Stai. Attento. Con. Quell'ascia.»; alle prime due parole severe scese l'anulare, alla terza il medio e alle ultime due, il satiro fissò un po' male Targack, indicando l'arma che si portava alle spalle «Voglio uno scontro pulito, niente amputazioni o scene da massacro, ci siamo capiti?». Insomma, non voleva fargli "cambiare idea", voleva solo convincerlo a non macellare letteramente il suo avversario. Avevano una scorta di Elisir e dei buoni medici, ma non se la sentiva di correre il rischio: meno sangue umano scorreva su quel "palcoscenico", e meno possibilità c'erano di vedere i membri del pubblico che rigettavano il loro spuntino sugli spalti. Nessuna di quelle due opzioni era piacevole da ripulire, e avrebbe preferito evitarle, specialmente la prima.
     
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