Testing Oneself in the Arena

Quest privata

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  1. The Good Twin
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    Narrato; Parlato; Pensato; Parlato Altrui


    Targack osservò le imponenti porte dorate che gli si paravano davanti, alte sui tre metri e chiaramente molto spesse. Un sorriso gli si dipinse sul volto quando, avvicinatosi ad esse, sentì sotto il palmo della mano la superficie liscia del metallo lavorato come di dovere. Ah, se avesse potuto sarebbe stato ore a contemplare e a tastare quelle porte, ma aveva altro a cui pensare e bighellonare non l'avrebbe aiutato di certo. Un po' di pressione su entrambe le ante con le mani muscolose, e le porte si aprirono cigolando, senza opporre resistenza, anzi come a voler invitare l'ospite ad entrare.
    Una volta superata la soglia, un ampio cortile sabbioso, circondato da mura marmoree lo accolse, mentre il suo sguardo si alzava verso l'alto, mentre all'altro capo delle mura si stagliavano verso il cielo due imponenti statue dorate, ciascuna raffigurante un gladiatore con la spada sollevata ad incrociare quella l'altro, come a voler indicare la via. Ai piedi dei gladiatori, fiaccole accese erano poste ai lati di una breve scalinata, anch'essa marmorea, che dava su una ingresso più basso rispetto a quello da cui era entrato Targack, ma non per questo meno dettagliato e ben costruito, al di sopra del quale un timpano sorretto da due serie di colonne si frapponeva tra le due statue.
    Esaltato per ciò che lo attendeva, Targack si avviò verso l'ingresso a quella stanza che gli avevano detto chiamarsi "Vestibolo", e che divideva il cortile dal vero motivo per cui Targack si trovava in quel Mondo: l'Arena!
    Perché voleva entrare nell'Arena? Per lo stesso motivo che spingeva tutti i guerrieri a raggiugere quel luogo, ossia per mettersi alla prova e diventare un Eroe! Ne aveva sentito parlare a Radiant Garden in uno dei bar che il giovane nano frequentava la sera quando, finito con i suoi esperimenti, si concedeva una o due pinte di birra come ricompensa, e ricercava la compagnia. Certo, ogni tanto, visto che si "alzava il gomito" spesso e volentieri, il giovane principe si ritrovava a partecipare o a sedare dei battibecchi tra ubriaconi più spesso di quanto desiderasse, ma il più delle volte si chiacchierava e ci si scambiava informazioni. Una sera, infatti, un suo amico di bevute, un certo Carl Lig, gli disse apertamente, sotto i fumi dell'alcool, che invidiava i suoi muscoli, balbettando poi Cohn dei mushcoli del jehnere ... hic ... manderei tutti a cahgare nell'Ahrena! , mentre, pur stando seduto, barcollava come un pendolo sottosopra. Quelle parole incuriosirono non poco il nano, che subito gli chiese spiegazioni, trovandosi ad ascoltare la storia del Mondo chiamato Monte Olimpo e degli Dei che vi abitavano. Un Mondo simile al suo natio. Quando poi sentì dell'Arena in cui si forgiavano gli Eroi, Targack decise in quell'istante di raggiungere quel Mondo.
    Non fu difficile arrivarci: per permettere agli aspiranti eroi di giungere da tutto l’universo, su ogni Mondo conosciuto una navetta messe a disposizione gratuitamente prelevava i guerrieri e li portava verso la sua unica destinazione, il Monte Olimpo. Il mezzo era anche veloce, per cui Targack ci impiegò mezza giornata ad arrivare nella vicina città di Tebe, una rigogliosa città piena di vita i cui abitanti vestivano solo di toghe e di stivali “aperti” che chiamavano calzari. I un’altra occasione, il giovane principe sarebbe crollato alla vista di tale assurdità, però in quel momento la sua curiosità non ebbe il sopravvento: il guerriero non aveva occhi che per l’Arena.
    Ormai davanti al Vestibolo, Targack entrò senza esitazione, trovandosi dentro una stanza piccola e in penombra, illuminata appena da un paio di fiaccole e dalla lama di luce che ora entrava dalla porta aperta da Targack. La fila di trofei ai lati attirò subito l’attenzione del principe, che non poté far altro che guardarsi intorno, sorridente. Decisamente si sarebbe goduto la permanenza in quel Mondo.
     
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    Targack aveva viaggiato fino al Monte Olimpo alla ricerca di una diceria, la voce della leggendaria arena in cui si poteva diventare "eroi", e desiderando testare la propria forza si era diretto subito verso quel mondo. Aveva scelto una giornata relativamente magra, perché il cortile sabbioso che precedeva il vestibolo era quasi vuoto, riempito giusto da alcuni gruppi di persone occupate a chiaccherare tra di loro, e anche l'anticamera del colosseo era ravvivata solo dal sommesso crepitare dei braceri che illuminavano i vari trofei che decoravano i lati della stanza. Tuttavia, il silenzio venne improvvisamente riempito da un rumore pesante, costante, schioccante, che proveniva dal tunnel che conduceva all'arena.
    Tre parole: che nervi. Filottete uscì dallo stretto passaggio che si trovava al lato opposto della stanza, facendo rintoccare ogni suo passo con un forte, spazientito colpo di zoccolo.
    «"Ti mostrerò cosa so fare", dice lui.», disse il satiro, menando le mani per aria come se dovesse prendere a schiaffi un invisibile aguzzino sopra alla sua testa. Già, diceva sempre così, quella testa pelata: "dammi una possibilità per mostrarti quanto sono migliorato", e ogni singola dannatissima variante che poteva venirgli in mente col suo vocabolario, che ormai credeva essere più limitato di quello di un albero. Un albero che non nascondesse una piacevole sorpresa, come una bella ninfa che si nascondeva dalle sue avance, certo, ma non era quello il punto. Il punto era che non passava un solo giorno prima che quella tiritera tornasse ad annoiarlo come una mosca nella sua zuppa!
    Troppo impegnato con i suoi pensieri, il satiro girò subito alla propria destra, ignorando temporaneamente il nano e voltandosi verso il cartellone posto al lato sinistro del corridoio da cui era appena arrivato. Da quant'era che le aveva lasciate appese lì, quelle regole? Da quando aveva rinnovato l'arena pe la prima volta, con quei quattro tornei che ancora lo tormentavano con una perenne nostalgia? ... Ah, no, giusto. Il broncio dell'addestratore di eroi si fece più pronunciato, rischiando di spezzare la linea della sua mascella: considerando che durante l'ultima avventura di quei tre quel posto era stato demolito dall'Idra che Ade gli aveva gentilmente mandato in trasferta, quelle erano relativamente nuove. E quella era l'ultima goccia per la sua pazienza.
    «LO DICE A OGNI DANNATA CRISI, QUELLA TESTA DI RAPA!»; senza neanche rendersene conto, Fil si ritrovò improvvisamente a gridare, sinceramente esasperato, saltando come un ossesso per sfogare la rabbia contenuta a malapena nel suo metro di altezza. Non riusciva ad avere neanche un pensiero positivo in quel momento, e come poteva?! Con tutta la gente che visitava l'arena, era facile venire a conoscenza delle sventure di altri mondi: Heartless ovunque, monaci che venivano uccisi a sangue freddo da banditi suicidi, queste e altre stronzate facevano bollire il sangue nelle vene a ogni aspirante "eroe" che gli era capitato sotto mano. Specialmente a quell'idiota che aveva deciso di scommettere la sua candidatura a Cucciolo di Eroe sul prossimo torneo, ma gli avrebbe fatto venire lui stesso del sale in zucca, anche se gli fosse costato... la schiena. Un sonoro CRACK interruppe i balzi del satiro, insieme a un gemito di dolore trattenuto a fatica, bloccandolo con lo zoccolo sinistro alzato e facendolo cadere a terra di schiena con un piccolo tonfo. Dopo qualche secondo di silenzio, rotto solo dalle bestemmie trattenute a fatica, Filottete non riuscì a trattenere un breve sospiro; dannazione, stava davvero invecchiando così in fretta? I giorni in cui allenava Ercole, prima che diventasse l'eroe che tutti conoscevano, prima che Ade decidesse di dedicarsi con una determinazione quasi morbosa a rovinargli ogni Mercoledì sera... prima che un'altra delle sue speranze gli venisse tolta prematuramente.
    «Non mi era già bastato un allievo con istinti suicidi?», sussurrò con una punta di malinconia tra un lamento e l'altro, trattenendo le lacrime che il dolore lancinante alle sue vertebre gli causava a ogni pensiero. E forse per altro, sì, ma che razza di allenatore sarebbe stato, se si fosse fatto trovare in uno stato così pietoso? Una molto magra, e riaprendo gli occhi, il satiro poté notare che, quel giorno, tutte le divinità avevano deciso di cooperare per farlo soffrire: aveva un ospite. Uno non molto alto, con una barba che avrebbe quasi fatto invidia a quella di Zeus in persona, e che era chiaramente armato. Bene, perfetto, stava andando proprio dalla padella e direttamente alla fossa del Tartaro; se la sua intuizione era ancora quella di una volta, quello poteva essere un contendente dell'arena, e con i suoi ultimi cinque minuti di frenesia, forse si era appena bruciato un possibile cliente. Stava diventando davvero troppo vecchio per quella roba.
    «... Serve qualcosa?»
    D'accordo, faccia da poker, era tutto a posto: se quel tizio non aveva sentito le sue lamentele precedenti, forse sarebbe anche riuscito a tenersi stretta quella poca dignità che gli rimaneva alla sua età.
     
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    Narrato; Parlato; Pensato; Parlato Filottete


    Dopo un relativo periodo di silenzio, che Targack impiegò a contemplare ad uno ad uno i trofei esposti partendo dal più vicino, una certa Coppa di Platino, un tonfo di zoccoli attirò l'attenzione del nano. Proveniva dal tunnel in penombra che dava all'interno dell'edificio, forse persino direttamente all'Arena ma non lo sapeva per certo. Se si fosse trovato sul suo Mondo natale, avrebbe pensato a qualche creatura tipo Centauro o Minotauro, ma il tunnel era stretto e appena più alto di Targack stesso, ossia tali creature avevano la stessa probabilità di passarci quante quella di un lupo in una tana di formiche. Non sapendo però cosa aspettarsi, tenne Impavida a portata di mano, giusto per non correre rischi.
    Stranamente ci era andato vicino. Appena uscì dal tunnel, la creatura in questione si rivelò essere per metà umana e per metà capra, con tanto di zoccoli, corte corna che spuntavano dalle tempie ed un ciuffo di peli simile ad un pizzetto, un incrocio tanto bizzarro quanto strano. Aveva sentito parlare di quelle creature - "satiri" li chiamavano nel suo Mondo - ma non ne aveva mai visti da vicino, perché a quanto sapeva preferivano la compagnia degli alberi che a quella delle altre creature. Contenti loro.
    Scuro in volto e chiaramente con i nervi a fior di pelle, il nuovo arrivato - che, per inciso, era persino più basso di Targack, sfiorando appena il metro - sembrava assorto totalmente nei propri pensieri, borbottando "Ti mostrerò cosa so fare", dice lui senza degnare la sala di uno sguardo, ma voltandosi ad osservare un cartello che Targack solo allora notò e, incuriosito, si avvicinò appena dietro il satiro, ma non troppo per non rischiare di offenderlo e farlo arrabbiare ancor di più, e lesse il cartello: riportava le regole dell'Arena, elencate punto per punto. Non riuscì a leggerle bene per la distanza a cui si trovava - circa un paio di metri dal satiro - ma la sua scelta fu più che opportuna, in quanto l'altro, ancora perso in chissà quali pensieri, gridò improvvisamente LO DICE A OGNI DANNATA CRISI, QUELLA TESTA DI RAPA! , iniziando a saltare con foga davanti agli occhi sbalorditi del nano, che riuscì a mala pena a non ridere quando, improvvisamente, si sentì un vigoroso Crack proveniente dalla schiena pelosa del satiro mentre questo, gemendo con uno zoccolo ancora a mezz'aria - in una posa che ricordava una di quelle statuette di pietra esposte sulle fontane - , cadeva con un tonfo, accompagnando tale azione conun basso mormorio che il nano era sicuro fossero imprecazioni.
    Targack si morse le labbra per trattenere le risate, mentre gli occhi si facevano umidi nel contempo, tanto era comica quella scena. Si asciugò gli occhi frettolosamente, mentre l'altro si alzava a fatica e, borbottando qualcosa un'ultima volta, si accorse finalmente del nano che lo fissava. Tentando, invano, di ricomporsi, il satiro disse «... Serve qualcosa? , come se Targack fosse appena entrato e non avesse visto ciò che era successo pochi istanti prima.
    Per un istante, uno soltanto, Targack pensò di infrangere le speranze di colui che chiaramente era Filottete, l'Allenatore di Eroi che gli avevano descritto come un "individuo eccentrico" che gestiva l'Arena. L'istante passò e Targack, con il contegno di chi non ha visto nulla, chiese Sei Filottete, giusto? Mi chiamo Targack Ferrorovente e sono venuto qui per mettermi alla prova nell'Arena. Mi hanno detto che per partecipare devo prima dimostrarti ciò che so fare. Se questo è vero, ti chiedo di mettermi alla prova e giudicarmi. So che sarai imparziale e che hai un buon occhio per questo: Ercole ne è una prova, il Keyblader Sora una certezza ed attese una risposta, con uno sguardo serio dipinto sul volto. Era la prima volta che nominava il moro dai capelli a punta e un fremito lo pervase, in quanto aveva sempre desiderato eguagliare le sue gesta in qualche modo. L'Arena forse sarebbe stato il primo passo. Per quanto riguardava il Keyblade ... beh ogni cosa a suo tempo. Mai vendere la pelle del cervo prima di averlo catturato.


    Adoro le citazioni ad Hercules XD. Palla a te, Alex
     
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    Ok, poteva leggerglielo negli occhi: aveva visto tutto. La barba non era abbastanza per nascondere l'ilarità che il nano stava provando davanti alle sue sventure, e il tono spavaldo e noncurante con cui si rivolse a lui fu l'ultimo chiodo sulla bara della dignità di entrambi. Filottete tirò un leggero sospiro, a metà tra lo sconsolato e il sollevato, mentre quel "Targack" gli spiegava il motivo per cui si era fatto vivo in uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita. Apparentemente voleva partecipare a uno degli scontri nell'arena, normale routine insomma, ma subito dopo si perse a decantare la fama di Ercole e Sora, aspettandosi chissà cosa da lui. Anzi, no, sapeva che cosa diavolo voleva, se si era preso la briga di baciargli gli zoccoli in quel modo: o pensava che il suo addestramento lo avrebbe reso magicamente un grande combattente, oppure sperava di poter diventare un eroe allenandosi sotto chi aveva già creato due apparenti leggende.
    A quelle parole, Filottete sbuffò con un certo fastidio, sopportando l'ennesima fitta della sua schiena, che causò un leggero spasmo alla sua gamba destra; quanti sognatori così potevano esserci ancora in quell'epoca? Cioè, insomma, l'universo era infinito, quindi potevano essercene a migliaia, ma la stessa cosa non si poteva dire della sua pazienza! Quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno si fosse degnato di sparlare anche della parte più importante dei suoi insegnamenti?!
    «Sì, sono io, ma se conosci quei due», riprese a dire il satiro, con un certo affaticamento nella voce «Dovresti sapere anche un'altra cosa, ragazzo mio.».
    L'allenatore di eroi cominciò ad alzarsi lentamente, facendo attenzione a non sforzare di nuovo la sua spina dorsale, tenendo l'equilibrio alla bene e meglio. Lo aveva detto a Ercole, lo aveva detto a Sora, a Paperino, a Pippo, e lo avrebbe ripetuto finché non gli fossero cascate le corna dallo stress: non era lui a decidere chi fosse un vero eroe, e con tutte le nuove variabili che il contatto tra i mondi aveva messo in gioco, aveva ancora meno potere decisionale! Forse sarebbe stato il caso di farlo capire anche al suo nuovo ospite, così che almeno qualcuno cominciasse a ficcarsi il concetto nella zucca. «Ho sette parole per te.», la voce del satiro si fece alta, quasi aggressiva. Non importava quanto rispetto o serietà potesse dimostrare, non lo avrebbe smosso neanche se gli avesse detto che si sarebbe portato il segreto di quella scena nella tomba; era arrivato il momento di farsi rispettare e chiarire che quella non era una "scuola per giovani dotati", o qualche idiozia simile. «NON. SONO.» e, insieme a quelle parole, Filottete alzò un dito a ogni parola, accompagnando . Prima il dito indice, poi il medio... «IO. A. SCEGLIEREEEEEEEEEeeeeh...» ... l'anulare, il mignolo, e infine la sua schiena, che si vendicò alla quarta spinta verso l'alto del suo braccio, emettendo l'ennesimo, inquietante scricchiolio, bloccando il suo discorso e costringendolo a piegarsi in avanti dal dolore. La voce di Filottete si perse in un lungo, sommesso lamento, degenerando finalmente in un ultimo sospiro sconsolato. Non sarebbe bastato solo un massaggio se avesse continuato a sforzarsi in quel modo, dannazione; avrebbe lasciato i discorsi motivazionali e la rabbia per tutta la falsa pubblicità che certa gente dava sul suo addestramento per un'altra occasione.
    «Comunque, quei tempi sono passati», esordì finalmente il satiro dopo diversi secondi di silenziosa sofferenza, alzando il braccio che non cercava di tenere al posto giusto il suo bacino «Se proprio vuoi partecipare a uno dei tornei giornalieri, basta iscriverti.» Già, nessuno pensava mai alla soluzione più ovvia; tutti venivano lì nella speranza di finire sotto alla sua ala, di diventare "come Ercole", oppure "come Sora". Mai come Paperino e Pippo, stranamente, però il punto del suo discorso non cambiava: dopo tutto quello che aveva passato negli ultimi dodici anni, si era dovuto adattare. «Questo posto non si mantiene solo con sangue, sudore e duro lavoro, sai?», disse alzando la mano destra come per scusarsi, come se avesse spezzato personalmente ogni sua aspettativa. Non era mica colpa sua se tutti gli entusiasti di scazzottate non si degnavano di informarsi della nuova politica del Colosseo, ma non si divertiva neanche a dover ripetere la stessa solfa ogni volta che qualcuno arrivava lì seguendo quelle vecchie dicerie. Ormai gli costava più gestire la nuova arena, tra spettacoli multipli, tenere a bada gli Heartless che convergevano in quel mondo e tutto il resto, che ricostruirla da zero quando Sora si era degnato di visitarlo per l'ultima volta. Diamine, gli mancava quel ragazzino: perché doveva rimanere coinvolto in una guerra con qualche esaltato che faceva sembrare Ade una persona modesta?
    «Vabbè, comunque, se proprio vuoi, c'è un torneo a cui potresti partecipare adesso.»; l'ennesimo sospirò accompagno queste parole, mentre il satiro indicava la tabella degli orari posta sul lato opposto della parete. Nel pomeriggio dovevano svolgersi alcuni tornei contro degli Heartless, un po' com'era successo due anni prima, quando aveva inaugurato i giochi, quindi poteva essere uno svago per un combattente della Domenica che voleva testare la sua abilità come le armi bianche. Anzi, no, che stava dicendo? Per Zeus e Ares: era proprio come quando aveva inaugurato i giochi. A quel pensiero, gli occhi del satiro si aprirono di scatto, fissando meglio la persona che aveva davanti: corazzato, bassino, con uno scudo e un'arma dietro alla schiena, forse un'ascia. Sembrava un po' ingenuo, ma poteva cavarsela... ed era proprio questo il problema.
    «... Oh cielo, non so se è proprio una buona idea.»
     
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    Narrato; Parlato; Pensato; Parlato Filottete


    Filottete sembrò se possibile ancor più burbero sentendo le parole del nano, tanto che Targack temette una sua sfuriata, da come si stava alzando lentamente, non tanto per se stesso - ci voleva più di una capra sovrappeso per farlo agitare - ma piuttosto per il povero cuore del satiro, chiaramente un po' troppo avanti con l'età.
    I suoi timori erano fondati, in quanto Filottete, agitandosi, disse Ho sette parole per te ed iniziando ad elencarle ad una ad una sulle dita urlò NON. SONO. IO. A. SCEGLIEREEEEEEEEEeeeeh mentre la sua schiena si fece ancora sentire quando disse l'ultima parola e ricominciò a borbottare dolorante.
    Targack quando il satiro iniziò a gridare, lo fissò interdetto, chiedendosi il perchè di quella sfuriata, e quando questi finì la ramanzina, sorridendo disse Per Moradin! Ovvio, altrimenti che gusto ci sarebbe a diventare un Eroe se la scelta fosse fatta solo tramite un torneo? Quello che voglio dire è che sicuramente ne hai visti più di me e dei tuoi consigli posso fidarmi, vegliardo! , giusto per chiarire le sue intenzioni.
    Filottete poi continuò dicendo Comunque, quei tempi sono passati. Se proprio vuoi partecipare a uno dei tornei giornalieri, basta iscriverti. Questo posto non si mantiene solo con sangue, sudore e duro lavoro, sai? , alzando nel frattempo la mano destra, come a volersi scusate per l'inconveniente. Targack capì solo allora il significato del nervosismo del satiro: chissà quanti altri si erano presentati come lui su quel pianeta seguendo le stesse dicerie a cui suo malgrado non aveva potuto far almeno di dare ascolto, magari dicendo esattamente le sue stesse parole a Filottete, costringendo quest'ultimo a ripetere le stesse cose fino allo sfinimento. Il nano fece un cenno apprensivo mentre incrociava le braccia al petto e con gli occhi seguì la mano del satiro che indicò una tabella non troppo lontana mentre Filottete concludeva Vabbè, comunque, se proprio vuoi, c'è un torneo a cui potresti partecipare adesso , sospirando profondamente. Targack si avvicinò di più alla tabella, che riportava i tornei previsti in giornata. Li guardò attentamente, e stava per sceglierne uno quando si chiese Chissà se è possibile iscriversi a più di uno di questi ? Beh, meglio chiedere prima e si voltò di nuovo verso Filottete, che nel frattempo lo stava squadrando da capo a piedi con gli occhi sbarrati . Il principe sbuffò vigorosamente, chiaramente stizzito. E adesso che c'è? Spero non stia per fare qualche commento sulla stazza o finirà per perdere tutto il mio rispetto! pensò mentre con uno sguardo dubbioso ricambiava quello del satiro che, dopo qualche istante disse ... Oh cielo, non so se è proprio una buona idea . Targack non capì cosa avesse ricordato, ma era meglio chiedere fintantoché Filottete fosse ancora dubbioso e disse, sfoderando un ampio sorriso, Per me va benissimo così, sono venuto per partecipare nell'Arena e non mi farai cambiare idea. Piuttosto è possibile iscriversi a più di un torneo nello stesso giorno? Come si dice "se uno vuole farsi male, tanto vale farlo per bene!", non ti pare? ed attese una risposta da parte del satiro, fissandolo attentamente. La piega che stava prendendo il discorso non gli stava affatto piacendo, ma non ci poteva fare nulla se il suo desiderio di partecipare all'Arena coincideva purtroppo con i problemi che aggravavano su di essa e sul satiro.
     
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    «No che non "mi pare"!», gridò subito il satiro in risposta alle parole del nano, rischiando di infrangere qualcosa con il livello di decibel che aveva raggiunto la sua voce. Lo stava prendendo per il culo, era così ingenuo, oppure aveva della segatura nel cervello?! «Abbiamo qualcosa che si chiama "sicurezza" in questo posto! Se ogni concorrente rischiasse di morire ti pare che avrei ancora una clientela?!», continuò agitando di fronte a sé entrambe le mani, cercando di scacciare quei pensieri malsani dalla testa. "Farsi del male bene", che razza di ragionamento era? Poteva anche spiegarlo mille volte meglio, metterci tutto l'entusiasmo del mondo e di quelli circostanti, ma non organizzava quegli eventi per far del male a qualcuno! ... Certo, usare degli Heartless come carne da macello non era un buon modo per garantire la sicurezza a prescindere. Sotto molti punti di vista. In più di un senso. Comunque, non si era mai sognato di lasciare che qualcuno morisse o si ferisse gravemente durante uno scontro; i tempi di quelle pratiche barbariche, fortunatamente, erano lontani.
    Per tutta quella sfuriata, Filottete non sentì neanche più dolore alla schiena per quanto si era infervorato, ma l'ennesima fitta vicino alla coda placò i suoi bollenti spiriti. Con un profondo sospiro, l'allenatore di eroi portò nuovamente la mancina a sostegno del suo bacino, maledicendo da solo le proprie sfuriate, e si decise ad arrivare a ciò che interessava al suo interlocutore. Prima gli spiegava ciò che poteva interessargli, e meno mal di testa gli sarebbero venuti: non poteva fermarlo se voleva venire linciato davanti a un pubblico esultante o terrorizzato. Un po' come lui non riusciva ancora a evitare di inseguire qualche ninfa tra i boschi, i brutti vizi erano difficili da debellare.
    «Ascolta, oggi l'unico evento è un torneo che mi piace definire "convergente".», disse alzando il dito indice di entrambe le mani al cielo «Due concorrenti umani affrontano alcune ondate di Heartless separatamente, e alla fine si affrontano in un ultimo round. Oppure no.». Durante quel discorso, il satiro cercò di ficcargli in testa il concetto anche visivamente, alzando a poco a poco entrambe le mani, fino a congiungerle assieme ai loro latii interni, per simboleggiare lo scontro finale. Tuttavia, la sua voce si fece leggermente amara, quasi delusa, all'ultimo punto, che espose rilassando le braccia e alzando leggermente le spalle «Dipende da chi o cosa vince i turni precedenti, si intende.». Ovviamente, i due contendenti umani potevano anche non affrontarsi, se venivano sconfitti prima da una squadra di avversari "da macello", questa diventava l'attrazione principale di quel girone, fino alla finale. Era un buon modo per rattoppare un po' di tempo prima che cominciasse l'evento successo, giusto nel caso in cui le sue scelte si fossero rivelate troppo forti per un partecipante, o se questo si sfiniva prima di raggiungere il penultimo round... ma non gli piaceva ricorrere a quella soluzione. Il pubblico non si radunava nel Colosseo solo per vedere Heartless che si macellavano come bestie, altrimenti potevano restare a casa e aspettare un'invasione. Oppure seguirlo quando andava, da giovane, a caccia di ninfe; gli scenari erano abbastanza simili.
    «Comunque», disse dopo essersi schiarito un attimo la gola, giusto per togliersi quei pensieri dalla testa «nell'unico torneo a disposizione di oggi partecipa un mio studente, e ho solo tre parole da dirti.». Non voleva chiedergli di perdere per farlo sentire più importante, o di ridurlo a una poltiglia piangente e irriconoscibile per insegnargli una lezione: quel ragazzo aveva bisogno di essere pestato in un altro modo per capire dove stesse sbagliando. Quello, e non era nel suo stile fare una cosa del genere, ma c'era qualcosa che voleva chiarire, prima di andare avanti. Filottete inspirò profondamente e alzò le tre dita centrali della sua mano di fronte a sé. «Stai. Attento. Con. Quell'ascia.»; alle prime due parole severe scese l'anulare, alla terza il medio e alle ultime due, il satiro fissò un po' male Targack, indicando l'arma che si portava alle spalle «Voglio uno scontro pulito, niente amputazioni o scene da massacro, ci siamo capiti?». Insomma, non voleva fargli "cambiare idea", voleva solo convincerlo a non macellare letteramente il suo avversario. Avevano una scorta di Elisir e dei buoni medici, ma non se la sentiva di correre il rischio: meno sangue umano scorreva su quel "palcoscenico", e meno possibilità c'erano di vedere i membri del pubblico che rigettavano il loro spuntino sugli spalti. Nessuna di quelle due opzioni era piacevole da ripulire, e avrebbe preferito evitarle, specialmente la prima.
     
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    Narrato; Parlato; Pensato; Parlato Filottete


    Filottete si agitò non poco alle parole del giovane guerriero e lo riprese urlando No che non "mi pare"! Abbiamo qualcosa che si chiama "sicurezza" in questo posto! Se ogni concorrente rischiasse di morire ti pare che avrei ancora una clientela?!, come se stesse parlando con una persona un po' dura d'orecchie, innervosendo così non poco Targack.
    Il giovane allora Indicò il proprio orecchio sinistro con l'indice e disse Ti sembro sordo? No? E allora perché, in nome degli dei , urli come un gallo al sorgere del sole?! Esiste una cosa chiamata "conversazione civile". Informati. , leggermente alterato a causa del continuo sbraitare del suo interlocutore. Chiaramente non apprezzava i modi di dire. Già però mentre controbatteva, sentì la propria rabbia scemare come acqua in un vaso crepato, come gli succedeva di solito in quelle situazioni, quindi non aggiunse altro, ritornando ad ascoltare il dolorante e, dall'ennesimo sospiro che fece, stanco Allenatore di Eroi, che proseguì dicendo Ascolta, oggi l'unico evento è un torneo che mi piace definire "convergente": Due concorrenti umani affrontano alcune ondate di Heartless separatamente, e alla fine si affrontano in un ultimo round. Oppure no. Dipende da chi o cosa vince i turni precedenti, si intende. , mentre con le mani formava una sorta di piramide immaginaria davanti agli occhi ora più attenti del nano. Un brivido percorse la schiena del principe: l'idea di affrontare una serie di Heartless era piacevole, ma la prospettiva della possibilità di concludere quella scalata alla vittoria in uno scontro contro un altro guerriero che aveva seguito il suo stesso percorso provocava nel principe un senso di eccitazione che raramente aveva provato. Doveva solo mettercela tutta e nel contempo mi buttarsi a capofitto in ogni scontro, conservando le energie.
    Mentre Targack già fantastica sullo scontro, ritornò di colpo all realtà quando Filottete si schiarì la gola e disse Comunque ... nell'unico torneo a disposizione di oggi partecipa un mio studente, e ho solo tre parole da dirti , alzando ancora una volta la mano come aveva già fatto in precedenza, Stai. Attento. Con. Quell'ascia. ,accompagnando ogni parola con un dito, alzandone però solo tre, seguendo un conteggio tutto suo come aveva già fatto in precedenza, facendo capire al principe che quello era un'abitudine, non un errore temporaneo.
    Numerazione a parte, a quelle parole, Targack alzò un sopracciglio, non capendo se il satiro gli stesse chiedendo di andarci piano o addirittura di far vincere il suo protetto, ma l'altro concluse affermando Voglio uno scontro pulito, niente amputazioni o scene da massacro, ci siamo capiti? , chiarendo i suoi dubbi cosicché annuì e disse Non ho intenzione di uccidere o menomare nessuno che non sia un Heartless, sta tranquillo. Benché mi piaccia combattere, non sono solito uccidere, a meno che non si attenti alla mia vita. In quel caso non mi ritengo responsabile delle conseguenze, perché combatto per sopravvive. Tuttavia dubito che si arriverà a tanto, da come ho capito dalle tue parole ... già ... , finendo il discorso nel silenzio, accorgendosi solo allora di essersi gettato addosso la malasorte. Prima che qualcuno lo pensi, Targack non era superstizioso per scelta: sul suo Mondo esistevano la fortuna è la sfortuna ed erano amministrate dagli Dei gemelli Mist e Foran. Pur non sapendo però se il loro Volete valeva anche su quel Mondo o se ne esistevano le controparti tra gli Dei di quel popolo, in ogni caso doveva rimediare nell'unico modo che gli avevano insegnato. Da una saccoccia appesa alla cintura prese qualche granello del minerale che portava sempre con se e lo gettò senza indugio tra le fiamme del focolare vicino, che iniziarono ad ondeggiare è leggermente a scoppiettare mentre i granelli evaporavano.
    Carne alla Pietra, Metallo al Fuoco. Sperando che così facendo avesse placato gli Dei, riportò l'attenzione a Filottete e chiese, come se quello che aveva appena fatto non avesse importanza, Quando dovrebbe iniziare il torneo e cosa mi puoi dire a riguardo, se possibile? Per me va bene tutto ma se ci sono informazioni che puoi darmi sono bene accette , sorridendo tranquillamente ed aspettando una risposta da parte del satiro.
     
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    Adesso cosa diavolo stava facendo? Poteva capire l'indignazione che aveva provato alle sue parole, anche se il satiro aveva ancora dubbi su cosa il nano potesse definire con un "attentato alla sua vita", l'unica cosa che apparentemente poteva trasformarlo in un macellaio di altri individui... ma cos'era quella roba che aveva lanciato in un braciere? Filottete alzò un sopracciglio, preoccupato, quando l'oggetto non identificato cominciò a scoppiettare dentro alle fiamme, ma il suo interlocutore non si degnò neanche di dargli una spiegazione a riguardo, limitandosi a chiedergli cosa potesse dirgli sul torneo a cui si voleva iscrivere. Quindi quello era una specie di rituale per allontanare la sfortuna, o per darsi qualche possibilità in più nell'arena? Dannate differenze culturali, se quella roba che aveva lanciato nel fuoco avesse appestato il vestibolo, gli avrebbe fatto pagare i danni. In quel momento era solo fortunato che, prima della rabbia, un'altra emozione si era fatta strada nel petto del satiro: l'ilarità. Filottete tossì un paio di volte prima di lasciarsi sfuggire una risata divertita, che lo costrinse a portarsi la mancina sulla pancia, ma riuscì a fermarsi prima che quella reazione diventasse irrispettosa.
    «Ti servirà ben altro che pura fortuna, figliolo.» esordì l'allenatore degli eroi, massaggiandosi la schiena con un mezzo sorriso sul volto e gli occhi chiusi. Non voleva certo minare la sua fiducia o le sue credenze, ma la sorte aveva solo una piccola parte nelle vittorie tra quelle mura, e questo valeva anche di più per uno scontro tra due combattenti che, a colpo d'occhio, erano molto simili. A meno che quel Targack non avesse qualche asso nella manica, ma non avrebbe indagato: doveva liberarsi di ogni tentazione di poter essere di parte. «Non posso dirti molto su cosa affronterai nel torneo, altrimenti avresti un brutto vantaggio sui tuoi avversari.» continuò il satiro, cercando di raddrizarsi la schiena con qualche mugolio dolorante e alcuni scricchiolii tutt'altro che piacevoli «Il mio allievo si è iscritto senza sapere chi o cosa avrebbe affrontato, non sarebbe sportivo fare il contrario con te, ti pare?». A quel punto, sperava di essere stato abbastanza chiaro. Non si sarebbe messo a fare il doppio gioco, non avrebbe neanche detto al suo allievo che arma avesse il suo possibile avversario, quindi non avrebbe concesso quel lusso a Targack. Certo, nella sua testa aveva già una mezza idea su chi dei due avesse più possibilità di vincere, ma doveva ancora vedere di cos'era capace quel nuovo arrivato.
    «Comunque, non preoccuparti: oggi abbiamo degli Heartless che dovrebbero bastare giusto come riscaldamento, e tra un turno e l'altro le tue ferite verranno curate.», disse all'improvviso Filottete, dopo un "crack" finale della sua schiena, che sembrava aver lenito temporaneamente i suoi dolori. Almeno quello poteva dirglielo, sì; che razza di torneo sarebbe stato, se non avesse saputo neanche le regole più basilari? Non c'era molto altro da spiegare o da sapere, ora stava al nano decidere se voleva continuare e dirigersi verso il terreno sabbioso del Colosseo, o se tornare indietro da dov'era venuto. «Se la sfida ti alletta, aspetta qui, e tornerò per portarti nell'arena non appena il tuo avversario avrà finito il suo turno. Tocca a lui andare per primo.», concluse Filottete, zoppicante, mentre si dirigeva verso il corridoio buio che conduceva all'arena principale. Certo, la scelta era sua, ma il satiro aveva una mezza idea su quale sarebbe stata la decisione finale del suo interlocutore; e se aveva ragione, quando sarebbe tornato lo avrebbe ritrovato ancora lì.
     
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    Di fronte alle azioni di Targack, Filottete rimase allibito - per non dire sconcertato - fissando preoccupato per qualche istante il focolare scoppiettante. Il giovane nano, dal canto suo, non capiva il motivo della tensione del satiro in quanto l'idea che questi fosse sgomento per il piccolo "rituale" appena compiuto da Targack non lo sfiorava minimamente. Rimase dunque interdetto quando poi, inspiegabilmente, il suo interlocutore scoppiò a ridere di gusto, mantenendosi l'ampia pancia, come se il principe avesse fatto chissà quale battuta divertente. In tutta onestà, il ragazzo in quell'istante pensò "Che sia diventato senile?", ma si astenne bene dal ripetere quel pensiero ad alta voce, ritenendolo offensivo.
    Concluso lo scatto di ilarità, il satiro si riprese e, massaggiandosi la schiena dolorante, disse Ti servirà ben altro che pura fortuna, figliolo, facendo capire che era riuscito a comprendere il significato del gesto compiuto da Targack, e proseguì affermando Non posso dirti molto su cosa affronterai nel torneo, altrimenti avresti un brutto vantaggio sui tuoi avversari. Il mio allievo si è iscritto senza sapere chi o cosa avrebbe affrontato, non sarebbe sportivo fare il contrario con te, ti pare?, guardando il nano nel frattempo come chi è tentato di dire o fare un qualcosa, ma si trattiene dal farlo.
    Il principe convenne con un cenno del capo, in quanto non gli interessava avere alcun vantaggio: che senso aveva, altrimenti, mettersi alla prova se si cercava delle scappatoie allo scontro? Un mezzo sorriso, però, gli si dipinse sul volto mentre, dopo un'alzata di spalle, affermò con tono sicuro Capisco perfettamente, Filottete, anche se per me non fa differenza se il mio avversario sappia o meno che armi uso. Potrebbe anche chiedermelo, se volesse!, sottolineando non tanto velatamente che era sicuro che avrebbe vinto lo scontro anche in quel caso.
    Frattanto, con un ultimo udibile schiocco della schiena, il satiro continuò il discorso, mentre un po' di sollievo gli si dipinse sul volto anziano, Comunque, non preoccuparti: oggi abbiamo degli Heartless che dovrebbero bastare giusto come riscaldamento, e tra un turno e l'altro le tue ferite verranno curate. Se la sfida ti alletta, aspetta qui, e tornerò per portarti nell'arena non appena il tuo avversario avrà finito il suo turno. Tocca a lui andare per primo, per poi voltargli le spalle e rientrare da dove era venuto, sparendo nella penombra dell'ingresso all'Arena, seguito solo dal rumore degli zoccoli sulla dura pietra che risuonavano sempre più in lontananza.
    Targack rise di gusto, battendosi il pugno sul petto e disse al satiro, mentre questi era voltato ma ancora visibile, Non sono di certo venuto qui per fare da spettatore! Saluta per bene quegli Heartless, perché non li rivedrai più, te lo assicuro! Detto ciò si tolse lo scudo dalla schiena e si appoggiò alla parete che fiancheggiava la tabella con le regole dell'Arena, iniziando a controllare le condizioni e la resistenza della sua creazione, come diceva sempre il suo maestro: "Le tue armi sono estensioni del tuo corpo, dunque devi sempre averne cura! Andresti mai in guerra con una ferita profonda e sanguinante? Devi rispondere di no, testa di rapa!".
    Ovviamente Ramhur ripeteva sempre l'ultima frase perché Targack, cocciuto com'era, rispondeva prontamente di "si" a quella domanda, anche se ne conosceva già la risposta corretta.
    Come il giovane principe già si aspettava, quel controllo allo scudo si rivelò superfluo, in quanto lo aveva già fatto pochi minuti prima di partire alla volta del Monte Olimpo. Persino Impavida era lucida ed affilata più che mai, ma concentrarsi su qualcosa gli stava dando il tempo di calmarsi, di sciogliere la tensione per l'imminente scontro che, fin da quando Filottete se ne era andato, cresceva sempre di più in Targack. Il giovane era teso non tanto per la prospettiva di affrontare degli Heartless - sai che novità? - quanto per la felicità di rimettere piede in un'Arena, cosa che non faceva da parecchio tempo, quasi 12 anni!
    Il motivo della sua assenza era molto semplice: quella sua appassionante e bruciante dedizione allo studio sulla forgiatura e sui minerali. Aveva provato a far coincidere sia lo studio che il partecipare alle varie sfide nell'Arena, ma a causa del suo essere un po' ottuso, scelse di dedicare anima e corpo a completare a quell'attività mentale così aliena e poco familiare al suo carattere, almeno per un periodo che lui sperava fosse limitato.
    Caso volle però che la fine dei suoi studi collise con l'inizio della Prima Prova, quasi come se il destino si stesse prendendo gioco di lui.
    Ora aveva la possibilità di percepire di nuovo quella familiare sensazione di tensione, quell'ansia di dover soddisfare sia se stessi che il pubblico venuto a godersi uno spettacolo che lo lasci senza fiato e lo porti ad esclamare a gran voce il nome del contendente vincitore, o a bistrattare il perdente o chi è troppo noioso da guardare. Avrebbe fatto veder loro di che pasta erano fatti i nano del Clan Ferrorovente, e gli avversari che avrebbe affrontato non avrebbero fatto altro che innalzarlo alla gloria, uno dopo l'altro, persino l'allievo di Filottete. Perso nei suoi pensieri, Targack continuò automaticmante a controllare il suo equipaggiamento, nell'attesa che lo scontro avesse inizio, come un leone che affila gli artigli prima della caccia. O almeno così lui lo vedeva.


    Scusa l'attesa ma avevo poca ispirazione e niente di quello che scriveva sembrava andarmi bene
     
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    Non avrebbe rivisto gli Heartless, eh? Con quella spavalderia, aveva da sperare che non si aggiungesse ai loro numeri, che diamine! Filottete alzò le spalle, trattenendo una triste risata e bloccandosi di fronte alla porta di legno dietro a cui lo aspettava il suo allievo: quante volte aveva cercato di insegnare ai suoi allievi la differenza tra ingenuità e coraggio, per poi fallire? Lo aveva detto ad Achille di mettersi un sandalo con delle protezioni in pelle più spesse, ma no, quali erano le possibilità che qualcuno lo colpisse al tallone? Una bastava e avanzava, e sapevano tutti com'era andata a finire.
    «Ehi, ragazzo, muoviti: ti ho trovato un avversario, vai nell'arena e spacca qualche deretano oscuro!», esordì con più decisione avesse in cuore, spalancando la porta e controllando l'interno della stanza. Il rumore di un panno asciutto che puliva il metallo riempiva l'aria, e quel moccioso si voltò, guardandolo con una strana confidenza negli occhi; dannazione, quanto odiava quella sua spavalderia.
    «Non preoccuparti troppo, Fil. Me la caverò.» disse l'altro, infilandosi l'elmo di metallo sul capo e imbracciando le sue armi. Il satiro sospirò, massaggiandosi di nuovo la schiena ancora un po' dolorante, e cominciò a dirigersi verso la sua giusta postazione nell'arena; avrebbe voluto credere a quelle parole, non solo tra le mura dell'arena. Però qualcosa gli diceva che, prima o poi, quel ragazzo si sarebbe fatto prendere la mano, e sarebbe finito due metri sottoterra; poteva solo sperare che quel presentimento non si avverasse così presto come temeva.


    Passarono alcuni minuti per Targack, dove l'unica compagnia del giovane principe fu il crepitio dei bracieri nella stanza, e le voci degli spettatori sugli spalti nel Colosseo, portate nel vestibolo come un vento funesto. Un ultimo grido di esultanza collettiva, e infine il silenzio. Il primo scontro di quel torneo, e quindi quello del suo possibile avversario, era ormai concluso, e non gli era servito neanche troppo tempo; sarebbe stato all'altezza delle aspettative che quella persona a lui sconosciuta stava mettendo indirettamente sulle sue spalle?

    «Ci sei ancora, ragazzo?» chiese finalmente la voce di Filottete, seguita a ruota dal satiro in persona, che emerse dalle tenebre del corridoio.
    Con un sospiro, l'allenatore degli eroi constatò che sì, il nano era ancora lì, e poteva vedere a occhio che stava fremendo per entrare in azione. Diamine, non potevano capitargli due individui più simili in quella situazione, vero? Adesso però bisognava vedere se fossero stati pari anche in altri campi;
    «Forza, seguimi. Tocca a te.»
    Detto questo, il satiro avrebbe accompagnato Targack all'arena: il sole picchiava sul palco squadrato di pietre ingiallite, circondato dalle colonne che proteggevano il pubblico, fremente quanto i partecipanti per vedere un po' di azione. Questa volte Filottete aveva messo su un'arena di dimensioni ridotte, giusto una decina di metri per lato, però il nano avrebbe visto chiaramente i segni della battaglia precedente: proprio al centro di quel "palco", infatti, era rimasto un marchio da bruciatura, come se qualcosa di incandescente foss caduto proprio in mezzo all'arena. Peccato che le circostanze non avrebbero dato a Targack il tempo di chiedersi chi o cosa lo avesse causato. Senza farsi troppi problemi, Filottete lo spinse dentro all'arena, lasciando che la barriera protettiva si alzasse alle sue spalle tra le quattro colonne: «Scusa, ma siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Dacci dentro, ok?»
    Sì, purtroppo si era reso conto di quanto poco tempo avessero a disposizione quando, entrando nell'arena insieme il suo allievo, vide il pubblico che abbassava i pomodori con un grugnito di disappunto. Neanche sapeva dove se li fossero procurati, ma apparentemente aspettare il secondo sfidante cinque minuti era già troppo per gli spettatori paganti del Colosseo. Non c'era proprio più pazienza in quell'epoca. Fortunatamente, non appena Targack venne spinto all'interno del quadrato in cui avrebbe combattuto, l'umore sugli spalti migliorò notevolmente, specialmente quando tre vortici di energia oscura fecero entrare i suoi "sfidanti". Tra grida di eccitazione e incitamenti, di fronte al nano apparvero due Soldati, con l'elmetto che tintinnava ritmicamente con la loro postura barcollante, e in mezzo a questi ultimi si trovava uno Shadow un po' più grande del normale, un Mega-Shadow, che sembrava quasi protetto da due guardie del corpo. Filottete non perse altro tempo, e imbracciando un megafono che aveva lasciato al bordo dell'arena, si apprestò a comunicare al pubblico chi stava per combattere: «Signore e signori, il primo scontro del secondo girone; Targack Ferrovente contro gli "Scudieri in erba"!»
    Adesso stava al nano dare il via alle danze.

    CITAZIONE
    Soldato 1
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: In attesa
    Energia: 100%

    Soldato 2
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: In attesa
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Artigli Vermiglio - Quattro artigli (uno per dito) per mano molto affilati e resistenti, lunghi all'incirca quattro centimetri ognuno, in grado di penetrare con grande facilità la carne ed infliggere tagli profondi.

    Elmo da Soldato - Elmo in ferro completamente aderente al cranio dell'Heartless, impossibile quindi da rimuovere, con una punta nel mezzo che sale in alto per circa dieci centimetri per poi arrotondarsi su se stessa. Questo elmo fornisce una buona protezione nella zona del cranio.

    Corpo: 40 | Essenza: 20 | Mente: 20 | Concentrazione: 25 | Destrezza: 30 | Velocità: 40




    Mega-Shadow
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: In attesa
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Artigli - Le uniche armi su cui può far affidamento un mega-shadow sono i propri artigli. Lunghi 10 cm ciascuno, sono abbastanza taglienti, sebbene non molto resistenti. Un'arma che, data la sua stupidità, è raro che venga usato per degli affondi veri e propri, tende più che altro a infliggere colpi di striscio.

    Corpo: 45 | Essenza: 10 | Mente: 10 | Concentrazione: 20 | Destrezza: 35 | Velocità: 30


    Edited by AlexMockushin - 18/4/2017, 13:06
     
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    L'attesa prima di entrare in una Arena era sempre la parte che Targack amava meno del suo lavoro. Ad esser sinceri, era l'unica cosa verso cui provava paura: ogni volta che di lì a poco avrebbe doveva attendere il suo turno, sentiva come se si trovasse improvvisamente chiuso in una stanza ovattata, dove i suoni, sia esterni che interni, si diffondevano lentamente, deformandosi in rumori gravi ed inquietanti. Quando era più giovane, le prime volte oltre a sudar freddo era arrivato quasi a soffocare, annaspando in cerca d'aria. In quei momenti l'agitazione prendeva il sopravvento ed il principe si dedicava a spaccare parte delle pareti, quando era fortunato a trovarsi in una stanza fatta di legno, o scardinare una o più porte che chiudevano la stanza, pur di avere più spazio. Il tutto ovviamente sotto lo sguardo a metà tra il divertito ed il terrorizzato degli altri guerrieri e delle guardie.
    Fu controllato dai medici di corte, ed il responso fu umiliante per Targack: gli dissero - prima con discorsi aulici, poi semplificando quando capirono che non aveva capito nulla di quei paroloni - che soffriva di una forma di fobia peculiare, la quale sembrava unire le caratteristiche della claustrofobia e della cosiddetta "ansia da prestazione", entrambe poco diffuse tra i nani e quindi poco studiate. Tanto per schiacciare sul pedale dell'ottimismo, inoltre, il giovane risultò essere il primo caso diagnosticato di tale fobia e quindi la denominarono "Targacofobia" in suo onore.
    Erano già passati su per giù quarant'anni da quella scoperta ed Il lato onorevole della cosa continuava a sfuggirgli, ma ormai non poteva farci più nulla se non sdrammatizzare ogni qualvolta l'argomento veniva trattato.
    Stava di fatto che, per ovviare a quella fobia, Targack aveva provato vari metodi, uno più inutile dell'altro, finché non trovò quello che gli risultò più efficace -e sicuramente più divertente- ovvero isolarsi mentalmente dal resto della stanza e soffermarsi su quello che gli piaceva di più: la forgiatura. Perso quindi a rivivere gli ultimi suoi esperimenti di metallurgia, cercando di individuare col senno di poi gli errori che aveva commesso, il principe si distrasse quel tanto che bastava per non rompere nulla dall'agitazione, ma al contempo non era in grado di udire alcun suono di ciò che lo circondava. Sobbalzò, dunque, quando Filottete tornò nel Vestibolo a chiamarlo, ma subito si ricompose e, con un ampio sorriso, imbracciò lo scudo e seguì il satiro nel corridoio in penombra.
    Quest'ultimo lo condusse nell'Arena vera e propria e Targack si concesse un istante per contemplarla, notando suo malgrado che, a parte le alte mura ornate che la circondavano nascondendone la vista dall'esterno, la costruzione era spoglia e squadrata: un'unica, ampia piattaforma rettangolare in pietra, sui cui spigoli erano stati eretti quattro alti pilastri, risultava essere il terreno effettivo in cui i contendenti si dovevano affrontare, in quanto era posta al centro della scena ed era ben visibile dagli spalti in pietra costruiti ai lati delle entrate alla struttura a cielo aperto. Gli spettatori erano in piedi sugli spalti, ed impugnavano minacciosi della frutta assortita, soprattutto pomodori. Un chiaro segno che non stavano gradendo lo spettacolo, oppure che i tempi d'attesa tra un contendente e l'altro erano per loro inaccettabile.
    L'entrata posta oltre la piattaforma, chiusa da solide sbarre, era sicuramente quella pensata per bestie feroci ed Heartless, ma quasi sfuggì allo sguardo di Targack in quanto il satiro, senza tanti preamboli, spinse vigorosamente il giovane nell'Arena, dopodiché si allontanò, mentre una barriera invisibile, isolava la piattaforma dal resto della zona.
    Chiuso in quella gabbia magica, il giovane principe non dovette attendere molto l'arrivo dei suoi avversari: un Mega-Shadow accompagnato ai lati da due Soldati, apparsi da varchi oscuri come di consueto. Secondo la sua benché non troppo vasta esperienza di Heartless, Targack ritenne che quella sua prima sfida non fosse troppo ardua, ma essendo pur sempre tre contro uno, non poteva prendere lo scontro alla leggera e nel contempo doveva risparmiare le energie per il suo vero obiettivo.
    Mentre Filottete presentava i contendenti, il principe estrasse Impavida, pronto alla battagli. Involontariamente Tentò già di figurarsi il suo avversario finale, immaginandolo come un umanoide in penombra non avendo al momento informazioni sul suo conto, e si chiese Chissà se sta guardando? Ma no, chiaramente starà aspettando nel Vestibolo o in un'altra stanza separata! Sarà meglio darsi una mossa allora. Sollevò Inpavida verso l'alto al pronunciare del suo nome e, ispirando brevemente, proruppe in un poderoso grido di sfida, che si propagò per l'Arena e, sperò il nano, nelle stanze adiacenti. Quell'azione non solo era un modo per intimidire gli Heartless, ma anche una sorta di "saluto" rivolto all'allievo del satiro, dovunque fosse. Un po' come a dire "Non vedo l'ora di affrontarti, ma sarò io a vincere alla fine", a grandi linee. No gli sarebbe importato se l'altro non avesse compreso il messaggio, lui la sfida gliel'aveva lanciata. Ora poteva concentrarsi indisturbato sullo scontro attuale.
    Al grido di battaglia, abbassando nel contempo appena l'ascia per preparare il colpo, Targack fece seguire una veloce Carica diretta verso il Soldier alla destra del Mega-Shadow, andandogli addosso ed utilizzando la spinta così generata per colpire l'Heartless con un poderoso colpo di scudo in pieno petto, colpo atto sia a danneggiarlo che a tentare di scagliarlo indietro di qualche metro, possibilmente facendolo cadere. Conclusa la Carica, il giovane principe, ruotandosi rapidamente per fronteggiare lo Shadow, eseguì un fendente verticale, sfruttando il fatto che Impavida era già sollevata, e quindi già pronta a colpire, mirando alla testa della creatura. Qualsiasi fosse stato l'esito del suo assalto, il principe non sarebbe stato fermo con la guardia scoperta, ma eseguì un veloce spostamento alla propria destra di circa un metro con una posizione bassa e quindi più rapida che poteva, mantenendo lo scudo alzato di fronte a sé, finendo la manovra con un accorta quanto veloce rotazione del corpo alla propria sinistra, in modo tale da avere sott'occhio gli Heartless, siano essi solo i due Soldier o in aggiunta il Mega-Shadow se questi fosse sopravvissuto al colpo. Decise di mantenere una posizione bassa, piegato leggermente in avanti in modo da risultare se possibile ancora più basso del normale ma allo stesso un'ottima manovrabilità nelle varie direzioni, tranne che nell'indietreggiare, e facilitando eventuali "tuffi" per schivare gli assalto degli Heartless. Quella sequenza di colpi gli serviva per capire quanto poteva arrischiarsi in quello scontro, nonché quanto fossero effettivamente resistenti quegli Heartless, cosa che non aveva ancora capito perfettamente pur avendoli affrontati anche altre volte. Un buon inizio in effetti ... a suo giudizio, ovviamente.


    CITAZIONE
    Thargack
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale:Sicuro di sé è concentrato
    Energia: 100% - 15% = 85%
    Abilità:
    - Charge! [Tagliavento]
    Due cose i nani imparano fin dai primi anni di infanzia: combattere, ricevendo fin da piccoli una sorta di addestramento militare caratteristico per ciascun clan, e caricare.
    Immaginate un macigno che vi stia rotolando contro ad alta velocità. Inquietante vero? Bene, ora immaginate che di macigni ve ne siano un centinaio e tutti diretti contro di voi! La paura nata da tale vista abbatterebbe il morale di qualsiasi esercito di qualunque razza. Sfruttando dunque tutta la forza delle gambe, Targack è in grado di eseguire un velocissimo scatto in una qualsiasi direzione, tranne arretrare, percorrendo in una manciata di secondi una distanza massima di 4 metri. Durante lo scatto, Targack non può cambiare direzione se non concluso tutto lo scatto ed inoltre non può neanche curvare durante quest’ultimo.

    Abilità a Costo Basso

    Statistiche:
    BaseBianca P.Q. A&OTotale
    Corpo80±0±0±080
    Essenza30±0±0±030
    Mente40±0±0±040
    Destrezza40±0±0±060
    Concentr.50±0±0±050
    Velocità60±0±0±060

    Sono ancora una volta desolato per il ritardo, Alex, vedrò di essere più veloce nel prossimo post
     
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    No, non era esattamente un buon inizio, e Filottete poteva vederlo ad occhio. La forma c'era, la forza dietro ai colpi anche, ma da quando Targack aveva lanciato quel grido e si era lanciato contro le ombre, gli era chiaro il nano stesse facendo proprio lo stesso errore di Achille: stava sottovalutando i suoi avversari, anche se di poco. E di fronte a un Heartless, quella era la cosa peggiore che si potesse fare.
    Il primo attacco del principe andò a segno, la cieca carica diretta verso il Soldato alla sua sinistra, che venne travolto dal nano e finì a terra con le gambe all'aria, ma non fu così fortunato con la sua seconda offensiva. Prima che l'ascia di Targack potesse mozzare o spappolare la testa del Mega-Shadow, infatti, questo si fece improvvisamente piatto, trasformandosi in una vera e propria ombra sul pavimento; proprio questo diventò la "vittima" di quel fendente, emettendo un sonoro tonfo mentre l'arma cozzava contro la lastra di pietra dura. Era vero che quelle creature non erano tra gli esponenti più forti della loro razza, anzi, erano praticamente carne da macello, se messi a confronto con i loro simili con poteri più complessi. Però questo significava davvero che Targack poteva sprecare energie "giocando" con loro, come se fossero gladiatori? Filottete poteva anche apprezzare quel pensiero, visto che almeno avrebbe dato un po' di spettacolo alla gente sugli spalti, ma se si fosse ferito gravemente non avrebbe certo gioito.
    Qualcuno che però trovò conforto e, soprattutto, un attimo per attaccare Targack mentre la sua guardia era abbassata, fu il Soldato alla sua destra, quello che ancora non aveva subito un assalto del nano. Proprio mentre questo si muoveva per mettersi nuovamente in guardia, infatti, l'Heartless avrebbe fatto un rapido scatto in avanti, balzando in aria con inaspettata agilità e lanciando un calcio rotante in aria, mirando proprio allo scudo del principe. Era un attacco istintivo, ma che aveva una sua strategia: colpire direttamente il fronte di quel muro di metallo non lo avrebbe portato da nessuna parte, ma cosa sarebbe successo se avesse cercato di sbilanciare quella protezione, e il braccio che la sorreggeva? Nel peggiore dei casi, il nano sarebbe stato sbilanciato in avanti, subendo parte dell'impatto sulla mano e il braccio che reggevano lo scudo, perdendo la posizione di guardia che aveva provato ad assumere, dando un'ulteriore occasione al nemico che aveva mancato. Perché, mentre il Soldato si occupava di Targack dal fronte, lo Shadow troppo cresciuto che si era nascosto nel terreno si fece strada alle spalle del nano, riemergendo dal terreno a neanche mezzo metro da lui e cercando di lanciare un'artigliata dietro al ginocchio sinistro di Targack. Il Soldato che era stato mandato a terra, invece, spese il tempo che i suoi alleati stavano usando per contrattaccare per rialzarsi, lanciandosi poi verso il principe per lanciargli un pugno dritto sul bicipite sinistro; il nano poteva essere più forte di tutti loro in uno scontro singolo, ma come avrebbe gestito quell'attacco combinato?


    CITAZIONE
    Soldato 1
    Stato Fisico: Contusione sul fronte del corpo
    Stato Mentale: Aggressivo
    Energia: 100%

    Soldato 2
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Aggressivo
    Energia: 100 - 8 = 92%

    Abilità:
    Calcio volante
    La tecnica ha natura Fisica. Il Soldato è un Heartless specializzato nel combattimento corpo a corpo e la sua mossa più potente è il calcio volante. Con questa mossa le sue gambe si riempiono di energia e, successivamente, esegue una capriola in aria sfoderando un potente calcio doppio dall'alto verso il basso, capriola che può viaggiare per diversi metri prima di atterrare. Il calcio beneficia di un Bonus di 15 in Corpo.
    Costo. Basso.

    Equipaggiamento:
    Artigli Vermiglio - Quattro artigli (uno per dito) per mano molto affilati e resistenti, lunghi all'incirca quattro centimetri ognuno, in grado di penetrare con grande facilità la carne ed infliggere tagli profondi.

    Elmo da Soldato - Elmo in ferro completamente aderente al cranio dell'Heartless, impossibile quindi da rimuovere, con una punta nel mezzo che sale in alto per circa dieci centimetri per poi arrotondarsi su se stessa. Questo elmo fornisce una buona protezione nella zona del cranio.

    Corpo: 40 | Essenza: 20 | Mente: 20 | Concentrazione: 25 | Destrezza: 30 | Velocità: 40




    Mega-Shadow
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Aggressivo
    Energia: 100 - 8 = 92%

    Equipaggiamento:
    Artigli - Le uniche armi su cui può far affidamento un mega-shadow sono i propri artigli. Lunghi 10 cm ciascuno, sono abbastanza taglienti, sebbene non molto resistenti. Un'arma che, data la sua stupidità, è raro che venga usato per degli affondi veri e propri, tende più che altro a infliggere colpi di striscio.

    Abilità:
    Ombra Furtiva
    La tecnica ha natura Magica. Con questa Abilità lo Shadow potrà “appiattirsi” e muoversi come un’ombra sul pavimento o sulle pareti con cui entra a contatto, durante la quale non sarà possibile colpirlo con alcun attacco diretto (sarà sempre vulnerabile ad eventuali attacchi psionici, ma non potrà essere colpito in maniera diretta, in quanto a tutti gli effetti parte della parete nella quale si è appiattito). La tecnica avrà termine appena l'Heartless riemergerà.
    Costo. Basso.

    Corpo: 45 | Essenza: 10 | Mente: 10 | Concentrazione: 20 | Destrezza: 35 | Velocità: 30
     
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