Mentre le loro dita si intrecciavano, Saya mantenne lo sguardo alto, stretto a quello della sua alleata. Will allungò verso di lei una mano deforme, squamosa, la cui pelle si frantumava in polvere e bruciava in fumo nero ad ogni movimento. La stretta fu delicata, puramente simbolica, i loro palmi si sfiorarono appena; eppure l'unico occhio brillante d'oro bruciava nell'orbita scura della donna, mostrando una forza diversa, impaziente di esplodere. -Perdona lo stato.- la pregò l'albina con tono complice, un sorriso sibillino mentre ricambiava il gesto con la schiena dritta, determinata a mostrarsi sua pari. -Te la stringerò nuovamente quando sarò completa. Will, non vedo l'ora di aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo.- Saya annuì debolmente, ricambiando con un suo ghigno ambiguo, concepito da più istinti che si fondevano dentro di lei: finalmente aveva trovato qualcuno capace di comprendere la sua filosofia, qualcuno capace di suscitare in lei più che un falso sorriso di cordialità o di rispetto inesistente; ma la donna era anche troppo intelligente, troppo orgogliosa... troppo simile a lei. Una compagna, una rivale, una tagliola sempre pronta a scattare, Will incarnava allo stesso tempo un'infinità di ruoli, molti dei quali la Heartless non poteva fidarsi. Le loro mani si separarono, Saya abbassò la sua molto lentamente; nascondendola dietro la schiena, strinse e allentò le dita più volte, aumentando la stretta ad ogni reiterazione. I suoi smeraldi scivolarono dal palmo pallido dell'albina fino al suo volto deforme ed ella si accarezzò le labbra con la punta della lingua, inseguendo un pensiero molto divertente: “Chissà quanto potrà durare un patto tra noi due.” Will sospirò, come liberandosi della stessa tensione che aveva irrigidito Saya fino a quel momento, e la giovane la imitò; almeno per il momento, si sarebbe limitata a giovare di ogni aspetto positivo che quella nuova conquista le avrebbe portato. Si preannunciavano giorni ancora più interessanti di quanto i suoi ultimi non fossero stati e, di fronte a tale prospettiva, il bisogno di smembrare qualche Ombra e portare a termine quella che era la sua missione si faceva quasi incontenibile. La sua compagna indietreggiò con leggiadria, sulla sabbia fine dell'arena grigiastra i suoi passi non provocarono alcun suono. Il suo corpo ebbe un leggero fremito, le sue spalle scesero più rilassate; chiuse gli occhi per un istante e fu allora che Saya udì un suono alle sue spalle, simile al crepitio del fuoco. Strinse i pugni fino a sentire le nocche scrocchiare e, piroettando lentamente sulla punta del piede destro, diede le spalle a Will ed incontrò i suoi nuovi compagni di giochi: due polle di pece infettarono la terra grigia, due portali pulsavano nell'aria accanto ad esse, trasudando oscurità. -Mi faresti il favore, Saya?- domandò con un cinguettio rauco la donna alle sue spalle. Saya rispose divaricando le labbra, le gambe che scivolavano con un debole fruscio, e allora ghignò mostrando le proprie zanne. Non c'era nessun problema, se la sarebbe sbrigata in fretta: avrebbe ricordato quei falliti il motivo per cui gli Heartless ferali prendono ordini da quelli come lei. Due Neo-Shadow e due Darkball nacquero dalle tenebre di fronte a lei, arrancando da come a fatica dai meandri dell'oscurità, corpi neri e occhi dorati che brillavano come lanterne nella penombra. La ragazza arricciò il naso in una smorfia di disappunto: nemici banali, bestie che avevano lottato più volte al suo fianco come semplice carne da macello; creature che, già sapeva, erano incatenate da limiti che i loro fragili corpi non permettevano loro di superare. Roteando appena il collo, fece un cenno verso la compagna. “Davvero bastano questi per rimetterti in sesto?” avrebbe voluto domandarle, infastidita da quanto poco credito la sorte pareva averle concesso. I nemici si mossero tuttavia prima che ella potesse incidere in parole quei suoi pensieri. I Neo-Shadow balzarono in avanti, tuffandosi nella sabbia come fosse un mare di tenebra e la ragazza rispose alzando la guardia, mentre i fragili arti da bambina si tramutavano in enormi e grezzi artigli. “Vorrà dire che finirò ancor prima del previsto.” concluse, svuotando in quelle poche parole ogni suo pensiero ed incanalando tutto il suo essere nella frenesia della battaglia. Le due creature sferiformi pulsarono all'unisono, come animate da una sola mente: fremettero a mezz'aria, vibrarono con un sibilo elettrico e, all'improvviso, scattarono in avanti, le fauci spalancate in un ruggito muto. Saya tenne lo sguardo fisso sui suoi nemici, seguì i loro rapidi movimenti, studiò la loro traiettoria fino a poterne prevedere la meta: scartò indietro, vide i nemici sobbalzare contro la barriera invisibile che segnava la fine del loro assalto e, indenne, mise un metro buono di distanza tra se stessa e loro. Appena i suoi piedi ebbero raggiunto di nuovo terra, la ragazza piegò le gambe, preparando uno scatto, e strinse i denti; tese ogni muscolo, indurì il suo corpo e arroventò il sangue, pronta a sopportare ogni assalto e sicura che, invece, i suoi nemici non avrebbero saputo fare altrettanto. Le due macchie nere scivolarono sulla sabbia, una le scivolò alle spalle mentre l'altra le si accostava. Assottigliò i suoi occhi e, come il Neo-Shadow riemerse, si tuffò dritta nella sua direzione, artigli allungati nella sua direzione: la sua forza era maggiore, le sue armi più robuste, non c'era alcun dubbio che in uno scontro fisico sarebbe stata lei ad uscire in cima. Al mostro alle sue spalle aveva deciso di non dare attenzione, per il momento, un urto possente la cui origine era difficile da definire, se un arto dell'ombra o se solo il movimento dell'aria, la investì alla schiena, con una gelida artigliata minacciò di strappare le sue vesti ed intaccare la sua pelle nivea; Saya incassò il colpo in silenzio, mettendo più pressione nella morsa delle sue fauci per scongiurare anche il più piccolo dei fastidi. Concentrata invece a sfoltire fin da subito le schiere nemiche, avrebbe tentato di afferrare al volo il nemico, contando sulla forza e rapidità maggiori che possedeva, afferrando con una mano gli artigli o le zampe che le fossero state agitate contro e con l'altra il collo, le spalle o qualsiasi parte del corpo fosse a tiro. Avrebbe schiacciato il Neoshadow a terra, quindi e, dardeggiando con lo sguardo verso i due Darkball alla sua sinistra, per non essere presa di sorpresa, avrebbe immediatamente spostato una delle mani, quella stretta sull'arto, verso la testa. Avrebbe schiacciato il cranio a terra, applicato pressione e, prima che la povera creatura potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, avrebbe trasformato il suo arto: sarebbe bastato poco, dal centro del suo palmo, con un lieve formicolio nella sua pelle, una sottile, resistente ed affilata massa di carne si sarebbe allungata come una lama nascosta, un ago di svariati millimetri che avrebbe perforato il cranio dell'Ombra nel giro di brevissimi istanti, scavando attraverso la fronte, il cranio, la corteccia (ammesso la possedesse) e sempre più giù, fino ad incontrare il soffice abbraccio della sabbia tinta di nero. E con il primo agnellino sacrificato all'altare di Will, si sarebbe leccata compiaciuta le labbra, conscia che di lì in avanti la caccia sarebbe solo diventata più facile.
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