Una buona causa

Quest Privata

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    ~Bridges Burned

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    Una Buona Causa
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    Al di là della frustrazione di doversi abbassare a fare una cosa del genere, Will aveva deciso -decisione che aveva richiesto tutta la sua buona volontà- di ritenersi soddisfatta di come stessero andando le cose. Karaz era stato scaricato, con la promessa che, a lui, lei sarebbe servita e sicuramente non tra molto tempo. Liberatasi di un cagnolino, aveva optato per cercare una nuova bestia da fare sua alleata, in qualche modo. Una bestia più grande; un gruppo di bestie, magari. Frugando un po’ nell’Abisso, non senza averci prima rimesso parte di quel corpo d’ombra per compensare le energie spese, Will aveva trovato Daraeg. Daraeg le aveva riso in faccia con così tanta spocchia che Will aveva, istantaneamente, preso in considerazione l’idea di rinunciare definitivamente al suo nuovo e tanto agognato corpo e tornarsene ad essere un niente nel nulla, piuttosto che sopportare quella faccia scuoiata guardarla tanto divertita.
    Daraeg l’aveva palleggiata ad Hazama, continuando a sghignazzare ogni tanto su come quella situazione fosse “il divertimento del secolo”; Hazama aveva ascoltato con un sorrisetto da serpe che Will avrebbe volentieri sbrindellato a morsi. Invece era rimasta composta, era scesa a patti, sconvenienti per lei, fra l’altro. Nonostante tutto, poteva dirsi contenta.
    Avrebbe avuto il suo posticino lì dentro, sarebbe stata, sulla carta, almeno, subordinata a qualcuno e, per il resto, avrebbe avuto tutta l’energia di cui aveva bisogno per creare un corpo a suo piacimento. Dopo aver sventolato un Keyblade sotto il naso di entrambi per dimostrare di essere ancora valida, i patti erano andati in porto.
    «Non sei conciata molto bene.»
    «Neanche tu sei il fascino fatto persona, Daraeg,» aveva risposto, ostentando, se non altro nelle provocazioni, una parità di posizione e sicura confidenza. Alla fine, lei poteva anche sparire, dopo aver ottenuto ciò che voleva. Lo avrebbe fatto solo per il tornaconto.
    Hazama, a quanto pare, da bravo aspirante sottocapo, braccio destro, macchiolina in secondo piano, aveva pensato bene di palleggiarla, ancora, a qualcun altro. Stanca di essere appioppata ogni volta di più ad un subordinato e convinta che, ora della fine, sarebbe finita insieme all’ultima ruota del carro, Will si dimostrò accomodante con le decisioni del nuovo gruppo di formiche in cui aveva deciso di infilarsi.
    «Abbiamo un nuovo incarico da affidarti, Saya,» le aveva indirettamente presentate Hazama; «Sono sicuro che questa volta sarà di tuo gradimento.»
    Via verso nuove avventure,” aveva pensato Will, sotto quel cappuccio logoro e nero. Perché sì, Daraeg aveva ragione: era uno spettacolo raccapricciante. La coda d’ombra l’aveva abbandonata disfacendosi in polvere non appena aveva cercato di contattare loro, il suo corpo d’ombra si era ridotto ad una crosta di groviera e quella piccola porzione di viso che aveva assunto lineamenti umani ai Confini del Mondo si era polverizzata tornando, per una buona metà, una maschera scura e molle.
    Aveva bisogno di oscurità, dunque. Le alternative erano poche e quelle poche alternative prevedevano nemici da affrontare: Heartless, nessuno, umani. Qualunque cosa, pur di potersi nutrire del loro buio e usarlo per costruirsi un corpo.
    Osservò la sua nuova compagna, la studiò con l'unico occhio a sua disposizione. Avrebbe voluto consultare l'Abisso, chiedergli cosa potesse sapere di più su di lei, in maniera da farsela amica e cancellare quella forma di noia che vedeva dietro i suoi lineamenti non ancora adulti. In quelle condizioni, tuttavia, non valeva la pena tirare la corda. Oh be', sarebbe ricorsa ai vecchi metodi finché non fosse stata in grado di usare una delle sue tante doti. Una conversazione innocente, raccolta di indizi, velatissime provocazioni e silenzio: le armi di un capo, le armi di una regina che sa quello che sta facendo. Gradualmente, avrebbe aggiustato la mira e scoperto su cosa valesse la pena puntare e cosa no.
    Saya non sembrava così convinta, almeno ai suoi occhi. Will non parlò, si limitò a comportarsi come un'ombra, come se non esistesse, osservandola da sotto la sagoma scura che il cappuccio gettava sul suo viso. Sorrise, quando fu costretta a fare un passo verso di lei, quando si aprì un portale per loro.
    «E… con chi ho il piacere di lavorare? Non mi pare di aver mai avuto l’onore, prima.»
    Will si mosse appena sotto la mantella. Hazama si portò una mano al volto, reggendo la sinistra con il braccio destro, osservando Saya pensieroso.
    «E non so nemmeno quale dovrebbe essere la missione questa volta.»
    La Heartless ridacchiò, e Will lesse in quella risata tutto il disprezzo che lei, Will stessa, provava per ogni singolo pagliaccio dentro quel ridicolo tendone da circo.
    «La situazione pare divertirti davvero molto, non è così?» chiese, chiaramente rivolta ad Hazama.
    Sei fortunata che quella biscia sia un serpente stupido, nonostante si creda furbo,” pensò, abbassando il capo.
    «Non lavorerai con lei, ma per lei,» spiegò l’uomo alle sue spalle.
    Bravo, presentami come una seccatura. Vedrai quanto ti starò simpatica quando potrò farti mangiare la terra, infido verme.
    «Devi solo uccidere Heartless,» chiarì, «niente di più facile per una come te, no?»
    Will udì qualche passo, sentì l’oscurità tendersi dietro di lei. Finalmente se ne andava.
    «Pensavo sarebbe stato interessante affidarla a te, Saya.»
    Will si lasciò sfuggire un leggerissimo sospiro liberatorio. Non che Hazama le desse ansia, o cos’altro, ma il suo sistema nervoso urlava all’abuso se si trovava nella sua stessa stanza per più di venti secondi. E per una che il sistema nervoso ancora non è riuscita a crearselo, la pressione non doveva essere, a livello pratico, qualcosa di anche solo lontanamente sopportabile.
    «Lei…»
    Già Saya, sono una fanciulla tanto quanto te.
    «Uccidere Heartless… un modo strano di aiutare qualcuno, almeno per noi dell’Ordine. Ti andrebbe di spiegarmi le ragioni, mentre ci andiamo?»
    Convinta che un semplice “no” non sarebbe stato sufficiente, né avrebbe in alcun modo aiutato a perorare la sua causa, Will si preparò psicologicamente a sentire la sua voce distorta ancora una volta. “Questione di tempo,” si disse.
    «Oh, il mio nome è Saya, » ”lo so,” «è un piacere conoscerti.»
    Dalla fessura del cappuccio, Will vide un inchino. E assieme all’inchino, per quanto lieve, vide due curiosi occhi verdi cercare qualcosa sotto il suo mantello. Non seppe se ritenersi infastidita o lusingata dal gesto; nel dubbio optò per ricordarsi, ancora una volta, che Saya era il mezzo grazie al quale sarebbe riuscita a plasmare a suo piacimento il suo nuovo corpo.
    Sorrise. Ne valeva la pena. Abbassò il cappuccio, scoprendo il corpo nero e lo squarcio di viso appena roseo, l’occhio ambrato e il ciuffo bianco. La fierezza e la subdola punta di complicità trasparivano dall’inclinazione sorridente dei suoi –pochi- visibili lineamenti.
    «Al momento ho bisogno di oscurità per costruirmi un corpo e sperare di non cadere in pezzi,» spiegò, cercando di ignorare quella sfumatura distorta del suo tono di voce. Un evirato suonava più femminile. «Piacere mio, Saya. Io sono Will.»
    Il cappuccio tornò al suo posto, con immenso sollievo. Avrebbe provato piacere nel spogliarsi di quello schifo logoro più tardi. La sua mente produsse un pensiero. Quel pensiero la fece sorridere.
    «Da quel che ho visto, Hazama non piace neanche a te.»



    Edited by -M a r s h- - 10/1/2017, 22:54
     
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    Muovendosi lungo il corrimano di marmo nero, Saya si mosse con misurata lentezza a ridosso della balconata, rivolgendo lo sguardo sotto di lei senza voltare il capo: vide Hazama al centro del salone, mani nelle tasche della giacca nera con i pollici che pendevano all'esterno. Accanto a lui una figura quasi intrigante, uno sconosciuto che nascondeva le proprie fattezze al di sotto di un cappuccio logoro che rivelava soltanto una sagoma scura. Con un sorriso appena accennato dedicò loro un cenno, senza fermare la sua elegante marcia. Scese la lunga scalinata un gradino alla volta, misurando la velocità e leggiadria dei suoi passi. Hazama la salutò sollevando il cappello, occhi stretti guizzanti d'oro e labbra socchiuse nel sorriso infido che gli riusciva tanto bene. Un brivido la percorse a fior di pelle, come una lama di un pugnale passata lungo tutto il suo corpo. Nemmeno la ragazza comprendeva appieno cosa quella sensazione significasse, probabilmente perché in primo luogo non riusciva a decifrare cosa il volto del Maestro suggerisse; l'unica emozione certa era la repulsione verso quel serpente.
    Sfiorandosi appena i capelli, in un gesto calcolato ed abituale, la ragazza aggiustò la sua maschera prima ancora che essa vacillasse e si accostò infine accanto ai due fratelli.
    -Hazama.- esordì, rinnovando i suoi saluti con un piccolo ed aggraziato inchino: gambe unite, punte dei piedi all'infuori, lembi del suo classico vestito bianco stretti tra indice e pollice. Rialzatasi, allora, si girò verso la silenziosa ospite e, assottigliando il suo sguardo, le sorrise con curiosità e finta amicizia. Un guizzo ambrato le rispose muto, ma ella non ebbe il tempo di indagare oltre.
    -Abbiamo un nuovo incarico da affidarti, Saya.- spiegò infine il suo superiore. La Heartless si umettò le labbra in silenzio e volse di nuovo i suoi smeraldi a lui: come sempre, Hazama pareva proprio divertito, come se nelle sue parole si nascondesse uno scherzo che comprendeva solo lui.
    “Forse però, questa volta, ho un'idea di dove stia la battuta.” rifletté la giovane con una punta di fastidio, indugiando per un solo istante sulla figura sconosciuta.
    -Sono sicuro che questa volta sarà di tuo gradimento.- le promise con parole adulatrici. Saya non vi credette per un solo istante: intrecciò le dita alla vita e, portando indietro la testa, alzò appena le sopracciglia, rendendo ben chiaro il suo valutare quelle parole. Dubitava che il suo collega avesse molto da offrirle, non più di quanto avesse già potuto apprezzare in molte altre missioni prima di quel giorno.
    “Anzi, ci sono tutti i presupposti per qualcosa di estremamente noioso.” Aggiunse, chiudendo gli occhi per il tempo di un sospiro.
    Essere l'ultima arrivata nell'Ordine non era mai stato un vero problema, fino a quel momento: non era raro che venisse mandata a svolgere missioni in coppia con altri compagni, tuttavia la sua indipendenza non era mai stata minata in nessun modo, le sue azioni slegate da quasi ogni obbligo. Fin dal primo momento aveva puntato ad accumulare successi, rispetto e potere, pronta a piegare la testa quel tanto che bastava per presentarsi a tutti come uno strumento insostituibile. Il piano era filato con facilità fin dal primo momento dato che, nonostante la ripetitività delle sue mansioni, Saya non poteva certo dire di odiare il suo lavoro, tuttavia...
    “Ha scelto me per fare da balia al nuovo sangue solo per infastidirmi, quel cane...” imprecò in silenzio, senza che il suo sorriso disteso vacillasse.
    Per qualche lungo, esasperante secondo, nonostante il sorriso accomodante che Saya si sforzava di sfoggiare, non arrivò nessuna risposta dal suo mandante, che pareva invece bearsi nella sua impazienza. Senza spiegazioni, Hazama le mostrò il fianco, allungò la mano destra di fronte a sé e e fece fluire lungo l'arto l'oscurità: lo spazio parve scricchiolare, domato dal suo potere, e nel mezzo del nulla che riempiva l'atrio un globo di tenebre viscose prese forma e si allargò, fino a formare un Varco Oscuro.
    La ragazza strabuzzò gli occhi, poi batté più volte le palpebre: dardeggiò con lo sguardo accigliato contro Hazama, poi contro il novellino, poi di nuovo verso Hazama. Non riusciva a credere che fossero seri, non poteva accettare tanta scortesia.
    Lasciando trapelare un'oncia di irritazione, colma ormai fino all'orlo, la giovane mosse un piede avanti, battendo la punta per produrre un lieve tintinnio, chiuse il pugno e lo portò davanti alla bocca e si schiarì con forza la gola.
    -E... con chi ho il piacere di lavorare? Non mi pare di aver mai avuto l'onore prima.- cinguettò con forza, avvicinandosi di due passi allo sconosciuto per non permettergli di ritrarsi in alcun modo, la testa appena inclinata e gli occhi larghi ed indagatori che spiavano sotto al cappuccio, ricoprendo l'irritazione con una mano di curiosità. -E non so nemmeno quale dovrebbe essere la missione, questa volta.- aggiunse allora, lasciando fluire in un sibilo l'acido che le si era accumulato in fondo alla gola. Si distese con una risata leggera, nascosta solo a metà dalla mano posta davanti alla bocca, una risata che si prendeva gioco di tutto quel carosello privo di scopo. -La situazione pare divertirti davvero molto, non è così?- premette allora, ammiccando appena verso l'uomo.
    Hazama ghignò, calò la visiera del borsalino, nascondendo le sue due pietre d'ambra dietro ad essa e ai ciuffi verdi di capelli. Una risposta molto più eloquente di qualsiasi battuta avrebbe potuto sibilarle.
    -Non lavorerai con lei, ma per lei.- si scucì finalmente il Maestro, indicando con un ampio gesto della mano l'Heartless al suo fianco. Saya abbassò appena il capo e la scrutò da cima a fondo, con fronte corrugata e mille dubbi in testa. Aveva quindi davanti una donna, a giudicare dalle parole del collega: per quanto l'avesse studiata, non era giunta nemmeno alla comprensione del sesso di colei che le stava davanti prima che le fosse rivelato: una creatura ambigua, come minimo.
    “Una rottura di coglioni.” si corresse subito: portò l'indice al mento e si massaggiò, fingendosi molto più riflessiva di quanto non volesse essere nei confronti di quella pustola ambulante.
    -Devi solo uccidere Heartless.- riprese l'uomo, regalandole un altro dei suoi sorrisi melliflui: riusciva a leggere l'irritazione che la ragazza mascherava solo in parte. -Niente di più facile per una come te, no?-
    “Facile non è la prima parola che mi verrebbe in mente.” fece per rispondere, ma schioccò la lingua e richiuse le labbra. Irritante, inutile, ma anche insolito. Per un istante fermò le dita che ancora stavano indugiando con finta incertezza sulle sue labbra; strinse appena le palpebre ed una ruga di concentrazione prese forma in cima alla sua fronte, fugace quanto un battito di ciglia.
    -Pensavo sarebbe stato interessante affidarla a te, Saya.- concluse con una risatina Hazama.
    Nascosta dalle ciocche di capelli, la Heartless roteò gli occhi. Non le importavano le opinioni di quella serpe, non le importava di compiacere il suo perverso senso dell'umorismo: quello che desiderava era informazioni, capire cosa le stava accadendo attorno. Desiderava capire quale fosse il ruolo di quella nuova pedina comparsa sulla scacchiera.
    Nemmeno si voltò per degnare l'uomo di uno sguardo, mentre quello indietreggiava, con un ultimo fruscio di abiti che la giovane interpretò come un sobrio inchino, attraverso un varco oscuro.
    Attese che il passaggio si richiudesse con il suo inconfondibile crepitio. Silenzio. Tese le orecchie, assottigliando la sua vista, ma solo il rantolio della sua apparente nuova compagna segnalava la presenza di un'altra forma di vita lì attorno, oltre a lei.
    -Lei...- ripeté allora, sena quasi accorgersene, focalizzando lo sguardo su quelle sagome buie che il cappuccio della donna le lasciava solo immaginare.
    Le sue labbra esalarono un sospiro paziente ed innocente, solo un accenno di sorriso decorava la sua maschera. “Giusto un pizzico di affabilità. Non ho bisogno di crearmi una seconda Rei.” si ricordò, incrociando le braccia con aria “intrigata”. Anche se, aggiunse dopo, quello dipendeva da quanto la sorellina si sarebbe dimostrata intelligente.
    -Uccidere Heartless... un modo strano di aiutare qualcuno, almeno per noi dell'Ordine.- gettò l'esca al vento, direttamente ai piedi della sconosciuta. -Ti andrebbe di spiegarmi le ragioni, mentre ci incamminiamo?-
    Era un gioco, quello che Saya le proponeva, un gioco dal quale potevano uscire entrambe vincitrici, se la nuova adepta avesse rispettato le sue regole.
    Non ci fu un solo movimento oltre lo strato di pelle del cappotto, solo un respiro più lungo e più rauco.
    La ragazza si umettò le labbra e forzò un sorriso, strinse il pugno e sopì il desiderio di cogliere l'attenzione della sorda con un sonoro schiaffo.
    -Oh, il mio nome è Saya.- Aggiunse invece, dissipando con un cinguettio l'irritazione; mani ai lembi del vestito una riverenza che fosse sufficiente appena a darle uno scorcio di quegli occhi che non aveva ancora incontrato. -È un piacere conoscerti.-
    Un intellegibile guizzo dorato fu tutto ciò che riuscì a rubarle, prima che ella si muovesse, forse per la prima volta: le braccia si mossero lentamente come svogliate, con le mani spinse indietro il cappuccio e, sospirando come rassegnata, si volse verso Saya, dritta sulla schiena e mento alto con un orgoglio che, a parere della giovane, non le si addiceva affatto.
    Saya sorrise con maliziosa giovialità a quelle labbra che ricambiavano solo per metà, i suoi occhi fissavano quello brillante d'oro della sorellina e i grumi scuri che si addensavano là dove si sarebbe dovuto trovare il secondo. La pelle cerulea e finissima di una fanciulla attraente si incrinava e spezzava, come ceramica frantumata, a metà del viso, flutti oscuri e squame bestiali prendevano il sopravvento sull'altra metà del corpo, mentre piccole ceneri crollavano dal suo corpo ogni istante come pelle morta.
    Uno spettacolo per gli occhi di Saya, ma uno che non era certa di apprezzare: aveva di fronte qualcosa di nuovo, certo, ma per quanto lo studiasse non riusciva a vederci che l'anello mancante tra gli Heartless comuni e quelli come lei.
    La voce dell'essere suonò distorta e graffiante, apparteneva quasi più al mostro che alla sua metà “umana”: -Al momento ho bisogno di oscurità per costruirmi un corpo e sperare di non cadere in pezzi.- spiegò ella; Saya si umettò le labbra, ma attese a formulare ulteriori opinioni. -Piacere mio, Saya. Io sono Will.-
    Un sorriso compiaciuto sorse spontaneo sul volto della giovane: era stato ben più difficile del previsto, ma infine aveva guadagnato anche lei un nome e, ancora più importante, una spiegazione degna di tale nome.
    Saya non era convinta di essere un'esperta sulle vie dell'Oscurità, ma quanto era riuscita a cogliere dalla compagna era che Will mirava ad evolversi attraverso il potere delle ombre, aspirando ad una forma corporea completa. La vera sorpresa, tuttavia, era che i piani alti fossero convinti che un piano così poco ortodosso potesse trovare successo.
    “Come volevasi dimostrare, non c'è alcuna ragione per cui dovrei occuparmene io...” concluse, il suo sorriso tremò per un solo istante. Tuttavia, non poteva negare la sua curiosità di scoprire esattamente come Will avrebbe plasmato se stessa. “E resta sempre un buon modo per fare conoscenza ed indebitare nei miei confronti una nuova collega.”
    -Da quel che ho visto, Hazama non piace neanche a te.-
    Il commento improvviso dell'albina spezzò il suo filo di pensieri e Saya, celando un istante di confusione, batté le palpebre e si volse a lei. -Hazama?- ripeté, schiarendosi con delicatezza la voce. -Lo trovo solo un po' difficile da comprendere, apprezzerei che fosse un po' più chiaro su ciò che pensa.-
    Fu sincera nel rivelare i suoi pensieri, pur senza sentire il bisogno di dilungarsi in delucidazioni che alla compagna non dovevano interessare. Ripercorse nella sua mente tutti i loro incontri, tutti i sorrisi ambigui che le erano stati rivolti con parole altrettanto fumose: difficile da comprendere, sì, e perciò difficile da prevedere. Come controllarlo se non riusciva a capirlo, di conseguenza, era qualcosa su cui stava ancora lavorando.
    Will scrollò appena le spalle, le sue palpebre si chiusero e riaprirono con leggerezza, come ad accarezzare un pensiero amabile. -È una di quelle persone a cui piacerebbe vedere il mondo bruciare.-
    “Nessun dubbio a proposito.” concordava Saya. Un obiettivo che denotava poca ambizione, secondo lei, pronta ad appiccare qualche focolare, ma con lo sguardo rivolto ben oltre.
    Will invece rise, trasportata da un'approvazione che la più giovane condivideva solo in parte.
    -E come dargli torto? Bisogna solo cercare di essere fuori dai piedi quando tutto prenderà fuoco.- commentò l'albina sprezzante. Un istante di silenzio, il suo occhio ammiccò a Saya e le sue labbra si mossero ancora, più sottili: -O eliminarlo.-
    Un fremito la attraversò, spinto dai battiti accelerati del suo cuore. Per un istante, la sua pelle gelò e la sentì raschiare contro il suo abito bianco come pietra. Abbozzò un sorriso che, con il ritorno della sua sicurezza, si fece man mano più largo; portò la mano a coprire la bocca e si concesse una risata sommessa e falsa. -Stiamo parlando di un mio e, suppongo, tuo superiore.- rispose con una nota di dolce rimprovero, inclinando appena il capo. -Sicura sia saggio parlare di lui in simili termini?-
    La domanda che ancora più premeva sulle sue labbra, tuttavia, era un'altra: “Perché lo stai dicendo a me?”
    Saya si umettò le labbra, mordicchiandole, e trattenne quelle parole in forma di pensiero. Forse era solo come le piaceva mostrarsi, ma quella Will suonava sospetta alle orecchie della Heartless, quale che fosse il lato da cui la guardava. Una nuova recluta, affibbiatale dalla serpe dell'Ordine, che subito dopo le presentazioni subito minaccia di morte un Maestro... “Tutto fuorché l'epitome della normalità...”
    -Mio superiore. Giusto.- le fece il mimo l'albina, come a deridere la sola idea; Saya si fece soltanto più accigliata. -Sa già cosa penso di lui. Gli altri fanno il lavoro, lui intasca.-
    Troppo facile, si disse Saya, Will la faceva troppo facile. Scuotendo il capo, la giovane rispose: -In questo caso, tuttavia, mi pare che sia tu quella che ha da guadagnarci più di tutti.-
    La Heartless gettò un'occhiata maliziosa a quel viso deturpato che non l'aveva osservata per tutto il tempo, mostrandole solo il profilo oscurato dai suoi capelli smeraldini. -Tuttavia, non potrei rifiutare il mio aiuto ad una sorella.- concluse alzando le spalle mani aperte ed invitanti. -Anche se, a onor del vero, sono in pochi qui dentro a pensarla come me e ancora meno quelli capaci di mostrare riconoscenza.-
    Indice alzato, peso che si spostava da una gamba all'altra come se il solo pensiero la agitasse, Saya misurò ogni suo movimento per rendere il suo disdegno e la sua gentilezza reali. Si voltò verso Will, assottigliò appena gli occhi e, con una fiamma verde dentro ad essi, spiò la sorellina, convinta del proprio successo.
    -Sii sincera, Saya.- un nuovo fremito la percorse all'udire le parole raschiate e lapidarie, per quando all'apparena affascinate da quel tentativo fallito di raggiro. -Qui dentro nessuno mostra riconoscenza per niente, un favore richiede altrettanto in cambio.-
    La donna si avvicinò, Saya rimase immobile, dita intrecciate al petto e aria di sfida in volto.
    Con labbra per metà scarlatte e per metà deformi e grondanti tenebre, sussurrò: -Io stessa ho accettato a malincuore l'idea che prima di avere sia necessario dare. E che, viceversa, quando si riceve qualcosa sia necessario ricambiare, in qualche modo.-
    Come se un vento gelido avesse soffiato come la sua guancia, Will la superò, portandosi alle sue spalle, e Saya sentì un lieve sollievo alleggerirla. Ghignò affascinata, tamburellò le dita e si voltò di nuovo verso l'amica, colei che sedeva dall'altra parte della scacchiera.
    -Parli molto bene, Will.- approvò, annuendo debolmente. -Tuttavia, la tua visione mi sembra ancora un poco ristretta.-
    Fece un ampio gesto con il braccio, mostrò il Castello d'Ossidiana, indicò il mondo intorno a loro e i compagni che, persi nei loro affari lontano da quel salone, lo popolavano. -Siamo Heartless, dopotutto, uniti in una delle forze cardine di entrambi i Regni. Non è poi molto ciò di cui abbiamo bisogno.-
    Si interruppe per un istante, inspirò a pieni polmoni con un debole mugolio soddisfatto e, abbassando di nuovo lo sguardo verso Will, fece brillare famelica i suoi occhi: -No, io ti aiuterò più che volentieri: sono curiosa di scoprire cosa vedrò di nuovo sotto al tuo cappuccio, una volta che avremo finito.- si leccò le labbra, mostrando i denti. -Tutto il resto, per ora, è irrilevante.-



     
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    Ci fu un momento di silenzio e di sospensione. Will non smise di osservare Saya da sotto il cappuccio, silenziosamente interessata a capire quello che stesse succedendo nella mente della Heartless, della sua, sperava, futura nuova alleata.
    «Hazama?» l’albina ghignò, coperta dalla stoffa logora, mentre l’oscurità sul suo viso pulsava e richiamava a sé il buio del portale. «Lo trovo solo un po' difficile da comprendere, apprezzerei che fosse un po' più chiaro su ciò che pensa.»
    È molto più semplice di quanto sembri,” soppesò, passando il peso da una gamba all’altra. Aveva avuto modo di farci conversazione in ben due occasioni diverse; in nessuna delle due occasioni era rimasta impressionata dalla sua dialettica, dai suoi modi, dalla sua presenza. Mai impressionata, infastidita, piuttosto. Lui osservava e, mentre la osservava, l’aveva silenziosamente giudicata. Si ricordava ancora il ghigno di sfida, quella previsione sul futuro, “hai perso Will, accettalo” e la sua fortissima replica, con tanto di invito ad andarsene. Hazama funzionava in modo molto semplice: non aveva amici, né alleati. Non credeva di avere pari. Se ci fossero stati superiori, nel remoto caso in cui avesse accettato la loro superiorità, la lingua era il suo organo più adatto a guadagnarsi la loro fiducia, prima di piantargli le sue forbicine da baffi nel petto. Semplicissimo.
    «È una di quelle persone a cui piacerebbe vedere il mondo bruciare,» commentò semplicemente, scrollando le spalle. L’immagine era così vivida da fare male all’unica retina completamente formata di cui era dotata: in piedi, solo, vittorioso, spocchioso, col suo sorrisetto sottile. Tutt’intorno, distruzione e gioia solo per lui. Più che gioia, autocompiacimento, forse. Will rise, con quel tono di voce fastidioso che l'oscurità le aveva concesso finché non fosse riuscita a cucirsi addosso la sua nuova pelle. Scosse il capo. «E come dargli torto? Bisogna solo cercare di essere fuori dai piedi quando tutto prenderà fuoco.»
    Il suo sguardo ocra dardeggiò per un istante verso Saya, mentre ancora Will pensava a come sarebbe stato bello, al contrario, dare fuoco ad Hazama, anziché al mondo. Una bella pira. Lesse una punta di complicità. Incoccò la sua freccia. “Reagisci contenuta a questo, Saya.
    «O eliminarlo,» aggiunse, sibillina.
    Stallo, nuovamente. Saya era bloccata. Processava decine di pensieri e metteva in fila le sue parole, una dopo l’altra. “Lo so,” anticipò Will, anche senza chiedere all’Abisso, “lo so che sei come me, dalla mia parte.” Il sorriso di Saya si colorò incerto, quasi di cortesia; poi si allargò, si fece vero, completo, calcato. Meraviglioso. Will chinò appena il capo e si leccò le labbra. La risata controllata e quasi frivola, nell’essere fin troppo controllata, fu tradotta come un accenno di ammessa complicità. “Meravigliosa, Saya. Meravigliosa.
    «Stiamo parlando di un mio e, suppongo, tuo superiore.»
    La conosco già, la paternale,” si incrinò appena l’umore di Will, prima di ritornare in asse. Erano in territorio nemico, tutte e due. Recitare. “Recitiamo: io faccio la cattiva. Mi piace essere la cattiva.
    «Sicura sia saggio parlare di lui in simili termini?»
    Che non fosse saggio, lo sapeva già. Dentro il castello, non c’era un pezzo di pietra che non avesse orecchie, e lì dentro anche ai sassi piaceva fare conversazione.
    «Mio superiore. Giusto,» commentò con scherno. Hazama superiore a lei, nei suoi sogni e nelle sue fantasie più sfrenate. «Sa già cosa penso di lui,» decise di rassicurare Saya. «Gli altri fanno il lavoro, lui intasca.»
    «In questo caso, tuttavia, mi pare che sia tu quella che ha da guadagnarci più di tutti,» la riprese, apologetica, Saya, scuotendo il capo. Will ignorò, incassò il colpo. «Tuttavia, non potrei rifiutare il mio aiuto ad una sorella,» sorella, bellissima parola. «Anche se, a onor del vero, sono in pochi qui dentro a pensarla come me e ancora meno quelli capaci di mostrare riconoscenza.»
    Che persona nobile,” sorrise Will, inclinando appena il capo di lato. Peccato che non fosse tipo da farsi impressionare. “Sai giocare, comunque, e molto bene.”
    «Sii sincera, Saya,» la apostrofò Will, con una punta di rimprovero. «Qui dentro nessuno mostra riconoscenza per niente, un favore richiede altrettanto in cambio.»
    Triste, ma vero. Sentì un rigurgito d’orgoglio invaderle il petto: lì dentro, lei era quella che poteva ricambiare praticamente qualunque cosa. Nonché la più vicina al ricatto. Mosse un passo lento verso Saya, con flemma, con tranquillità, sfruttando tutta la fatica legnosa a cui quel corpo d’ombra la sottoponeva per apparire pesantemente incombente. Strinse le labbra prima di parlare. Le morse, cancellando tutto ciò che di inopportuno si fosse infilato tra i suoi pensieri.
    «Io stessa ho accettato a malincuore l'idea che prima di avere sia necessario dare,» rivelò, come se le stesse confidando un segreto. Fece una breve, intensa pausa. Le sue palpebre si assottigliarono appena. «E che, viceversa, quando si riceve qualcosa sia necessario ricambiare, in qualche modo,» promise, tra le righe.
    Oltrepassò Saya, si incamminò verso il portale. Sicuramente non andava dove lei sarebbe voluta andare. Poteva sempre farla lei, con le sue manine, con le sue ditina, una piccola correzione, una variazione di corsa.
    «Parli molto bene, Will.»
    Talento, Saya. Neanche tu te la cavi male. Come attrice sei speciale.” Will ghignò, dandole sempre le spalle.
    «Tuttavia, la tua visione mi sembra ancora un poco ristretta.»
    L’albina si voltò a tre quarti, rivolgendole solo la parte sana del volto, un sorriso indecifrabile sul viso, accomodante e appena accennato. Avrebbe voluto dirle tante cose, spiegarne infinite altre. Suggerirle chi valesse la pena di lavorarsi e chi, con il tempo, si sarebbe occupata lei stessa di eliminare. Rimase invece in silenzio. “Ti ascolto,” suggeriva il suo volto.
    «Siamo Heartless, dopotutto, uniti in una delle forze cardine di entrambi i Regni,» illustrò, con un gesto ampio della destra. «Non è poi molto ciò di cui abbiamo bisogno.»
    Se escludi le alte ambizioni dei singoli individui,” completò Will per lei. “Sei furba Saya, mi piaci.
    «No, io ti aiuterò più che volentieri: sono curiosa di scoprire cosa vedrò di nuovo sotto al tuo cappuccio, una volta che avremo finito.»
    Lo sapeva, SAPEVA di aver fatto centro.
    «Tutto il resto, per ora, è irrilevante.»
    Will fece una pausa, indugiò su quegli occhi verdi, comunicò, con la sua sola iride ocra, e approvò la loro intesa. “Ci sono, ho capito, hai capito,” disse, silenziosamente, mentre l’angolo delle sue labbra si arricciava in segno di conferma.
    «Oh, un aiuto sincero,» commentò, nascondendo sarcasmo e compiacimento. «Non avrei potuto sperare in meglio.»
    C’era, tuttavia, una buona falla in quel discorso. Una falla non ignorabile, una falla di cui Saya era consapevole, e una falla che Will, con lei, poteva colmare. Se in un gruppo di persone ci si tiene, se non altro, per mano a due a due, c’è la piccola, remota, ma comunque significativa speranza che uno riesca a salvare l’altro, no? Sempre meglio di “ognuno per sé”, si rassicurò Will.
    «Heartless uniti, forza cardine, certo;» ripeté, recuperando le esatte parole di Saya. La studiò amabile, una luce mefistofelica a brillare nel suo sguardo. «Immagino tu sappia però che qui dentro si odiano più o meno tutti; un gruppo coeso sarebbe inarrestabile. Un gruppo come il nostro è già in partenza un fallimento. Unica pecca, a mio avviso.»
    Se si esclude che i maestri siano quasi tutti degli inguaribili ficcanaso.
    Fece una brevissima pausa, in cui distolse lo sguardo e un sospiro di accettazione e accondiscendenza volò sulle sue labbra: «D'altra parte, siamo tutti riuniti per convenienza. Ottenuto ciascuno il suo scopo, l'Ordine sarà solo un ammasso di Heartless che non vedono l'ora di ammazzarsi a vicenda.»
    Lasciò intendere, lasciò capire, lasciò che l’informazione passasse, chiara e concisa, in tutte le sue sfumature. Si voltò completamente verso di lei, allungando una mano aperta, come se stesse chiedendo a Saya di stringerla. Chiuse morbidamente le dita sul palmo, afferrando e accarezzando l’aria; riportò indietro la mancina e strofinò il pugno debole contro la stoffa della casacca.
    «E in un tutti contro tutti, vince chi sa guardarsi le spalle. O chi ha qualcuno a guardarle al posto suo.»
    Abbassò le palpebre con flemma. Il suo sorriso si fece appena abbozzato. Rimase in attesa, pazientemente, mentre l’oscurità del luogo andava ad aggiungere piccoli frammentini di pelle in punti sparsi del suo corpo.
    Vide Saya incrociare le braccia. “Pensaci, valuta, mi risponderai.
    Udì un suono di sorpresa, di interesse. Prese un leggero respiro profondo, e chiuse destra e sinistra tra di loro, concatenando dita e polpastrelli.
    «E tu in quale categoria ti riconosci?»
    Lo capirai.
    Si voltò ancora, un passo soffice verso il portale, facendo cenno con il capo a Saya di seguirla.
    «Prima di dirtelo, vorrei farti vedere che non sono solo un'ombra che sa parlare. Per farlo, ho bisogno di un corpo completo,» spiegò. Poi rise, un suono basso, di previsione e consapevolezza. “Lo capirai”. «Poi potrai tirare a indovinare.»

     
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    Ad ogni mossa, ad ogni risposta che Saya riceveva a quel gioco di scacchi portato avanti con le parole, la giovane Heartless realizzava sempre più che, forse, aveva dato un giudizio troppo affrettato alla sua compagna. Il volto deforme che ella le aveva mostrato era molto, molto imbarazzante, un simbolo di debolezza che, per ovvie ragioni, Saya non avrebbe mai dovuto sopportare; diversamente dalle aspettative iniziali, tuttavia, era sempre più chiaro come colei che le si trovava davanti fosse molto più intelligente ed affine alle sue idee di quanto non si sarebbe mai aspettata da una creatura così incompleta.
    -Oh, un aiuto sincero. Non avrei potuto sperare in meglio.- le rispose. La voce era neutra, ma non altrettanto le sue parole: Will non credeva davvero nel suo disinteresse, era più intelligente di così.
    Saya rispose con un ghigno ambiguo, gli angoli delle labbra che tremavano per mantenere l'espressione. Troppo, troppo affine, persino nell'ironia.
    -Heartless, uniti, forza cardine, certo.-
    La ragazza si umettò le labbra: nessuna delle due credeva a quelle parole, dopotutto, non c'era motivo di farsi infastidire dal tono. Da sotto al cappuccio scuro, il bagliore di una gemma dorata la accarezzò misteriosa, lo sguardo di Will era pieno di così tanti e appetenti sottintesi da sembrare falsi a loro volta. Tuttavia, Saya non disse nulla, e arricciando una ciocca attorno all'indice, restò in ascolto, il capo appena piegato con interesse e trepidazione.
    -Immagino tu sappia, però, che qui dentro si odiano più o meno tutti.-
    “Oh, credimi, non sai nemmeno quanto.” avrebbe voluto risponderle, mentre passava il peso da una gamba all'altra, una risata soppressa a fatica dietro alle labbra chiuse.
    -Un gruppo coeso sarebbe inarrestabile. Un gruppo come il nostro è già in partenza in fallimento. Unica pecca, a mio avviso.-
    La Heartless abbassò il capo, coprì gli occhi chiuse con i capelli che le scivolarono come una delicata tenda di fronte e sorrise, sulle labbra la stessa ironia che le era stata riservata poco prima.
    C'erano molte altre pecche, ai suoi occhi, in quell'organizzazione che, anzitutto, non le apparteneva. Ci sarebbe stato il tempo per sistemare ogni imperfezione, rifletté: dopotutto, per il momento la scalata dei ranghi era un gioco già abbastanza impegnativo e, in momenti come quello, appagante.
    Con un sospiro rassegnato Will chiese di nuovo la sua attenzione. Saya scosse i capelli con un gesto superbo della mano.
    -D'altra parte.- riprese la donna, con la medesima insofferenza, una regina che ha visto truppe ben migliori. -Siamo tutti riuniti per convenienza. Ottenuto ciascuno il suo scopo, l'Ordine sarà solo un ammasso di heartless che non vedono l'ora di ammazzarsi a vicenda.-
    Saya prese a tamburellare a terra con la punta del piede, mentre le braccia si erano lentamente incrociate al petto. Corrugò appena la fronte, colpita da quelle parole. Era un'analisi attenta e plausibile, con cui la ragazza si trovava d'accordo; il pensiero non l'aveva mai preoccupata, poiché fin dal primo momento aveva cominciato a muoversi in modo da essere sicura di avere il branco più forte, quando il momento fosse giunto. La domanda era soltanto una.
    -E, in un tutti contro tutti, vince chi sa guardarsi le spalle. O chi ha qualcuno a guardarle al posto suo.-
    La giovane si umettò le labbra, concentrò le energie nel regolare il proprio respiro. Altre parole perfette, troppo perfette, parole che sfioravano tentatrici i suoi punti più deboli e poi si allontanavano, lasciando solo un solletichio affamato di altro.
    -E tu in quale categoria ti riconosci?- le domandò avanzando di un passo, il sopracciglio destro appena alzato e le gemme smeraldine incatenate all'unica iride ambrata della sorella. Attese passandosi la lingua tra i denti, attese una risposta sulla quale aveva già fatto varie considerazioni: “entrambe le categorie” sarebbe stata la più accurata, con ogni probabilità, ma il vero mistero era a chi appartenessero le spalle che era pronta a guardare.
    Eppure, come percependo i suoi dubbi, Will trattenne la risposta: le diede la schiena, nascondendo il suo volto e con esso i suoi pensieri, si mosse con leggerezza e silenzio verso il portale e ne sfiorò i flutti oscuri con la più dolce delle carezze. -Prima di dirtelo, vorrei farti vedere che non sono solo un'ombra che sa parlare.- le promise. Seguì una pausa e, presto, una risata profonda, spezzata dal sibilo e dallo sferragliare delle tenebre. -Poi potrai tirare a indovinare.-
    Senza aggiungere altro, la donna attraversò il portale, lanciando solo una fugace occhiata alle sue spalle per invitare la più giovane a seguirla. Saya si mosse in silenzio mani elegantemente adagiate ai fianchi e passo fermo, la sua unica risposta fu un ultimo, gelido sguardo, dalla punta dei tacchi fino in cima al cappuccio: avrebbe fatto di più che tirare a indovinare, avrebbe avuto le risposte che voleva.
    “E per il tuo bene, mi auguro siano quelle più utili a me.”

    Furono solo pochi metri nel buio. I suoi occhi non vedevano nulla, non c'era nulla da vedere; solo una sagoma indefinita, che avanzava tranquilla come tra le mura della propria casa. Con la stessa comodità, Saya mise un passo davanti all'altro, dita di Oscurità le accarezzavano le caviglie, ma scivolando tra di esse ella avanzava, in attesa della luce al di là della meta. Ciò che trovò, invece, furono solo altre tenebre.
    Il nero rivelò altro nero, mentre sotto ai piedi della ragazza la pece densa informe si sostituiva ad una sabbia fine e fredda. Solo qualche passo, ed i granelli affilati cominciarono ad intromettersi nelle sue scarpe, a grattare fastidiosi la pelle. Si concesse tra sé e sé una silenziosa risata. “Casa dolce casa, come no...” scherzò in silenzio, ammirando con sfrontatezza la desolazione che la circondava.
    -Il Regno dell'Oscurità, eh?- commentò con un sospiro. Calciò il terreno, inspirò l'aria priva di odore. Niente, non provava niente a stare lì in mezzo. Tutta quell'Oscurità era piacevole alla vista, una coperta che scaldava il suo corpo e gli dava come nuovo vigore, ma era una tale noia...
    -Non posso dirmi sorpresa.- Aggiunse tuttavia, mostrando un sorriso soddisfatto. -Per una caccia agli Heartless non c'è indubbiamente luogo migliore.-
    Ancora rivolta verso le spire infinite davanti a lei, Saya spostò appena lo sguardo alla sua destra, verso la compagna: le sue braccia erano distese, appena sollevate dai fianchi, la testa allungata verso il cielo come un uomo che annegando cerca l'ossigeno. La vide inspirare a pieni polmoni, un cinguettio sereno suonò da quelle labbra. La ragazza osservò divertita quel lato curioso della sorella con gli occhi spalancati e le labbra appena inarcate, ma come la voce raschiante tornò a farsi sentire il suo viso si rabbuiò una seconda volta, mentre la sua mente si calava di nuovo nella partita.
    -Ottimo anche per fare conversazione.- le assicurò l'albina. -Non ci sono né occhi né orecchie indiscrete.-
    Nascosta dietro l'altra, la ragazza soppesò quelle parole con non poco scetticismo, massaggiandosi il labbro allegro con la punta del pollice. Unì le mani dietro la schiena, dita intrecciate, mise un piede di fronte all'altro con serenità ostentata e portò lo sguardo verso l'alto, come ad inseguire un sole che non esisteva laggiù. -Chiacchierare? Pensavo fossimo venuti fin quaggiù per svolgere una missione.- ribatté con tono innocente e ignaro.
    Come ebbe finito di parlare, tuttavia, la sua voce felice si placò. I piedi erano a terra, dritti, l'uno di fianco all'altro, le sue mani abbandonate lungo i fianchi ed il capo non più alto, ma dritto di fronte a sé; con maestria si era ammantata di un'aria molto più seria. Lentamente si voltò verso Will, le mostrò un sorriso vuoto: i suoi occhi erano stretti, la scrutavano inquisitori, non c'era alcuna amicizia. -Dopotutto, non amo essere troppo pettegola, specie con le persone che conosco appena...-
    Mosse un passo, si appoggiò solo sulla punta, quindi un altro ancora. Si portò di fronte a lei, schiena ritta per cercare di raggiungere i suoi occhi, per essere al suo pari. -Persone che, ad esempio, potrebbero avere il compito di sorvegliarmi.-
    Saya la affrontò con un largo ghigno di sfida: gonfiò il petto, rimase lì di fronte all'imputata, sguardo che non lasciava trapelare alcuna debolezza.
    Will non titubò nemmeno per un istante, con calma il suo volto inespressivo si incrinò, le labbra si deformarono in un sorriso altrettanto spavaldo, orgoglioso quanto quello della più giovane. -Se qualcuno volesse controllarti, di sicuro non manderebbe me.- le assicurò, prendendo fiato dopo una leggera risata. -Al momento l'ultima arrivata sono io, Saya. Sono sotto di te, in un'ipotetica graduatoria.-
    La Heartless sbuffò appena, occhi chiusi e sarcasmo a tingerle il viso. -Suppongo tu abbia ragione.- rispose soltanto, con un debole cenno del capo.
    “Mia sottoposta, ma sottoposta anche di chi sta più in alto. E Hazama parevi conoscerlo bene.”
    Non disse nulla, tuttavia, lasciò quello spiraglio nella sua difesa affinché Will potesse penterarla: qualsiasi legame condividesse con i suoi potenziali avversari non lo avrebbe comunque scoperto chiedendolo al loro primo incontro. Raggiungere la conclusione che fingersi amichevole fin da subito sarebbe stato vantaggioso in entrambi i casi, che la donna fosse dalla sua parte o meno.
    C'era anche una seconda ragione che l'aveva convinta, per quanto molto più superficiale: -Dopotutto, da quel che ho potuto vedere, sono certa che potremmo andare molto d'accordo.- recitò, mentendo solo a metà: come minimo, Will era di certo una compagnia divertente.
    Una breve pausa, un sospiro che non voleva suonare di sconfitta. Gettò un ultimo sguardo alla collega, vide i suoi lineamenti rilassarsi a loro volta, l'iride ambrata della donna che si perdeva nei flussi infiniti di Oscurità che si accompagnavano placidi l'uno all'altro in quello spazio morto. Oltre quell'apparenza rilassata, Saya non riusciva a leggere cosa ella stesse pensando, se si sentisse o meno la vittoriosa in quello scambio. Dal canto suo, la ragazza avrebbe voluto ottenere di più, almeno in garanzie. “E da una così acuta, le garanzie più oneste non suonerebbero più vere della più palese fandonia.”
    In silenzio, si umettò le labbra e sfiorò il dorso di una mano con i polpastrelli dell'altra. Strinse appena gli occhi e poi, dopo alcuni secondi, li riaprì di colpo. Perché, ripensando alle sue possibili mosse, aveva concluso che puntare se stessa era troppo rischioso, ma si era già guadagnata un'altra fiche da poter scommettere.
    -Anzi...- riprese il discorso, con voce acuta e maliziosa. -Se siamo davvero lontani da “orecchie indiscrete”, c'è una cosa che sarei felice di dire ad una mia amica.-
    Saya sorrise amabile, la bocca piegata in un'espressione innaturale e gli occhi appena assottigliati in quella che, di proposito, appariva solo come una povera imitazione di affetto. -Ho conosciuto un'altra ragazza, sai, molto affine a noi.- esordì, unendo le mani in un singolo, silenzioso applauso. -Si chiama Flandre, sarei felicissima di presentartela, non mi dispiacerebbe fare gruppo noi tre assieme... Solo, non fa parte dell'Ordine, le ho sconsigliato io di entrare: non è il tipo per un gruppo del genere.-
    La giovane scrollò le spalle, raccontò con leggerezza, cercò anche il più minuscolo segno di stupore o di interesse nell'interlocutrice: non lesse nulla, se non un vago divertimento.
    Will incrociò le braccia, risposte alla sua proposta con un sorrisetto consapevole, alzando il mento più di quanto non avrebbe fatto piacere a Saya. -Lo so già.- rispose lapidaria.
    Per un istante, il mondo si capovolse, Saya si trovò a testa in giù, crollò malamente ma scopri di essere ancora in piedi, salda sulle sue gambe. Inspirò, ma l'aria era cemento, il cuore pulsava con violenza graffiando il petto, il suo viso era diventato una maschera d'avorio.
    Sapeva di Flan, sapeva quello che credeva di aver tenuto ben nascosto, conosceva il primo dei suoi progetti personali, probabilmente conosceva anche le intenzioni con cui lo aveva preparato; ma a spaventarla ancora di più era il non riuscire a capire come avesse ottenuto simili informazioni.
    “Questo vuol dire...?”
    Prevedendo i suoi timori, la voce rauca e raschiante della donna la schiaffeggiò ancora, obbligandola a tornare alla realtà: -Io lo so.- si corresse, alzando appena la voce per accentuare la prima parola. -L'Ordine invece non sospetta assolutamente niente.-
    La gola le si liberò, l'aria la inondò di nuovo, violenta e calda. Con qualche fatica, la ragazza chiuse la bocca che era rimasta aperta fino a quel momento e deglutì. Mano davanti alla bocca si schiarì la voce, tossicchiò in attesa che il colore tornasse alle sue gote e borbottò con voce che ribolliva di agitazione: -... Ma davvero...-
    Mugugnò le parole senza prestarvi davvero attenzione, gli occhi rivolti verso Will ma la sua mente già chinata sul puzzle, impegnata a riordinare quei frammenti che sembravano avere così poco senso. Per quante teorie formulasse, tuttavia, nessuna era più sensata o sicura delle altre. Batté una volta le palpebre, riportò serietà e sospetto sulle sue pupille, nascondendo la confusione che era germogliata in lei. -E questo... come sarebbe possibile?- domandò.
    -So molte cose.- rispose con ovvietà la donna, stringendosi appena nelle spalle come per rendere la sua figura ancora più misteriosa. -Molte notizie arrivano alle mie orecchie, basta semplicemente che io chieda.-
    Will si fermò per un istante, chiuse e riaprì le dita come a raccogliere qualcosa che fluttuava nel vento. Sorrise allora con quella che sembrava sincera naturalezza ed un'onestà che a stento le si addiceva. -Non preoccuparti.- la rincuorò. -So anche tenere la bocca chiuse.-
    Per lunghissimi secondi, Saya non riuscì che a restare ammutolita di fronte alla scena. Con la bocca impastata, provò a comporre delle parole, dei suoni, ma i risultati furono a loro volta incerti. Allora sorrise, un ghigno sbilenco incrinò le sue labbra con sempre più violenza, finché una risata inquietante non ruggì nella sua gola, scoppiandole sulle labbra al punto da coprirsi il volto con un palmo ed inarcare la schiena in una posizione scomposta e innaturale.
    -Ma certo! Cos'altro mi aspettavo!- esclamò, inspirando a pieni polmoni tra un colpo di riso e un altro. Solo dopo molti altri secondi l'ilarità si calmò, cedendo il suo posto alla freddezza dei suoi modi più fini: si passò le dita tra i capelli, spingendo indietro le ciocche disordinate, ricompose il proprio sorriso di circostanza, ormai più vero di quanto non fosse stato prima. Si leccò le labbra, pregustando tutto ciò che avrebbe potuto seguire a quella rivelazione. -Quindi potrei dedurne che tu sappia anche altre cose su di me, non è vero? Idee che non ho mai confessato a nessuno...-
    Will annuì in maniera esaustiva. -Molto più di quanto credi.- ammetté con un pizzico di orgoglio, sistemandosi il mantello sulle spalle. -Non leggo nel pensiero, però. Leggo le storie delle persone.-
    Un'altra ammissione, un'altra possibile mezza verità. Fu il primo pensiero di Saya il chiedersi se fosse davvero al sicuro, se la sua mente fosse davvero schermata. La conclusione che raggiunse fu che, nonostante tutto, la risposta aveva davvero poca importanza: Will restava comunque un'entità che non avrebbe mai voluto avere come nemica. Ormai era chiaro che tutti i suoi progetti erano diventati piatto di portata per l'altra, non restava altro che accettare il corso degli eventi. Saya era pronta a strappare il velo e a scoprire cosa si celasse al di là di quell'alleanza: vittoria o tradimento. Quale che fosse, scoprirlo di persona era un azzardo che la ragazza non poteva più astenersi dal compiere.
    -In tal caso, permettimi di presentarmi di nuovo.- esordì allora, allungando ferma e sprezzante la mano alla compagna. -Sono Saya. Lavorare con te sarà un vero piacere.-





    non mi dispiacerebbe aggiungere un paio di frasi di contorno, quindi domani potrebbe arrivare un piccolo aggiornamento
     
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    Una Buona Causa
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    L’Oscurità del portale l’accarezzò con l’amore di una madre. Nonostante Will non amasse i suoi rapporti di parentela stretta e non voluta con quella brulicante massa buia che componeva ogni varco e ogni materia scura, il soffice tocco del male riusciva sempre a metterla a suo agio. Sfiorava la pelle, sfiorava le parti ancora informi e lusingava quelle complete, perché belle, piene, reali, migliori di qualunque altro disgustoso agglomerato nero definibile con il nome di Heartless. L’onore, o forse un onere, di rientrare lei stessa in una stupida classificazione dai connotati umani -pft, le ricerche di un vecchio- non aveva mai suscitato in lei un particolare interesse; eppure, in quel momento, in quella situazione era contenta di essere ciò che era. Era contenta di essere malformata, ma in piedi; incompleta, ma pensante; disgustosa, ma ancora in grado di giocare con gli altri.
    Superò l’Oscurità gettandosi in una nuova, amichevole massa di buio. Casa l’accolse. Il piacevole odore del silenzio, della solitudine e della totale assenza di luce intesa come concetto astratto solleticarono i suoi sensi.
    Casa, appunto.
    «Il Regno dell’Oscurità, eh?»
    Il mio Regno, avrebbe voluto correggerla Will. Il suo Regno vuoto ma che, solo volendo, solo desiderandolo, avrebbe potuto riempire in pochissimo tempo. Erano tutti suoi sudditi, volenti o nolenti, perché tutti obbligati a convivere con l’Oscurità, indomabile e inarrestabile.
    «Non posso dirmi sorpresa,» Will mosse gli occhi e abbozzò un sorrisetto, senza, tuttavia, voltarsi verso Saya. «Per una caccia agli Heartless non c’è indubbiamente luogo migliore.»
    Già,” convenne Will in silenzio, mentre inspirava a fondo l’aria di casa con un versetto compiaciuto. “Anche perché qui nessun insetto avrebbe il coraggio di attaccarmi.
    «Ottimo anche per fare conversazione,» assicurò, le palpebre socchiuse e una coccola gelida dell’Oscurità che l’accoglieva come un animaletto fedele. «Non ci sono né occhi né orecchie indiscrete.»
    Sì, non c’era luogo migliore del mondo sul quale aveva un quasi totale controllo, concessioni e limitazioni a parte. Si stiracchiò pigramente. “Prima facciamo questa cosa, prima potrò liberarmi di questo orrore nero.
    «Chiacchierare? Pensavo fossimo venuti fin quaggiù per svolgere una missione.»
    Ed è quello che faremo, infatti.
    Saya fece un passo nella sua direzione, si mosse al suo fianco, la scrutò quasi sospettosa. C’era sempre il rischio che dicesse cose inopportune e le sbandierasse all’Ordine, valutò. Ma in quel caso sarebbe stata una gara a chi aveva più segreti da raccontare, e in quanto a segreti non tanto segreti Will era la migliore sulla pizza.
    «Dopotutto, non amo essere troppo pettegola, specie con le persone che conosco appena...» la superò, le si parò davanti, leggera e forzatamente delicata, circuendola come un gatto circuisce la preda. Normalmente quello sarebbe stato pane per i suoi denti, attrarre, ingannare, sobillare, sussurrare dolci parole e minacciare tra le righe, ma per l’occasione cedette volentieri il ruolo a Saya. “Non ci possono essere due protagoniste sulla stessa scena, in fondo.” «Persone che, ad esempio, potrebbero avere il compito di sorvegliarmi.»
    L’unico angolo visibile della bocca di Will si arcuò verso l’alto, con un ché di diabolico e provocatorio, divertita e orgogliosa. Rise con una risata breve, come se le fosse stata rivolta l’offesa meno efficace di sempre: «Se qualcuno volesse controllarti,» “piccola dolce Saya,” «di sicuro non manderebbe me.»
    L’espressione divertita la portò ad alzare un sopracciglio e ad ammiccare all’ovvio: «Al momento l'ultima arrivata sono io, Saya. Sono sotto di te, in un'ipotetica graduatoria.»
    E sopra a chiunque altro in una graduatoria realistica, ma questo non ti deve interessare.
    «Suppongo tu abbia ragione,» acconsentì Saya.
    L’angolo della bocca di Will si arricciò in una virgola di supponenza. Anche quell’accenno scomparve in una frazione di secondo. Al di là del fatto che lei aveva sempre ragione, spesso anche quando mentiva spudoratamente, era palese, anche senza che chiedesse all’Abisso, anche senza che provasse ad interpretare la sua espressione, che Saya non fosse poi molto convinta dalle rassicurazioni di Will. Certo, nemmeno lei, al suo posto, avrebbe sprecato tempo con una che aveva tutta l’aria di cianciare solo per il gusto di fare quattro chiacchiere; tuttavia, Will poteva dimostrare di sapere e di avere ragione. Serviva solo un po’ di scaltrezza.
    «Dopotutto, da quel che ho potuto vedere, sono certa che potremmo andare molto d'accordo.»
    Contenta di piacerti almeno un po’,” pensò, piegandosi in un sorriso docile e rilassato.
    In fondo era contenta così. Non si era certo aspettata una pedina facile. Certo, metà degli attuali membri dell’Ordine erano dei pezzi di niente e l’altra metà le stava antipatica -Hazama, per esempio; Daraeg, tanto per fare un altro nome-, però Saya aveva quel qualcosa in più di subdolo e di sibillino che, in lei, riusciva ad apprezzare. Probabilmente perché non potevano esserci particolari ritorsioni verso di lei, realizzò. Probabilmente perché le stesse qualità in Hazama e Daraeg erano un grandissimo fastidio e un potenziale problema, mentre facevano di Saya l’alleata -quasi- perfetta.
    «Anzi...» esordì nuovamente, con una certa malizia. «Se siamo davvero lontani da “orecchie indiscrete”, c'è una cosa che sarei felice di dire ad una mia amica.»
    Scommetto che lo vuoi dire ad un’amica, che, casualmente, sarò io, giusto per tastare il terreno e vedere se esplode una bomba o se ti accoglie un praticello fiorito.” L’espressione di Saya, così artefatta da essere quasi fastidiosa, confermò le sue teorie.
    «Ho conosciuto un'altra ragazza, sai, molto affine a noi.»
    Oh, quindi stiamo parlando dell’animaletto che ha una tagliola al posto dei denti, interessante.
    «Si chiama Flandre,» “lo so,” «sarei felicissima di presentartela,» “immaginavo,” «non mi dispiacerebbe fare gruppo noi tre assieme...» “addirittura.
    Will batté le palpebre, sorridendo appena, amabile.
    «Solo, non fa parte dell'Ordine,» “ovvio, sai che problema se il tuo animaletto da compagnia, non tanto diverso dal mio, finisse nelle mani di quattro dementi?” «le ho sconsigliato io di entrare: non è il tipo per un gruppo del genere.»
    Non è tipo da gruppo,” avrebbe tanto voluto correggerla. Invece incrociò le braccia, si lasciò andare ad un sorrisetto compiaciuto, il mento disegnò un breve archetto verso l’alto. Soddisfatta, Will trovò la breccia, grossa come un pianeta e succulenta come un pasto dopo settimane di digiuno.
    «Lo so già,» la liquidò.
    Fu bello, quasi poetico, vederla stupirsi, notare lentamente tutti i piccoli dettagli di quella maschera venire spazzati via dalla realizzazione che il suo segreto non era poi così ben nascosto. Le spire di Will arrivavano ovunque, presto anche Saya l’avrebbe imparato.
    Will si schiarì appena la voce, poi aggiunse: «Io lo so,» con particolare enfasi sulla prima parola, su come fosse lei, la persona speciale, la persona che sapeva perché solo lei poteva sapere. «L’Ordine invece non sospetta assolutamente niente.»
    «…Ma davvero…» parve riflettere Saya, mentre la guardava senza effettivamente prestare attenzione a lei.
    Bello fare questo effetto.
    «E questo… come sarebbe possibile?»
    Will si strinse nelle spalle, accarezzò un pensiero, non si scompose, mosse il capo in un gesto di sufficienza.
    «So molte cose,» rispose semplicemente, senza sbilanciarsi. «Molte notizie arrivano alle mie orecchie, basta semplicemente che io chieda.»
    La sua mano disegnò un movimento a mezz’aria, afferrò un concetto e lo lasciò andare. Sorrise senza maschere e senza inganni. «Non preoccuparti,» aggiunse in una postilla fondamentale. «So anche tenere la bocca chiusa.»
    Osservò i cambiamenti continui sul viso di Saya e i suoi tentativi di allacciare e completare da sola le informazioni che le aveva lanciato. La vide stupita, abbozzare un sorriso forzatissimo, come per dirsi assolutamente convinta di tutto ciò che aveva sentito; divenne appena più vero e Will rimase nella sua supponenza e nella sua ostentata superiorità. Quando la sentì ridere, quasi sguaiata, poco femminile e sgraziata, Will pensò che darle un botta in testa avrebbe sortito un effetto migliore.
    «Ma certo! Cos’altro mi aspettavo!»
    Non lo so, non lo voglio sapere e sicuramente non è così divertente,” pensò Will, mentre il suo sorriso di cortesia la spingeva a battere le palpebre per mantenerlo. Osservò Saya mentre cercava di rimporsi e fu contenta di vedere nuovamente quell’elegante falsità sul suo viso. Vide anche una linguetta rosa fare capolino dalle labbra.
    «Quindi potrei dedurne che tu sappia anche altre cose su di me, non è vero?» “Scherzi? Quello è una sciocchezza per me.” «Idee che non ho mai confessato a nessuno…»
    Will annuì con flemma, un cenno profondo e pieno.
    «Molto più di quanto credi,» confessò, raddrizzandosi lo straccio che copriva il disgustoso corpo d’ombra. Ancora per poco, si disse; avrebbe dovuto conviverci ancora per poco.
    «Non leggo nel pensiero, però,» aggiunse e chiarì. «Leggo le storie delle persone.»
    Fu, in un certo senso, contemporaneamente orgogliosa e disgustata dalla sua stessa sincerità. Non aveva mai portato nessuno ad essere così vicino alla verità dell’Abisso; decise, in quel momento, che quello era il limite oltre il quale non si sarebbe mai spinta. Un’informazione in più capitata in mani sbagliate -in breve, l’Ordine- sarebbe stata piuttosto controproducente. Nel suo piccolo, Will temeva il gruppo in cui si era infiltrata e nessun altro: i Keyblader non le facevano né caldo né freddo, nonostante la loro convinzione di messia di un mondo nuovo, pulito, lindo e pinto. L’Organizzazione poteva continuare a fare i suoi porci comodi nel suo mondo nel limbo, per quello che la riguardava; l’Ordine era il pericolo. Permettere loro di portare via ciò che era suo? Di portarle via se stessa? Mai. In più, erano tutti dei montati che associavano alla parola “divertimento” il concetto di “sterminio”; dal canto suo, “divertimento” equivaleva a “supremazia”.
    «In tal caso, permettimi di presentarmi di nuovo,» parlò Saya, ricalcando quanto detto al Castello d’Ossidiana. Le porse una mano. «Sono Saya. Lavorare con te sarà un vero piacere.»
    Will ponderò per un solo istante se fosse il caso di siglare in quel modo un patto.
    Allungò una mano fibrosa e scura.
    «Perdona lo stato, te la stringerò nuovamente quando sarò completa,» si scusò, muovendo le dita. Poi accarezzò piano il palmo di Saya, prima di intrecciare il pollice con il suo e chiudere le due mani in un delicato nodo. «Will, non vedo l’ora di aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo.»
    Lasciò la mano di Saya ed esalò un breve sospiro, un sorrisino soffice piegò appena le sue labbra. Lasciò andare anche quella briciola di controllo che si era premurata di mantenere sulla sua oscurità e su quella del mondo. Passò qualche secondo e comparvero le pozze scure; passò qualche breve istante e comparvero anche i portali a mezz’aria.
    Will fece qualche passo indietro, tranquilla e rilassata, consapevole che non avrebbero attaccato lei.
    «Mi faresti il favore, Saya?» chiese, stringendosi meglio nella cappa e facendosi da parte.
    Due Darkball e due Neoshadow, pesci piccoli. Will sola sapeva quanti esseri avrebbe potuto attrarre lì, nel Regno dell’Oscurità, usando se stessa come catalizzatore. Ma, alla fine, non voleva mettere alla prova la forza di Saya: si trattava solo di immagazzinare quanta più oscurità potesse. Un filo d’ombra si generò sotto il suo corpo, pronto a scattare per assorbire la forza di quei purosangue al momento giusto.
    I due Darkball fluttuarono a vuoto, tremarono entrambi e caricarono frontalmente Saya. I due Neoshadow sparirono nel terreno: uno puntò alla destra e l’altro superò Saya tentando un attacco alle spalle.
    Will sospirò, incrociando le braccia.



    Darkball
    Corpo: 60
    Essenza: 50
    Mente: 30
    Concentrazione: 40
    Destrezza: 40
    Velocità: 40


    Energia: Gialla
    Crowns: symbolcrownbronzo symbolcrownbronzo symbolcrownbronzo


    Caratteristiche particolari: Heartless oscuro e pericoloso. Dall'aspetto apparentemente goffo e buffo, il Darkball può rivelarsi un avversario temibile, specialmente se in gruppo. Ha la capacità di smaterializzarsi in fumo, tattica che solitamente utilizza per evadere attacchi o sorprendere le prede. Si sposta fluttuando con movimenti lenti e impacciati, ma può in ogni momento sorprendere con scatti improvvisi. Ha un corpo sferico, di struttura resistenza, con diametro un metro circa, praticamente un enorme viso tondo, con i classici occhi dorati e una bocca molto ampia che occupa tutta la parte frontale del viso, contornata da una lunga serie di denti lunghi ed estremamente affilati. Da tre diversi punti del corpo (due sopra la fronte e un altro sotto la bocca) sputano degli apparentemente inutili tentacoli di circa cinquanta centimetri, con dei filamenti viola agli estremi.

    Levitazione
    I Darkball si spostano levitando in aria senza il minimo sforzo, ad una distanza massima di due metri da terra e non possono in alcun modo camminare, non essendo d'altronde provvisti di gambe.
    Passiva inferiore.

    Smaterializzazione
    La tecnica ha natura Magica. L'abilità più formidabile che possiede questo Heartless è quella di scomporre in proprio corpo, riducendolo a piacere ad una sorta di denso fumo nero di colore oscuro. Il Darkball può assumere questa forma in qualsiasi momento e terminare la tecnica quando più lo aggrada, durante la quale potrà muoversi liberamente e senza vincoli, ma non potrà in alcun modo attaccare senza prima ritornare alla sua forma originale. Mentre sarà scomposto godrà di tutte le proprietà di un vero e proprio fumo, ovvero la quasi totalità delle offese, Fisiche, Magiche o Psioniche che siano, gli passeranno attraverso senza arrecare danno. Il nemico dovrà infatti immaginare di combattere contro un vero e proprio gas, pertanto difficile da danneggiare con metodi convenzionali.
    Costo. Basso.

    Pulse
    La tecnica ha natura Fisica. Il Darkball, nonostante la sua natura goffa e lenta, è in grado di raggiungere velocità considerevoli per brevi istanti, quanto basta per provocare un danno considerevole attraverso l'urto del proprio corpo. Utilizzando questa tecnica in Darkball vedrà aumentata la sua velocità di 45 punti ed eseguirà dei rapidissimi movimenti improvvisi tentando di urtare il nemico, sempre che questo si trovi nel raggio di tre metri dalla posizione originaria dell'Heartless. L'urto può essere talmente forte da lasciare il nemico leggermente stordito se non si possiede un buon valore in Corpo.
    Costo. Medio.

    Mondo/i di provenienza: Tutti

    Bottini: Trascristallo.




    Neoshadow
    Neoshadow_%28KHII%29
    Corpo: 70
    Essenza: 50
    Mente: 30
    Concentrazione: 55
    Destrezza: 60
    Velocità: 60


    Energia: Gialla
    Crowns: symbolcrownbronzo symbolcrownbronzo symbolcrownbronzo


    Caratteristiche: Come dice il suo nome, quest'Heartless è una nuova forma di Shadow, più potente, abile e temibile. Essi sono l'espressione perfetta della loro categoria, il conseguimento di una forma superiore: Il corpo è molto più simile a quello di un umano, forte, slanciato ed esile, compensato da un altezza di un metro e mezzo negli esemplari più grandi. Le uniche sostanziali differenze con un corpo umano (a livello di proporzioni anatomiche) sta nella maggiore lunghezza degli arti -soprattutto superiori, che possono essere lunghi fino anche a un metro- rispetto agli umani, per il resto la somiglianza è palpabile. Oltre alla tipica pelle nera, presentano svariate venature blu lungo tutto il corpo; altra differenza rispetto ai cugini più piccoli sono le antenne: più spesse (nella parte iniziale) e lunghe, raggiungono anche i centoventi centimetri di lunghezza, ma non hanno utilità effettiva. Attaccano quasi sempre in branco e sono considerati estremamente più pericolosi dei normali Shadow.

    Equipaggiamento: Artigli - Le uniche armi su cui può far affidamento un Neo-shadow sono i propri artigli. Lunghi 10 cm ciascuno, sono abbastanza taglienti, sebbene non molto resistenti. Un'arma che viene usata con discreta astuzia, e che ha la particolarità di illuminarsi quando viene sferrato l'attacco.


    Carica lunga
    La tecnica ha natura Fisica. Le lunghe distanze non sono un problema per il Neoshadow, forma evoluta dalla possente muscolatura, in grado di compiere un balzo che riesce a coprire una decina di metri senza alcuna rincorsa. Basterà infatti che l'Hearless concentri per qualche attimo tutta l'energia nelle gambe sarà in grado di compiere un salto in avanti fino ad una distanza massima di dieci metri, balzo che di solito utilizza per caricare l'avversario e colpirlo con l'urto del proprio corpo. Durante questo salto la sua velocità aumenterà di 20 punti, permettendogli una carica rapida ed un urto di maggiore efficacia.
    Costo. Basso.



    Pozzo Oscuro
    La tecnica ha natura Magica. La perfezione dell'arte dello scomparire nel suolo è oramai raggiunta da tali creature. Una volta avviato l'utilizzo della tecnica, accanto ad una qualsiasi parete adiacente all'Heartless comparirà una pozzanghera composta di un materiale nero come la pece, del diametro di un metro. In seguito all'evocazione di questa (che è immediata), il Neoshadow vi scomparirà dentro; mentre si troverà all'interno della parete potrà muoversi liberamente e non sarà possibile colpirlo con alcun attacco diretto (sarà sempre vulnerabile ad eventuali attacchi psionici, ma non potrà essere colpito in maniera diretta, in quanto a tutti gli effetti parte della parete nella quale si è appiattito). Quando l'Heartless riemergerà dalla parete si genererà un'onda d'urto composta da energia oscura che si propagherà nel raggio di due metri dal punto in cui il NeoShadow è riemerso. L'onda d'urto ha potenza "minima", esattamente come un colpo portato senza alcun consumo.
    Costo. Medio.

    Mondo/i di provenienza: Tutti.

    Bottini: Cristallo Tranquillo



    Neoshadow 1: Energia: 100 - 12 = 88% | usato: Pozzo oscuro e Attacco nullo con Artigli
    Neoshadow 2: Energia: 100 - 12 = 88% | usato: Pozzo oscuro e Attacco nullo con Artigli

    Darkball 1: Energia: 100 - 12 = 88% | usato: Dark Pulse
    Darkball 2: Energia: 100 - 12 = 88% | usato: Dark Pulse

    I due Neoshadow diventano ombre nel terreno a una distanza di cinque metri da Saya, i due Darkball si trovano a tre metri di distanza. Ti allego anche il disegnino! Prima che mi dimentici, i Neoshadow diventano pozze PRIMA dei due pulse e risbucano da terra poco dopo che i due Darkball hanno fatto la carica. Puoi considerarli attacchi concatenati, hai... tipo, due secondi di scarto tra azioni dei darkball e dei neoshadow!


    Edited by -M a r s h- - 29/1/2017, 21:21
     
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    Mentre le loro dita si intrecciavano, Saya mantenne lo sguardo alto, stretto a quello della sua alleata. Will allungò verso di lei una mano deforme, squamosa, la cui pelle si frantumava in polvere e bruciava in fumo nero ad ogni movimento. La stretta fu delicata, puramente simbolica, i loro palmi si sfiorarono appena; eppure l'unico occhio brillante d'oro bruciava nell'orbita scura della donna, mostrando una forza diversa, impaziente di esplodere.
    -Perdona lo stato.- la pregò l'albina con tono complice, un sorriso sibillino mentre ricambiava il gesto con la schiena dritta, determinata a mostrarsi sua pari. -Te la stringerò nuovamente quando sarò completa. Will, non vedo l'ora di aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo.-
    Saya annuì debolmente, ricambiando con un suo ghigno ambiguo, concepito da più istinti che si fondevano dentro di lei: finalmente aveva trovato qualcuno capace di comprendere la sua filosofia, qualcuno capace di suscitare in lei più che un falso sorriso di cordialità o di rispetto inesistente; ma la donna era anche troppo intelligente, troppo orgogliosa... troppo simile a lei. Una compagna, una rivale, una tagliola sempre pronta a scattare, Will incarnava allo stesso tempo un'infinità di ruoli, molti dei quali la Heartless non poteva fidarsi.
    Le loro mani si separarono, Saya abbassò la sua molto lentamente; nascondendola dietro la schiena, strinse e allentò le dita più volte, aumentando la stretta ad ogni reiterazione. I suoi smeraldi scivolarono dal palmo pallido dell'albina fino al suo volto deforme ed ella si accarezzò le labbra con la punta della lingua, inseguendo un pensiero molto divertente: “Chissà quanto potrà durare un patto tra noi due.”
    Will sospirò, come liberandosi della stessa tensione che aveva irrigidito Saya fino a quel momento, e la giovane la imitò; almeno per il momento, si sarebbe limitata a giovare di ogni aspetto positivo che quella nuova conquista le avrebbe portato. Si preannunciavano giorni ancora più interessanti di quanto i suoi ultimi non fossero stati e, di fronte a tale prospettiva, il bisogno di smembrare qualche Ombra e portare a termine quella che era la sua missione si faceva quasi incontenibile.
    La sua compagna indietreggiò con leggiadria, sulla sabbia fine dell'arena grigiastra i suoi passi non provocarono alcun suono. Il suo corpo ebbe un leggero fremito, le sue spalle scesero più rilassate; chiuse gli occhi per un istante e fu allora che Saya udì un suono alle sue spalle, simile al crepitio del fuoco.
    Strinse i pugni fino a sentire le nocche scrocchiare e, piroettando lentamente sulla punta del piede destro, diede le spalle a Will ed incontrò i suoi nuovi compagni di giochi: due polle di pece infettarono la terra grigia, due portali pulsavano nell'aria accanto ad esse, trasudando oscurità.
    -Mi faresti il favore, Saya?- domandò con un cinguettio rauco la donna alle sue spalle. Saya rispose divaricando le labbra, le gambe che scivolavano con un debole fruscio, e allora ghignò mostrando le proprie zanne.
    Non c'era nessun problema, se la sarebbe sbrigata in fretta: avrebbe ricordato quei falliti il motivo per cui gli Heartless ferali prendono ordini da quelli come lei.
    Due Neo-Shadow e due Darkball nacquero dalle tenebre di fronte a lei, arrancando da come a fatica dai meandri dell'oscurità, corpi neri e occhi dorati che brillavano come lanterne nella penombra.
    La ragazza arricciò il naso in una smorfia di disappunto: nemici banali, bestie che avevano lottato più volte al suo fianco come semplice carne da macello; creature che, già sapeva, erano incatenate da limiti che i loro fragili corpi non permettevano loro di superare. Roteando appena il collo, fece un cenno verso la compagna. “Davvero bastano questi per rimetterti in sesto?” avrebbe voluto domandarle, infastidita da quanto poco credito la sorte pareva averle concesso. I nemici si mossero tuttavia prima che ella potesse incidere in parole quei suoi pensieri. I Neo-Shadow balzarono in avanti, tuffandosi nella sabbia come fosse un mare di tenebra e la ragazza rispose alzando la guardia, mentre i fragili arti da bambina si tramutavano in enormi e grezzi artigli.
    “Vorrà dire che finirò ancor prima del previsto.” concluse, svuotando in quelle poche parole ogni suo pensiero ed incanalando tutto il suo essere nella frenesia della battaglia.
    Le due creature sferiformi pulsarono all'unisono, come animate da una sola mente: fremettero a mezz'aria, vibrarono con un sibilo elettrico e, all'improvviso, scattarono in avanti, le fauci spalancate in un ruggito muto.
    Saya tenne lo sguardo fisso sui suoi nemici, seguì i loro rapidi movimenti, studiò la loro traiettoria fino a poterne prevedere la meta: scartò indietro, vide i nemici sobbalzare contro la barriera invisibile che segnava la fine del loro assalto e, indenne, mise un metro buono di distanza tra se stessa e loro.
    Appena i suoi piedi ebbero raggiunto di nuovo terra, la ragazza piegò le gambe, preparando uno scatto, e strinse i denti; tese ogni muscolo, indurì il suo corpo e arroventò il sangue, pronta a sopportare ogni assalto e sicura che, invece, i suoi nemici non avrebbero saputo fare altrettanto. Le due macchie nere scivolarono sulla sabbia, una le scivolò alle spalle mentre l'altra le si accostava. Assottigliò i suoi occhi e, come il Neo-Shadow riemerse, si tuffò dritta nella sua direzione, artigli allungati nella sua direzione: la sua forza era maggiore, le sue armi più robuste, non c'era alcun dubbio che in uno scontro fisico sarebbe stata lei ad uscire in cima. Al mostro alle sue spalle aveva deciso di non dare attenzione, per il momento, un urto possente la cui origine era difficile da definire, se un arto dell'ombra o se solo il movimento dell'aria, la investì alla schiena, con una gelida artigliata minacciò di strappare le sue vesti ed intaccare la sua pelle nivea; Saya incassò il colpo in silenzio, mettendo più pressione nella morsa delle sue fauci per scongiurare anche il più piccolo dei fastidi. Concentrata invece a sfoltire fin da subito le schiere nemiche, avrebbe tentato di afferrare al volo il nemico, contando sulla forza e rapidità maggiori che possedeva, afferrando con una mano gli artigli o le zampe che le fossero state agitate contro e con l'altra il collo, le spalle o qualsiasi parte del corpo fosse a tiro. Avrebbe schiacciato il Neoshadow a terra, quindi e, dardeggiando con lo sguardo verso i due Darkball alla sua sinistra, per non essere presa di sorpresa, avrebbe immediatamente spostato una delle mani, quella stretta sull'arto, verso la testa. Avrebbe schiacciato il cranio a terra, applicato pressione e, prima che la povera creatura potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, avrebbe trasformato il suo arto: sarebbe bastato poco, dal centro del suo palmo, con un lieve formicolio nella sua pelle, una sottile, resistente ed affilata massa di carne si sarebbe allungata come una lama nascosta, un ago di svariati millimetri che avrebbe perforato il cranio dell'Ombra nel giro di brevissimi istanti, scavando attraverso la fronte, il cranio, la corteccia (ammesso la possedesse) e sempre più giù, fino ad incontrare il soffice abbraccio della sabbia tinta di nero.
    E con il primo agnellino sacrificato all'altare di Will, si sarebbe leccata compiaciuta le labbra, conscia che di lì in avanti la caccia sarebbe solo diventata più facile.






    Stato Fisico: botta alla schiena, causata dall'onda d'urto del Neo-Shadow alle sue spalle, dolore ignorato grazie all'abilità Tenacia
    Stato Mentale: indenne
    MP: 100 - 4 = 96%
    Abilità Utilizzate:

    CITAZIONE
    Morgawr

    Saya adora portare dolore e sofferenza nelle sue vittime. Adora vedere il loro volto contorcersi nel dolore, adora le loro grida e le loro continue suppliche di pietà, anche quando la fine è ormai inevitabile. Tuttavia, tale passione non è invertibile, lei non sopporta in alcun modo il dolore. Anzitutto, ogni ferita è un avvertimento, la obbliga a ricordare che, nonostante tutto, è ancora mortale come chiunque altro. Come se non bastasse, il suo stile di combattimento la sottopone a molti rischi, esponendola spesso agli attacchi dei nemici. Non può rendersi invulnerabile, ma i poteri della sua razza le hanno permesso di ignorare il dolore. Il suo corpo è molto più forte di un tempo e tale è il suo controllo su di esso: ha dei limiti, certo, ma pur venendo colpita la bambina è in grado di mantenere il suo sorriso crudele e portatore di morte, di continuare ad avanzare ignorando gli spasmi dei suoi muscoli e il dolore lancinante che brucia le sue membra.
    [Abilità Razziale “Tenacia” - Passiva Normale]

    CITAZIONE
    Cynothoglys
    Lo stesso corpo di Saya è la sua arma più potente e, grazie a questo potere che la razza degli Heartless mette a disposizione della ragazza, tale verità è confermata ancora una volta. Basta una pulsazione delle sue carni, proveniente dagli arti, dal corpo o da ogni parte in un solo istante e letali armi scaveranno attraverso le sue membra per vedere la luce. Else scolpite in muscoli sanguinolenti e percorsi da venature, lame affilate nel bianco delle ossa, il cui numero e dimensioni risponde alla volontà e alle energie impiegate dalla loro forgiatrice. Non sono mai finemente scolpite, nelle creazioni demoniache della ragazza non vi è mai la grazia di un esperto, ma la loro pericolosità non fa invidia alla più potente delle armi: che siano lanciate come proiettili lontano dal suo corpo, che le manovri come nuovi arti o che le chiami a sua difesa al momento più opportuno, le sue armi saranno sempre pericolosissime mietitrici di vite assetate del sangue di chiunque si trovi lungo la loro traiettoria.
    [Abilità Razziale "Blade Havoc" – Attiva Variabile - Istantanea]

    Note: Allora, come io abbia schivato i Darkball mi pare evidente: l'abilità attesta che la distanza massima che la loro tecnica copre è di tre metri, e tre metri è la distanza a cui hai detto si trovavano quando appaiono, viene da sé che un banale salto all'indietro fosse più che sufficiente ad uscire dalla loro gittata e cavarsela. Per i Neo-Shadow, invece, essendo il colpo che sferrano una volta usciti di potenza nulla, ed avendo Saya una statistica in corpo molto più alta della loro, Saya blocca senza problemi l'attacco di uno usando la propria arma (aka il braccio trasformato), mentre l'altro colpo, che la investe alla schiena, fa un danno abbastanza contenuto da permetterle di ignorarne gli effetti tramite la passiva Tenacia.
     
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