Una buona causa

Quest Privata

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  1. Erlkönig
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    Ordine degli Oscuri
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    Muovendosi lungo il corrimano di marmo nero, Saya si mosse con misurata lentezza a ridosso della balconata, rivolgendo lo sguardo sotto di lei senza voltare il capo: vide Hazama al centro del salone, mani nelle tasche della giacca nera con i pollici che pendevano all'esterno. Accanto a lui una figura quasi intrigante, uno sconosciuto che nascondeva le proprie fattezze al di sotto di un cappuccio logoro che rivelava soltanto una sagoma scura. Con un sorriso appena accennato dedicò loro un cenno, senza fermare la sua elegante marcia. Scese la lunga scalinata un gradino alla volta, misurando la velocità e leggiadria dei suoi passi. Hazama la salutò sollevando il cappello, occhi stretti guizzanti d'oro e labbra socchiuse nel sorriso infido che gli riusciva tanto bene. Un brivido la percorse a fior di pelle, come una lama di un pugnale passata lungo tutto il suo corpo. Nemmeno la ragazza comprendeva appieno cosa quella sensazione significasse, probabilmente perché in primo luogo non riusciva a decifrare cosa il volto del Maestro suggerisse; l'unica emozione certa era la repulsione verso quel serpente.
    Sfiorandosi appena i capelli, in un gesto calcolato ed abituale, la ragazza aggiustò la sua maschera prima ancora che essa vacillasse e si accostò infine accanto ai due fratelli.
    -Hazama.- esordì, rinnovando i suoi saluti con un piccolo ed aggraziato inchino: gambe unite, punte dei piedi all'infuori, lembi del suo classico vestito bianco stretti tra indice e pollice. Rialzatasi, allora, si girò verso la silenziosa ospite e, assottigliando il suo sguardo, le sorrise con curiosità e finta amicizia. Un guizzo ambrato le rispose muto, ma ella non ebbe il tempo di indagare oltre.
    -Abbiamo un nuovo incarico da affidarti, Saya.- spiegò infine il suo superiore. La Heartless si umettò le labbra in silenzio e volse di nuovo i suoi smeraldi a lui: come sempre, Hazama pareva proprio divertito, come se nelle sue parole si nascondesse uno scherzo che comprendeva solo lui.
    “Forse però, questa volta, ho un'idea di dove stia la battuta.” rifletté la giovane con una punta di fastidio, indugiando per un solo istante sulla figura sconosciuta.
    -Sono sicuro che questa volta sarà di tuo gradimento.- le promise con parole adulatrici. Saya non vi credette per un solo istante: intrecciò le dita alla vita e, portando indietro la testa, alzò appena le sopracciglia, rendendo ben chiaro il suo valutare quelle parole. Dubitava che il suo collega avesse molto da offrirle, non più di quanto avesse già potuto apprezzare in molte altre missioni prima di quel giorno.
    “Anzi, ci sono tutti i presupposti per qualcosa di estremamente noioso.” Aggiunse, chiudendo gli occhi per il tempo di un sospiro.
    Essere l'ultima arrivata nell'Ordine non era mai stato un vero problema, fino a quel momento: non era raro che venisse mandata a svolgere missioni in coppia con altri compagni, tuttavia la sua indipendenza non era mai stata minata in nessun modo, le sue azioni slegate da quasi ogni obbligo. Fin dal primo momento aveva puntato ad accumulare successi, rispetto e potere, pronta a piegare la testa quel tanto che bastava per presentarsi a tutti come uno strumento insostituibile. Il piano era filato con facilità fin dal primo momento dato che, nonostante la ripetitività delle sue mansioni, Saya non poteva certo dire di odiare il suo lavoro, tuttavia...
    “Ha scelto me per fare da balia al nuovo sangue solo per infastidirmi, quel cane...” imprecò in silenzio, senza che il suo sorriso disteso vacillasse.
    Per qualche lungo, esasperante secondo, nonostante il sorriso accomodante che Saya si sforzava di sfoggiare, non arrivò nessuna risposta dal suo mandante, che pareva invece bearsi nella sua impazienza. Senza spiegazioni, Hazama le mostrò il fianco, allungò la mano destra di fronte a sé e e fece fluire lungo l'arto l'oscurità: lo spazio parve scricchiolare, domato dal suo potere, e nel mezzo del nulla che riempiva l'atrio un globo di tenebre viscose prese forma e si allargò, fino a formare un Varco Oscuro.
    La ragazza strabuzzò gli occhi, poi batté più volte le palpebre: dardeggiò con lo sguardo accigliato contro Hazama, poi contro il novellino, poi di nuovo verso Hazama. Non riusciva a credere che fossero seri, non poteva accettare tanta scortesia.
    Lasciando trapelare un'oncia di irritazione, colma ormai fino all'orlo, la giovane mosse un piede avanti, battendo la punta per produrre un lieve tintinnio, chiuse il pugno e lo portò davanti alla bocca e si schiarì con forza la gola.
    -E... con chi ho il piacere di lavorare? Non mi pare di aver mai avuto l'onore prima.- cinguettò con forza, avvicinandosi di due passi allo sconosciuto per non permettergli di ritrarsi in alcun modo, la testa appena inclinata e gli occhi larghi ed indagatori che spiavano sotto al cappuccio, ricoprendo l'irritazione con una mano di curiosità. -E non so nemmeno quale dovrebbe essere la missione, questa volta.- aggiunse allora, lasciando fluire in un sibilo l'acido che le si era accumulato in fondo alla gola. Si distese con una risata leggera, nascosta solo a metà dalla mano posta davanti alla bocca, una risata che si prendeva gioco di tutto quel carosello privo di scopo. -La situazione pare divertirti davvero molto, non è così?- premette allora, ammiccando appena verso l'uomo.
    Hazama ghignò, calò la visiera del borsalino, nascondendo le sue due pietre d'ambra dietro ad essa e ai ciuffi verdi di capelli. Una risposta molto più eloquente di qualsiasi battuta avrebbe potuto sibilarle.
    -Non lavorerai con lei, ma per lei.- si scucì finalmente il Maestro, indicando con un ampio gesto della mano l'Heartless al suo fianco. Saya abbassò appena il capo e la scrutò da cima a fondo, con fronte corrugata e mille dubbi in testa. Aveva quindi davanti una donna, a giudicare dalle parole del collega: per quanto l'avesse studiata, non era giunta nemmeno alla comprensione del sesso di colei che le stava davanti prima che le fosse rivelato: una creatura ambigua, come minimo.
    “Una rottura di coglioni.” si corresse subito: portò l'indice al mento e si massaggiò, fingendosi molto più riflessiva di quanto non volesse essere nei confronti di quella pustola ambulante.
    -Devi solo uccidere Heartless.- riprese l'uomo, regalandole un altro dei suoi sorrisi melliflui: riusciva a leggere l'irritazione che la ragazza mascherava solo in parte. -Niente di più facile per una come te, no?-
    “Facile non è la prima parola che mi verrebbe in mente.” fece per rispondere, ma schioccò la lingua e richiuse le labbra. Irritante, inutile, ma anche insolito. Per un istante fermò le dita che ancora stavano indugiando con finta incertezza sulle sue labbra; strinse appena le palpebre ed una ruga di concentrazione prese forma in cima alla sua fronte, fugace quanto un battito di ciglia.
    -Pensavo sarebbe stato interessante affidarla a te, Saya.- concluse con una risatina Hazama.
    Nascosta dalle ciocche di capelli, la Heartless roteò gli occhi. Non le importavano le opinioni di quella serpe, non le importava di compiacere il suo perverso senso dell'umorismo: quello che desiderava era informazioni, capire cosa le stava accadendo attorno. Desiderava capire quale fosse il ruolo di quella nuova pedina comparsa sulla scacchiera.
    Nemmeno si voltò per degnare l'uomo di uno sguardo, mentre quello indietreggiava, con un ultimo fruscio di abiti che la giovane interpretò come un sobrio inchino, attraverso un varco oscuro.
    Attese che il passaggio si richiudesse con il suo inconfondibile crepitio. Silenzio. Tese le orecchie, assottigliando la sua vista, ma solo il rantolio della sua apparente nuova compagna segnalava la presenza di un'altra forma di vita lì attorno, oltre a lei.
    -Lei...- ripeté allora, sena quasi accorgersene, focalizzando lo sguardo su quelle sagome buie che il cappuccio della donna le lasciava solo immaginare.
    Le sue labbra esalarono un sospiro paziente ed innocente, solo un accenno di sorriso decorava la sua maschera. “Giusto un pizzico di affabilità. Non ho bisogno di crearmi una seconda Rei.” si ricordò, incrociando le braccia con aria “intrigata”. Anche se, aggiunse dopo, quello dipendeva da quanto la sorellina si sarebbe dimostrata intelligente.
    -Uccidere Heartless... un modo strano di aiutare qualcuno, almeno per noi dell'Ordine.- gettò l'esca al vento, direttamente ai piedi della sconosciuta. -Ti andrebbe di spiegarmi le ragioni, mentre ci incamminiamo?-
    Era un gioco, quello che Saya le proponeva, un gioco dal quale potevano uscire entrambe vincitrici, se la nuova adepta avesse rispettato le sue regole.
    Non ci fu un solo movimento oltre lo strato di pelle del cappotto, solo un respiro più lungo e più rauco.
    La ragazza si umettò le labbra e forzò un sorriso, strinse il pugno e sopì il desiderio di cogliere l'attenzione della sorda con un sonoro schiaffo.
    -Oh, il mio nome è Saya.- Aggiunse invece, dissipando con un cinguettio l'irritazione; mani ai lembi del vestito una riverenza che fosse sufficiente appena a darle uno scorcio di quegli occhi che non aveva ancora incontrato. -È un piacere conoscerti.-
    Un intellegibile guizzo dorato fu tutto ciò che riuscì a rubarle, prima che ella si muovesse, forse per la prima volta: le braccia si mossero lentamente come svogliate, con le mani spinse indietro il cappuccio e, sospirando come rassegnata, si volse verso Saya, dritta sulla schiena e mento alto con un orgoglio che, a parere della giovane, non le si addiceva affatto.
    Saya sorrise con maliziosa giovialità a quelle labbra che ricambiavano solo per metà, i suoi occhi fissavano quello brillante d'oro della sorellina e i grumi scuri che si addensavano là dove si sarebbe dovuto trovare il secondo. La pelle cerulea e finissima di una fanciulla attraente si incrinava e spezzava, come ceramica frantumata, a metà del viso, flutti oscuri e squame bestiali prendevano il sopravvento sull'altra metà del corpo, mentre piccole ceneri crollavano dal suo corpo ogni istante come pelle morta.
    Uno spettacolo per gli occhi di Saya, ma uno che non era certa di apprezzare: aveva di fronte qualcosa di nuovo, certo, ma per quanto lo studiasse non riusciva a vederci che l'anello mancante tra gli Heartless comuni e quelli come lei.
    La voce dell'essere suonò distorta e graffiante, apparteneva quasi più al mostro che alla sua metà “umana”: -Al momento ho bisogno di oscurità per costruirmi un corpo e sperare di non cadere in pezzi.- spiegò ella; Saya si umettò le labbra, ma attese a formulare ulteriori opinioni. -Piacere mio, Saya. Io sono Will.-
    Un sorriso compiaciuto sorse spontaneo sul volto della giovane: era stato ben più difficile del previsto, ma infine aveva guadagnato anche lei un nome e, ancora più importante, una spiegazione degna di tale nome.
    Saya non era convinta di essere un'esperta sulle vie dell'Oscurità, ma quanto era riuscita a cogliere dalla compagna era che Will mirava ad evolversi attraverso il potere delle ombre, aspirando ad una forma corporea completa. La vera sorpresa, tuttavia, era che i piani alti fossero convinti che un piano così poco ortodosso potesse trovare successo.
    “Come volevasi dimostrare, non c'è alcuna ragione per cui dovrei occuparmene io...” concluse, il suo sorriso tremò per un solo istante. Tuttavia, non poteva negare la sua curiosità di scoprire esattamente come Will avrebbe plasmato se stessa. “E resta sempre un buon modo per fare conoscenza ed indebitare nei miei confronti una nuova collega.”
    -Da quel che ho visto, Hazama non piace neanche a te.-
    Il commento improvviso dell'albina spezzò il suo filo di pensieri e Saya, celando un istante di confusione, batté le palpebre e si volse a lei. -Hazama?- ripeté, schiarendosi con delicatezza la voce. -Lo trovo solo un po' difficile da comprendere, apprezzerei che fosse un po' più chiaro su ciò che pensa.-
    Fu sincera nel rivelare i suoi pensieri, pur senza sentire il bisogno di dilungarsi in delucidazioni che alla compagna non dovevano interessare. Ripercorse nella sua mente tutti i loro incontri, tutti i sorrisi ambigui che le erano stati rivolti con parole altrettanto fumose: difficile da comprendere, sì, e perciò difficile da prevedere. Come controllarlo se non riusciva a capirlo, di conseguenza, era qualcosa su cui stava ancora lavorando.
    Will scrollò appena le spalle, le sue palpebre si chiusero e riaprirono con leggerezza, come ad accarezzare un pensiero amabile. -È una di quelle persone a cui piacerebbe vedere il mondo bruciare.-
    “Nessun dubbio a proposito.” concordava Saya. Un obiettivo che denotava poca ambizione, secondo lei, pronta ad appiccare qualche focolare, ma con lo sguardo rivolto ben oltre.
    Will invece rise, trasportata da un'approvazione che la più giovane condivideva solo in parte.
    -E come dargli torto? Bisogna solo cercare di essere fuori dai piedi quando tutto prenderà fuoco.- commentò l'albina sprezzante. Un istante di silenzio, il suo occhio ammiccò a Saya e le sue labbra si mossero ancora, più sottili: -O eliminarlo.-
    Un fremito la attraversò, spinto dai battiti accelerati del suo cuore. Per un istante, la sua pelle gelò e la sentì raschiare contro il suo abito bianco come pietra. Abbozzò un sorriso che, con il ritorno della sua sicurezza, si fece man mano più largo; portò la mano a coprire la bocca e si concesse una risata sommessa e falsa. -Stiamo parlando di un mio e, suppongo, tuo superiore.- rispose con una nota di dolce rimprovero, inclinando appena il capo. -Sicura sia saggio parlare di lui in simili termini?-
    La domanda che ancora più premeva sulle sue labbra, tuttavia, era un'altra: “Perché lo stai dicendo a me?”
    Saya si umettò le labbra, mordicchiandole, e trattenne quelle parole in forma di pensiero. Forse era solo come le piaceva mostrarsi, ma quella Will suonava sospetta alle orecchie della Heartless, quale che fosse il lato da cui la guardava. Una nuova recluta, affibbiatale dalla serpe dell'Ordine, che subito dopo le presentazioni subito minaccia di morte un Maestro... “Tutto fuorché l'epitome della normalità...”
    -Mio superiore. Giusto.- le fece il mimo l'albina, come a deridere la sola idea; Saya si fece soltanto più accigliata. -Sa già cosa penso di lui. Gli altri fanno il lavoro, lui intasca.-
    Troppo facile, si disse Saya, Will la faceva troppo facile. Scuotendo il capo, la giovane rispose: -In questo caso, tuttavia, mi pare che sia tu quella che ha da guadagnarci più di tutti.-
    La Heartless gettò un'occhiata maliziosa a quel viso deturpato che non l'aveva osservata per tutto il tempo, mostrandole solo il profilo oscurato dai suoi capelli smeraldini. -Tuttavia, non potrei rifiutare il mio aiuto ad una sorella.- concluse alzando le spalle mani aperte ed invitanti. -Anche se, a onor del vero, sono in pochi qui dentro a pensarla come me e ancora meno quelli capaci di mostrare riconoscenza.-
    Indice alzato, peso che si spostava da una gamba all'altra come se il solo pensiero la agitasse, Saya misurò ogni suo movimento per rendere il suo disdegno e la sua gentilezza reali. Si voltò verso Will, assottigliò appena gli occhi e, con una fiamma verde dentro ad essi, spiò la sorellina, convinta del proprio successo.
    -Sii sincera, Saya.- un nuovo fremito la percorse all'udire le parole raschiate e lapidarie, per quando all'apparena affascinate da quel tentativo fallito di raggiro. -Qui dentro nessuno mostra riconoscenza per niente, un favore richiede altrettanto in cambio.-
    La donna si avvicinò, Saya rimase immobile, dita intrecciate al petto e aria di sfida in volto.
    Con labbra per metà scarlatte e per metà deformi e grondanti tenebre, sussurrò: -Io stessa ho accettato a malincuore l'idea che prima di avere sia necessario dare. E che, viceversa, quando si riceve qualcosa sia necessario ricambiare, in qualche modo.-
    Come se un vento gelido avesse soffiato come la sua guancia, Will la superò, portandosi alle sue spalle, e Saya sentì un lieve sollievo alleggerirla. Ghignò affascinata, tamburellò le dita e si voltò di nuovo verso l'amica, colei che sedeva dall'altra parte della scacchiera.
    -Parli molto bene, Will.- approvò, annuendo debolmente. -Tuttavia, la tua visione mi sembra ancora un poco ristretta.-
    Fece un ampio gesto con il braccio, mostrò il Castello d'Ossidiana, indicò il mondo intorno a loro e i compagni che, persi nei loro affari lontano da quel salone, lo popolavano. -Siamo Heartless, dopotutto, uniti in una delle forze cardine di entrambi i Regni. Non è poi molto ciò di cui abbiamo bisogno.-
    Si interruppe per un istante, inspirò a pieni polmoni con un debole mugolio soddisfatto e, abbassando di nuovo lo sguardo verso Will, fece brillare famelica i suoi occhi: -No, io ti aiuterò più che volentieri: sono curiosa di scoprire cosa vedrò di nuovo sotto al tuo cappuccio, una volta che avremo finito.- si leccò le labbra, mostrando i denti. -Tutto il resto, per ora, è irrilevante.-



     
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