Journey of light and waves

Quest privata

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    Journey of Light and Waves


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    Espirando, controllò per l'ennesima volta che Finduilas fosse al suo posto. Veloce, fece scivolare la mano attorno al fianco, cercando con dita nervose Amber, solo per fermarsi a metà del gesto, tentando di tranquillizzarsi mentalmente. Sarebbe andato tutto bene. Non aveva niente di cui preoccuparsi: glielo avevano detto, il combattimento, quella prova di ingresso era solo una semplice formalità. Però la paura c'era, il terrore di sembrare solo un ragazzino, di risultare un incompetente incapace di essere del benché minimo aiuto al Comitato. Con un sospiro, continuò a camminare in tondo per la stanzetta in cui gli avevano detto di aspettare, ignorando le sedie. Era pronto. Doveva esserlo dopo gli allenamenti con Aqua, dopo che era riuscito a comprendere fino in fondo il suo Keyblade. Di nuovo le dita andarono a tastare i capelli, sperando che non si stessero spettinando, e i vestiti, cercando macchie, buchi, imperfezioni che non esistevano sui tessuti nuovi di zecca che gli erano stati forniti.
    Poggiando entrambe le mani contro le tempie, si costrinse a fermarsi.
    Doveva solo attendere. Erano passato pochi minuti da quando la guardia era andata a cercare Sariel: era normale che ci volesse un po' per far scendere la Custode fino all'ingresso, in un castello così enorme. Perfettamente normale.
    Un respiro veloce. Un altro.
    Si stava calmando.
    Con lentezza, sciolse i muscoli, facendo girare più volte le spalle, lasciando scivolare via la tensione superficiale. Con dita ferme, spostò appena il ciuffo da davanti all'occhio destro. Dandosi dello stupido, pensò alla sua pettinatura, a quell'obbrobrio ritenuto simbolo di eleganza e formalità nel suo mondo, a quanto e come avesse faticato per ricrearla anche con i capelli corti, invece che lunghi e di come, probabilmente, si sarebbe disfatta dopo due minuti di combattimento. Almeno, si consolò, quantomeno di aspetto fisico avrebbe fatto una buona prima impressione.
    Un cigolio improvviso richiamò la sua attenzione verso i battenti in vetro e metallo. Subito, le dita si strinsero a pugno, mentre la schiena si irrigidiva. Nel panico pensò a come sarebbe dovuto apparire più normale, più rilassato; nel panico, quei pensieri scomparvero dalla sua mente in meno di un istante.
    Sorridente, con passo lento, entrò una ragazza. Occhi grandi, capelli azzurri, radi -pochi, precisò mentalmente il giovane- frammenti di stoffa a coprire la pelle e ancora meno pezzi di armatura a proteggerla. Lo sguardo volò per la stanza, soffermandosi quasi immediatamente su di lui. Il sorriso cordiale, già ampio, si allargò ancora di più.
    «Salve! Sei Ingwe, giusto? Sariel mi ha parlato di te. Si scusa di non essere potuta venire, ma come al solito è molto impegnata.»
    Ricambiando timidamente il sorriso, liberatosi all'improvviso da un grande peso allo stomaco, Ingwe ascoltò le parole della ragazza, concedendosi, nell'apprendere che non sarebbe stata Sariel ad accompagnarlo quel giorno, un silenzioso e nascosto sospiro di sollievo. Non che avesse niente contro di lei, ma c'era qualcosa nella donna, nella sua compostezza e nella sua apparente apatia, che lo metteva a disagio, che lo faceva sentire come se lo stesse costantemente giudicando. Mantenendo intatta l'espressione gentile sul volto, chinò appena il capo in risposta, prima di parlare.
    «Nessun problema, lieto di conoscerla...» Con sguardo curioso, lasciò in sospeso la frase, chiedendo con un'implicita domanda il nome della sua interlocutrice, mano tesa in avanti verso la Custode.
    Lui aveva già visto quella ragazza, si erano già incontrati.
    Svelta, la sua mente iniziò a cercare tra i ricordi, nel tentativo di individuare dove avesse già visto quel volto. All'improvviso una memoria emerse tra tutte le altre, facendosi più chiara.
    Era stato durante la guerra, quando aveva conosciuto per la prima volta Vanessa e Shinan. Lui era andato a cercare qualcuno che curasse la bambina e la prima persona che aveva trovato era stata lei. Uno sbuffo uscì dalle sue labbra, mentre il sorriso si allargava. Avevano tentato di convincere le sue due amiche a non combattere, a scappare nel tunnel assieme agli altri rifugiati e, alla fine, erano riusciti anche a convincerle.
    Che stupido. Non era nemmeno una sorpresa trovarla in quel luogo: lo sapeva da quella sera che la giovane era una Custode, glielo aveva detto Vanessa.
    «Nivis», rispose l'altra, le sopracciglia leggermente aggrottate, ricambiando la stretta. Il sorriso scomparve, le palpebre si strinsero. Un sospetto si fece strada dentro Ingwe. Che anche lei si ricordasse?
    «Ma aspetta, tu...» Un indice quasi accusatorio venne puntato verso di lui.
    «Sei il ragazzo che ho incontrato quella notte. La notte dell'assedio.» Con un sorriso a metà, Ingwe annuì in conferma. Era normale che non lo avesse riconosciuto subito, contrariamente a lei, lui non era così appariscente o particolare e, sopratutto, il contesto in cui si trovavano al momento era completamente differente da quello in cui si erano incontrati. In realtà non si sarebbe nemmeno sorpreso se lei non si fosse ricordata per niente di lui. Le labbra della Custode si piagarono nuovamente verso l'alto, mentre gli occhi si spalancavano, ricolmi di gioia. «Eri con le due ragazzine, fuori da uno dei rifugi. La più piccola non voleva saperne di entrare, ho dovuto alzare la voce...»
    Di nuovo, sbuffò quasi con allegria, mentre il sorriso si allargava. Nonostante i ricordi di quella notte fossero pregni di dolore, nonostante tutto quello che era successo -ciò che l'assedio aveva scatenato- il rivedere nella sua mente quelle scene, le testardaggine delle sue amiche, la battaglia che avevano affrontato assieme, un po' lo riempiva di orgoglio.
    Era felice di averle conosciute, felice di essere parte del loro cuore, così come loro erano parte del suo. Se solo fosse stato in grado di proteggerle a dovere, come aveva promesso…
    Le emozioni contrastanti, il dolore e la gioia che risiedevano in quei momenti, si dipinsero sul suo volto, riempiendo gli occhi di tristezza, nonostante il sorriso delle labbra.
    «Esatto. Felice di rivederla.»
    Istantaneamente, un broncio si dipinse sul volto di Nivis.
    «Ehi, quanti anni credi che abbia?» Un timbro divertito contraddistingueva il tono di voce, adesso, mentre la giovane tentava di nascondere un sorriso sotto l'espressione apparentemente offesa.
    «Saremo coetanei, come minimo. Dammi del tu.» Il broncio scomparve più velocemente persino di com'era nato, rimpiazzato da un'espressione gentile. Improvvisamente a suo agio, Ingwe ricambiò il sorriso, grattandosi con leggero imbarazzo la base della nuca.
    «Va bene, Nivis.»
    Annuendo, Nivis continuò il suo discorso. «Comunque anch'io sono felice di rivederti. Di sapere che sei riuscito a cavartela.» Preoccupazione. Questa volta, fu quell'emozione a dipingersi sui lineamenti della Custode. «Le tue due amiche… stanno bene, vero?»
    Preso alla sprovvista, Ingwe tentennò un istante. Dire quello che era successo a quella che, al momento, non era altro che una perfetta sconosciuta sembrava oltremodo fuori luogo, ma non voleva mentire: dopotutto, presto sarebbero stati colleghi e, forse, anche amici. No, cosa stava pensando? Quella non era una situazione in cui doveva soppesare una ad una le parole, non era come quando aveva appena incontrato Aqua: sapeva di potersi fidare, sapeva di poter dire quello che voleva. Ovviamente non avrebbe parlato di tutto, ma non era nemmeno necessario mentire od omettere volutamente.
    Serio, con tono vagamente triste, parlò.
    «Loro… stanno bene, adesso. Sono successe diverse cose sia durante che dopo l'assedio, ma adesso si è tutto risolto. Shinan, la più giovane è partita per non so bene dove, ma sta bene. Vanessa, invece,» l'aveva salutata giusto il giorno prima, quando era partita per il suo viaggio. Un sorriso, poche lacrime e un abbraccio che sembrava nessuno dei due volesse sciogliere e poi si erano detti addio. «ha iniziato a viaggiare per i mondi, ma anche lei stava bene quando l'ho salutata.» Concluse, il tono più allegro di quando aveva iniziato.
    «Te, invece?» Continuò, spostando il fulcro della conversazione su Nivis con un cenno del mento. «Come sta andando, dopo l'assedio?»
    Il volto della giovane si incupì, a seguito di quelle parole. Nella sua mente, Ingwe si maledì per come aveva formulato la frase.
    «Oh, io...» Il sorriso si spense. «Bene, bene. Si va avanti.»
    Lo sguardo si abbassò, cadendo sul pavimento, mentre la pausa si allungava. Nemmeno lei, probabilmente, aveva bei ricordi legati ai giorni successivi alla guerra. La capiva. La capiva bene.
    «Beh,» il tono di voce si alzò, cercando di ritrovare l'allegria che lo aveva contraddistinto fino a poco prima. «Non siamo qui per rivangare il passato.» Il sorriso, meno convinto, un'ombra di quello precedente, tornò ad affiorare sul volto. In parte a disagio, annuì di fronte a quella affermazione, cercando di superare quel momento di malinconia e dolore che aveva attanagliato entrambi. «Sariel mi ha detto perché sei qui.» Proseguì la ragazza, tornando a posare il volto su di lui, lasciando la frase in sospeso. Con un sorriso largo, annuì ancora.
    «Sì, ecco...» Massaggiando il collo e alzando le spalle, quasi in imbarazzo nel dover dire lui stesso qualcosa di così ovvio, proseguì. «Vorrei entrare a far parte del Comitato.»
    Rapido il sorriso si allargò ulteriormente, mentre la giovane iniziava a girare il corpo verso l'uscita. «Allora seguimi.»


    EDIT 19/11/2016: Modificati alcuni errori ortografici.
    EDIT 30/11/2016: la data in cui si svolge la quest è il 20/03/749



    Edited by pagos - 30/11/2016, 00:04
     
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    Journey of light and waves


    Attraversò l'uscio e gli fece strada, un sorriso sincero dipinto sul volto.
    Incredibile. Quella coincidenza, quello scherzo del destino: incredibile. Ingwe, il custode "naturale" di cui le aveva parlato Sariel, era lo stesso ragazzo di quella notte.
    La gioia si spense, lasciò spazio al dubbio: "E se...?"
    Aggrottò le sopracciglia, momentaneamente estraniata; lasciò che l'abitudine guidasse i suoi passi. E se Ingwe fosse già stato scelto dal Keyblade, quando l'aveva incontrato? Nivis aveva sentito una forte luce, un distinto potenziale magico, ma certo non aveva pensato...
    Si morse il labbro. Sarebbe stato un errore imperdonabile, da parte sua. Ma del resto -cercò di consolarsi con un amaro sospiro- cos'avrebbe potuto fare?
    Senza accorgersene era già ai piedi delle scale. Salutò distrattamente una guardia, la rassicurò che Ingwe era con lei. Si prese un istante per guardarsi intorno: l'atrio del Radiant Bastion era affollato come sempre. Civili, guardie e mercenari affaccendati coloravano di mille sfumature il pavimento di pietra chiara.
    Riprese a camminare. Uno, due profondi respiri: doveva chiederglielo. «Scusa se sono indiscreta» disse lanciandogli uno sguardo in tralice. «ma da quanto tempo sei un custode?» Non riuscì a nascondere né l'imbarazzo né il disagio. Il che la imbarazzò ancora di più.
    Ingwe distolse lo sguardo. Nivis credette di aver toccato un tasto dolente, ma il timido sorriso comparso poco dopo sul volto quasi la convinse del contrario. «Oh».
    "Come non detto". Il sorriso era già scomparso, il tono era mesto. Nivis si dette della stupida.
    «Da... pochi giorni» concluse Ingwe.
    La rivelazione avrebbe dovuto tranquillizzarla, ma non lo fece. Era chiaro che per Ingwe l'ottenimento del Keyblade non fosse legato a ricordi piacevoli. «Mh» commentò, incapace di nascondere un pizzico di mortificazione. «Ho capito».
    A metà della scalinata svoltarono a sinistra, in un corridoio scuro. Dalla stanza successiva avrebbero preso la funivia per i piani superiori.
    «Tu, invece, da quanto tempo ne possiedi uno?»
    Nivis quasi sobbalzò alla domanda. Attese un istante, rifletté, poi fece un gesto vago con la mano. «Mmmh, qualche mese, ormai. Fine settembre».
    I ricordi fluirono parallelamente alle sue parole. Quante cose erano cambiate in quei pochi mesi?
    Al senso di colpa si sovrappose un tiepido affetto: per i suoi compagni, per gli obiettivi che avevano raggiunto e quelli ancora da raggiungere. Per i caduti.
    Scosse appena la testa e scansò le minacce della malinconia. Aveva già pianto abbastanza. Un nuovo giorno era sorto su Radiant Garden, la guerra e la morte erano alle spalle.
    Si destò, conscia del fatto che troppi istanti di silenzio erano passati. Portò la destra al collo e grattò pensosa. «Vediamo, mmh...» biascicò incerta. «Immagino tu sappia già tutto ciò che vuoi sapere sul Comitato, ma se hai domande...» Sperava quasi non ne avesse. Non troppe, almeno. Non si era mai sentita a suo agio, nel ruolo di guida turistica.
    La voce di Ingwe giungeva tentennante dalle retrovie. «Hmm... Ecco, sì, Sariel mi ha parlato più o meno di quali sono i vostri doveri, ma...» esitò. «Come sono gli altri membri?»
    A quella domanda Nivis tornò a sorridere. Non era certo una facile impresa, descrivere il Comitato. Mentalmente, percorse uno per uno i membri: alla sola idea di dover dare un profilo di ognuno di loro le uscì uno sghignazzo. «Domanda difficile. Ma del resto, abbiamo tempo».
    Ormai il corridoio si era aperto verso un'immensa stanza buia. Alzando lo sguardo, Nivis vide decine e decine di metri di nero; la monotonia era interrotta solo dai sottili binari azzurrini sui quali viaggiavano le piattaforme. Adocchiò la colonnina dorata e premette l'apposito pulsante. Un distante gorgoglio le annunciò che il loro mezzo era in arrivo.
    Ingwe si era avvicinato al baratro oltre la passerella e guardava di sotto, concentrazione e perplessità a rigargli il viso chiaro.
    Nivis sorrise tra sé. La prima volta anche lei era rimasta esterrefatta dalla grandezza ed eccentricità dal sistema di funivie di quel castello. Devon si era affrettato a spiegarle che non c'era nessun pericolo, che una barriera magica invisibile impediva agli utilizzatori di cadere dalla passerella e della piattaforma. Forse avrebbe dovuto farlo anche lei.
    Lentamente si avvicinò al baratro, di fronte a Ingwe che ne aveva ormai prese le distanze. Alzando la destra, Nivis bussò due volte con le nocche contro la barriera invisibile: due onde luminose si distesero dal punto in cui avevo colpito, come le onde su uno stagno quando vi cade un ciottolo. Alzò le sopracciglia e sorrise ancora, come a dire: "Visto? Non c'è pericolo."
    Riprese il discorso. «Partiamo dai piani alti?» Il ruggito basso della piattaforma si faceva sempre più vicino. «Devon è il fondatore del Comitato. Sulle prime sembra una figura intimidatoria, maaa...» portò un indice alla bocca, pensosa. «È un po' difficile da descrivere. Lascerò che tu ti faccia un'idea da solo».
    La piattaforma sbucò all'improvviso dal buio e si adagiò di fronte a loro. Nivis invitò Ingwe a salire. «Sariel... l'hai già conosciuta» si lasciò scappare un sospiro. «È la seconda in comando, e a tutti gli effetti si occupa di buona parte della burocrazia. Le cose noiose, insomma».
    Premete il pulsante e si appoggiò a uno dei bracci della funivia. Il mezzo partì. «Il terzo seggio è Alion. L'abbiamo reclutato da poco, durante la guerra. Stava combattendo contro gli heartless utilizzando un Keyblade, e Renn, un altro membro, l'ha trovato e...» si chiese se fosse opportuno raccontare tutta la vicenda. Decise di no. «l'ha convinto ad unirsi. Non ho avuto occasione di conoscerlo bene, ancora. Renn dice che morde, ma secondo me è un tipo a posto». Scrollò le spalle e lasciò andare una risata breve e cristallina.
    Ingwe la imitò appoggiandosi a sua volta a uno dei bracci metallici. «Hm, capito...» disse solo.
    Nivis lo prese come un invito a continuare. «Renn è il quarto seggio. È indubbiamente la figura più solare e positiva del gruppo, ha sempre una parola buona per tutti. A volte penso che senza di lei il Comitato non sarebbe così unito». Il suo tono si era fatto più solare, quasi adulatorio. Ammirava sinceramente Renn e tutto ciò che faceva per il Comitato, non necessariamente dal punto di vista ufficiale. Era il loro collante, la loro energia, soprattutto dal punto di vista umano.
    «Al quinto seggio c'è Willhelm. È indubbiamente tra i più pacati e... » le sfuggì un altro sghignazzo. «normali di noi. È una persona gentile, comunque, ha l'incredibile dono di farti sentire a tuo agio a prescindere dall'argomento della discussione».
    La funivia stava rallentando.
    Nivis cercò di nuovo lo sguardo di Ingwe e gli regalò un'espressione di palesemente falsa supponenza. «Il sesto seggio lo occupa il miglior membro di tutti. Lei è diligentissima, talentuosissima con la magia, non fallisce mai una missione, è la migliore amica di tutti e le hanno anche proposto la corona di Radiant Garden. Sai, per approvazione popolare». Abbandonò il capo sul petto e scosse la testa, subito smascherando la già evidente e amichevole presa in giro. «Sono io, chiaramente. Non sono nessuna delle cose che ho elencato, ma non mi sembra il caso di descrivermi da sola. Te lo farai dire da qualcun altro» concluse incrociando le braccia al petto.
    «Al settimo seggio c'è Daji». D'improvviso tornò seria. «Non so dirti molto su di lei. Come per Devon, è meglio che tu ti faccia un'idea priva di pregiudizi. Per il momento, sappi solo che, nonostante sia l'ultimo seggio, è uno dei più fondamentali tasselli del nostro gruppo».
    Un secco rimbombo metallico le annunciò che erano arrivati. Con un movimento del capo, invitò Ingwe a seguirlo. «Eccoci».

    Chiedo davvero scusa per il ritardo, queste prime due settimane di stage sono state un po' dannose per la mia voglia di scrivere. Il tempo è meno e la voglia di fare a fine giornata (o nel weekend) non troppa, ma spero di riprendere il ritmo andando avanti. A te!

     
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    Con passo svelto, Nivis lo precedette fuori dalla sala d'attesa, mentre una guardia chiudeva la porta dietro di loro. In silenzio, Ingwe seguì la Custode nell'atrio del castello, rallentando appena il passo per ammirare la bellezza del luogo. Carichi di vita e colore, dei rampicanti costellati di fiorellini bianchi si aggrappavano ai muri interni dell'atrio, arrampicandosi alle colonne, risalendo fino al soffitto, intrecciandosi con i rilievi di stampo floreale che decoravano la volta. Spedita, Nivis oltrepassò il poco profondo corso d'acqua interno che divideva l'ingresso in tre parti, conducendolo nella navata centrale della sala, puntando alla scalinata che si ergeva contro la parete di fondo. Con l'ombra di un sorriso sul volto, Ingwe ripensò al proprio mondo, ai monumenti e ai palazzi che impreziosivano la capitale e la città in cui aveva vissuto, a come, nonostante il loro sfarzo, impallidissero di fronte a quello stile più elegante e naturale, privo di ostentata opulenza. Con un sospiro leggero, iniziò a salire i gradini dietro Nivis, superando le guardie a capo chino, evitando un contatto visivo diretto.
    «Scusa se sono indiscreta,» Con una nota di curiosità nella voce, la Custode si voltò verso di lui, cercando di osservarlo mentre parlava. Facendole cenno col capo di continuare, Ingwe accelerò il passo, in modo da poter affiancare l'altra mentre salivano. «ma da quanto tempo sei un Custode?»
    Preso leggermente alla sprovvista, Ingwe batté un paio di volte le palpebre, cercando di identificare il perché della nota quasi preoccupata presente in quelle parole.
    «Oh.» Di nuovo tornarono alla mente la reazione gelida di Sariel e il suo stupore quando aveva scoperto di cosa fosse capace Aubade, di come palesemente non si aspettasse quello. Per un istante, il dubbio che anche Nivis lo stesse giudicando come il secondo seggio lo fece restare in silenzio. Passò un attimo prima che scartasse quell'idea: anche se tra la guerra e il dialogo di prima aveva parlato con lei solo per pochi minuti, la Custode era stata solo amichevole e gentile. Non sembrava il tipo da giudicare silenziosamente qualcun altro con una sola occhiata. «Da... pochi giorni.» Timido sorrise.
    «Hm. Ho capito.» Annuendo appena, Nivis replicò, il tono quasi mortificato. Di nuovo Ingwe abbassò lo sguardo, concentrandosi sui gradini e sui suoi piedi. Ancora in silenzio, svoltarono in un corridoio largo. Forse era preoccupata che non fosse all'altezza: dopotutto i membri del comitato erano veterani e possedevano il keyblade da mesi, oramai, mentre lui non lo aveva ottenuto che meno di una settimana prima.
    In silenzio proseguirono per alcuni metri, prima che Ingwe trovasse il coraggio di riprendere a parlare. «Tu, invece, da quanto tempo ne possiedi uno?»
    «Mmmh, qualche mese ormai. Fine settembre.»
    In pratica metà anno. Annuendo silenziosamente, Ingwe assimilò l'informazione. Quindi Nivis faceva parte di quel gruppo più o meno da quando era stato fondato.
    «Vediamo, mmh...» Come se stesse parlando a se stessa, Nivis si grattò il collo, in difficoltà. «Immagino tu sappia già tutto ciò che vuoi sapere sul Comitato, ma se hai domande...»
    Pensieroso, Ingwe si massaggiò il mento con la destra. «Hmm... Ecco, sì, Sariel mi ha parlato più o meno di quali sono i vostri doveri, ma...» La seconda in comando, in effetti, gli aveva detto praticamente tutto quello che era necessario sapere sui loro compiti, ma era stata terribilmente formale e distaccata nel parlare e, nonostante il discorso fosse durato un notevole periodo di tempo, ancora non conosceva praticamente niente del gruppo in sé, dei singoli seggi. «Come sono gli altri membri?»
    Soffocando una risata, Nivis trasmutò l'espressione neutra del volto in un ghigno divertito. All'improvviso, le pareti scomparvero, mentre una stanza ottagonale si apriva attorno a loro.
    «Domanda difficile. Ma del resto, abbiamo tempo.»
    Sbalordito, Ingwe non poté trattenere il silenzioso verso di stupore che sfuggì alle sue labbra. Altissima, la stanza si sviluppava verso i piani superiori per decine e decine di metri. Sotto i suoi piedi, oltre il bordo della passerella su cui si trovava, si apriva un baratro profondissimo, che la luce che attraversava il soffitto in vetro non riusciva a rischiarare fino in fondo. Spinto dalla curiosità, mentre Nivis sfiorava una delle colonnine dorate poste lungo il bordo del pavimento, Ingwe si concentrò sullo spazio circostante, rendendo di nuovo visibili ai suoi occhi gli sciami di Luce e Oscurità. Mantenendo intatto il silenzio, guardò in basso, sperando di riuscire a vedere un fondo grazie ai suoi poteri. Lente, le particelle scorrevano dentro il baratro, cadendo simili a neve, ma nemmeno in quel modo riusciva a vedere la base della sala. Deglutendo, Ingwe si ritirò verso il muro, momentaneamente dimentico della sua capacità di volare.
    Sorridente, Nivis si avvicinò al bordo del pavimento e batté con le nocche contro l'aria. Due onde concentriche si svilupparono subito dal punto che la giovane aveva colpito, rivelando l'esistenza di una barriera.
    «Partiamo dai piani alti?» Divertita, si portò le mani lungo i fianchi, non aspettando una risposta a quella domanda. «Devon è il fondatore del Comitato. Sulle prime sembra una figura intimidatoria, maa...» Mutando espressione, con serietà maggiore rispetto a quella mostrata qualche secondo prima, portò un indice alle labbra, sfiorando quello superiore. «È un po' difficile da descrivere. Lascerò che tu ti faccia un'idea da solo.»
    Sfrigolando, un sottile filo di energia azzurrina si materializzò nel baratro, leggermente scostato rispetto alla colonnina che Nivis aveva toccato in precedenza. Con un suono simile a un sibilo, seguendo il tracciato del cavo etereo comparso poco prima, una piattaforma risalì dall'abisso, fermandosi di fronte a loro, mentre la barriera scompariva con un bagliore luminoso. Sicura di sé, facendogli cenno di seguirla, Nivis salì sulla piattaforma. Titubando incerto, Ingwe la seguì.
    «Sariel... l'hai già conosciuta,» Proseguì la Custode nascondendo un sospiro. «È la seconda in comando, e a tutti gli effetti si occupa di buona parte della burocrazia. Le cose noiose, insomma.» Con un nuovo sfrigolio, la cabina riprese a muoversi, salendo verso l'alto. «Il terzo seggio è Alion.» Persa nel suo discorso, la giovane si appoggiò a uno dei bracci metallici che chiudevano la piattaforma come una gabbia. «L'abbiamo reclutato da poco, durante la guerra. Stava combattendo contro gli heartless utilizzando un Keyblade, e Renn, un altro membro, l'ha trovato e...» Pausa veloce, sorriso imbarazzato e divertito allo stesso tempo. «l'ha convinto ad unirsi. Non ho avuto occasione di conoscerlo bene, ancora. Renn dice che morde, ma secondo me è un tipo a posto.» Concluse con una scrollata di spalle.
    «Hm, capito...» Nascondendo lo stupore, Ingwe imitò la sua interlocutrice e si appoggiò a uno dei bracci della cabina. Quell'uomo era nel Comitato da poco più di una settimana e già era il terzo in comando. Graffiando con l'unghia del pollice contro l'indice, si arrese subito al fatto che non sarebbe stato di sicuro all'altezza delle aspettative che, con tutta probabilità, almeno, Alion aveva creato sulle possibili nuove aggiunte al gruppo. Emettendo uno sfrigolio appena più acuto del normale, la cabina svoltò in un corridoio secondario.
    «Renn è il quarto seggio. È indubbiamente la figura più solare e positiva del gruppo, ha sempre una parola buona per tutti. A volte penso che senza di lei il nostro gruppo non sarebbe così unito.» Proseguì Nivis, una nota di ammirazione nella voce. «Al quinto seggio c'è Willhelm. È indubbiamente tra i più pacati e...» Il ghigno ritornò, più largo di prima. «normali di noi. È una persona gentile, comunque, ha l'incredibile dono di farti sentire a tuo agio a prescindere dall'argomento della discussione.» Contagiato dalla giovane, Ingwe ricambiò con un sorriso gentile. Senza emettere rumore, il ritmo dell'avanzata della piattaforma iniziò a rallentare quasi impercettibilmente. Un'espressione di orgoglio e superiorità comparve sul volto di Nivis, nascondendo una scintilla di divertimento.
    «Il sesto seggio lo occupa il miglior membro di tutti. Lei è diligentissima, talentuosissima con la magia, non fallisce mai una missione, è la migliore amica di tutti e le hanno anche proposto la corona di Radiant Garden. Sai, per approvazione popolare.» Cercando di trattenere una risata, Ingwe osservò la ragazza mentre si dava, palesemente scherzando, arie da diva. Con un sorriso furbo a tirare le labbra, Nivis appoggiò il mento sul petto, smascherando definitivamente lo scherzo. «Sono io, chiaramente. Non sono nessuna delle cose che ho elencato, ma non mi sembra il caso di descrivermi da sola. Te lo farai dire da qualcun altro.» Con una mano davanti la bocca, ancora tentando di soffocare una risata, Ingwe annuì. Di nuovo la piattaforma cambiò la propria traiettoria, tornando a salire.
    «Al settimo seggio c'è Daji.» Rapida, Nivis tornò seria. «Non so dirti molto su di lei. Come per Devon, è meglio che tu ti faccia un'idea priva di pregiudizi. Per il momento, sappi solo che, nonostante sia l'ultimo seggio, è uno dei più fondamentali tasselli del nostro gruppo.» Ritrovando anche lui la propria compostezza, Ingwe annuì. Erano sette in tutto, otto se si contava come già parte del gruppo. Se poi aggiungevano al numero anche Sora, Aqua e Topolino, che lui sapesse erano solo undici i Custodi che combattevano quella guerra. Quasi con paura pensò alla marea nera che aveva attaccato Radiant Garden, alla quantità enorme di Heartless che aveva visto. Solo undici Custodi.
    Uno suono secco annunciò la fine della loro corsa, mentre le barriere che circondavano la cabina e il punto di arrivo si abbassavano.
    «Eccoci.»
    Facendogli cenno di seguirla, Nivis scese dalla pedana. Si trovavano su un pianerottolo, una larga stanza quadrata, due rampe di scale, una che scendeva e una che saliva che si aprivano rispettivamente sulla parete alla sua destra e alla sua sinistra. Con un cenno della mano, Nivis lo invitò a seguirlo, mentre si avviava verso la rampa che portava ai piani superiori.
    «Hmm, scusa Nivis, dove stiamo andando?» Accelerando il passo, Ingwe si affrettò a raggiungere di nuovo la ragazza, affiancandola mentre salivano i gradini.
    «Siamo diretti alla torre degli alloggi. Tutti i custodi hanno diritto a un appartamento nella torre. Nello specifico, per ora, siamo diretti allo studio del grande capo.» Sorrise, voltandosi discretamente verso di lui. «Devon si è raccomandato di portarti da lui non appena fossi arrivato. È molto curioso di conoscerti.»
    «Oh.» Sorpreso, sia dal fatto che per la prima volta in vita sua avrebbe avuto una casa per sé, sia dal fatto che il capo del Comitato in persona volesse incontrarlo, distolse lo sguardo. Probabilmente Sariel gli aveva detto ciò che era capace e Devon voleva valutare di persona quell'abilità. Era l'ipotesi più verosimile. Mantenendo intatto il silenzio annuì a se stesso.
    Salirono le scale per altri pochi secondi, prima di arrivare a destinazione. Di nuovo, Ingwe dovette trattenersi dall'esclamare per la meraviglia. Ampia, altissima, la torre si elevava per diversi piani, in cima una zona più larga, ricoperta di vetrate che lasciavano entrare la calda luce serale. Con passo sicuro, Nivis continuò ad avanzare verso il lato opposto della sala, dove, incassata nel muro, aspettava un'altra cabina, identica in tutto e per tutto a quella da cui erano scesi poco prima. Entrambi entrarono in silenzio, Ingwe concentrato ad ammirare l'ambiente che lo circondava e Nivis tesa, quasi a disagio.
    Incerta, mentre la piattaforma cominciava a salire verso l'alto, la Custode si voltò verso il giovane, la bocca aperta come per dire qualcosa, tornando a fissare immediatamente i piani che scorrevano di fronte a entrambi.
    «Hmm,» Incuriosito da quello sguardo di pochi istanti prima, Ingwe le rivolse la parola. «c'è qualcosa?»
    Scuotendo la testa, il Sesto Seggio rispose, un sorriso tinto di imbarazzo sulle labbra. «No, no, niente. Volevo solo chiederti se hai altre domande, ma se sei stato in silenzio finora immagino che la risposta sia no.»
    «Ah.» Gentile, Ingwe rise appena, mentre la barriera di fronte alla cabina si abbassava, facendoli scendere sul corridoio circolare. «Hmm, no, al momento non ho altre domande: Sariel è stata abbastanza esaustiva e, beh, più o meno è tutto chiaro.» Camminarono altri pochi metri in silenzio, svoltando in un breve corridoio alla loro destra. Erano arrivati. La porta, lo “studio del grande capo” come lo aveva chiamato Nivis si trovava di fronte a lui. Rassicurato dalla vicinanza con l'altra Custode, Ingwe si lisciò appena il mantello, dando una ravvivata ai capelli con la destra. Era diverso da quando aveva incontrato il Re: oramai era a conoscenza di tutto quello che doveva sapere. Non ci sarebbero state situazioni imbarazzanti come allora. Era solo una formalità. Convinto, annuì a se stesso. Con due colpi secchi, Nivis bussò contro la porta, invitandolo a seguirla con un sorriso.
    «Avanti.»

    EDIT 30/11/16: mi sono reso conto di aver scritto una brutta cosa :v:



    Edited by pagos - 30/11/2016, 20:12
     
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    Vostra Maestà,

    Sariel e io abbiamo conferito riguardo al Vostro incontro al Castello Disney. Come potrete giustamente immaginare, non ha tralasciato nulla.
    Inutile specificare come le notizie da Voi riportate mi abbiano riempito di gioia e speranza. Perché Ve lo confesso, Maestà: quando guardo la distruzione che ha colpito Radiant Garden, quando penso a tutti gli innocenti morti, qui e nella Città di Mezzo, non posso fare a meno di temere che abbiamo perso quella battaglia.
    Ora non più. Sebbene la sofferenza per le perdite subite non possa essere lavata, la consapevolezza che non sia stato tutto inutile mi ha donato nuova forza. Nomi leggendari, alleati potenti sono tornati dal buio: Maestra Aqua, Ventus, persino Ansem il Saggio. Che il loro salvataggio fosse impresa ardua, quasi disperata, non me l’avevate nascosto. Eppure ce l’avete fatta, Maestà: i keyblader perduti e l’uomo da cui tutto ha avuto inizio sono stati salvati. E questo cambia tutto.
    Colgo l’occasione per rinnovare le mie scuse. Purtroppo, non potremo incontrarci di persona ancora per qualche giorno. Fondando questo Comitato mi sono impegnato, anzitutto, a difendere Radiant Garden: al benessere dei suoi cittadini va la mia umile ma assoluta priorità. Confido comunque che i miei impegni vadano diminuendo nell’immediato futuro. La ricostruzione procede spedita e il supporto degli altri seggi è costante. Aspettatevi a breve una mia visita, Sire. È mio desiderio parlare con ognuno dei nostri ritrovati alleati.


    Toc-toc.

    Il grattare ruvido della penna d’oca sulla pergamena si interruppe.
    Devon Alzò il capo verso il portone in legno chiaro, le membra d’improvviso rigide. impiegò un istante a ricordare che attendesse una visita.
    «Avanti» proclamò adagiando la penna nel calamaio.
    Alle sue spalle, la luce di una stupenda giornata di fine Marzo entrava calda dalle finestre. La primavera e un nuovo inizio erano alle porte. Il pensiero gli strappò un sorriso.
    Vide Nivis aprire delicatamente l’anta e sostare sull’uscio. Sorrideva, invitava il suo – il loro – ospite ad accomodarsi prima di lei. La giovane vestiva leggero e colorato, come suo solito.
    Uno, due passi sul tappeto che sovrastava il legno chiaro.
    Devon osservò il ragazzo appena entrato. Alto, biondo, grandi occhi verdi. Ingwe. Sariel gliene aveva parlato a lungo ed estensivamente; abbastanza da fargli capire che non le piacesse. Devon aveva cercato di non darvi troppo peso: molti erano i tratti personali che infastidivano Sariel, e lei stessa ne era consapevole. Quando non dava voce esplicita a dubbi e critiche, quando il fastidio rimaneva nascosto nello sguardo e nell’atteggiamento, significava che lei per prima riteneva soggettivi – e quindi non degni di menzione – i motivi di un’antipatia.

    «Ingwe» Sorrise pacato e scostò la poltrona. «È un piacere» disse sincero.
    Aggirò lentamente la grande scrivania di quercia, il lungo cappotto bianco ne lambiva ondeggiante la superficie levigata.
    Ingwe si era avventurato fino al centro della stanza, leggermente a disagio. Devon, che lo sovrastava di qualche centimetro, gli porse accomodante la mano destra. «Io sono Devon» disse cercando il suo sguardo.
    L’altro non tese subito la mano. Al leader del comitato sembrò di riconoscere i primi accenni di un inchino, subito interrotto. L’istante successivo la stretta – debole e formale come la sua – fu ricambiata.
    «Piacere di conoscerla, Devon» dichiarò Ingwe con una convinzione che non trovava conferma nel disagio dei suoi occhi. Sariel gliene aveva parlato: Ingwe era insicuro, quasi maldestro nelle conversazioni – come si sentisse perennemente sotto assedio.
    Vi avrebbe posto rimedio.
    Devon allentò la presa e si ridiresse al suo seggio. Prima di sedersi, indicò a Ingwe una delle tre poltroncine piazzate al lato opposto della scrivania. «Prego, siediti». Il tono era accogliente e gentile. «Entrambi abbiamo molte domande da porci e molte risposte da dare».
    Si sedette, e Ingwe lo imitò. Nivis li osservava da lontano, ancora sull’uscio, appoggiata a braccia conserte contro lo stipite della porta. Devon ricambiò il suo contagioso sorriso, con un cenno del capo le comunicò la sua gratitudine. “Non devi restare, se non vuoi” provò a dirle senza parlare. L’altra sembrò capire, ma scosse il capo. No, sarebbe rimasta.
    Solo allora si accorse che anche Ingwe le stava rivolgendo attenzione. Forse si aspettava che gli sarebbe rimasta vicina. Forse aveva paura di parlare faccia a faccia con lui, senza un volto più noto e certo più rassicurante a fargli da sostegno.
    Lasciò andare un lieve quanto amaro sospiro. Perché sospettare, quando ne aveva la certezza? Li sentiva, sempre, chiaramente: il malessere e la soggezione che la sua sola presenza causava nei più. Li sentiva su sé stesso, ne provava il peso schiacciante sul petto come se a penare fosse il suo cuore. Ma non lo era, no. Il suo cuore non capiva e si limitava a subire, passivo. Come sempre.
    Lo osservò per un lungo istante senza parlare. Ingwe evitava il contatto visivo, strofinava il pollice sulla pelle della poltroncina.
    Devon si umettò le labbra e rivolse la sua attenzione al tavolo. La pergamena, ancora aperta di fronte a lui, era stata spostata da una corrente d’aria, figlia di due finestre socchiuse. Con un rapido movimento della mano, la rimise al suo posto, di fronte a sé.
    Incrociò le mani al grembo e parlò.

    «Perché sei qui, Ingwe?»

     
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    «Avanti.»
    Sempre sorridente, Nivis aprì la porta, facendogli cenno col volto di entrare prima di lei. Annuendo con poca convinzione, Ingwe oltrepassò l'uscio, entrando nello studio del fondatore del comitato, i passi pesantemente attutiti dal tappeto che ricopriva buona parte del pavimento. Di fronte a lui tre poltroncine e una scrivania, subito dietro a questa, delle finestre ampie e alte occupavano buona parte della parete di fondo della stanza, offrendo una vista spettacolare sul borgo di Radiant Garden e i monti e le valli che circondavano la città.
    Senza lasciarsi catturare dalla bellezza del paesaggio di fronte a lui, Ingwe spostò lo sguardo su Devon e, cercando di non incrociarne gli occhi, ne studiò appena la figura. Mascella squadrata, fisico allenato, ma non imponente, capelli lunghi, ordinati che scendevano lungo la schiena e un sorriso -più delicato di quello di Nivis- sulle labbra. Seduto sulla sua poltrona, Devon lo stava osservando, studiandolo di rimando.
    «Ingwe,» Cordiale, l'uomo si alzò in piedi, aggirando lentamente la scrivania, avvicinandosi. «È un piacere.»
    Sorridendo di rimando, leggermente a disagio di fronte a quella figura di potere, Ingwe fece per accennare un inchino, quando notò la mano tesa verso di lui.
    «Io sono Devon.»
    «Piacere di conoscerla, Devon.» Formale, mantenendo intatto il sorriso di circostanza, così come il contesto richiedeva, Ingwe ricambiò debolmente la stretta, un accenno di rosso sulle guance, cercando di mantenere un contatto visivo con il primo seggio e di non lasciare che quella sensazione di disagio che stava provando al momento l'avesse vinta. Con delicatezza, il leader del comitato sciolse la presa, tornando verso la sua poltrona, facendogli cenno di accomodarsi su una delle altre tre disponibili. «Prego, siediti.» Espirando lentamente, controllando il proprio corpo e impedendo a quell'ansia priva di senso di avere la meglio su di lui, seguì l'invito di Devon, cercando nel mentre Nivis con lo sguardo, chiedendosi perché restasse ferma sullo stipite della porta. «Entrambi abbiamo molte domande da porci e molte risposte da dare.»
    Riportando gli occhi sulla figura del fondatore, Ingwe annuì distratto. Così come quando avrebbe preferito che fosse Aqua a prendere la parola di fronte al re, anche adesso non gli sarebbe dispiaciuto avere Nivis vicino, seduta come lui su una delle due poltrone rimaste. Deglutendo nervosamente, in un certo senso solo in quella stanza, l'unico estraneo a quell'ambiente e a quelle persone, strinse appena i braccioli, grattando contro il cuoio con l'unghia del pollice.
    Un sospiro, uscito dalle labbra di Devon, lo raggiunse, facendolo sobbalzare. Per un istante, Ingwe incrociò gli occhi azzurri del primo seggio, prima di abbassare lo sguardo, puntandolo sul legno chiaro della scrivania, in attesa.
    Non capiva. Irrigidendo le spalle, tornò a osservare il suo interlocutore, evitando il volto. Era diverso da Sariel, non aveva l'aura fredda e di superiorità che la seconda in comando possedeva, ma, allo stesso tempo, c'era qualcosa nel biondo che lo faceva sentire profondamente a disagio, che lo faceva sentire come se fosse spiato, come se qualcuno stesse osservando la sua anima. Forse era semplicemente il fatto che si trattava del primo seggio, del fatto che sapeva di trovarsi di fronte a uno degli uomini più potenti, sia per capacità che per influenza, dell'universo, superiore, appunto, a Sariel.
    Un movimento veloce catturò la sua attenzione, mentre Devon spostava di pochi centimetri un foglio sulla scrivania. Deglutendo, nuovamente concentrato sulla situazione in cui si trovava e conscio degli sguardi dei due Custodi, si agitò leggermente sulla poltroncina, a disagio.
    «Perché sei qui, Ingwe?» Sobbalzando appena, il giovane alzò di nuovo lo sguardo sul volto di Devon. «Perché vuoi unirti al comitato?»
    Diretta, la domanda uscì con tono serio, duro, ma non freddo. Per un istante, Ingwe rimase in silenzio, interdetto: non si aspettava una domanda simile. Perché, in effetti? Durante gli ultimi giorni si era posto quel quesito innumerevoli volte. Perché unirsi al comitato? Perché continuare a combattere? Le dita della destra tamburellavano contro i braccioli della poltrona, mentre la sinistra, si appoggiava sulla guancia, massaggiandola con le nocche.
    Sapeva di dover dare a Devon la risposta a cui era arrivato dopo tutte quelle riflessioni, ma… Senza che il suo corpo si muovesse, il pensiero volò a Nivis, anche lei in attesa di una risposta. Non era sicuro di voler far sapere a troppe persone quello che era successo, i suoi pensieri riguardo quell'arma.
    «È complicato...» cominciò, tentando di far comprendere a Devon il sottointeso, il fatto che avrebbe preferito parlarne solo con lui. Sorridendo gentile, senza afferrare le parole non dette, il biondo annuì, incitandolo a parlare. Nervoso, infastidito, Ingwe si agitò ancora una volta nella poltrona, cercando di trovare una posizione comoda che potesse porre fine al formicolio fastidioso che gli percorreva la schiena.
    Tergiversare, aggirare una domanda così diretta e precisa non era un opzione. Doveva parlare, doveva spiegare e lo avrebbe dovuto fare anche di fronte a Nivis. Sarebbe stato giudicato anche da lei. Nervoso, sospirò, cercando le parole adatte per esprimere ciò che provava.
    «Inizialmente non volevo il Keyblade.» A capo chino cominciò a parlare, le braccia strette contro il tronco, le dita contratte a pugno. «Queste ultime settimane non sono state esattamente tra le più felici della mia vita. Sono accadute molte, troppe cose, ho vissuto esperienze che non voglio mai più rivivere e ottenere un'arma che mi...» Sentendo la propria voce tremare, Ingwe si interruppe. Approfittando del tentativo di governare i propri sentimenti, del tentativo di governare le emozioni legate a quei ricordi, riprese fiato. «… che mi obbligava a partecipare a questa guerra era l'ultima cosa che desideravo.» L'ultima frase uscì dalle sue labbra con un mormorio quasi impercettibile, tinto di scuse non dette. A disagio, di fronte a quei guerrieri che avevano accettato i doveri che l'essere Custodi comportava, di fronte ai guerrieri che, mettendo da parte i propri desideri personali, combattevano contro le forze dell'Oscurità, a coloro che, probabilmente, non avevano mai avuto quei dubbi che lo affliggevano, sospirò tremando, spingendosi a continuare, ad arrivare a quello che voleva davvero dire. «Tuttavia, ci ho pensato.» Un sorriso quasi sincero apparve sul suo volto. «Ne ho parlato con Aqua e Sariel e... sono arrivato alla conclusione che devo essere stato scelto per un motivo. Forse non sono veramente adatto a combattere, ma ho deciso che, comunque vada, devo almeno provarci.» Doveva almeno provare a non scappare, a non ripudiare i propri doveri, a non pensare solo a se stesso. Lentamente iniziò ad alzare lo sguardo, portandolo sulla figura di Devon, senza, tuttavia, osare fissarlo negli occhi. «Io ho... spesso rimpianto le mie azioni, in passato, ed è una cosa che voglio cambiare. Grazie al mio Keyblade posso aiutare coloro che come me non volevano combattere, posso impedire che altri vivano quello che ho vissuto.» La voce, da sottile e venata di malinconia, aumentò di volume con ogni nuova sillaba, tingendosi di sicurezza e determinazione, degli stessi sentimenti che aveva sentito quando era arrivato per la prima volta a quella conclusione. «Posso fare più di quanto avrei immaginato di poter mai fare. E...» Annuendo deciso, sicuro di sé, sicuro delle proprie parole, riportò lo sguardo su Devon, incrociandone gli occhi, osservando il sorriso soddisfatto sul suo volto. «...voglio farlo. È per questo che vorrei unirmi a voi, al vostro gruppo.»
    Sentendosi più leggero dopo essersi tolto quel peso dal petto, dopo aver dato voce ai suoi sentimenti, Ingwe espirò, scaricando quasi del tutto la tensione accumulata.
    «Capisco. È un piacere sentirtelo dire.» Sorridendo con quella che sembrava essere una punta di malinconia nello sguardo, Devon riprese a parlare. «Immagino non sia stata una decisione semplice. Del resto, non lo è quasi per nessuno.»
    Chinando appena il capo, Ingwe annuì in risposta, confermando ciò che aveva detto prima.
    «L'hai detto tu stesso, però: il Keyblade ti ha scelto per un motivo. Non hai avuto nessun aiuto, nessuna guida. Lui ha trovato te.» Anche se il primo seggio aveva gli occhi rivolti verso di lui, il giovane capì che non lo stava osservando: lo sguardo era puntato su qualcosa di diverso dalla carne e dalle ossa, fissato su qualcosa di meno tangibile, similmente a come quando lui si perdeva nella Luce e nell'Oscurità che riusciva a vedere. Di nuovo, per una frazione di secondo, provò una punta di disagio.
    «E questo è straordinario.» Posandosi nuovamente sulla realtà, gli occhi di Devon tornarono a guardarlo, l'espressione del volto ingentilita da un sorriso sincero. Quasi senza potersi trattenere, Ingwe sorrise di rimando, voltando appena il capo, timido e impacciato, il disagio che veniva alleviato da una corrente calda.
    «Ogni custode cerca in se stesso il proprio motivo. Mettere questo potere, questo dono al servizio degli altri, del loro benestare e della loro sicurezza… È forse il più nobile tra tutti.»
    Le guance appena più rosee del normale per l'imbarazzo che quelle lodi stavano nutrendo, distolse lo sguardo. Raramente era mai stato lodato per la sua determinazione, il suo coraggio o la sua nobiltà d'animo. Era sempre stato sicuro di non possedere nessuna di quelle qualità, se doveva essere sincero. Per un secondo, si sentì un ipocrita, si sentì come se la felicità nata da quei complimenti fosse fuori luogo, frutto solo del suo egocentrismo e di una scelta di parole sbagliata da parte dell'uomo. Veloce, la sua mente scacciò quei pensieri. Ancora non sapeva se tutto quello avrebbe funzionato, se la sua scelta era corretta, se era adatto alla vita che il Comitato proponeva o se si trattava solo di un suo errore. Sapeva solo che, nonostante tutto quello che Devon poteva pensare, non aveva compiuto quella decisione basandosi solo sul suo altruismo, ma l'aveva fatta basandosi anche su quello che lui provava, su quello che lui voleva.
    «Grazie»
    Come se avesse tentato di trattenere una risata, Devon sbuffò dal naso, sorridendo. «Perdonami. Tento a diventare troppo solenne, quando parlo di questi argomenti.» Poco a poco, dopo quell'ultima frase, l'espressione si fece più seria, mentre gli occhi azzurri del Custode tornavano a scrutarlo. «Tuttavia c'è...» Proseguì, le sopracciglia aggrottate, una smorfia pensierosa sul volto. «Un ultimo argomento che voglio affrontare, prima di darti il benvenuto.»
    Attento, serio, Ingwe annuì, esortando implicitamente Devon a proseguire, dando conferma di star ascoltando.
    «Cosa sai degli stati del Cuore, Ingwe?»



    Colto alla sprovvista, Ingwe sbatté velocemente le palpebre, mentre i suoi pensieri tornavano al ragazzo dagli occhi rossi e a quello che era successo subito prima che ottenesse il Keyblade. Gli stati del cuore… Subito, sebbene tentasse di convincersi dell'opposto, scartò l'ipotesi che quella fosse una coincidenza: Devon doveva aver intuito qualcosa, doveva aver capito, almeno in parte, quello che era successo a lui, quello che era successo al suo cuore. Deglutendo nervosamente, rilassò le dita, liberando i braccioli della poltrona dalla loro stretta.
    «Scusi, ma- no. Non so niente.» Rispose, scuotendo la testa.
    «Lo immaginavo. Non sono conoscenze note ai più, specialmente al di fuori di Radiant Garden.» Iniziò a spiegare l'altro, appoggiandosi contro lo schienale. «Non è certo un argomento esauribile in qualche minuto. Credo, tuttavia... che tu debba sapere almeno ciò che ti concerne più da vicino. Che concerne il tuo cuore.»
    Lui sapeva. Quello che prima era solo un sospetto, subito divenne piena certezza. Sempre più nervoso, Ingwe strinse più volte i pugni, tentando di rilassare i muscoli, mentre minuscole goccioline di sudore iniziavano a imperlare la sua fronte.
    «Va bene.» Senza che potesse controllarla, la paura trapelò dalla sua voce, smascherando definitivamente i suoi sentimenti e la sua agitazione.
    Per qualche secondo Devon e Ingwe rimasero in silenzio, il primo osservando il giovane Custode, il secondo in attesa, aspettando le parole del primo seggio.
    «Posso sentirlo,» cominciò il fondatore, il tono grave. «Il tuo cuore. Ne sento la Luce, vedo la sua rinascita; ma anche il vuoto del suo passato. Un cuore senza memorie, svegliatosi dopo un lungo sonno.» Incapace di controllare il proprio corpo, Ingwe portò la destra al petto, artigliando il tessuto che lo copriva. La sua mente tornò al giorno in cui aveva quasi perso il suo cuore, al giorno in cui era riuscito a sfuggire alla distruzione solo per un soffio.
    «Devon, cosa...» La voce di Nivis lo raggiunse ovattata, distante. Doveva chiarire tutto quello, pensò subito, percependo la preoccupazione nella voce della ragazza. Doveva dire quello che era successo, doveva narrargli di quello che aveva fatto, di come aveva ottenuto il Keyblade. Non poteva nascondere loro quelle cose, non poteva nascondere la verità all'interno di quel gruppo, altrimenti, come avrebbero potuto fidarsi di lui?
    Tuttavia, la bocca faticava ad aprirsi, la gola non riusciva ad articolare i suoni. Il fantasma del dolore che aveva provato quando era successo tutto quello si risvegliò nel suo petto, accompagnando i ricordi di quell'ultima battaglia. Per un istante poté quasi sentire il ruggito dell'altro, poté sentire di nuovo le dita stringersi attorno al suo polso.
    No! Fremendo per la rabbia e la paura, scacciò quei pensieri, sbarrando loro la strada, recidendo il filo che li collegava gli uni agli altri e che li stava facendo riaffiorare. Non poteva, non doveva, non era quello il momento. Stringendo a pugno la mano non posata sul suo petto, tornò ad ascoltare Devon.
    «Eri un Nessuno, lo eri fino a poco tempo fa.» La parola, “Nessuno”, colse la sua attenzione. Essere un nessuno… Normalmente, fosse stato un contesto ordinario, avrebbe preso quella frase come un insulto, si sarebbe arrabbiato, ma sapeva che quella del Custode non era una provocazione. Forse, quello era il nome con cui si indicava la sua condizione, solo che… Il dubbio, la realizzazione di quel fatto lo investì in pieno, destabilizzandolo, mentre sentiva la nausea strisciare lungo la gola: se esisteva un termine per indicare lo stato con cui aveva convissuto per anni, allora ciò che gli era successo non era unico nel suo genere, allora esistevano altri come lui. «E a giudicare dalla tua confusione, non lo sapevi nemmeno.» No: sapeva che qualcosa era cambiato, in lui, sapeva ciò che era successo al suo cuore, ciò che aveva fatto, ma non credeva che l'uomo lo potesse comprendere, non credeva che esistessero altri esseri umani che non riuscivano a sentire niente al di fuori del nulla. Lentamente, lasciò scivolare la mano ancora aggrappata al suo petto lungo il torso, adagiandola sulla coscia. Cauto, alzò lo sguardo, tornando ad osservare Devon negli occhi. «In realtà,» cominciò, la voce più ferma di quanto si sarebbe aspettato, ma ancora scossa da quello che aveva appena appreso. «escludendo il termine preciso, ero a conoscenza di quanto mi era successo. Non sono confuso, al riguardo.» Però come faceva l'altro a conoscere tutto quello? Nessuno dei Custodi che aveva incontrato fino a quel momento aveva mai notato nulla. Stringendo appena le palpebre, permise al suo cuore di vedere al posto degli occhi, permise alla Luce e all'Oscurità di quel mondo, alla Luce e all'Oscurità del cuore di Devon di rendersi visibili.
    Immediatamente comprese.
    Intensa, quasi abbastanza forte da accecarlo, la Luce danzava attorno e nel cuore dell'uomo con una forza che non aveva mai visto in nessun altro, né il re, né Aqua, né Sariel. Era uno spettacolo affascinante, meraviglioso, ai limiti di quello che credeva potesse essere possibile. Del buio, quasi non ve n'era traccia. Rendendosi conto solo in quel momento di essersi sporto leggermente in avanti mentre osservava tutto quello, affondò di nuovo le spalle nello schienale morbido della poltroncina, distogliendo gli occhi da Devon, ma senza escludere dalla sua vista la Luce e l'Oscurità.
    Velocemente, tornò con la mente a dove aveva interrotto il discorso. Doveva raccontare. Stringendo le labbra, si rese conto che quella era la cosa giusta da fare, che, esattamente come era successo con Aqua, doveva aprirsi e dire la verità. Aveva paura, si rese conto, ma non di Devon o Nivis, non della loro reazione. Aveva paura di se stesso, aveva paura dei ricordi legati a tutto quello. Sospirando, tentò di racimolare il coraggio necessario ad affrontare quei fantasmi.
    «Se volete,» Iniziò, rivolgendosi anche al sesto seggio, la voce che non riusciva a mascherare del tutto i suoi sentimenti. «posso raccontare.»


    Al solito, se trovo errori potrei modificare dopo aver postato.
    EDIT 18/12/2016: corretti alcuni errori sia di grammatica che di ortografia, aggiunto un link a un video di YT.



    Edited by pagos - 18/12/2016, 04:09
     
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    Così Ingwe cominciò a parlare. Con voce claudicante gli raccontò di come fosse venuto a conoscenza di quelle informazioni da pochissimi giorni, poco dopo aver ottenuto il keyblade: della guerra tra Luce e Oscurità, dei custodi, del keyblade stesso. Del suo cuore. Dal termine risalì al principio: da quando, ancora nel suo pianeta natale, aveva lasciato che l’oscurità lo divorasse in seguito a eventi che non aveva il coraggio o l’intenzione di rievocare. All’epoca, continuò, aveva inconsciamente tentato di eliminare la parte corrotta del suo cuore; dal processo, tuttavia, il suo cuore ne era uscito ferito, spezzato. Quasi irrimediabilmente distrutto.
    Li sentiva, Devon: la tristezza, il dolore, il rimpianto di quelle parole. Li sentiva quasi come fossero suoi. Eppure non lo interruppe mai; non mostrò compassione, né segno di volerlo interrompere. Il volto rimase pacato, gli occhi cautamente gentili. Annuiva, al più, faceva segno di continuare quando il giovane custode inciampava.
    C’erano anche cautela e paura, nella sua voce e nei suoi occhi. Temeva qualcosa, forse di essere giudicato. Avrebbero dovuto rassicurarlo, al momento opportuno. Ingwe doveva capire che non aveva nulla da temere, da nessuno di loro.
    Per il momento, l’avrebbe fatto finire. Nonostante le esitazioni, nonostante le riserve, Ingwe continuava a parlare. L’espediente, disse, aveva funzionato: nel dividere il suo cuore, l’oscurità era scomparsa, ma non senza conseguenze. Essendo stato danneggiato così gravemente, il suo cuore si era come addormentato rendendolo, a tutti gli effetti, il simulacro di un Nessuno.
    Fu poi la volta degli eventi del Castello dell’Oblio, di cui già Sariel, dopo la riunione con Topolino, gli aveva parlato estensivamente. In quel luogo di pene e torture, l’oscurità del cuore di Ingwe si era risvegliata e fu proprio quest’ultima, la sua personificazione, l’ostacolo che lo separò dal keyblade. Vinta la battaglia, l’oscurità scomparve definitivamente e la luce, di nuovo padrona, diede nuova vita al suo cuore stremato.
    Gomiti sulla scrivania, mento adagiato sulle dita intrecciate, Devon attese l’ultima parola del nuovo custode. Quando non ebbe più dubbi, quando lo sguardo tormentato di Ingwe tornò a poggiarsi sui suoi occhi, finalmente sospirò.

    «Un cuore rinato» iniziò con voce bassa, rievocando parole già dette. Lasciatosi abbandonare, si adagiò allo schienale dell’ampia poltrona. «Peculiare, se non unico, per un Nessuno». Sguardo serio, tono gentile. Quasi apologetiche, le sopracciglia disegnarono un alto arco sopra gli occhi semichiusi. «Perdonami. Hai detto di non essere a conoscenza del termine. I Nessuno sono... » Un raro istante di indecisione. «Individui privi di un cuore. Quando il cuore di un essere umano cede all'oscurità, quando questo dà vita a un heartless, esiste la lieve probabilità che si generi anche un Nessuno. Sono dei gusci vuoti. La loro identità, il loro essere si forma a partire dal corpo del fu Completo. La maggior parte delle volte, non riescono a far sì che il corpo mantenga una forma umana. Ma quando l'identità e la volontà di un individuo sono particolarmente forti, può capitare che un Nessuno mantenga i ricordi, e quindi l'aspetto, del corpo la cui vecchia identità vuole emulare».

    Informazioni, queste, che avevano sempre fatto parte di lui. Completi, Nessuno, Heartless: studiarli sui tomi del Castello Disney era stato come leggere un vecchio diario, come tuffarsi in un nostalgico album di fotografie.
    Si impose di non pensarci. Le lunghe dita tamburellavano sui braccioli. «I Nessuno, tuttavia, non provano emozioni. Non ne sono in grado, poiché non hanno un cuore. Per i Nessuno che ottengono una forma umana tale condizione è particolarmente ardua; in quanto ricordano come sia provarle, pur non provando. Dati i tuoi racconti, tuttavia, credo sia sbagliato paragonare a un Nessuno la tua precedente condizione. Il tuo cuore, in fondo, non ha mai abbandonato il tuo corpo».

    Ingwe gli concesse solo un cenno d’assenso prima di riaffondare nei suoi pensieri. La mano stringeva forte il petto, come volesse afferrare qualcosa. Il suo cuore, di cui così tanto e in così poco tempo aveva appreso. Il discorso l’aveva prevedibilmente colpito nel profondo.
    D’improvviso, Devon sentì il peso sul suo petto farsi più pesante. Malinconia, compassione, pena. Per un attimo, fu costretto a chiudere gli occhi e massaggiarsi una tempia con le dita. “Non farti sopraffare. Contano su di te. Sii forte.”
    Quando riaprì gli occhi, Ingwe aveva già ripreso a parlare. «E non c'è modo per loro di avere indietro il proprio cuore?»
    Stavolta, Devon non esitò. «C'è. Ed è stato tentato, non molto tempo fa. Un gruppo di Nessuno in forma umana aveva unito le forze in nome di questo obiettivo comune» Ributtò in avanti la schiena, gli avambracci sulla scrivania e le mani di nuovo intrecciate. «Si facevano chiamare "Organizzazione XIII. Il loro leader, Xemnas, sapeva che per ridare un cuore a un Nessuno occorreva un'immensa quantità di energia. L'energia di Kingdom Hearts».

    Si fermò per sondare le reazioni di Ingwe. Immaginava non sapesse nulla di quanto gli aveva appena rivelato: Organizzazione, Xemnas, Kingdom Hearts; problemi la cui soluzione non appariva chiara ancora oggi. Problemi con i quali, se si fosse unito al Comitato, avrebbe dovuto aver a che fare.
    Ingwe aveva spalancato gli occhi. Qualcosa, tra gli elementi elencati, l’aveva particolarmente stupito. Devon non seppe determinare quale.
    «Oh…» rispose pacato il biondo, il guizzo di vita negli occhi che già andava spegnendosi.
    Lo prese come un segno per continuare. Si schiarì la voce. «Ma l'Organizzazione era disposta a tutto, pur di ottenere Kingdom Hearts. Anche gettare interi mondi nell'oblio. Per di più, non tutti i membri dell'Organizzazione erano interessati solo a riavere indietro il loro cuore. Alcuni di loro - Xemnas per primo - erano interessati soprattutto all'immenso potere di Kingdom Hearts».
    Lo sguardo di Ingwe era serio, pensoso. Parlò con voce più fredda del solito. «Io-» La frase gli morì in gola. Dopo una breve esitazione annuì. «Capisco. Però[/color]» d’improvviso, il tono si era fatto agitato. Devon annuì, come a incitarlo ad andare avanti. Immaginava già che domanda intendesse porre. «Se ci fossero dei Nessuno che desiderassero genuinamente avere indietro il proprio cuore e basta, se… non agissero come l'Organizzazione XIII, se non fossero disposti a gettare interi mondi nell'oblio, a fare del male ad altri... »
    Non terminò mai quella frase. Vinto dallo sconforto e dalla confusione, Ingwe strinse le dita.

    Devon abbassò le labbra e sospirò. “Resisti”, tornò a intimarsi. “Lui soffre molto più di te”. Quando riapre gli occhi, solo una goccia della compassione che avrebbe voluto mostrargli macchiava il suo sguardo azzurro.

    «Temo di non saperti dare una risposta».

     
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    Journey of Light and Waves

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    Iniziò cauto, spiegando che anche lui non era del tutto certo di ciò che gli era accaduto, spiegando che era venuto a conoscenza di tutto quello solo quando aveva ottenuto il keyblade. Era successo due anni prima, disse. Inspirando a pieni polmoni, cercando con ogni fibra del suo essere di restare calmo e non permettere ai ricordi, alle emozioni contenute in essi di sopraffarlo, proseguì il racconto. Accennò ai lutti che aveva subito, al fatto che aveva perso le persone più importanti della sua vita nell'arco di poco tempo e di come l'Oscurità, attirata da quel dolore, lasciata libera di entrare nel suo cuore dalla sua debolezza, si fosse insediata in lui. Uno scrosciare lontano -il ricordo della fontana presente nel parco dove aveva perso il cuore- lo distrasse per un attimo. Veloce, alzò lo sguardo cercando una reazione qualunque, temendo l'idea o il giudizio che Devon doveva star tessendo nella sua mente. Subito tentò di arginare quel pensiero, pensando a come non fosse importante, a come, piuttosto, dovesse concludere il racconto. Lento, riprese a parlare, mentre i ricordi si spostavano sul dolore al petto, sul primo scontro in cui aveva affrontato l'altro. Non aveva fatto in tempo. Quando si era reso conto di ciò che stava accadendo dentro di lui era troppo tardi. Senza accorgersene, portò la mano al petto, stringendo, esattamente come aveva fatto prima, la maglia all'altezza del cuore, torcendo il tessuto. La voce si abbassò ulteriormente, il tono macchiato di rimorso e dolore. Quando aveva agito, aveva fatto l'unica cosa che poteva. Senza davvero comprendere le sue azioni, aveva spezzato il proprio cuore, separando la parte corrotta dall'Oscurità da quella sana, distruggendolo quasi del tutto nel processo. Di nuovo alzò il capo, di nuovo osservò Devon, cercò una reazione in quello sguardo serio che lo osservava da dietro le mani intrecciate. Aveva funzionato, in certo senso: era riuscito a liberarsi di quasi tutta l'Oscurità, ma allo stesso tempo aveva perso la capacità di provare un qualunque sentimento. Gli erano rimasti solo i propri ricordi. Era stato così per due anni. Due lunghissimi anni di vagabondaggio, due anni in cui aveva scoperto la magia, in cui aveva scoperto altri mondi. Era stato così fino alla guerra.
    Durante il tumulto, durante la battaglia e l'assalto degli Heartless, qualcosa si era risvegliato in lui. Per la prima volta poteva di nuovo provare paura, per la prima volta poteva di nuovo essere preoccupato per qualcun altro. Eppure, era stato solo durante l'incontro con Will, durante gli eventi che avevano avuto luogo al Castello dell'Oblio che c'era stato un vero e proprio cambiamento. Non scese nel dettaglio, non voleva. Le ferite che la Volontà dell'Abisso aveva lasciato erano ancora troppo fresche. Finalmente il suo cuore era tornato integro, ma per una seconda volta era minacciato dall'Oscurità. Teso, strinse le palpebre, mentre con un tremolio del petto espirava. Narrò di come avesse affrontato lui per una seconda volta, di come avesse combattuto per il proprio cuore, di come le cose erano andate diversamente, di come avesse vinto. Narrò di come, esattamente come aveva fatto lui due anni prima, l'altro avesse tentato un ultimo attacco. Era stato allora che Aubade era comparso per la prima volta e aveva distrutto definitivamente l'Oscurità, sradicandola quasi del tutto e, allo stesso tempo, ridonandogli il pieno dominio sul proprio cuore.
    Nel silenzio generale, Ingwe sollevò di nuovo gli occhi, attendendo. Con un sospiro lungo, stanco, Devon tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona, voltando il capo in modo da poter osservare il panorama fuori dalla finestra.
    «Un cuore rinato.» Con un tono pacato, l'uomo ripeté le parole con cui prima aveva descritto la sua situazione. «Peculiare, se non unico, per un Nessuno.»
    Troppo nervoso, troppo stanco, per il peso che rievocare tutto quello che era accaduto comportava, per reagire, Ingwe rimase immobile, seguendo lo sguardo di Devon, perdendosi nel panorama distante, fermo a osservare i monti lontani e il cielo terso. Voltandosi di nuovo verso di lui, il Primo seggio lo squadrò serio, inarcando le sopracciglia pochi istanti dopo in segno di scuse.
    «Perdonami. Hai detto di non essere a conoscenza del termine. I Nessuno sono...» Un dubbio leggero a incrinare l'espressione seria del volto, l'altro strinse le labbra, interrompendo la frase per qualche istante. Incapace di dire alcunché, Ingwe annuì con un gesto lento come se volesse incoraggiarlo a continuare la sua spiegazione. «Individui privi di un cuore. Quando il cuore di un essere umano cede all'Oscurità, quando questo dà vita a un Heartless, esiste la lieve probabilità che si generi anche un Nessuno. Sono dei gusci vuoti. La loro identità, il loro essere si forma a partire dal corpo del fu Completo. La maggior parte delle volte, non riescono a far sì che il corpo mantenga una forma umana. Ma quando l'identità e la volontà di un individuo sono particolarmente forti, può capitare che un Nessuno mantenga i ricordi, e quindi l'aspetto, del corpo la cui vecchia identità vuole emulare.» Era come sospettava, quindi: c'erano tanti altri nella sua stessa situazione, tanti altri individui che avevano perso la capacità di provare emozioni e sentimenti, ancora di più che avevano perso i propri ricordi e adesso non erano più… niente. «I Nessuno, tuttavia, non provano emozioni. Non ne sono in grado, poiché non hanno un cuore. Per i Nessuno che ottengono una forma umana tale condizione è particolarmente ardua; in quanto ricordano come sia provarle, pur non provando.» Incapace di controllarsi, Ingwe strinse con forza la stoffa della maglia, grattando la pelle al di sotto. Perdere tutto quello che rendeva un essere umano tale. Perdere la capacità di provare gioia o amore, di sentirsi tristi e piangere, di provare fiducia, di provare speranza. Perdere tutto ciò che si conosceva… Lentamente, chinò il capo. «Dati i tuoi racconti, tuttavia, credo sia sbagliato paragonare a un Nessuno la tua precedente condizione. Il tuo cuore, in fondo, non ha mai abbandonato il tuo corpo.»
    Per un istante, sentì la rabbia risalire rapida e feroce lungo la gola, di fronte a quelle parole. Era come se Devon volesse sminuire quello che aveva vissuto, come se volesse implicare che non era stato terribile come invece doveva esserlo per i Nessuno veri e propri. Era vero che il suo cuore non aveva mai abbandonato il corpo, ma era anche vero che lui non aveva provato sentimenti, non aveva sentito nulla per mesi, anni. Forse la causa, in parte, era diversa, ma gli effetti erano gli stessi. Quell'apatia, quel vuoto che non era riuscito a riempire in alcun modo, non importava a quali ricordi, a quale rancore scomparso ormai da tempo si aggrappasse… Tutto quello era stato reale.
    Era triste, privava pena per quelli che si trovavano in una situazione simile, per quegli esseri che non avevano più niente, a cui era stata rubato tutto. Subito, la rabbia si disperse come foglie secche al vento e per un istante sentì gli occhi inumidirsi.
    «E...» La voce tremolò un istante. «non c'è modo per loro di avere indietro il proprio cuore?»
    «C'è.» Rispose subito Devon, un accenno di sconforto nel tono. «Ed è stato tentato, non molto tempo fa. Un gruppo di Nessuno in forma umana aveva unito le forze in nome di questo obiettivo comune.» Lentamente, accompagnato dallo scricchiolare della poltrona, Devon poggiò di nuovo i gomiti sulla scrivania, osservando il ragazzo seduto di fronte a lui.
    «Si facevano chiamare "Organizzazione XIII". Il loro leader, Xemnas, sapeva che per ridare un cuore a un Nessuno occorreva un'immensa quantità di energia. L'energia di Kingdom Hearts.»
    Sorpreso, Ingwe spalancò gli occhi e trattenne il respiro.
    «Oh…»
    Non si aspettava di sicuro che Kingdom Hearts venisse introdotto così nella conversazione. Veloci, i fili della sua memoria si districarono, mentre riportava alla mente il dialogo avuto con Aqua. Non molto tempo prima, Sora, uno dei pochi Custodi rimasti nell'universo dopo la scomparsa della Maestra, aveva impedito che Kingdom Hearts cadesse nelle mani dell'Oscurità per ben due volte. Devon aveva detto che l'Organizzazione XIII aveva tentato di usare l'energia del cuore di tutti i mondi per avere indietro i propri cuori, non che vi fosse riuscita… Tuttavia, perché? Se quello che stava pensando era la verità, perché erano stati fermati, perché era stato impedito loro di avere indietro ciò che avevano perso? Attendendo che Devon proseguisse, Ingwe tornò a respirare.
    «Ma l'Organizzazione era disposta a tutto, pur di ottenere Kingdom Hearts. Anche gettare interi mondi nell'oblio. Per di più, non tutti i membri dell'Organizzazione erano interessati solo a riavere indietro il loro cuore. Alcuni di loro -Xemnas per primo- erano interessati soprattutto all'immenso potere di Kingdom Hearts.»
    Per un istante si chiese se quella non fosse altro che una scusa, una copertura per il vero motivo per cui avevano impedito all'Organizzazione di ottenere Kingdom Hearts. Sarebbe stato solo ridicolo, fosse stato quello il caso, si disse immediatamente. Ciò che Devon stava dicendo era la verità.
    «Io-» Esseri incapaci di provare qualsiasi emozione, incapaci di provare rimorso per le proprie azioni o empatia nei confronti altrui, ma mossi solo da desideri e ricordi di quando erano ancora umani. Gusci, pallidi fantasmi di ciò che erano una volta. Il fatto che tra di loro ve ne fossero alcuni che ambivano al potere che Kingdom Hearts offriva, non era un'idea così impossibile. Con un sospiro, Ingwe liberò la maglia dalla stretta della mano. «Capisco...» Però, allo stesso tempo, doveva esserci stato qualcuno di loro che voleva davvero avere indietro il proprio cuore e basta. Doveva esserci stato qualcuno le cui intenzioni erano nobili. Sapeva che le azioni, che il distruggere interi mondi per un singolo scopo era sbagliato, ma quelli erano i mezzi, non il fine.
    «Però,» Esitando appena, mantenendo lo sguardo basso, Ingwe proseguì. «Se ci fossero dei Nessuno che desiderassero genuinamente avere indietro il proprio cuore e basta, se… non agissero come l'Organizzazione XIII, se non fossero disposti a gettare interi mondi nell'oblio, a fare del male ad altri...» Trattenendo le parole, Ingwe strinse i braccioli della poltrona. Chiusi gli occhi, scosse leggermente la testa. No, Aqua era stata chiara: se qualcuno fosse riuscito a impossessarsi di Kingdom Hearts-
    «Temo di non saperti dare una risposta.»
    «Va bene.»
    No, non sarebbe stato possibile, non in quel modo, almeno: Kingdom Hearts era un potere troppo grande per poter essere affidato a degli esseri viventi. Se poi si parlava di umani privi della capacità di provare empatia o dolore o rimorso… Non era un qualcosa che i Custodi avrebbero potuto permettere, sarebbe stato un rischio troppo grande.
    In silenzio continuò a pensare alle parole di Devon, alle nuove verità di cui era venuto a conoscenza. Pensò ai Nessuno, a come somigliassero, sotto certi aspetti, agli Heartless. Residui di un Completo il cui cuore era stato consumato dall'Oscurità, individui che, se dotati di una volontà estremamente forte, potevano mantenere forma umana. Si chiese se fosse stato a causa della sua volontà se non aveva perso i propri ricordi, se non aveva perso le proprie sembianze, si chiese se, invece, non fosse stato a causa del fatto che il suo cuore non aveva mai abbandonato il corpo. Per un istante pensò all'altro sé, pensò a come il Buio presente nel suo cuore non fosse simile a nessuna delle creature d'Oscurità che aveva incontrato, si chiese se anche quella fosse un'eccezione.
    «Tutto bene?»
    Con un sussulto, Ingwe si ridestò dai propri ragionamenti, tornando alla realtà. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto in silenzio, ma di sicuro era stato abbastanza per far preoccupare il suo interlocutore. Ancora leggermente sovrappensiero, annuì, stringendo con le dita della mancina la propria nuca.
    «Devon, avrei una domanda.» Lentamente, lo sguardo ancora perso nelle proprie congetture, intrecciò le mani davanti al volto, i gomiti poggiati sui braccioli della poltroncina. «È possibile che esistano Heartless capaci di mantenere un aspetto umano?»
    Per un secondo, nonostante l'espressione immutata, Devon rimase in silenzio.
    «Sì. È raro, ma è possibile.»
    Come sospettava. L'altro se stesso, l'Ombra che aveva combattuto per riavere il possesso del suo cuore era un Heartless, l'incarnazione della sua Oscurità. Non c'erano dubbi. Con un sospiro, picchiettò gli indici tra di loro, mentre le sue congetture e le sue ipotesi lo portavano a ripensare al Castello dell'Oblio a come avesse influenzato Will e l'altro se stesso.
    «Un'altra cosa,» iniziò a chiedere, «è possibile anche che un Heartless si manifesti al di fuori dell'umano da cui è stato generato, mentre, tuttavia, l'essere umano in questione è ancora...» per un momento, esitò, incerto su quale termine usare. «vivo?»
    «Non che io sappia.» Mostrando per la prima volta sorpresa, Devon alzò le sopracciglia.
    Senza chiedere altro, Ingwe annuì, stringendo le labbra. Dopotutto quella era solo una congettura: non sapeva cosa fosse veramente Will, non sapeva che ruolo avesse avuto il Castello dell'Oblio in ciò che era avvenuto, in come l'Albina si era manifestata.
    «Capito.»
    «C'è qualcos'altro che vorresti chiedere?»
    Per un secondo si fermò a riflettere, pensando ad altri possibili dubbi, pensando a tutto quello che l'aveva portato fin lì. Aveva ancora tante domande, aveva ancora tante cose a cui avrebbe voluto avere una risposta, ma non poteva porle adesso. Non era il momento.
    Sforzandosi di sorridere, scosse la testa, tornando finalmente a osservare Devon negli occhi.
    «No, grazie.»

    ljsRzAT

    Cercando di essere il più silenzioso possibile, chiuse dietro di sé la porta dello studio del capo del comitato, del suo capo. Era stato ammesso, il primo seggio gli aveva dato il benvenuto e lo aveva affidato di nuovo alle cure di Nivis, che avrebbe pensato al resto. Leggermente a disagio, voltò il capo verso la ragazza, cercando di capire come si sentisse riguardo ciò di cui aveva parlato con Devon. A rispondergli fu uno sguardo preoccupato che subito la giovane tentò di mascherare. Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo, ancora fermi di fronte alla porta dello studio, l'imbarazzo che gravava pesante sul suo capo.
    «Hum, dove andiamo adesso?» Chiese Ingwe con fare titubante, nel tentativo di alleggerire la tensione e il disagio presenti attorno a loro e di avviare una conversazione.
    «Si, uhm... pensavo di mostrarti il resto della torre degli alloggi.»
    «Oh!» Annuendo e accennando un sorriso, forse una nota troppo forte di entusiasmo nella voce, annuì. «Bene!»
    Tornata finalmente a sorridere, come se fosse stata contagiata dal suo entusiasmo esagerato, Nivis proseguì lungo il corridoio con ritmo spedito, ignorando il vano dell'ascensore, fino a raggiungere la scala che percorreva l'interno della torre. Inizialmente affiancandola lungo la discesa, ma poi rallentando gradualmente il passo, Ingwe osservò le vetrate poco sopra di lui, perfettamente visibili dalla scalinata interna. Riparandosi gli occhi dalla luce del sole e dall'immensa quantità di Luce che in quel luogo danzava con un'intensità fuori dal normale, il giovane continuò a scendere, tentando, con scarso successo, di celare un sorriso sereno. Nella sua mente non poté trattenersi dal pensare che quel luogo fosse davvero bello.
    Si fermarono al piano inferiore e Nivis riprese a parlare con l'usuale tono squillante. Iniziò, mentre percorrevano il corridoio interno, dicendo che l'appartamento non era un granché e l'arredamento era povero, ma, che se voleva personalizzarlo non ci sarebbero stati problemi, finché avesse pagato coi propri soldi. Proseguì parlando delle riunioni fisse, una a settimana, dove si discuteva degli sviluppi della guerra. Per quanto riguardava i pasti, poteva scegliere se cucinarsi da solo o andare in mensa comune, a mangiare con i soldati semplici.
    «...E per quanto riguarda i vestiti, beh, come avrai notato non abbiamo una divisa: se hai problemi a comprarti qualcosa, i primi tempi, non c'è problema, puoi chiedere a Devon o Sariel per i soldi, ma poi dovrai pensarci da solo. Ah! Ovviamente per tutte le spese abbiamo una piccola rendita mensile, nulla di speciale, considerando che abbiamo alloggio e teoricamente anche il vitto gratuito, ma è meglio di niente. Humm, che altro...»
    «BUH!»
    Accompagnata da un urlo, la porta di fianco a Ingwe e Nivis si spalancò con uno scatto verso l'interno, facendo sobbalzare entrambi i Custodi. Una ragazza, braccia alzate come se volesse imitare un mostro, avanzava dalla soglia verso Nivis. Un sorriso, un sospiro e un risolino acuto furono la reazione del sesto seggio alla compagna che aveva tentato di spaventarla. Ancora immobile per la sorpresa, indeciso su come reagire, Ingwe continuò a osservare lo svolgersi della vicenda, lo stupore dipinto sul volto. Fu solo allora che la nuova arrivata si accorse di lui. Con uno scatto fulmineo, la mora voltò il corpo nella sua direzione, un largo sorriso sulle labbra. «Oh, il nuovo arrivato!» Facendo come se tutto quello fosse perfettamente normale, la giovane abbassò le braccia, assumendo una posizione più composta e gli tese la mano. «Piacere, Renn.»
    Riprendendosi e rispondendo al sorriso, Ingwe ricambiò la stretta energica. Renn, ovviamente. Adesso riusciva a capire cosa avesse inteso Nivis quando aveva detto che era la persona più allegra e solare del gruppo. Contagiato dalla gioia e spensieratezza che la castana sembrava emanare, Ingwe non riuscì a trattenere un sorriso.
    «Piacere, Ingwe.»
    Sollevando la mano all'altezza della spalla, il sesto seggio fece per richiamare la loro attenzione, solo per essere interrotta bruscamente dall'altra.
    «Giro turistico? Già passati da Devon?»
    Interdetta, con un movimento a metà tra lo stizzito e il divertito, la ragazza annuì in risposta, tentando subito dopo di riprendere la parola, solo per essere sovrastata nuovamente.
    «Immagino che la prossima tappa sia l'arena.» Iniziò Renn pensosa, l'indice adagiato contro l'angolo della bocca, mentre le parole uscivano con rapidità quasi inumana. «Tranquillo, non è niente di che. Formalità, nessuno si fa male.» Convinta la ragazza annuì a se stessa, fermandosi un secondo a riprendere fiato dopo aver snocciolato l'intera frase senza fermarsi nemmeno un istante. «Di solito.»
    Il sorriso che Ingwe aveva mantenuto dipinto sulle labbra fino a quel momento tremolò per un secondo. “Di solito” non era molto rassicurante. Sforzandosi, il giovane rise imbarazzato, dando per scontato che le parole di prima fossero solo una battuta.
    «Beh.» Riprese quasi immediatamente Renn. «Visto che ci sono, vi accompagno. Mi piace fare la guida turistica.» Un nuovo sorriso compiaciuto comparve immediatamente sul volto della Custode. «E poi potremo conoscerci meglio.» concluse, sistemandosi il cappotto prima di partire. Indeciso, Ingwe gettò un'occhiata a Nivis, chiedendo se andasse bene o se lei preferisse continuare secondo il programma che avevano stabilito pochi minuti prima. A rispondergli una smorfia di arresa e un'alzata di spalle.
    Rapido, il trio si incamminò verso l'arena seguendo le direzioni di Renn, la quale, per conto suo, aveva iniziato a parlare della torre alloggi, di come i globi la illuminassero la notte e dell'opera di restauro a cui era stato sottoposto il castello una volta che Radiant Garden era stata riconquistata. Proseguì, una volta entrati in funivia, spiegando con una minuziosa attenzione ai particolari, come si arrivava alla biblioteca del castello e all'enorme quantità di tomi presente in essa e a come odiasse quando venivano lasciati in giro dalle persone, spostandosi nell'arco di pochi secondi a lamentarsi con foga su come le guardie non facessero mai il loro lavoro e non meritassero nemmeno un decimo di quello che prendevano e anzi, come sarebbero dovute essere tutte cacciate a calci in culo, aggiungendo rabbiosa, infine, come, se solo Devon le avesse dato il permesso, avrebbe sguinzagliato loro dietro Pistacchio, il suo cane, che di sicuro avrebbe saputo fare il loro lavoro cento volte meglio. Ogni tanto, Ingwe, cercando di non farsi notare gettava occhiate preoccupate a Nivis, la quale sempre rispondeva con un sorriso rassicurante, come se volesse dire “Non preoccuparti: è fatta così.” Era passata oramai una buona decina di minuti di monologo intervallato da sempre più suoi rari mugugni d'assenso -aumentati di frequenza solo quando la castana aveva virato sull'argomento “Pistacchio”- quando la funivia si fermò e con lei il chiacchiericcio di Renn. Ci furono pochi secondi di silenzio, prima che la Custode riprendesse a parlare, questa volta chiedendogli se era a conoscenza di come funzionasse il sistema dei seggi e a cosa servisse il combattimento, continuando, dopo le risposte affermative del giovane, domandandogli chi volesse scegliere come avversario. Sorpreso dall'inaspettata domanda, Ingwe non rispose subito, ma stette in silenzio per qualche secondo, cercando di decidere. Non voleva essere presuntuoso o affrontare qualcuno di estremamente più forte solo per essere malamente sconfitto. L'ideale sarebbe stato iniziare dal basso, forse non proprio dal settimo seggio -voleva comunque far capire di poter essere una valida aggiunta al gruppo, nonostante tutto-, ma di sicuro nemmeno troppo in alto. Massaggiandosi la mascella con la mano, portò lo sguardo su Nivis. Forse non era proprio cortese, ma al momento c'erano solo lei, Renn e Sariel disponibili nel castello, da quanto sapeva, e non gli sembrava adatto sfidare immediatamente il secondo o quarto seggio. Cauto, domandò alla giovane se le andava di essere la sua avversaria. Gentile, sorridendo incoraggiante, la Custode annuì, affermando che non c'erano problemi. Sempre cercando di stare dietro al passo spedito della castana, gli altri due ragazzi uscirono con passo affrettato dalla cabina.
    Esattamente come la funivia che portava alla torre degli alloggi, anche questa si era aperta su una stanza rettangolare, ai loro lati le scale che portavano ai piani superiori e inferiori, mentre di fronte a loro un corridoio la cui uscita era difficile da distinguere a causa della luce intensa che la permeava. Con un sorriso e un gesto del braccio, Renn salutò i due sfidanti, dicendo che li avrebbe osservati dagli spalti e si diresse verso i piani superiori, mentre Nivis avanzava sicura verso il corridoio.
    Improvvisamente nervoso, Ingwe allentò il colletto della felpa coll'indice. Doveva calmarsi, si disse. Non era un combattimento vero, non era come quando aveva affrontato l'altro o Will. Era una formalità, una prova, al massimo. Niente di più. Il peggio che poteva accadere era che facesse una figuraccia. Non ancora del tutto tranquillo, il giovane tornò ad avanzare, entrando nell'arena vera e propria. Bianca, alta ed estremamente luminosa, la sala si estendeva per svariati metri, creando un ottagono sul cui bordo si poggiavano poche file di spalti. Dall'alto, Renn fece il tifo per loro agitando un pugno in aria, una mano di fianco alla bocca per ampliare il suono della voce. Le guance improvvisamente tinte di rosso, Ingwe avanzò a capo chino verso il centro dello spiazzo, dove Nivis lo stava aspettando. Il terreno era solido, duro, ma non scivoloso e la luce, sebbene intensa, non dava fastidio agli occhi: il sole era ancora alto in cielo e nessun raggio riusciva a passare direttamente attraverso le alte vetrate che si aprivano su metà del perimetro della torre.
    Tentennando leggermente, Ingwe si fermò poco prima di raggiungere il centro dell'arena, voltandosi verso gli spalti, chiedendo a Nivis di aspettare un attimo prima di iniziare: si era scordato di star indossando abiti che gli erano appena stati regalati, abiti che oltretutto erano di buona fattura. Impacciato sotto lo sguardo delle due Custodi, il giovane corse verso il muretto rialzato che delimitava l'arena, slacciando il fermaglio che teneva fermo il mantello: l'ultima cosa che voleva sarebbe stato rovinarli. Con movimenti rapidi, tolse anche la felpa e la piegò con cura, posandola assieme al mantello sugli spalti, arrotolando subito dopo le maniche della maglia fino a metà braccio, rivelando, nel processo, parte delle cicatrici ottenute al Castello dell'Oblio. Veloce, la mano si infilò tra i capelli, scompigliandoli e facendoli tornale al loro stato naturale, eliminando senza alcun rimorso la pettinatura su cui aveva lavorato quella mattina, scivolando subito dopo lungo il fianco nel tentativo di confermare anche col tatto la presenza di tutte le sue armi. Soddisfatto, rassicurato, si voltò verso Nivis, dirigendosi verso la posizione che aveva intenzione di prendere prima, sogghignando in risposta al tentativo della giovane di coprire il sorriso che aveva sul volto. Si rendeva conto anche lui che adesso, probabilmente, aveva i capelli che assomigliavano al nido di un rapace.
    Dall'alto, acuta, giunse una voce. «Meno strip, più picchiamenti!» Con un risolino imbarazzato, Ingwe sorrise con fare mortificato in direzione del rimprovero della castana, incassando appena la testa tra le spalle, concedendosi di ridere con leggerezza per qualche secondo prima di tornare serio. Non importava quanto fosse minimo il rischio di farsi male, quanto la sua vita non fosse in pericolo: quello rimaneva comunque uno scontro, rimaneva comunque una prova per verificare la sua forza. Lento, espirò. Piegando appena le ginocchia e allargando le gambe si mise in posizione di guardia. Con calma, fece per portare la mano all'elsa di Finduilas, solo per interrompere il movimento a metà: non era la spada l'arma adatta a quel luogo. Un nuovo respiro profondo accompagnò l'inversione del movimento del braccio, ora diretto verso l'esterno, mentre il Custode cominciava a convogliare la propria energia verso il palmo. Con un tintinnio delicato e un bagliore luminoso, il Keyblade apparve nella sua mano, splendente nella candida luce che permeava l'arena. Lente, in modo da non allarmare la propria avversaria, le dita scivolarono lungo l'elsa, separandosene, lasciando Aubade libero nell'aria, sospeso dalla volontà del suo padrone, collegato a esso da un unico indistruttibile filo invisibile. Per un secondo chiuse gli occhi, cercando di tranquillizzarsi, di rilassare i muscoli contratti, di non temere quella battaglia. Quando li riaprì, una tenue scintilla di determinazione brillava in essi, una luce abbastanza forte da nascondere l'ansia e l'insicurezza. Sapeva che doveva solo attendere che l'adrenalina entrasse in circolo, sapeva che, una volta che lo scontro fosse iniziato, avrebbe dimenticato tutto quello. Deciso, strinse i pugni.

    Humm, post un po' al di sotto dei miei standard, verso il finale. Non so gestire i discorsi indiretti. .emo

     
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    Socchiuse appena le labbra quando vide i piedi di Ingwe staccarsi la terra, quando la bianca Chiave che l’aveva prescelto cominciò a fluttuare accanto alle spalle come una sola altra volta aveva visto fare.
    Nivis annuì, più a sé stessa che al suo imminente avversario. Annuì d’approvazione, di determinazione e di sfida.
    Ingwe era forte. Per padroneggiare una simile magia di levitazione occorreva una maestria nell’uso delle arti arcane nettamente superiore alla media. Poteva anche essere un Custode alle prime armi, ma il suo potere era tutt’altro che limitato a quello conferitogli dal suo Keyblade. Prenderlo sottogamba sarebbe stato un errore.
    Sentì le mani fremere d’aspettativa, la magia risvegliarsi all’entrare in circolo dell’adrenalina. Lo sguardo fisso sul giovane, controllò che i bracciali e i gambali di ferro fossero correttamente allacciati con rapidi movimenti delle mani.
    Sorrise mentre si portava verso il centro dell’arena. Ingwe distava non più di sei metri da lei. Attendeva, concentrato; nei suoi occhi brillava la risoluzione di chi ha tutto da dimostrare.
    «Simon dice che è ora di picchiarvi!» urlò Renn dagli spalti, il tono indeciso tra il divertito e il dittatoriale.
    Nivis le rivolse un’occhiata d’intesa. “Lascia fare a me” scherzò con un occhiolino. Renn rispose mostrando un bicipite e annuendo convinta, le labbra contratte in una maschera di boria ostentata.
    Non poté non ridere: una risata cristallina, breve e sincera. Quanto al supporto morale, Renn era di gran lunga la migliore sulla piazza.
    Lentamente portò la destra all’altezza delle spalle. Un clangore metallico, un guizzo azzurro: Light Abyss comparve tra le sue dita, lucente e bellissima. La portò all’altezza del fianco; la sinistra si mosse appena in avanti. Chiuse gli occhi, guardò dentro di sé, cercò concentrazione e potere. Bagliori azzurrini, onde come d’oceano sulla sua pelle: la magia aveva risposto alla chiamata. Quando le liberò le sue iridi brillavano.
    Non ci fu bisogno di altre parole. Un cenno del mento, l’intesa negli sguardi: la danza cominciò.
    Fu lei a prendere l’iniziativa. Il corpo di Nivis cominciò a farsi d’acqua, vorticante ma cristallina; dai flutti nacquero due figure: identiche a lei in forma, ma prive di lineamenti. Una scattò verso la sua destra, l’altra verso la sua sinistra; il corpo di Nivis tornò alla normalità, increspato solo dalla luce azzurrina di poco prima.
    Le due copie, armate di Keyblade traslucidi, puntarono a Ingwe seguendo una traiettoria a tenaglia. Per seguirle entrambe, il suo avversario avrebbe dovuto dividere la sua attenzione e abbassare la guardia. Il diversivo perfetto.
    Ora. Nivis scattò. Un rapido passo in avanti, un’esplosione dei muscoli, per fare pressione, per non sbagliare il prossimo assalto. Alzò il Keyblade, e Light Abyss si colorò dei toni lattei del ghiaccio. L’istante successivo, un turbine di vento gelido proruppe dalla sua punta cerulea.
    «Blizzard!»
    Rallentarlo. Impedirgli di sfruttare la maggiore mobilità che quella levitazione gli concedeva. Da quella distanza, schivare il vento ghiacciato non sarebbe stato semplice: e se la magia bianca fosse andata a segno, la traiettoria dei suoi cloni – il loro tondo ben piazzato al petto del fu Nessuno – sarebbe calata su un bersaglio quasi inerme.
    Respirò a fondo, assaporò il gusto familiare della fatica, il brio estatico della magia lasciata scorrere senza freni. Calma. Non doveva farsi prendere troppo dall’adrenalina; per quanto fosse lecito aspettarsi che Ingwe fosse un ottimo mago, darlo per scontato poteva essere pericoloso.
    Deglutì, cercando di rassicurarsi. Nessuno di quei due assalti poteva danneggiarlo seriamente. Nel peggiore dei casi, sarebbe stata pronta a curarlo.




    Riassunto di battaglia:

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    Cr: 70 | Es: 200 (245 per due turni) | Mt: 90 | Conc: 120 | Vel: 115 | Dex: 120



    Status fisico: Ottimale.
    Status mentale: Adrenalina. Aspettativa per lo scontro, leggera preoccupazione per le effettive capacità di Ingwe.
    Energia: 100 - 10 - 7 - 2 = 81%


    EQUIPAGGIAMENTO


    Bracciali, gambali e pettorina in ferro.




    Light Abyss

    keyblade1




    Il Keyblade ricevuto dopo l'incontro con Devon -l'arma che per anni la ragazza ha desiderato, il Light Abyss- ha un aspetto davvero particolare: lunga appena meno di un metro nel suo complesso, è un'arma finemente decorata, bellissima e letale. La lama (65 centimetri), di un azzurro accesso, presenta motivi prettamente marini, come dei leggeri rilievi rimembranti la spuma generata dalle onde quando si infrangono sulla spiaggia o lo stesso metallo di cui è composta, più simile, in verità, al mare stesso che a un metallo. L'impugnatura, così come l'allacciamento tra lama e elsa, è dello stesso colore del corallo, mentre la guardia, dall'aspetto simile a due onde parallele, è per la maggior parte azzurra, leggermente scolorita verso l'esterno, ma tendente al blu verso l'attaccatura della lama. I denti del Keyblade, cinque per la precisione, sono estremamente elaborati: al centro, punto in cui si uniscono assieme alla lama, il colore è prevalentemente lo stesso rosa del punto in cui la lama si unisce all'impugnatura e i decori sono simili a delle formazioni coralline; allontanandosi dal centro, tuttavia, il colore rosa svanisce improvvisamente, circa a metà della lunghezza dei denti, lasciando spazio ad un blu estremamente saturo e scuro, ricordante quello delle profondità marine.

    A livello di abilità, il Light Abyss è un Keyblade più portato a supportare le magie e i talenti naturali di Nivis che ad essere utilizzato come fonte di incantesimi offensivi: prima caratteristica degna di nota è un semplice aumento delle capacità magiche della ragazza quando l'arma sarà evocata [+25Ap in Essenza]. Seconda peculiarità del Keyblade è la capacità di rendere tutte le tecniche magiche della Custode meno faticose da compiere, garantendole una maggiore versatilità in battaglia e un vantaggio indifferente sui propri avversari [Passiva Superiore; Sconto del 3% sulle abilità basate sull'Essenza]. Ultime delle abilità garantite alla giovane dal Keyblade è la possibilità di usufruire del ghiaccio, oltre che dell'acqua, in battaglia. Una possibilità creata dall'affinità con questo elemento che il Keyblade ha percepito e che le ha garantito di poterla usare praticamente senza sforzo. Nivis, grazie a questa magia, è in grado di generare dalle proprie mani un vento ghiacciato, capace di arrecare danni di entità media e ricoprire con una leggera patina di ghiaccio qualunque cosa venga investita da esso. La gittata massima del vento è di circa sei metri, con una larghezza di circa tre metri [Abilità attiva Media; Passiva superiore di sconto: costo dell'abilità considerato Basso].
    Oltre a ciò, il Light Abyss è un Keyblade come tutti gli altri. Indistruttibile [Passiva Normale], può essere evocato senza consumo e fatto sparire con altrettanta semplicità [Attiva a costo Nullo] e può chiudere, come ogni Keyblade della Luce, la porta di qualsiasi mondo [Attiva a costo Critico].



    Abilità passive



    Water Symphony: Nonostante la giovane età, Nivis non può certamente essere considerata una maga mediocre, anzi: la ragazza, infatti, ha un'affinità a dir poco speciale con l'elemento dell'acqua, affinità che, grazie ai saggi insegnamenti ricevuti da Merlino, è riuscita a sviluppare enormemente. Nivis sarà dunque in grado di controllare a suo piacimento tutta l'acqua presente in un raggio di quattro metri da lei senza però essere in grado di applicare abbastanza forza da infliggere un danno ad un possibile avversario, almeno non senza consumo, ma solo di spostarla e di utilizzare il suo controllo su di essa per far partire delle offensive non più solamente dal suo corpo, ma da qualunque punto lei desideri, almeno fino a quando l'acqua si trova all'interno dell'area sotto il suo controllo [Passiva Normale].


    Abilità attivate


    Mastery of Magic: Nivis è una maga di prim'ordine, una guerriera risoluta e capace, pronta in ogni momento a portare Luce e giustizia all'interno di un universo sempre più decadente. Eppure ci sono delle volte, rare, senza dubbio, in cui la sua forza, in cui il suo potere non basta. Ed è allora che la giovane ricorre a questa tecnica: basterà un attimo di concentrazione che il corpo della ragazza si ricoprirà di una leggera aura azzurrina la quale danzerà sinuosamente sulla pelle della ragazza, come se i suoi bordi fossero delle onde di un mare appena increspato. Ma non sarà questo il dettaglio fondamentale della tecnica: infatti, Nivis attingendo all'abisso più profondo della magia presente dentro di lei, impregnandosene, e riportandola in superficie secondo la propria volontà, potenzierà esponenzialmente le proprie capacità, aumentando la propria forza in modo da eliminare qualunque nemico si presenti di fronte a lei. In termini di gioco, quest'abilità consiste in un potenziamento di costo variabile della durata di due turni in essenza [Potenziamento a costo Variabile, in questo caso Medio].

    Water clones: Altra abilità di Nivis, questa volta sviluppata duranti gli anni di vagabondaggio per i mondi. Grazie a questa magia, la ragazza evocherà condensando l'umidità presente nell'aria due sue cloni che, non fosse per il fatto che sono evidentemente composti d’acqua, sembrerebbero identici a lei, Keyblade compreso. Le due copie, dunque, potranno attaccare l’avversario, intaccandone la carne e danneggiando il suo corpo, esattamente come se fossero reali, infliggendo dunque danni fisici, e appena avranno colpito, saranno colpiti, o sarà passato un turno dal momento in cui sono stati evocati, scompariranno, lasciando dietro di loro solo l'acqua di cui erano composti, la quale potrà essere utilizzata dalla Custode per future offensive. Ogni clone è da considerare di "entità" complessiva Bassa. [Attiva a costo Medio].

    Infine, ho utilizzato il vento ghiacciato al costo Medio (che diventa Basso grazie alla Passiva) del Keyblade.



    Riassunto e Note: Nivis si potenzia e usa water clones. I due cloni cominciano a correre verso Ingwe uno da destra e uno da sinistra, in modo da chiuderlo a tenaglia con delle traiettorie ad arco. Poco dopo la partenza dei cloni, Nivis scatta in avanti (portandosi quindi a circa 4 metri da Ingwe) e gli spara addosso il vento ghiacciato, in modo da prenderlo per intero. Suddetto vento dovrebbe andare a segno prima dell'arrivo dei cloni, uno/due secondi circa.
    A te!

     
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    Journey of Light and Waves

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    «Simon dice che è ora di picchiarvi!»
    "Simon?"
    Di nuovo l'urlo di Renn raggiunse le orecchie di entrambi i combattenti, la voce divisa tra un tono di comando e uno più vivace, allegro. Un'occhiata divertita fu la risposta di Nivis, seguita immediatamente da una nuova risata, limpida e cristallina, quasi spensierata. Sorridendo leggermente anche lui, Ingwe osservò lo scambio tra le due Custodi con la coda dell'occhio, cercando, senza successo, il secondo spettatore dello scontro, non riuscendo a ricordarsi di nessun seggio dal nome Simon. Fu solo quando la sua avversaria evocò il proprio Keyblade che sul suo volto tornò a mostrarsi un'espressione di concentrata determinazione e smise di osservare gli spalti. La destra di Nivis si strinse attorno all'arma e si abbassò fino all'altezza del fianco, mentre la sinistra si tendeva leggermente in avanti e gli occhi si chiudevano.
    All'erta, Ingwe strofinò i piedi per terra, rinsaldando la propria posizione, il braccio sinistro in avanti, a proteggere il busto, quello destro pronto a scattare, a comandare la magia o Aubade.
    Veloce, un'aura azzurrina si propagò lungo il corpo di Nivis, abbracciando la pelle e l'armatura, ondeggiando delicatamente come l'aria sopra una candela. Gli occhi della ragazza brillavano, colmi di adrenalina. Con un gesto secco del mento, Ingwe annuì, accettando la sfida che l'altra gli stava rivolgendo.



    Non ci furono parole. L'acqua circondò il corpo di Nivis, avvolgendolo e separandosene quasi subito, generando nel suo movimento due figure azzurre, due sagome identiche alla maga, ma prive di volto. Una a destra, l'altra a sinistra, iniziarono a correre verso Ingwe, i Keyblade da loro branditi alzati in preparazione a un attacco. Per un istante rimase fermo, sopprimendo l'ammirazione per quell'incantesimo così complicato, indeciso su cosa fare. I muscoli tramarono, mentre valutava se proteggersi con la magia o tentare di schivare. Gli occhi guizzarono, seguendo i movimenti dei due cloni, soffermandosi un istante sulla Custode. Vicina. Stringendo i denti si rese conto che, adesso che lui si trovava sulla difensiva, l'altra era davvero troppo vicina per i suoi gusti. Istintivamente richiamò a sé la magia, canalizzandola dentro Aubade, attingendo al potere della chiave. Con un piccolo lampo, la Luce si condensò davanti al suo corpo, esplodendo l'istante successivo, spingendolo all'indietro.
    «Blizzard!»
    Come se volesse inseguirlo, Nivis si scagliò in avanti, mentre il suo Keyblade si tingeva di azzurro. Rapido, un vento gelido, simile a quello che Failariel era capace di evocare, si propagò dalla punta dell'arma, avvolgendo tra le sue spire il punto in cui si trovava fino all'istante precedente, spingendosi quasi fino a sfiorarlo. I cloni d'acqua menarono un fendente a vuoto, il tintinnio dei Keyblade contro il marmo del terreno e rimasero fermi, privi di bersaglio. Freddo, lo spostamento dell'aria accarezzò la pelle scoperta, facendolo rabbrividire. I talloni si impuntarono contro il terreno, mentre il giovane si rimetteva in equilibrio alla fine dello scatto, uno sguardo allarmato sul volto per la quantità di incanti evocati quasi in contemporanea dall'altra. Veloce, Ingwe iniziò subito a spostarsi verso sinistra, cercando di eliminare l'intralcio visivo che erano i cloni evocati dalla Custode, adesso immobili, mantenendo costante la distanza che aveva creato. La Luce rispose alla chiamata, scorrendo nelle sue vene e lungo le sue braccia, attingendo alle sue riserve, coccolando la carne, tentando di rassicurarlo. Si impose di non pensare. Si impose di non avere paura, né per se stesso, né per la sua avversaria. Aveva visto ciò di cui era capace, aveva capito, sebbene solo in parte, ciò che la giovane era in grado di compiere. Acqua e ghiaccio: non sarebbe stato uno scontro semplice.
    Accogliendo con un fremito il fluire dell'adrenalina, fece fuoriuscire la magia con uno movimento del braccio. Abbagliante, la luce si condensò lungo la scia lasciata dallo scatto dell'arto, riverberando per un istante, carica di potere, per esplodere il momento successivo in un lampo che avvolse l'ambiente, oscurando l'arena con la sua intensità.
    Di nuovo attinse ai poteri di Aubade, di nuovo attinse alle sue energie e di nuovo scattò, accompagnando il movimento con lo spostarsi del Keyblade in avanti, pronto a farlo schiantare contro la carne dell'avversaria.
    Approfittando dello strattone causato dalla fine dello scatto per muovere un ulteriore passo verso Nivis, Ingwe chiuse quasi del tutto la distanza presente tra di loro, mentre con le dita tirava i fili tramite i quali controllava la chiave argentata, preparandosi ad attaccare. Non pensò, agì. In un istante, Aubade si stava già muovendo: con un arco ampio, nel tentativo di aggirare eventuali difese frontali, mirò alla spalla destra, a dove l'armatura non arrivava a proteggere la ragazza, mirò a colpirla col piatto della lama, in modo da non fare troppo male, in modo da rendere l'arto inutilizzabile per la durata di quello scontro, ma evitando di lasciare cicatrici o danni che si sarebbero potuti rivelare permanenti. Veloce, indietreggiò di un passo, controllando il respiro.
    Sapeva che doveva essersela cavata, che non ci sarebbero stati problemi per l'altra: le magie di prima erano state la prova della sua abilità e maestria nel gestire tanta energia tutta assieme. Non avrebbe avuto problemi di fronte alla sua offensiva.




    kTeoPY6

    Stato Fisico
    Ottimale

    Stato Mentale
    Insicuro delle proprie capacità. Teme quelle di Nivis. Pronto a reagire.


    Energia
    100-[(5-4)+(10-4)+(5-4)]= 92%


    BaseRossa P.Q.A&OAbil.Totale
    Corpo25+15±0+10±050
    Essenza80+100+45+15±0240
    Mente35±0+5+40±080
    Concentr.35±0+30+45±0110
    Velocità55+25+10+40±0130
    Destrezza70+10+10+20±0110


    _F I N D U I L A S_
    YFAzah9La prima arma del ragazzo, forse una delle armi più uniche a particolari dell'intero universo, Keyblades esclusi, plasmata tramite la sua magia e grazie agli insegnamenti della sua maestra, Finduilas è una lama dall'aspetto etereo, simile, in un certo senso, quelle brandite da Froheim, ma diversa ed opposta per forma e colore. Se infatti le lame che maneggiava il ragazzo dagli occhi rossi erano nere, di un materiale che, almeno all'apparenza, assomigliava all'ossidiana, sin dal primo sguardo si potrà notare la natura magica ed eterea dell'arma di Ingwe, la quale sembra essere una sorta di spazio a forma di spada al cui interno ondeggiano placidamente dei fili luminosi, instabili, mai immobili. Dalla guardia semplice, a croce, questo “contenitore” non presenta linee di demarcazione nette tra elsa e lama, creando una sorta di bordo liscio ed uniforme, privo di scanalature o graffi. La parte tagliente dell'arma è lunga un metro esatto e presenta una larghezza che varia tra i cinque ed i dieci centimetri. L'elsa, al contrario, occupa solo venti centimetri della lunghezza complessiva della spada -in totale, quindi, un metro e venti di lunghezza- e, esattamente come la guardia, la quale è larga appena una quindicina di centimetri, è praticamente indistinguibile dal resto dell'arma, non presentando una linea di separazione netta dalla lama, se non per il fatto che il filo di Finduilas scompare all'improvviso, assumendo una forma più rotondeggiante e morbida, non tagliente, plasmata differentemente dal resto della spada in modo da poter funzionare come impugnatura. Ulteriore caratteristica di Finduilas è la magia che vi ha infuso Ingwe, una magia che, sebbene fosse estremamente difficile da apprendere sotto l'aspetto teorico e quasi maggiormente sotto quello pratico, Ingwe, grazie alla propria maestra ed alla predisposizione che possiede per l'elemento Luce, sia inteso come l'aspetto più fisico di questo che quello più metafisico, è stato capace di diventarne padrone in un tempo sorprendentemente ristretto. Non servirà nemmeno molto, basterà avere a portata di mano Finduilas e di appena qualche istante di concentrazione e da quel momento, deviando la luce che altrimenti colpirebbe il proprio corpo e ciò che indossa, Ingwe diventerà invisibile, incapace di essere visto dalla vista di chiunque, assieme al suo equipaggiamento e ai propri abiti (vedi Fohras). [20Ap]


    _A M B E R_


    Una delle armi del ragazzo. Ingwe, dopo aver assistito in prima persona alla battaglia di Radiant Garden, si è accorto che, nonostante le sue non indifferenti abilità nell’uso della spada, si è trovato più volte in situazioni di stallo nei confronti di nemici lontani, fuori dalla portata della sua lama e dei suoi incantesimi, ed è per questo che il giovane ha deciso di ampliare il proprio inventario d’armi facendo realizzare, sotto le direttive di un progetto originale, una pistola.
    Nonostante l’aspetto esteriore -per il quale si è ispirato a quello delle armi da fuoco presenti nel suo mondo- di questa possa ricordare quello di una pistola a pietra focaia a colpo singolo, il meccanismo interno, quello che permette di sparare i proiettili, è frutto di studio e delle tecnologie avanzate presenti nel Giardino Radioso; tali proiettili saranno relativamente piccoli, dalla forma allungata e dal colore ambrato, da qui il nome dell’arma, ed avranno un diametro massimo di sette millimetri e sia la loro velocità che la loro gittata si baseranno sull’essenza del ragazzo.
    La pistola in sé, invece, è lunga poco più di trenta centimetri; di colore prevalentemente bianco, oltre alla pietra focaia dalla tonalità ambrata, posizionata lungo il lato destro di questa, che collegata al grilletto, tramite il contatto con la sua gemella posta anche lei sul lato destro dell’arma, incanalerà ad ogni colpo l’energia magica del ragazzo lungo la canna, presenta delle piastre di colore nero sulle quali spiccheranno dei fregi di colore argenteo.


    _F A U S T_


    Una delle armi del ragazzo, sempre che si possa definire tale. Si tratta di una semplice coppia di guanti privi delle dita i quali sono stati rinforzati ed adattati come tirapugni semplicemente applicando, a partire dal dorso fino alla prima falange del dito, ovvero poco prima che finisca la stoffa, un rivestimento in placche metalliche che consentono, quando si va a tirare un pugno, di colpire con maggiore violenza l'avversario. Il guanto si calza a perfezione sulla mano, la stoffa è nera mentre il metallo risulta avere una tonalità argentea. Molto resistente e maneggevole, l’arma non impiccia i movimenti di spada del ragazzo, né la presa sull'elsa della stessa e non rischia di procurare delle abrasioni sul dorso della mano del giovane. [Armi incantate (160Ap)(10Ap)]




    _A U B A D E_


    oiYAgIl




    Ingwe non ha desiderato il Keyblade, non è andato alla sua ricerca e nessun Maestro o Custode ha compiuto la “Cerimonia di Ereditarietà” su di lui. Ingwe è stato scelto suo malgrado per combattere una guerra dalla quale si sarebbe volentieri ritirato, è stato scelto nel momento in cui è riuscito a superare le proprie indecisioni e i dubbi che lo stavano tormentando, nel momento in cui è riuscito a decidere ciò che avrebbe fatto da quel momento in poi. Solo per vedere le proprie scelte venire distrutte di fronte alla forza di quell'entità chiamata Luce che lo ha scelto come suo guerriero e protettore.
    Aubade è un Keyblade dall'aspetto non definibile propriamente semplice. La lama, della lunghezza approssimativa di novanta centimetri e dalla larghezza di appena poco più di cinque centimetri, è principalmente composta da un metallo dall'aspetto simile all'argento -sebbene infinitamente più resistente e incapace di ossidarsi- il quale racchiude al suo interno, coprendolo appena con intarsi elaborati che partono dalla guardia, un cristallo trasparente, simile al vetro che si estende dall'elsa alla punta dell'arma. I denti sono tre, i due più corti lunghi sui sette centimetri, mentre il maggiore sui dieci, anch'essi dello stesso materiale metallico che compone il resto del Keyblade e decorati con motivi astratti e curvilinei, in contrasto con la sobrietà che i denti presentano di base. L'elsa -lunga, nel suo insieme, una trentina di centimetri- è anch'essa dello stesso metallo che compone il resto dell'arma; collegata alla lama tramite quello che sembra un restringimento dell'arma -un insieme di decorazioni e fregi di una larghezza variabile tra i dieci ed i due centimetri- anch'essa è finemente intarsiata, la guardia avente l'aspetto di sottili fili metallici che si legano e si inseguono tra di loro, fino a congiungersi alla base dell'arma, da cui parte la catena del Keychain, catena che, tutto sommato, se paragonata al resto del Keyblade ha un aspetto estremamente semplice, un insieme di grandi anelli che terminano con una pietra verde, dello stesso colore degli occhi di Ingwe, incastonata in un gioiello dello stesso materiale del resto dell'arma.



    Ed è in maniera simile, accedendo alla magia nascosta nel cuore di Ingwe e rendendola sua, che Aubade sarà capace di donare al giovane la possibilità, concentrando una piccola quantità di energia magica in qualunque punto del suo corpo o delle sue immediate vicinanze, di compiere, incanalando il mana accumulato, uno scatto in qualunque direzione desideri, comprimendo l'energia liberata pochi centimetri oltre la sua pelle, creando una sorta di velo luminoso nella direzione in cui il giovane si sta muovendo, velo che, essendo in parte solido, sarà capace, grazie alla velocità dello scatto di Ingwe e alla resistenza della sua magia, di ferire leggermente chiunque venga colpito da esso, generando un leggero danno da impatto che va a scalare contro il parametro corpo della vittima (Attiva a Costo Basso; Elemento Luce).




    ABILITÀ PASSIVE


    Leraje:Similmente, Ingwe è abile anche in un'altra magia capace di ignorare le leggi della fisica, sconfiggendole e anche questa è applicabile abbastanza semplicemente da permettere al ragazzo di eseguirla senza sprecare nemmeno una goccia delle sue energie: senza doversi concentrare, senza dover muovere le proprie mani per dirigerli, il ragazzo sarà capace di far levitare e muovere qualsiasi oggetto tramite la sua essenza. Siano le sue armi, le sue spade, siano oggetti normali, basterà che non siano permeati della magia di qualche altro essere vivente -in ogni caso, è impossibile per Ingwe interferire direttamente tramite questa abilità con le tecniche o l'equipaggiamento di un altro individuo o utilizzarla su qualsiasi oggetto che non sia un'arma durante un combattimento- e non ci saranno problemi per il ragazzo, il quale, grazie alla sua maestria e al suo talento, sarà sempre capace di gestire due oggetti contemporaneamente, fintanto che essi si trovino entro un raggio di quattro metri di distanza da lui, potendoli muovere con una velocità pari alla sua, ma con una forza pari a quella della sua Essenza (Passiva Superiore).

    Dantalion: Eppure, con tutta probabilità, la caratteristica che fa comprendere meglio le capacità che Ingwe possiede nel gestire questo elemento è il fatto, apparentemente poco importante o degno di nota, che sarà capace di plasmarlo e manipolarlo con un consumo di energie estremamente ridotto, minore a quello di quasi qualunque altro mago o utilizzatore dello stesso elemento, fatto che, unito alle sue abilità, gli offre un vantaggio non indifferente quando si tratta di utilizzare le sue riserve di energia magica (Passiva Superiore di Sconto; Elemento Luce).


    ABILITÀ ATTIVATE


    Dhoruf
    ✦Bagliore



    Alla sua rinascita come Completo, Ingwe si è reso conto che la propria magia era stata modificata dalla sua nuova natura, alterata dal cambiamento che il suo cuore ha subito. Non più in grado di evocare delle armi dal nulla per poterle usare come supporto o creare un'aura curativa per aumentare le capacità rigenerative del proprio corpo, il giovane si è reso conto di poter sfruttare nuove abilità, nuove capacità precedentemente sopite all'interno del cuore, almeno fino a poco tempo fa, addormentato. È strano, per lui, scoprire questi cambiamenti ed è ancora più strano il fatto che sappia quasi alla perfezione come sfruttare queste nuove tecniche. È semplice: un gesto ampio del braccio, un arco orizzontale, di fronte a lui e, come se rimanesse una scia di Luce dopo il suo gesto, partendo dalla forma tracciata dalla sua mano avanzeranno una serie di fasci luminosi, sottili, simili a dei fili di colore dorato, luminosi ai limiti dell'impossibile, i quali riusciranno grazie alla magia da cui sono stati generati a lenire per qualche secondo l'apparato visivo di uno degli avversari di Ingwe, stordendo leggermente qualunque venga investito dalla tecnica, rendendo i suoi movimenti più goffi, lenti e imprecisi (Razziale a Costo Medio; Bagliore; Elemento Luce).

    Riassunto Azioni e note: Ingwe schiva gli attacchi portati da Nivis usando l'abilità simil-tagliavento presente nel Keyblade. L'ho fatto partire subito prima dello scatto di Nivis che, come tu dicevi, ha luogo 1 secondo prima del colpo dei cloni, colpo che, essendosi Ingwe tolto di mezzo, va a vuoto. Il Blizzara di Nivis ha una portata di 6 metri e, essendo i due già a una distanza di 4 metri, ho pensato che, essendo partito prima del cast della magia, tramite lo scatto Ingwe si trovi già fuori portata.
    Basandomi sempre sugli effetti della razziale "tagliavento", ho pensato che lo scatto all'indietro fosse 5 metri e che quindi Ingwe arrivasse a 9 metri di distanza da Nivis. Alla fine dello scatto c'è un secondo in cui Ingwe riprende l'equilibrio e inizia a spostarsi percorrendo velocemente due metri a sinistra, come se stesse seguendo il percorso di una circonferenza avente Nivis come centro. Fatto ciò, Ingwe lancia la media razziale "Bagliore" e quasi subito dopo, considera comunque un secondo all'incirca di pausa, scatta utilizzando per la seconda volta l'abilità di Aubade. Arrivato alla fine dello scatto, si avvicina di un metro alla Custode e prova a colpire col piatto di Aubade la sua spalla destra, fa un passo all'indietro per distanziarsi leggermente, considera come se tornasse alla distanza che avrebbe dovuto avere quando Nivis ha lanciato il Blizzara, ovvero 4 metri e... basta.
    Scusa per i gerundi nel riassunto
    E dopo i discorsi indiretti mi ricordo che non so descrivere nemmeno i combattimenti. Ah. Ah. Ah.


     
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    Entrambe le magie andarono a vuoto.
    Nivis si morse l’interno della guancia. Ingwe era veloce e reattivo. Non si era fatto distrarre, aveva agito. Uno scatto all’indietro, abbastanza veloce da sottrarsi dall’assalto a tenaglia dei cloni d’acqua e calcolato al punto da permettergli di distanziarsi dalle spire del vento ghiacciato.
    Nivis assunse una posizione di guardia, gambe piegate e busto di tre quarti rispetto a quello dell’avversario. Esalò un respiro pesante. Sorrise.
    “È forte” confermò tra sé. “Non ho bisogno di trattenermi”. Un formicolio alle mani e al petto accolsero quella consapevolezza. Fece schioccare la lingua.
    Ingwe si stava muovendo. Rapido, leggero, manteneva le distanze. Si fermò dopo solo qualche passo e mosse un braccio con un rapido movimento ad arco.
    Istintivamente, Nivis cominciò a richiamare la magia: sentiva che qualcosa era in arrivo, che l’assalto era imminente. Fasci di energia azzurrina risalirono dal suo petto alle sue braccia, pronti a reagire.
    Sulla mano di Ingwe cominciò a raccogliersi luce; prima flebile, poi più intensa. Troppo tardi Nivis capì di che magia si trattasse; troppo tardi ricordò di averla già vista.
    La mano del custode schizzò in avanti e ne esplose un flash improvviso, accecante. Nivis imprecò tra sé e serrò le palpebre. Bruciava. Gli occhi bruciavano, li riaprì e non videro nulla: solo forme sfocate, slavate, come fossero oltre un vetro scuro e troppo spesso.
    “Calma. Calma, è un effetto temporaneo, devi solo…”
    Serrò il pugno libero e tese le orecchie. Passi. Ingwe stava riducendo le distanze.
    La magia agì istintivamente. Dalle sue braccia, dalla sua pelle si concretizzò in una sfera d’acqua che la avvolse come un bozzolo.
    Il colpo arrivò pochi istanti dopo. Sentì il gorgogliare dell’acqua infrangersi, sentì un sottile squarcio aprirsi tra i flutti vorticanti della sua difesa; ma non sentì dolore. Il keyblade non era passato.
    Passi all’indietro in mezzo al buio: l’altro stava ristabilendo le distanze, capì. La sfera d’acqua si disfece, litri di liquido si infransero a terra con uno schianto molliccio. Scomparvero in granuli di polvere azzurrina.
    Lo inseguì: un’unica, lunga falcata nella generale direzione dei suoi passi. Alzò il keyblade e lo puntò in avanti, stringendolo con entrambe le mani.
    Di nuovo il vento ululò, di nuovo il ghiaccio crepitò. Ma non bastava. Ingwe avrebbe potuto schivare come già aveva fatto: scattando all’indietro. Non gliel’avrebbe permesso, non di nuovo. La destra si separò dal keyblade, si raccolse al fianco: catalizzò energia nella forma di una sfera d’acqua. L’istante successivo era già schizzata in avanti.
    L’acqua sgorgò come un geyser, il suo ruggito e la sua forma ancora coperti dal crepitante vento bianco. Un cono, quasi un ventaglio d’acqua ad altra pressione che gli avrebbe reso quasi impossibile la fuga.
    Le figure tornarono a farsi più definite. L’acqua e il ghiaccio ruggivano.



    Riassunto di battaglia:

    3ST6YYt

    Cr: 70 | Es: 200 (245, ultimo turno) | Mt: 90 | Conc: 120 | Vel: 115 | Dex: 120



    Status fisico: Ottimale.
    Status mentale: Adrenalina, tensione. Non più preoccupata di doversi trattenere.
    Energia: 81 – 7 – 2 – 7 = 65%


    EQUIPAGGIAMENTO


    Bracciali, gambali e pettorina in ferro.




    Light Abyss

    keyblade1




    Il Keyblade ricevuto dopo l'incontro con Devon -l'arma che per anni la ragazza ha desiderato, il Light Abyss- ha un aspetto davvero particolare: lunga appena meno di un metro nel suo complesso, è un'arma finemente decorata, bellissima e letale. La lama (65 centimetri), di un azzurro accesso, presenta motivi prettamente marini, come dei leggeri rilievi rimembranti la spuma generata dalle onde quando si infrangono sulla spiaggia o lo stesso metallo di cui è composta, più simile, in verità, al mare stesso che a un metallo. L'impugnatura, così come l'allacciamento tra lama e elsa, è dello stesso colore del corallo, mentre la guardia, dall'aspetto simile a due onde parallele, è per la maggior parte azzurra, leggermente scolorita verso l'esterno, ma tendente al blu verso l'attaccatura della lama. I denti del Keyblade, cinque per la precisione, sono estremamente elaborati: al centro, punto in cui si uniscono assieme alla lama, il colore è prevalentemente lo stesso rosa del punto in cui la lama si unisce all'impugnatura e i decori sono simili a delle formazioni coralline; allontanandosi dal centro, tuttavia, il colore rosa svanisce improvvisamente, circa a metà della lunghezza dei denti, lasciando spazio ad un blu estremamente saturo e scuro, ricordante quello delle profondità marine.

    A livello di abilità, il Light Abyss è un Keyblade più portato a supportare le magie e i talenti naturali di Nivis che ad essere utilizzato come fonte di incantesimi offensivi: prima caratteristica degna di nota è un semplice aumento delle capacità magiche della ragazza quando l'arma sarà evocata [+25Ap in Essenza]. Seconda peculiarità del Keyblade è la capacità di rendere tutte le tecniche magiche della Custode meno faticose da compiere, garantendole una maggiore versatilità in battaglia e un vantaggio indifferente sui propri avversari [Passiva Superiore; Sconto del 3% sulle abilità basate sull'Essenza]. Ultime delle abilità garantite alla giovane dal Keyblade è la possibilità di usufruire del ghiaccio, oltre che dell'acqua, in battaglia. Una possibilità creata dall'affinità con questo elemento che il Keyblade ha percepito e che le ha garantito di poterla usare praticamente senza sforzo. Nivis, grazie a questa magia, è in grado di generare dalle proprie mani un vento ghiacciato, capace di arrecare danni di entità media e ricoprire con una leggera patina di ghiaccio qualunque cosa venga investita da esso. La gittata massima del vento è di circa sei metri, con una larghezza di circa tre metri [Abilità attiva Media; Passiva superiore di sconto: costo dell'abilità considerato Basso].
    Oltre a ciò, il Light Abyss è un Keyblade come tutti gli altri. Indistruttibile [Passiva Normale], può essere evocato senza consumo e fatto sparire con altrettanta semplicità [Attiva a costo Nullo] e può chiudere, come ogni Keyblade della Luce, la porta di qualsiasi mondo [Attiva a costo Critico].



    Abilità passive



    Water Symphony: Nonostante la giovane età, Nivis non può certamente essere considerata una maga mediocre, anzi: la ragazza, infatti, ha un'affinità a dir poco speciale con l'elemento dell'acqua, affinità che, grazie ai saggi insegnamenti ricevuti da Merlino, è riuscita a sviluppare enormemente. Nivis sarà dunque in grado di controllare a suo piacimento tutta l'acqua presente in un raggio di quattro metri da lei senza però essere in grado di applicare abbastanza forza da infliggere un danno ad un possibile avversario, almeno non senza consumo, ma solo di spostarla e di utilizzare il suo controllo su di essa per far partire delle offensive non più solamente dal suo corpo, ma da qualunque punto lei desideri, almeno fino a quando l'acqua si trova all'interno dell'area sotto il suo controllo [Passiva Normale].


    Abilità attivate


    In ordine, ho utilizzato una manifestazione Media (7% grazie alla passiva di sconto) del dominio elementale difensivo, la già citata abilità Media del keyblade (2% grazie alla passiva dedicata) e una manifestazione Media del dominio elementale offensivo (di nuovo 7%). Quest’ultima abilità l’ho immaginata come un ventaglio d’acqua ad alta pressione, una sorta di cilindro molto schiacciato. La sua base è più larga del “Blizzara” (alla massima estensione è di circa 4-5 metri), ma più bassa (non copre più di un metro in altezza, dal bacino di Ingwe in su) e la sua gittata è leggermente più lunga (sugli 8 metri).



    Riassunto e Note: Credo sia tutto abbastanza chiaro. Nivis subisce Bagliore, e non sapendo cosa sia in arrivo crea una difesa a 360 gradi Media (consumo più alto di quanto sarebbe necessario). Concentrandosi poi sui passi di Ingwe, lancia un Blizzara nella sua direzione, quasi subito seguito dal getto d’acqua a ventaglio sopra descritto. L’intento è quello di nascondere la seconda tecnica nella prima, così che Ingwe non la veda arrivare (almeno per il primo tratto della tecnica) e abbia più difficoltà nella schivata (il getto d’acqua è più “basso” ma anche più largo e con maggiore gittata del Blizzara).
    A te!



    Edited by Frenz; - 16/2/2017, 21:12
     
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    Journey of Light and Waves

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    Con un gorgoglio, l'acqua rispose alla chiamata della maga, avvolgendola in un bozzolo di correnti azzurrine, proteggendola da Aubade, dal suo attacco. Proprio come aveva previsto. Soddisfatto, almeno, di essere riuscito a comprendere abbastanza decentemente la potenza dell'avversaria, Ingwe indietreggiò, tentando di ristabilire le distanze che aveva creato prima, richiamando a sé il Keyblade nel timore di un'offensiva. Osservò Nivis, ancora cieca, solo l'udito a guidarla.
    Lo sguardo ancora puntato sulla ragazza, preparò l'energia e tese una mano davanti al petto: aveva capito che doveva attaccare, che doveva continuare a premere e non darle tempo di riprendersi e tornare sull'offensiva. Un sospiro e attinse alla magia. Un sospiro e sprofondò nel Keyblade, gli occhi chiusi. Un sospiro e sprofondò nel proprio petto, accedendo alle riserve nascoste nel cuore che aveva ottenuto indietro. Una luce si accese sotto la carne, diffondendosi lungo il corpo, linee sottili e delicate, un arabesco bianco che accarezzò la pelle, venendo riassorbito sotto di essa immediatamente dopo, che risalì il collo e le guance, sfiorando le palpebre. Quando riaprì gli occhi, il verde aveva lasciato posto all'arancio e la ragazza si stava muovendo verso di lui. Con un soffio impaurito e di fastidio, Ingwe canalizzò la magia nel braccio, tentando un nuovo attacco, tentando di creare un qualcosa che si frapponesse tra di loro, che allontanasse l'altra. Non fece in tempo. Il vento tornò a soffiare impetuoso, avvolgendolo e graffiandolo, macchiando con centinaia di sottili linee rosse la pelle scoperta. Un grugnito di dolore accompagnò il chiudersi delle palpebre nel tentativo di proteggere gli occhi.
    Improvvisa, una massa liquida e fredda lo colpì con forza, facendo uscire la poca aria rimasta nei polmoni, lasciandolo a boccheggiare e spingendolo all'indietro, mentre un formicolio sordo percorreva i punti colpiti. Tentò di riprendere il controllo, di stringere occhi e denti, di impedire al dolore di avere la meglio. Impuntando i piedi contro il terreno, si tenne in equilibrio, mentre con la mano artigliava la pelle sopra lo sterno. Quello aveva fatto male.
    “Calma”, si impose. La mano tremò e un piede scattò in avanti di pochi centimetri, mentre l'adrenalina minacciava di prendere il sopravvento sulla ragione.
    “Devi restare lucido, non puoi gettarti senza pensare contro un avversario del genere”, si ripeté. Veloce, controllò le proprie reazioni, si impedì di caricare Nivis. Quella era la prima volta in cui combatteva senza dover temere per la propria vita, la prima volta in cui non aveva di fronte a sé Heartless, demoni albini o la sua stessa Oscurità, la prima volta in cui non provava un odio cieco verso il proprio avversario. Non poteva negare che si trattasse di un piacevole cambiamento e che lo stesse notevolmente aiutando a mantenersi razionale.
    In un istante si rimise in posizione di guardia, il Keyblade nuovamente vicino. Il pensiero tornò al ghiaccio e all'acqua che lo avevano colpito, al dolore pulsante che si propagava dal torso. Doveva colmare il vantaggio che quelle ferite avevano dato all'altra, doveva riuscire a dimostrare di poter essere d'aiuto, doveva dimostrare di essere forte.
    Non c'erano solo loro due: anche Renn stava guardando, osservando, valutando.
    Doveva, voleva vincere.
    Un passo in avanti e, rapido, canalizzò di nuovo l'energia. Il braccio scattò di fronte a lui e un'onda larga -vento dorato, e schegge cristalline assieme- si diresse verso il lato destro di Nivis, abbastanza ampia da occupare parte del campo visivo della giovane. Frusciando, crepitando come se fosse fuoco, la distrazione avanzò rapida.
    Il braccio rimase teso, le dita fremettero, mentre si tingevano di bianco e Ingwe sospingeva la propria energia al di fuori del corpo, verso la sua destra, questa volta. Concentrato, le fece prendere forma nella sua mente, plasmandola in una lancia di diamante. Un tintinnio acuto e leggero accompagnò la cristallizzazione del suo mana. Il dolore tornò leggero, accompagnato da un torpore sottile, costringendolo a stringere le palpebre per un istante, rallentandolo. Veloce, mentre ancora residui di Luce si condensavano nell'aria in una polvere lucida, l'attacco si lanciò verso la Custode.





    kTeoPY6

    Stato Fisico
    Danno basso da taglio lungo tronco, collo e braccia. Danno basso da impatto da bacino a petto, braccia comprese. Leggermente affaticato a causa del quantitativo di energie spese in questo turno.

    Stato Mentale
    Ha una buona idea delle capacità di Nivis. Più sicuro di sé, aggressivo. Vuole eliminare il divario che il danno ha creato e dimostrare le proprie capacità.


    Energia
    100-[8]-[(20)+(5-4)+(10-4)]= 65%


    BaseRossa P.Q.A&OAbil.Totale
    Corpo25+15±0+10±050
    Essenza80+100+45+15+60300
    Mente35±0+5+40±080
    Concentr.35±0+30+45±0110
    Velocità55+25+10+40±0130
    Destrezza70+10+10+20±0110


    _F I N D U I L A S_
    YFAzah9La prima arma del ragazzo, forse una delle armi più uniche a particolari dell'intero universo, Keyblades esclusi, plasmata tramite la sua magia e grazie agli insegnamenti della sua maestra, Finduilas è una lama dall'aspetto etereo, simile, in un certo senso, quelle brandite da Froheim, ma diversa ed opposta per forma e colore. Se infatti le lame che maneggiava il ragazzo dagli occhi rossi erano nere, di un materiale che, almeno all'apparenza, assomigliava all'ossidiana, sin dal primo sguardo si potrà notare la natura magica ed eterea dell'arma di Ingwe, la quale sembra essere una sorta di spazio a forma di spada al cui interno ondeggiano placidamente dei fili luminosi, instabili, mai immobili. Dalla guardia semplice, a croce, questo “contenitore” non presenta linee di demarcazione nette tra elsa e lama, creando una sorta di bordo liscio ed uniforme, privo di scanalature o graffi. La parte tagliente dell'arma è lunga un metro esatto e presenta una larghezza che varia tra i cinque ed i dieci centimetri. L'elsa, al contrario, occupa solo venti centimetri della lunghezza complessiva della spada -in totale, quindi, un metro e venti di lunghezza- e, esattamente come la guardia, la quale è larga appena una quindicina di centimetri, è praticamente indistinguibile dal resto dell'arma, non presentando una linea di separazione netta dalla lama, se non per il fatto che il filo di Finduilas scompare all'improvviso, assumendo una forma più rotondeggiante e morbida, non tagliente, plasmata differentemente dal resto della spada in modo da poter funzionare come impugnatura. Ulteriore caratteristica di Finduilas è la magia che vi ha infuso Ingwe, una magia che, sebbene fosse estremamente difficile da apprendere sotto l'aspetto teorico e quasi maggiormente sotto quello pratico, Ingwe, grazie alla propria maestra ed alla predisposizione che possiede per l'elemento Luce, sia inteso come l'aspetto più fisico di questo che quello più metafisico, è stato capace di diventarne padrone in un tempo sorprendentemente ristretto. Non servirà nemmeno molto, basterà avere a portata di mano Finduilas e di appena qualche istante di concentrazione e da quel momento, deviando la luce che altrimenti colpirebbe il proprio corpo e ciò che indossa, Ingwe diventerà invisibile, incapace di essere visto dalla vista di chiunque, assieme al suo equipaggiamento e ai propri abiti (vedi Fohras). [20Ap]


    _A M B E R_


    Una delle armi del ragazzo. Ingwe, dopo aver assistito in prima persona alla battaglia di Radiant Garden, si è accorto che, nonostante le sue non indifferenti abilità nell’uso della spada, si è trovato più volte in situazioni di stallo nei confronti di nemici lontani, fuori dalla portata della sua lama e dei suoi incantesimi, ed è per questo che il giovane ha deciso di ampliare il proprio inventario d’armi facendo realizzare, sotto le direttive di un progetto originale, una pistola.
    Nonostante l’aspetto esteriore -per il quale si è ispirato a quello delle armi da fuoco presenti nel suo mondo- di questa possa ricordare quello di una pistola a pietra focaia a colpo singolo, il meccanismo interno, quello che permette di sparare i proiettili, è frutto di studio e delle tecnologie avanzate presenti nel Giardino Radioso; tali proiettili saranno relativamente piccoli, dalla forma allungata e dal colore ambrato, da qui il nome dell’arma, ed avranno un diametro massimo di sette millimetri e sia la loro velocità che la loro gittata si baseranno sull’essenza del ragazzo.
    La pistola in sé, invece, è lunga poco più di trenta centimetri; di colore prevalentemente bianco, oltre alla pietra focaia dalla tonalità ambrata, posizionata lungo il lato destro di questa, che collegata al grilletto, tramite il contatto con la sua gemella posta anche lei sul lato destro dell’arma, incanalerà ad ogni colpo l’energia magica del ragazzo lungo la canna, presenta delle piastre di colore nero sulle quali spiccheranno dei fregi di colore argenteo.


    _F A U S T_


    Una delle armi del ragazzo, sempre che si possa definire tale. Si tratta di una semplice coppia di guanti privi delle dita i quali sono stati rinforzati ed adattati come tirapugni semplicemente applicando, a partire dal dorso fino alla prima falange del dito, ovvero poco prima che finisca la stoffa, un rivestimento in placche metalliche che consentono, quando si va a tirare un pugno, di colpire con maggiore violenza l'avversario. Il guanto si calza a perfezione sulla mano, la stoffa è nera mentre il metallo risulta avere una tonalità argentea. Molto resistente e maneggevole, l’arma non impiccia i movimenti di spada del ragazzo, né la presa sull'elsa della stessa e non rischia di procurare delle abrasioni sul dorso della mano del giovane. [Armi incantate (160Ap)(10Ap)]




    _A U B A D E_


    oiYAgIl




    Ingwe non ha desiderato il Keyblade, non è andato alla sua ricerca e nessun Maestro o Custode ha compiuto la “Cerimonia di Ereditarietà” su di lui. Ingwe è stato scelto suo malgrado per combattere una guerra dalla quale si sarebbe volentieri ritirato, è stato scelto nel momento in cui è riuscito a superare le proprie indecisioni e i dubbi che lo stavano tormentando, nel momento in cui è riuscito a decidere ciò che avrebbe fatto da quel momento in poi. Solo per vedere le proprie scelte venire distrutte di fronte alla forza di quell'entità chiamata Luce che lo ha scelto come suo guerriero e protettore.
    Aubade è un Keyblade dall'aspetto non definibile propriamente semplice. La lama, della lunghezza approssimativa di novanta centimetri e dalla larghezza di appena poco più di cinque centimetri, è principalmente composta da un metallo dall'aspetto simile all'argento -sebbene infinitamente più resistente e incapace di ossidarsi- il quale racchiude al suo interno, coprendolo appena con intarsi elaborati che partono dalla guardia, un cristallo trasparente, simile al vetro che si estende dall'elsa alla punta dell'arma. I denti sono tre, i due più corti lunghi sui sette centimetri, mentre il maggiore sui dieci, anch'essi dello stesso materiale metallico che compone il resto del Keyblade e decorati con motivi astratti e curvilinei, in contrasto con la sobrietà che i denti presentano di base. L'elsa -lunga, nel suo insieme, una trentina di centimetri- è anch'essa dello stesso metallo che compone il resto dell'arma; collegata alla lama tramite quello che sembra un restringimento dell'arma -un insieme di decorazioni e fregi di una larghezza variabile tra i dieci ed i due centimetri- anch'essa è finemente intarsiata, la guardia avente l'aspetto di sottili fili metallici che si legano e si inseguono tra di loro, fino a congiungersi alla base dell'arma, da cui parte la catena del Keychain, catena che, tutto sommato, se paragonata al resto del Keyblade ha un aspetto estremamente semplice, un insieme di grandi anelli che terminano con una pietra verde, dello stesso colore degli occhi di Ingwe, incastonata in un gioiello dello stesso materiale del resto dell'arma.



    Terza delle peculiarità di questo Keyblade è quella di, in virtù del profondo legame che condivide con l'essenza del suo Custode, poter accedere alle risorse nascoste nelle profondità più recondite del cuore del ragazzo, quella di poter accedere alla magia di Froheim, alla magia che, sebbene inconsapevolmente, Ingwe aveva condiviso con la parte della sua coscienza che aveva tentato di eliminare, tirandola, strattonandola e riportandola in superficie, facendo sì che il corpo del giovane ne venga impregnato e rafforzato. Subito, sintomo dell'influenza dell'altra parte del cuore di Ingwe, gli occhi del giovane muteranno colore, inscurendosi a seconda della quantità di energia presa in prestito, passando dal verde naturale a un grigio torbido, proseguendo poi verso un rosso saturo e vivido e, in seguito, un arancio caldo, fino a raggiungere -quando il giovane Custode accederà alle risorse rinchiuse e nascoste dentro Froheim, le risorse di cui il giovane dagli occhi rossi era il carceriere- un giallo lucido, simile all'ambra. (Potenziamento Mantenibile in Essenza a costo Variabile Alto 1/2).




    ABILITÀ PASSIVE


    Leraje:Similmente, Ingwe è abile anche in un'altra magia capace di ignorare le leggi della fisica, sconfiggendole e anche questa è applicabile abbastanza semplicemente da permettere al ragazzo di eseguirla senza sprecare nemmeno una goccia delle sue energie: senza doversi concentrare, senza dover muovere le proprie mani per dirigerli, il ragazzo sarà capace di far levitare e muovere qualsiasi oggetto tramite la sua essenza. Siano le sue armi, le sue spade, siano oggetti normali, basterà che non siano permeati della magia di qualche altro essere vivente -in ogni caso, è impossibile per Ingwe interferire direttamente tramite questa abilità con le tecniche o l'equipaggiamento di un altro individuo o utilizzarla su qualsiasi oggetto che non sia un'arma durante un combattimento- e non ci saranno problemi per il ragazzo, il quale, grazie alla sua maestria e al suo talento, sarà sempre capace di gestire due oggetti contemporaneamente, fintanto che essi si trovino entro un raggio di quattro metri di distanza da lui, potendoli muovere con una velocità pari alla sua, ma con una forza pari a quella della sua Essenza (Passiva Superiore).

    Dantalion: Eppure, con tutta probabilità, la caratteristica che fa comprendere meglio le capacità che Ingwe possiede nel gestire questo elemento è il fatto, apparentemente poco importante o degno di nota, che sarà capace di plasmarlo e manipolarlo con un consumo di energie estremamente ridotto, minore a quello di quasi qualunque altro mago o utilizzatore dello stesso elemento, fatto che, unito alle sue abilità, gli offre un vantaggio non indifferente quando si tratta di utilizzare le sue riserve di energia magica (Passiva Superiore di Sconto; Elemento Luce).


    ABILITÀ ATTIVATE


    Dantalion: La luce è sempre stata presente all'interno della vita di Ingwe, sia come fattore esterno, come scintille di gioia e serenità che coloro che lo circondavano gli donavano, sia come protezione inconscia, come energia interna, origine e frammento della sua natura. È una simbiosi, il rapporto presente tra il giovane Custode e l'elemento Luce; cristallizzandola, dandole forma e sostanza, Ingwe sarà capace di trarre forza dall'enorme potere presente nel suo corpo, liberandolo, spandendolo attorno a sé. L'essenza, il significato e lo scopo della magia è quello di manipolare e plasmare tramite le proprie abilità eventi, sia naturali che non, presenti nell'universo e Ingwe può vantare una maestria di un livello che pochi altri possiedono nel dominio della forza che permea gli esseri umani e che li separa dalle creature del Buio, proteggendoli da esso. Ed è appunto con una naturalezza quasi innaturale che Ingwe è in grado di utilizzare la propria Luce in quasi qualunque modo la sua mente gli suggerisca: si tratti di creare lame, turbini di fuoco o folate di pura energia non rifinita, al ragazzo basterà un comando mentale, una parola, un pensiero, un'immagine per far sì che la propria magia assuma le forme e caratteristiche desiderate, per far sì che dal suo corpo si sprigionino terrificanti manifestazioni di potere (Dominio elementale Variabile Basso Offensivo; Elemento Luce). Ma altrettanto semplicemente, il giovane, grazie alle proprie capacità, può utilizzare anche il potere che si trova all'esterno del proprio corpo, disperso nell'aria, invisibile ai più. Gli basta far uscire un frammento della propria energia, convogliarla in qualunque punto sia a lui visibile, sia tramite la vista che con un qualunque altro senso che gli permetta di percepire un ambiente o un punto preciso in esso, e raggrumarlo nello spazio che ha stabilito per creare una sorta di dardo, un costrutto fiammeggiante di dimensioni più che modeste -un metro di lunghezza per pochi centimetri di diametro- caldo e luminoso, che, assumendo forma, causerà un suono acuto, cristallino e assorbirà l'energia dispersa nell'aria oltre a quella del ragazzo, il quale potrà spedire questa emanazione in qualunque direzione ritenga opportuno o necessario, bruciando con forza qualunque ostacolo si trovi lungo il percorso del suo attacco (Attiva a Costo Medio; Elemento Luce).


    Riassunto Azioni e note: Allora, spero sia tutto chiaro, ma riassumo anche qui per sicurezza: Ingwe, sperando di riuscire a compiere un altro assalto prima che Nivis si riprenda dall'effetto di bagliore, usa il potenziamento a costo alto in essenza. Ovviamente, non riesce a compiere questo secondo assalto che aveva in mente e si becca in piena faccia le due abilità di Nivis.
    Detto ciò, Ingwe incassa entrambi i danni facendoli scalare di una categoria a causa della nuova differenza di 55 punti in essenza e, dopo un secondo in cui si riprende, passa all'attacco. Le due offensive successive sono, in ordine, un dominio elementale basso e un'attiva media. Il primo l'ho immaginato come una falce capovolta (quindi il lato concavo rivolto verso Nivis e non Ingwe), leggermente spostato alla sinistra del mio Pg, ovvero la destra del tuo e appena inclinata, e piegato in modo da essere in diagonale (alto a sinistra e basso a destra per Nivis) rispetto al terreno. Altezza del fascio in sé poco meno di un metro e larghezza di tre, mentre l'altezza della diagonale è di un metro e mezzo, all'incirca. Gittata otto metri, danni da taglio. Il centro della falce punta allo stomaco di Nivis. Subito dopo aver lanciato l'attacco, Ingwe prepara l'abilità media, la quale si materializza verso la destra di Ingwe, a circa quattro metri di distanza da lui e a tre metri e mezzo, quasi quattro, di distanza da Nivis (nel caso prima Nivis si spostasse, mantieni la distanza da Ingwe, come base per il punto di partenza dell'attacco). Di circa 20 centimetri di diametro, questo proiettile si dirige, dopo appena un istante in più del necessario di attesa a causa del danno complessivo medio di Ingwe e del suo leggero affaticamento, verso il petto di Nivis, arrivando a destinazione, invece che in contemporanea, poco dopo il primo attacco.
    Ah, ho considerato che la distanza tra i due quando Ingwe attacca sia di cinque metri, all'incirca.

    Edit 8/2: modificata una frase sbagliata nel riassunto delle azioni.




    Edited by pagos - 8/2/2017, 11:27
     
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    Quando vide brillare gli schizzi di sangue tra le schegge appuntite del vento temette di aver esagerato.
    Era già pronta ad abbassare il Keyblade, a dichiarare chiuso lo scontro e ad affrettarsi a curarlo.
    Ma Ingwe non crollò. Non vacillò nemmeno quando la magia d’acqua, nascosta nel vento, gli mozzò il fiato e lo spinse indietro di un passo buono, sollevandolo per un istante da terra.
    Nivis si morse il labbro inferiore. Che gli avesse fatto male era palese; ma il solo fatto che fosse ancora in piedi dopo aver incassato due magie simili era impressionante.
    Aguzzò la vista in quell’unico istante di stasi. Luce. Arabeschi sulla pelle del giovane, sottili e arzigogolati sentieri luminosi. Le piccole ferite causate dal vento appena visibili in mezzo al bianco soffuso. Nivis sorrise tra sé e lodò l’altro silenziosamente. Non sembrava una magia troppo diversa dalla sua: Ingwe aveva attinto al suo potere, concentrato la sua forza. Cercò lo sguardo del giovane: brillava di un’accesa luce arancione.
    Nivis strinse la presa su Light Abyss e molleggiò sulle gambe, pronta. Chiudendo gli occhi, comandò al suo potere di darle forze ancora per un po’: il tepore azzurrino, che andava spegnendosi, tornò a brillare sulla sua pelle e nelle sue iridi.
    La stasi si ruppe.
    Ingwe fece scattare il braccio libero, disegnò in aria un arco immaginario e dal suo solco fuoriuscì luce: una bordata immensa, veloce, macinò metri in pochi istanti.
    Stringendo i denti, Nivis raccolse tutta la magia che le fu possibile in un improvvisato scudo d’acqua. Il liquido vorticò di fronte a lei, pronto.
    Non fu abbastanza. Le magie cozzarono per un istante, schizzi d’acqua si sparsero per metri in ogni direzione. Istintivamente, quando capì che il gorgo non avrebbe retto, Nivis scattò verso sinistra.
    Non fu abbastanza. Quando lo scudo cedette, quando la massa d’acqua piombò a terra con uno schianto la Keyblader non era ancora fuori dalla portata della magia di luce.
    Così il bianco le inghiottì l’avambraccio e la mano. E bruciò. E morse. Come se centinaia di fauci incandescenti volessero strapparle la pelle.
    Nivis soffocò un grido e un’imprecazione. Sentiva il sangue fluire a tanti, sottili rivoli lungo la pelle lasciata scoperta dai bracciali. Lanciò al bicipite e alla spalla un’occhiata fugace: anche là dove i tagli non avevano colpito la sua pelle era scottata, quasi bordeaux.
    Soffocò sul nascere un pensiero su come infondere una crema per le ustioni di magia curativa potesse essere una buona idea per un prodotto innovativo per la cura della pelle.
    Poi un altro guizzo. Di fronte a lei, alla destra di Ingwe: un’altra luce, un dardo: saettò verso di lei quando Nivis non aveva ancora terminato il movimento.
    Spalancò gli occhi e rabbrividì: non poteva schivarlo; non poteva fare in tempo a ergere una difesa. Alzo il Keyblade. Troppo lenta. Il braccio che reggeva la chiave le faceva male.
    Così il dardo andò a segno. Trovò la pelle lasciata scoperta dalla pettorina, poco sopra al seno. E bruciò, ancor più della magia precedente. Come se una mano incandescente stesse fondendo pelle e ossa per strapparle il cuore.

    Vide nero.

    Fiato mozzato, gettò il busto in avanti e puntò il keyblade a terra per sorreggersi; sottili rivoli di saliva colavano ai lati della bocca socchiusa. Bruciava. Bruciava, bruciava da morire. Prese coraggio e abbassò lo sguardo verso la ferita. “Oh, mio…”
    L’ustione era decisamente peggiore di quella al braccio. Più contenuta, ma anche più scura e rugosa: la pelle, specialmente all’altezza dello sterno, si era crepata come una buccia d’arancia secca. Tra gli spacchi, sangue e pelle viva.
    Strinse l’elsa di Light Abyss quasi con rabbia. E lei che si era preoccupata di star esagerando. “Mi deve una nuova maglia” valutò osservando i lembi di tessuto rosa sbrindellato e bruciacchiato che dondolavano dalla pettorina. Una fitta di dolore le ricordò che forse non era il caso di pensare a certe stronzate.
    «Buuu!» la voce di Renn echeggiò contrariata dall’alto. «Non si colpisce lì una signorina! Cattive maniere!»
    “Pessime maniere” concordò Nivis gonfiando le guance. “Calma”, decise. “Non è ancora finita. È forte, forse più di te. Ma non puoi gettare la spugna: non adesso”. Rimase ferma, busto ancora buttato in avanti. Voleva fare sul serio?
    Strinse i denti, accolse l’adrenalina e l’entusiasmo. Cercò di ignorare il dolore lancinante.
    Avrebbe fatto sul serio.
    Alzò la sinistra, prima appoggiata sul ginocchio: muovendo rapidamente le dita, comandò all’acqua ancora sparsa a terra di raccogliersi e la indirizzò verso i piedi di Ingwe. Nel giro di un’istante, sotto al giovane si era raccolta una pozzanghera gorgogliante, larga quasi cinque metri.
    Lasciò andare un gemito contrariato e strinse i denti. Le dita continuavano a tessere i fili della magia.
    Dalla destra di Ingwe, dall’acqua, si erse un sottile flusso d’acqua. Ondeggiava, sembrava osservare il giovane come un cobra in procinto di attaccare. Ma non l’avrebbe fatto: era solo una distrazione.
    Nivis rialzò il busto e la sinistra compì un movimento ascendente.
    Nella pozzanghera iniziò a delinearsi un cerchio, con Ingwe come suo centro. L’acqua tremò.



    Riassunto di battaglia:

    3ST6YYt

    Cr: 70 | Es: 200 (245, due turni) | Mt: 90 | Conc: 120 | Vel: 115 | Dex: 120



    Status fisico: Danno basso da ustione e taglio al braccio destro, dalla spalla al gomito. Danno alto da ustione al petto, dalla clavicola allo sterno.
    Status mentale: Adrenalina, tensione. Non più preoccupata di doversi trattenere.
    Energia: 65 – 10 – 2 – 17 = 36%


    EQUIPAGGIAMENTO


    Bracciali, gambali e pettorina in ferro. La parte superiore della pettorina è leggermente danneggiata.




    Light Abyss

    keyblade1




    Il Keyblade ricevuto dopo l'incontro con Devon -l'arma che per anni la ragazza ha desiderato, il Light Abyss- ha un aspetto davvero particolare: lunga appena meno di un metro nel suo complesso, è un'arma finemente decorata, bellissima e letale. La lama (65 centimetri), di un azzurro accesso, presenta motivi prettamente marini, come dei leggeri rilievi rimembranti la spuma generata dalle onde quando si infrangono sulla spiaggia o lo stesso metallo di cui è composta, più simile, in verità, al mare stesso che a un metallo. L'impugnatura, così come l'allacciamento tra lama e elsa, è dello stesso colore del corallo, mentre la guardia, dall'aspetto simile a due onde parallele, è per la maggior parte azzurra, leggermente scolorita verso l'esterno, ma tendente al blu verso l'attaccatura della lama. I denti del Keyblade, cinque per la precisione, sono estremamente elaborati: al centro, punto in cui si uniscono assieme alla lama, il colore è prevalentemente lo stesso rosa del punto in cui la lama si unisce all'impugnatura e i decori sono simili a delle formazioni coralline; allontanandosi dal centro, tuttavia, il colore rosa svanisce improvvisamente, circa a metà della lunghezza dei denti, lasciando spazio ad un blu estremamente saturo e scuro, ricordante quello delle profondità marine.

    A livello di abilità, il Light Abyss è un Keyblade più portato a supportare le magie e i talenti naturali di Nivis che ad essere utilizzato come fonte di incantesimi offensivi: prima caratteristica degna di nota è un semplice aumento delle capacità magiche della ragazza quando l'arma sarà evocata [+25Ap in Essenza]. Seconda peculiarità del Keyblade è la capacità di rendere tutte le tecniche magiche della Custode meno faticose da compiere, garantendole una maggiore versatilità in battaglia e un vantaggio indifferente sui propri avversari [Passiva Superiore; Sconto del 3% sulle abilità basate sull'Essenza]. Ultime delle abilità garantite alla giovane dal Keyblade è la possibilità di usufruire del ghiaccio, oltre che dell'acqua, in battaglia. Una possibilità creata dall'affinità con questo elemento che il Keyblade ha percepito e che le ha garantito di poterla usare praticamente senza sforzo. Nivis, grazie a questa magia, è in grado di generare dalle proprie mani un vento ghiacciato, capace di arrecare danni di entità media e ricoprire con una leggera patina di ghiaccio qualunque cosa venga investita da esso. La gittata massima del vento è di circa sei metri, con una larghezza di circa tre metri [Abilità attiva Media; Passiva superiore di sconto: costo dell'abilità considerato Basso].
    Oltre a ciò, il Light Abyss è un Keyblade come tutti gli altri. Indistruttibile [Passiva Normale], può essere evocato senza consumo e fatto sparire con altrettanta semplicità [Attiva a costo Nullo] e può chiudere, come ogni Keyblade della Luce, la porta di qualsiasi mondo [Attiva a costo Critico].



    Abilità passive



    Water Symphony: Nonostante la giovane età, Nivis non può certamente essere considerata una maga mediocre, anzi: la ragazza, infatti, ha un'affinità a dir poco speciale con l'elemento dell'acqua, affinità che, grazie ai saggi insegnamenti ricevuti da Merlino, è riuscita a sviluppare enormemente. Nivis sarà dunque in grado di controllare a suo piacimento tutta l'acqua presente in un raggio di quattro metri da lei senza però essere in grado di applicare abbastanza forza da infliggere un danno ad un possibile avversario, almeno non senza consumo, ma solo di spostarla e di utilizzare il suo controllo su di essa per far partire delle offensive non più solamente dal suo corpo, ma da qualunque punto lei desideri, almeno fino a quando l'acqua si trova all'interno dell'area sotto il suo controllo [Passiva Normale].


    Abilità attivate


    In ordine, ho riutilizzato il potenziamento a costo Medio (10%), una manifestazione Bassa del dominio elementale difensivo e la seguente abilità:

    Waterfall: Una tra le abilità più potenti a disposizione di Nivis. Utilizzandola, la giovane punterà un arto o un'arma verso il terreno e, istantaneamente, nel punto da lei scelto inizierà a formarsi una pozzanghera rotonda di diametro pari a 3m. Se chiunque vi si trovi sopra non si scanserà da esso entro una manciata di attimi, però, la pozzanghera si trasformerà in una colonna d’acqua devastante che, data la velocità delle correnti, infliggerà danni abbastanza ingenti all’avversario, e lo sbalzerà in aria, fino ad un'altezza massima di una decina di metri prima di estinguersi e dissolversi in una pioggerellina leggera che si spanderà per un diametro di sei/sette metri attorno al punto di origine della tecnica. [Attiva a costo Alto].



    Riassunto e Note: Dunque. Nivis si potenzia di nuovo all’inizio del turno. Non essendo la sua velocità e la sua concentrazione abbastanza alte per reagire con una difesa credibile ad un’abilità lanciata con 300 in essenza, riesce soltanto a creare uno scudo basso. Non appena si accorge che lo scudo non può reggere, scatta verso la sua sinistra, ma l’abilità di Ingwe rompe lo scudo e le prende in pieno il braccio. Danno basso da ustione e “taglio”. Il secondo assalto la becca in pieno, sul petto. Danno Alto da ustione. Ahia. Si prende qualche secondo per riprendersi, decide di non dargliela vinta così. Col busto ancora piegato, usa la passiva “water symphony” per raccogliere una pozzanghera attorno a Ingwe di 5 metri di diametro, così che lo faccia scivolare in caso tenti la schivata. Sempre utilizzando suddetta passiva, crea una sorta di serpente d’acqua atto solo a distrarre Ingwe. Il serpente sale alla sua sinistra, ai limiti della pozzanghera. Nivis prosegue quindi a rialzarsi completamente e ad utilizzare Waterfall.
    A te!



    Edited by Frenz; - 18/2/2017, 17:11
     
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    Journey of Light and Waves

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    «Cazzo.»
    In un sussurro quasi inudibile, l'imprecazione uscì dalle labbra, mentre la luce della sua magia si affievoliva e una grossa macchia scura si rendeva visibile sul petto della ragazza. Per un secondo rimase immobile, indeciso su cosa fare, la destra tesa in avanti verso Nivis.
    Forse avrebbe dovuto curarla e porre fine allo scontro? Dubitava servissero altre dimostrazioni di forza, almeno dopo quell'attacco, però… Non sapeva bene cosa a fare, a tutti gli effetti.
    Confuso, indeciso, voltò lo sguardo verso Renn.
    «Buuu!» Di nuovo tinto di una nota giocosa, arrivò l'urlo della castana. «Non si colpisce lì una signorina! Cattive maniere!»
    Renn non era preoccupata, quindi la battaglia era ancora in corso. Perplesso, leggermente riluttante e rosso in volto, con un sospiro sconsolato, Ingwe decise di tornare a concentrarsi su Nivis, evitando di posare lo sguardo sul punto dove l'aveva colpita. In effetti non era stata una scelta molto cortese, doveva ammetterlo.
    Cercando di mantenersi composto, trattenne il sorriso che stava per aprirsi sulle sue labbra: quello non era né il momento né il luogo.
    Lento, il movimento di Nivis catturò la sua attenzione. Il braccio venne sollevato, le dita si mossero come se stesse suonando uno strumento, e rispondendo alla melodia silenziosa, l'acqua danzò rapida, circondandolo, costruendo un cerchio attorno a lui.
    Sgomento, sbalordito, in ammirazione, Ingwe si rimise in posizione di guardia. Nonostante quelle ferite, nonostante le ustioni che percorrevano braccia e petto aveva ancora quel genere di forza? Incredibile. Semplicemente incredibile. Era fantastica: nemmeno lui, nemmeno quando la sua vita era stata realmente in pericolo, nemmeno quando si stava sacrificando per le proprie amiche aveva ostentato una simile tenacia. Quella era una guerriera, quella era una donna che combatteva per gli altri, una persona forte, estremamente forte, una persona che avrebbe potuto fare la differenza nella guerra. E non per il suo ruolo di Custode, non per il fatto che fosse stata scelta, ma per quella testardaggine, quel potere.
    Rapido, pronto a sostenere qualunque magia la giovane gli avrebbe scagliato contro, Ingwe tese un braccio in avanti e contrasse le dita. Un serpente d'acqua si sollevò alla sua destra, emergendo dal resto della pozza, pronto a scattare e a mordere. Quasi immediatamente, un bozzolo di luce, una sfera bianca lo circondò da ogni lato. Nessun colpo arrivò. La magia si disfece, il nastro scomparve in una cascata leggera, mentre Nivis alzava busto e capo e sollevava un braccio verso l'alto. L'acqua turbinò, si condensò sotto i suoi piedi, rombò e corse. Lo scrosciare delle correnti contro il marmo e la sua barriera inghiottì qualunque altro suono. Vedeva solo azzurro, vedeva solo un muro liquido che lo sollevava verso l'alto, che trascinava la sua barriera lontana dal pavimento. Una crepa comparve sullo scudo. Con rapidità e forza che non aveva previsto, le correnti combatterono contro la sua magia, erosero l'etere, spaccarono e distrussero il vetro. La luce cedette, schegge si librarono attorno a lui con un suono cristallino, mentre tentava di proteggersi con le braccia. L'acqua impattò contro il suo corpo, premendo contro la carne, entrando nelle narici. Per un secondo venne trascinato in aria contro la sua volontà, per un secondo l'acqua continuò a scrosciare.
    Sputacchiando e tossendo, Ingwe riemerse dalla magia, piccoli lividi ben visibili a macchiare la pelle. Un istante di vuoto, un istante in cui la spinta delle correnti e la forza di gravità combatterono e poi la caduta. Confuso, senza capire a che altezza si trovasse, senza avere la più pallida idea di dove fossero il basso e l'alto, attinse alla magia, attinse all'incantesimo che per primo aveva padroneggiato. Uno strattone e si fermò a mezz'aria, le braccia aperte, l'acqua che continuava a gocciolare dai vestiti.
    Un attimo di stallo, un frammento di indecisione e di pausa per comprendere in che posizione si trovasse e dove spingesse la forza di gravità. Non era a testa in giù, constatò; solo leggermente spostato, appena più inclinato del normale rispetto al pavimento.
    Rapido, stringendo i denti, si rimise in posizione eretta. Le braccia tremavano, la pelle già ferita dalle precedenti offensive doleva con forza ancora maggiore. Nivis non si era trattenuta: non fosse stato per lo scudo che aveva eretto in precedenza, le ferite sarebbero state più gravi. Molto più gravi.
    Uno scatto quasi infastidito del braccio, lo scrollare della testa per asciugare almeno in parte i capelli e si abbassò di quota, indietreggiando in maniera quasi impercettibile. Lo scontro non era finito, si convinse ancora una volta. Indeciso, timoroso, osservò di nuovo Nivis, ancora affaticata, il dolore palese sul volto. L'avrebbe curata. A fine scontro l'avrebbe curata lui stesso, era il minimo che potesse fare dopo averle lasciato quella ferita. Avrebbe impiegato ogni singolo frammento della sua maestria e delle conoscenze apprese da Failariel per far sì che non rimanesse alcuna cicatrice. In silenzio annuì, mentre le punte dei piedi tornavano a sfiorare il terreno.
    Però adesso doveva continuare. Adesso doveva combattere.
    Poco meno di sette metri. Rapido, caricò la magia, disperdendola l'istante successivo. Con un gesto lento, stanco e una smorfia di dolore, Nivis sollevò le braccia dopo aver fatto scomparire il keyblade. Si arrendeva.

    Però adesso doveva continuare. Adesso doveva combattere.
    Poco meno di sette metri. Rapido, caricò la magia. Accompagnata da una fitta sorda di dolore, la luce avvolse il suo braccio, fili sottili che si aggregarono in una sfera lucida nel palmo della mano che partì quasi subito. Uno scatto della destra e il globo si disfece, creando un'onda simile alla precedente, alta e larga, un muro di pallide fiamme abbastanza fitto e luminoso da coprirlo. Per un istante rimase fermo socchiudendo gli occhi per il dolore, mentre caricava nuova magia. Uno strattone della sua essenza, il condensarsi, compattarsi ed esplodere della Luce, e il suo corpo scattò in avanti. Il braccio sinistro si mosse, comandando Aubade alla sua destra, spingendolo verso l'esterno, pronto a un attacco simile a quello che aveva già eseguito in precedenza, pronto a colpire la spalla. Si sarebbe trattenuto, pensò, mentre lo scatto si fermava e la spada calava. Si sarebbe trattenuto nella forza, ma la sua offensiva non sarebbe terminata lì. Le dita della destra si contrassero, il braccio si mosse verso l'esterno, mentre tramite la magia prendeva finalmente il controllo di Finduilas. La lama di luce scivolò in un lampo fuori dal fodero, il pomolo dell'elsa diretto verso la pancia della giovane, verso dove l'armatura non arrivava a proteggerla.
    Senza osare chiuderli, strinse gli occhi. Avrebbe assistito al risultato di quell'offensiva, avrebbe osservato e in caso qualcosa fosse andato male... La magia si mosse, pronta a raccogliersi per curare, pronta a raccogliersi e ad agire non per ferire, ma per guarire.






    kTeoPY6

    Stato Fisico
    Danno basso da taglio lungo tronco, collo e braccia. Danno basso da impatto da bacino a petto, braccia comprese. Danno basso da impatto sparso su tutto il corpo sotto forma di lividi. Danno complessivo superiore a Medio.

    Stato Mentale
    Teme di star prendendo il tutto troppo sul serio e di poter ferire seriamente Nivis. Ammira la ragazza per la sua tenacia. Pronto a curarla.


    Energia
    100-[8]-[27]-[(10-4)+(10-4)+(5-4)]= 52%


    BaseRossa P.Q.A&OAbil.Totale
    Corpo25+15±0+10±050
    Essenza80+100+45+15+60300
    Mente35±0+5+40±080
    Concentr.35±0+30+45±0110
    Velocità55+25+10+40±0130
    Destrezza70+10+10+20±0110


    _F I N D U I L A S_
    YFAzah9La prima arma del ragazzo, forse una delle armi più uniche a particolari dell'intero universo, Keyblades esclusi, plasmata tramite la sua magia e grazie agli insegnamenti della sua maestra, Finduilas è una lama dall'aspetto etereo, simile, in un certo senso, quelle brandite da Froheim, ma diversa ed opposta per forma e colore. Se infatti le lame che maneggiava il ragazzo dagli occhi rossi erano nere, di un materiale che, almeno all'apparenza, assomigliava all'ossidiana, sin dal primo sguardo si potrà notare la natura magica ed eterea dell'arma di Ingwe, la quale sembra essere una sorta di spazio a forma di spada al cui interno ondeggiano placidamente dei fili luminosi, instabili, mai immobili. Dalla guardia semplice, a croce, questo “contenitore” non presenta linee di demarcazione nette tra elsa e lama, creando una sorta di bordo liscio ed uniforme, privo di scanalature o graffi. La parte tagliente dell'arma è lunga un metro esatto e presenta una larghezza che varia tra i cinque ed i dieci centimetri. L'elsa, al contrario, occupa solo venti centimetri della lunghezza complessiva della spada -in totale, quindi, un metro e venti di lunghezza- e, esattamente come la guardia, la quale è larga appena una quindicina di centimetri, è praticamente indistinguibile dal resto dell'arma, non presentando una linea di separazione netta dalla lama, se non per il fatto che il filo di Finduilas scompare all'improvviso, assumendo una forma più rotondeggiante e morbida, non tagliente, plasmata differentemente dal resto della spada in modo da poter funzionare come impugnatura. Ulteriore caratteristica di Finduilas è la magia che vi ha infuso Ingwe, una magia che, sebbene fosse estremamente difficile da apprendere sotto l'aspetto teorico e quasi maggiormente sotto quello pratico, Ingwe, grazie alla propria maestra ed alla predisposizione che possiede per l'elemento Luce, sia inteso come l'aspetto più fisico di questo che quello più metafisico, è stato capace di diventarne padrone in un tempo sorprendentemente ristretto. Non servirà nemmeno molto, basterà avere a portata di mano Finduilas e di appena qualche istante di concentrazione e da quel momento, deviando la luce che altrimenti colpirebbe il proprio corpo e ciò che indossa, Ingwe diventerà invisibile, incapace di essere visto dalla vista di chiunque, assieme al suo equipaggiamento e ai propri abiti (vedi Fohras). [20Ap]


    _A M B E R_


    Una delle armi del ragazzo. Ingwe, dopo aver assistito in prima persona alla battaglia di Radiant Garden, si è accorto che, nonostante le sue non indifferenti abilità nell’uso della spada, si è trovato più volte in situazioni di stallo nei confronti di nemici lontani, fuori dalla portata della sua lama e dei suoi incantesimi, ed è per questo che il giovane ha deciso di ampliare il proprio inventario d’armi facendo realizzare, sotto le direttive di un progetto originale, una pistola.
    Nonostante l’aspetto esteriore -per il quale si è ispirato a quello delle armi da fuoco presenti nel suo mondo- di questa possa ricordare quello di una pistola a pietra focaia a colpo singolo, il meccanismo interno, quello che permette di sparare i proiettili, è frutto di studio e delle tecnologie avanzate presenti nel Giardino Radioso; tali proiettili saranno relativamente piccoli, dalla forma allungata e dal colore ambrato, da qui il nome dell’arma, ed avranno un diametro massimo di sette millimetri e sia la loro velocità che la loro gittata si baseranno sull’essenza del ragazzo.
    La pistola in sé, invece, è lunga poco più di trenta centimetri; di colore prevalentemente bianco, oltre alla pietra focaia dalla tonalità ambrata, posizionata lungo il lato destro di questa, che collegata al grilletto, tramite il contatto con la sua gemella posta anche lei sul lato destro dell’arma, incanalerà ad ogni colpo l’energia magica del ragazzo lungo la canna, presenta delle piastre di colore nero sulle quali spiccheranno dei fregi di colore argenteo.


    _F A U S T_


    Una delle armi del ragazzo, sempre che si possa definire tale. Si tratta di una semplice coppia di guanti privi delle dita i quali sono stati rinforzati ed adattati come tirapugni semplicemente applicando, a partire dal dorso fino alla prima falange del dito, ovvero poco prima che finisca la stoffa, un rivestimento in placche metalliche che consentono, quando si va a tirare un pugno, di colpire con maggiore violenza l'avversario. Il guanto si calza a perfezione sulla mano, la stoffa è nera mentre il metallo risulta avere una tonalità argentea. Molto resistente e maneggevole, l’arma non impiccia i movimenti di spada del ragazzo, né la presa sull'elsa della stessa e non rischia di procurare delle abrasioni sul dorso della mano del giovane. [Armi incantate (160Ap)(10Ap)]




    _A U B A D E_


    oiYAgIl




    Ingwe non ha desiderato il Keyblade, non è andato alla sua ricerca e nessun Maestro o Custode ha compiuto la “Cerimonia di Ereditarietà” su di lui. Ingwe è stato scelto suo malgrado per combattere una guerra dalla quale si sarebbe volentieri ritirato, è stato scelto nel momento in cui è riuscito a superare le proprie indecisioni e i dubbi che lo stavano tormentando, nel momento in cui è riuscito a decidere ciò che avrebbe fatto da quel momento in poi. Solo per vedere le proprie scelte venire distrutte di fronte alla forza di quell'entità chiamata Luce che lo ha scelto come suo guerriero e protettore.
    Aubade è un Keyblade dall'aspetto non definibile propriamente semplice. La lama, della lunghezza approssimativa di novanta centimetri e dalla larghezza di appena poco più di cinque centimetri, è principalmente composta da un metallo dall'aspetto simile all'argento -sebbene infinitamente più resistente e incapace di ossidarsi- il quale racchiude al suo interno, coprendolo appena con intarsi elaborati che partono dalla guardia, un cristallo trasparente, simile al vetro che si estende dall'elsa alla punta dell'arma. I denti sono tre, i due più corti lunghi sui sette centimetri, mentre il maggiore sui dieci, anch'essi dello stesso materiale metallico che compone il resto del Keyblade e decorati con motivi astratti e curvilinei, in contrasto con la sobrietà che i denti presentano di base. L'elsa -lunga, nel suo insieme, una trentina di centimetri- è anch'essa dello stesso metallo che compone il resto dell'arma; collegata alla lama tramite quello che sembra un restringimento dell'arma -un insieme di decorazioni e fregi di una larghezza variabile tra i dieci ed i due centimetri- anch'essa è finemente intarsiata, la guardia avente l'aspetto di sottili fili metallici che si legano e si inseguono tra di loro, fino a congiungersi alla base dell'arma, da cui parte la catena del Keychain, catena che, tutto sommato, se paragonata al resto del Keyblade ha un aspetto estremamente semplice, un insieme di grandi anelli che terminano con una pietra verde, dello stesso colore degli occhi di Ingwe, incastonata in un gioiello dello stesso materiale del resto dell'arma.



    Ed è in maniera simile, accedendo alla magia nascosta nel cuore di Ingwe e rendendola sua, che Aubade sarà capace di donare al giovane la possibilità, concentrando una piccola quantità di energia magica in qualunque punto del suo corpo o delle sue immediate vicinanze, di compiere, incanalando il mana accumulato, uno scatto in qualunque direzione desideri, comprimendo l'energia liberata pochi centimetri oltre la sua pelle, creando una sorta di velo luminoso nella direzione in cui il giovane si sta muovendo, velo che, essendo in parte solido, sarà capace, grazie alla velocità dello scatto di Ingwe e alla resistenza della sua magia, di ferire leggermente chiunque venga colpito da esso, generando un leggero danno da impatto che va a scalare contro il parametro corpo della vittima (Attiva a Costo Basso; Elemento Luce). Terza delle peculiarità di questo Keyblade è quella di, in virtù del profondo legame che condivide con l'essenza del suo Custode, poter accedere alle risorse nascoste nelle profondità più recondite del cuore del ragazzo, quella di poter accedere alla magia di Froheim, alla magia che, sebbene inconsapevolmente, Ingwe aveva condiviso con la parte della sua coscienza che aveva tentato di eliminare, tirandola, strattonandola e riportandola in superficie, facendo sì che il corpo del giovane ne venga impregnato e rafforzato. Subito, sintomo dell'influenza dell'altra parte del cuore di Ingwe, gli occhi del giovane muteranno colore, inscurendosi a seconda della quantità di energia presa in prestito, passando dal verde naturale a un grigio torbido, proseguendo poi verso un rosso saturo e vivido e, in seguito, un arancio caldo, fino a raggiungere -quando il giovane Custode accederà alle risorse rinchiuse e nascoste dentro Froheim, le risorse di cui il giovane dagli occhi rossi era il carceriere- un giallo lucido, simile all'ambra. (Potenziamento Mantenibile in Essenza a costo Variabile Alto 2/2).




    ABILITÀ PASSIVE


    Leraje:Similmente, Ingwe è abile anche in un'altra magia capace di ignorare le leggi della fisica, sconfiggendole e anche questa è applicabile abbastanza semplicemente da permettere al ragazzo di eseguirla senza sprecare nemmeno una goccia delle sue energie: senza doversi concentrare, senza dover muovere le proprie mani per dirigerli, il ragazzo sarà capace di far levitare e muovere qualsiasi oggetto tramite la sua essenza. Siano le sue armi, le sue spade, siano oggetti normali, basterà che non siano permeati della magia di qualche altro essere vivente -in ogni caso, è impossibile per Ingwe interferire direttamente tramite questa abilità con le tecniche o l'equipaggiamento di un altro individuo o utilizzarla su qualsiasi oggetto che non sia un'arma durante un combattimento- e non ci saranno problemi per il ragazzo, il quale, grazie alla sua maestria e al suo talento, sarà sempre capace di gestire due oggetti contemporaneamente, fintanto che essi si trovino entro un raggio di quattro metri di distanza da lui, potendoli muovere con una velocità pari alla sua, ma con una forza pari a quella della sua Essenza (Passiva Superiore).

    Dantalion: Eppure, con tutta probabilità, la caratteristica che fa comprendere meglio le capacità che Ingwe possiede nel gestire questo elemento è il fatto, apparentemente poco importante o degno di nota, che sarà capace di plasmarlo e manipolarlo con un consumo di energie estremamente ridotto, minore a quello di quasi qualunque altro mago o utilizzatore dello stesso elemento, fatto che, unito alle sue abilità, gli offre un vantaggio non indifferente quando si tratta di utilizzare le sue riserve di energia magica (Passiva Superiore di Sconto; Elemento Luce).


    ABILITÀ ATTIVATE


    Dantalion: La luce è sempre stata presente all'interno della vita di Ingwe, sia come fattore esterno, come scintille di gioia e serenità che coloro che lo circondavano gli donavano, sia come protezione inconscia, come energia interna, origine e frammento della sua natura. È una simbiosi, il rapporto presente tra il giovane Custode e l'elemento Luce; cristallizzandola, dandole forma e sostanza, Ingwe sarà capace di trarre forza dall'enorme potere presente nel suo corpo, liberandolo, spandendolo attorno a sé. L'essenza, il significato e lo scopo della magia è quello di manipolare e plasmare tramite le proprie abilità eventi, sia naturali che non, presenti nell'universo e Ingwe può vantare una maestria di un livello che pochi altri possiedono nel dominio della forza che permea gli esseri umani e che li separa dalle creature del Buio, proteggendoli da esso. Ed è appunto con una naturalezza quasi innaturale che Ingwe è in grado di utilizzare la propria Luce in quasi qualunque modo la sua mente gli suggerisca: si tratti di creare lame, turbini di fuoco o folate di pura energia non rifinita, al ragazzo basterà un comando mentale, una parola, un pensiero, un'immagine per far sì che la propria magia assuma le forme e caratteristiche desiderate, per far sì che dal suo corpo si sprigionino terrificanti manifestazioni di potere (Dominio elementale Variabile Medio Offensivo; Elemento Luce).

    Fohras: Il dolore, sia emotivo che fisico, è qualcosa che Ingwe ha sperimentato molte, probabilmente troppe, volte. Cicatrici percorrono il suo corpo, la sua schiena, le spalle, le braccia e le gambe, ricordi indelebili di altre ferite, più profonde, più nascoste; ricordi che, nonostante la sua abilità con la magia, nonostante la natura stessa dell'energia che scorre nel suo corpo, non è riuscito a evitare si imprimessero sulla sua pelle. Perché, sì, anche se nemmeno lo stesso Ingwe ne è a conoscenza, la natura, la vera origine della Luce che scorre nel suo corpo ha il fine di proteggere e nascondere. Per questo, sin dal primo istante in cui è stato capace di manipolare e plasmare la propria essenza, Ingwe è stato in grado di creare barriere, scudi e protezioni capaci di schermare il suo corpo e di proteggerlo, nel tentativo di non fargli provare ulteriore dolore, di non farlo soffrire almeno nel corpo, nell'ultima cosa che, per due anni, era rimasta del suo essere (Dominio elementale Variabile Medio Difensivo; Elemento Luce).

    Riassunto Azioni e note: Tratto in inganno dal tranello della Custode, Ingwe tenta di parare un possibile attacco ad area di Nivis con una media ad area, ma ciò risulta solo nel suo parare Waterfall riducendo in parte i danni a causa della differenza di statistiche (invece di passare da alta a media come accadrebbe normalmente se la si parasse tramite una bassa, la tecnica passa a bassa). Considerando quindi che l'abilità diminuisce di potenza, Ingwe non viene sollevato di dieci metri in aria, ma di “solo” cinque. Uscito dal getto d'acqua, Ingwe cade per pochi istanti (diciamo che si fa appena più di un metro in picchiata) prima di riprendere il controllo e fermarsi a mezz'aria tramite l'ausilio della passiva di volo. Aspetta un istante per riprendersi e rimettersi in equilibrio e scende a terra. Arriva a terra e lancia la media spendendo un attimo più del dovuto per castare a causa del danno. Si tratta questa volta di una specie di falce come la precedente, il cui scopo, tuttavia, è principalmente quello di occultare il ragazzo, quindi immagina come una sorta di colonna verticale di quasi tre metri e larga uno e mezzo (considerando che la tua media precedente era cinque metri per uno, penso che le dimensioni possano starci) che avanza verso Nivis. Danni da ustione (scusa) e otto metri di portata. Fatto ciò, Ingwe attende un istante che l'attacco avanzi abbastanza da coprirlo per bene e poi scatta usando il simil-tagliavento (nonostante il danno basso aggiuntivo, in questo post ho tenuto meno conto dei danni nel castare questa seconda abilità, in quanto, al contrario del turno precedente, non è una media che viene dopo una bassa, ma l'opposto, quindi sforzo minore dopo sforzo maggiore, non so se mi sono spiegato bene .emo) e mentre scatta tenta un attacco simile a quello del primo turno (Aubade verso la spalla sinistra di Nivis) con l'aggiunta però dell'effetto sorpresa, ovvero di un colpo di pomo di Finduilas verso la pancia di Nivis, in modo da stenderla. Considera che entrambi i colpo arrivano comunque con forza trattenuta, metti come se fossero portati senza il potenziamento, ecco.
    Eeee, basta. Ho fatto sì che Ingwe durante la discesa arrivasse a distare da Nivis quasi sette metri, quindi a fine turno dovrebbe trovarsi a una distanza di poco meno di due metri.
    Ah, un ultimo appunto: anche se sta racimolando energia per guarire Nivis in caso qualcosa vada storto, a fine post non uso nessuna abilità. Ci tenevo solo a precisare nel caso ti avesse confuso la frase finale .asd
    Ah, ultimissimo appunto: il danno nel complesso è “superiore a medio” in quanto sto usando la regola del raddoppio, quindi servono 4 bassi per arrivare a un alto. Al momento è come se si trattasse di un medio e mezzo, ecco .asd

    EDIT 18/02: Corretto un errore nel testo.
    EDIT 21/02: Modificata la fine del post in accordo con il moderatore.




    Edited by pagos - 21/2/2017, 21:06
     
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    Ingwe cadde nel tranello.
    Distratto dal serpente d’acqua eresse rapidamente una barriera di luce.
    “Non resisterà” intuì Nivis espirando faticosamente. “Non alla vera magia”. E così fu. Quando la cascata inversa eruttò con un boato dalla pozzanghera il debole scudo sferico non resse per più di qualche istante prima di creparsi e andare in centinaia di fulgidi pezzi.
    Così l’acqua lo investì completamente. E Nivis si rese di nuovo conto di aver esagerato.
    “Ben gli sta” borbottò il suo lato infantile e vendicativo. “Che cazzo dici?” rimproverò quello responsabile. “Quella magia potrebbe avergli spaccato le ossa!”
    Lo scrosciare dell’acqua le riempiva le orecchie. Microscopiche gocce migrate dal getto si posavano su di lei. Il keyblade e i pezzi d’armatura brillavano di tante sfumature luminose. Nivis era immobile.
    Poi lo vide e sussultò. A qualche metro da terra, in aria. Incosciente? Ferito? Non seppe dirlo. Fece un passo, due verso di lui. Quando se ne accorse piantò i piedi e sbarrò gli occhi.
    Stava volando.
    Ingwe stava volando. Con naturalezza, senza sforzo, il Keyblade che volteggiava placido attorno a lui. Numerosi lividi gli macchiavano la pelle scoperta, ma i suoi movimenti in volo, pur lenti, erano precisi e sicuri: la magia non aveva fatto danni seri.
    Nivis socchiuse le labbra e le umettò. Avrebbe voluto complimentarsi. Dirgli di scendere, chiedergli scusa, chiudere lì lo scontro. Ingwe aveva già dimostrato splendidamente cosa fosse in grado di fare.
    Invece espirò malinconia e scrollò le spalle. Probabilmente le era anche superiore. Lui, il “novellino”. In uno scontro serio – ammise – l’avrebbe battuta: le sue magie erano potenti, le sue tattiche brillanti, la sua resistenza straordinaria.
    “E sa volare, per giunta!” ironizzò tra sé la custode scuotendo impercettibilmente il capo. Il pensiero che fino a quel momento Ingwe avesse combattuto senza sfruttare quel genere di capacità non fece bene alla sua già vacillante autostima.
    L’altro stava scendendo lentamente di quota. Nivis lo osservò in silenzio, malinconia e ammirazione ben nascosti dietro all’espressione neutra.
    “Piantala” rimproverò sé stessa senza distogliere lo sguardo da Ingwe. “Non è una gara. Non è una corsa. Autocommiserarti è inutile. Sei più debole di lui. Del novellino. E con questo?” Deglutì. “È già successo, no? Con Renn. Con Alion. Con Wilhelm. Sono arrivati dopo di te, ma erano già più forti. Cosa importa?” Strinse a pugno la mano libera. I muscoli tremarono appena. “Siamo alleati. Lottiamo per una causa comune. Non è così? Vai da lui. Tendigli la mano. Complimentati, come è giusto che sia”. Inspirò. “Dovresti esserci abituata, ormai”.
    Espirò. E sorrise.
    Ingwe era quasi tornato a terra. Sul suo volto – nonostante il dolore – brillavano ancora la determinazione e la concentrazione di un combattente.
    Nivis fece sparire il Keyblade e sospirò piano. Chiuse gli occhi e alzò le mani all’altezza delle spalle, coi palmi rivolti al cielo. “Che ci vuoi fare”, sembrava voler dire.
    Il volto di Ingwe si addolcì. Il guerriero lasciò spazio al giovane. «Va tutto bene?» chiese solo.
    Una fitta allo sterno rese il sorriso di Nivis più incerto di quanto non avrebbe voluto. Strinse le labbra e serrò la mascella nel disperato tentativo di dissimulare. Si concesse un secondo di pausa. «Chiudiamola qui» disse ritentando il sorriso. Stavolta le uscì più convincente. «Ho visto abbastanza».
    Ticchettare furioso di suole sopra di loro. Nivis alzò la testa: Renn era sparita dal balconcino. Stava scendendo le scale, a velocità decisamente sostenuta. I rimbombi dei suoi passi echeggiavano sempre più vicini.
    Nivis portò le mani ai fianchi. «È stato davvero un bello scontro» disse, ed era sincera. «Si può dire che mi hai battuto» terminò con una risata.

    In accordo con pagos, ho "annullato" le sue ultime azioni per concludere in maniera più coerente lo scontro. Suddette azioni saranno comunque tenute in considerazione nella valutazione finale.



    Edited by Frenz; - 21/2/2017, 14:37
     
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    Però adesso doveva continuare. Adesso doveva combattere.
    Poco meno di sette metri. Rapido, caricò la magia, disperdendola l'istante successivo. Con un gesto lento, stanco e una smorfia di dolore, Nivis sollevò le braccia dopo aver fatto scomparire il keyblade. Si arrendeva.
    Per un secondo Ingwe rimase fermo, quasi stupito dalla fine improvvisa dello scontro. Quasi subito si riprese, i passi veloci di Renn in sottofondo.
    «Va tutto bene?» Chiese senza celare la sua preoccupazione.
    Un sorriso incerto apparve sul volto dell'altra per spegnersi subito dopo. Un secondo tentativo produsse un risultato più accettabile.
    «Chiudiamola qui: ho visto abbastanza.»
    Senza riuscire a scrollarsi di dosso il velo d'ansia che lo aveva avvolto, annuì. Continuando sorridere, giovale, Nivis abbassò le braccia fino a posare le mani sui fianchi.
    «È stato davvero un bello scontro,» riprese la giovane. «Si può dire che mi hai battuto.» Una risata giunse alla fine della frase, accompagnando l'ultima parola.
    Più sereno, compiaciuto dal complimento, ma comunque imbarazzato, Ingwe fece scomparire il keyblade cominciò ad avvicinarsi.
    «Comunque la cosa è reciproca.» Iniziò a risponderle. «Nel senso, è stato un piacevole cambiamento dover combattere senza temere per la propria vita.» Per un istante dopo la fine della frase rimase in silenzio, mentre un'espressione di scuse iniziava a comparire sul volto. «Ugh. Scusa. È uscito peggio di come sembrava nella mia mente.» Commentò a bassa voce, allarmato. Non voleva intendere che Nivis fosse stata un avversario di cui non doveva preoccuparsi, voleva solo dire… quello che aveva detto. Senza sottointesi o malizia. Era stato bello. Nonostante le ferite e il dolore era stato bello combattere contro qualcuno che comunque non mirava ad ucciderlo, qualcuno che come lui desiderava proteggere gli altri. Un confronto semplice, ad armi pari, senza trucchi o inganni, un confronto dove dimostrare la propria forza e il proprio valore. Forse anche un modo per creare o rinsaldare un legame.
    «Nel senso… quello che intendevo è che...» “Mi sono divertito” non sembrava proprio una cosa adatta da dire. Non in quel frangente, comunque, non dopo che le aveva inflitto quella bruciatura. Sconsolato scosse la testa e si scostò i capelli bagnati dalla tempia, mentre con una piccola fitta al petto il senso di colpa gli ricordava della sua presenza. Di nuovo sospirò.
    «Senti, riguardo la ferita al petto,» Lentamente iniziò a mordere il pollice della sinistra. «Va bene se la curo io? Ho esagerato, non mi sono trattenuto abbastanza e… mi sembra il minimo.» Sopratutto considerando che l'altra sembrava molto più affaticata e stanca di lui. «Prometto di non lasciare cicatrici.» Aggiunse velocemente con un sorriso gentile, alzando la mano destra come se stesse proclamando un giuramento.
    Nivis stava già aprendo bocca per rispondere quando i passi di Renn si fecero più vicini e veloci. Il quarto seggio entrò nell'arena similmente a un uragano, avvicinandosi rapidamente ai due.
    «Manine a posto, ci penso io.» Gli ordinò con tono gentile, come se fosse preoccupata per lui. Ingwe stava già per replicare, un sorriso sulle labbra, quando la castana lo sorpassò, il rimprovero ben visibile sul volto. Ancora una volta capì di avere decisamente esagerato in quello scontro.
    Un sospiro divertito e Nivis si intromise mettendo fine a quella ramanzina portata solo con gli occhi. «È stato un incidente. Si è già scusato, non prendertela troppo con lui.» Mortificato, Ingwe abbassò lo sguardo verso terra, senza saper bene cosa dire, sentendo, tuttavia, lo sguardo carico di sospetto di Renn sulla propria pelle.
    «Mmmmh. Immagino di sì.» Ancora sospettosa, fece spallucce e si allontanò di qualche passo. «Non toccare niente.» Avvertì.
    Rosso sulle guance annuì. Non che fosse mai stata sua intenzione, quella di toccare qualcosa. Che razza di uomini avevano incontrato? Non era un pervertito.
    Una risata dolorante riportò la sua attenzione su Nivis. «Non penso fosse sua intenzione.»
    Almeno lo consolava sapere che lei sembrava dargli il beneficio del dubbio.
    «Ok.» Annuì, avvicinandosi di un passo all'altra, restando, comunque, a un braccio di distanza. «Allora vado.» Un cenno di intesa e preparò la magia. Lentamente, pensando a come fosse meglio agire portò la mano di fronte al volto, indice e medio tesi, una luce dorata che brillava sulla punta delle due dita. Veloce ruotò il polso, facendo partire la scintilla, facendola posare sulla ferita. Non avrebbe dovuto far male. Concentrato, osservò per un istante le reazioni dell'altra, ma non vide alcun segno di disagio o dolore. Bene, commentò a se stesso, mentre chiudeva gli occhi e dedicava tutti i suoi sforzi al curarla. Con mani invisibili, tramite la magia, iniziò riparando la carne, rigenerando muscolo e grasso, rimuovendo e usando allo stesso tempo come fonte di energia i tessuti morti. Passato un secondo, il reticolo dei capillari era stato ricostruito, mentre sospirava sollevato dal fatto di non aver distrutto nessuna vena o arteria col suo attacco. Passato un altro, mancava solo la pelle. Lentamente, iniziò ad agire anche su di questa. Partì da quella sana che circondava l'ustione, recuperando materiale e utilizzandolo come base per curare e ricreare l'epidermide sopra la carne viva. Era complicato, ammise, ma non tanto per la gravità della ferita, quanto per la promessa di non lasciare cicatrici. Un ferita così estesa e così profonda era difficile da guarire senza lasciare alcuna traccia. In ogni caso non gli importava. Glielo doveva, sopratutto dopo aver appreso quando quella lesione fosse estesa e profonda. La ammirava, comunque: aveva una resistenza al dolore sorprendente, fosse stato lui al suo posto, probabilmente si sarebbe lasciato scappare qualche grido di dolore, ammise. L'ultimo frammento di pelle tornò al suo posto, la magia si esaurì. Non erano passati nemmeno cinque secondi quando cauto riaprì gli occhi. L'ustione era scomparsa. Sotto i lembi di stoffa bruciata e il metallo contorto dal calore non rimaneva più alcuna traccia della ferita: solo pelle identica a quella del resto del corpo. Soddisfatto con se stesso, annuì.
    «Bene, dovrebbe essere tutto a posto.» Veloce spostò lo sguardo di lato, verso il braccio e i tagli e l'ustione che aveva causato anche lì, osservandoli, nonostante non fossero nemmeno lontanamente paragonabili a quella che aveva appena curato, a disagio e leggermente in colpa. In fondo, non era proprio il massimo lasciare un lavoro completo solo a metà. «Hmm, vuoi che mi occupi anche del braccio?» Aveva già domandato l'istante successivo.
    «Posso pensarci io, non è nulla di grave.» Rispose prontamente Nivis. Le sopracciglia si alzarono, un'espressione preoccupata comparve sul volto. «Tu, piuttosto? Tutto bene?»
    Prima ancora che Ingwe potesse reagire, Renn si intromise, le dita di entrambe le mani a mimare delle pistole, una luce verde soffusa sugli indici. «Pronta all’operazione.» Esclamò, convinta e sicura.
    Nascondendo una risata dietro la mano, Ingwe annuì in direzione di Nivis. «Hm-hm, tranquilla, ho subito di peggio.» Disse accennando alle cicatrici sul braccio. «Non si direbbe,» Continuò, lasciandosi trasportare dalla spensieratezza e tranquillità che le sue compagne sembravano infondere. «Ma sono più forte di quanto possa sembrare.» Facendo finta di essere serissimo, sollevò il braccio e contrasse il bicipite destro, come a voler far ammirare i muscoli che non possedeva. Chinando la testa rise, accompagnato da Nivis.
    «Troppo machismo in un solo uomo. Al riparo, fanciulle!» Esclamò Renn con finta sorpresa. La risata di Ingwe crebbe di intensità, mentre lo stomaco iniziava a far male. Un “pew” sussurrato arrivò dalla castana, seguito da una luce smeraldina che coprì le sue ferite, sanandole in pochi secondi. Tornando lentamente a mostrare un minimo di serietà, Ingwe sollevò la schiena, trattenendo la risata. Un'ombra allegra ancora sulle labbra, si voltò verso Renn.
    «Grazie, Renn.»
    «Il mio nome» Iniziò a rispondere solennemente Renn, «È Hawk-eye McRennington» Un nuovo “pew” accompagnò il secondo proiettile magico, diretto al braccio dell'altra ragazza. La risata uscì spontanea, forte, sia a Ingwe che a Nivis, senza che nessuno dei due riuscisse a nasconderla o trattenerla. Rimasero così, riprendendosi quasi contemporaneamente solo dopo alcuni secondi, entrambi stanchi, le gote rosse e le lacrime agli occhi.
    «Benvenuto nel comitato, Ingwe.» Nivis tese la mano, un sorriso sulle labbra. Sorridendo felice, soddisfatto, Ingwe annuì e ricambiò la stretta.
    «Grazie!»

     
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