Attenti al Lupo

Contest "Avventura 2"

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    Ordine degli Oscuri
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    Annusò l’aria con tutti i suoi sensi: ascoltò il frusciare delle foglie, il placido cinguettio degli uccelli nascosti nei loro nidi. Gettò gli occhi tra le fronde attorno a lei, oltre la coltre di foglie che copriva il cielo, studiò le ombre della foresta, imprimendo nella sua memoria ogni dettaglio, ogni traccia di vita, fosse essa del suo bersaglio o di qualcun altro.
    Saya attese in silenzio all’ombra dei grossi tronchi, ogni pochi secondi gettava un’occhiata alle sue spalle: era in ricognizione da quasi un’ora e ancora mancava del tempo prima dell’incontro stabilito con i committenti di quella missione, eppure non era ancora riuscita a trovare alcuna traccia. Nulla della sua preda, nulla dei suoi predatori.
    “Nessun sospetto, quindi?” la bambina non ebbe la spavalderia di enunciare i suoi dubbi ad alta voce; eppure, per quanto cercasse, non c’era un solo segno che lasciasse supporre la presenza di suoi simili, di qualcuno inviato a spiarla. Ciò che le era stata assegnata era solo una banale missione, una come tante altre, che l’Ordine si aspettava lei risolvesse con abilità e celerità. Per Saya, invece, era qualcosa di molto più importante: un campo di prova, la prima dimostrazione pratica della forza che aveva accumulato.
    Sicura di sé, la bambina scivolò tra i cespugli, muovendosi bassa tra i rovi con passo esperto. Pochi metri e ritrovò il sentiero sterrato che si era lasciata addietro ormai tempo prima, illuminato da chiazze di sole che fendevano le foglie ad indicare la strada ai viaggiatori. Alla sua destra si apriva la foresta, alla terra brulla si sostituiva la pietra e, aguzzando la vista, Saya poteva già scorgere i primi tetti oltre le alte staccionate di legno che separavano la civiltà dalla natura. Chiuse gli occhi, inspirò a pieni polmoni, sollevò le braccia fino al volto e liberò tutta l’aria, fino a sentire la testa leggera. Un sorriso, allora, ed una risata giocosa. Era pronta, calata nel personaggio. Strinse i lembi dell’abito e avanzò aggraziata sulle punte dei piedi, ostentando la preoccupazione di sporcare le proprie vesti di terra ed erba. Con aria innocente e modi miti da bambina si mischiò alla gente in quella giornata solare che, per i suoi gusti, appariva fin troppo banale.

    Appena le grida della gente si facevano troppo forti e stridenti alle sue orecchie, Saya cambiava strada. Osservare i pezzenti dimenarsi nelle loro noiose vite non era divertente se non per pochi secondi, proprio come osservare un verme strisciare a terra. Non poteva schiacciarli, non aveva tempo di interagire con nessuno di loro, con simili condizioni a pesare sulla sua testa non si sentiva affatto abbastanza paziente da sopportare il brusio e il fastidio di un popolo tanto grezzo.
    Alla giovane erano bastati pochi minuti per giungere alle sue conclusioni: lo aveva visto nelle case rudemente costruite in pietra e legno, negli abiti sporchi e consunti degli uomini che, in viaggio o di ritorno dai loro lavori, si trascinavano puzzolenti accanto a lei. Le donne, invece, sfoggiavano la loro ignoranza ed i loro modi rozzi l’un l’altra, beandosi della grazia che solo loro erano convinte di avere. Era tutto patetico, quell’intero mondo era patetico. Per quel che la riguardava, meno fosse stata a contatto con quella gente meglio sarebbe stato per lei.
    Percorreva i vicoli più bui, senza provare alcun timore: i suoi occhi di smeraldo brillavano velenosi nelle tenebre, ad ogni passo le ombre si ritraevano per lasciarle spazio, il sole la cingeva in un mantello di candore che copriva il vero aspetto del suo sorriso: un’espressione contorta ed esasperata, denti digrignanti e ciglia inarcate in disgusto. Stretto tra due file di muri abbracciati dal muschio, il sentiero sboccò di nuovo nella strada principale: una nuova ventata di forti odori investì la giovane, che scivolando lungo il bordo della via cercava di evitare il brusio del mercato: evitava le bancarelle, deviando spesso verso il centro del corso per allontanarsi da esse. Fiutò l’odore del sangue, rubò una sola occhiata al venditore ad un vecchio cacciatore dalla barba irsuta che spellava la selvaggina che aveva cacciato per poi esporla assieme al resto; al suo fianco una signora contrattava sgolandosi il prezzo di alcuni tessuti, ma anche se Saya si allontanava subito un’altra voce, altrove, riusciva comunque a raggiungere i suoi timpani e a graffiarli gracchiante. Ad un certo punto, un fornaio affianco a lei sbottò con un irritato “Marie! Le Baguette!” che la fece quasi trasalire. Un gruppo di galline le tagliò la strada, alcune svolazzando e crocchiando spaventate, altre correndo sulle loro gambe sottili in una tempesta di penne. La Heartless strinse gli occhi e li sollevò al cielo, resistendo a stento l’istinto di prenderle a calci; seguì subito il contadino che urlando tentava di radunarle, Saya avrebbe volentieri preso a calci anche lui.
    Batté le mani contro le guance due volte, ravvivò i capelli ed il vestito e, dopo essersi umettata le labbra, controllò che il suo sorriso fosse ancora al suo posto. La folla si era appena diradata, quasi a lasciar spazio proprio a lei, ed il centro della piazza a cui era giunta era ben visibile: una piccola e modesta fontana, quasi priva di decorazioni, sputava placida acqua attorno a sé. E attorno a tale punto di ritrovo, già si era ammassato un largo gruppo di persone.
    Seduti lungo il bordo della vasca vi erano uomini e donne di varie età e aspetto: la bambina poteva distinguere a colpo d’occhio chi fossero coloro che, come lei, avevano risposto alla chiamata per denaro o per gloria e chi, invece, si era armato per difendere la propria città. Armature e armi affilate erano i segni dei primi, i secondi avevano a loro nome solo vestiti consunti e forconi. Alcuni sedevano attorno al bordo della fontana, altri radunati a piccoli gruppi discutevano animatamente in prossimità della stessa, chiunque non fosse coinvolto si teneva a distanza probabilmente per riverenza. Nel mezzo di quello spettacolo quasi patetico, tuttavia, Saya scorse infine una piccola gemma, la ragione stessa per cui aveva accettato, per quanto a malavoglia, quella missione. Come i suoi occhi si posarono sull’unica altra bambina come lei, anch’ella si accorse del suo arrivo: lo scricciolo dai capelli biondi a caschetto, che solo un secondo prima scavava annoiata con il piede nel terreno, sussultò ed un largo sorriso piegò le sue labbra, un canino appuntito si sporse per un attimo, brillando bianco. Saya si umettò le labbra e rispose con lo stesso entusiasmo. Con passi controllati si avvicinò a lei e, come le fu di fronte, afferrò i lembi del suo vestito ed in maniera scherzosa si esibì in un misurato inchino che piegò la sua schiena di appena qualche centimetro. -Buongiorno, Flandre.- la salutò con voce cinguettante. Si ricompose ed inspirò, concedendosi una debole risatina. Allora appoggiò un braccio al fianco e la squadrò velocemente da capo a piedi. -Ti trovo bene.- commentò, annuendo col capo.
    -È tutto a posto quindi?- la incalzò la vampira eccitata, stringendo i pugni e deglutendo in un attesa visibilmente snervante.
    Saya strinse i denti e passò un lungo secondo prima che trovasse la giusta risposta: si sentiva sicura delle sue capacità, ma nella partita a scacchi che stava conducendo contro l’Ordine non poteva permettersi mosse troppo azzardate, non ancora. Aveva bisogno di trovare il giusto compromesso.
    -Credo di sì.- ammise, mettendo forte enfasi sulla prima parola, mentre la mano destra raggiungeva subito il mento, per aiutarla nelle sue riflessioni. -Sono sicura che non ci sia alcun pericolo, però…- abbassò lo sguardo per un istante, per poi riportarlo sull’amica. -Sarebbe comunque meglio che evitassimo di portare troppo l’attenzione su di noi: più appariamo come bambine “quasi” normali, meglio è.-
    Strinse appena gli occhi per studiare la reazione della compagna: quella, come se trovasse divertente la situazione, le sorrise ciondolando la testa. -Nessun problema, basta una parola e non si accorgeranno nemmeno che sono qui, capo.- fece con voce squillante. Lo strano appellativo la fece imbronciare per un istante, indecisa su come interpretarlo, ma tornò subito a sorriderle e, con un cenno del capo, chiuse l’argomento con serenità: l’importante, dopotutto, era solo che Flandre comprendesse la situazione.
    D’improvviso, una voce potente e sostenuta tuonò sopra le altre, e come se fosse stata rivolta singolarmente ad ogni uomo di quella piazza, uno dopo l’altro tutti si ammutolirono e, all’unisono, Saya notò tutte le teste voltarsi in un’unica direzione.
    Un uomo alto e scolpito, vestito di rosso sgargiante, si fece avanti muovendosi verso il centro della piazza, scoppietto sotto braccio ed il codino scuro tamburellava alle sue spalle. Con un rapido balzo scattò in piedi sul bordo della fontana, si voltò verso il suo pubblico e, mani sui fianchi con aria critica, studiò i volti di tutti gli astanti. Si soffermò per un’istante anche su di lei e sull’altra bambina, ma Saya lo vide scuotere subito la testa e andare oltre, quasi fingendo che non fossero lì. Con una leggera risata, la giovane esorcizzò l’irritazione: non poteva biasimarlo per il suo scetticismo, dopotutto, ma forse avrebbe presto avuto modo di pentirsene.
    -La risposta è persino maggiore di quanto mi sarei aspettato.- esordì l’uomo, battendosi il pugno contro il petto. -Sono certo che la crisi sarà risolta in men che si dica, con così tanti uomini a disposizione.- si schiarì la voce e, con un ghigno compiaciuto, aggiunse anche: -E soprattutto con uno come me alla loro guida.-
    Discreta, la Heartless nascose la bocca con la mano, soffocando una piccola risata compiaciuta. Quello era ancora tutto da vedere.
    -Sono solo cinque giorni dalla prima apparizione di quei mannari e già più di dieci innocenti sono stati uccisi, straziati. Non permetterò più nulla del genere! Nessuna, e dico nessuna bestia avrà mai la meglio su Gaston!- l’uomo agitò il pugno verso l’alto, al suo sbraitare un grido di assenso si levò da una buona fetta dei presenti: la maggior parte dei mercenari giunti dagli altri mondi, tuttavia, rimase ad osservare in silenzio, Saya con loro.
    -Non strapperà una sola altra vita! La troveremo, la staneremo dal suo buco e la uccideremo. E lo faremo questa notte!-
    Una nuova esultanza generale, la giovane sbuffò scettica. Quel “Gaston” parlava di mannari, di belve feroci; bastava un solo sguardo a tutti gli altri guerrieri, tuttavia, per comprendere quale fosse davvero la situazione: alcuni mostravano espressioni serie, altre adirate o malinconiche. Affilavano le armi, ripetevano con piccoli movimenti del polso i colpi che conoscevano, tutti i più esperti si preparavano a combattere qualcosa di ben più spaventoso e pericoloso: Heartless, e della peggior specie. Che genere di Heartless, tuttavia, solo lei lo sapeva.
    “Emblema in fase sperimentale, cavia di creatura con genoma animale”, questo le aveva spiegato Promestein. In realtà, lei non aveva capito molto di quelle parole, solo che il suo collega avrebbe dovuto imparare a non perdere i suoi giocattolini, anziché costringere altri a fare il suo lavoro sporco. L’unica difficoltà di quella missione, alla resa dei conti, sarebbe stata trovare il modo di riportarlo a casa tutto intero. “Una vera scocciatura…”
    -Ora, se nessuno ha delle domande, fatevi tutti avanti: cominceremo gli appostamenti questa notte, subito dopo il coprifuoco e…-
    Tra le poche parole che la ragazza ascoltava distrattamente, annoiata dall’autocelebrazione a cui era troppo incline a lanciarsi quell’idiota a capo del gruppo, Saya si accorse che, finalmente, era arrivato il suo momento. Senza un attimo di esitazione, alzò il braccio dritto verso il cielo, le dita aperte e il polso che si muoveva appena per catturare l’attenzione dell’uomo.
    -Tu…?- balbettò Gaston, spalancando gli occhi scuri e battendo più volte le palpebre, senza parole. Scosse la testa e, agitando le mani nella sua direzione, le fece cenno di allontanarsi: -Forza, piccolina, trova un altro posto dove giocare, qui i grandi stanno…-
    -Sono una mercenaria e avrei una domanda.- sentenziò lei irremovibile, trapassandolo con uno sguardo di ghiaccio. L’uomo trasalì e sbilanciandosi per poco non scivolò dentro la vasca alle sue spalle. -Non è il momento degli scher…-
    -Il mio nome è registrato tra quello dei partecipanti alla missione e posseggo la licenza per partecipare alla stessa.- lo fermò. Incrociò le braccia e, muovendosi di qualche passo avanti anche per allontanarsi da Flandre, si mise di fronte a lui a gambe aperte, in segno di sfida: non dimenticò di gonfiare appena le guance per darsi un tono appena infantile ed apparire solo un po’ più insistente. -Vorrei sapere come sono state uccise le vittime.-
    Il cacciatore si grattò la nuca con espressione combattuta. Alla fine sbuffò esasperato e, con movimenti irritati, cominciò a frugare tra le sue tasche. -Un momento solo…- borbottò. Dopo qualche istante, le porse un mucchietto di fogli lucidi accartocciati e spiegazzati. -Sono alcune foto scattate nei giorni scorsi: non venire a piangere da me se ti spaventano.-

    Saya spese alcuni secondi a distendere le foto, in esse vide delle immagini che suscitarono in lei non poco interesse: case ridotte a pezzi, mobili e pareti percorsi da profondi graffi, legno divelto con facilità e poi, al centro di tutto, i corpi. Fece scorrere davanti ai suoi occhi ognuno di essi, confrontandoli rapidamente. Come ci si poteva aspettare da una bestia ferale, il colpevole non pareva prediligere un tipo di vittima su di un altro, i suoi assalti erano distruttivi e disordinati, eppure appariva evidente un punto in comune che si ripeteva in ogni istanza: una larga voragine nel petto, circondata da una cornice di sangue, proprio dove si trovava il cuore. Un lavoro crudo, che Saya avrebbe di certo saputo fare molto meglio, ma che per una creatura affamata aveva ben poco senso, a meno che…
    “Che non sappia come cacciare i cuori?” concluse, umettandosi le labbra. Era un’ipotesi plausibile e, se fosse stata vera, avrebbe significato ben due cose interessanti: che il colpevole era davvero l’obiettivo che stava puntando e, cosa molto divertente, l’esperimento di Promestein poteva considerarsi un vero fallimento.
    Abbassò il gruppo di foto e alzò lo sguardo a cercare il gentilissimo signore che gliele aveva consegnate: senza attenderla aveva di nuovo radunato tutti i mercenari per discutere come distribuirsi lungo il perimetro della città. Si voltò a cercare Flandre, che era rimasta paziente dietro di lei, gli occhi vispi che la fissavano in attesa di indicazioni. Un cenno del capo discreto e la invitò a raggiungerla in mezzo alla calca. Che le trattassero pure come bambine, in fondo, per i loro obiettivi sarebbe stato solo un vantaggio: meno attenzione avessero prestato a loro, più libertà di azione avrebbero avuto; inoltre, concluse la ragazza, intrecciando le dita e sfregandole tra di loro, vedere con la coda dell’occhio la vampira che saltellava all’improvviso esuberante accanto a lei le aveva dato un’idea per assicurarsi che fosse lei a mettere le mani sulla preda per prima.

    Le prime ore del buio erano trascorse e, rispettando il coprifuoco, le luci si erano spente in ormai tutte le case. Solo pochi lumi, piccole lucciole distanti e deboli, sopravvivevano ancora alle tenebre: dentro alle più vicine, se Saya stringeva gli occhi riusciva a distinguere le sagome di alcuni dei mercenari che aveva osservato prepararsi attorno a lei quella mattina, nonostante non avesse nemmeno compiuto il minimo sforzo di memorizzare i loro nomi. La data era ormai cambiata, eppure in quell'attesa ,che era costretta a condividere con alcuni degli inutili “guerrieri” di quella mattina, non avvertiva la minima tensione. Com’era prevedibile, avevano liquidato le due bambine con poche parole, mandandole in una delle case più vicine al centro e di conseguenza più sicure. I loro compagni erano tre contadini, dei villici dalle capacità combattive prossime allo zero posti lì solo come loro badanti. Scarafaggi che schiacciare non sarebbe costata alcuna fatica.
    Con un sospiro, la Heartless si allontanò dalla finestra. Guidata solo dalla debole luce di una candela e dai suoi sensi, raggiunse il divano consunto che si trovava in fondo: Flan aspettava lì, lo sguardo imbronciato e pensoso che studiava i tre uomini che tremavano nervosi attorno ad un tavolo mentre lei, fin troppo rilassata, se ne stava stravaccata a testa in giù, capelli che sfioravano li pavimento e gambe adagiate contro lo schienale. Le sue guance erano ancora sporche di sugo dal suo ultimo spuntino che aveva visto la vampira svuotare l’intera dispensa. Fece per alzare perplessa un sopracciglio, ma contenne il disappunto spacciandolo per divertimento e si lasciò sfuggire una debole risata che coprì con il dorso della mano. Si piegò in avanti, avvicinandosi alla compagna e, lentamente, le portò l’indice incontro. Sfiorò la sua guancia e la pulì, portando poi il dito alla propria bocca, pulendolo con un sonoro schiocco. Quindi si spostò a sedere accanto a lei e, con un leggero sospiro, riavviò la gonna di Flandre, spingendola contro le sue gambe così da coprire la biancheria che, completamente ignara di ciò che faceva, era ben in mostra in maniera tutt’altro che aggraziata. Solo allora Flan parve in parte realizzare li problema e portò le braccia a tenerla ferma.
    -A cosa pensi?- le domandò distrattamente Saya, con qualche pacca gentile sulla gamba.
    La vampira impastò un po’ con la bocca, con lo sguardo ancora perso nella direzione generale delle altre tre figure. -La carne vecchia è stopposa ma facile da rincorrere.- spiegò con tono esperto. -Quella giovane, invece, è buona ma alla lunga potrebbe stancare.- chiuse allora le labbra, si fece accigliata e poi, con la traccia di un nuovo sorriso sul volto, domandò curiosa: -Tu? A cosa pensi?-
    Saya portò l’indice al mento, alzò gli occhi verso il soffitto e rispose, con aria maliziosa: -Io? Penso che ormai sia ora. Dopotutto, il nostro mostro potrebbe attaccare da un momento all’altro.- concluse inarcando appena un angolo della bocca e battendo un colpetto con il gomito contro la coscia dell’altra.
    Prima ancora che la giovane potesse finire di parlare, Flandre gonfiò le guance entusiasta, portò le braccia di fronte a sé e tendendo i muscoli si rialzò composta in un rapido e solido movimento. Spinta con le mani, quindi e girò su se stessa per scattare quindi in piedi. Mosse qualche passo verso i tre contadini, strinse i pugni al petto e si lamentò con voce infantile: -Mi scappa la pipì!-
    La Heartless sospirò trattenendosi dal ridacchiare: anche sforzandosi, lei non avrebbe saputo trovare un espediente più banale, ma nel caso di Flan non poteva dire che non sarebbe stato efficace.
    -Di nuovo? Sarà tipo la terza volta!- si lamentò il più giovane dei tre, affondando la testa tra le braccia incrociate sul tavolo, soffocando così un’imprecazione.
    Saya osservò attentamente l’alleata: la vide portare in avanti le labbra con fare disperato, tirare su con il naso e stringere il proprio vestito con forza tale da spiegazzarlo tutto. -Ma… Ma io… Mi scappa, non voglio farla qui.- bofonchiò quella con imbarazzo e sconforto.
    La Heartless batté più volte le palpebre e, rapita dallo spettacolo, non si accorse nemmeno di come la sua bocca si fosse aperta in un’espressione di stupore: quella che vedeva di fronte a sé non poteva essere la vera Flandre, non quando l’aveva affidato un compito importantissimo solo pochi istanti prima. Eppure il realismo di ogni suo gesto quasi bastava a suggerire alla giovane altre possibili risposte, così improbabili da sembrare una barzelletta. I tre si litigarono l’onere per un minuto buono: Saya non seguì le loro parole, vide solo il più anziano tra loro battere il pugno dal dorso peloso sul tavolo, per poi indicare quello che aveva parlato. Il ragazzo sospirò e, trascinando rumorosamente la sedia all’indietro, si alzò in piedi e si portò con passi pesanti accanto alla bambina. -Andiamo, ti accompagno.- fece annoiato, in netto contrasto con la bambina che saltellava allegra. Mentre voltavano l’angolo, per un attimo Saya la vide voltarsi all’indietro, verso di lei, e sorriderle complice. La Heartless ricambiò e poi, prendendo fiato, si allontanò di nuovo verso la finestra, pronta al caos che stava per giungere.

    Il grido strozzato squarciò il silenzio e pugnalò al cuore gli astanti, al suono sordo del corpo che cadeva a terra, poi, i due uomini che attendevano attorno al tavolo scattarono in piedi, le loro sedie scaraventate a terra. Saya si girò a guardarli, un sorriso compiaciuto a decorarle il volto. Lasciò che scattassero fuori, impugnando le loro armi improvvisate, e li seguì con passo lento e rilassato. Voltò l’angolo ad occhi chiusi, i suoni che riusciva ad udire erano sufficienti a soddisfarla: nuove urla, il gocciolare del sangue, il masticare e lo strappare di un paio di fauci che si chiudevano sulla tenera carne. Con delicatezza, per non disturbare il momento, spinse di lato la porta d’entrata e sbirciò fuori: un demone alato si ergeva di fronte a lei, con le sue zampe artigliate dominava sui corpi martoriati di due dei suoi “compagni”, i loro resti fumavano scuri, annegati in pozze del loro stesso sangue. L’ultimo uomo era crollato a terra di fronte a lei, tremava e balbettava parole sconnesse, le pupille dilatate fisse tremanti sul mostro che ringhiava a pochi passi, mostrando le possenti zanne e lasciando che la sua criniera infuocata frustasse l’aria con mute minacce.
    Saya sbuffò, alzò il mento e lo schernì con il suo sguardo orgoglioso e disgustato. Non gli concesse nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, non le interessava che capisse: portò avanti la sua mano, la sua pelle si contrasse e, come sgretolandosi, si frammentò percorsa da un reticolo di solchi, non più liscia si inspessì con ruvide squame. L’arto si ingrossò, le dita si acuminarono e divennero grossi artigli dove non si poteva più scorgere differenza tra unghia e polpastrello. Come ad accarezzarlo pietosa, la Heartless appoggiò sulla testa dell’umano il proprio palmo, contrasse appena le dita stringendogli il cranio. Quindi ghignò, aprì le gambe e si piegò appena sulle ginocchia, strinse gli occhi e fece forza: il suo braccio baluginò appena di un colore purpureo, mentre esso si faceva più pesante e potente. L’uomo cominciò ad urlare, ma la sua voce si fece in un istante acuta e poi morì, soffocata dal suono del suo teschio che andava in frantumi e del cervello che scoppiava in una poltiglia acquosa. Compiaciuta, Saya lasciò la presa e il cadavere cadde scomposto a terra, unendosi agli altri.
    -Perfetto.- disse solamente la ragazza, con un cenno di approvazione verso la compagna. Dandole le spalle, si abbassò verso il corpo che si era lasciato addietro, lo sollevò appena afferrandolo per la camicia lorda di sangue: portò le dita, tutte unite ad uncino, verso il suo petto e premette finché il cotone non si strappò ed una nuova macchia rossa si sovrappose alle altre. Scavò nel suo torace, premette con noncuranza tra le costole, incrinandone più d’una. -Alle vittime veniva strappato via il cuore, giusto?- ricordò ad alta voce, fingendosi palesemente pensosa. Ridacchiò tra sé e sé, estrasse la mano e con dei lievi tremori a presagirlo l’arto tornò alla sua forma precedente. Nel suo palmo stava quel piccolo e succulento muscolo. Lo portò alla bocca, aprì le sue fauci e lasciò andare. Diede un solo, forte morso ed il tessuto si lacerò, lasciando spillare tutto il suo squisito nettare vermiglio. Masticò qualche altra volta, deglutì e sospirò soddisfatta per poi pulirsi le labbra aggraziata con il dorso della mano. -Vuoi pensare te agli altri?- le domandò, massaggiandosi il collo con la destra, mentre si sgranchiva le dita dell’altra, in preparazione a tutto ciò che sarebbe potuto accadere in quella lunga notte.
    Nonostante i lineamenti contorti della creatura, Saya riuscì a leggere in quel muso ferino un sorriso di gratitudine. Senza sprecare un’istante, Flandre si piegò sul corpo sotto ai suoi piedi e trapassò il petto con un unico, rapido colpo, guadagnandosi subito il suo premio. Agitando la testa proprio come un grosso cagnone sbranò la sua merenda, prima di passare rapida alla seconda portata. Saya sospirò ed incrociò le braccia, studiando i resti che si erano lasciati addietro: il loro stato era più che credibile, confrontandolo a quanto ricordava dalle fotografie di quella mattina, e non poteva negare che la sua compagna avesse svolto un ottimo lavoro nel liberarsi di quelle persone, per quanto complete nullità, nel giro di pochi secondi, senza dubbio di buon auspicio. Si voltò di nuovo verso di lei, allora, e schiarendosi la voce richiamò la sua attenzione. -Io vado ad accogliere il mio “fratellino”.- le disse, spingendo indietro i suoi capelli con un movimento sicuro di sé. -Lascio a te il resto, sai già cosa ho bisogno che tu faccia.- concluse, scegliendo con attenzione le sue parole: non voleva darle ordini, non apertamente, almeno. Aveva intuito che la sua nuova amica fosse una persona molto indipendente, incline ad ascoltare il prossimo ma molto suscettibile a certi argomenti, tuttavia Saya conosceva molto bene le sue carte e come giocarle.
    Flandre annuì obbediente, la salutò con un cenno del capo e subito si lanciò in trotto verso il centro della città. Saya attese, guardandola allontanarsi, senza nessun chiaro pensiero nella sua testa, rapita solo dall’immagine di quella creatura che se ne andava, rispondendo ad ogni suo desiderio.
    -A questo punto…- mormorò a se stessa dopo molti secondi, portando con uno sbuffo le braccia ai fianchi. Si guardò attorno rapidamente, constatò che nessuno l’aveva osservata. Alzò lo sguardo verso i tetti delle case, osservò distrattamente il cielo dipinto di stelle sopra di esse. Con larghe falciate attraverso la strada, si piegò sulle ginocchia e spiccando un salto si aggrappò alla grondaia dell’edificio, che cigolò appena infastidita. Spingendosi con mani e piedi, scalò in pochi secondi la parete, si aggrappò al cornicione e raggiunse il tetto. Si accucciò sulla cima e guardò sotto di lei: l’oscurità che cullava nel sonno il paese era la stessa che aveva studiato poco tempo prima dalla finestra della casa. Tuttavia, da lassù riusciva a sorvegliare fino ai confini del paese, celata dalla luna che, come sua alleata, pareva di proposito dimenticare di riflettere la sua luce su di lei. Udì un primo ululato, distante, sporgendosi in avanti trovò al centro della piazza Flandre, il suo corpo che pulsava di fiamme e la sua voce ferale che richiamava tutti a sé. Anche se lei non poteva vederla, la Heartless le sorrise: quella notte era ancora lunga e molto doveva accadere, tuttavia non poteva negare che la sua alleata si era dimostrata, fino a quel momento, del tutto all’altezza della situazione. Non era abbastanza, però: c’era ancora molto che Saya voleva vedere, doveva ancora verificare appieno il potenziale della piccola vampira, doveva conoscerlo affondo per poterlo sfruttare al meglio. Ridacchiò divertita dall’ironia della situazione: per quanto la sfida contro l’Ordine fosse la più pericolosa che avesse mai affrontato, forse l’unica davvero pericolosa, era comunque molto inusuale per lei fare così tanto affidamento su di un’altra persona; non le dispiaceva comandare, non poteva negarlo, ma era forse la prima volta che provava un certo interesse per chi stava sotto di lei e, in qualche modo, un senso di fiducia.
    “L’ho scelta io, dopotutto, è naturale che mi aspetti molto da lei.” Concluse, annuendo silenziosamente a se stessa.
    Ghignò sadica e si accarezzò le labbra. -Sono nelle tue mani, Flandre.- confidò al vento. -Non deludermi.-

    Passarono i minuti, il richiamo della vampira risvegliò i guerrieri sopiti, uno sciame di persone prese ad agitarsi per le vie della città cercando quello che credevano essere il loro nemico. Furono attirati lontani nella foresta dalla bestia travestita da bambina ed un nuovo silenzio, più cupo e teso di prima, prese di nuovo possesso della città. Fu allora che Saya lo scorse: un’ombra scivolata oltre i recinti, una sagoma scura che ella non riusciva a riconoscere e che, di conseguenza, poteva collegare ad una sola entità. Si spinse in piedi con le mani e rapida si calò dal cornicione. Cercò di non fare rumore, avanzò rapida e discreta attraverso i vicoli che aveva studiato dall’alto. Scattò evitando le pile di legna sparse per i vicoli e le pozzanghere che intralciavano il suo cammino, si aggrappò all’angolo di una casa e trattenendo il fiato si sporse oltre: lo scoprì lì, di fronte a lei.
    La folta pelliccia fremeva mossa dal vento ed una fiamma scura pareva avvolgere nelle sue spire il mostro: mostrava un muso allungato, che agitava in ogni direzione tentando di fiutare qualcosa. Il suo petto appariva come squartato, la cassa toracica come una seconda bocca pareva sorridere cruenta, come zanne le costole gocciolavano sangue. Saya concluse che fossero i cuori che cercava, probabilmente non aveva neanche compreso la situazione o il grande favore che lei le aveva appena fatto, togliendogli dalle calcagna buona parte dei suoi inseguitori.
    “Ti sei divertito già abbastanza.” Si disse la ragazza: con la mano sinistra si afferrò l’altro polso, silenziosamente passò attraverso i suoi arti energia oscura ed essi mutarono di nuovo. “Adesso fatti un pisolino.”
    Puntò i piedi e scattò oltre l’angolo: l’Heartless licantropo grugnì, fiutandola, si voltò subito verso di lei. Pochi metri a separarli, Saya mostrò i denti combattiva, ma non si lasciò sfuggire nemmeno li più debole dei versi, si tuffò con precisione contro il suo bersaglio, braccio tramutato in maglio alto sopra la sua testa. Menò un colpo dall’alto verso il basso con tutto il suo peso, la creatura scartò all’indietro piegandosi sulle quattro zampe. Il colpo incontrò solo il pavimento, la roccia si frantumò e la terra si divelse sotto al suo peso, ma la ragazza non barcollò nemmeno: alzò lo sguardo verso il mostro, alzò appena le sopracciglia in un lieve stupore. Quello non diede segno di comprendere, piegando all’indietro il capo ululò verso il cielo, verso la luna piena che brillava sopra di loro. Un grido di battaglia, forse, oppure un rituale per chiamare a sé il suo potere, o ancora un’adunata per i suoi simili, Saya non era capace di comprendere il linguaggio di una bestia tanto primitiva, ma nemmeno le importava davvero: qualunque fossero le sue intenzioni, lei lo avrebbe sconfitto e messo al guinzaglio, così come le era stato ordinato, quindi sarebbe andata a controllare come Flandre se la stesse cavando, compito molto più importante per lei.
    Il licantropo attacco per primo, la Heartless lo lasciò fare: la bestia si tuffò in avanti, verso di lei, con le fauci spalancate e le zanne pronte a lacerarla, mentre gli artigli aperti miravano a bloccarla a terra. Saya strinse di più il pugno che era ancora appoggiato a terra, raccolse nel suo palmo i detriti che si era lasciata addietro e li lanciò verso l’alto: li buttò contro gli occhi del mostro, quello batté le palpebre, spostando di lato la testa. La giovane portò le braccia a proteggersi il torso, il peso della bestia la atterrò, ma i suoi artigli la mancarono. Ella portò le gambe al petto e serrò i pugni, con tutti gli altri portò un unico attacco che lo scagliò in avanti, scontrandosi contro le sue dure costole. Con un guaito, il cane crollò a terra e si rialzò subito scomposto, Saya lo superò di un solo istante. Alzò il bracciò di fianco a lei, la pelle squamosa si ingrossò ed esplose in una pioggia di umori trasparenti e pelle ruvida, mentre alla mano deforme si sostituiva una selva di tentacoli. Il mostro la caricò di nuovo, ma lei si era messa in guardia per prima, riuscì ad essere di poco più veloce: le sue appendici frustarono l’aria e si appesero ad un’insegna sopra la sua testa, prima di accorciarci appena: lanciandosi come un pendolo, si scagliò in avanti con i piedi uniti, perpendicolari al mostro: i suoi artigli scorticarono la pelle della sua gamba, la il colpo lo centrò nel grugno, facendolo cadere a terra barcollante per un istante. Saya ne approfittò, toccò terra e si piegò sulle gambe, portando subito il pugno destro a caricarsi. Si mosse in avanti, mise tutto il suo peso sull’arto e si fece trascinare dal suo impeto, ma in maniera troppo umana l’Heartless scartò rotolando di lato e, di nuovo, le nocche della ragazza incontrarono il terreno.
    Si trovarono di nuovo l’una di fronte all’altro, sguardi infuocati ed intrecciati tra loro, corpi tesi pronti all’attacco ed un sorriso sornione della ragazza a complementare il ringhio adirato dell’ombra. La giovane constatò che il suo nemico doveva essere più intelligente di quanto non sembrasse per aver assunto quell’espressione: aveva compreso chi era in vantaggio in quell’ambiente, chi tra di loro aveva esperienza in un campo di battaglia cittadino. Aveva commesso uno sbaglio nel decidere di attaccarla e ne avrebbe pagate le conseguenze.
    In quel momento, le prime luci si accesero nelle case: il cigolio del metallo gridò alle loro orecchie, spade sguainate e sferragliare di armature assieme alle grida della gente. Saya comprese subito: coloro che erano rimasti di sorveglianza indietro, nel caso che il loro falso mostro tornasse, erano stati richiamati dal loro combattimento. Il lupo drizzò le orecchie pelose, i suoi occhi dorati baluginarono per un istante. Saya si lanciò in corsa, corpo piegato in avanti e mani chiuse a pugno, l’Heartless si voltò in un istante e scattò in fuga nello stesso istante: scavalcò gli steccati con rapidi balzi, scivolò rapido scartando da un lato all’altro della strada, la giovane lo inseguì incespicando sui suoi passi per sostenere la sua velocità. Lo vide imboccare il sentiero sterrato che portava nella foresta, lo vide mimetizzarsi tra le tenebre. Non titubò nemmeno per un istante, si tuffò nell’Oscurità a sua volta.
    Scansò i rovi falciandoli con le braccia, balzò con ampi passi tra le radici che come capillari si estendevano per tutto il terreno, i suoi occhi che dardeggiavano prima di fronte a lei, alla ricerca anche solo di un’ombra, e ai suoi piedi, cercando di distinguere le tracce che la sua preda stava lasciando dietro di sé: l’erba era piegata ed i rami spezzati, la terra era umida e le foglie dai colori morbidi si incollavano al terreno fangoso dove l’Heartless passava. La giovane dovette rallentare appena il passo, ma la sua attenzione non vacillò per un solo istante: si mosse rapida fra le fronde, allontanandosi senza paura dal sentiero sempre di più.
    Cominciò a respirare più a fondo, cercando di trattenere il suo fiatone. Mosse un passo, poi un altro, quindi si fermò, aggrappata ad un albero: gli uccelli si erano svegliati, le foglie degli alberi frusciavano al loro passaggio ed i cinguettii risuonavano gioiosi, come invitandola a seguirli. Il vento sussurrava al suo orecchio parole che ella non riusciva a comprendere ma, in quel coro silenzioso di suoni, udì anche altro: il grugnito di un animale stanco, un fiato roco e affaticato. Avanzando lentamente, Saya si sporse in avanti, spiando nelle tenebre del bosco. Vi era un piccolo spiazzo, davanti a lei, un albero morto era divelto a terra, il suo tronco scavato dalle termiti, e tutt’attorno crescevano prolifici erba e muschio. Al centro, riposava l’Heartless, incerto sulle sue due zampe posteriori.
    L’inseguitrice avanzò, il verde sotto ai suoi piedi frusciò al suo passaggio. Con i modi di un animale spaventato, il licantropo si voltò di scatto verso di lei, drizzando le orecchie e mostrando le zanne, piegato sulle zampe posteriori. Con un sorriso, Saya avanzò, portandosi allo scoperto di fronte a lui.
    -Finiamola con i giochi.- fece, scuotendo la testa ed alzando le spalle. -Il tuo paparino ti aspetta, è ora di tornare a casa.-
    L’Heartless inarcò la schiena e ripose con un ringhio. La ragazza aggrottò la fronte e stese le braccia lungo i fianchi, pronte a mutare di nuovo.
    Restarono a fissarsi per lunghi secondi, Saya certa di cosa fare ed in attesa di una prima mossa, l’altro difficile a dirsi per lei. Il licantropo gonfiò il pelo ed ululò, più forte che mai; la predatrice porto un piede indietro, rinsaldando la sua posizione, le braccia a difendersi. Attorno a lei, tante piccole esplosioni buie scoppiarono all’unisono, i portali oscuri si aprirono a mezzaluna, circondando come una barriera di pece la creatura. Da essi apparvero altrettante, piccole creature.
    Saya ridacchiò con un sorriso di scherno, portò una mano al fianco e sospirò mentre passava lo sguardo da una sagoma alla successiva: tanti altri cani, alti come lei, le apparvero attorno, cinque in totale. Le lingue penzolavano affamate dalle loro fauci chiuse, ad ogni loro movimento spasmodico le catene che legavano i loro polsi ed il collo tintinnavano con il frastuono di un battaglione in movimento.
    -Oh, che gentile.- fece ironica la ragazza, avanzando tranquillamente di un passo. -Come sapevi che amo gli animali?- si armò nuovamente, si sgranchì gli artigli affilati e pesanti. Il lupo indietreggiò, senza darle le spalle, e il muro di Heartless inferiori si chiuse a dividerli. Saya, tuttavia, continuò ad avanzare, fermandosi solo a pochi passi dal gruppo di nemici. -Ora, chi vuole giocare per primo con me?-
    Un ululato all’unisono di tutte le creature, la ragazza sogghignò. -Dovevo aspettarmelo.-

    Le cinque creature si allargarono per circondarla: i due più esterni si piegarono sulle quattro zampe e balzarono in avanti, solo con la coda dell’occhio la ragazza riuscì a seguirne i movimenti, mentre si fermavano alle sue spalle. Gli altri si tuffarono verso di lei, fauci spalancate e artigli pronti a lacerare la sua carne. La Heartless non restò ad osservarli, decise di agire per prima come era solita fare: si piegò appena sulle ginocchia e concentrò tutto il suo potere. La lunga chioma smeraldina parve prendere vita e la cinse, estendendosi fino a diventare una vera armatura attorno al suo corpo; i capelli si indurirono, le punte si raggrumarono in lunghe ed appuntite spine. Mentre la mutazione faceva il suo corso, la giovane si piegò in avanti per poi lanciarsi in corsa. Caricò contro la creatura centrale, che a sua volta le veniva addosso pronta ad uno scontro. Saya spiccò un balzo, spostò il corpo di lato e puntò la sua spalla contro lo sterno del mostro: questi impattò violento contro la sua pelliccia chiodata e, spinto indietro, cadde a terra. Saya gli fu subito sopra, braccio alto pronto a colpire di nuovo. I capelli circondarono il suo pugno come un guanto, l’arto vibrò di potenza e la ragazza lo calò rapida e letale sulla testa del nemico. Con un suono secco, il cranio si frantumò sotto il colpo, il muso del lupo rientrò all’indietro mentre sprizzi di sangue uscivano da ogni suo orifizio. Saya lo osservò compiaciuta, come musica ascoltò il rantolo greve dell’ultimo spiro che usciva dalle sue narici e, allora, alzò subito il capo e si voltò a cercare gli altri nemici: due dei licantropi le si erano avvicinati, instabili sulle loro sottili zampe posteriori le puntavano contro le braccia, i bracciali metallici che tintinnavano spettrali. Un’aura scura percorse le loro catene ed un brivido avvisò la ragazza del pericolo. Compattò i capelli, abbandonò l’attacco per massimizzare la difesa. Gli spuntoni che decoravano le catene di uno dei due furono scagliate rapide come proiettili, Saya strinse occhi e denti, indurendo il suo corpo come acciaio. Con un clangore metallico, le spine si schiantarono contro la sua difesa, rimbalzarono roteando tutt’attorno, decorando con i loro luccichii dorati il verde della foresta. Appena sentì la raffica placarsi, la ragazza riaprì gli occhi e abbassò rapida lo sguardo verso il proprio corpo, verso la propria difesa: i suoi capelli erano allentati, pendevano molli e stanchi attorno a lei come i rami di un salice, ciocche fumavano consumate dallo sfregamento con i proiettili ed i buchi nel suo scudo erano evidenti. Subito si voltò verso il secondo nemico, aveva le braccia levate al cielo allo stesso modo, rapito dallo stesso barlume oscuro.
    -Merda…- imprecò a denti stretti: portò davanti a sé l’arto sinistro, gomito piegato e braccio a farle da scudo, i suoi muscoli si gonfiarono e la pelle si strappò, mentre strati di membrane rosacee simili ad una spessa ala si allargavano sopra e sotto: un largo scudo, pulsante di sangue, si formò come parte del suo corpo, a proteggerla dal secondo assalto: i proiettili trapassarono l’aria diretti a lei, con un suono sordo e umido si conficcarono nella sua appendice.
    -Agh!- batté il pugno destro a terra, si morse le labbra a sangue per non lasciarsi sfuggire un secondo mugolio di dolore: sentiva il braccio andarle a fuoco, le spine divorano lo scudo e torturavano i nervi che tornavano al braccio e poi al cervello, facendola quasi impazzire. -Cazzo...- fece ancora, respirando a fondo e buttando fuori l’aria iraconda. Non era possibile che facesse così male, non avrebbero dovuto nemmeno toccarla. Non aveva calcolato il vantaggio numerico, non era quello a cui si era preparata.
    “Quegli stronzi… Vi spacco il collo uno per uno.” Strappò l’erba con entrambe le mani, serrò i pugni e puntò i piedi pronta a scattare: si stavano già preparando ad attaccarla di nuovo, doveva indietreggiare e recuperare lo svantaggio in cui si trovava.
    Uno degli Heartless si tuffò verso di lei a fauci aperte. Saya si rialzò, piegò le ginocchia per saltare indietro e schivare, ma un’ombra si frappose tra lei ed il nemico, del fruscio dei cespugli e del suono di passi si accorse solo allora.
    La ragazza spalancò gli occhi incredula, barcollò all’indietro dimenticandosi ciò che stava facendo: di fronte a lei vi era una bambina vestita di rosso, con un cappellino carino a coprire le sue stoppe bionde.
    -F..Flandre?- mormorò incredula. La fissò basita, la bocca spalancata mentre quella, come se stessero solo giocando, porgeva il braccio al licantropo da sgranocchiare come un osso.
    La vampira non parve trovare il tempo di voltarsi, ma Saya la vide sorridere soddisfatta. -Di là… si sono stancati di morire.- le spiegò allegra, il petto che si gonfiava e rilassava a ritmo ad ogni suo respiro, assieme alle spalle che salivano e scendevano ad ogni fiato che prendeva. -Va tutto bene?- le domandò, con una nota preoccupata. Il suo pugno destro brillò avvolto in spire scure: Flandre lo caricò portandolo indietro, la testa girata verso di lei, ben più preoccupata per Saya che non per il nemico di fronte a lei.
    La ragazza si raddrizzò e, rapidamente, scosse il suo abito bianco dalla polvere e dai fili d’erba. Ridacchiò tra sé e sé e terminò con un sospiro, inclinando il capo con fare sprezzante. -Certo, ma un po’ d’aiuto non può che farmi piacere.- ammise. Si grattò la nuca e fece scrocchiare il collo, quindi avanzò di un passo. -Anzi, sei arrivata al momento migliore per…-
    Al fianco di Flandre, appena al di fuori dal suo campo visivo, la Heartless scorse un lupo che correva nella direzione della sua compagna, braccio caricato dietro la testa pronto a calare in un possente attacco. Saya balzò in avanti e mulinò all’indietro il suo braccio: l’arto si spellò, i muscoli dapprima uniti si separarono in tre tentacoli. Con uno schioccò di frusta, lanciò le sue appendici contro la creatura: si attorcigliarono attorno alla sua gamba, ella strattonò ed il licantropo cadde a terra, strisciando sul letto d’erba. -… divertirci un po’ assieme!-
    Gli corse incontro, un sorriso sadico in volto: non ad alta voce, ma aveva detto che gli avrebbe rotto il collo e avrebbe mantenuto la parola. Calandosi sulle ginocchia bloccò a terra la creatura, il braccio sinistro perse la sua forma umana e mutò in un possente artiglio. Spalancò le dita e le portò a cingergli il collo, quando un ringhio la distrasse per un istante: alzò l’artiglio a difendersi, le zanne di un lupo si chiusero nell’incavo tra pollice ed indice. Saya chiuse a pugno, afferrò il mostro per i denti, quello provò a dimenarsi ma la ragazza lo tenne in posizione.
    -Flan!- gridò, chiamando l’attenzione della compagna. -Schiacciali!- tirò verso terra il secondo lupo, che cercava di sfuggire alla sua presa e sopportò a denti stretti i graffi di quello sotto di lei, un pugno ben piazzato lo fece calmare per un istante. Udì una risposta distante dalla vampira, ma non riuscì a capire per certo in cosa consistesse. La certezza arrivò solo alcuni secondi dopo, quando vide lo spazio attorno a lei farsi di colpo più scuro: un’ombra lunga e dritta era apparsa su di loro e ogni istante si faceva più larga. Un ultimo strattone al primo ed una ginocchiata al secondo per rallentarli, quindi si gettò di lato, rotolando su un fianco. Un istante dopo, un potente boato la assordò. Quando si rialzò, mani appoggiate a terra e testa alta, vide un enorme tronco a terra, la base sciolta ed in fiamme, i due Heartless schiacciati sotto di esso, solo uno ancora in vita.
    Saya si avvicinò lentamente, lo guardò dall’alto con espressione di scherno. Gli occhi del licantropo la incontrarono, un debole guaito sfuggì alle sue labbra. La ragazza ridacchiò, si chinò verso di lui e prese la sua testa tra le mani. Strinse le dita, un rapido movimento del polso e gli torse il collo. La creatura morì sul colpo ed il suo cadavere tornò polvere.
    Rialzatasi, spostò il suo sguardo su Flandre: la bambina le sorrideva felice, trottando si fermò al suo fianco. La Heartless rispose a sua volta con un sorriso e, gentilmente, le strofinò i capelli. Un fruscio poco distante, le due si voltarono di scatto. Solo in quel momento Saya realizzò che era rimasto un nemico, che mantenendo la posizione, a qualche metro da loro, sembrava titubante all’idea di attaccarle.
    La bambina saltellò in avanti, portò le mani dietro di sé e si sporse con la testa. Prese fiato e ruggì potente. Il mostro scappò via piagnucolando, svanendo tra gli alberi. Saya chiuse gli occhi e si concesse un secondo per ridere, sinceramente divertita.
    -Ti ringrazio, Flandre.- fece allora rivolta all’amica, voltandosi a guardarla e regalandole un sorriso sospirato. -Senza il tuo intervento il combattimento si sarebbe fatto molto… meno pulito.- Si fermò un istante, a metà della sua frase, per stringere appena gli occhi e prendere fiato: una momentanea fitta di dolore si era estesa per il suo braccio, rimbombando nella sua testa come una marmellata. Infastidita, lo portò di fronte al viso e studiò le sue ferite: aveva ritirato da tempo lo scudo, ma erano rimasti numerosi, piccoli solchi sulla sua pelle. Aveva smesso di sanguinare, ma il solo tenerlo in posizione le faceva bruciare tutto l’arto, come se una di quelle fottute creature la stesse ancora azzannando. Lasciò cadere il braccio, maledicendole un’ultima volta: sapeva che non sarebbe rimasta nessuna cicatrice e che presto sarebbe tutto passato, ma era comunque un colpo in più al proprio orgoglio di quanti ne voleva accettare.
    -Oh, io mi sono divertita!- commentò la vampira soddisfatta, Saya si voltò verso di lei giusto in tempo per vederla scrollare le spalle.
    Senza dire nulla, si fermò ad osservare la più piccola: il suo respiro si era calmato, il suo vestito era strappato e la sua bellezza intaccata più di una volta, ma appariva tranquilla, completamente a suo agio in quella situazione complicata.
    -Mi fa piacere…- mormorò Saya, incrociando le braccia al petto. La sagoma della compagna si fece ogni istante più indefinita, finché la Heartless, persa nei suoi pensieri, arrivò a non vederla neppure più, pur senza rendersene conto. Impegnata nella sua battaglia e incitata dall’ira, Saya non aveva osservato Flandre con quanta attenzione avrebbe voluto, tuttavia ciò di cui era stata capace era ben visibile: aveva subito risposto al suo piano, dimostrando capacità più che notevoli nel seguirlo. Nel riflettere su quanto era accaduto, una nuova domanda baluginò nella sua mente. Batté le palpebre un paio di volte, superando un attimo di confusione, e trovò di nuovo la vampira. -Cos’è successo da quando ci siamo divise?- le chiese.
    Per un istante, l’espressione della bambina si fece seria, mentre rievocava alla sua mente le ultime ore. Poi, d’improvviso, una coltre triste piegò i suoi lineamenti, causando nella Heartless una lieve perplessità.
    -Un po’ di persone mi hanno seguita, alcuni mi hanno perso di vista.- raccontò, per poi abbassare il capo. -Scusa Saya, quando sono diventati troppi non ho più fatto come mi avevi spiegato, con il cuore, il buco…-
    La ragazza restò interdetta per un momento. Sospirò sollevata, portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi, scuotendo la testa, poi mostrandole ancora un volto amichevole le si avvicinò, si piegò sulle ginocchia per portarsi al suo livello e la accarezzò sul capo. -Non ha importanza.- la rassicurò scuotendo le spalle. -Dopotutto, stai facendo tutto questo perché te l’ho chiesto io. Significa molto per me, davvero.-
    Attese per un istante guardando l’altra negli occhi, cercando di capire che effetto potessero aver avuto le sue parole su di lei: Flandre pareva rincuorata, credeva davvero nelle sue parole. Quella era un’ottima notizia.
    Con uno sbuffò di stanchezza, Saya si rimise in piedi, le mani appoggiate ai fianchi e la schiena inarcata all’indietro mentre si stiracchiava. -Non abbiamo ancora finito il lavoro, però: ho trovato l’Heartless che stavo cercando, ma mi ha lasciato a combattere con quegli scarti ed è scappato.-
    Mosse qualche passo avanti, con il mento stretto tra le dita si guardò attorno: studiò le impronte per terra, cercò segni nei tronchi attorno. Era passato diverso tempo e la zona si era fatta molto affollata fino a pochi minuti prima, rintracciare la strada della loro preda era quasi impossibile. Girò la testa e, con espressione appena corrucciata, domandò alla compagna: -Credi che saresti capace di ritrovarlo?-
    Flandre annuì entusiasta. Si chinò a quattro zampe, inspirò a pieni polmoni con il naso puntato verso l’alto, si umettò le labbra ponderando forse ciò che sentiva. Saya la guardò in silenzio con le sopracciglia basse, non sapeva con esattezza cosa pensare: era uno spettacolo degradante, per com’era presentato, ma non poteva negare che i sensi della piccola fossero un’arma di estrema utilità, il suo intervento provvidenziale nel combattimento ne era stata la prova. Decise semplicemente di lasciarla fare e seguirla in silenzio, concentrandosi solo su quello che era il fine.

    Camminarono per vari minuti, Saya non si azzardò quasi a parlare, preferendo lasciare che l'alleata si concentrasse sulla ricerca. Per tutto il tempo tenne gli occhi calati su di lei, pieni di interesse e compiacimento verso quello scricciolo che si dimostrava ad ogni occasione sempre più utile. Improvvisamente i suoi passi si fermarono, la Heartless puntò i piedi e barcollò in avanti per fermarsi, colta alla sprovvista, quindi alzò lo sguardo: Flandre puntò con l'indice davanti a sé, incorniciata dal verde dei cespugli e degli alberi davanti a loro si apriva una grotta buia, scavata in una parete rocciosa che saliva di fronte a loro per qualche metro. La ragazza sospirò, portando una mano a sorreggersi la testa. -Ma non mi dire...- commentò ironica, scuotendo il capo con una risata esausta. Mosse alcuni passi avanti, lenta e con le braccia lunghe i fianchi, varcò appena la soglia del tunnel e si guardò attorno con aria scettica: il vento ululava macabro stridendo contro la pietra, i pochi raggi del sole che vincevano la difesa degli alberi sembravano troppo timidi per addentrarsi nei cunicoli bui, il terreno spariva nelle tenebre dopo soli pochi passi.
    Saya sbuffò, voltandosi verso la più piccola: -Abbiamo ancora un po' da esplorare, temo.- annunciò, priva di qualsivoglia entusiasmo. Osservò Flan reagire allo stesso modo: stanca e scocciata, si drizzò in piedi e, con passo lento, appena trascinato, la raggiunse, posando gli occhi un po' delusi su di lei. La ragazza si sforzò di sorriderle e, prima di avanzare, si voltò indietro a scandagliare l'area attorno a loro.
    -Ah!- fece infine soddisfatta: si allontanò con passo rapido verso uno degli alberi, in un istante mutò il suo braccio in un ammasso di tentacoli che lanciò subito verso l'alto a stringersi attorno ad uno spesso ramo. Strattonò un paio di volte ed il legno cedette, cadendo a terra in una coreografia di foglie danzanti. Con un sospiro annoiato, spese qualche momento a pulirlo, quindi lo sollevò con aria convinta davanti ai suoi occhi. Tornò alla caverna, sfiorando Flan con un fianco mentre passava, quindi si portò lungo la parete e cominciò a sfregare la sua torcia improvvisata: dopo pochi secondi, la punta iniziò a fumare, dopo altrettanti le scintille accesero la fiamma di quella fiaccola, che Saya mostrò alla compagna allungò subito verso l'ignoto di fronte a loro. Funzionava decentemente, erano pronte ad andare.
    -Stammi vicina, mi raccomando.- raccomandò soltanto a Flandre, invitandola con un cenno del capo a mettersi al suo fianco. La bambina annuì, trottando verso di lei. Saya prese fiato, alzò lo sguardo di fronte a sé ed avanzò.

    Continuava a guardare avanti, cercando di distinguere nel grigio della roccia le curve e gli ostacoli che la galleria poneva di fronte a loro. Erano solo pochi metri, poi il tutto tornava al buio. Per due volte era stata distratta dal grido dei pipistrelli che volavano impegnati sopra le loro teste, ma non un altro suono oltre all'eco dei loro passi e al crepitio della fiamma.
    Fu allora che udì una voce riverberare tutt'attorno a lei; Saya trasalì, spalancando gli occhi ed chiudendosi inconsciamente tra le spalle. -Senti, Saya...-
    La ragazza si girò subito verso l'amica, con espressione confusa in volto. Flandre la fissava con un broncio indeciso, forse per un qualche senso di colpa che la confondeva ancora prima di aver parlato. -Perché stiamo cacciando questo Heartless?-
    Lei sospirò, rilassandosi di nuovo, e rimase qualche istante con il viso rivolto davanti a sé, cercando nel buio la sua risposta migliore. -Hai mai visto altri Heartless con aspetto umano oltre a me, Flandre?- le domandò, voltandosi a guardarla con un sorriso per invitarla a parlare.
    La vampira rispose con un'espressione confusa, batté più volte le palpebre lasciandosi sfuggire un rantolo incerto, prima di trovare timidamente la risposta: -No...?-
    Saya ridacchiò, la luce della torcia pulsò per un istante come un cuore che batte, gettando un'ombra deforme sul volto della ragazza; i suoi occhi brillarono con un lume dorato. -Per spiegare nel modo più semplice possibile...- cominciò, muovendo il braccio sinistro come ad afferrare l'aria, alla ricerca delle parole più semplici possibili. -... Solo i Completi con una volontà forte ed un cuore oscuro riescono a mantenere forma umana quando diventano Heartless. Di esseri come me ce ne sono davvero pochi e la maggior parte lavora in gruppo.- si fermò, sospirò con un sorriso mentre scuoteva il capo, provando sentimenti contrastanti al pensiero della sua nuova “famiglia”. Portò la sinistra al petto, si rivolse a Flandre con ostentato orgoglio ed aggiunse: -Ed anche io ne faccio parte.-
    Interruppe il suo racconto per dare qualche occhiata all'ascoltatrice: la piccola aveva gli occhi puntati su di lei ed un'espressione seria: appariva forse in leggera difficoltà ,ma pareva riuscisse a comprendere la gravità di quanto Saya stava spiegando.
    Umettandosi le labbra, timida nel prendere la parola, la vampira azzardò una conclusione, Saya rimase in silenzio ad ascoltarla: -Quindi... te l'ha detto questo gruppo di inseguire quell'Heartless?-
    La ragazza alzò appena le sopracciglia, piacevolmente stupita da come la compagna avesse subito colto il nocciolo della situazione. Si sforzò di mascherare la sua sorpresa, tuttavia, e scosse appena la testa per far tornare il suo visto un foglio bianco su cui appiccicare qualsiasi espressione desiderasse. Per quel momento, quindi, scelse un'aria combattuta.
    -Già.- fece annuendo alla risposta dell'altra. -Anche se quasi mi dispiace.-
    Sospirò ancora, calando la torcia che le costrinse ad un ancor più piccola sfera di chiarore. Alzò allora lo sguardo davanti a sei, mostrando di nuovo un po' di determinazione, e continuò: -Lo sai, gli Heartless comuni sono molto facili da controllare: si limitano a seguire chi credono più forte. Anche nel nostro gruppo, nell'Ordine degli Oscuri, le cose non sono molto diverse.- si fermò per un istante, chiuse i pugni ed il suo fiato tremò di rancore: -Purtroppo io non amo essere comandata a bacchetta.-
    Uno sguardo di soppiatto a Flandre, la vide abbassare gli occhi pensosa, i suoi canini brillarono per un istante oltre le sue labbra minacciosi. -Pienamente d'accordo.- mormorò appena udibile. Nascosta dalle tenebre, Saya rispose con un ghigno compiaciuto.
    -Non te ne ho parlato prima perché, beh...- tornò a mostrarsi calma, quasi dispiaciuta. Contò il passare dei secondi nella sua testa, mentre fingeva di cercare un modo per esprimersi. -Non è un ambiente molto piacevole. Necessario, certo, ma opprimente. Il mio obiettivo, lì, è...- confessò, portando il pugno destro di fronte a sé e stringendolo sempre più con decisione. -... Arrivare in cima e fare le cose a modo mio.-
    Continuarono a camminare, ma la bambina non pronunciò più una parola. Immersa nel silenzio dei suoi pensieri, Saya si domandò se Flan si fosse fatta un'idea negativa di lei, dopo quelle parole, ma non trovò l'occasione di chiederlo. Fermò i suoi passi e abbassò lo sguardo, trovando così di fronte a lei il percorso franato ed un alto strapiombo che si gettava nel buio sotto di lei.
    La ragazza strinse gli occhi, umettandosi le labbra si concentrò per svolgere qualche rapido calcolo: il salto doveva essere di cinque, forse sei metri ad occhio e croce. Con fare prudente avanzò fino al bordo del terreno e tastò con il piede la durezza della roccia: pareva solida, Saya si sentì rincuorata dalla scoperta. Si sporse puntando la torcia sotto di sé, ma nulla cambiò, il fondo del baratro le sfuggiva ancora alla vista. Si rivolse allora al soffitto, vide la ruvida parete scavata nella terra e nella pietra pendere minacciosa sulle loro teste, numerose stalattiti come denti affilati pronte a sbranarle. La Heartless si massaggiò il mento, chiedendosi se potesse funzionare.
    -Flandre.- la chiamò perentoria, la compagna si avvicinò subito con un mugolio obbediente.
    -Aggrappati forte.- le ordinò, alzando le braccia abbastanza da permettere alla vampira di cingerle la schiena con le braccia. La piccola titubò un istante, confusa, ma eseguì contenta il comando.
    Saya frustò l'aria con il suo braccio, i muscoli si segmentarono tornando ad essere un gruppo di lunghi e minacciosi tentacoli: li mulinò verso l'alto, con un movimento esperto riuscì ad arrotolarli subito ad uno degli spuntoni di roccia sopra le loro teste. Diede uno strattone, ne verificò la solidità, allora prese fiato, sussurrò: -Pronta?- e si lanciò.
    Il fischio del vento le ruggiva attorno, ma Saya stringeva i denti senza fare alcun rumore. Per guadagnare momento si lasciò cadere in avanti e da un momento all'altro si scoprì senza più il terreno sotto ai piedi. Per tutto il tempo continuò a guardare di fronte a sé. Indurendo i suoi muscoli sopportò il contraccolpo nel momento più basso, ma il pendolo continuò il suo movimento, avvicinandosi sempre di più all'altra sponda. La ragazza respirò a bocca aperta, allungò le gambe di fronte a sé e diede un colpo con il bacino, lasciò andare la stalagmite e i due corpi furono spinti in avanti dall'inerzia, superarono il bordo dello strapiombo. Saya piegò le ginocchia ed atterrò in piedi, barcollò solo per un istante, piegata dallo sforzo. Sospirò, allora, e fece uscire tutta l'aria nei suoi polmoni. Non aveva avuto alcun dubbio fin dal primo istante, ma quell'imprudenza si era rivelata uno sforzo maggiore di quanto non avesse calcolato.
    -E ora...- borbottò, lasciando andare Flandre e avanzando, un passo felpato alla volta. La grotta si apriva di fronte a lei, diventava un ampio salone, come un'arena sotterranea. Uno squarcio di cielo illuminava la caverna dall'alto, dove il soffitto era franato e lasciava intravedere il mondo al di fuori: un mare di stelle ed una enorme luna piena, il resto era vuoto e nero, mentre attorno a loro la luce d'argento rischiariva quel largo spiazzo senza altra uscita.
    -Siamo arrivati al capolinea?- si domandò Saya, grattandosi la nuca infastidita. -Sei sicura che fosse venuto qui? O c'era qualche cunicolo che non abbiamo visto?- si voltò annoiata verso la compagna, allora la sua espressione si indurì preoccupata: vide Flandre tesa fiutare l'aria, appena piegata sulle sue ginocchia come pronta alla battaglia. -Saya...- mormorò con voce profonda. -C'è qualcuno, qualcosa che si muove-
    Saya si immobilizzò, trattenne il fiato e cancellò ogni suo suono: tese l'orecchio, sentiva il fiato pesante di un'altra creatura, poi dei passi felpati rapidi e minacciosi.
    Si voltò di scatto, puntò la torcia di fronte a sé: non riusciva bene a scorgere cosa le stava davanti, una sagoma del colore della roccia balzava addosso a loro, parendo fluttuare come un misterioso vello. La ragazza obbedì ai suoi istinti, senza pensare subito lanciò il pezzo di legno infuocato in avanti, verso di essa, cercando con quel colpo di capire cosa avesse davanti. L'arma improvvisata rimbalzò via con un tonfo ovattato, la fiamma baluginò come spaventata e si spense cadendo a terra. Un ringhio infastidito sfuggì alla creatura e in quell'istante la ragazza seppe per certo che, in qualche modo, di fronte a lei vi era il loro bersaglio.
    Avrebbe voluto mettere in guardia Flandre, ma sapeva che la ragazza era pronta da prima di lei, si limitò allora ad osservare concentrata ciò che accadde: il lupo si tuffò addosso a lei e, in maniera fin troppo umana, conficcò gli artigli nelle sue spalle per bloccarla. Strappò la sua veste e trapassò la pelle, le sue dita folte si impregnarono delle prime gocce di sangue. Ululò allora e calò le sue fauci sulla bambina, lasciando che il suo travestimento si dileguasse e, mentre la azzannava, la sua figura recuperasse il suo colore originale e fosse ben visibile bagnata dalla luce lunare. Flandre rispose, tuttavia: il suo pugno era già pregno di Oscurità e flutti minacciosi lo circondavano: attese che l'altro abbassasse il capo, che si avvicinasse a lei, con precisione strinse gli occhi e sferrò un pesante gancio alla sua guancia destra, ruotando tutto il busto con un movimento rabbioso. Il mostro venne scagliato all'indietro, perse contatto col terreno e strisciò per un metro a terra, un guaito strozzato a sottolineare il loro successo.
    Saya corse subito in avanti, portandosi vicino a Flan. Contrasse la schiena all'indietro, gonfiò il petto e spalancò la bocca: passò un istante e con uno spasmo dalla sua gola risalì una densa palla di succhi gastrici ed acido che, come un proiettile, spinse in avanti contro l'Heartless: mirò alle sue gambe, doveva danneggiarlo abbastanza da impedirgli di muoversi, così da poterlo riportare quasi integro al suo padrone. La creatura, rotolando a terra dal dolore, si agitò come impazzita. Evitò solo in parte l'attacco, forse persino inconsciamente, mentre incespicava per alzarsi sulle quattro zampe: solo una delle posteriori fu colpita ed il mostro cadde in ginocchio ululando di dolore.
    La ragazza mosse un passo avanti, si mise di fianco all'alleata, mani in guardia di fronte a lei: il mostro si mise subito in piedi sulla gamba sana, piegò la schiena in avanti e nascose il muso contro il suo petto, dietro le braccia. Esplose di rabbia e furia, ruggì verso la luna, i muscoli delle braccia tesi allo spasmo, il suo petto che si contraeva come se ad ogni battito il suo cuore gli esplodesse dentro. Saya deglutì, un sorriso di sfida affiorato sul suo volto: lui aveva evocato le creature che l'avevano ferita ed umiliata, era colpevole quanto i Werechain stessi.
    Un'aura argentea circondò il licantropo, tinta da spire di oscurità, ed esso scattò di nuovo, gli occhi tinti da fiamme inestinguibili. Era più veloce di prima, per un istante Saya restò spaesata. Il mostro spiccò un balzo, la sua pelliccia parve quasi drizzarsi, mentre fiamme nere lo circondavano: in trotto a quattro zampe si tuffò addosso alla vampira, trasformato in un'ombra nera capace di divorare qualsiasi cosa. Le fu addosso, la investì ed esplose in un tripudio di ombre e fiamme. Per un momento, la Heartless si coprì gli occhi: un'ondata di vento caldo la investì e, con esso, polveri e sassolini. Quando la nebbia sollevata dall'attacco si diradò, Saya vide il licantropo e Flandre, entrambi in piedi di fronte a lei: il nemico era ricoperto di sangue, la vampira sorrideva guardandolo, completamente inerme; sul suo corpo, come una grossa macchia scarlatta, si era aperto un ampio varco che aveva fatto attraversare l'attacco senza raggiungere la giovane. Saya ghignò soddisfatta, un'altra sorpresa di cui non era a conoscenza, ma che non era di certo niente meno che un asso. Un istante dopo, il corpo della bambina tornò ad essere fisico, con una potente onda d'urto che scagliò via l'essere, dritto dritto contro la maggiore: Saya trasformò le sue mani in possenti magli, giungendole ed intrecciando le dita caricò un solo, pesante colpo alla sua nuca. Le mani affondarono nel collo dell'ombra, lo investirono in pieno, scaricarono la loro energia su di esso. Eppure, con espressione confusa, la giovane scoprì nel nemico qualcosa che non si sarebbe mai aspettata, che non riteneva nemmeno possibile: la creatura non si era piegata, non era caduta a terra, aveva incassato il colpo senza battere nemmeno ciglio. Non un mugolio di dolore, non un movimento, i suoi occhi erano parevano vederla ma non riconoscerla, mostravano una follia impropria di un animale. In qualche modo, quello sguardo così minaccioso la fece solo arrabbiare ancora di più.
    “Non sente più il dolore?” si domandò a denti stretti, ripensando a come pareva essere cambiato da quando si era avvolto della luce argentea.
    -Cazzo.- imprecò soltanto, caricando un altro attacco. Fece per mulinare il braccio, ma il movimento fu interrotto brusco a metà: le costole che sporgevano dal petto squartato del lupo vibrarono minacciose, in un istante moltiplicarono la loro lunghezza e l'affilatezza, come lame letali trapassarono il suo sterno, lo stomaco, la gola, la impalarono in un istante, non ebbe nemmeno il tempo di gridare. Poté solo alzare una mano tremante a stringere quell'arma ossea, facendo fondo all'unico, profondo respiro che le restava in corpo, mentre i suoi occhi vacui incontravano quelli del mostro. Nel suo ultimo spiro, Saya sorrise.
    Il volto della ragazza cominciò a disfarsi, i suoi occhi colarono lungo le guance, le iridi due puntini scuri che si mischiarono alla sclera, la pelle divenne densa gelatina che calava lungo i muscoli che subito la seguivano. Si disciolse presto in una melma verdastra che colò informe a terra, rapida si distanziò di qualche metro e, nell'arco di istanti, riprese forma tornando ad essere una Saya incolume, meravigliosa, proprio come avrebbe dovuto essere. Si pettinò una ciocca di capelli e fissò il suo sguardo sul nemico, un sorrisetto denigratorio a svilirlo, anche se ella dubitava che il licantropo potesse comprendere simili dettagli.
    La Heartless era da un lato, la vampira dall'altro, il loro nemico intrappolato nel mezzo. Dando tempo a Saya di prepararsi ad un nuovo assalto, fu Flandre ad agire per prima: dalle ombre nacquero tre figuri dai contorni scuri ed indistinti, che scivolando rapidi lungo il terreno si gettarono all'assalto del lupo. Il mostro si girò di scatto verso la piccola, balzò in avanti chiudendo il muso contro il suo petto ed il suo corpo prese a roteare ad una velocità inaudita: la sua pelliccia parve compattarsi essa stessa in una lama, l'oscurità lo cinse di nuovo e, come una sega rotante, la creatura fendette l'aria volando verso Flandre. Una figura di tenebra si mise in mezzo, ma esplose tagliata in due dall'impeto della preda; nonostante la velocità rallentata, il lupo raggiunse la vampira che, pur portando le braccia a proteggersi, non fu rapida abbastanza da schivare. Saya strinse gli occhi, osservando la compagna, e notò flutti di oscurità accumularsi dentro di lei, appena la lama del mostro lacerò le braccia della giovane tentando di raggiungere le ossa. Con una mano, la bambina strinse a sé il lupo, l'altra si mosse all'indietro. Un grido persino più forte di quelli dell'animale e il colpo travolgente della piccola si scaricò devastante sullo stomaco del mostro: le nocche sprofondarono nella sua pancia, contrassero la pelle al punto da strapparla, si impressero nella carne vita come un ampio segno rosso, ma ancora l'Heartless non parve prestarci quasi attenzione.
    Con espressione seria, Saya si gettò in avanti, allora, verso Flandre e verso il loro nemico. Il suo arto destro mutò ancora, divenne di nuovo un gigantesco artiglio che mulinò con le dita aperte. Il licantropo cominciò di nuovo a brillare di nero, il suo pelo assunse il colore della pece; Saya lo graffiò alla schiena, percorse tutto il suo corpo premendo con tutta la forza che aveva, quattro segni rossi si allargarono su di lui, trasudando sangue scuro. La ragazza lo spinse via, con un movimento brusco lo separò dalla compagna e tentò di allontanarlo. L'essere brillò un solo istante dopo.
    Il ruggito delle fiamme e del vento investì la ragazza: Saya chiuse le braccia attorno al collo della vampira, strinse la sua testa al petto e, allargando la schiena, si tuffò in avanti facendo da scudo all'altra. L'oscurità le addentò la schiena, un lamentò distorto sfuggì alle labbra serrate della ragazza mentre cadeva a terra, il suo vestito fu divorato dalle fiamme, mentre la roccia spellava i suoi gomiti. Volò via per un paio di metri, il suo dorso pareva trapassato da decine di uncini che le strappavano via la carne mentre ella cadeva. Respirò ad ampie e sgraziate boccate, Flandre urlò il suo nome. Senza forza di risponderle, la Heartless le tappò la bocca con una mano, deglutì e strinse la gola per cancellare il suo respirò ed ascoltò: sentì il lupo rialzarsi in piedi, il suo cuore accelerò un poco. Udì allora un tonfo, il lupo che crollava con un grugnito, le sue fauci che ululavano furiose, eppure restava lì, a dimenarsi a terra dietro di loro.
    “Poco piacevole, ma senza dubbio la scelta migliore.” concluse, sforzandosi di sorridere. Il veleno dei suoi artigli era penetrato nella ferita che ella aveva inflitto alla preda, derubandolo del controllo dei suoi stessi muscoli e relegandolo così a terra. Poteva non sentire il dolore, poteva essere un mostro tanto folle da continuare all'infinito il suo assalto, ma nemmeno lui poteva reggersi in piedi se gli arti diventavano fisicamente incapaci di rispondere ai suoi comandi. Ancora qualche secondo e, lentamente, la sua rabbia parve placarsi e, travolto in un solo istante dalle fatiche della battaglia, Saya lo udì svenire dietro di lei.
    -Uff...- sospirò esausta, lasciando andare la bocca della compagna.
    -Saya, Saya!- urlò ancora la bambina, scivolando via da sotto di lei e stringendola attorno al collo.
    “Stai zitta, per favore...” pregò stringendo gli occhi. Non era necessaria compassione, non doveva certo preoccuparsi di lei. Trovarsi in uno stato del genere era già umiliante abbastanza, anche se lo aveva fatto proprio nella speranza di attirare simili attenzioni.
    -Saya stai bene? Non dovevi, potevo resistere ad un altro colpo così!- continuò a starnazzare la piccola. Saya sbuffò infastidita, mentre si rialzava incerta sulle gambe. Appoggiò una mano alla spalla di Flandre, per sorreggersi, e le rubò un'occhiata: lo capiva benissimo, le ferite del suo corpo e l'espressione piagnucolosa del suo volto stavano letteralmente gridando che no, non avrebbe saputo incassare un altro colpo, non senza conseguenze almeno. Ed era quella la ragione per cui lo aveva subito lei al suo posto: Saya si sentiva molto più sicura di uscire indenne da qualsiasi asso il licantropo avesse rimasto nella manica e l'idea di guadagnare la riconoscenza e la stima dell'amica era solo un ulteriore vantaggio.
    -Piantala, sto bene...- sputò roca Saya, sforzandosi di parlare in modo comprensibile. Barcollò per un istante, ma riuscì a rimettersi in piedi. Si voltò a cercare Flandre, la bambina si era allontanata di qualche passo, teneva la testa china come se avesse paura di guardarla. -Scusa...- mormorò timida.
    La Heartless prese fiato, allargò per un istante le braccia nel tentativo di mantenere l'equilibrio, allora portò le dita a stringere la radice del naso e sbuffò esasperata. Non le piaceva mostrarsi in quel modo, non le piaceva affatto sentirsi debole. Saya comprendeva bene che la preoccupazione della vampira era sincera, era proprio quella sua onestà a renderla una pedina perfetta, eppure tale consapevolezza non bastava a giustificare quella situazione.
    “Però non posso darlo a vedere.” si ricordò. “In fondo, io e Flandre siamo... amiche
    -Scusa, è che...- balbettò incerta, agitando un poco la mano destra con fare dissimulatore. -...Non sto così male. Devo solo trovare qualcuno da divorare e... riposare un attimo.- prese fiato, la gola bruciava, tutto il corpo era in fiamme, ma strinse gli occhi e sorrise comunque. -Mi basta quello ed è tutto ok, come se non fosse successo niente. Tutto secondo i calcoli.-
    Sorrise sarcastica, asciugandosi con un polso il sudore della fronte. Certo, aveva davvero calcolato che la mossa più utile, sotto più di un punto di vista, fosse subire quel colpo al posto della sua compagna, ma ciò non lo rendeva né meno umiliante, né meno doloroso. La bambina sussurrò un “ok” remissivo, senza nemmeno il coraggio di muoversi di un millimetro o fare un solo rumore. Saya la squadrò perplessa: così diversa dalla Flandre sempre estroversa e piena di energia, pur apprezzandolo, la ragazza provava una strana inquietudine di fronte a quel silenzio tanto innaturale.
    Strinse i denti per trattenere i lamenti e, un lento passo alla volta, si avvicinò piegata all'avanti verso la parete rocciosa più vicina. Lanciò un'occhiata al loro bersaglio, l'Heartless dormiva ancora a terra ben lungi dal riprendere conoscenza, non c'era proprio più nulla di cui preoccuparsi. Con un sospiro, l'Adepta si lasciò cadere seduta a terra, scivolando con delicatezza lungo il muro dietro di lei. Lasciò cadere le braccia al suo grembo ed alzò appena il capo a cercare la vampira.
    -Comunque, sei stata brava, senza il tuo aiuto forse non ne sarei nemmeno uscita con così poco.” cercò di rafforzare i suoi complimenti con una risata, ma non si sentì del tutto sicura di essere apparsa naturale. Che fosse soddisfatta dai poteri che aveva visto non era una menzogna, ma non avrebbe guastato un loro utilizzo più accorto. Forse però pretendeva troppo da quell'esserino tanto ingenuo.
    La bambina la seguì con fare indeciso, Saya la squadrò con un sopracciglio alzato ma senza dire nulla: la piccola si sedette di fianco a lei, allora, le braccia abbandonate ai fianchi e le gambe divaricate, sguardo rivolto verso la spaccatura nel soffitto ed un mugolio poco convinto come unico commento.
    -Nel... Nel bosco c'è del cibo, se vuoi.- trovò il coraggio di dire, dopo qualche secondo, mantenendo lo sguardo alto mentre balbettava sottovoce con fare titubante. -Credo che qualcuno degli uomini che mi inseguiva sia ancora là. Se non morto, quasi.-
    Saya scosse la testa con delicatezza. -Per quello c'è tempo.- si sforzò a rispondere, sospirando infastidita dalla realtà dei fatti. -Prima ho una pecora da riportare all'ovile, e...-
    Si fermò, prese fiato. Abbassò lo sguardo e deglutì, lanciò qualche occhiata fugace alla compagna, aggrottò la fronte dubbiosa. Alla fine strinse gli occhi e decise di provare. -Ricordi quello di cui ti ho parlato prima?- le domandò, mascherando quanto più possibili i suoi modi circospetti.
    -Il gruppo di Heartless e fare le cose a modo tuo?- rispose l'altra con aria incerta.
    La ragazza si umettò le labbra, inspirò pensante. -Esatto.- confermò infine, accompagnando le sue parole con gesti della mano sinistra. -Ci sono molte persone che danno gli ordini sopra di me, ma molte meno che vedrebbero di buon occhio una rivoluzione della scala gerarchica, per giusta che sia.-
    Si fermò per un istante in una greve pausa, montando la tensione e la drammaticità. Allora si voltò verso l'amica, mostrandosi tesa ma decisa: -Flandre, tu sei l'unica amica che ho... l'unica che valga la pena di avere per amica. Io in cima vorrei poter arrivare in cima con te al mio fianco, ma...- chinò il capo, sospirò con fare disilluso. -Sarà molto difficile, soprattutto se sono da sola.- I suoi occhi erano nascosti dalle ciocche di capelli smeraldini che erano scese davanti al suo viso, ma tra di essi i suoi occhi dardeggiavano discreti verso la vampira, attenti e interessati in attesa della risposta.
    Flandre non rispose subito, parve pensare per un istante a quanto aveva udito, prima di giungere ad una conclusione: -Ma se ci sono io, non sei da sola.-
    Saya sorrise, si morse le labbra per cancellare le emozioni che il suo volto mostrava e alzò di nuovo il capo. -Ne sei certa? Mi aiuteresti davvero?- insistette con una modulata espressione, seria e speranzosa allo stesso tempo.
    La bambina tirò su i gomiti e rispose con un sorriso impavido: -Sì, quello che posso fare lo faccio volentieri.-
    La Heartless sorrise per trattenere una risata sarcastica. Tutto secondo i piani, tutto quasi troppo semplice: se quel primo traguardo fosse stato indice di quelle che sarebbero state tutte le sue sfide successive, conquistare l'Ordine si sarebbe rivelato una passeggiata.
    Sospirò e titubò un istante, ma alzò il braccio verso lo sgorbio seduto di fianco a lei e, muovendosi lentamente, andò ad accarezzarle la testa e scompigliarle i capelli. -Ti ringrazio.- disse semplicemente; e Flandre le saltò addosso.
    -Ugh!- sputò lei, sentendosi quasi mancare quando l'abbraccio della bambina la travolse. Barcollò minacciando di cadere di lato, boccheggiò in cerca di aria e riuscì soltanto a rispondere a quella foga con qualche debole pacca sulla schiena. -Ehi, frena un attimo, Flan... ahi, fa male!- si contorse in quella presa, maledicendo la schiena ancora tutta ustionata. La libertà arrivo agognata dopo pochi istanti, quando con aria preoccupata e colpevole la bambina tornò a cuccia. Saya riuscì solo a guardarla torva e scrollare le spalle con un sospiro.
    Il suo cammino, da quel momento in avanti, era già ben delineato nella sua mente: avrebbe concluso la missione ritornando al quartier generale, chiedendo a Flandre di aspettarla lì dov'era. Le avrebbe spiegato il piano d'azione a cui aveva pensato, l'avrebbe istruita su come muoversi, l'avrebbe preparata a dovere; e mentre si rialzava in piedi, pronta ad aprire un varco per il Castello di Quarzo Nero, realizzò d'improvviso qualcosa di veramente inaspettato: si stava divertendo molto, in un modo che non aveva mai conosciuto prima.
    “Molto positivo, allora, perché questo non è che l'inizio.”




    Qui sotto spoiler quello che mi ero preparato come base per gli Heartless della quest (il primo dei quali potrei anche aggiungere in futuro allo schedario), prima di realizzare che non erano obbligatori e lasciare il lavoro a metà X3

    CITAZIONE
    Stat (440)
    Corpo 90
    Essenza 70
    Mente 30
    Concentrazione 60
    Velocità 100
    Destrezza 90

    Crowns: 1Argento (505)
    Energia: Gialla

    Caratteristiche: Heartless discretamente raro, nato nel mondo conosciuto come “Castello della Bestia”, questo Senza-cuore dalle apparenze di un canide, può rivelarsi un nemico particolarmente ostico, sopratutto per avventurieri alle prime armi. Alto sui cento centimetri al garrese e attorno al metro e ottanta in piedi, il Werechain presenta una struttura fisica estremamente particolare: gli arti sono estremamente lunghi, sottili, ricoperti, esattamente come il resto del corpo, da una corta peluria rossiccia. Similmente ad essi, la vita è innaturalmente stretta e priva di spessore e contrasta sgradevolmente con il petto largo, deforme, quasi, rispetto al resto del corpo, la pelle tirata sulla cassa toracica, le ossa perfettamente visibili sotto di essa.
    Il muso è molto lungo, collegato al resto del corpo da un collo estremamente largo. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un Heartless simile, i denti, così come gli artigli (tre per zampa, ciascuno lungo una ventina di centimetri), non sono visibili, ma sono nascosti dalla stessa peluria che ricopre il resto del corpo del Werechain.

    Equipaggiamento: Il Werechain dispone di una pericolosa serie di armi naturali, come i denti e gli artigli, nascosti dal folto pelo che ricopre ogni centimetro del Senza-cuore, e la sua coda (un metro di lunghezza all'incirca), la quale, sebbene possa sembrare una coda perfettamente normale, è in realtà un'arma assolutamente letale, dura come l'acciaio e affilata come una lama, capace di tagliare chiunque sia così avventato da abbassare la guardia di fronte ad essa.

    Catene e Bracciali- Equipaggiamento che contraddistingue il Werechain da altri suoi simili sono le catene che porta legate al corpo, agganciate a degli spessi bracciali di materiale osseo, simile al ferro, ma parte integrante del corpo del Senza-cuore, le quali agiscono come protezione e “armatura” contro fendenti e, in generale, armi bianche, in quanto usate dall'Heartless per bloccare colpi portati da eventuali nemici. Similmente vengono usati i “bracciali” che, tuttavia, il Werechain spesso utilizza anche come mezzo d'offesa, approfittando delle escrescenze ossee conoidali (5 centimetri di altezza per cinque centimetri di diametro alla base) presenti su di questi.

    Abilità (65)

    Passiva Normale (Auspex da fiuto) 25: Il Werechain è un predatore. L'aspetto, l'animale da cui è stato visibilmente tratto, tutto sembra far giungere a questa conclusione. Conclusione corretta, sfortunatamente. Apice di questo aspetto dell'Heartless è questa sua abilità, il suo olfatto e il suo udito terrificantemente sviluppati. Sarà sempre difficile, se non impossibile, addirittura, cogliere uno di questi esseri di sorpresa, in quanto, grazie ai suoi sensi sopraffini, il Werechain sarà sempre in grado di individuare perfettamente la presenza e la posizione di tutti gli individui presenti all'interno di un raggio di dieci metri di distanza da lui, riuscendo a rintracciarli anche nell'Oscurità più totale, grazie soltanto al proprio naso e alle proprie orecchie.

    Scatto (Attiva bassa) 10: Rapido, molto più della maggioranza dei suoi fratelli e sorelle, sia che cammini su due zampe, sia che cammini su quattro, il Werechain difficilmente, se non in casi rarissimi, incontrerà una preda capace di sfuggirgli. Eppure, anche in questi casi, l'Heartless avrà un ultimo asso nella manica da giocare. Basta poca energia, un istante per incanalarla all'interno dei muscoli e subito il Senza-cuore sarà capace di compiere uno scatto velocissimo, capace di chiudere una distanza di dieci e più metri in meno di un secondo.

    Morso/artigliata/codata (?) (Attiva bassa) 10: Un attacco semplice, portato con un esiguo dispendio di energie. Si tratta di colpo caricato, di potenza leggermente superiore a quella di un attacco normale. Non serve nemmeno un gesto o un attimo di concentrazione: basta attaccare. Che sia coi denti, con la coda o con gli artigli non importa. Basta solo che il Werechain spenda parte delle sue energie e quel colpo crescerà in potenza, superando, sebbene di poco, la forza fisica normale della bestia.

    Sporgenze ossee da lancio (Attiva Alta) (bracciali) 20: L'attacco più particolare del Werechain, la sua “firma”, per così dire. Si tratta di un'abilità estremamente pericolosa e potente. Incanalando una buona parte della sua energia all'interno delle escrescenze ossee che coprono i suoi polsi, l'Heartless sarà capace di lanciarle letteralmente via, usando gli aculei che le ricoprono come delle sorta di proiettili improvvisati, veloci e letali, i quali si dirigeranno (indipendentemente dalla posizione di partenza) in linea retta verso il bersaglio designato, causando danni da perforazione e impatto alla malaugurata vittima.

    CITAZIONE
    Stats
    Corpo: 130
    Essenza: 80
    Mente: 80
    Velocità: 110
    Destrezza: 100
    Concentrazione: 70

    Uno degli Heartless artificiali creati da Promestein, questa creatura maledetta è un primo tentativo di incrociare le ombre con dei Completi. Nel dettaglio, il *** è frutto della combinazione di un essere umano ad un Werechain. Pur essendo nel suo nucleo una fiera, esso è dotato di un'intelligenza estremamente sviluppata che lo rende un predatore pericolosissimo. Accanto alle sue capacità mentali, il suo corpo è in grado di sprigionare una potenza che la sottilezza dei suoi arti non suggerirebbe mai. Zanne ed artigli sono sempre in mostra, il suo folto pelo non è in grado di nascondere la voragine al centro del suo petto: la cassa toracica è aperta infatti e, come a mimare un abbraccio, si rivolge verso chi sta di fronte al mostro, pronto ad imprigionarlo contro al suo petto per divorarlo con quell'insolita bocca. È un vero gigante, alto quasi due metri, nato da poco e ancora confuso e, per questo, estremamente pericoloso.

    Abilità:
    passiva di sensi animali (normale)

    Attiva con la quale allunga e colpisce con le ossa che sporgono dal suo corpo, fisica alta

    Attiva con cui si ricopre di oscurità, si getta contro un nemico e genera un'esplosione di suddetta oscurità, media magica

    Attiva con cui spicca un balzo, inizia a roteare e, con supporto dell'oscurità, diventa praticamente una falce rotante (appropriatamente si chiamerà falce di luna or something), media fisica

    Attiva per mimetizzarsi con l'ambiente, illusoria bassa

    Attiva alta (fisica) che lo manda in modalità berserker stile Saix: immunità al dolore + potenziamento basso a corpo e velocità

    Inoltre, i consumi di Saya non sono riportati, ma sono stati calcolati di modo che l'uso delle tecniche nel corso della quest fosse possibile e conforme al regolamento (dovrei aver terminato con circa il 30% di MP avanzati). Qualora fosse richiesto o necessario, aggiornerò il post con suddetti dati!
     
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