Kindred

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  1. misterious detective
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    Gli occhi della ragazza si persero sul piatto di fronte a lei ed il cibo quasi scomparve per un lungo e pensoso istante. Le sue dita si mossero rilassate, inseguendo quei movimenti che aveva imparato tanto tempo prima; spezzò il raviolo di carne in due premendo appena con le bacchette, fece roteare il boccone sulla ceramica un paio di volte, prima di allungarsi ad assaggiarlo. Quasi scottava, Shinan dovette sopportare nascondendo la bocca dietro la mano. Come diede il primo morso, tuttavia, si rese conto di quanto fosse buono: le sue gote arrossirono appena, mentre le labbra si inarcavano all'insù, e la mano sfiorò appena la guancia, prima di adagiarsi di nuovo al bordo del tavolo. Separò di nuovo le bacchette ed afferrò un secondo pezzo, vi soffiò più volte prima di adagiarlo tra le sue labbra, e mentre mangiava più sicura i suoi occhi librarono su Azrael. Curiosa e discreta, studiò in silenzio la sua figura, quel tripudio di rosa e di rosso che si muoveva placido di fronte a lei, padrone di ogni minimo movimento, ben più fiero della sua immagine di quanto la Nesciens non fosse mai stata. Fu in quel momento che l'uomo sollevò gli occhi dal piatto e si ricordò di lei. Ghignò allegro, come se un pensiero buffo avesse appena dirottato la sua mente, Shinan si risistemò sulla sedia, attraversata da uno strano fremito.
    Azrael si scusò per il momento di distrazione e, con naturalezza come se stesse parlando tra sé e sé, la tempestò di parole, di domande incuriosite. Pose tra di loro dei dubbi sulla natura dei Nesciens, sulle loro capacità, sui misteri che circondavano la loro esistenza. -Oh beh.- concluse. -Sarò giovane come lo sarai anche tu, ma se ho imparato qualcosa in questo poco tempo, è che il modo con il quale veniamo al mondo non è così importante come molti vorrebbero farci credere.-
    La ragazza strinse le bacchette, le scambiò tra le sue dita mentre ragionava su quelle parole e su tutto quello che le avevano detto Renn e Chen, prima di Azrael. -La nostra esistenza è qualcosa che andrebbe utilizzata al massimo, seguendo i nostri desideri e quelli di coloro ai quali teniamo. Per quanto la nostra origine possa essere oscura come molti affermano... beh, non è decisamente un fattore importante. Io sono molto di più che la progenie di una qualche bolla d'oscurità!-
    Shinan ascoltò in silenzio, lo osservò incapace di fermare il continuo ripetersi di quelle parole nella sua mente. “Come fratelli, eh?” ricordò ancora una volta e strinse gli occhi, cercando di andare oltre quell'aspetto turbolente, verso il caos di sentimenti che lo aveva generato, la sua ambizione. L'uomo si accorse delle sue attenzioni e le sorrise appena, senza disturbarla, Shinan lo imitò di rimando. Forse era davvero come diceva lui, pensò la ragazza, non c'era altra spiegazione che avesse senso ai suoi occhi: ogni secondo che passava, qualcosa dentro di lei diventava più chiaro, come se avesse conosciuto quell'uomo da tanto, tanto tempo. Si sentiva simile a lui, si sentiva compresa, unita all'uomo da una fratellanza che, forse, derivava veramente dal sangue. “O, ancora meglio, dall'Oscurità che condividiamo.” si corresse con un sorriso appena tinto di amarezza. Quale che fosse la risposta, rimaneva certezza che tra di loro ci fosse una connessione intangibile ma comunque significativa: uno stesso credo su cui entrambi erano pronti a basare, a loro modo, la propria esistenza.
    -Oh. Forse ho parlato troppo. Dovremmo concentrarci sul cibo, no?-
    Shinan si sentì colta alla sprovvista da quell'improvviso cambio di tono: alzò lo sguardo, che era caduto verso il suo piatto di carne, e sbatté più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco e dare un significato all'espressione e alle parole dell'uomo. -No! No... figurati.- bofonchiò imbarazzata, convinta di averlo offeso con il suo silenzio. Quell'argomento, quei pensieri che percepiva come suoi, era felice di parlarne, solo non sapeva come. -Hai ragione, anche io penso la stessa cosa.-
    Appoggiò con delicatezza le bacchette al piatto, prese il fazzoletto e si pulì la bocca, prima di parlare, con le dita della mano sinistra che accarezzavano la tovaglia disegnandovi piccoli cerchi. -Io...- cominciò, partendo da un sussurro; dardeggiò con i rubini verso Azrael, poi verso se stessa, e si convinse che poteva riuscirci. -Io non avevo mai pensato alla possibilità di incontrare un altro come me; anzi, avrei voluto dimenticare cosa sono... un miraggio nato dall'Oscurità.-
    La Nesciens deglutì e sospirò, quasi sorpresa di essere riuscita a pronunciare quelle parole con tanta facilità, concedendosi soltanto un breve respiro a metà della frase. Più decisa di prima, afferrò di nuovo le bacchette nella destra e intrappolò un altro cubetto di hong shao rou.
    Per un istante si gustò la saporita ricompensa, ma gonfiando il petto ad occhi socchiusi tornò seria e, con la voce tenue di chi parla per se stesso, riaffermò se stessa: -Ho incontrato delle persone, degli umani, che mi hanno fatto sentire parte di loro.- rivelò portando una mano al petto. -Che mi hanno amata semplicemente per la me stessa che sono. Prima di essere una Nesciens, io sono Shinan e sono loro amica. E questo è più importante di ogni altra cosa.-
    Si fermò soddisfatta, gettò fuori l'aria che le restava e, con la mano che non le era mai parsa così pesante, cercò il bicchiere d'acqua, lo portò alle labbra e ne bevve un sorso. La frescura alleviò appena il rossore delle sue gote. -Forse non è quello che speravi di sentire da un'altra Nesciens, però...- borbottò con rammarico, nascondendosi dietro il pezzo di vetro. -Mi dispiace essere di così poco aiuto.-
    L’uomo sorrise discreto al suo imbarazzo e Shinan lo fissò con curiosità mentre quello, con un debole colpo di pedi, si spingeva contro lo schienale e dondolava sulle due gambe posteriori della sedia, stretto tra le sue spalle. -Miraggio, eh?- ponderò Azrael, accompagnando il dondolare con la testa, all’apparenza dimentico delle altre parole e delle preoccupazioni della ragazza. -Il riflesso di qualcos’altro. Heh. Ci pensi? Un giorno qualcuno potrebbe arrivare qui, davanti a me, e pretendere di conoscermi sulla base di qualcos’altro. Di qualcosa che non sono io.-
    Shinan titubò su quelle parole, premendo con le bacchette contro la ceramica del piatto. Non le era mai capitato di sentire su di sé sguardi di quel tipo, aspettative dettate dalla sua natura di Nesciens; l’unica ad averle imposto un destino, ad aver svalutato ciò che era, era stata le stessa.
    -Non importa, se non sai dire molto.- concluse lui, scuotendo la testa ed il suo bicchiere si riempì ancora d’alcool. Shinan lo imitò, allungandosi verso la bottiglia d’acqua. -A questo punto penso che nessun Nesciens sappia più degli altri, se non qualche caso particolare che ha assistito a qualcosa di eccezionale, che ha passato tutta la vita a cercare una risposta.- inspirò, l’aria che emise scandì lo scorrere di brevi, pensosi secondi. -In fondo, mi pare quasi saggio rigettare una simile ricerca come ho fatto io. Il mondo ha molto da offrire, e sprecare il proprio tempo dietro a qualcosa di tanto superfluo, quando invece puoi dedicarlo a te stesso o a qualcuno che ami non è decisamente una scelta considerabile “intelligente”, no?-
    Azrael scolò il suo bicchiere in un solo sorso, mostrando il sorriso sornione di chi è felice di sentirsi saggio. Per un solo istante, indugiò con gli occhi su quel bicchiere vuoto, con tante domande in testa.
    -E poi l’universo è grande!- esplose l’uomo con entusiasmo rinnovato. -Ci sarà occasione di trovare questa risposta. Magari anche senza volerlo, ci potremo inciampare sopra come degli imbranati, magari scoprendo che questo “segreto” è qualcosa di ovvio, o noioso. E rideremo pensando a questa conversazione, nella quale l’origine dei Nesciens sembra qualcosa di più grande delle nostre vite.- poggiò il bicchiere e la fissò negli occhi: le sue iridi viola ardevano nella luce del mezzogiorno come non aveva ma visto accadere prima. Il cuore della bambina si incendiò, travolta da una sensazione che non conosceva, una determinazione che la faceva sentire sopra a qualunque altra cosa, dove le nuvole non osavano spingersi.
    -Non lo è.- concluse infine, giudice di ciò che la loro storia significava davvero.
    Shinan appoggiò le mani alla tovaglia, calò le palpebre ed espirò, abbozzando un sorriso. Quell’ardore, quel coraggio le sussurrava parole stringendole la mano, le assicurava che Azrael aveva ragione. Le loro decisioni, le loro aspirazioni, erano esse a determinare il significato della loro vita, erano le loro scelte. L’Erica non si vergognava del suo passato, di ciò per cui aveva vissuto, ma alla fine aveva imparato che nessuno desiderava che lei esistesse solo per il prossimo, se non lei stessa.
    -È strano...- borbottò ridacchiando; si grattò la guancia e umettò le labbra, mentre covava dentro di sé quei pensieri. -Non ho mai sentito nessuno parlare con tanta… non so, forza, decisione… eppure mi sembra tutto così familiare.-
    Erano le conclusioni a cui era giunta tramite le sue personali perdite, le sue esperienze. Era il fondamento stesso della sua nuova vita, il pilastro su cui basava l’esistenza. E, in fondo, invidiava un po’ Azrael, che aveva sentito propria quella verità fin dal primo giorno della sua vita.


     
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5 replies since 9/4/2016, 15:24   176 views
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