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  1. AzraelParanoia
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    Rendezvous with a Rabbit





    Ticchettai sul tavolo ritmicamente, iniziando a tentare, in maniera assai distratta, a tenere il ritmo di un motivetto che si era infiltrato nella mia mente. Quando, dopo un minuto circa, iniziò a farsi troppo elaborato, realizzai di essermi alienato eccessivamente, dato che il suono di pietra che cozza su legno stava echeggiando roboante per tutto il locale, cosa che mi fece immediatamente fermare, nascondendo il braccio in maniera estremamente poco convincente.
    Continuai a mangiare in maniera altrettanto distaccata, prendendo un sorso di liquore ed un boccone di carne senza assaporarli. Qualcosa era entrato nella mia mente, aveva ficcato i suoi tentacoli al suo interno, ed aveva iniziato a produrre una sensazione che non era mia, non la sentivo davvero mia. La solitudine percepita precedentemente era improvvisamente peggiorata, senza che ci fosse una ragione particolare, poiché invero, era una giornata in cui mi ritrovavo ad essere particolarmente più pensieroso del normale, ma nonostante ciò, non avevo portato i miei pensieri al concetto della solitudine.
    "Ora", pensai, "Non sono uno psicologo, un telepate e neppure una persona particolarmente empatica, ma so di per certo che non dovrei sentirmi così".
    Forse era successo qualcosa di particolare che ho ignorato, tenendo al mio interno e lasciando che il mio inconscio venisse contaminato da tale informazione? Forse era un affioramento dei ricordi del boss? No, improbabile, poiché avrei percepito un comportamento particolare nel buon vecchio KC, che invece se ne stava tranquillo, emulando i miei stessi sentimenti.
    Alzai lo sguardo, dando un'occhiata al resto del locale, che pareva essersi leggermente oscurato, anche se, probabilmente, quella sensazione non era che una mera proiezione dei miei pensieri improvvisamente tanto malinconici sull'ambiente circostante. Roteando gli occhi, seccato, mi concentrai di nuovo sul piatto, prendendo un altro paio di bocconi di pollo, schiacciandoli aggressivamente con le bacchette di legno per renderli ulteriormente imbevuti di crema al limone. Avevo seriamente bisogno di buttare giù qualcosa di aspro.
    Sbuffai annoiato, cercando di allontanare i pensieri e concentrandomi su qualcos'altro. Ad esempio al mio piano di lavorare a migliorare i mondi in maniera conveniente, retributiva ed organizzata. Un progetto per un gruppo di mercenari, certo, non poteva esistere niente di diverso. In un mondo dove gli uomini giusti potevano mostrare la loro forza e la "giustizia nei loro cuori" semplicemente invocando un'arma magica dalla bizzarra forma di un passepartout brillante, non potevo certo ottenere la fedeltà di coloro dotati di rettitudine nel loro cuore. Però potevo ottenere soldati, gente disposta a combattere per una ragione ed un salario. Non avrei certo creato un esercito, ma potevo fare qualcosa. Sentivo di dover fare qualcosa, era insito nel mio essere.

    In fondo, avevo imparato ad amare i mondi che compongono il nostro universo. Desideravo proteggerli, evitare che venissero divorati, inermi, da quelle creature, quei parassiti conosciuti come Heartless. Disgustose gelatine che entravano nei corpi, possedendoli, divorandone lo spirito ed utilizzandolo in metodi a me purtroppo sconosciuti. Non avevo il potere di distruggerli tutti con un solo fendente, e neanche un'arma incantata con cui compierlo. Dovevo affidarmi a metodi diversi, vero, ma le difficoltà non mi avrebbero fermato neanche per un istante. Avevo deciso. Tenendo il capo basso e caricando in avanti, avrei dato la mia parte per salvare i mondi. Non avrei certo avuto con me paladini e giustizieri, anzi, molto più probabilmente avrei raccattato la peggiore feccia di tutto l'universo, ma al diavolo! L'importante sono i risultati, no? C'erano dei sorrisi che andavano protetti, e sia maledetto ogni singolo cristallo che compone il mio corpo se non avessi almeno tentato di proteggerli!
    -Scusi!-, strillò una voce acuta ed infantile alla mia sinistra, cogliendomi di sorpresa. Assunsi in maniera improvvisa una posizione più composta, piegandomi in avanti, chiudendo le gambe e reggendomi al tavolo, occhi verdi dritti sull'obiettivo, cercando di capire chi mi avesse chiamato, e per quale ragione.
    Ciò che vidi, beh, era una bimba. Una ragazzetta esile e piccina, che raggiungeva una certa altezza solo grazie al suo eccentrico vestiario. Sotto a quel volto innocente, contornato da due lunghe, lunghissime trecce, tenute in posizione da fiocchi neri estremamente eleganti. Anche i suoi abiti, poi, la facevano sembrare una nobile, o una principessa, o una cosplayer. Insomma, quello stile gotico-vittoriano le dava l'aspetto di una bambola. Un lungo abito nero e rosso, addobbato da seta morbida e lattiginosa a fare contrasto, una gonna gonfia e vaporosa, al punto che per un attimo mi domandai se indossasse un busto o meno, e sotto, due lunghe calze nere terminanti un paio di scarpe alte. Molto, molto alte. Probabilmente, se fossero state della mia taglia e le avessi indossate io, avrei sbattuto la testa sul soffitto.
    I suoi occhi, poi, erano vermigli, cosa che mi avrebbe stupito, non avessi avuto una coinquilina con un simile cromatismo delle iridi. Ma cosa voleva quella bizzarra ragazzina dal nobile portamento, da un uomo affascinante come me?

    -Lei è per caso, ecco... come me?-


    Trasalii, piegandomi nella direzione della bimba e tentando di dire qualcosa. La bocca era impastata, non sapevo veramente come esprimermi. Avevo davanti un altro Nesciens? Come potevo esserne sicuro?
    Poi realizzai. Quella "solitudine" che avevo percepito... beh, invocata proprio da una fanciulla vestita da gothic lolita, era davvero ironica. Comunque sì, avevo sicuramente davanti una delle mie tante "sorelle", nata dalla stessa grossa bolla d'oscurità, o qualunque cosa essa fosse. Mi ritrassi nuovamente, continuando a fissarla e mutando l'espressione perplessa in un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Non potevo sbagliarmi, come lei non si era sbagliata su di me. Evidentemente, quello stupido biscotto della fortuna era riuscito ad azzeccare, per qualche particolare casualità, poiché stavo davvero passando del tempo con "la famiglia". Che lo scrittore di tali misteriosi foglietti fosse una qualche sorta di veggente? Delle leggende che conosco riguardanti la Terra dei Dragoni, avevo sentito più di un racconto riguardante divinatori ed oracoli, quindi non mi sarei stupito particolarmente se uno di essi si fosse rivelato reale.
    -Credo proprio che tu abbia fatto centro, ragazzina. Siediti pure.-, le dico indicando lo spazio sulla panca di fianco al mio, -Certo che è proprio "una cosa di famiglia", l'essere bizzarri, eh? Senza offesa, ovviamente. È un vestito molto elegante.-, faccio ridendo rumorosamente, incurante degli altri clienti del ristorante. Al diavolo il loro stupore, era davvero una ragione per cui festeggiare, quindi che guardassero pure! Probabilmente avrebbero visto la cosa più interessante della giornata.
    Ebbene sì, ero "come lei". E finalmente potevo fare un po' di luce su ciò che "essere Nesciens" significasse. Anche se quella fanciulla non avesse saputo niente, avere un contatto con un altro di noi significava parecchio. Non eravamo certo tanti.
    -Il mio nome è Azrael.-, faccio prima di alzarmi, in maniera tale da farle spazio per sedersi, ed allo stesso tempo avvicinarmi per stringerle la mano, occasione che avrei usato per piegarmi in avanti, sussurrandole nell'orecchio -E sono il Nesciens dell'Ambizione. Incantato.-
    Mi ritrassi, piegandomi di fianco in maniera tale che potesse passare e sedersi. Aveva già mangiato? Sembrava davvero esile, probabilmente doveva mangiare di più, le avrei comprato qualcosa di sostanzioso e possibilmente grigliato. E magari l'avrei tenuta lontana da quel liquore, dato che sarei stato arrestato, se avessi dato da bere a quella che a tutti gli effetti pareva una ragazzina. Personalmente, sapevo di avere all'incirca la sua stessa età, forse ero anche più giovane, chissà.
    Ero davvero felice di quell'incontro. Per quanto fosse qualcosa di estremamente lontano dal concetto di "famiglia" di cui si potevano vantare gli umani normali, ai miei occhi era la cosa più vicina ad un parente che potessi mai immaginare. Qualcuno con cui condividevo "il sangue", se così si poteva dire. Sarà stato stupido, e senza dubbio irrazionale, ma non potevo fare a meno di sorridere come un idiota a quella ragazzina dall'aria tanto fragile.
    Non mi sarei fatto ingannare, però, da quell'aspetto. Se davvero aveva la mia stessa origine, sicuramente era capace di combattere. Ma erano tutte cose ancora da scoprire, non potevo pretendere di sapere tutto su di lei senza neanche fare qualche domanda. In fondo, avevo tutto un pranzo davanti, e non v'è occasione migliore di una mastodontica mole di vivande per fraternizzare con qualcuno.
    -Se non hai mangiato, ordina pure quel che vuoi. Offro io, non badare a spese.-
    FORSE io sono lievemente rapido a fraternizzare, vero, ma non possiamo certo essere tutti uguali! Altrimenti come potrei distinguermi dagli altri?
     
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5 replies since 9/4/2016, 15:24   176 views
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