Froheim

PnG per Quest del Keyblade di Ingwe

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    Your smile, fragments and gentle voice have disappeared to the moon

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    uN3Viq1


    | Nome: Froheim | Razza: /// | Età: 17 | Sesso: Maschile |
    | Energia: Rossa | Crowns: Symbol_-_Crownoro | Ap: 1025/1025 |



    I am so scared of what I'll look like in the end
    For I am not prepared,
    I hope I will get the chance...
    ...to be someone






    yJvFJF1Incarnazione delle emozioni, degli istinti più primitivi e della pressione a cui era stata sottoposta la psiche di Ingwe, inizialmente parte del suo cuore e custode dell'Oscurità presente in esso, Froheim, questo il nome che si è dato quando la coscienza del suo essere si è separata da Ingwe, ha un aspetto identico, se non per alcuni piccoli dettagli, a quello del suo altro io. Alto poco più di un metro e settantacinque per una sessantina scarsa di chilogrammi di peso, il corpo del giovane è asciutto, magro, dotato, all'incontrario di Ingwe, di una muscolatura ben definita, sebbene non sviluppata. La pelle è liscia, priva delle cicatrici che quella dell'altro presenta, pallida, quasi diafana senza però che le vene sotto di essa spicchino o risultino evidenti a causa del colore, creando, accostata agli occhi ed ai capelli, un insieme cromatico tanto esteticamente piacevole, quanto inquietante. Inquietante, sì, perché le iridi del ragazzo sono vermiglie, di un rosso scuro, simile al colore del sangue, spezzate a metà da delle pupille verticali, simili a quelle di un felino, non umane. I capelli, invece, sono di un colore molto simile a una sfumatura pallida d'oro, delicata ed estremamente luminosa, in contrasto con gli occhi dal taglio leggermente obliquo che si trovano immediatamente sotto di essi. I lineamenti sono gentili, delicati e ancora leggermente fanciulleschi, in netta opposizione con le espressioni di rabbia e odio che spesso, quando si trova faccia a faccia con l'altro se stesso, li distorcono, gettando un'ombra scura sulla pelle e sulle iridi, mostrando la natura oscura della sua origine, scoprendo i denti affilati nascosti sotto le labbra, simili, in tutto e per tutto, a quelli di un predatore.

    Per quanto possa sembrare l'opposto, il carattere di Froheim non ha una natura violenta o negativa: il suo ruolo all'interno di Ingwe non quello di un distruttore o un parassita, lui non ama fare del male non necessario agli altri, non è un essere che si nutre della disperazione altrui, della sofferenza che provano coloro che lo circondano. Per lui causare volontariamente e senza un vero e proprio obbiettivo dolore al prossimo sembra essere solo uno spreco di energie e di tempo. Froheim è un custode, un guardiano, è ciò che dovrebbe combattere contro l'Oscurità del cuore di Ingwe, ciò che la racchiude, ciò che dovrebbe manipolarla e tenerla a bada grazie alla loro identica natura, un istinto che dovrebbe agire ed iniziare a combattere nel momento in cui il pericolo che l'essere di cui fa parte venga consumato dall'Oscurità diventi una minaccia concreta. Eppure, nonostante questo, nonostante la sua natura guerriera, dentro Froheim si nasconde una pacata rassegnazione, frutto della sua prigionia e della solitudine con cui ha convissuto: venisse sconfitto una seconda volta dalla sua altra metà, non opporrebbe resistenza, anzi, si trovasse di fronte alla scelta se essere consumato dall'Oscurità o essere nuovamente imprigionato, lascerebbe tranquillamente far corrompere dal Buio, in quanto l'alternativa sarebbe tornare all'interno del mondo grigio in cui è stato rinchiuso per due anni, incubo che non riuscirebbe a sostenere. Ciò non toglie, naturalmente, che farà di tutto pur di ottenere quella vittoria che gli era stata negata all'ultimo, cercando in tutti i modi di indebolire Ingwe e ottenere, in tal modo, maggiori possibilità di salvare l'essere che compongono assieme e di cui lui, dopo aver riunto il cuore diviso a metà tra la sua coscienza e quella dell'altro, diverrebbe, o almeno così spera, l'entità principale.




    «Cosa ne puoi sapere, tu, della solitudine?
    Cosa ne puoi sapere, tu, del vuoto?
    Niente. Tu non ne puoi sapere niente.»


    Il respiro ancora affannato, veloce a causa della stanchezza e delle energie spese in quello scontro, abbassò le armi, osservando il corpo martoriato riverso a terra, segnato da innumerevoli tagli e bruciature, poco distante da lui.
    Il sangue continuava a scorrere lungo le ferite di entrambi, gocciolando pesante sul terreno.
    Con la consapevolezza di aver vinto, unica cosa che possedeva, in quel momento, fece scomparire le due lame d'ossidiana, camminando con passo fermo verso la sua altra metà, lo sguardo vacuo, privo di essere o personalità, i passi secchi, apparentemente decisi, contro il vetro sotto i suoi piedi.
    Senza esitare, si fermò a poco meno di un metro di distanza dall'altro, osservando le iridi spente quanto le sue, identiche, sotto questo aspetto, ma così diverse per colore e natura. Non pensò a niente, mentre si chinava, non c'erano né rispetto, né disprezzo nelle sue movenze, non c'erano né gioia né dolore. Era un istinto, lui, l'incarnazione di una parte di qualcosa più grande, così come il corpo riverso sul terreno, come quella parte di sé che lo aveva attaccato, tentando di distruggerlo. Con un gesto lento tese il braccio verso l'altro, le dita rigide, il palmo puntato verso il petto del giovane. Avrebbe eliminato quella loro separazione, sapeva che era l'unica cosa rimasta da fare.
    Come delle braci fumanti, una luce tenue si accese sopra la carne dell'altra sua metà, iniziando velocemente a disperdersi nell'aria, piccole sfere dorate che sparivano dall'oceano scuro che li circondava, entrando dentro di lui. Con uno sfarfallio luminoso ed un crepitio leggero, un nuovo globo, più grande dei precedenti, più solido, meno effimero, abbandonò il corpo dell'altro, sollevandosi leggero da questo.
    Senza muoversi, accettò l'energia che iniziava a scorrere dentro di lui, lasciando che la nuova vita che sentiva gli donasse consapevolezza, mentre, lentamente, col passare dei secondi un sorriso iniziò a formarsi sul suo volto.
    Senza fretta, senza accavallarsi uno sopra l'altro, nuovi sentimenti ed emozioni, già vissuti, già provati, nascosti in profondità, tornarono a fluire dentro di lui. Ricordi, il volto di una ragazza dai capelli biondi e quello di un uomo dai capelli scuri, pieni di nostalgia, l'odore delle akelein e dell'incenso, il sapore forte e ricco della carne e quello delicato, ma avvolgente dei dolci. Il tocco del vento sui capelli, quello del sole e della salsedine sulla pelle, tutto quello che fino ad allora era stato dominio dell'altro. Ancora in silenzio chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quell'oceano che lo stava riempiendo, assaporando ogni nuova sensazione che prendeva forma nella sua mente.
    Quindi, era quello, ciò che significava vivere? E pensare che se ne era dimenticato.
    «Ingwe Tasartir.»
    La voce roca, non utilizzata da troppo tempo, chiamò l'essere di cui era parte, salutando gli istinti e la forza che avevano tentato di abbatterlo, di distruggerlo nel tentativo di eliminare l'Oscurità che racchiudeva in sé -l'Oscurità che aveva il compito di contenere e combattere- mentre con un'espressione serena sul volto accettò le tenere emozioni che tutto quello gli stava donando indietro, il sollievo palese nel sentire il Buio venire lentamente indebolito.
    Improvvisa, una mano si strinse attorno al suo avambraccio. Sorpreso, lo sgomento dipinto sul suo volto, spalancò gli occhi, aprendoli sull'altro sé che, privo di espressione, lo aveva afferrato.
    Impaurito tentò di tirarsi indietro, di allontanarsi, fallendo a causa del contatto che si era instaurato tra di loro e che li teneva legati. No. Il terrore si allargò dentro di lui, facendosi strada nella sua coscienza, invadendola con la sua presenza. Cosa stava facendo? Non era così che sarebbero dovute andare le cose, non era così che avrebbe dovuto eliminare l'Oscurità che lo minacciava! Uno strattone, un lampo di luce accecante. Le urla di entrambi si intrecciarono tra di loro, creando una cacofonia dolorosa. Non voleva. Non voleva perdere tutto quello! Non ora che stavano per salvarsi, non ora che stavano per tornare a vivere. Il buio scomparve, invaso dal grigio, mentre, coperto dal suo urlo disperato, l'oggetto della loro contesa veniva strappato, diviso e ferito. Con un gemito, si piegò in due dal dolore, portando una mano sul petto, laddove sentiva che le fitte acute si originavano, concentrando tutte le sue forze nell'impedire che ciò che possedeva venisse rubato. Un singhiozzo di dolore e angoscia percorse il suo corpo, scuotendolo mentre entrambi iniziavano a scomparire. Non poteva essere.
    Froheim. Per la prima volta nella sua mente risuonò quel suono, il suo nome.

    ljsRzAT


    In silenzio osservò il nulla che si stendeva di fronte a lui, immutato nel corso del tempo. Quanto ne fosse passato, aveva perso il conto: sarebbe stato impossibile anche solo provare a tenerlo. Aveva vinto, allora, aveva vinto quella battaglia, eppure si trovava in quel luogo, in quella prigione vuota, da solo. Quello che aveva ottenuto, la coscienza di sé, il poter provare sentimenti, il poter essere vivo, in quel momento era solo una tortura. I ricordi di ciò che l'altro aveva vissuto echeggiavano in quel nulla che lo circondava, il suono delle risate, il rumore delle lacrime, il canto delle cicale d'estate. Tutto quanto ciò che non avrebbe mai potuto provare davvero. Non poteva sentire la sua pelle, non poteva udire niente, non poteva vedere, non era capace di potere e basta. Con quello che, se avesse avuto una bocca, sarebbe stato un gemito, lasciò scivolare via quei pensieri, cercando di non rafforzare il dolore che sentiva. Incapace di fare alcunché, il suo spirito strinse con più forza quella piccola scheggia calda che gli rimaneva, quell'unica cosa che continuava a mantenerlo cosciente. In silenzio, nel buio, pregò, supplicò quell'unica luce, cercando di nutrire la speranza svanita da tempo che qualcuno, qualcosa avrebbe risposto a quella supplica. Desiderava non stare al buio, non sentirsi più solo, udire una voce amica, qualcuno per cui essere importante.
    Era così sbagliato tutto quello?

    ljsRzAT

    «NON. PENSARCI. NEMMENO.»
    Un rombo, un urlo carico di rabbia. Per la prima volta dopo anni, qualcosa ruppe le mura del nulla in cui era rinchiuso. Con un tumulto improvviso, l'energia tornò a scorrere tutt'attorno a lui, avvolgendolo, riportandolo alla luce, ridonandogli un corpo, i sensi, la vita.
    Un tunnel, la puzza di polvere e di carne bruciata, una luce fredda, accesa su una scena da incubo. Grumi oscuri stavano avvolgendo esseri umani, densi, viscidi, sparsi sul soffitto e sul pavimento, mentre una bambina piangeva di fronte a delle macerie gocciolanti acqua e sangue. Colpi, magie cariche di luce e oscurità, esplosioni e dolore. Dolore dentro di sé, dolore sul corpo che l'altro controllava. I sensi mai usati prima d'allora più acuti e taglienti che mai, osservò per la prima volta il mondo esterno.

    ljsRzAT

    «Cos’altro vuoi…? Vattene, lasciami in pace…»
    Da lontano, nascosto tra gli alberi osservò Ingwe scappare, fuggire dalle parole e dal giudizio della donna in armatura.
    «Ti prego vattene.»
    Questa volta le parole uscirono dalla sua bocca, piene di un'amarezza ed un odio pesante. Rigirare il dito nelle ferite non serviva a niente se non a farli stare peggio. Conosceva l'autocommiserazione in cui l'altro stava annegando, conosceva bene il disprezzo che l'altro provava nei propri confronti: venivano da ciò che si trovava dentro di lui, dopotutto. In silenzio la donna si voltò verso di lui, il volto privo di espressione ed emozione. Gli sembrava fredda, gelida, adatta e perfettamente in sintonia con il ghiaccio e la neve che ricoprivano la morte ed il terreno duro sotto di loro: bellissima all'esterno, ma morta dentro.
    «Non importa quello che farai: è tutto inutile.»
    Lo sapeva bene, parlava per esperienza: quell'Ingwe non era capace di cambiare o crescere, sempre si sarebbe legato a delle persone, sempre avrebbe trovato in tutti i modi un rimorso, una colpa per poter piangersi addosso, un capro espiatorio su cui scaricare tutti i mali del mondo, qualcuno con cui poter confrontarsi e risultare migliore, perfetto o quasi.
    «Potrà cambiare idea, potrà scordarsi di questa vendetta, ma lo farà solo quando ne avrà trovata un'altra. Non andrà mai fino in fondo, non si libererà mai della possibilità di far impietosire gli altri, di poter sembrare migliore di quello che è da solo. Credimi. Lo hai sentito anche tu, prima.»
    Lentamente strinse le dita intirizzite dal gelo, mentre nella voce cresceva la rabbia. Anche per quello sentiva che l'altro non poteva continuare a possedere tutto quel potere che aveva adesso, quell'influenza sul loro cuore. Sapeva che presto sarebbe caduto definitivamente, che non mancava molto al momento in cui sarebbe scivolato -o forse era meglio dire- si sarebbe buttato nel baratro. La smorfia di disgusto sul suo volto si ampliò ancora.
    «Tu, invece, cosa ti rende così diverso da lui? Non siete lo stesso essere?»
    Non più, da molto tempo. Per cosa era diverso, chiedeva? Per tutto, per troppo, per due anni di solo e puro nulla, per il comprendere il valore di quello che possedeva, per l'essere capace di andare avanti da solo, sopravvivere senza doversi aggrappare ad altri. Ecco per cosa. Ingwe era debole. Ingwe, ora come ora, era un essere patetico, nutrimento per l'Oscurità che risiedeva in lui, che lui aveva il compito di trattenere.
    Era chiaro, cristallino per lui ciò che attendeva Ingwe, quel qualcosa che sarebbe stato evitabile solo se fosse mutato. Ma entrambi sapevano che non ce l'avrebbe fatta, che non vi sarebbe riuscito.
    «No. Affatto. Siamo diversi, io e lui, anche se in origine eravamo la stessa cosa. Joan, Ingwe non è capace di sopravvivere, lo so io, esattamente come lo sai tu. Non imporci altro dolore: non porterà a niente.»
    La schiena dritta, la voce severa, le parlò direttamente, guardandola negli occhi senza abbassare lo sguardo, mettendoli su un piano di parità. Rimaneva solo una cosa da fare, per loro, un'unica azione che lui poteva compiere.
    «Per questo, devo prendere il suo posto, per questo non posso più concedergli tutto il potere che possiede su questo cuore. È per il nostro, per il suo bene.»
    Le palpebre appena abbassate, la linea delle labbra tesa, Joan rispose con delusione e rabbia a quelle sue parole, all'unica cosa che lui credeva sensata.
    «Parli tanto, ma non mi sembra tu sia così differente da lui. “Non imporci altro dolore”. Non è forse questo ciò che hai detto?»
    Un'ombra scura sugli occhi, Froheim la guardò con sospetto e astio. Era vero, non voleva soffrire ancora, ma cosa c'era di male in quello? Era solo naturale, no? D'altra parte, poi, lui sarebbe stato capace di resistere al dolore, di sopportarlo: ci aveva convissuto per due anni, era stata la sua unica compagnia eppure era ancora lì, perfettamente sano, vivo e non corrotto dall'Oscurità. Lui era diverso.
    «Puoi essere più risoluto, puoi credere di essere migliore, ma le parole che hai detto non sembravano altro che patetiche scuse, vuote, prive di significato, messe davanti a te come uno scudo, come un qualcosa capace di giustificare quello che hai intenzione di fare, di giustificare la tua vendetta.»
    Tentando di trattenersi, di controllare la propria rabbia, incise il labbro inferiore con i denti, lacerando la carne e facendolo sanguinare. La sua vendetta? Non avrebbe negato che era arrabbiato, che odiava quello che l'altra parte di sé aveva tentato di fare, non importava se inconsciamente, ma non era per quello che combatteva. I cuori di loro due erano collegati e proprio per questo non avrebbe più permesso a quell'altro di far crescere l'Oscurità che si annidava dentro di lui, non una seconda volta.
    «Non è una vendetta, Joan. Non lo è. Sto solo tentando di sopravvivere, di rimediare agli errori di quell'altro e non importa cosa pensi, non mi interessano le tue parole: è lui la causa della nostra separazione, è lui ciò che sta fomentando l'Oscurità e non gli permetterò di far sì che gli eventi di due anni fa si ripetano.»

    ljsRzAT

    Con un conato, piegò in due il proprio corpo fittizio, il dolore che trapassava le sue carni, simile a mille aghi sottopelle, nella sua mente il volto apatico di Shinan.
    «No...»
    Ricordava quella sensazione.
    Gli occhi sbarrati, scavò dentro di sé, rovistando nella sua anima, rovistando quel frammento di cuore che possedeva. La Luce, quella Luce che era riuscito a coltivare e preservare per due anni, l'unica cosa che gli rimaneva tremolava, flebile, malata, mentre l'Oscurità la circondava, affamata, cercando di trapassare le già indebolite difese di quella scintilla morente.
    Un gemito di disperazione sfuggì dalle sue labbra, mentre il volto si congelava in un'espressione di stupore misto ad orrore.
    «No...»

    ljsRzAT

    L'aveva capito da tempo, in realtà, l'aveva capito da quando era nato come essere a se stante: l'esistenza di entrambi era un errore, un'anomalia che non si sarebbe dovuta verificare, sarebbero sempre dovuti essere un unico essere, senza eccezione, due istinti racchiusi in una sola anima.
    «Non può finire così. Non voglio tornare lì. Non voglio tornare al buio. Non lo accetto.»
    Gli occhi chiusi, mosse le labbra, ripetendo silenziosamente le parole della Volontà. Ingwe si era chiesto così tanto se fosse simile a Will, se, posto nelle stesse condizioni avrebbe fatto lo stesso. Che ipocrita. Lui, proprio lui che aveva posto in quelle condizioni un altro essere vivente, che lo aveva segregato per anni nel buio e nel nulla. Lui che aveva già fatto qualcosa di peggiore di Will, non importava che non ne avesse avuto l'intenzione, all'epoca. Ciò a cui l'altro lo aveva condannato per tutto quel tempo era qualcosa di crudele. Un altro che allora non era nemmeno nato o cosciente. Era vero che, forse, nessuno aveva avuto colpe in quello che era successo due anni prima, ma non poteva fare a meno di disprezzare Ingwe, di disprezzare quel ragazzo che aveva ridato potere all'Oscurità. Froheim scosse lentamente il capo. No, non odiava soltanto lui: odiava anche Will. La odiava per quello che aveva tentato di fare, per i mezzi con cui aveva tentato di prendere il posto della bionda, per quello che era, per la minaccia che costituiva nei confronti della sua esistenza e di quella di Ingwe, per ciò che aveva causato loro. Forse l'aveva fraintesa, forse, avessero avuto modo di incontrarsi, si sarebbero scoperti più simili di quanto in realtà lui sperava non fossero, ma non poteva fare a meno di disprezzarla, anche se era ipocrita nel farlo, anche se il loro scopo, con tutta probabilità, coincideva. Forse era perché la vedeva come ciò che lui sarebbe stato nel caso fosse stato consumato dall'odio e dalla disperazione, nel caso avesse fallito e fosse stato corrotto, forse era semplicemente perché nemmeno lui riusciva a tollerare quel piacere che l'Albina sembrava trarre dal fare del male a qualunque essere vivente si trovasse davanti. Sapeva solo che non riusciva a sopportarla, che non riusciva a tollerarne la vista, anche se non aveva fatto niente a lui direttamente, anche se condivideva tutte le parole che aveva rivolto ad Ingwe.
    No. Le labbra strette scosse la testa.
    No: anche si fossero incontrati, non avrebbero mai potuto trovare alcun punto di contatto. Lui non era come Will, lui non era privo di morale, lui non voleva distruggere tutto ciò che vedeva davanti ai propri occhi occhi, non si riteneva superiore a tutto e tutti. Lui, non importava cosa il resto del mondo avrebbe pensato, non importava cosa Ingwe avrebbe pensato, lui era nel giusto.

    ljsRzAT

    «Non fallirò una seconda volta, hai già avuto più possibilità di quante te ne meritassi...»
    In realtà non importava.
    Non gli importava davvero.
    Avesse vinto sarebbe stato felice, più felice di quanto avrebbe mai sperato di essere, più felice di quanto avesse mai sognato. Lo sapeva. Esattamente come sapeva altrettanto bene che l'unica cosa che in realtà voleva era non tornare dentro quella prigione, non tornare al nulla. Fosse stato sconfitto, fosse stato riassorbito all'interno dell'altro e scomparso, anche quello gli sarebbe andato bene… Tanto, quel risultato non sarebbe stato così differente dallo scopo che aveva originalmente. Gli bastava solo che non tornasse più ad essere come prima. Anche se l'Oscurità avesse consumato entrambi, anche se quel mostro che si era reso conto si nascondeva dentro di lui si fosse liberato una volta che lui fosse stato sconfitto, distruggendo le loro coscienze, sarebbe stato meglio.
    No. No! Cosa stava pensando? No. Lui avrebbe vinto. Lui- lui sarebbe vissuto, lui sarebbe uscito e si sarebbe affacciato sul mondo esterno, sarebbe riuscito a sopravvivere… Non era forse per questo che prima aveva assunto le sembianze di Will, che aveva tentato di indebolirlo, in modo da avere più possibilità di salvare entrambi? Era l'unico modo: Ingwe non aveva alcun controllo sull'Oscurità, non aveva la capacità di tenerla a bada. L'unica cosa che poteva fare era nutrirla, ma anche avesse continuato, in quel momento non sarebbe cambiato niente, non sarebbe potuta aumentare ancora in potenza e quantità, non finché ci fosse stato lui. Li stava salvando entrambi.
    «Questa volta, sarai tu a perde-»
    «Sono stanco di questo!»
    Leggermente intimorito da quell'esplosione d'ira, Froheim spezzò la parola che stava per articolare. Non aveva ancora capito che era inutile tentare di ragionarci? Lo odiava. Odiava quel lurido pezzo di merda, quegli istinti che avevano preso coscienza di sé, quello schifoso nessuno. Tutti gli epiteti che Will aveva rivolto a quel misero frammento di sterco animale erano perfettamente azzeccati.
    Aveva vinto, allora, era riuscito a sconfiggerlo, era riuscito a salvare entrambi, a tentare di rimediare ai loro errori, a tentare di riunirli, o almeno così sembrava. Era solo una finta, una trappola per tentare di distruggerlo, per tentare di eliminare ciò che lui racchiudeva, una trappola che aveva portato a quel caos in cui si trovavano adesso, che aveva portato all'esistenza di due esseri indipendenti, che li aveva portati più vicini al baratro di quanto lo fossero mai stati. Per due anni era stato rinchiuso in quell'incubo, due orribili, vuoti anni. Ed era lui quello stanco? LUI?!
    Troppo tardi l'idiota aveva compreso il baratro in cui stava portando entrambi, troppo tardi si era deciso a cambiare.
    «Sono stanco di sentirmi dire che devo strisciare come un verme, sono stanco di te, di voi! Sono stanco di esseri che credono sia loro diritto esistere, di voi luridi parassiti che tentate di soppiantare il vostro ospite!»
    Parassita…? Parassita?!
    Lui era parte integrante dell'essere che formavano assieme, lui era l'altra metà di quello schifoso bastardo che gli stava urlando in faccia, l'unica cosa che ancora impediva all'Oscurità di consumarlo, quindi come solo osava chiamarlo parassita, come solo osava paragonarlo alla troia albina?! Volentieri, molto volentieri gli avrebbe sputato in un occhio, pronto a scattare e azzannarlo alla gola, banchettando sui suoi resti e prendendosi ciò che per due anni l'altro aveva ingiustamente trattenuto.
    «Non ho idea di cosa tu creda -non mi interessa!- ma sei tu quello che la scorsa volta ha fallito, quello che non è riuscito a finire ciò che aveva iniziato. Tu non vincerai. Non ci riusciresti mai, nemmeno in un milione di anni, quindi sbrigati a svanire nel nulla e a lasciarmi in pace: ho di meglio da fare che ascoltarti.»
    Voleva scommettere, allo stesso modo con cui era stato pronto a scommettere con la Will che lui -ancora gli veniva la nausea al pensiero- aveva impersonato? Voleva davvero scommettere la sua esistenza sul fatto che lui non avrebbe vinto? Beh, non che avesse un'alternativa, in realtà. L'aveva già detto prima: Ingwe stava sottovalutando gli effetti che il Castello dell'Oblio, che la guerra e che la Volontà avevano avuto su di lui. Lui era l'incarnazione delle emozioni e degli istinti che nascevano e sempre sarebbero nati da questo genere di situazioni, erano il suo nutrimento, la sua esistenza, più che mai da quando era stato costretto a separarsi e a diventare indipendente dall'altra metà. Aveva più potere di prima: la sua origine aveva ricevuto più “nutrimento” di quanto in realtà ne desiderasse, negli ultimi giorni. Troppo. E così, dentro di lui, nascosta, sepolta in profondità, qualcosa aveva ringhiato, risvegliandosi, qualcosa di cui lui era il custode, qualcosa che minacciava di corromperlo e consumarli, quel motivo per cui all'epoca avrebbe dovuto ottenere il controllo, quel motivo per cui lui esisteva. Doveva vincere. Doveva assolutamente riconquistare il pezzo di cuore in mano all'altro, doveva ottenere abbastanza forza da distruggere per sempre l'Oscurità presente dentro di loro.
    Questa volta non avrebbe perso.
    Era colpa di quel bambino se adesso si trovavano in quella situazione, se adesso era in scacco la loro esistenza e sapeva, era certo che se l'altro avesse vinto anche questa volta prima o poi sarebbero giunti nuovamente sul ciglio del baratro. Lui non era capace di cambiare, non era capace di non correre a braccia aperte incontro all'autodistruzione.
    Sicuro di sé, ignorando come Ingwe lo aveva afferrato per il bavero, strinse con più forza la mano dell'altro, nel tentativo di imporgli quanto più dolore fisico possibile, mentre con deliberata lentezza iniziava a richiamare il potere che aveva speso per creare quel luogo, pronto a farlo collassare per portare entrambi là dove avrebbe distrutto quello scarto di essere umano.
    «Quanta arroganza. Vai avanti, sfidami con tutto ciò che possiedi, con tutte le armi a tua disposizione,» Che lo facesse, che provasse ad annientarlo di nuovo. Si sarebbe rialzato, non avrebbe perso, quella volta, non si sarebbe lasciato rinchiudere di nuovo, avesse anche dovuto cedere all'Oscurità, avesse dovuto anche venire corrotto, non lo avrebbe lasciato vincere.
    «ma non riuscirai a sconfiggermi, non riuscirai a rovinare tutto ancora una volta:»
    Era una promessa, quella. Una promessa che faceva a se stesso, che faceva a lui.
    «questo, almeno questo, te lo posso assicurare.»
    Così come gli assicurava che questo problema, almeno questo singolo assurdo “problema”, l'avrebbe affrontato, che non sarebbe fuggito, nascondendosi dietro a due ragazzine, così come gli assicurava che non sarebbe stato capace di superarlo, di vincere su di lui, su l'ultimo “problema” che gli si stava palesando davanti. Non avrebbe più voltato lo sguardo, non avrebbe più ignorato i risultati delle sue azioni concentrandosi su qualcun altro.
    «Non ti lascerò scappare ancora, Ingwe.»


    In vain,
    Lost, no gain,
    But you're not taking me.





    E M B E R


    IX5uApviEjU9UnL'unica arma del ragazzo, un paio di lame eteree, la cui consistenza ed il materiale di cui sono composte è estremamente simile al vetro, mentre il colore è scuro, leggermente venato di vermiglio, simile all'ossidiana. Semitrasparenti, leggermente ricurve, più simili a sciabole che a vere e proprie spade, queste armi bianche, sono lunghe appena poco più di ottanta centimetri, divisi in dieci di impugnatura, il cui materiale è identico a quello di cui è composto il resto dell'arma, e settanta di lama vera e propria, affilata su entrambi i lati, senza che però vi sia un linea di divisione tra elsa e spada ben definita. Entrambe le lame sono leggermente ricurve, spesse tra i dieci ed i quindici centimetri, lisce se non per un “dente”, una propaggine posta nella direzione opposta rispetto alla lama, la cui funzione principale è quella di incastrare l'arma dell'avversario, in modo da disarmarlo o da bloccarne i movimenti. Leggere all'inverosimile, dall'aspetto semplice, prive di ornamenti o inutili orpelli, efficaci, sono strumenti letali nelle mani di Froheim, il quale è capace di utilizzarle con una maestria sublime ed uno stile che sembra adattarsi perfettamente alla forma ed all'aspetto di queste, come se fossero un'estensione degli arti del ragazzo, cosa che, in effetti, non si discosta troppo dalla verità, essendo queste armi nate dalla mente del giovane e plasmate per adattarsi a lui. Eppure, le capacità di queste armi non si fermano a quelle di spada: basterà un movimento fluido e che entrambe le lame si trovino in mano al giovane che, unendole per l'impugnatura tramite la propria magia, Froheim potrà usufruire di un arco lungo, alto quasi quanto lui [Attiva Nulla], capace, contrariamente ad archi normali, di lanciare proiettili che verranno creati istantaneamente dalla magia del ragazzo, dei dardi luminosi, simili per colore a del vetro fuso, dalla forma di freccia, esattamente come se fossero oggetti solidi e reali, anche se per lanciarli non sarà necessario fare il gesto di tendere la corda, inesistente, tra l'altro, dell'arco. Oltre a queste particolari capacità, l'arma di Froheim sarà anche capace di comparire e scomparire a piacimento del ragazzo, il quale potrà evocarla sia sotto forma d'arco che sotto forma di lame spendendo un quantitativo di energia magica davvero infimo [Evocazione Arma e Passiva Normale di sconto; Costo evocazione arma 1%], infine, essendo queste armi una sorta di cristallizzazione del potere magico del ragazzo, quando saranno evocate e presenti sul campo di battaglia, il giovane usufruirà di un bonus alla sua magia, sia in ambito difensivo che offensivo [+10 Ap in Essenza].



    I won't crawl,
    Most of all,
    I won't fall,
    For you.




    wi3tM9WA E T H E R V O X Froheim è nato per combattere, senza se e senza ma, è la sua natura, sono quei medesimi istinti che lo hanno generato ad essere gli stessi che spesso dominano un essere umano sul campo di battaglia: furia, rabbia, paura, odio, tutte emozioni generalmente considerate negative, ma necessarie alla sopravvivenza dell'uomo, necessarie affinché la sua esistenza non possa essere fatta tornare con troppa facilità all'oblio da cui è nata. Per questo, il giovane è un combattente esperto, dalle mille risorse e versatile. Si tratti di terra o cielo, si tratti delle magia, Froheim raramente troverà qualcuno in grado di metterlo davvero in difficoltà: per lui è semplice, viene naturale volare, spesso quasi più naturale dell'atto di camminare e, con tutta probabilità, lo stesso Ingwe ha ereditato la propria abilità nel volo da Froheim, invece che lui dal primo. Libero, capace di evoluzioni strabilianti e sorprendenti grazie alla propria magia ed alla propria abilità, il giovane è perfettamente capace di fluttuare nell'aria senza alcun impiccio o impiego di energia, esattamente come se stesse camminando o correndo, muovendosi con una naturalezza sorprendente, come se egli stesso fosse nato più per librarsi in volo che per muoversi sulle proprie gambe.
    [Passiva superiore di Volo; Velocità basata sul parametro Essenza]


    B L I S S A D E Allo stesso modo in cui sembra che sia stato Ingwe ad ereditare le sue abilità nel volo da Froheim, invece che l'opposto, sembra che anche il talento magico di cui entrambi i biondi dispongono derivi dal ragazzo dagli occhi rossi. E così come per lui è naturale librarsi in aria e volare liberamente, allo stesso modo gli sarà naturale sfruttare la magia in qualunque sua forma ed emanazione. La sua maestria, infatti, è tale da permettergli di lanciare incantesimi di qualunque elemento spendendo meno energie di altri maghi o stregoni provetti, in quanto la sua natura ed il suo essere sono pregni del potere magico sopito di Ingwe, sia a causa della sua maggiore vicinanza all'aspetto spirituale del ragazzo, che alla sua natura di guardiano, la quale è più incline e meglio adatta al combattimento.
    [Passiva Superiore; Sconto del 3% su tutte le abilità magiche]


    N E T H E R N O X Froheim è un essere effimero, nato da sentimenti ed istinti che vengono generalmente considerati negativi e bestiali, capaci di annebbiare e inibire la coscienza di un individuo, eppure, il giovane non può essere considerato solo questo: dopo essere quasi riuscito nel suo intento ed essere stato sconfitto due anni fa, da quando è diventato veramente cosciente di sé, qualcosa è cambiato in lui, si è fatto più fragile, meno resistente. Forse è a causa della prigionia, forse è l'influenza che il frammento di cuore che egli rinchiude in sé ha portato, ma Froheim non è di sicuro la pura espressione delle forze da cui è stato generato. Sì, Froheim è più fragile rispetto a prima: cadesse di nuovo nel Nulla in cui è stato imprigionato per due anni, sarebbe di sicuro la fine per lui, non resisterebbe, lascerebbe vincere l'Oscurità che racchiude, venendone corrotto. L'essenza del ragazzo è come vetro appena forgiato, plasmato dal fuoco distruttivo dal quale trae la sua vera origine, effimero e sottile, ancora legato ad Ingwe e conscio del rischio che corre nell'affrontarlo. Le sue speranze di vittoria sono fragili, estremamente fragili, e forse è per questo che la sua magia le è quasi altrettanto, simile al vetro. Froheim, spendendo un adeguato consumo, sarà in grado di evocare costrutti di vetro, lance, spade, o semplici emanazioni non lavorate e prive di grazia, colorate delle sfumature del rosso, del giallo e dell'arancio, simili al vetro intarsiato della Stazione della Serenità, opache, offuscate, ancora inscurite dal calore, emanazioni cristalline che partiranno dal suo corpo, dall'aspetto sottile e lungo, così come sciami di schegge incandescenti o addirittura ondate di vetro ancora allo stato fuso, capaci di ustionare le carni di chiunque le tocchi. La sua magia, nonostante la sua fragilità e instabilità, è estremamente versatile, capace sia di difenderlo che essere utilizzata come arma.
    [Dominio elementale magico del vetro Variabile Offensivo e Difensivo]


    C O M P A N T H E M Froheim ed Ingwe hanno la stessa origine, sono nati da un unico cuore, divisosi in due istinti, in due coscienze e, nonostante Ingwe ignori dell'esistenza di un altro sé, nonostante sia incapace di guardarsi dentro ed individuare l'essere che racchiude l'Oscurità di entrambi, Froheim sa sempre dove si trova Ingwe. Non importa cosa farà il ragazzo per nascondersi, non importa quali trucchi, quali magie userà: l'altra sua metà non potrà mai sfuggire, non potrà mai scappare, scomparire alla vista, perché lui sarà sempre in grado di individuarla, di trovarne il cuore all'interno dell'Oscurità, di vedere una sfera luminosa, laddove si trova il centro del petto del ragazzo.
    [Passiva Normale di Auspex]


    E X V U L S I O N Fuoco. L'origine di Froheim, un calore capace di distruggere e purificare tutto, lasciando solo cenere dietro di sé, origine che, col passare degli anni è andata lentamente perduta, mitigata e consumata dalla prigionia e dall'influsso che la solitudine ed il vuoto hanno avuto su di lui. Eppure un frammento della sua vera natura rimane: si tratta di poco, ma è pur sempre qualcosa. Ed è dunque concentrandosi sulla propria origine e spendendo un adeguato consumo di energie che Froheim potrà creare su qualsiasi superficie all'interno del proprio campo visivo un turbine di fuoco. Si potrà udire un sibilo acuto, simile ad un fischio e subito a partire dalla superficie oggetto della magia del ragazzo si svilupperà una colonna di fuoco del diametro di un metro e mezzo, le fiamme dorate e vermiglie, che si innalzerà per un totale di metri che, a seconda del consumo speso, oscillerà tra i sette ed i dieci metri.
    [Abilità magica Variabile]


    T H U N D E R V A L O R Senza dubbio Froheim è forte fisicamente, forte e agile abbastanza da saper maneggiare con abilità due lame assieme, senza che in uno scontro il fatto che impugni ogni spada con una mano possa essergli di intralcio. Eppure ci sono delle volte in cui potrebbe trovarsi in una situazione non favorevole, in cui le sue capacità potrebbero non bastare più. Per questo, il giovane ha imparato come rimuovere le limitazioni che gli impedirebbero altrimenti di sopraffare del tutto Ingwe, quelle imposizioni che il subconscio di entrambi gli ha imposto: basta poco, anche in questo caso. Un attimo, giusto un momento per concentrarsi che l'energia a lui preclusa inizierà a fluire nel suo corpo, impregnando il corpo fittizio e donandogli loro una forza ed una capacità magica che prima non aveva.
    [Potenziamento magico Basso a Essenza; Potenziamento magico Medio a Corpo]


    W I L D E R B L A D E S Froheim è uno stregone provetto, certo, capace di lanciare magie di una potenza al di fuori del comune, ma lo stesso si può dire per la sua abilità con la spada e con l'arco, abilità ereditate dallo stesso Ingwe, eppure superiori a quelle che il giovane possiede al momento, portate un livello avanti, grazie anche, in effetti, all'utilizzo della sua magia: gli basterà, infatti, incantare le due lame di Ember per far sì che per la durata di due turni queste possano essere lanciate massimo una volta per turno (sempre in contemporanea) in linea retta per una distanza massima di una dozzina di metri, per poi tornare in mano Froheim, percorrendo la stessa traiettoria ed infliggendo danni fisici a chiunque si trovi all'interno del raggio d'azione del giovane, dettati dalla forza del ragazzo. Eppure la particolarità di quest'abilità non risiede solo nel fatto che permetta di lanciare le due lame contro il nemico, ma nel fatto che l'incantesimo rimanga intatto anche quando Ember si trova nella sua forma d'arco; infatti, quando Froheim stringerà l'arco in mano, tramite l'utilizzo di quest'abilità gli sarà concesso di lanciarlo secondo le stesse modalità che Ember presenta sotto forma di spade contro l'avversario, atto che non sarà di sicuro meno efficace di quando lancia entrambe le armi, in quanto il filo delle lame resta invariato e tagliente anche quando sono unite assieme.
    [Abilità fisica Alta]




    BaseRossa P.Q.A&OTotale
    Corpo60+30+80±0155
    Essenza60+30+70+10170
    Mente30+20+40±090
    Concentrazione40+20+40±0100
    Velocità70+30+20±0120
    Destrezza40+20+60±0120




    Crowns:Symbol_-_Crownoro, Ap: 1025/1025

    Ember, Arma magica e da fuoco 40Ap
    Aethervox, Passiva Superiore 25Ap
    Blissade, Passiva Superiore 25Ap
    Nethernox, Dominio Elementale Magico Offensivo e Difensivo 70Ap
    Companthem, Passiva Normale di Auspex 20Ap
    Exvulsion, Attiva Variabile Magica 35Ap
    Thundervalor, Potenziamento Medio Corpo Mantenibile e Potenziamento Basso Essenza 35Ap
    Wilderblades, Attiva alta Fisica 20Ap
    Statistiche, 755/755Ap

    Temi musicali utilizzati:
    Sacrifice
    Human







    Edited by pagos - 30/8/2017, 01:57
     
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