Notte del Sabbath

Quest Privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Erlkönig
        +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Ordine degli Oscuri
    Posts
    33
    Reputation
    +5

    Status
    Anonymous





    Come la ragazzina si gettò entusiasta sul proprio spuntino, Saya realizzò che era la prima volta che poteva osservare qualcuno condividere con lei il desco e saziarsi con il cibo che più amava al mondo. Per lunghi secondi non poté far altro che osservare divertita, e a suo modo anche affascinata, la ragazzina che affondava i denti affilati nei muscoli, strappando con naturalezza i tessuti che divorava vorace senza quasi perdere tempo a masticare: il sangue imbrattava il suo volto e le sue mani, tingendola di un rosso vivo che pareva quasi innocua tempera. L'impulsività e il disordine con cui si buttava sul suo pasto erano a loro modo carini, ma completamente privi di grazia: c'era solo istinto nei suoi gesti, una brama di sangue senza dubbio ammirevole, ma fin troppo pacchiana. Tra loro due, la piccoletta pareva un Heartless molto più di lei e, se i suoi sensi non le avessero detto il contrario, Saya stessa ne sarebbe stata convinta. Eppure il cuore che batteva nel petto della bambina era corrotto dall'oscurità, ma non divorato da essa: apparteneva a lei, non alle tenebre.
    La giovane ponderò la questione un altro poco, mentre portava all'altezza del capo la mano destra che reggeva ancora uno stralcio pulsante di carne. Lo osservò contro la luce della luna, affondò le dita nel caldo rossore e come una spugna percepì il sangue fluire sul suo palmo. Tenendolo stretto con la punta dell'indice e del pollice lo portò alle sue labbra e lo lascio cadere. Strinse con i denti e masticò per bene una manciata di volte, prima di deglutire quell'ultimo boccone. Portò le dita a sfiorare la lingua e si pulì con delicatezza i polpastrelli, succhiando via quanto era rimasto del caldo nettare. Sospirò soddisfatta e, placidamente, abbandonò il braccio dietro di sé, andando a sfiorare lo specchio d'acqua smeraldina che ondeggiava nella fontana, mentre le bocche di gargoyle e bestie da incubo continuavano a vomitarne nuova. Chiuse le palpebre per qualche istante, inspirando a pieni polmoni la piacevole aria pungente della notte.
    -Flandre.-
    La voce allegra e soddisfatta dell'altra la prese alla sprovvista e le fece spalancare gli occhi di colpo; li sbatté una volta confusa, ma comprese il significato di quella parola appena scoprì la piccolina che la fissava come orgogliosa di sé, mentre puliva dal suo volto gli ultimi segni di rosso. Aveva risposto alla domanda che, per un istante, Saya si era dimenticata di aver posto.
    “Flandre...” ripeté la giovane nella sua mente, portando la mano destra a massaggiarsi le labbra con aria pensosa. Un nome dal suono dolce, rifletté, che bene si accostava a quella figura così semplice all'apparenza, un nome che per quanto inusuale non la sorprese affatto. Avrebbe almeno tentato di ricordarlo, fintanto che l'interesse che provava verso l'altra non avesse cominciato a scemare.
    La Heartless dondolò un poco con la schiena, alla ricerca di una più comoda posizione. Lanciò uno sguardo distratto alla sua interlocutrice e la vide intenta a stiracchiarsi alzando le braccia come a stracciare il cielo scuro, soddisfatta di se stessa. Quando i loro occhi si incontrarono di nuovo, tuttavia, Saya notò le iridi scarlatte della bambina distogliersi dalle sue, scendere confuse verso il basso, mentre le dita si infilavano quasi inconsciamente tra le sue fauci, che presero a mordicchiarle giocose, quasi stesse cercando di raggiungere il nocciolo dei pensieri nascosto dentro di lei e sradicarlo fuori. La ragazza non le mise fretta, accavallò le gambe, accompagnata dal docile frusciare del suo abito, e inclinò il capo che reggeva con il pugno chiuso della mano sinistra. Si sistemò un istante i capelli, abbandonandosi a quel silenzio, mentre attendeva la risposta alla domanda che più suscitava in lei curiosità. La voce che rispose alle sue aspettative fu così spensierata e non curante da lasciarla spiazzata più di ogni altra cosa che avesse vissuto in quella serata.
    -Sono una persona.- concluse con semplicità Flandre, grattandosi la testa confusa quanto colei che l'ascoltava.
    Saya sbatté le palpebre un paio di volte, lasciò scorrere i secondi ma non vide l'espressione dell'altra mutare: la fissava con gli occhi spalancati, animata da vivida curiosità. -Perché? Secondo te cosa sono?- domandò, con la sincera speranza negli occhi brillanti di trovare in lei una risposta a quell'arcano.
    La ragazza alzò lo sguardo verso le stelle, come per contemplare un attimo la questione, trascinata dai modi incalzanti della più giovane. Si accorse di essere caduta in quel “tranello” solo quando udì distrattamente il rumore dei suoi passi veloci mentre si avvicinava a quattro zampe, persa nel suo gioco al punto da confondersi con uno dei bambini che si erano lasciate addietro come cadaveri dilaniati.
    “Un cane.” fu il suo primo pensiero a quella vista, e rapida portò una mano davanti alla bocca per nascondere il ghigno superbo che aveva premuto contro le sue labbra per uscire libero. “Un cane con un paio di... ali... ed una faccia carina.”
    -Cosa sei?- ripeté allora, lanciandosi in avanti e balzando in piedi di fronte alla piccola: fletté le ginocchia e si sorresse su di esse con i palmi, chinandosi amichevolmente verso quell'animaletto carino, ma mantenendosi appena più alta di lei. -Più umana di me, almeno all'apparenza.- ammise con un sorriso ambiguo. Lentamente allungò il braccio verso di lei, le sfiorò la gota con le dita. Pelle liscia e candida, una vera bambolina. Strinse appena gli occhi e, con dolcezza, pizzicò amichevole la sua guancia, tirandola appena con fare giocoso. -Di solito, però, non mi fermo così a lungo a parlare con un umano senza mangiarlo prima, questo vorrà pur dire qualcosa.- concluse, nascondendo con un “onesto” sorriso i suoi veri pensieri: era piuttosto fiduciosa nelle sue capacità di valutare il prossimo e, ne era certa, quel tenero cucciolo avrebbe preso a scodinzolare come un matto se solo gliene avesse dato una ragione.
    -E tu come ti chiami?-
    La voce della bambina trillò ancora felice. Saya deglutì una volta, ingoiando il boccone stucchevole che Flandre la obbligava ad ingoiare e si rialzò di nuovo in piedi. La piccola rotolò a sedere e si cinse le ginocchia con le braccia, mettendosi in ascolto.
    -Io? Mi chiamo Saya.- annunciò quella, portando con enfasi la mano al petto, sfiorando appena il suo abito candido, afferrandone poi i lembi per esibirsi in un cordiale quanto inaspettato inchino. -È un piacere conoscerti.-
    Si compiacque di se stessa e della propria recitazione, ma fece ben attenzione a non lasciarlo trapelare: quella che doveva essere una semplice serata spensierata le aveva riserbato una sorpresa inaspettata e un istinto, che non sapeva se appartenesse a lei come persona o alla sua razza, le suggeriva che quell'occasione fosse troppo preziosa per permettere che andasse sprecata. Saya sapeva come agire, non era la prima volta che circuiva qualcuno e con Flandre sarebbe stato, letteralmente, facile come rubare le caramelle ad una bambina. Si perse per un istante in quegli occhi innocenti ed entusiasti che la fissavano dal basso: avrebbe dato a loro qualche spettacolino da ricordare.
    -Io sono una Heartless, da molto tempo ormai.- raccontò, incrociando le braccia nel finto atto di sforzarsi di ricordare. Fece scivolare discretamente la mano sinistra sotto l'altro braccio, tenne l'arto stretto al petto mascherando solo in parte le mutazioni del suo corpo: la carne si tese come un elastico, numerose crepe apparirono su di essa e, ad uno schiocco di dita, i suoi muscoli parvero sfaldarsi come in filamenti che, avvinghiandosi su loro stessi, lunghi carnosi, formarono tre lunghi tentacoli. Il movimento fu rapido e subito Saya li portò ad arruffare i capelli della sua spettatrice. -E ringrazio ogni giorno di esserlo diventato. Il potere che ho scoperto mi fornisce... un discreto numero di sistemi per rendere proficue le mie battute di caccia.-
    Con teatralità, porto le appendici alte sopra la sua testa e, silenziosamente, come vermi che tornano alla terra si ritrassero ed intrecciarono in un unico braccio umano, svanendo nell'ombra così com'erano apparsi.
    Roteò per qualche secondo il braccio, stringendosi la spalla destra: chiuse e riaprì le dita un paio di volte, stiracchiando tutti i suoi muscoli e, con un sospiro soddisfatto, si lasciò andare all'indietro, seduta di nuovo sul bordo della fontana; premette su di essa con il palmo, invitando la bambina a seguirla: voleva poter parlare con lei comodamente, ma non aveva intenzione di sporcare più del necessario il suo abito sul pavimento ciottolato sporco di polvere, acqua e muschio.
    -È evidente che questa...- indugiò un attimo, muovendo a vuoto il palmo della mano alla ricerca dell'ispirazione. -...passione la condividiamo entrambe, non è vero? Non ho mai visto nessuno avventarsi con tanta gola su di un cadavere, che non sia la tua prima esperienza di caccia mi sembra lapalissiano.-
    Portò un dito alle labbra, sorridendo ammiccante: -Sono curiosa, dì un po': quali sono i tuoi ferri del mestiere?-



     
    Top
    .
10 replies since 23/2/2016, 16:51   215 views
  Share  
.