Hunt with me

Quest privata

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    Sheil'heit si stava incamminando a passo veloce verso il porto di Radiant Garden, tra le mani stringeva il Windtalker, al suo fianco pendeva la faretra e i suoi stivali emettevano dei piccoli suoni metallici a ogni falcata. Qualche ora prima si era anche congedata da Ceye definitivamente, e aveva dovuto portare con lei ogni cosa. Non sapendo dove mettere l'arma, l'aveva semplicemente portata con sé. Ora erano alla ricerca della nave di Argo che, se non ricordava male, doveva sembrare una cosa appuntita nera... Aveva tristemente dimenticato la descrizione che le aveva fatto il gigante appena due giorni prima.

    Accanto a lei vi era Roth'raku, che camminava con passi più lenti per non lasciare indietro la compagna. Quel giorno c'era un sole luminoso in cielo, e la luce si rifletteva sulla pelle dell'animale con bagliori azzurrati mentre camminava. Il suo umore era nettamente migliorato, rispetto al solito. Dopo giorni e giorni di "prigionia", era contento di poter respirare l'aria fresca, di sentire il vento sulle proprie squame, di camminare sulle proprie zampe. Inoltre la consapevolezza che la caccia sarebbe iniziata a breve lo riempiva di gioia di vivere.

    Sheil sorrise, guardando il drago -Ehy, sai che c'è la possibilità di essere contenti anche quando non si uccide nulla?- gli chiese con tono falsamente accusatorio. Le faceva piacere vedere che l'amico era di buon umore. Aver trovato un modo per farlo uscire da lei era stata una manna dal cielo.
    Certo, i passanti li guardavano terrorizzati, ma era un buon prezzo da pagare, per i risultati.
    L'altro la ignorò e continuò a camminare, fissando davanti a sé.

    Mentre parlavano, girato un angolo, avevano raggiunto il porto, e la ragazza individuò facilmente la nave di Argo. Anche se non c'era traccia del gigante e del suo amico, era quasi certa che aspettando lì vicina si sarebbero fatti vivi.
    Era appena passata l'ora di pranzo, e il mattino l'aveva passato a firmare le "scartoffie" di cui aveva parlato il capitano. Effettivamente erano solo scartoffie, e le avevano portato via più tempo quelle di ogni altra cosa.
    Sperava di non essere in ritardo, dalle parole di Argo aveva capito che a Hind non piaceva molto aspettare... Si era accorta appena la sera tardi, prima di andare a dormire, che si erano messi d'accordo sul giorno ma non sull'orario di incontro.

    Lei e Roth'raku si incamminarono verso l'unica nave nera del porto, sperando che fossero riconosciuti.


    Quest per Alex, perdona il post scarno ma non so molto che altro dire.
     
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  2. Hind Zemirdal
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    Quella notte era certo di non essere ruscito a dormire. Anche nei momenti in cui la sua mente scivolava in qualcosa di simile al sonno, gli incubi che solitamente lo tormentavano erano assenti, e non perché la loro fonte fosse magicamente scomparsa. Si era ritrovato più volte a fissare il soffitto a occhi spalancati, oppure con l'elmo premuto contro le assi di legno del pavimento, in uno stato di continuo dormiveglia. Il giorno precedente lo aveva segnato, era da tempo che non subiva più un assalto emotivo del genere, e l'Ira dell'Imperatore non si era lasciata sfuggire l'occasione per tormentarlo. Poteva solo sperare che per quella ragazza le conseguenze del loro incontro fossero state meno spiacevoli.
    Il cavaliere salì dalla stiva a testa bassa, riparandosi dai raggi del sole con una mano, in un vano tentativo di proteggersi da quella luce così opprimente. Gli girava la testa, sentiva il collo in procinto di collassare all'interno del suo torso, e il resto del corpo sembrava coperto di catrame; pesante, viscido e fragile. Non appena i suoi occhi si adattarono alla luce, Hind fece il possibile per guardarsi intorno, alla ricerca del suo compagno di viaggio, che era occupato a sistemare alcune viti alla poppa della nave, dietro al grosso timone. Non era il caso di disturbarlo, non se la sentiva di contagiarlo con il magro stato in cui si era risvegliato... o almeno, quella era la sua intenzione originale. Purtroppo, la sonnolenza che gli era rimasta gli fece mancare uno degli ultimi gradini, costringendolo ad afferrare il timone con un tonfo per evitare di cadere, attirando inesorabilmente l'attenzione del gigante.


    -Buon giorno, raggio di sole.

    La massa di muscoli arancioni gli rivolse un sorriso amaro, forse per la triste realtà che avevano appena affrontato, oppure semplicemente perché aveva ancora più vertigini del suo passeggero. I postumi di quella notte insonne si erano fatti sentire, e non erano stati esattamente clementi, ma almeno lui era riuscito a dormire. L'unica risposta che l'uomo riuscì a formulare per quell'affermazione fu una specie di lungo mugugnio, che lo fece sentire come un vecchio cane risvegliato da un lungo sonno. E, se doveva essere onesto, quella metafora poteva essere stranamente calzante per la sua situazione attuale. Tra la spossatezza, mentale e fisica, e le vertigini causate da quel dormiveglia, non era certo tra quanto sarebbe riuscito a svegliarsi; sembrava quasi che il suo corpo fosse stato imbottito di sedativi, e gli effetti non accennavano a diminuire.
    Ma, sfortunatamente, fu proprio quell'armadio con la fissazione per le riparazioni a dargli un "limite", perché l'impegno che si era preso due giorni prima non tardò a bussare -metaforicamente- alla loro porta. Il gigante arancione alzò lo sguardo dopo un altro paio di martellate, e dopo aver trattenuto una leggera risata, si rivolse al suo passeggero con un tono fastidiosamente sarcastico.


    -Credo che il tuo appuntamento sia qui.

    Hind riuscì a riprendere un equilibrio decente proprio in quel momento, giusto in tempo per poggiarsi nuovamente contro il timone con un grugnito di disappunto. Non era dell'umore adatto per apprezzare il sarcasmo di Argo, e neanche lui sembrò esattamente soddisfatto di quella battuta, perché distolse lo sguardo dal cavaliere pochi attimi dopo, tornando a lavorare sulla nave con un sospiro. L'uomo in armatura, invece, aveva qualcosa di molto specifico da dire a quell'imbecille.

    -Vai al diavolo, Argo.

    Quelle parole uscirono con un sospiro, che riverberò all'interno del suo elmo, rendendo quasi incomprensibile ciò che aveva appena detto. E, probabilmente, era meglio così. Era la stanchezza a parlare, il peso sulla sua nuca lo rendeva molto più irritabile del solito, e il nodo all'altezza del suo stomaco non aiutava di certo il suo umore. Che razza di mattinata, dopo una teorica giornata di riposo... e pensava di averci fatto il callo, ormai. Peccato che quella fosse solo l'ennesima vana speranza della sua vita.
    Dopo aver formulato questo pensieri, l'uomo cercò di scacciarli con dei profondi sospiri, dirigendosi a passo lento verso il bordo della nave, cercando con lo sguardo ciò che aveva visto anche Argo. Gli sarebbe servito del tempo per scaricare l'astio che si era accumulato nel suo stomaco, ma almeno quel giorno non era costretto a marcire sulla nave del gigante arancione. Guardò a destra, guardò a sinistra, sempre con gli occhi che bruciavano per quell'orribile risveglio, e riuscì a vedere la sagoma di Sheil'heit solo dopo qualche secondo. Eppure, per un attimo avrebbe giurato di essere ancora addormentato. Gli sembrò di vedere qualcosa accanto alla figura della giovane donna, una specie di grossa lucertola infuocata, o qualcosa del genere. Non aveva mai sofferto di allucinazioni, anche se la notte passata non gli dava molta fiducia nelle sue stesse congetture, ma quella sembrava un'immagine uscita da qualche sonno febbriciante. Ma, per il momento, non era il caso di farsi prendere dal panico. L'uomo avrebbe semplicemente aspettato che la ragazza si avvicinasse, accenando un saluto con la mancina, sperando di trovare una risposta ai suoi dubbi nei minuti successivi. Non voleva perdere anche la sua salute mentale, oltre che a quella fisica.
     
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    Non passò molto tempo che una figura bianca fece capolino dalla nave, uscendone poco dopo. Hind era identico a qualche giorno prima. Non che SHeil'heit si aspettasse qualche arto in più, o una coda, ma si aspettava quasi di vederlo senza armatura. Cosa alquanto stupida, se ci si pensava bene, visto che si erano accordati per andare a caccia di Hearthless. Andarci senza armatura sarebbe stato quantomeno sconveniente.

    Alla mano alzata dell'uomo, rispose alzando a sua volta la sua. Dall'esitazione che aveva mostrato, o si era appena svegliato oppure non aveva preso molto bene la presenza del fantasma di Roth'raku.
    La breve camminata dalle strade alla nave fu costellata da persone che guardavano incredule la bestia che camminava placida al suo fianco, oppure che la ignoravano totalmente. Non c'era una via di mezzo. La ragazza non poté trattenersi dal sorridere mestamente e imbarazzata, quando qualcuno indicava spaventata il drago. Non si aspettava tutta quell'attenzione. E sopratutto non un bambino arrivatole alle spalle che le tirava un pezzo di armatura urlando "Mamma voglio anche io un drago!". La vista della madre in questione, terrorizzata e con lo sguardo che diceva "Oh mio dio, mio figlio finirà mangiato da un drago", fu senza prezzo. Sopratutto per Roth'raku, che spaventò il piccolo con un sorriso a sessanta denti e un "buh" ben assestato.

    Una nota positiva sull'avere un compagno dalle sembianze di lucertola gigante alta cinque metri, era che nessuno faceva caso all'enorme arco alle sue spalle. Quando non faceva particolare attenzione, oppure quando effettuava un movimento brusco, la punta della lama grattava fastidiosamente sulla pietra del pavimento. Era sicura di aver lasciato pure qualche solco, mentre camminava...

    Arrivata in vicinanza ad Hind, incrociò le braccia e disse:

    «Hey Hind, buongiorno.» fece una piccola pausa e continuò «Lui è Roth'raku, quella belva totalmente selvaggia che hai incontrato l'altro giorno in condizioni meno... piacevoli» e ogni parola di quest'ultima frase fu detta con tono accusatorio, molto diverso dal tono gentile e gioviale usato in precedenza, fissando il Difensore. I suoi occhi non nascondevano che lo riteneva direttamente responsabile per ogni figura poco carina avvenuta qualche sera prima. «Ma penso che tu lo avessi capito da solo.»

    Il drago restò in silenzio, ma uno sguardo eloquente e un muoversi muto delle sue enormi mascelle bastò a farle capire che non avrebbe preso molto la cosa sul serio.

    La ragazza tirò un sospiro sconsolato, e si mise poi a guardare la nave nera e lucida. -Molto... futuristica e bella-. Notò in quel momento l'assenza del gigante arancione; cosa alquanto difficile da dimenticare.
    Chiese dunque in tono cortese, guardandosi attorno:

    «E Argo? È pronto ad andare?»


    Due mesi e mezzo. Due mesi e mezzo. Scusami. *Si scioglie in scuse*
     
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  4. Hind Zemirdal
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    Be', come minimo, il cavaliere ebbe almeno una conferma: non era ancora impazzito, non del tutto. Apparentemente, il grosso lucertolone che vedeva accanto alla sua conoscente era tutt'altro che un'illusione, specialmente se prendeva in considerazione le reazioni che altri passanti avevano passando accanto alla giovane donna. Anzi, a giudicare da come si stava comportando quella specie di... fantasma? Se così si poteva definire, quella creatura sembrava essere piuttosto divertita di essere una vista inusuale, perché la sua reazione allo spavento di un passante sembrava quasi giocosa. Ma cosa poteva saperne, lui? Quella mattina non era neanche sicuro di ricordarsi come si faceva a stare in piedi.
    Fortunatamente, qualsiasi congettura successiva a quella vista venne rapidamente confermata in seguito da Sheil'heit. Apparentemente, quella specie di bestia fiammeggiante era il terzo incomodo che si era mostrato durante la loro serata insieme, Roth'raku o come diamine si pronunciava, e quella rivelazione spiegò fin troppe cose. Se prima quel lucertolone si annoiava quando la sua "amica" era impegnata con altre persone, allora con quel corpo poteva andare liberamente in giro a fingersi un mostro spaventoso, giusto per scacciare la noia. E, con quei pensieri, Hind ebbe anche un'altra conferma: se non si fosse svegliato del tutto entro pochi minuti, probabilmente avrebbe davvero sciolto qualcosa con la sua acidità.


    -Sono più sorpreso di sapere ancora come mi chiamo stamattina, ma lasciamo perdere.

    Istintivamente, l'uomo si passò una mano sull'elmo, cercando di articolare al meglio quelle parole col tono stanco che le sue corde vocali gli concedevano. Non era certo del successo di quel suo tentativo, ma almeno sembrava essere in una situazione migliore, se si metteva a confronto con la ragazza. Il loro "ospite", infatti, pareva non essere molto interessato al loro impegno, e se Hind fosse stato costretto a decifrare la sua reazione alle parole della soldatessa... probabilmente gli sarebbe sembrato un padre annoiato, che accompagnava la figlia da qualche parte giusto per farle un favore. Cielo, aveva proprio bisogno di svegliarsi: che razza di metafore gli saltavano in mente?
    Eppure, anche in mezzo al suo delirio mattutino, il cavaliere non sarebbe mai riuscito a immaginarsi la domanda, posta per cortesia, probabilmente, che la ragazza gli rivolse pochi attimi dopo quel saluto imbarazzato. "Argo è pronto ad andare?"; se prima la sua testa non si era svuotata per fare mente locale, allora quel dubbio della sua interlocutrice fu abbastanza per far collassare temporaneamente il suo cervello. Gli sembrava di ricordare che, quando si erano dati appuntamento, non avevano menzionato la presenza di Argo, né che quest'ultimo si fosse offerto di accompagnarli nella loro battuta di "caccia" contro gli Heartless. Anzi, visti gli eventi del giorno precedente, il cavaliere non riusciva a immaginarsi il suo compagno di viaggio che si proponeva per una cosa del genere. E, considerando che l'orco arancione sembrava aver sentito a sua volta quella domanda, ogni suo dubbio venne rapidamente confutato dalla reazione quasi isterica del pilota di quella nave.


    -Ah, no. Io non sono un uomo d'azione, preferisco il suono di un motore all'adrenalina che sale quando si rischia la vita. Ne ho avuto abbastanza. Basta. Oggi è giornata di RIPOSO, dannazione!

    Se prima Sheil'heit non lo aveva visto, dopo quella sfuriata sarebbe stata fin troppo certa della sua presenza sul vascello. Il gigante arancione passò dietro a Hind, sventolando in giro il martello che aveva in mano come uno spolverino, mentre gridava quelle parole col tono di una vecchia suocera arrabbiata.
    Fortunatamente, quelle furono le uniche parole che i presenti riuscirono ad ascoltare, perché la voce dell'orco si fece sempre più lontana mentre si avventurava sotto alla stiva della nave, probabilmente per il meritato riposo che aveva saltato nelle notti precedenti. Il tonfo che fece sobbalzare la gummiship confermò ulteriormente questa teoria, e l'uomo decise di lasciar cadere la questione.


    -... Ieri non è stata esattamente una giornata rilassante. E la caffeina ha finito di fare effetto.
     
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    La voce del gigante arancione fu ben più che udibile dall'interno della nave. Con dei rimbombi possenti, annunciò con finalità che non avrebbe fatto parte della caccia a favore di una "giornata di riposo" nel suo vascello.
    A quella risposta Sheil'heit fece spallucce e tornò a guardare la maschera di Hind, un po' distratta.
    Si passò una mano imbarazzata sulla nuca, mentre il drago la guardava dall'alto in basso con uno sguardo annoiato, completamente disinteressato alla faccenda.

    «... Ieri non è stata esattamente una giornata rilassante. E la caffeina ha finito di fare effetto.»

    Il commento dell'albino le ricordò che, effettivamente, non tutti restavano in panciolle a fare nulla, nella vita.
    I suoi pensieri furono interrotti dal nervoso sferzare di coda di Roth'raku davanti a loro. Di certo si stava annoiando a morte. Un bassissimo gorgoglio di gola era l'unico segno di insofferenza, oltre alla coda, che indicava che avrebbe apprezzato il movimento invece che le chiacchiere.

    «Oh, ehm... Capisco.»

    A volte, nei giorni precedenti, si era chiesta che cosa facessero Hind e Argo nella vita. Alla fine, quando gliel'aveva chiesto la prima volta, avevano semplicemente risposto di essere rispettivamente un cacciatore in cerca di altro e un viaggiatore stanco della monotonia di casa. Certo, bellissime occupazioni, ma non vedeva come avrebbero potuto far guadagnare qualche soldo... Per potersi comprare da mangiare, lei aveva compiuto qualche lavoretto per civili che avevano problemi con piccoli Hearthless in città. Nulla di terribilmente gravoso, ma altrettanto sottopagato. Forse i due avevano lavorato per qualcuno, quelle due notti precedenti?

    I suoi pensieri furono interrotti bruscamente da una gelida coda eterea che le passò attraverso il busto, tagliando a metà qualunque cosa le stesse passando per la testa e facendole rizzare ogni pelo sul corpo.
    La ragazza guardò in alto con lo sguardo inferocito, fissando il rettile che intanto guardava in alto con sguardo innocente, fingendo di osservare un grosso uccello in aria. Abbassò poi lentamente la testa, come per caso, e i loro occhi si fissarono per parecchi secondi.


    "Si, va bene, sei stato chiaro, ora andiamo." pensò demoralizzata la ragazza, lasciandosi sfuggire un sospiro. «Hind, se sei pronto penso che possiamo anche andare. Il mio compagno non è la quintessenza della pazienza» indicò dunque con il pollice sinistro la creatura alla sua sinistra.

    Si sistemò poi l'arco sulla schiena, attendendo una risposta dell'uomo.
     
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  6. Hind Zemirdal
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    No, probabilmente non avrebbe capito se glielo avesse spiegato; almeno, non del tutto. D'altronde, chi avrebbe creduto a metà della storia che raccontava gli eventi del giorno precedente? Avevano trovato una ragazza perduta sulle Isole del Destino, una naufraga arrivata da un altro mondo, e si erano ritrovati contro degli Heartless. Fin lì tutto normale, probabilmente. La parte insolita era come lui avesse sentito come proprie le ansie e incertezze che quest'ultima provava a causa della sua situazione sensibile. Era quasi certo che non tutte le persone normali fossero maledette da una malattia che costringeva la propria psiche a provare un'empatia estrema solo per i sentimenti peggiori dei propri interlocutori. Come il fastidio che quel lucertolone impaziente stava provando, per dirne una.
    Se, come diceva Sheil'heit, quel bestione non era esattamente paziente, allora lui aveva solo un leggero raffreddore. Però, almeno questa volta, gli avrebbe dato ragione: aveva dato la sua parola, la ragazza si era presentata come promesso... e lui si stava svegliando alla velocità di un animale in letargo.


    -Dammi solo un secondo.

    L'uomo lasciò uscire quella frase con un sospiro, recandosi sottocoperta per recuperare la propria spada. Fortunatamente, Argo era collassato e stava russando come un orso poco più avanti, quindi non ebbe bisogno di scavalcare un armadio arancione per raggiungere la sua arma. Un ostacolo in meno, ma quando tornò all'esterno con la spada sulla schiena, Hind trovò la sua prossima sfida: trovare un modo per scendere dalla nave. C'erano un paio di metri che separavano la nave dall'attracco del porto, una precauzione che il suo compagno di avventure prendeva per "sicurezza", ma che in quel momento causava problemi al cavaliere. Almeno, non ne avrebbe causati se si fosse ricordato come diamine si faceva ad allungare la passerella per l'attracco, ma tra le mancanze della sua mente e il sonno profondo dell'unica persona che lo sapeva sicuramente, all'uomo non rimase che una scelta. E non era proprio l'ora o il momento adatto, ma era l'unica alternativa a una lucertola ancora più spazientita.
    Dopo aver preso un profondo sospiro, Hind indietreggiò sin dall'altro lato del ponte, maledicendo la propria ignoranza tecnica, per poi scattare verso il bordo della nave. Non ce l'avrebbe fatta. Sarebbe caduto nell'acqua sottostante come un imbecille, e lo avrebbero dovuto recuperare con uno di quegli aggeggi meccanici con cui caricavano le altre navi. Questi pensieri rimbalzarono tra le sue tempie e gli appesantirono le gambe per tutta la corsa, ma al momento del salto la sua mente si svuotò, e il suo corpo corazzato volò fino al pavimento roccioso del molo, atterrando con un tonfo, piegato verso terra. Dolore. Molto dolore. E fortunatamente era atterrato sui piedi, come gli avevano insegnato i suoi compagni di caccia più anziani... ma non bastava per ridurre l'impatto della sua imprudenza.


    -... E adesso un attimo per riprendermi dall'atterraggio.

    Quelle parole uscirono a fatica da dietro al suo elmo, interrotte casualmente da un breve gemito di dolore. Era più resistente al dolore di quanto non desse a vedere, ma la botta era stata abbastanza forte da fargli correre un brivido lungo la schiena. Mai più. Appena fosse tornato, ed Argo fosse riemerso dal mondo dei sogni, si sarebbe dedicato a imparare qualcosa in più su quella nave.
    Fortunatamente, quel triste spettacolo non durò che per qualche attimo, e dopo aver metabolizzato il dolore, l'uomo si alzò e si avvicino alla ragazza... e al terzo incomodo. E no, non lo intendeva in quel senso.


    -Possiamo andare.
     
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5 replies since 18/2/2016, 16:06   103 views
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