Il Quarto Regno

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  1. Xisil
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    Era partita non appena la notizia era giunta alle sue orecchie. Non aveva nemmeno tenuto il conto del tempo trascorso da quando aveva lasciato la sua precedente dimora, che era già giunto il momento di prendere il primo mezzo in partenza da Crepuscopoli per tornare indietro. Sedette per l'ennesima volta sul sedile di una navetta, il capo chino e incappucciato, le braccia conserte e la mente assorta nei suoi cupi pensieri. Un altro mondo era scomparso, e se non fosse partita tempo prima lo sarebbe stata lei stessa assieme al pianeta, c’era mancato poco perché la storia si ripetesse esattamente come un tempo era già avvenuto. E pensare che evitare che la sua stessa sorte - perdere il proprio pianeta natale - toccasse ad altri era il motivo principale dietro tutto quello che stava facendo... Serrò i pugni con rabbia, fremendo per il desiderio di raggiungere il punto d’incontro stabilito e fare qualcosa di diverso dallo stare seduta a rimuginare sulla propria inutilità. Di nuovo non aveva potuto fare nulla, ma era ben conscia del fatto che avrebbe potuto fare ancor meno se non avesse deciso di trasferirsi a Crepuscopoli: di certo, pensava, se fosse rimasta a Radiant Garden sarebbe stata ancor più inutile di quanto lo era in quel momento, e ora non sarebbe stata lì seduta con una sgradevole sensazione di sapere già che genere di conclusioni avrebbero tratto di lì a poco riguardo quel terribile evento, oltre a tutte quelle parole scontate riguardo a quanto, ormai, non avrebero più potuto fare. Magra consolazione, restare a guardare anziché essere dispersi chissà dove un’altra volta.

    Xisil si affrettò ad attraversare la piazza del Primo distretto, dopo essersi recata alla sede del Comitato di Sicurezza a dare la propria disponibilità per la missione, e a tornare all’hangar dove la navetta di linea l’aveva appena scaricata. Cosa a cui al suo arrivo non aveva prestato attenzione, un paio di persone e quello che doveva essere il soldato mandato dal Comitato in quel momento erano in attendevano davanti alla Gummyship. Xisil accelerò per poi fermarsi poco in disparte rispetto alle due persone arrivate prima di lei, cui riuscì comunque a dare una fugace occhiata mentre cercava di sentire quanto il soldato semplice Doe aveva da dire ai presenti. Dei due componenti della squadra, una donna dai capelli lunghi e di un nero profondo avrà avuto forse la stessa età di Xisil, oltre a un uomo dal fisico imponente, il petto vestito solo dai suoi tatuaggi e i capelli di un rosa accecante, dettaglio a cui la guerriera preferì non prestare eccessiva attenzione onde evitare di giudicare l’individuo con troppa fretta e superficialità. Xisil si presentò come suo solito – il proprio nome, una mano sul petto chinato in avanti in segno di reverenza – guardando sia il soldato, l’uomo tatuato che si presentò come Azrael, e l’ultimo arrivato, un uomo dall'aspetto insolito ma austero al tempo stesso: ella notò ben più del trucco vivace dell'individuo quanto più questo si avvicinava, e Xisil finì per fissare il suo occhio azzurro negli occhi dorati e luminosi dell’uomo, due segni inconfondibili che già prima di allora aveva riscontrato in tante persone tramutatesi in qualcosa che di umano avevano, oramai, solo l’aspetto fisico. Rimase immobile per pochi secondi, il volto teso e lo sguardo fattosi d’un tratto freddo e distaccato, fisso in quello della creatura delle tenebre, per poi voltarsi senza aggiungere altro e salire sulla navetta, come se nulla fosse.

    Il suo volto smunto e dall’espressione tutt’altro che rilassata fece capolino nell’abitacolo, e subito la sua attenzione ricadde sulla ragazza dai capelli neri che la stava osservando con apparente disagio. Era quasi certa di averla vista recarsi a bordo della navetta prima di aver avuto occasione di presentarsi alla coetanea, eppure Xisil in quel momento era troppo presa dai suoi pensieri per porsi domande, per questo si limitò a salutare la ragazza con un pacato cenno del capo, raccogliendo qualunque parvenza di calma e gentilezza le fosse rimasta, per poi prendere un posto accanto a lei sul fondo della navicella. Inspirò profondamente, espirò, riprendendo il controllo di sé: non avrebbe pensato che, proprio ora che aveva deciso di prendere le distanze dal proprio passato per ricominciare, questo si sarebbe ripresentato a lei in maniera così subdola: da quando i membri della sua squadra, i suoi superiori, il suo mentore, avevano ceduto al potere delle tenebre, lei non aveva mai dimenticato i segni che un tale potere portava con sé, le ripercussioni sulle persone che aveva avuto attorno, e proprio lei che continuava a ripetere a se stessa come la luce e le tenebre fossero parte imprescindibile dell’equilibrio di ogni cosa, proprio lei in quel momento aveva inconsciamente giudicato chi aveva preso una posizione diametralmente opposta alla sua, come se quella singola persona potesse avere un qualche legame con tutte le altre cui era toccata la stessa sorte. Come se non bastasse, in tutta questa situazione pensava ancora alle tenebre come ad una malattia, un virus che si diffonde nell’aria infettando persone ignare, innocenti, quando sapeva benissimo che le cose non stavano affatto così: tutte quelle persone, partendo dall’individuo appena incontrato risalendo il fiume delle sue memorie fino al Maggiore, avevano scelto la loro strada da soli, accettato l’oscurità e coltivato in loro quel terribile potere, consapevoli delle conseguenze che sarebbero derivate. Non poteva biasimare alcun destino avverso, e forse era questo a ferirla più d’ogni altra cosa.

    L’attesa prima del decollo fu breve, in poco tempo la zona di attracco sparì dalla loro vista. Fuori dagli oblò, come sempre, l’oscurità vellutata, lo spazio inerte. Difficile immaginare un evento così imponente quale la sparizione di un pianeta da una prospettiva esterna: tutto ciò che Xisil riusciva ad immaginare era il silenzio, assoluto e irreale. Le grida e il caos della distruzione che lei invece aveva sperimentato non sarebbero mai giunte alle loro orecchie attraverso il vuoto dello spazio. Ma il silenzio era tale tanto fuori quando dentro l’abitacolo, rotto solo dagli sbrigativi racconti del loro pilota, che era evidente avrebbe desiderato essere ovunque, in quel momento, tranne che alla guida della loro nave. Xisil era infastidita dalla superficialità del soldato, ma fintanto che questi eventi non lo avessero toccato da vicino, finché sapeva che la sua famiglia era a casa ad attenderlo, sapendo che al suo ritorno l’avrebbe trovata esattamente dove l’aveva lasciata, allora per lui non sarebbe mai valsa la pena rischiare la vita. Come poteva biasimarlo? Non le sfuggirono nemmeno i commenti degli altri membri dell’equipaggio. Le sue labbra si contrassero in una smorfia di ironia in risposta al commento di Khan: davvero per una creatura delle tenebre avrebbe avuto importanza proteggere i mondi, o semplicemente non poteva astenersi dal fare batture ironiche? Tuttavia preferì tacere, non senza una buona dose di autocontrollo, piuttosto che rischiare di compromettere in qualche modo il successo di una prossima collaborazione fra i presenti. Finse di ignorare anche il commento di Azrael, il suo apparente ottimismo e il suo definirsi esperto di quella particolare fenomenologia. Sospirò, poi volse lo sguardo altrove, immersa nei suoi mesti ricordi.

    Passarono ore prima che il pilota parlasse di nuovo riaccendendo l’attenzione dei presenti. Il disagio nella sua voce era evidente mentre annunciava il loro arrivo. Xisil si mise a sedere correttamente sul suo sedile, volgendo il capo verso ogni finestrino che poteva raggiungere con lo sguardo. Poteva succedere di tutto, Doe aveva ragione, ma qualunque cosa fosse, ella si domandava con un misto di speranza e repulsione al tempo stesso se le avrebbe fatto dimenticare il suo proposito di voltare pagina e pensare al futuro. Era davvero quello che voleva, rischiare una nuova delusione, proprio ora che aveva deciso di andare avanti?



     
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5 replies since 6/2/2016, 22:46   309 views
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