Il Quarto Regno

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  1. AzraelParanoia
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    The Catastrophe





    -Un intero mondo... scomparso?-

    Quella pigra serata a Crepuscopoli, segnata da un cielo limpido e da un fresco levante che scivolava dolcemente tra la mia chioma, doveva essere destinata ad una serie di svaghi e passatempi relativamente semplici, come alcolici, videogiochi, ed un misto delle due cose, si rivelò improvvisamente agghiacciante nel momento in cui, passeggiando lungo l'area della stazione, potei notare con la coda dell'occhio un inusuale flusso di persone che sbraitavano e scalciavano, tutte accumulate attorno alla parete del negozio verso il quale ero diretto, per l'appunto, con lo scopo di acquistare qualche leccornia per me e per la mia apatica coinquilina. Eppure, nonostante in genere fossi disinteressato alle folle, non potei fare a meno di avvicinarmi, approfittando della mia altezza per sbirciare l'oggetto di interesse. Apparentemente, ciò che causava tanto scompiglio non era altro che un semplicissimo manifesto, di cui varie copie parevano star venendo appese in giro da una ragazzina affannata e nervosa, le cui mani tremanti fecero cadere una decina di fogli, subito trasportati dal vento nella mia direzione. Senza lasciarmi prendere alla sprovvista, mi flettei in avanti, allungando le braccia per afferrare al volo quelle cartacce fuggitive. Fatto questo, potei ritenermi soddisfatto, avvicinandomi dunque alla giovane. Da vicino, potei notare meglio i suoi tratti, le lunghe trecce castane, il corpo acerbo, non troppo dissimile da quello della mia silenziosa compagna di stanza, le lentiggini che caratterizzavano il suo volto, ed un'aria senza dubbio stressata. Mi sarebbe dispiaciuto lasciarla lì, con un lavoro tanto stressante, dunque, senza dire nulla, presi una parte dei manifesti e feci dietrofront, borbottando distrattamente un -Volevo leggerne uno, in ogni caso. Posso farlo mentre attacco questi.-.
    Guardandomi indietro, notai come all'inizio fosse pronta ad obiettare, tra la confusione e forse il timore di essere stata avvicinata da uno sconosciuto possibilmente pericoloso. Poi, rapidamente, distratta da chissà cos'altro, decise di non dare troppo peso alla cosa, tornando alle sue mansioni.
    -Eppure, giurerei di aver visto qualcosa nel suo sguardo...-
    Qualcosa. Un qualcosa che avevo già visto da qualche altra parte. Tra i monaci della Terra dei Dragoni, tra gli abitanti della Città di Mezzo... quel pallido alone invisibile da vedere, ma pesante alla percezione. Che questa empatia fosse una cosa Nesciens? Senza mai tentare di confutare quel dubbio, abbassai lo sguardo, arrivando all'esclamazione che feci all'inizio.


    Feci cadere il manifesto, fermandolo di scatto con il piede e rischiando di scivolare in avanti, nauseato. L'idea che un intero mondo fosse scomparso nel nulla era l'orrore assoluto, per le emozioni contenute in me dopo aver assunto questa forma. Battei più volte il pugno sul petto, fortemente convinto del fatto che avrei vomitato, pur consapevole del fatto di esserne incapace, e finendo solo per produrre dei rumorosi boati. Ecco il perché dello sbraitare, dell'urlare e dello stridere delle persone. Probabilmente avevano parenti ed amici a Radiant Garden. La testa mi girava come non aveva mai fatto prima, ed un senso di profondo timore riempì il mio cuore immediatamente. Qualunque cosa fosse successa, la scomparsa di un mondo è una terrificante ferita inferta all'equilibrio dell'universo come lo conosciamo. Dovevo assolutamente saperne di più. Facendomi forza, continuai a leggere, arrivando alla chiamata alle armi, insomma, alla richiesta di mercenari per aiutare il Comitato a scoprire cosa fosse successo. Ghignai soddisfatto al pezzo di carta, riprendendomi leggermente dalla nausea che sino a pochi istanti prima spezzò in due il mio corpo. Ancora una volta il mio lavoro come mercenario mi stava portando esattamente dove volevo. Un professionista come me non poteva mancare ad una chiamata simile.





    Cosa poteva aver causato un simile disastro? Un intero mondo scomparso non è cosa da niente. Esistono delle evidenti conseguenze a ciò, nell'equilibrio dei mondi. A tutti gli effetti, pensai, Radiant Garden non poteva essere davvero scomparsa. La distruzione di un mondo avrebbe avuto conseguenze, possibilmente gravi, anche negli altri. In fondo, tra portali e strade che si possono aprire tra i vari mondi, l'"evento" causa della fine di Radiant Garden avrebbe dovuto causare ripercussioni anche negli altri mondi. Doveva essere successo qualcosa di straordinario, o almeno così pensai. L'unico modo per scoprirlo sarebbe stato investigare personalmente, e così difatti feci. Presi giusto un paio d'ore per tornare a casa, spiegare l'accaduto, afferrare distrattamente lo stretto necessario, ed acquistare in biglietteria un passaggio per la prima Gummiship diretta alla Città di Mezzo. Il viaggio fu breve, come al solito, ma quel lasso di tempo bastò per farmi riflettere sugli avvenimenti più recenti. Ero già stato lì, ed avevo incontrato quegli Heartless capaci di moltiplicare il loro corpo. Gli Heartless, eh... che ci fossero loro dietro alla scomparsa del Mondo, in qualche modo? No, impossibile. Lavoro troppo complicato, per loro. Forse dei Nessuno di qualche tipo? No, anche quella era da escludere. In fondo, che guadagno avrebbero tratto dal far scomparire un pianeta? Immerso nei pensieri, lasciai che quegli attimi scorressero rapidamente, ignorando le vibrazioni del veicolo interplanetario, il chiacchiericcio degli altri diretti verso la mia stessa destinazione, ed il costante rimbombare degli oggetti contenuti all'interno della stiva, che continuavano a sbattere gli uni sugli altri. Evidentemente il pilota aveva fretta di raggiungere la destinazione.

    Sceso nell'hangar sbattei nervosamente il tacco più volte sul pavimento metallico, realizzando il mio esorbitante anticipo di due ore ed ascoltando passivamente i discorsi preoccupati dei vari membri del Comitato della città. Era una sensazione davvero stressante, e l'unica cosa che mi avrebbe aiutato a sfogarmi veramente sarebbe stato colpire qualcosa, possibilmente con violenza cieca, ma onestamente parlando, fare confusione e danneggiare l'ambiente circostante non è una buona idea in un luogo ricolmo di taniche di benzina.
    Nonostante la mia forma non mi permettesse di sentire gli effetti degli alcolici, per questione di tradizioni, decisi dunque di fare due passi per la città e prendere un paio di birre, sperando fortemente che l'effetto placebo si applicasse anche agli elementali della terra.




    Dopo aver bevuto il tanto necessario per essere costretto ad espellere tutti i liquidi, decretai la pausa come soddisfacente, alzandomi dal tavolo e dirigendomi nuovamente al Distretto dell'hangar, dove avrei potuto aspettare una mezz'ora buona che gli altri arrivassero. La prima su cui posai lo sguardo fu una giovane donna dai capelli corvini, il cui abbigliamento non stupì particolarmente. Non sembrava indossare un'armatura, apparentemente, dunque diedi per scontato che fosse un incantatrice o qualcuno di capace nel combattimento a distanza, in ogni caso. Era di bell'aspetto, per quanto il volto paresse costantemente corrucciato, un'eterna smorfia di commiserazione, il cui bersaglio non ci era dato conoscere. Per quanto quell'inespressività mi lasciò perplesso, avevo un Nessuno in casa che mangiava il mio cibo, quindi, beh... Nessuno può sembrarmi più apatico di così. Santa madre Terra, chi ha dato un nome simile a quei senza cuore doveva avere un'orrenda fissazione per i giochi di parole. Decisi dunque di salutare la ragazza, puntandole l'indice contro e salutando amichevolmente con l'altra mano.
    -Ehilà! Anche tu diretta verso l'ignoto? Heh, ammirevole.-. Schioccai le dita. -Il mio nome è Azrael. Incantato.-, dissi scherzosamente, in una parvenza di scimmiottata formalità. In fondo, stavo parlando con una persona con la quale avrei potuto nuotare nel sangue nel giro di poche ore, dunque meglio iniziare amichevolmente.
    A seguire la ragazza arrivò un uomo in armatura dai tratti anonimi che si presentò come John Doe. Prima che potesse dire altro, diedi per scontato che fosse il membro del Comitato, rivelazione che fu tutto fuorché stupefacente. Dallo sguardo torvo e dalle labbra piegate in un broncio nervoso, intuii che non desiderava con particolare ardore la posizione che gli era stata assegnata. Beh, mi spiace, zuccherino, ma quando si sta in un'organizzazione del genere, ci sono ordini da rispettare. Ecco perché mi s'addice tanto fare il freelancer. Salutai anche lui, attendendo gli altri miei compagni.
    Si presentò successivamente una ragazza dai capelli corti e castani, dall'aspetto molto più combattivo della precedente. Teneva addosso una pratica armatura di cuoio che sovrastava una camicia bianca ed una gonna, entrambe dall'aspetto impeccabile. Era davvero un bel tipino, a prima vista. Notai dopo pochi istanti di osservazione come uno dei suoi occhi fosse azzurro, sì, ma l'altro, oltre ad essere segnato da una cicatrice, mostrava quella candidezza lattiginosa portata dalla cecità. Ferite di guerra? Pareva avere un buon equilibrio ed una consapevolezza decente di ciò che le stava attorno, dunque diedi per scontato che la sua situazione fisica non fosse un problema troppo grave per lei. La salutai facendole lo stesso cenno riservato alla collega precedente.
    -Piacere di conoscerti. Mi chiamo Azrael. Pare che lavoreremo insieme, oggi, eh?-, dissi alla ragazza, che si presentò come Xisil.
    Poco prima che iniziasse il briefing, comparve un uomo che mi stupì. Prima di tutto, era più alto di me. Certo, più magro e slanciato, ma era pur sempre stupefacente. Era un vero e proprio gigante. Nonostante questo tratto fisico, il ragazzo aveva una carnagione leggermente scura, dei capelli neri leggermente lunghi, e tratti facciali eleganti accentuati da una serie di pitture esotiche, tanto quanto lo erano gli abiti colorati che indossava. Insomma, aveva l'aria di una persona ben distinta ed elegante, per quanto misteriosa ed aliena. Notai in lui gli occhi gialli che vidi anche in Rashan e che adocchio costantemente negli Heartless. Eppure non pareva avere lo stesso tumulto interiore della donna drago, e neanche l'aspetto predatore dei divoratori di cuori. Che fosse... no, non era di mio interesse saperlo. Era lì per lavorare, come potei evincere dall'assurda spada di pietra nera che portava al fodero. Non seppi dire se fosse più arzigogolata la lama o l'elsa, ma una cosa era certa. Quella non era certo un'arma data in dotazione all'ultimo dei soldati semplici.
    Salutai lo straniero con un cenno delle dita, presentandomi energicamente. -Beh, ecco un altro buon collega. Piacere di conoscerti. Il mio nome è Azrael.-. Quel tipo, Khan, mi incuriosiva. Rischiava di rubarmi la scena come persona più eccentrica, accidenti!
    Eventualmente misi le gambe in spalla, salendo le scalette metalliche della Gummiship assegnata e cercando posto a sedere.




    Accavallai le gambe, stendendomi senza troppi complimenti sul sedile ed osservando i miei compagni di squadra con interesse mentre ticchettavo le dita tra di loro, fischiettando un motivetto il più silenziosamente possibile. Khan, Egeria e Xisil. Avrei dovuto collaborare con quelle persone. Sarebbero stati compagni di qualità come i precedenti? Beh, nessuno di loro era certamente un piccolo moguri peloso, e ciò sarebbe potuto diventare un grave danno al morale. Scherzi a parte, avere Moguin a coprirmi le spalle non mi sarebbe dispiaciuto, ma queste quattro persone erano sicuramente altrettanto capaci. Una cosa era certa, però. Non potevo permettere rischi, dunque dissi subito ciò che c'era da dire.
    -Vi voglio avvisare tutti di una cosa. Se vedrete vicino a me un uomo in rosso con due volti, non attaccatelo. Se vorrete, poi vi spiegherò. Fatto sta che mettereste la mia vita a repentaglio.-. Avevo già accettato la possibilità di morire, ma che succedesse per fuoco amico... beh, l'avrei evitato volentieri.
    L'inusuale Caronte che stava ai comandi del nostro traghetto ci parlò della missione, spiegando nervosamente come delle forti turbolenze avessero già fatto scomparire chissà dove delle altre navi, e come noi saremmo dovuti andare a scoprire qualcosa su tale processo, rischiando di essere assorbiti da chissà quale stretto pertugio dell'universo. Beh, se non c'è rischio, non ci si diverte. Senza dubbio però il nostro prode soldato non era della stessa opinione, a vedere come stesse descrivendo la missione, cosa che gli fece guadagnare un commento non poco sprezzante di Khan, che guardai sornione, consapevole di come non avesse per nulla torto. Quell'uomo dai tratti nobili sembrava azzeccarle tutte.
    -Suvvia, suvvia! Troveremo una spiegazione. Un mondo che scompare nel nulla? Un processo eccessivamente improbabile, posso dirlo come esperto. Ci sarà sicuramente una giustificazione. Ed anche non fosse così, un soldato non deve certo lasciarsi abbattere da un nemico che non ha ancora neanche visto.-. Un nemico invisibile, quello che avvolgeva Radiant Garden. Non vedevo l'ora di scoprire di cosa si trattasse. Rimasi in attesa che qualcosa succedesse limitandomi a generare dal palmo della mia mano una piccola cote diamantata, che utilizzai per affilare gli artigli sino a che non udii la fatidica frase.
    -Siamo... siamo in arrivo. Occhi aperti e preparatevi: potrebbe succedere di tutto.-. Detto questo, rimisi i guanti al loro posto, fissando lo spazio aperto con viva curiosità. Poteva davvero succedere di tutto. Ed io volevo davvero vedere quel tutto. Qualsiasi cosa mi avesse scatenato quell'agghiacciante spavento facendo scomparire nel nulla un intero mondo, in quel momento doveva essere consapevole del fatto che Azrael non l'aveva presa per niente bene. E farmi infuriare è stato il suo primo ed ultimo errore.
     
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