Tranquillity

Quest privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    In una notte giovane, ancora disponibile, eppure buia come l'ultimo girone dell'inferno, nessuno dovrebbe andare in giro. Senza la luna a guidare i propri passi, il cammino diventa pericoloso, insidioso, ignoto. Proprio per questo, Sheil'heit aveva deciso che farsi una passeggiata non era la migliore delle idee, date le circostanze.
    Era appena tornata dalla Città di Mezzo, dopo aver depositato a casa l'arma che era riuscita a comprare. Quella che, secondo lei, era la cosa più scomoda che avesse mai preso tra le mani: un arco di cinque chili che, anche se bellissimo, era proprio inutile.

    La ragazza sospirò placidamente, seduta su una piccola panchina di legno in una taverna dimenticata da chiunque nell'angolo più remoto della città. Radiant Garden non era malfamata, e per questo si poteva dire che il luogo dove si trovava era quantomeno decente. Non affollato, abbastanza silenzioso e pacifico. Niente soldati che urlavano, niente avventori ubriachi, nessun musicista strampalato. Perfetto.
    Solo poche persone stavano in compagnia a godersi un paio di birre. Due tizi in armatura leggera, una in armatura pesante. Tre o quattro civili...
    L'oste era un uomo muscoloso (probabilmente abituato ad alzare i barili di roba che aveva in giro), ma non rude. Quando aveva chiesto una bottiglia di idromele non aveva fatto storie e anzi! Per qualche ragione le aveva pure regalato una pagnotta con un piatto di formaggi freschi in "omaggio".
    Sheil'heit aveva ringraziato gentilmente e si era messa a sedere in un angolo, iniziando a mangiare in silenzio, spalle al muro.

    -Puoi anche offrire, eh- le disse con tono provocatorio Roth'raku, spuntando da dietro la sua schiena e annusando il pane.
    -Se non sapessi che non hai bisogno di mangiare, lo farei volentieri.- le rispose silenziosamente Sheil'heit mentre spaccava un pezzo di pane, mangiandolo col formaggio datole -Il mio stomaco è il tuo, se ho fame io, hai fame anche te.- Poi, con una mano, spinse il muso dell'altro via dal cibo, discretamente, per non attirare l'attenzione di tutti.
    -Beh- borbottò di rimando il drago, tornando all'interno del corpo della sua compagna -Mi manca il sapore del sangue nello sto...-

    Il flusso di pensieri fu brutalmente interrotto quando tre persone entrarono nella locanda, sbattendo la porta e urlando. Il freddo vento esterno fu fatto entrare come un amico, e Sheil'heit alzò lo sguardo per vedere tre ragazzi varcare la soglia.

    «Hey, Kevor!» disse il primo. Era un giovano sui vent'anni, la ragazza era sempre stata terribile a giudicare le persone dall'età, vestito con braghe marroni di cotone e una camicia bianca con vari bottoni fuori posto, macchiata in più punti di un liquido che sembrava essere vino. I capelli biondi scompigliati e lo sguardo vacuo indicavano chiaramente il suo stato di ebrezza.
    «Vecchio stronzo, manda qua il solito» questa volta, a parlare era un uomo. Era chiaramente più vecchio del ragazzo di prima, anche se non aveva idea della sua età. Forse quaranta, forse trenta. Anche lui presentava varie macchie di vino sulla maglietta e sui pantaloni.
    La terza persona era un ragazzo più piccolo e sembrava anche lui stralunato, anche se non come gli altri due. Probabilmente stava facendo la parte dell'amico sobrio... con poco successo, ma apprezzava lo sforzo.

    L'oste non sembrava far troppo caso a quei tre scapestrati, e indicò loro un tavolo con un grugnito, al che i tre si incamminarono. Probabilmente erano clienti abituali, in sobrietà come in ebrezza.
    Non fecero caso a lei così come lei ignorò loro.

    -Le persone sono rumorose- ringhiò Roth'raku, innervosito -Perché non possiamo sviscerarli?!-
    -Perché penso che sia contro l'etichetta del posto in cui siamo- rispose con la solita calma la ragazza -ricordati che siamo ospiti.-

    Sentiva il drago borbottare cose dentro di lei, ma continuò a mangiare senza curarsi della nuova compagnia, con lo sguardo basso e poco interesse negli occhi.
    Aveva deciso di spostarsi dal centro della città per evitare situazioni così...
    Stava per mettere in bocca l'ultimo (o quasi) boccone di pane e formaggio, accompagnandolo con un sorso di idromele, quando le fastidiose voci si fecero vive nuovamente.

    «Ehy, ma guarda che bella gnocca, abbiamo!» vi furono risate. Sheil'heit non vedeva la faccia di chi stava parlando, ma lei e il Difensore capirono immediatamente di chi stava alludendo.
    Sospirò, mormorando a se stessa «Non si può mai stare in pace...»

    Le avrebbe fatto piacere fare un giro a Radiant Garden di notte, in pace... Ma a quanto pareva sarebbe dovuta tornare immediatamente nella Città di Mezzo. Per carità, il buio non le dava fastidio, ma...
    Avere degli arrapati ubriachi che le ronzavano intorno in una serata dove voleva solo pace era un po' troppo.

    «Dai, se continuano e non riesco a fermarli con le buone, hai il permesso di fermarli... con altre maniere» disse Sheil'heit con il tono di una madre gentile con il proprio figlio.

    Al suo interno, sentì Roth'raku ringhiare felicemente, assaporando il momento sicuramente futuro.
     
    Top
    .
  2. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Isolati in un angolo della locanda, seduti a un tavolo occupato per la maggior parte dalla mole del gigante dalla pelle arancione, Hind e Argo si godevano il meritato riposo dopo l'ennesimo giorno di volontariato come carpentieri. Era stato piacevole notare come non fossero gli unici disposti a rimboccarsi figurativamente le mani per ricostruire la cittadina, e lo zelo con cui gli abitanti si erano disposti a riparare la loro dimora era ammirevole. Peccato che questo significasse anche un salario leggermente ridotto per i riparatori "mercenari", soprattutto quando molti civili in salute proponevano di farlo personalmente e gratuitamente, ma non era esattamente questo il motivo per cui i due compagni di viaggio discutevano da una mezz'ora buona. L'orco si stava mettendo le mani sproporzionate nei capelli, in tutti i sensi, e stava cominciando a perdere le speranze di poter ricevere una risposta decente dal suo interlocutore, che intanto stava tenendo le mani poggiate sul suo elmo, all'altezza della bocca.

    -D'accordo, mi ripeterò: sei sicuro che posso prendere la tua parte dei soldi per le riparazioni?

    Ormai il gigante non lo fissava neanche più negli occhi, fissando sconsolato la sua tazza di caffè. Anzi, più che una tazza era praticamente un boccale, il locandiere era stato abbastanza gentile da dargli qualcosa che potesse tenere almeno con indice e pollice, ma di quel passo quella premura sarebbe servito a poco. Hind non avrebbe mai creduto che quel suo nuovo "amico", lo stesso che gli aveva raccomandato di non far esplodere la sua navetta mentre era assente, fosse una persona così fiscale. "Se ti guadagni qualcosa, lo tieni per ciò che ti serve", diceva lui. E aveva speso fin troppo tempo a spiegargli che no, non aveva bisogno di niente, avrebbe onestamente preferito che lui prendesse anche la sua parte. Forse doveva semplicemente ripeterglielo per l'ennesima volta.

    -Argo, te l'ho già spiegato. Questa corazza è un supporto vitale, finché ce l'ho addosso, rimango vivo. Quindi niente cibo, niente spese. Servono più a te e alla manutenzione della nave.

    Se ci pensava, anche qualsiasi genere di cibo poteva essere un rischio nel suo stato. Sarebbe bastato non digerire qualcosa, trovare qualcosa di poco cotto, che aveva ancora dei batteri, oppure qualcosa di peggio, e l'Ira dell'Imperatore lo avrebbe letteralmente distrutto dall'interno. O, come minimo, avrebbe aiutato il processo. Non era affatto un buon pensiero, ma in quel caso era una piccola consolazione: finché non avesse completato la sua ricerca, finché quella malattia non fosse stata debellata, Argo avrebbe avuto quasi un soprammobile al posto di un passeggero, almeno dal punto di vista delle spese. Per quanto apprezzasse il fatto che quel gigante volesse lasciargli i soldi che aveva guadagnato col sudore della sua fronte, Hind preferiva questo accorgimento piuttosto che lasciare dei soldi a marcire nelle sue "tasche" per chissà quanto tempo.
    Dopo l'ennesima risposta lungo le stesse righe, Argo decise finalmente di desistere, emettendo un potente sospiro e portando ambo le mani intorno alla sua tazza di caffè. Scosse leggermente la testa, forse ancora sconsolato dalla testardaggine del suo interlocutore, ma ormai il cavaliere si era quasi abituato a essere un guscio vivo per miracolo. Poteva solo sperare che, un giorno, quella situazione finisse, oppure aspettare. Forse, quando si fossero finalmente conosciuti da più tempo, il titano arancione sarebbe finalmente riuscito a rispondergli per le rime, ma per adesso non aveva altra scelta che arrendersi.


    -Va bene, ho capito, devo farmi i fatti miei. Accetto la tua gentilezza e chiudiamola qui.

    Detto questo, l'orco si concesse il primo sorso del suo caffè da quando si erano seduti a quel tavolo, mentre Hind abbassava le mani ancora giunte sul tavolo, decisamente più rilassato. Non era ancora certo del perché quel tizio fosse così fissato su certi aspetti delle loro finanze, l'unico indizio che aveva a riguardo era qualcosa che gli aveva detto quando si era imbarcato sulla sua nave la prima volta, su Ezlea. "Ti avviso, dovrai badare tu alle tue spese. Su questa nave ciascuno guarda prima la propria schiena"... più ci pensava, e più si rendeva conto di quanto avesse evitato qualsiasi domanda personale sul gigante che lo portava in giro per i mondi. Hai una famiglia, perché stai vagabondando per lo "spazio", a che diamine ti serve il caffè quasi in piena notte? Nessuna di queste domande era spuntata istintivamente tra i suoi pensieri, si era anche dovuto sforzare per interessarsi a quel ragazzino che, alla fine della loro discussione, si era offerto di aiutarlo. Ed era passato solo un anno da quando aveva smesso di vivere normalmente. Che fosse quella la vera maledizione della sua malattia, diventare ogni giorno sempre meno... umano? Aperto? Non riusciva a metterci sopra il dito, ma più tempo passava, e più si rendeva conto che qualcosa lo allontanava dalla vita che voleva riguadagnarsi con quel viaggio.
    E, per aggiungere legna alla brace, questa linea di pensiero venne bruscamente interrotta da due individui, che dopo essere entrati nella locanda si erano messi a sbraitare come se fossero i padroni del locale. Non che lui non si fosse concesso qualche notte brava, specie dopo una battuta di caccia, ma i cacciatori che reggevano peggio l'alcool nel suo villaggio erano decisamente meno maleducati. Poi c'era Brock, che si era spogliato nudo ed era andato in giro per il villaggio vestito solo con la pelle di un cinghiale, ma avrebbe preferito continuare a reprimere quella memoria. E così avrebbe fatto, anche con più facilità se quei tre non avessero continuato a fare abbastanza confusione per una folla grande il triplo, ma il peggio venne dopo, quando quella combriccola si mise a importunare una ragazza che, fino a quel momento, si era ritirata su una panca per cercare di cenare in pace. O, come minimo, così gli sembrava, e probabilmente ci aveva azzeccato, a giudicare dall'espressione che intravide in mezzo ai tre buzzurri. Quasi d'istinto, l'uomo strinse le mani, voltando il proprio sguardo verso quella scena, mentre un chiaro rigurgito si fece strada dal suo stomaco fino alla sua gola; non era la stessa cosa, ma quei tre gli ricordavano troppo uno dei tanti gruppi di bulli che aveva visto viaggiando per il suo paese. "Cacciatori della Cura", così a volte venivano chiamati individui come lui e quegli individui che erano tornati tra i suoi ricordi, ma questi ultimi erano letteralmente al fondo del barile, e usavano i loro fondi per bazzicare nelle locande e fare baldoria, piuttosto che fare un po' di ricerca sul campo per conto del loro committente. Le sue memorie diventavano confuse da quel momento in poi, forse a causa della punta di rabbia che si stava facendo strada nel suo petto, forse perché aveva seriamente bisogno di dormire dopo l'ennesima giornata spesa a scavare via macerie, ma quella nausea che gli faceva bruciare la gola non lasciava dubbi, avrebbe voluto calciare personalmente quei tre fuori dalla locale. Solo che, prima che finisse per vomitare l'anima per somatizzazione o mettesse in atto quel piano, il cavaliere venne proceduto dall'armadio con gli occhiali che gli sedeva accanto.


    -Mondo che vai, cafoni che trovi.

    -No, Argo, aspett...

    Senza neanche aspettare un secondo, il gigante arancione poggiò la tazza sul tavolo e si alzò dal tavolino più basso che era stato scelto come sua sedia quando aveva piazzato la sua ordinazione, dirigendosi con passo deciso verso quella scena pietosa. Tutto ciò che Hind riuscì a fare in quel momento, purtroppo, fu portarsi nuovamente le mani sul volto, tirando un profondo sospiro sconsolato. Per essere la voce della ragione tra loro due, a volte Argo poteva essere troppo generoso per il suo stesso bene.

    -Avete qualcosa da spartire con questa donna?

    -Ehi, lasciaci in pace cazz... one...

    La voce dell'orco rimbombò dietro il terzetto di ubriaconi, ma l'alcool aveva decisamente ridotto la loro reattività a un tono abbastanza profondo da appartenere a un individuo grande due, tre volte il più robusto di loro, e solo quando il ragazzo decise di voltarsi con fare spavaldo finirono faccia a... pettorali con l'individuo che li aveva importunati. Il più giovane del gruppo, forse ancora più brillo degli altri due messi insieme, finì direttamente a terra, svenuto alla vista di quella montagna di muscoli arancioni, mentre l'uomo gonfiò il petto in un tentativo di tenere testa ad Argo, pronto ad attaccar briga. Tutt'altro che intimidito, il gigante incrociò le braccia, con tanto di grossi guantoni e bracciali in metallo, e gli rispose con una voce stranamente calma.

    -Non penso che la signorina gradisca la vostra compagnia. Sarebbe una saggia idea lasciarla in pace.

    -A te cosa te ne viene in tasca, razza di orco?

    Cielo, non sapeva cosa diavolo aveva bevuto, ma doveva essere roba scadente se quello era il migliore insulto che gli veniva in mente. Hind emise un sommesso grugnito a quella scena, mentre sperava segretamente che quello fosse l'ennesimo incubo causato dalla sua malattia, che magari anziché torturarlo fisicamente e psicologicamente aveva deciso di accontentarsi e farlo morire di vergogna. Tuttavia, a differenza del suo compagno di viaggio, Argo sembrò piuttosto divertito da quell'affermazione, e si chinò leggermente verso i suoi interlocutori, mentre sul suo volto si disegnava un ghigno tutt'altro che amichevole.

    -Giusta scelta di parole. Sapete cosa facciamo noi "orchi" con la pelle di chi ci infastidisce?

    Le mani del gigante si poggiarono sulle spalle dei suoi due interlocutori insieme alle sue parole, mentre le sue dita ricoperte di metallo afferravano con una certa forza la pelle delle spalle di entrambi da sopra le loro camicie. Il giovane e l'uomo sobbalzarono dal dolore, mentre il sorriso del loro "orco" si faceva sempre più inquietante.

    -La mia vecchia zampogna comincia a puzzare di cadavere. Qualcuno vuole offrirsi per ripararla, oppure volete continuare a bere senza muscoli al vento?

    E, con queste parole, Hind seppe con certezza che, se mai la sua gummiship fosse veramente esplosa, Argo avrebbe potuto benissimo sfondare come attore per comprarne una nuova. Perché se la sua stazza e il suo ghigno non erano abbastanza, il tono velenoso con cui aveva pronunciato quelle parole lo avrebbe sicuramente ucciso seduta stante, se non avesse indossato la Lancelot. Peccato che avesse aspettato troppo poco per dare quella minaccia, ma l'alcool che circolava nel corpo delle sue vittime fece il resto del lavoro per lui, poiché entrambi se la svignarono quanto prima, trascinando il loro compare verso il tavolo più lontano dal loro.
    Terminata la sua piccola recita, il gigante raddrizzò la sua schiena, porse un leggero sorriso alla ragazza e tornò lentamente a sedersi accanto all'uomo in armatura, che intanto desiderava sprofondare sotto le assi del pavimento.


    -... Non era il caso.

    -Lo avresti fatto anche tu, se il tuo umore non fosse sotto il pavimento.

    A quelle parole, la stretta che gli artigli della Lancelot avevano sulla sua maschera si intensificò, e finalmente Hind capì perché lo aveva fatto. Quella specie di armadio a tre ante stava imparando a leggere le sue azioni, a intuire alcune delle movenze che aveva in certe occasioni, aveva trovato un modo per superare il limite imposto dal suo elmo. Vecchio bastardo, e lo intendeva con tutto il rispetto che poteva dargli in quel momento. Lo aveva fatto perché non voleva vedere ripetersi la stessa scena della Città di Mezzo, o per evitare che si lanciasse a spada tratta verso il prossimo gruppo di cafoni che avrebbero incontrato. Sotto a quella massa di muscoli c'era più di quanto sembrasse, ma la vera domanda che tormentò Hind in quegli attimi fu una sola: sotto alla sua scorza... cos'era rimasto?

    -Non so se ne avrei la forza. O... no, no. Lascia perdere.

    Confuso? Sconsolato? Non lo sapeva. Stava cercando di capirlo, di comprendere finalmente che razza di emozioni gli frullassero in testa, ma tutto ciò che riuscì a cavare dalla sua mente fu solo il caos. Forse era diventato troppo apprensivo, troppo sensibile ad azioni del genere, ma così come le ferite sotto alla sua armatura, neanche quelle erano visibili, e tutto ciò che gli rimaneva era l'amaro in bocca.

    -Vacci piano con l'acidità, non vorrai sciogliere il tavolo, spero.

    Quelle furono le uniche parole, portate con un leggero sarcasmo e un'evidente resa, che il gigante riuscì a pronunciare di fronte al conflitto che il suo interlocutore aveva sotto a quella scorza bianca. Insieme a un "bleah, è tiepido" dopo aver bevuto l'ultimo sorso del suo caffè.

    Note: Scusa se ho scelto di risolvere un po' "in fretta" la questione degli ubriaconi, ma non voleva sprecare troppe pagine per quel siparietto xD
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    Roth'raku stava già pregustando un lauto banchetto (metaforico), quando questo gli fu brutalmente negato. Dal fondo della sala, tra gli avventori, si era alzato quello che sembrava essere un Ogre di Aramay... gigante... arancione... abbiamo già accennato al "gigante"? All'inizio non lo aveva notato, scambiandolo per un pezzo di tapezzeria, come un armadio ma... guardandolo meglio, era impossibile sbagliarsi. Almeno, al contrario di quelli sul suo pianeta, quello era vestito e sembrava civilizzato.
    Il suo "salvatore" si avvicinò al tavolo proprio mentre Sheil'heit stava parlando con Roth'raku, facendo tremare tavoli, sedie e persone.

    Lo scambio di battute che vi fu in seguito la fecero sorridere e ridacchiare. Insomma, non si vede tutti i giorni un orco (orco?) che spaventa due ubriaconi da una taverna. La scena era divertente: la ragazza avrebbe riso, se non lo avesse trovato di cattivo gusto. Lo avrebbe anche trovato un po' spaventoso, se non fosse che le sue parole erano tutt'altro che violente verso di lei.
    Il drago, invece, era indispettito per aver perso le sue prede, guardandole dagli occhi della ragazza fuggire via, al sicuro.

    -Suvvia, meglio così, non era il caso di fare una scenata in una taverna. Ci avrebbero denunciati per pubblico disordine. Penso.- disse Sheil divertita. -Dai, andiamo a salutare e ringraziare il nostro amico, poi possiamo andare a farci un giro. Magari mentre torniamo nella Città di Mezzo troverai qualcosa da masticare.-

    Detto questo, senza aspettare la risposta del suo invisibile compagno, si alzò da dove era seduta, lasciando lì idromele e cibo rimasti. Al contrario del gigante arancione, i suoi passi erano delicati e per niente rumorosi.
    Dopo la sceneggiata messa in atto dal tipo, gli altri (pochissimi) clienti si erano rimessi a mangiare e bere, chiacchierando a bassa voce, come se nulla fosse successo. L'oste, d'altro canto, sembrava anche abbastanza felice che i tre delinquenti se ne fossero andati senza far casino nel suo locale.

    Avvicinandosi al tavolo dove aveva visto andare il simil-Ogre, notò anche un altro tipo vestito di una bellissima armatura bianca e nera e una chioma bianca. Era affascinante, nella sua bianchezza. Aveva una spada dietro alla schiena, e non sembrava star mangiando o bevendo nulla.

    -Questo stile mi piace, sì.- pensò più per se stessa che per Roth'raku.
    -Sento ogni tuo pensiero.- le ricordò il drago, monotono, come se fosse la centeventesima volta che lo facesse.
    -Scusa, ma mi piacciono le armature- rispose lei con ovvietà.

    Mantenendosi a rispettosa distanza dal tavolo, abbastanza lontana da non invadere lo spazio personale di nessuno ma vicina da essere vista e sentita con facilità, disse con voce gentile e una mano sul fianco:

    «Buonasera, volevo dire grazie per prima» -Ma per favore, avremmo potuto farli a pez...- «Sono Sheil'heit, c'è qualcosa che posso fare per ripagare il favore?»

    La ragazza aveva notato che erano in due al tavolo, e preferì non mettere in imbarazzo il tipo con la chioma bianca, per gentilezza, e utilizzò un ringraziamento impersonale.
    Beh, per essere precisi uno era SU un tavolo, ma andava bene lo stesso...

    «Forse offrirvi da bere?»

    Finita la frase, il drago si ritirò indignato nei profondi degli animi di Sheil'heit, giurando di non farsi più vedere finché quella farsa andava avanti. Sapeva che quei tre ubriaconi non erano un problema, eppure si abbassava a dire grazie quando non ce n'era bisogno. Il suo orgoglio di Difensore stava essendo calpestato dalla sua stessa compagna! Lei non ci diede molto peso, dopotutto era abituata ai comportamenti di Roth'raku. Sempre meglio averlo indignato e offeso che incazzato e pronto a mordere chiunque nel raggio di cinque metri.

    -Non mi tentare.-
    -Appunto-
     
    Top
    .
  4. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Era davvero così "acido", come aveva detto Argo? Perché non era del tutto certo che fosse quella la definizione adatta al suo tono stanco: se fosse stato semplicemente spossato o nervoso, si sarebbe sentito uno stronzo. O come minimo, non si sarebbe certo perso in quella linea di pensiero, avrebbe lasciato correre e si sarebbe messo a contare le venature del legno per la noia. Ma in quel momento? Si sentiva onestamente più un idiota che altro, un sempliciotto di campagna che si era lasciato prendere troppo da una speranza fin troppo lontana. Avevano speso giorni interi a spostare macerie, a ricostruire mura e altri pezzi della città, e ormai il limite di tempo che si era imposto era praticamente scaduto. Una settimana. Questo gli era stato promesso, quella era stata la magra speranza che gli veniva proposta, un piccolo passo avanti in un viaggio che sembrava portarlo solo in salita. Ma, dopo aver aspettato, dopo essersi distratto per tutto quel tempo, i pensieri negativi tornavano ad assalire la sua mente, intaccando quella briciola di ottimismo che si era concesso: quel ragazzo, forse, non sarebbe più tornato. Alla fine, come dargli torto? Si erano conosciuti solo per pochi minuti, avevano scambiato poche parole, e con tutto quello che era successo in quella cittadina, probabilmente avrebbe dovuto aspettare ancora molto tempo. Anzi, nel peggiore dei casi il suo nuovo "amico" poteva essere rimasto coinvolto in quell'attacco, perdendo la vita e ogni possibilità di mantenere quella promessa. E più queste possibilità si mischiavano nella sua mente, perdendosi nel mare di pensieri che ronzavano sotto il suo elmo, più il suo morale finiva sottoterra.

    -No, non ricominciare... per favore...



    Hind osservò di sfuggita il suo compagno di viaggio per un attimo, facendo passare lo sguardo attraverso le dita della sua mano destra, ancora poggiata sulla maschera che gli copriva il volto. No, non era stato lui a parlare; il gigante arancione stava fissando con disinteresse la sua tazza di caffè, ormai vuota, forse rimpiangendo l'ultimo sorso che si era concesso dopo essersi messo a difesa di quella donna, forse ponderando se avrebbe avuto bisogno di un'altra tazza per lavorare tutta la notte sulla sua nave. Ma la voce che aveva sentito non apparteneva a quell'armadio che si era rivelato fin troppo gentile nei suoi confronti, era troppo dolce, troppo femminile... troppo materna. Stava cominciando a perdere il senno, oltre che la salute? Perché più tempo passava, e più quella presenza si faceva chiara, nitida, fin troppo reale perché fosse uno scherzo nato dai suoi incubi. E ogni volta che i suoi pensieri prendevano quella piega, lei appariva, chiedendogli di stringere i denti, di tirare vanti, come una guardiana silente. Ma per quanto sarebbe bastato, per quanto ancora avrebbe potuto contare su quel pezzo di follia per non arrendersi di nuovo a quella malattia? Già dopo un anno la sua determinazione vacillava, quanto ancora prima che cadesse rovinosamente al suolo?
    Fortunatamente, prima che Hind cominciasse a scavare il tavolo con l'artiglio del suo indice sinistro, completamente perso in quei pensieri, il suo monologo interiore venne interrotto da una voce sconosciuta, che questa volta aveva un'origine decisamente esterna.


    -Buonasera, volevo dire grazie per prima.

    Il cavaliere alzò leggermente lo sguardo, incrociando la figura della donna che Argo aveva aiutato pochi attimi prima. A colpo d'occhio, doveva essere più giovane di entrambi, ma a giudicare dall'abbigliamento doveva... avere molta fiducia nella sua capacità di schivare. Involontariamente, lo sguardo dell'uomo in armatura viaggiò sul petto della ragazza, che era lasciato parzialmente scoperto dalla corazza indossata da quest'ultima, e Hind non era più abituato a quel genere di panorama. Si era talmente abituato a ignorare gli altri che qualche giorno prima non aveva notato neanche un rettile umanoide che lo seguiva a una distanza piuttosto ravvicinata, quindi come poteva notare una bella donna? Probabilmente non sarebbe riuscito a vederla neanche se gli avesse dato uno schiaffo. Il cavaliere dovette battere le palpebre più volte per riprendersi da quell'attimo di vuoto mentale, giusto in tempo per sentire la presentazione della sua nuova interlocutrice, che s’introdusse come Sheil'heit, e si propose di ripagare la gentilezza della massa di muscoli seduta accanto all'appestato, magari offrendo qualcosa da bere.

    -No, grazie.

    Hind rispose con un filo di voce, senza neanche pensarci, mentre cercava di scacciare dalla sua mente la sua reazione precedente, che aveva scacciato solo temporaneamente la malinconia che gli stava stringendo la testa come una morsa. Anzi, forse preferiva lasciarsi prendere da quei pensieri che da qualcosa che gli sarebbe stato negato a prescindere, specie a causa della sua condizione. Tuttavia, le sue intenzioni vennero bruscamente ignorate dal suo compagno di viaggio, che gli diede un rapido colpo col dorso della mancina, prendendo in pieno il suo avambraccio destro. Fu solo per un miracolo che il cavaliere riuscì a evitare un brusco incontro col tavolo a cui era appoggiato, poiché ebbe i riflessi necessari per poggiarsi nuovamente col resto dell'avambraccio, ma il messaggio di Argo fu fin troppo chiaro: "Non metterti ad appestare tutto col tuo malumore".

    -Lui non prende niente, è astemio. Ma io apprezzerei volentieri un'altra tazza di caffè, e forse una compagnia migliore di questo musone. Si sieda pure con noi, signorina.

    Astemio suonava meglio che "impossibilitato a ingerire qualsiasi cosa a causa dell'elmo", ma sembrava comunque una scusa campata per aria. Ora non restava che aspettare che la donna accettasse l'invito, o che decidesse di non spendere troppo tempo con due tizi che sembravano usciti da un circo, e la loro conversazione sarebbe andata avanti. Almeno, Argo avrebbe fatto di tutto per portarla avanti, visto che sembrava intenzionato a forzare Hind in un'imbarazzante quarto d'ora.

    -Io sono Argo Jameson, e questo...

    Questa volta il gigante si limitò a dargli una semplice pacca col dorso del guanto metallico, fissandolo con un'occhiataccia che, purtroppo, non era visibile dietro agli occhiali a specchio. Tuttavia, così come lui stesso riusciva a convenire emozioni senza una faccia visibile, il resto degli zigomi del suo compare furono più che eloquenti nel comunicare il messaggio anche senza inutili parole. Con un leggero sospiro, l'uomo incrociò le braccia sul tavolo, cercando di farsi venire la forza necessaria per parlare senza rantolare come il moribondo che era.

    -Hind. Hind Zemirdal.

    La sua voce uscì più neutra e vuota di quanto avesse voluto, e la leggera distorsione metallica nata dal suo elmo non lo aiutava, ma arrivato a quel punto si sarebbe volentieri accontentato di quel risultato. Peccato che, una volta rivelato il suo nome, Hind non avesse idee su come diamine cominciare una discussione, come portarla avanti, o come comportarsi in generale con un'altra persona, specialmente una del sesso opposto. Con Argo ormai aveva preso confidenza, con Ingwe era riuscito a parlare giusto per consolarlo un po' della sua caduta, Zakan gli aveva praticamente estratto le parole di gola con un paio di pinze... ma in quella situazione non sapeva proprio come andare avanti. Quanto lo avrebbe preso in giro Felicia, vedendolo in una situazione del genere!

    -Piacere... di conoscerla.

    Il cavaliere riuscì a dire solo queste parole dopo essersi stretto un po' nelle proprie spalle, mentre nella sua mente cominciava a formarsi una sensazione insolita. Per qualche motivo, l'unico sintomo rimasto della sua malattia stava reagendo a qualcosa, e questa volta era quasi certo che non fosse la scollatura della sua interlocutrice. Era astio, fastidio? Giusto una punta, forse neanche di quei sentimenti che gli balzarono in mente così, su due piedi, eppure era una sensazione talmente irrisoria, che sembrava quasi una sua semplice impressione. Probabilmente erano solo la tensione e la depressione che gli giocavano un brutto scherzo; perché, alla fine, che cos'altro poteva causare una reazione del genere in quella persona? Non sembrava infastidita da loro o dal gesto di Argo, anzi, se avesse provato quell'emozione, lo avrebbe sentito più chiaramente. Che stesse davvero perdendo quel poco senno che gli era rimasto, allora?

    Edited by AlexMockushin - 13/1/2016, 01:47
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    Alla risposta di Argo e Hind, la ragazza rispose con cortesia, ripensando a quando il gigante l'aveva invitata a bere con loro.

    «Piacere. E accetto volentieri l'offerta.»

    Roth'raku si era messo a fare il musone, e probabilmente non si sarebbe intromesso nella conversazione, i suoi piani di esplorare Radiant Garden prima di tornare nella Città di Mezzo potevano aspettare per una mezz'oretta... Il tempo di fare amicizia e di bersi un'altra bottiglia di idromele. Fortuna che reggeva bene l'alcool, era sempre la più sobria, quando c'erano state gare di bevute tra i suoi commilitoni.
    Appena finite le presentazioni, si allontanò dal tavolo diretta al bancone dell'oste per onorare la sua 'promessa'.

    «Salve, vorrei un'altra bottiglia di idromele e... una tazza di caffè per il... tipo grande laggiù.» fece una piccola pausa e aggiunse sotto-voce «Penso che apprezzerebbe una ciotola di caffè...».

    In tutta risposta, l'oste sparì dietro alle quinte; si potevano sentire rumore di vetro che cozzava con altro vetro e un rumore di macchina in moto.
    Mentre aspettava, la ragazza osservò con la coda dell'occhio quello che si faceva chiamare Hind. Non aveva visto la sua faccia, nascosta dall'elmo, ma sentiva dal suo tono che era triste. Non capiva 'quanto' triste, ma quantomeno non era di buon umore. Non sapeva se imputarlo al fatto che si era intromessa tra i discorsi suoi e del suo amico senza nemmeno una scusa plausibile. In ogni caso, non le piaceva vedere qualcuno intristito mentre era circondato da persone. Solitamente se ne sarebbe fregata, alzando le spalle con un drammatico "Succede", ma Argo era stato gentile con lei, e intendeva ripagare la gentilezza con gentilezza. Proprio per questo decise di fare una cosa che quasi nessuno fa: trattare l'uomo in armatura normalmente, accettando il fatto che non sembrasse vispo come Argo.

    Molte volte, quando ancora era a Neikay II ad addestrarsi, era stata tirata giù dall'insensibilità della gente. Persone che la "maltrattavano", oppure che la ignoravano. Quando era invitata a un'uscita a bere, non si trovava bene in compagnia. Ogni volta le chiedevano "Ehy, cos'è quel muso lungo?" o affini, oppure la ignoravano, sperando che qualcun altro si occupasse di lei. Non aveva mai avuto veri amici e sapeva che la cosa migliore per far sentire una persona che non era al massimo dell'umore ancora più giù, era chiedergliene il motivo oppure ignorarla.

    L'omone che aveva preso i suoi ordini riemerse dopo mezzo minuto con una grossa ciotola di caffè e una bottiglia di quello che sembrava essere quello che aveva chiesto in mano, porgendo il tutto con aria affaticata.

    «A lei signorina!»

    La ragazza ringraziò e mise sul bancone alcune delle sferette luccicanti che ancora faticava a chiamare "moneta". Con un evidente sforzo di equilibrismo per non far rovesciare la ciotolona di liquido e rompere la bottiglia ancora sigillata, tornò al tavolo dei due uomini, poggiandoci sopra tutto ciò che aveva in braccio.
    Si sedette tra Hind e Argo (non che ci fosse molta scelta) con le gambe cortesemente incrociate e disse, rivolta principalmente ad Argo, con tono divertito:

    «Ecco qua, sono riuscita a farmi dare una ciotola di caffè, mi sa che un bicchiere non avrebbe avuto molto effetto.» fece una piccola pausa, cercando nel frattempo di stappare la sua bottiglia e disse, questa volta rivolto a Hind, quasi incerta «Volevo complimentarmi per l'armatura... molto elegante.»

    Anche se le parole le erano uscite quasi come un insulto, nella sua mente, lo diceva sinceramente. Come aveva detto a Roth'raku prima, le piaceva lo stile dell'altro. Aveva sempre avuto un debole per le armature full-body, quando era finalmente riuscita a mettere le mani sulla sua attuale Armatura del vento, era andata su di giri come una ruota giù per una collina. L'unico vero problema, era che non sapeva se era una veste o un'armatura. Dall'elmo e dai guanti avrebbe detto armatura, ma poteva anche essere uno stile tutto suo...

    Con un piccolo colpo di tosse per smorzare la sua tensione, aggiunse:

    «E... Siete di qua, voi due...? Intendo, di Radiant Garden?»

    Se lo erano, poteva farsi fare da guida gratuitamente, un guadagno, insomma!
    Un basso ruggito nella sua mente le rese noto che Qualcuno non era d'accordo, ma decise di ignorare quel Qualcuno, stappando la bottiglia e riempendo un piccolo bicchiere che aveva preventivamente preso dal bancone dell'oste, bevendone poi il contenuto a piccoli sorsi. Insomma, doveva finire la bottiglia, ma non necessariamente subito.
     
    Top
    .
  6. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Non erano partiti esattamente col piede giusto, o come minimo, LUI era partito scivolando giù per una scarpata, ma le sue mancanze non sembravano aver causato troppi problemi alla loro interlocutrice. Oppure aveva effettivamente dato fastidio? Ormai neanche lo sapeva; tutti i sentimenti che provava, che fossero i suoi o quelli che l'Ira dell'Imperatore forzava nel suo cuore, si mischiavano ogni volta che cerca di pensare, fondendosi in un unico turbinio di disagio. Forse aveva passato davvero troppo tempo in mezzo a persone che lo osservavano con astio, che lo evitavano solo per ciò che si era intrufolato nelle sue membra, nel suo sangue. Stava lasciando che la malattia vincesse. Era per questo che quella voce stava cercando di raggiungerlo con tanto zelo?
    Purtroppo, l'uomo non trovò una risposta a questa domanda, perché si ritrovò istintivamente a sobbalzare all'improvviso, risvegliandosi dai suoi pensieri quando un leggero colpo, accompagnato da un tintinnio metallico, si poggiò sulla superficie della sua maschera. Il suo compagno di viaggio gli aveva dato una leggera botta sull'elmo, questa volta solo con un dito, ma era stato abbastanza per catturare nuovamente l'attenzione del cavaliere. Alzando lo sguardo, incrociò il brutto muso di argo, contorto da un sorriso leggemente malinconico, e che lo stava chiaramente fissando come se fosse una specie di grosso genitore arancione. Forse suo padre lo avrebbe guardato nello stesso modo, se il destino non lo avesse portato lontano da lui? No, che cosa stava pensando, anche Edward lo aveva guardato con quella stessa espressione, con la sola differenza che, la prima volta che avevano avuto modo di guardarsi reciprocamente negli occhi, quell'uomo pianse. Versò lacrime per un bambino che non aveva fatto altro che nascondersi, accucciato nella capanna della legna per buona parte della sua infanzia, ma che considerava sempre parte della sua famiglia. Hind non riuscì a sostenere quello sguardo, e con un lungo sospiro portò i propri occhi nuovamente sulle venature che decoravano la superficie del tavolo, ma questa volta con una chiara domanda in testa: da quando si era dimenticato quel piccolo, importantissimo momento?
    Avrebbe davvero voluto trovare una risposta a quell'ultima domanda, ma quel genere di introspettiva non si poteva portare avanti quando il mondo continuava a girare. Oppure, come in quel frangente, quando delle ciotole piene di caffé venivano poggiate sul tavolo a cui sedeva la persona occupata con questi pensieri. Il suo elmo non lo fece notare, così come gli occhiali a specchio del suo compare, ma sia Hind che Argo sgranarono gli occhi alla vista di quella quantità della bevanda che il gigante aveva richiesto. La sola differenza era che al primo si strinse lo stomaco al solo pensiero di quanta caffeina ci fosse in quella roba, mentre il secondo sembrò piacevolmente sorpreso, specialmente quando la loro ospite menzionò la sua premura di aver scelto un contenitore più grande per il più ingombrante dei due.


    -Be', spero di non rompere nulla sulla nave, stanotte. Perché per restare sveglio, starò sveglio.

    La breve risata divertita che accompagnò quell'affermazione fece rabbrividire il cavaliere, che tuttavia si dovette rassegnare alla nottata che certamente lo aspettava. Non era raro che Argo si mettesse a lavorare di notte sulla sua gummiship, che controllasse ciò che non lo convinceva nei suoi controlli precedenti, oppure che si mettesse a lucidare qualcosa per essere sicuro che gli "indicatori" facessero il loro lavoro, o balle del genere. Ormai ci stava anche facendo il callo, soprattutto se teneva conto della normale qualità del suo sonno; anzi, a volte era quasi piacevole ascoltare il rumore del metallo che batteva su altro metallo durante il suo dormiveglia. Gli ricordava i momenti che aveva passato con l'uomo che gli aveva salvato la vita, e che gli aveva dato i mezzi per riprendersela. Tuttavia, se normalmente quella massa di muscoli effettuava quei controlli saltuariamente e mentre era mezzo addormentato, Hind sarebbe stato fortunato a non risvegliarsi in mezzo ai pezzi smantellati della nave, giusto perché il suo pilota aveva deciso di fare una manutenzione approfondita.
    Il cavaliere soffocò un brivido dopo aver terminato quella linea di pensiero, stringendosi ulteriormente nelle spalle per sopprimere il sottile terrore che gli passò tra la pelle e il primo strato della sua armatura, cercando di scacciare il resto dei ragionamenti che si facevano strada nella sua mente. E, purtroppo, questi vennero sostituiti pochi attimi dopo da una frase piuttosto innocente di Sheil'heit. Non aveva modo di sapere la storia che si celava dietro la corazza di uno dei suoi ospiti, e cercò di portare avanti quella discussione porgendo un complimento a Hind, definendo quella sua seconda pelle "elegante". Panico. Terrore. Tutti i suoi muscoli si irrigidorono, proprio come quando il fumo che lo aveva infettato gli causò le prime convulsioni, e la sua testa si svuotò, se non per una punta di gelo sul fondo della sua nuca. Sapeva che la sua corazza fosse di ottima fattura, Lyner ci aveva speso giorni interi a renderla adatta al combattimento, ma la sua sorpresa prese una brutta piega. Sperava sinceramente che quella sua reazione venisse ignorata, oppure semplicemente confusa per qualcosa di molto più semplice, ma Argo non aiutò affatto il suo caso, specie quando rischiò di strozzarsi col primo sorso di caffè. Probabilmente aveva intuito che stavano andando verso un argomento sensibile, ma entrambi cercarono di mantenere quanto più contegno possibile. Doveva trovare un modo per schivare il colpo, per far scivolare la questione, e... per la prima volta da molto tempo, l'uomo riuscì a improvvisare qualcosa.


    -Lo farò sapere al fabbro che l'ha costruita. Grazie.

    La sua voce tremò leggermente, gli artigli delle sue mani si piantarono nel legno del tavolo, e quelle parole uscirono dalla sua bocca con la velocità di un lupo affamato sulla sua preda. Ma, considerando i suoi precedenti, quello poteva essere considerato un passo avanti; almeno non si era strozzato con la sua stessa lingua. E, forse, Lyner per una volta avrebbe veramente apprezzato un complimento sincero verso una sua creazione, anziché vederla solo come una soluzione temporanea a una piaga.
    Ora, l'unico vero problema era che, con quella frase, l'uomo si era di nuovo infilato in un angolo. Non poteva continuare la discussione sulla sua corazza, non sapeva quanto avrebbe resistito prima di vomitare le budella nel tentativo di nascondere il suo vero utilizzo, mentre parlare di altri argomenti in quel momento gli sembrava quasi impossibile. Che cosa aveva da raccontare, di cosa poteva discutere? Malattie infettive, ipocondria, tecniche di caccia, statuette di legno? Era tutto ciò che gli veniva in mente, e di sicuro non poteva fare una discussione decente su metà di quegli argomenti. Almeno quella ragazza non aveva problemi a riguardo, poiché ruppe il silenzio con un tono di tosse e chiedendo ai due compagni di viaggio se fossero originarii di quel mondo. Ovviamente, Argo non lasciò neanche per un attimo che quella domanda rimanesse senza una risposta.


    -No, siamo viaggiatori. Almeno, io lo sono. Lui sta scroccando un paio di passaggi sulla mia nave.

    Gli avrebbe mollato volentieri quattro schiaffi in momenti simili, ma Hind preferì evitare di scoprire quanto fosse dura la zucca vuota di quel suo "amico", soprattutto se messa in confronto alle sue ossa. Non valeva neanche la pena, perché non era tanto infastidito da quei commenti, quanto... stanco di dover reagire? Avrebbe volentieri evitato di coinvolgersi in discussioni con altre persone col genere di umore che si ritrovava, ma se Argo insisteva per trascinarlo in mezzo a quella discussione, lui avrebbe accettato la sfida. Tuttavia, se la strada più fisica sembrava rischiosa, il cavaliere non aveva certo paura di lanciare qualche frecciata verbale a quel simpaticone. L'uomo poggiò nuovamente i gomiti sul tavolo, incrociando le mani poco di fronte al suo elmo e fissando il gigante arancione con una certa acidità.

    -L'errore più grande della mia vita.

    -... Tu ti riprendi troppo in fretta per i miei gusti.

    Argo rispose con una smorfia di disappunto talmente esagerata che il cavaliere non riuscì a trattenere una leggera risata, mentre il suo interlocutore riprendeva a bere il suo caffè con lo sguardo fisso sul suo elmo, come se cercasse di intravedere la sua faccia da schiaffi dietro al metallo. Però... tutto sommato, non era male. L'Ira non gli stava facendo avvertire nessuna emozione negativa, e quella massa di muscoli si mise a ridacchiare a sua volta, chiaramente rasserenato da un'atmosfera decisamente meno pesante. Anche il suo umore era migliorato, anche se di poco, ma fu abbastanza per dargli il coraggio necessario per porgere a sua volta una domanda alla loro ospite.

    -E... tu, invece? Sei di Radiant Garden?
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous

    Tutto si aspettava, la quasi mortalmente ingenua ragazza di Aramay, tranne che il suo innocente commento scatenasse una reazione così negativa da parte dell'albino. Capì immediatamente che aveva toccato un tasto dolente, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi le parole dette. Come suo solito, era riuscita a rendere pesante l'atmosfera che fino a quel momento era riuscita a rimanere per lo più leggera e "senza impegni".
    Avrebbe voluto mormorare uno "scusa" sentito, ma alla fine riuscì solo a fare una faccia colpevole, come un cucciolo dopo che gli si è data una sgridata coi fiocchi e rimane lì, uggiolante per far pena.

    In tutto ciò, ovviamente il suo Difensore si era messo a ridere sommessamente nella sua testa, facendola sentire ancora più stupida di quanto non fosse. Certo, prenderla in giro dopo l'ennesima gaffe pubblica era ciò che facevano gli amici, giusto?
    Con un sospiro, pensò che alla fine del "generale" aveva ben poco. Era stata sì promossa, ma alla fine per quale ragione? Dopo nemmeno due settimane di... 'comando' era stata spedita su un pianetucolo ignoto a far gli Antichi solo sanno cosa.

    Con la sua "domanda di riserva" riuscì a salvarsi per un pelo, cambiando provvidenzialmente l'argomento su cui parlare... o su cui non farlo.
    Viaggiatori da mondi lontani... Era ovvio pensare che, se esistevano pianeti come Radiant Garden, il Market Planet e tutti gli altri di cui aveva visto di sfuggita il nome su dei cartelloni, potevano benissimo esistere innumerevoli altri pianeti abitabili. Infinite possibilità, limitate solo dall'immaginazione del singolo e dal concetto di "possibilità".
    Questo la fece riflettere su dove effettivamente fosse la sua casa, se fosse stata distrutta, mangiata, evaporata o chissà cos'altro. Una punta di nostalgia per il luogo che chiamava "casa" si fece largo nei suoi pensieri, dove alcune delle sue memorie migliori avevano avuto modo di nascere, così come le peggiori. Avrebbe mai rivisto i suoi compagni, Élan, lo scorbutico Generale... i combattimenti...?
    Forse, con una nave come quella di Argo (non l'aveva mai vista, ma era sicura che, se poteva fare un viaggio da un pianeta all'altro, doveva essere bella grande) avrebbe avuto la possibilità di tornare a casa.

    Nonostante i suoi pensieri avessero vagato per lidi lontani, la sua risposta non tardò più di qualche secondo a uscire dalle sue labbra, sicura, al contrario di ciò che era lei. Confusa, certo, ma sicura.

    «No, decisamente. Vengo da un pianeta chiamato Aramay, ma diciamo che è stato... un viaggio forzato, ecco.» e si permise un flebile sorriso ironico che non durò più di un secondo.

    Avrebbe volentieri parlato con qualcuno di quanto avvenuto nella "Prigione del mio cuore", ma aveva paura che alla fine avrebbe solo stancato i suoi interlocutori, invece che dare uno spunto di conversazione. Dopo lo strafalcione di cui non capiva il motivo con Hind, non sapeva bene su cosa far parare la discussione senza offendere l'altro. Avrebbe davvero tanto voluto sapere se magari i due davanti a lei avevano conoscenze di fisica quantistica, di teletrasporti e balle varie, ma frenò la sua lingua che voleva dare aria al palato.
    Non era mai stata brava con le persone, e il fatto di stare in milizia non aveva aiutato a migliorare le sue abilità oratorie come avrebbe voluto. Vedeva i suoi compagni in pausa chiacchierare come se fosse normale, come respirare: lei faticava pure a chiedere una spada quando doveva allenarsi. Vedeva il Generale parlare a migliaia di draghi e uomini, e si chiedeva se avesse corrotto qualche divinità per saperlo fare. Inoltre, situazioni come quella in cui si trovava ora la convincevano che era meglio se si teneva lontana dalle relazioni a prescindere. Giusto per sicurezza.
    Con lo stesso tono gentile e sperimentante aggiunse:

    «Cosa... fate nella vita?» e dopo un mezzo secondo di pausa aggiunse quasi frettolosamente, a mo' di discolpa «Non per farmi gli affari vostri, sia chiaro. Potete anche non dirmelo» -o mentire- avrebbe voluto aggiungere, ma le sembrava di cattivo gusto.

    Per favorire le risposte, e per mostrare che era in buona fede, cominciò lei.

    «Io ero un soldato, sul mio pianeta. Combattevo.»

    Certo, non era la purissima verità, ma il fatto che fosse parzialmente vero e che non stesse 'mentendo', rendeva l'omessa verità meno amara. C'era molto di più dietro al suo combattere, aveva tradito e mentito per arrivare al suo scopo.

    Intanto, però, se avesse fatto un'altra gaffe inavvertitamente, avrebbe provato a svicolarsi dal discorso e ad anticipare la sua gita notturna... Già l'accettare l'offerta di sedersi e bere era stata una brutta idea...

    -Te l'avevo detto-
    -Stronzo.-
     
    Top
    .
  8. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Stava andando tutto a rotoli. Perché stava andando tutto a rotoli? Perché entrambi si erano lasciati prendere dall'istinto, trascinando nell'imbarazzo tutto quel discorso? Hind non poteva leggere la mente di Argo, ma anche senza i segnali che la sua malattia gli inviava, l'uomo poteva intuire che sia lui che il gigante si stavano ponendo le stesse domande. Non c'era "colpa" in ciò che stavano facendo, ma la situazione peggiorava da un secondo all'altro, e la loquacità di quell'armadio a forma di uomo non poteva salvare il discorso. Anten aveva colpito ancora, in un certo senso. Se non si fosse ostinato a rimanere col morale sotto le scarpe, forse si sarebbe potuto coinvolgere un po' di più nell'atmosfera leggera che Argo aveva cercato di creare, anziché renderla pesante come un macigno, forzandola sulle spalle di tutti i presenti. E, come se non bastasse, questa volta fu proprio la domanda del cavaliere a causare un certo disagio alla loro interlocutrice, che rivelò non solo di essere una forestiera come loro, ma di essere arrivata in circostanze molto meno piacevoli.
    Bastò quella sottile ironia, quel commento fugace su come il suo viaggio fosse stato "forzato", che subito la fronte del gigante arancione si corrucciò, fissando la ciotola ormai vuota. A Hind aveva menzionato in breve alcune storie molto simili, storie di individui che, a causa degli Heartless, avevano perso la loro patria, ed erano sopravvissuti alla distruzione di quest'ultima per puro miracolo. Doveva essere tutto finito qualche anno prima, ma come la malattia che cercava di ucciderlo, quelle bestie erano tornate più numerose e zelanti, e il folle ciclo di morte che era andato inesorabilmente avanti per dieci anni era ricominciato. Non c'era riposo per i malvagi, né per gli innocenti.


    -Una storia fin troppo comune negli ultimi anni.

    Hind non riuscì a decifrare i sentimenti dietro al tono del suo compare: era empatia, tristezza, pietà? Come minimo, era di sicuro una reazione molto più modesta di quella che aveva riservato a lui qualche giorno prima, e forse il cavaliere sapeva anche il perché. Alla fine, per quanto il suo corpo fosse stato corrotto e mutilato da quel germe, lui aveva ancora una casa a cui tornare, delle persone che lo aspettavano ogni giorno, sperando di vederlo di nuovo senza quella corazza. E, per quanto proprio questi fatti gli avessero causato incubi, ansie e dolore, erano sempre una piccola speranza. Erano le sue radici. Se le avesse perse, probabilmente non avrebbe avuto la forza per continuare quella sua folle ricerca.
    Tuttavia, l'appestato dovette interrompere quel suo viaggio tra le nuvole, perché, nell'ennesimo tentativo di salvarsi dalla cappa di malinconia che lo stesso cavaliere aveva calato su quella discussione, la ragazza chiese a entrambi quale fosse la loro professione. Per un attimo, il gigante e l'uomo ricoperto di latta si fissarono, con un sincero stupore negli occhi. Almeno, l'espressione di Argo era chiaramente sorpresa, mentre Hind non fece altro che alzare lo sguardo verso il suo benefattore, però entrambi avevano la stessa domanda in mente: che "cosa" facciamo? Perché, per quanto rimanesse sul vago, la loro ospite spiegò in breve che era un soldato, una combattente, quindi aveva un mestiere, o come minimo lo aveva. Ma come si poteva descrivere ciò che facevano loro due? Il gigante andava da un mondo all'altro alla ricerca di qualcosa da fare, racimolando quel poco che gli bastava per vivere, mentre il cavaliere da un anno non aveva fatto altro che vagare per il suo paese, cercando alla cieca una "cura" per la sua malattia. Quelle non erano esattamente "professioni", ma almeno il suo compagno di viaggio sembrò avere una risposta pronta per una domanda del genere.


    -Io sono solo un vagabondo. Per farla breve, non volevo restare nel nido di famiglia, e ho deciso di ampliare i miei orizzonti, niente di più.

    Il cavaliere incrociò le proprie mani, ascoltando con una certa attenzione ciò che il gigante disse alla loro interlocutrice. Non aveva mai chiesto ad Argo che cosa facesse nella vita, come fosse finito su Ezlea, e la cosa era stata abbastanza reciproca: Hind si era limitato a spiegargli la sua storia strappalacrime, il suo obiettivo in quel preciso momento, e per puro spirito di carità, lui aveva accettato di portarlo su altri mondi alla ricerca di una cura. Ma niente di più. E lui, di conseguenza, cominciava davvero a capire quanto il suo isolamento fosse in buona parte colpa sua: solo lui poteva portarsi altra sofferenza e sfortuna, lo stesso "dio della sventura".

    -Io ero un cacciatore. Sai, di selvaggina e a volte di bestie più pericolose. Ma... adesso sono a caccia di qualcosa di più importante.

    La voce distorta dal metallo di Hind uscì all'improvviso dopo alcuni attimi di profondo silenzio, mentre le sue mani si stringevano ulteriormente tra loro. Quei giorni sembravano così lontani, come se appartenessero a una vita passata, e forse la stava davvero considerando tale, ormai. Il tempo speso con Felicia, i momenti passati con i suoi compagni di caccia, le sere in cui la sua nuova famiglia si riuniva di fronte al camino, tutto gli sembrava così fuori dalla sua portata, che il solo pensiero gli causava una fitta al cuore. Eppure non c'era amarezza in quelle parole, nel suo tono non c'era la stessa tensione che aveva espresso in precedenza. Era solo passato molto, troppo tempo da quando gli era stato concesso di pensare a quei momenti fuori da un incubo, o senza amarezza.
    Probabilmente Argo lo aveva intuito, e con un leggero sorriso amaro decise di spezzare l'ennesimo muro che rischiava di formarsi in quella discussione. Una risata tristemente divertita, cosciente di quanto le loro situazioni sembrassero statiche, senza speranza, ma che apparteneva a un uomo che sceglieva consciamente di andare avanti.


    -Sembriamo dei vecchi pentiti, eh? Almeno tu potresti avere qualche possibilità di trovare un lavoro "fisso", temo che con gli ultimi attacchi degli Heartless certe città avranno bisogno di nuovo personale nei loro comitati.

    E, con quell'ultima frase, Hind decise di rimangiarsi il suo pensiero precedente. Argo non avrebbe potuto sfondare come attore, o come minimo si sarebbe dovuto occupare solo di ruoli da antagonista scadente, perché quando cercava di dare una leggera spinta a qualcuno, era tutt'altro che modesto. Si sarebbe onestamente sorpreso se Sheil'heit non fosse caduta dalla sedia con quel forte suggerimento di una nuova carriera, ma non era proprio il caso di portare oltre quel sarcasmo. E, forse, alla fine la guerriera avrebbe trovato un altro modo per scoprire quella possibilità, perché le cicatrici lasciate dagli ultimi giorni di assedio avevano lasciato piaghe molto più fresche di quelle che la sua corazza nascondeva. Sfortunatamente, proprio quella linea di pensiero portò il ragionamento di Hind verso un altro argomento, che rischiò di fuggire dalla sua bocca mentre alzava la mano sinistra verso la ragazza con fare inquisitorio...

    -Tu per caso...

    Fermo. Non fu la voce femminile a parlare in quel momento, ma il suo buon senso. Per una volta, il cavaliere riuscì a fare uno sforzo cosciente, bloccando la sua domanda prima che potesse chiederle se conosceva un dottore, un mago, uno sciamano, qualsiasi figura che potesse dargli una spinta verso una cura. Non era il caso, né il momento, né il luogo adatto per una cosa del genere. Già prima aveva fatto abbastanza danni col suo vittimismo, ora non voleva ricaderci, non dopo aver trascinato con sé altre due persone. E, con questi pensieri, l'uomo scosse leggermente la testa, serrando lentamente la mano destra e riportandola di fronte a sé, cercando di scacciare, almeno per quella sera, tutte le sue ossessioni.
    Peccato che, nonostante tutti questi buoni propositi, Hind finì per cascare su un argomento differente.


    -... No, niente, lascia stare. Cosa... uh... cosa ti piace fare nel tempo libero?

    Alla fine di quella frase, dopo che il cavaliere terminò quella frase senza pensarci troppo, il tavolo venne scosso dal braccio di Argo, che prima si stava mettendo le mani nei capelli, cercando di trovare un argomento con cui portare avanti quella discussione. E, purtroppo, sul suo viso incredulo l'uomo in armatura poté chiaramente leggera una domanda silente: "Ma ci stai provando con lei?". Non lo sapeva. Quasi non si ricordava cosa aveva chiesto. Panico. Anzi, non panico, ma indipendentemente da quale emozione provasse in quel momento, l'unica certezza di Hind fu che la sua pelle sarebbe stata molto più rossa del normale.
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    «Una storia fin troppo comune negli ultimi anni.»

    Queste parole le diedero un profondo senso di tristezza, sopratutto il tono con cui erano state dette. Da quando era arrivata, aveva sperato che la guerra fosse solo un ricordo lontano. Certo, aveva perso la sua patria, il suo mondo, le sue amicizie... ma la morte dei combattimenti era lontana. Le sembrava che le guerre non avesse ancora toccato il suo piccolo nuovo mondo, la triade di pianeti intorno al Market Planet, che questa finta pace non fosse solo fittizia.
    E invece eccola qua, quell'ombra che la inseguiva in una folle danza incontro alla morte, sempre pronta a ghermirla nelle sue fauci, in ogni fazione, in ogni pianeta.

    -La guerra c'è sempre, è nella natura dei viventi- commentò Roth'raku, come se non vedesse il problema nella questione -Tutti noi viviamo per uccidere o essere uccisi-.
    -Tipico pensiero del predatore- le rispose la ragazza secca -Un giorno potresti diventare una preda, e non saresti così contento del ciclo della vita.-

    Almeno le risposte di Argo e Hind alla sua domanda furono più leggere dei pensieri che la tormentavano. Uno era un vagabondo, l'altro un cacciatore.

    «E...» cosa ci fa un cacciatore da queste parti? avrebbe voluto chiedere, ma si ricordò che alla fine aveva come promesso di non ficcanasare troppo. Che fosse a caccia di qualcosa di più importante della selvaggina poteva essere ovvio... Tutto è più importante della selvaggina, quando non si ha fame. Questo avrebbe voluto dirgli, per scherzare, ma l'umore del cavaliere in armatura non le sembrava dei migliori. Con ogni domanda, le dava l'impressione di chiudersi di più nel suo guscio immaginario.

    «Sembriamo dei vecchi pentiti, eh? Almeno tu potresti avere qualche possibilità di trovare un lavoro "fisso", temo che con gli ultimi attacchi degli Heartless certe città avranno bisogno di nuovo personale nei loro comitati.»
    «Comitati...» mormorò la ragazza, di rimando.

    La vecchia Ceye le aveva accennato di andare da questi "comitati" in cerca di qualcosa da fare, ma la ragazza ancora era restia a combattere. Per quale ragione, poi? Quello non era il suo mondo, non era nemmeno la sua guerra. Avrebbe preferito non mietere più vittime, per quanto possibile: quelle che si portava sulla coscienza erano fin troppe e abbastanza. "Per trovare una ragione di esistere!" le aveva risposto quasi perplessa dalla sua stupidità la vecchia.
    Poteva capire perché trovare una nuova ragione per vivere fosse così importante, ma non era convinta totalmente che fosse la ragione giusta.

    La sua linea di pensiero fu interrotta da Hind che stava per domandarle qualcosa, anche se cambiò idea all'ultimo istante, migrando l'argomento su qualcosa di più leggero, come i propri hobby.

    Alla sua domanda, la ragazza guardò l'uomo mascherato e gli fece un sorriso. Genuino, il più genuino che avesse ancora fatto, in quel posto. Non poteva vedere la sua faccia, ma il suo tono sembrava quello di un ragazzino impacciato. Le sembrava lei quando doveva fare una domanda a qualcuno... Il suo sorriso non era una presa in giro, quanto un segno che il suo aprirsi era stato gradito. Quando era stata invitata a sedersi, Hind sembrava essere l'ultimo uomo rimasto sul pianeta, da tanta depressione emanava. Ok, non era così empatica (non lo era per niente), ma era ben visibile dalla sua postura e dal suo tono di voce.
    Quel suo lato più... beh, meno triste e spensierata le piaceva di più.

    «Disegno. Draghi.» fece un altro sorriso a testa bassa, ripensando a tutti gli appunti fatti sulle varie tipologie di draghi che aveva conosciuto: tutti erano stati meticolosamente catalogati in un piccolo quaderno che ormai era andato perduto. Ora la sua unica consolazione nei momenti di noia era o fare tiro al bersaglio con la frutta della vecchia Ceye, oppure disegnare le sue memorie. Non aveva idea di come disegnare le persone, per cui solo i draghi con cui era cresciuta e vissuta potevano vivere una vita sulla carta.
    «Sul mio pianeta ce n'erano tantissimi. E poi piace anche a me cacciare. Su questi pianeti non ho idea di che fauna ci sia, ho visto solo due di quelli che voi chiamate Heartless... Forse uno di questi giorni andrò ad approfondire la cosa.»

    L'ultima frase era stata detta come pensierosa. Non sapeva nulla di quel mondo... di quei mondi, e la sua curiosità prendeva ogni giorno il sopravvento. Adorava classificare le cose: probabilmente anche questa fauna non sarebbe stata diversa. La conoscenza la portava a fare cose stupide... come andare in giro per il campo a chiedere della razza a cui apparteneva il Generale... Ma quella era una storia per un altro momento.
    Bevendo un altro sorso direttamente dalla bottiglia -Al diavolo i bicchieri- chiese:

    «E tu...?»

    La domanda era rivolta chiaramente a entrambi i suoi nuovi conoscenti, visto che aveva guardato anche Argo, ma aveva deciso di porre la domanda alla seconda persona singolare, così che magari Hind si sentisse più invogliato a rispondere.
     
    Top
    .
  10. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Era successo qualcosa al suo cervello? Un'emorragia, una concussione mentre Argo lanciava in giro chiavi inglesi, qualche trauma cranico causato da quel mattone che gli era caduto in testa l'altro giorno? Perché, in caso contrario, Hind non aveva idea di cosa lo avesse spinto a fare una domanda del genere alla sua interlocutrice, all'infuori del fatto che, oltre che alle sue difese immunitarie, probabilmente l'Ira dell'Imperatore aveva intaccato anche il suo senno.
    Tuttavia, la ragazza sembrò apprezzare stranamente la sua idiozia, sorridendo e rispondendo che lei disegnava... draghi? Anche se l'elmo non lo faceva notare, l'uomo alzò leggermente un sopracciglio, incuriosito non tanto dal fatto che li disegnasse, quanto dalla menzione stessa di quelle creature. Sheil'heit continuò il suo discorso menzionando come fossero creature comuni nel suo mondo di origine, ma la sorpresa del cavaliere rimase genuina: probabilmente non erano le stesse che si trovavano a Ezlea, ma gli esseri che potevano rientrare in quella specie erano decisamente rari nel suo paese. Il massimo che potevi trovare era una viverna, oppure un wyrm, ma erano creature estremamente rare nelle zone abitate, e solo nelle leggende si parlava di draghi veri e propri; forse neanche il primo imperatore aveva mai visto una creatura del genere. Eppure, allo stesso tempo, Hind sentì di non premere su quell'argomento. Per una volta c'era qualcosa di... innocente? O come minimo, un'emozione molto simile si era fatta strada nella voce di quella ragazza, mentre la sua prima reazione era stata pensare a creature che lui poteva considerare dei "rivali" durante la caccia. Per quanto lei stessa avesse ammesso di dilettarsi nella caccia, probabilmente più per svago che per mestiere, a differenza del cavaliere, sul momento l'uomo ebbe l'impressione che portare il discorso in quella direzione sarebbe stata una brutta idea.
    E, alla fine, la sua decisione sembrò dare i suoi frutti, perché la soldatessa sembrò chiaramente più rilassata da quel punto in poi, tanto che si mise direttamente a bere dalla bottiglia come una bevitrice vissuta, e rimbalzò la domanda precedente direttamente al cavaliere. Argo sorrise leggermente quando Hind sobbalzò a quelle due parole che sembravano rivolgere quel quesito direttamente a lui, e decise di reggere il gioco alla loro ospite.


    -Bella domanda. Non ti ho mai visto fare qualcosa per rilassarti o divertirti.

    In quel preciso istante, Hind ringraziò che il suo compare non avesse contratto a sua volta l'Ira dell'Imperatore. Non avrebbe augurato a nessuno quella malattia, ma se in quel momento l'orco avesse avuto modo di leggere i suoi sentimenti, avrebbe certamente sentito che l'uomo in armatura non aveva gradito il tono sarcastico con cui gli aveva lanciato quella frecciata. Si stava divertendo davvero troppo a punzecchiarlo, e ormai il cavaliere aveva imparato che al suo "benefattore" piaceva spingere i suoi conoscenti con quel genere di battute, a meno che non riservasse quel comportamento solo a lui. Ma, indipendentemente dai suoi dubbi, il sorriso sornione che quell'armadio arancione gli stava rivolgendo era abbastanza per fargli salire la rabbia allo stomaco.
    Fu solo con un certo sforzo di volontà e grazie a un profondo sospiro che il cavaliere si trattenne dal mordere il suo compagno di viaggio, con o senza l'ostacolo dell'elmo, concentrandosi così sulla risposta alla domanda che gli era stata rivolta. Fortunatamente, così facendo la sua rabbia venne sostituita da una certa malinconia.


    -Non ne ho i mezzi. Sin da piccolo ho sempre intagliato e scolpito figure nel legno, ma non ho un coltello adatto per farlo da molto tempo, ormai.

    Non era il caso di andare oltre, di spiegare perché non avesse più un modo di portare avanti quella sua passione, o perché avesse cominciato a intagliare il legno. Quando passava le sue giornate nella capanna della legna, non aveva nient'altro a tenergli compagnia, all'infuori della sua tristezza e del desiderio di avere ancora un padre, al posto di tutta la sfortuna che si sentiva sulle spalle. Non si ricordava neanche come avesse messo le mani su quel coltellino smussato, solo la solitudine, la sensazione del legno tra le dita, e la temporanea tranquillità che modellare quel materiale gli portava. Ma ormai aveva perso la creatività necessaria per riprendere, o come minimo aveva perso la manualità che aveva un tempo: l'Ira dell'Imperatore aveva irrigidito e martoriato i suoi muscoli con una violenza impensabile, e solo dopo la riabilitazione di Lyner l'uomo era riuscito a tenere in mano qualcosa. Intagliare qualcosa dopo quegli attimi di debolezza? No. Non voleva confermare di aver perso anche quella parte della sua vita, quella piccola parte di sé. Aveva già perso abbastanza.
    Ma, puntualmente, uno dei suoi interlocutori decise di risvegliarlo da quella linea di pensiero.


    -Provaci con le assi della mia nave e avremo dei problemi.

    -Figurati, preferisco fare figure a tutto tondo.

    -Ah, quindi non sarebbe abbastanza per te?

    Presi dalla foga del momento, i due compagni di viaggio si misero a battibeccare brevemente tra loro, come se si conoscessero da molto più tempo, terminando quel rapido scambio di battute con una leggera risata. Sì, nonostante tutto, l'atmosfera era leggermente migliorata. E, insieme a questo miglioramento, un pensiero molto più allegro si fece strada nella mente del cavaliere, che giunse nuovamente le mani di fronte al proprio volto...

    -... A Felicia piaceva ciò che facevo.

    In risposta alla malinconia presente nella voce del suo compare, tutto ciò che Argo riuscì a fare fu sorridere con la stessa emozione e un sospiro, conscio di cosa significassero quelle parole. E, almeno su quell'argomento, il gigante non voleva mettere dito.

    Note: Scusa se ho un po' ignorato Sheil in questo post, spero di non aver bloccato la conversazione ^^"

    Edited by AlexMockushin - 16/1/2016, 20:21
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    Arte scultoria... Apprezzava alquanto i lavori "già fatti", ma lei stessa non aveva idea idea di come spezzare un rametto in due senza fare casino, figurarsi scolpire. Con sua grande gioia e orgoglio, riusciva però a disegnare e modellare con l'argilla le figure dei draghi. Chissà, forse era un talento innato...? In ogni caso la cosa le faceva piacere. Trovava la forma di un drago la cosa più bella che si potesse vedere, muscoli in rilievo, ali possenti...

    -Viaggi mentali...- mormorò ridacchiando Roth'raku, facendola riemergere dai suoi pensieri. Se non fosse stata abituata a quei commenti, probabilmente sarebbe arrossita. Senza ragione, per le due persone che le stavano davanti...
    -Oh zitta, lucertola.- le rispose Sheil mentalmente con tono scherzoso, appuntandosi che avrebbe dovuto dare una sberla al suo compagno, più tardi.
    -Senti chi parla, topo glabro-

    La "lucertola" in questione sembrava essersi ripresa dal suo momento di broncio, forse per colpa dell'alcool che entrava in circolazione. La ragazza lo reggeva abbastanza bene, ma altrettanto non si poteva dire di Roth'raku. Solitamente i draghi non erano soliti bere, ma così come gli umani alcuni lo sopportavano bene, altri un po' meno. Il Suo drago era più tra quest'ultimi.
    In ogni caso, era contenta che Roth'raku non fosse più irritato con lei, era come litigare con il proprio compagno di vita, anche se solo per scherzare: preferiva quando andavano d'accordo.

    Al sentir nominare l'hobby del cavaliere e il motivo per cui non lo praticava più, Sheil si trattenne a stento dal chiedere perché non se ne facesse forgiare uno nuovo. Insomma, al Market Planet lei era riuscita a farsi creare un arco di quasi due metri, non pensava che un coltellino manufatto per intagliare il legno costasse più di tanto o che fosse così difficile da forgiare.
    L'uomo aveva avuto piacere nella sua attività, il solo menzionarlo o aggiungere che lo facesse fin da bambino lo chiariva, ma perché avesse fatto passare tutto il tempo che era passato rimaneva per lei un mistero. Poteva solo fare supposizioni, ma non amava fare i conti senza l'oste.

    Nel suo silenzio, fu però contenta di sentir battibeccare amichevolmente i due viaggiatori. L'immagine che le mostravano le ricordava immensamente le nottate davanti ai falò nelle rare serate libere di pace che aveva avuto. Uomini che si prendevano amichevolmente a pugni, scherzando e ridendo con dei grossi boccali di idromele appena distillato in mano. La parte migliore di tutto ciò era la mattina dopo, quando tutti si risvegliavano con un mal di testa post-sbronza e magari erano stati incaricati di fare qualcosa che richiedeva movimento. Un paio di volte era successo anche a lei, ed era da quelle serate che aveva appreso con precisione i propri limiti, in merito a alcool.
    A quel ricordo, Sheil'heit si appoggiò con i gomiti sul tavolo e fece un piccolo sorriso inclinando la testa. Era bello rivedere gesti amichevoli anche lontana da casa.
    Quando si era risvegliata nella Città di Mezzo, al buio, aveva seriamente temuto di essere capitata in un paese ostile, o in condizioni peggiori.

    La battuta di Argo sul "legno della sua nave" le fece pensare a un immenso veliero con motori a razzo, cosa che le fece quasi venir voglia di andare a vederla. Si era immaginata la nave in questione come una scatoletta di metallo simili a quelle che aveva visto "ancorate" al Market Planet... ma quello le faceva venire dubbi sulle sue supposizioni.

    «... A Felicia piaceva ciò che facevo.»

    L'atmosfera cambiò quasi immediatamente, a quelle parole. La ragazza stava per sussurrare "chi è Felicia?" e nuovamente si fermò, desumendo che si trattasse di un familiare, di una moglie, un amica. Il passato della frase fu abbastanza per farle capire che non era più in questo mondo, oppure che rivederla sarebbe stato quantomeno impossibile, se era ancora viva.
    Non si sentiva ancora abbastanza vicina per dare un qualche tipo di conforto verbale che sarebbe potuto sembrare opportunistico, dunque decise di imitare Argo, restando in silenzio e fissando il tavolo davanti a sé con le mani congiunte.
    Anche se non aveva detto nulla, era il suo modo per dire "mi dispiace qualunque sia stato il fatto di tale Felicia". Aspettò in quella posizione finché qualcuno non avrebbe aperto bocca, non voleva rovinare... il "momento".
     
    Top
    .
  12. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Era quasi piacevole, se doveva essere sincero. Da quando aveva accettato la richiesta di Lyner, tutto ciò che riusciva a ricollegare a Felicia era il suo volto rigato dalle lacrime, la tristezza che provava per la sua partenza, per ciò che era accaduto a suo fratello, e quei pochi ricordi positivi che riaffioravano venivano comunque distorti. Che fossero la paranoia o i suoi incubi, i demoni presenti nella sua testa non facevano altro che rovinare le memorie che aveva di quella ragazza a lui così cara. Eppure, per una volta riusciva a ricordarsi il viso della sua sorellina quando erano piccoli, la sorpresa e l'ammirazione che vedeva nei suoi occhi quando vedeva una sua statuetta. Gli mancava, e più ci pensava, più desiderava abbracciarla senza quell'armatura a separarli, senza che quella malattia li isolasse.
    Tuttavia, mentre il cavaliere si crogiolava in quelle memorie del passato, il suo compagno di viaggio ebbe la decenza di non ignorare la loro ospite, che sembrò essere stata messa a disagio da quell'ultimo argomento. E, con un colpo di tosse, decise di riportare Hind fuori dal mondo dei sogni.


    -... Penso che tu sia stato un po' troppo drammatico.

    Puntualmente, l'uomo alzò la testa di scatto, preso sinceramente di sorpresa dal commento del suo compare, ma voltando la testa poté confermare che, per una volta, il gigante non si stava prendendo gioco di lui. Sheil'heit si stava visibilmente sforzando per non dire nulla, per non fare altre domande inopportune, quando l'unico a fare magre figure fino a quel momento era stato lui. Preso nuovamente dal panico, Hind cominciò a guardarsi intorno con nervosismo, portandosi la mancina dietro al collo, mentre con la destra rischiava veramente di conficcare gli artigli nel legno sottostante.

    -Ah, no, Felicia... è mia sorella. Solo che non ci siamo visti da un po' di tempo, ecco.

    La nave stava affondando, come la tranquillità che aveva guadagnato nella sua ignoranza. Sapeva di non essere un buon ospite, che ormai aveva perso buona qualsiasi capacità sociale avesse guadagnato nel corso degli ultimi anni, ma non avrebbe mai pensato di sbagliare in maniera così clamorosa. Prima non stava ignorando la sua interlocutrice volontariamente, stava solo facendo di tutto per non rovinare quella discussione con la sua sola presenza, e finché Argo aveva in mano le redini della conversazione, tutto era andato per il verso giusto! ... Invece, appena lui aveva tirato fuori un argomento, l'atmosfera che avevano costruito fino a quel momento era finita giù per una scarpata, senza possibilità di tornare. La sua voce balbettante e il panico presente nele sue parole erano solo due esempi lampanti di questo fatto, ma il peggio doveva ancora arrivare.

    -Le era sempre piaciuto vedermi intagliare qualche figura nel legno, da bambina aveva uno sguardo... molto curioso. Vivo. Lo ha ancora.

    A ogni parola, l'uomo poteva sentire chiaramente gli artigli della mano destra affondare nel tavolo, mentre la mancina compiva la stessa identica azione con la carne del suo collo, o come minimo con quel poco che la sua corazza proteggeva. La sua tensione era praticamente fisica, altro che palpabile, e dopo aver terminato quelle frasi cariche di imbarazzo, Hind dovette sforzarsi di riprendere fiato per un paio di secondi buoni. Era anche peggio del previsto. Prima non si era lasciato prendere dal panico, ma in quel momento aveva perso completamente il controllo su ciò che diceva, e stava solo peggiorando la situazione, ed era già abbastanza negativa! Il cavaliere cercò di trovare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse farlo uscire dal guaio in cui si era cacciato, ma più cercava di pensare, e più la sua testa si svuotava, finché non riuscì più a resistere, e accasciò la propria testa sul tavolo con un sonoro tonfo. Solo dopo aver ripreso fiato per altri diversi secondi l'uomo fu in grado di ricomporsi abbastanza da pronunciare una scusa sensata a quella scena patetica.

    -Scusa, mi sono lasciato prendere dalla nostalgia.

    In risposta a tutto questo, Argo non poté fare altro che alzare un sopracciglio, fissando il suo passeggero come se fosse una specie di animale da circo... e forse non era così lontano dalla realtà.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    «... Penso che tu sia stato un po' troppo drammatico.»

    A quelle parole Sheil voltò la testa verso il gigante, guardandolo con fare subdolamente divertito. Capiva perché si sentiva così, vedere qualcuno impanicato per qualche gaffe era divertente, quando quel qualcuno non è se stessi... Inutile dire che si sentiva abbastanza in colpa, per questo.
    Nonostante ciò, l'ombra di un sorriso non poté fare a meno di apparire sulle sue labbra; ancora una volta non un sorriso beffardo o cattivo, giusto divertito.

    -Ti stai divertendo un po' troppo.- la ragazza poté sentire il suo roteare gli occhi dal loro legame mentale, nonostante non ci fosse proprio nessun occhio da vedere -Quando ce ne andiamo da questa topaia?-.

    Roth'raku era visibilmente annoiato e Sheil lo capiva. Lei come essere umano aveva bisogno di contatti umani, ma lo stesso non si poteva dire del suo povero compagno. È noto che i draghi sono creature vivaci e in necessità di vitalità a ogni momento del giorno e della notte: tenere Roth'raku a fare conversazione da bar non era proprio il massimo, per lui. Inoltre la sua particolare specie cacciava e viveva in solitaria, già il fatto che avesse un giorno accettato di condividere la sua anima con Sheil era un miracolo.

    -Dai, ancora un po' e ce ne andiamo- disse lei con fare materno, come quando si chiede al figlioletto più piccolo di pazientare ancora un attimo mentre la mamma fa la spesa. -Devo chiedere una cosa.-

    Mentre lei e il suo Difensore parlavano, Hind si stava dando da fare per giustificarsi di tutto e di più, e per rimediare alla sua "drammaticità". Se non fosse stata totalmente stupefatta di trovare qualcuno con capacità sociali più terribili delle sue, forse si sarebbe permessa di ridere un po'.
    Per fermare il blaterare del cavaliere, si intromise prima che quello si sciogliesse in una pozza di acido. Abbassò la testa di lato, poggiandola sul tavolo come aveva fatto Hind, dicendo:

    «Tranquillo, è normale avere nostalgia di casa, non scusarti. Non puoi tornarci, volendo?»

    Non pensava che i viaggi intra-dimensionali fossero così comuni, lei nel suo mondo non poteva più tornarci, ma lui...? Loro...?
    Mentre rispondeva, bevve un altro sorso dalla sua bottiglia. Ormai il suo contenuto era quasi finito, giusto altri due o tre sorsi.
    Improvvisamente sentì dal suo interno la tipica voce del suo drago, incazzato.

    -Oh, per l'amor del cielo, finiscila.- il suo tono era pericolosamente sull'orlo del ringhiare, probabilmente l'alcool che aveva bevuto la ragazza iniziava a fare un po' di effetto sulla mente dell'altro.
    -Per favore, cal...-
    -No, mi sto annoiando qua, e tu non fai altro che chiacchierare- continuò l'altro senza troppe remore. -Ora andiamo a casa, con o senza il tuo consenso-
    «Non far...» Iniziò con un po' di panico nella voce Sheil'heit, alzando di scatto la testa dal tavolo, ma non riuscì a finire la frase che il corpo serpentino del drago fece la sua comparsa. Non vi fu nessun suono, odore o altro, ma era sicura che ormai era troppo tardi per provare a nasconderlo.

    Una testa di drago ringhiante e a zanne scoperte era ora a due centimetri dalla sua faccia, ma non era quello che la preoccupava: sapeva che Roth'raku non le avrebbe mai mangiato la testa, per quanto ubriaco potesse essere. Fortunatamente, tutti nel bar erano intenti nelle loro faccende: L'oste puliva dei piatti, e gli altri avventori sembravano troppo impegnati a bere e chiacchierare, per curarsi del nuovo arrivato.
    Quello che la turbava veramente, era che non sapeva cosa aspettarsi dalle sue due nuove conoscenze sul fatto che le fosse spuntato un drago da dietro la schiena.

    «Ehm...» disse prima che potessero prenderlo per un nemico e fargli fare una brutta fine «Lui... è Roth'raku. Mio amico e difensore... non fategli del male. Per favore...»

    Il drago fece uno svogliato mezzo inchino verso Argo, che reputava più forte tra i due davanti a lui, come presentazione, e tornò a fissare la sua compagna. Quest'ultima era sinceramente preoccupata per il suo amico. Nel suo mondo, nonostante i draghi fossero creature comunissime, chi vedeva Roth'raku spesso pensava fosse un demone o un nemico. Non raramente le era accaduto di dover incrociare le armi con degli sprovveduti poco informati. Sopratutto i primi giorni, quando la sua esistenza ancora era ignota ai più, tutto per difenderlo (e difendere se stessa).

    -A N D I A M O, ho sonno.- mentre "parlava", un basso gorgoglio usciva dalla sua gola, con fare intimidatorio. Chiunque l'avesse vista, in quel momento, avrebbe pensato che metà del suo naso fosse spacciato, data la vicinanza delle zanne lucenti del drago a quest'ultima parte di anatomia.
    «Te l'ho detto, devo...» si voltò improvvisamente verso Argo e Hind; si era per un attimo dimenticata che non potevano sentire i discorsi che facevano tra loro. Solitamente quando era in pubblico parlava sempre mentalmente con Roth'raku, ma quando era agitata se ne dimenticava e tornava alla più facile da gestire parlata-a-voce.

    «Scusate...» disse con una vocina piccola piccola, un po' intimorita, un po' preoccupata. -E tu fai l'essere umano per cinque minuti, non mangiare nulla e nessuno!- continuò mentalmente la ragazza, con tono estremamente seccato -Hai già fatto abbastanza danni così!-
    La sua unica risposta, fu un basso ruggito poco compiaciuto...
     
    Top
    .
  14. Hind Zemirdal
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ormai non sapeva neanche che cosa diamine pensare. Si era messo in imbarazzo, aveva rovinato ripetutamente l'atmosfera, e dopo quella rapida serie di disastri, la sua testa si era svuotata da ogni genere di idea su come portare avanti quella discussione, sempre che ci fosse un modo per "rattoppare" i buchi che aveva creato. Forse era solo stanco, quel disastro poteva essere il naturale risultato dei giorni di lavoro pesante, combinati alle notti che aveva passato, e se non fosse stato per quest'ultimo particolare, almeno avrebbe avuto l'ottimismo necessario per dire che gli sarebbe servita semplicemente una buona dormita. Peccato che, al posto di un riposo risanatore, ciò che lo attendeva nel sonno sarebbe stato certamente un'altra serie di incubi.
    Con quei pensieri che si aggiravano per la sua testa come corvi, il cavaliere si limitò a rispondere alle richieste della sua interlocutrice emettendo dei brevi grugniti, cercando di destreggiarsi tra le masse d'ansia che sentiva tra le proprie costole. Sì, poteva tornare a casa, ma con che faccia si sarebbe presentato di fronte ai suoi genitori? Poteva davvero passare qualche ora in pace con la sua famiglia, mentre l'Ira dell'Imperatore gli forzava sulle spalle l'angoscia di tutte le persone che amava, soffocandolo col dolore che provavano per il suo destino? Ma soprattutto, come poteva permettersi di concedersi una pausa del genere, quando aveva passato un anno deludendo l'unica persona che aveva mostrato abbastanza buon cuore e coraggio da salvarlo, anche se la sua situazione sembrava irrecuperabile? Alla fine, non era la sua malattia a lasciare le ferite peggiori.
    Tuttavia, questi pensieri vennero improvvisamente cancellati, sostituiti da una genuina sorpresa quando l'uomo sentì il suono di una modesta massa di legno che si spezzava, che lo fece sobbalzare dalla sorpresa. Il tavolino che sosteneva il dolce peso di Argo si era spezzato, e il volto del gigante era contorto da una strana espressione di incredulità mista a sorpresa, che stava rivolgendo alla loro interlocutrice. E alla serpe che la stava fissando. Il rettile che apparentemente era legato al suo stesso corpo. Qualcosa non andava in quei pensieri. Solo dopo un momento di vuoto completo la sua mente riuscì a mettere insieme le informazioni che gli venivano fornite, e a quel punto anche il cavaliere sobbalzò sulla propria sedia, portandosi la mancina all'altezza del cuore. Per un breve attimo, Hind poté giurare di aver avuto un vero attacco di cuore, e non una delle solite fitte che le sue ferite gli causavano al centro del petto, ma non riuscì a rispondere a quella vista con altro che dei balbettii.


    -Cosa...? Come...?

    Non c'erano altri modi per descrivere quella situazione, la ragazza con cui avevano parlato fino a quel momento sembrava essere fusa con una specie di drago, e la cosa non pareva darle alcun problema. Anzi, dopo il loro breve attimo di panico, la giovane si apprestò a sottolineare come quella bestia, "Roth'raku", fosse un amico e un difensore, pregando entrambi di non fargli del male. Era un po' tardi per spiegare quelle cose e chiedere di mantenere la calma, ma come minimo il cavaliere poteva darle il beneficio del dubbio. Guardando quella creatura, che intanto sembrò chinarsi rispettosamente verso il gigante arancione, la malattia di Hind avvertiva un certo fastidio, forse lo stesso che gli sembrava di aver sentito all'inizio del loro incontro. Si sarebbe dovuto fidare? Teoricamente, la scena che si presentava di fronte ai suoi occhi suggeriva che, effettivamente, qualsiasi obiezione quella creatura potesse avere fosse rivolta più alla ragazza che agli altri due presenti, ma quel ringhio smagliante non ispirava troppa fiducia.

    -Be', devo dire che questa mi mancava.

    Argo fu il primo a rispondere a quel dubbio, cercando di mascherare la sorpresa e la tensione dietro a una leggera risata, mentre faceva di tutto per mettersi in una posizione più comoda tra i pezzi della sua "sedia". In confronto, il cavaliere fu decisamente meno modesto, respirando con una certa irregolarità, in un vano tentativo di soffocare la tensione e i battiti eccessivi del suo cuore.

    -Che... che razza di "amico" ti ringhia addosso così...?

    Una domanda legittima, perché almeno, da quel poco che aveva visto, Hind poteva immaginare che fosse piuttosto efficace come difensore. Ma, al contempo, com'era successo, come si era ritrovata in quello stato, ma soprattutto, perché diamine quella... cosa? Essere? Ormai non sapeva neanche più come diamine definire quel rettile, ma il dubbio sul motivo per cui avesse deciso di mostrarsi proprio in quel momento rimaneva. Sembrava una creatura piuttosto indipendente, e se quell'odioso sintomo della sua malattia non si sbagliava, si trattava anche di un essere senziente, con dei sentimenti separati dalla sua "amica", che sembrava piuttosto a disagio da quella sua reazione.
    Ma, prima che quel ragionamento potesse andare oltre, l'uomo chiuse a metà i suoi occhi, pensando sinceramente una possibile risposta personale per quella domanda, e il suo sguardo viaggiò istintivamente verso Argo. Tra i paragoni a un cane, le frecciate e tutto il resto, forse non necessitava di quel genere di parere da parte di Sheil'heit, e il tono con cui pronunciò le parole successive inviò un chiaro messaggio al suo compare.


    -... No, aspetta, ritiro la domanda.

    -EHI!

    Edited by AlexMockushin - 21/1/2016, 21:30
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    If I could buy Forever at a price, I would buy it twice ~

    Group
    C.S.CM.
    Posts
    12,995
    Reputation
    +31
    Location
    Dai meandri oscuri all'interno del web... Niente più iPod Touch.

    Status
    Anonymous
    Se pochi secondi prima era l'albino a sostenere il premio di "più a disagio in pubblico", ora era lei a volersi sotterrare insieme a tutto il tavolo e le sedie, magari portandosi dietro la taverna stessa. Insomma, era riuscita a uscire dal suo guscio di disagio a parlare con più di due persone insieme, aveva addirittura sostenuto una conversazione normale per qualche minuto!
    Il rumore di tavoli rotti e di voci sorprese aveva fatto voltare tutti nella sua direzione, e il silenzio era piombato nella stanza. L'oste si era fermato con un piatto a mezz'aria, fissando la ragazza con una faccia totalmente incredula, così come ogni altro avventore lì dentro.
    La sensazione di essere osservata da una decina di persone la trapanava come una lancia in pieno petto.

    Fece un paio di respiri per calmarsi e si mise drammaticamente una mano sulla faccia, coprendo come meglio poteva occhi, naso e bocca e sospirando. Per essere un soldato, era proprio inetta socialmente, odiava essere fissata e al centro dell'attenzione. Almeno nell'esercito era tutto diverso, l'essere fissati non era così duro da sopportare...
    Tramite il legame mentale che condivideva con Roth'raku, gli inviò tutte quelle emozioni che provava in un'unica grande ondata. Emozioni estranee a creature così orgogliose e indipendenti come lo erano i draghi.
    La cosa che la faceva disperare più di tutte, era che il suo amico non era così, solitamente. Non era la prima volta che aveva bevuto un po' (insomma, due bottiglie di idromele non erano tante), ma mai era successa una cosa simile. Avrebbe potuto discolparlo, visto il nuovo mondo in cui si trovavano: creature diverse, usanze diverse... e inoltre Argo e Hind erano gli unici due esseri viventi, oltre alla Nonna, con i quali aveva fatto un po' di conversazione da un po' di giorni. Poteva essere un ottimo modo per fare amicizia, ma ecco che era successo... questo.

    Sentendo il suo stato d'animo in maniera così diretta, Roth'raku abbassò la posa di minaccia, coprendo con le labbra le zanne appuntite e abbassando un po' la testa. A quel punto la ragazza mosse la mano che non le copriva la faccia e la poggiò sul muso dell'altro, spingendolo gentilmente indietro: era il suo modo di chiedere di ritirarsi, e il drago capì. Spostò il capo da davanti alla faccia della sua amica, mettendosi al suo fianco, più tranquillo. Sheil'heit sentiva che c'era un pizzico di senso di colpa nella sua mente, e fece un debole sorriso.
    Ormai la sua sicurezza precedente era andata perduta, non vedeva l'ora di uscire da quel posto.

    -Tra poco andiamo.- Il suo tono sembrava freddo, ma era solo il risultato di una ragazza scossa alle sue prime interazioni sociali, e un po' delusa da un amico.

    «Chiedo nuovamente scusa per... questo deplorevole incidente» disse questa volta a voce alta, con tono di discolpa. Anche se Hind aveva "ritirato" la domanda, si sentì in dovere di aggiungere: «Il raccontarvi come è cominciato tutto sarebbe una lunga storia, lasciamola per la prossima volta, mh?»
    Raccontare la sua vita con Roth'raku sarebbe stato effettivamente lungo, l'imboscata, l'attaccamento alla vita, la vita stessa...
    Quasi rise di se stessa, quando ripensò all'ultima parte della frase: la prossima volta. Con una risatina nervosa, concluse che nessun essere sano di mente avrebbe più voluto parlarle, dopo aver saputo che aveva un drago-simbionte attaccato alla schiena.

    «In ogni caso vi assicuro che non è pericoloso...» e disse questa frase a voce alta. Roth'raku fece un ringhio poco felice, piegando la testa come se si aspettasse che la frase continuasse «Finché non è... necessario.» finì con un tono di voce più basso, abbassando la testa.
    Era sicura che, nonostante la frase fosse vaga, i suoi interlocutori avrebbero capito senza problemi. Per una persona, anche dai sensi morali non proprio ferrei, la violenza è necessaria solo in fase di autodifesa.
    Non era esattamente il suo caso, Roth'raku l'aveva aiutata in svariate occasioni durante la guerra, ma sarebbe andata bene, come descrizione.

    A quelle parole, tutte le persone nella taverna alzarono le spalle e, vedendo che nulla succedeva, tornarono ai loro affari. La ragazza si soffermò per qualche secondo a pensare a che genere di cose accadevano in quel mondo, per pensare che un drago-simbionte non fosse una cosa di cui preoccuparsi, per poi scuotere leggermente la testa e dire:

    «Io mi congederei, ma vorrei farvi un'ultima domanda, prima di andare.» fece una piccola pausa, guardando Roth'raku «C'è... una biblioteca in questa città? O in una delle città adiacenti?»

    Era una domanda totalmente al di fuori della situazione attuale, e per qualche secondo la povera ragazza riuscì a pensare che nulla fosse successo: Roth'raku non aveva spaventato nessuno, lei si era fatta presumibilmente due nuovi amici, il barista non l'avrebbe calciata fuori dal locale...
     
    Top
    .
21 replies since 10/1/2016, 18:56   298 views
  Share  
.