Contest: (not my) Epitaph

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  1. AzraelParanoia
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    Writing the script for the King's Destiny





    Un vento arrogante cantava per l'etere, scivolando e filtrando tra i lunghi tronchi calcificati che affioravano timidamente dal terreno della landa brulla e desolata, mischiandosi con gli enormi pilastri formatisi in tempi antichi, testimoni di roccia che cercano di afferrare il cielo, ergendosi verso di esso per strapparlo dalla sua dimora. Erano pensieri strani, probabilmente stupidi, ma non riuscivo a pensare ad altro, fissando quelle strutture, inspiegabili dal mio punto di vista. Non era roba plausibile. Erano troppo cilindrici, non sembravano avere grana, non poteva essere roccia, ne ero sicuro, e allora cos'erano?
    Forse, anzi, probabilmente vi starete chiedendo di cosa stia parlando. Vi rimando all'inizio, intendo, al vero inizio della mia storia. Su questo stesso pianeta, circondato da giganteschi pilastri di roccia grigiastra. E quel giorno decisi di tornarvi, dedicandomi ad una visita non certo di piacere, bensì di riflessione ascetica. O perlomeno, quello era il pretenzioso, altisonante nome che decisi di dare al mio "prendere a pugni dei costoni di roccia". Qualcosa mi aveva trascinato lì, come una sorta di magnetismo, una forza dalla quale non potevo sfuggire, inesorabile e primordiale. Insomma... qualcuno mi voleva lì.
    Farei una lunga, profonda descrizione di ciò che avevo intorno, ma davvero, non v'era granchè da dire. Sabbia ghiaiosa e pilastri. Uno dopo l'altro. Alcune aree apparivano come un macabro ossario all'aperto, poi, con tronchi calcificati a sostituire le ossa. Che avessero fatto parte, in tempi andati, di un bosco? Più guardavo quella terra arida, più mi convincevo che non poteva sempre essere stata così. Il passato della landa doveva aver visto un brusco cambiamento. E forse io avevo a che fare con esso. D'altronde, era lì che feci la mia prima, gloriosa comparsa. Come dimenticare quei momenti? Sapore di sangue in bocca, armi da fuoco puntate alla testa, voci, multiple personalità... sono sicuro che gli altri non inizino la vita in maniera così intensa!

    Continuai a camminare per mezz'ora buona, buttando giù sporadicamente dell'acqua fresca conservata in una borraccia. Dopo i primi dieci minuti, come al solito, le gambe avevano iniziato a memorizzare il movimento, agendo senza dover dare un input, cosa che rendeva la passeggiata molto meno stancante. In fondo, il sole picchiava forte, ed il terreno non era certamente il migliore per le escursioni, ed anche mezz'ora poteva mutare in un'agonia.
    Le mie gambe si fermarono di scatto, senza che io potessi riconoscere la sagoma velata dalla calura e dall'albedo. Era qualcuno di importante. Nientemeno che il mio convocatore.
    Fu lui ad avvicinarsi, con passo sicuro. Era alto quanto me, centimetro più, centimetro meno, ma molto più snello. Insomma, il cosiddetto "spilungone", per farla breve. Lunghi capelli chiari, forse decolorati, cadevano lisci sulle sue spalle, e ribelli sul suo volto, adombrato da una lunga, disordinata frangia. Nonostante la calura, era vestito come un gangster degli anni 30'. Corredo di giacca, pantaloni e borsalino neri gessati, scarpe in cuoio, solide ed eleganti, ed un gilet nero su camicia bianca. Che diamine di individuo poteva comparire in quel modo? Chi si credeva di essere? E soprattutto, chi era?
    Feci un passo avanti, guardando negli occhi l'uomo che tentava di sovrastarmi, senza battere un ciglio. Non soppesai troppo le parole. Parlai e basta. -Immagino che tu sia la ragione per cui ho deciso di abbassarmi a visitare questa palla di detriti una seconda volta!-. L'uomo alzò leggermente il cappello, rivelando due occhi bianchi coperti da un paio di occhiali da sole tondi e scuri. -E così sei arrivato... era Azrael, giusto? Beh, non potrei mai metterti davanti alla scelta più difficile della tua vita in un ambiente così scomodo, no?-. Sentii una forte pressione sulla mia testa, che mi forzò a chiudere le palpebre. E da lì fu il buio.

    Quando ripresi i sensi, mi ritrovai in un luogo completamente diverso. Un largo soggiorno elegante completamente in legno, decorato dalle più svariate e pacchiane chincaglierie concepibili, tra tappeti in pelliccia di tigre, busti in marmo, e suppellettili d'oro ed avorio. Ero seduto su di una poltrona rossa, gonfia e morbida. Il posto era veramente grande, troppo grande, direi innaturale. Non v'erano sedie o finestre, cosa che mi fece subito irrigidire. Quel luogo non era naturale. Poteva essere un'illusione, un'allucinazione, o una sorta di proiezione di fonte psichica o magica. Qualunque cosa fosse, non era per niente piacevole starci dentro.
    Nella mano destra di ritrovai un bicchiere di liquido ambrato che avvicinai al naso, inspirandone l'odore per identificarlo. Brandy, ed anche di ottima qualità apparentemente. Gustoso, ma di certo non avrei bevuto del liquore offertomi da qualcuno che, a quanto ricordavo, mi aveva fatto svenire sul posto. In genere non è un indicatore per trovare un compagno di bevute come si deve.
    Pochi istanti dopo il mio risveglio, in una nube di vapore comparve il misterioso individuo, insieme ad una poltrona stanziata proprio di fronte alla mia. Anche lui aveva in mano un bicchierino di brandy, ma sembrava senza dubbio molto più rilassato. Cosa non stupefacente, dato che al contrario suo, qualcun'altro in quella stanza vi era stato condotto senza che gli si chiedesse per favore. E come extra, quella persona non accetta di buon grado che vengano fatte cose senza il suo permesso. Proprio no.
    L'uomo vestito da gangster parlò, alzando il bicchierino. -Un brindisi al nostro incontro?-. Lo guardai, alzando un sopracciglio che intanto stava iniziando a tingersi di verde, come il resto dei miei capelli. Che aveva in testa? Mi rapisce e poi tenta di fare il simpatico? Non mi aveva neanche bloccato, mi sarei potuto alzare per prenderlo a calci. Anche se, presumibilmente, sapeva anche di King Crimson, e che quindi mi sarei liberato comunque, cosa che mi avrebbe però lasciato meno affabile di così, poco ma sicuro.

    Tornando a noi, decisi di stare al gioco. Non si sa mai. Sorrisi, senza dire nulla, per poi alzare il bicchiere, facendolo tintinnare sull'altro in maniera non poco maldestra, al punto che una parte del mio brandy schizzò nell'altro. -Ops!-, dissi divertito, -Sembra che non mi sia svegliato come si deve, eh? Che dire, cin cin!-.
    Il tizio sorrise sommessamente. -Cin cin.-, fece con voce rauca prima di buttare giù il liquore con un unico sorso. Lo osservai con interesse, cosa che lo fece reagire con un ennesimo sorriso. -Azrael... hai fatto cadere il tuo brandy nel mio per controllare se fosse avvelenato? Nutri così poca fiducia nei confronti del tuo oste?-. Tenni le labbra sigillate, ma digrignai i denti. Come diamine l'aveva capito? Era quella la ragione, sì, ma non volevo certo darlo a vedere. Feci una risata di scherno, senza esprimere nessun commento, prima di emulare l'uomo davanti ai miei occhi, buttando giù l'intero bicchiere.
    L'uomo ghignò, quasi divertito dal mio tentativo di ignorare la sua domanda, per poi lanciare il bicchiere a terra, senza ritegno, spaccandolo. Fatto ciò, come se fosse stato un gesto perfettamente normale, posò le braccia sulle gambe, fissandomi con interesse. -Jophiel. Mi chiamo Jophiel.-. Il suo nome mi fece riflettere. Tutti quanti in quel mondo avevano la stessa desinenza alla fine? Anche il mio sarebbe stato spiegato. Che nome tremendo, però. La mia stessa esistenza era un memento, un ricordo alla vita di qualcun altro. Ciò che mi rendeva "importante", per quel Jophiel, era probabilmente la morte del Boss.
    Posai il bicchiere delicatamente sul tavolino che ci divideva, per poi incrociare le dita delle mani e le gambe, poggiandomi al morbido schienale. -Beh, piacere. Ora potrei sapere perché sono qui, Jophiel? Sai il mio nome, ma non credo tu sappia della mia avversione per le formalità.-, dissi con tono controllato.
    L'uomo rispose con garbo, ignorando qualsiasi espressione d'aggressività insita nella mia frase. -Azrael... sono qui per dirti una cosa importante. È un lungo discorso, quindi vorrei ti rilassassi per un po'. Devi ascoltare la verità su di te e sulla tua... stand. Immagino tu sappia il suo nome.-.
    Dove voleva andare a parare? Lo squadrai sottecchi, per poi rispondere. -Già. King Crimson. Uno dei pochi ricordi che ho del boss, oltre a qualcun altro, non troppo importante. Il resto è nebuloso.-. Sospirai. -Potrei ascoltarti volentieri, Joe, ma prima, ti andrebbe di renderti minimamente affidabile? Non so neanche chi tu sia. Illuminami.-.
    Non potevo pretendere fonti da lui, ma potevo perlomeno sentirgli dire qualcosa. Tutta la faccenda era una chiara, enorme presa per il culo, ci sarebbe arrivato anche un bambino, ma forse, a furia di incalzarlo, avrei ottenuto qualcosa. Farlo discorrere senza interruzioni sarebbe stato pericoloso.

    Mi squadrò, indeciso se rispondere, o forse offeso per il "Joe". -Va bene.-, disse infine. -Io sono uno dei membri dell'Alleanza di Metis, il gruppo che difendeva questo pianeta, appunto, Metis, ed i suoi abitanti.-.
    "Quindi il pianeta si chiamava così", mi dissi. -O perlomeno, lo ero. Ci siamo sciolti, ora che il pianeta è andato... beh, puoi vederlo tu stesso. E sono qui anche per spiegarti la ragione di questa distruzione. Combattere con te è uno spreco di energie. I soldati che sono stati mandati da quel poco che rimaneva dell'Alleanza al momento della tua nascita sono stati spazzati via. Inutile girarci intorno. Sei forte.-. Quindi faceva parte di quel gruppo che aveva tentato di uccidermi? E me lo stava dicendo così candidamente? Mi domandai se si stesse chiedendo cosa mi impedisse di alzarmi per strappargli i denti con una pinza arrugginita, e probabilmente me lo chiesi anche io. Inoltre, qualcosa mi puzzava.
    -Aspetta un attimo! Ma se sei uno di quell'alleanza... come mai sei vestito da mafioso?-. Jophiel abbassò lo sguardo, perplesso.
    -Sono semplici vestiti gessati. Forse possono sembrare un po' da mafioso ma cosa dovrebbe significare, questo?-.
    Aggrottai le sopracciglia. -Sono da sempre i vestiti "da mafioso". Borsalino, giacca e pantaloni gessati...-.
    Di tutta risposta, il mio interlocutore sospirò. -Se davvero fossi un mafioso, vorrei veramente urlarlo a tutti vestendomi così?-.
    Borbottai un "Touchè", gettando uno sguardo al cielo. Era seriamente pedante, e quasi mi pentii dell'idea di incalzarlo un po'. Forse se l'avessi lasciato parlare sarebbe stato meno seccante, quindi gettai un braccio in avanti, scuotendo un po' la mano per farlo partire.
    Piegò la testa, sporgendosi in avanti ed assumendo un tono ben più serio, al punto che si tolse il cappello, poggiandolo sullo schienale. -Passione. Il nome del gruppo mafioso a cui apparteneva il "Boss".-, E questo, alla bell'e meglio, lo sapevo già.
    -Si occupavano, all'apparenza, di ciò di cui si occupa un'organizzazione criminale generica. Contrabbando, prostituzione, ricettazione, omicidio di figure importanti, corruzione, chi più ne ha più ne metta. O perlomeno, queste erano le fonti dei loro introiti. Il loro scopo era studiare un particolare potere psichico manifestatosi nel loro boss. Puoi perfettamente intuire di che si tratta.-. Già, avrei potuto fare un tentativo, alzando la mano e squittendo: "Signor maestro, forse forse sta parlando della stand?", ma decisi di limitarmi ad un cenno con la testa. Il mio interlocutore rimase in silenzio per un istante, prima di riprendere. -Era presumibilmente legato alla freccia che aveva trovato in uno scavo anni prima, ed a quanto abbiamo scoperto leggendo tra i loro dati, è appunto una "manifestazione della persona", di conseguenza possiede i poteri più adatti a quest'ultima. Nel tuo caso, è un po' un "jolly". Il tuo stand sta tendendo a poteri di controllo geocinetico solo perché l'hai scelto tu. Ma forse un Nesciens ha un controllo diverso su questo genere di poteri...-. Quindi le mie scelte, poco a poco, avrebbero alterato King Crimson, eh? Non sembrava una brutta idea, in fondo assomigliava tanto al sistema di un gioco di ruolo.
    -Il punto è che la stand del boss, King Crimson... ha ridotto questo mondo a quel che vedi.-. Scattai in piedi, guardandolo stupefatto. Era stato... KC? Come aveva fatto? Come era successo? -Cosa? Non è possibile! King Crimson non è capace di fare danni in così larga scala! Va bene che ha poteri geocinetici, ma non credo di poter attuare una terramorfosi a livello planetario! Ed inoltre...-

    -La Freccia.-, mi interruppe. -La Freccia, se usata al momento giusto, può sviluppare il potenziale insito in una persona dotata di una certa ambizione e di un certo potere. La Freccia ha reso il Boss ciò che è, l'ha ucciso, ed ora, per qualche ragione misteriosa, è in mano a te. Adattato al carattere che stai formando, può diventare tutto. Sei una tabula rasa, vero, ma questo potere è comunque lì. Potrebbe scoppiare da un momento all'altro. Potresti fare del male a molte persone, Azrael. E la possibilità che succeda ciò è molto alta.-
    Crollai sul divano con occhi vitrei, fissando l'altro con preoccupazione. Stava scherzando. Era tutto uno scherzo, un gioco. Voleva fregarmi, ma io non ci sarei cascato. Non sapeva niente del Boss!
    -La cima della piramide di cui ti ha probabilmente parlato è questa, Azrael. Il potere di "dominare il mondo". Ecco perché la tua stand è un Re. E sappilo, arrivato a quel punto, sarà lei ad avere il controllo.-. Un desiderio distruttivo, un potere da "Re del Mondo", ed un'incapacità di gestirlo. Inoltre, con l'ultima frase, aveva dimostrato di sapere ciò di cui stava parlando. Ma cosa potevo fare? Alzai lo sguardo per un attimo, in silenzio, cercando di far intuire al mio interlocutore che desideravo sentire la sua opinione.
    -Beh, Azrael. Se il tuo continuare a vivere, eventualmente, porterà a quel risultato, distruggendo le vite di chi ti sta intorno... immagino tu sappia la soluzione.-. Strinsi i pugni, trattenendo con difficoltà un pianto isterico. Quindi era quello l'unico modo di impedire quell'evento? Suicidarmi? Mettere fine alla mia esistenza per non danneggiare quella degli altri?
    Fissai il pavimento ai miei piedi, mettendomi le mani sulla testa e stringendo la presa delle dita sulle tempie. Non ero un gran pensatore in ambito etico, non avendo la conoscenza empirica necessaria per distinguere molte cose che invece gli altri comprendevano perfettamente. Mi affidavo semplicemente al mio carattere ed alla gioia di vivere che sentivo in ogni istante della mia esistenza. La consapevolezza che sarei potuto comunque andare avanti, non importava come, non importava dove. Era così sul punto di svanire? Che ne era della mia determinazione? E della mia ambizione? I miei progetti erano destinati a distruggersi prima ancora di nascere? Erano domande egoiste, ma non potevo farmene altre. Non ero a conoscenza di altre scelte disponibili, ma ero sicuro di una cosa. Nei mondi era pieno di altre persone, gente di tutti i tipi, molti più di me, tutti riuniti l'uno con l'altro. Io ero... solo. E Jophiel contribuì a farmelo notare, aggiungendo qualcosa di suo.

    -Beh, Azrael... in fondo non hai fatto molto, hai due anni, non ti lasci nulla indietro. Non hai una vera e propria vita, non hai veri e propri amici. Sei solo. La tua fine non sarebbe neanche nei giornali, eppure salveresti TUTTI con un semplice gesto.-
    Tutti. Davvero tutti? No, non tutti. Qualcuno non si sarebbe salvato. Ed ero io. O forse mi ignorava, mi considerava una semplice visione post-mortem del boss e non mi metteva neanche nella lista dei "vivi". Quel tizio aveva le sue ragioni di essere freddo, certo, ma non riuscivo a sopportare il suo agire. Mi aveva detto chiaramente di uccidermi lì, in quell'istante, in quel luogo! Ha inteso chiaramente che la mia vita non ha valore di sorta! Ma si sbagliava.
    Io avevo degli amici. Persone che non avrebbero approvato il mio gesto. Moguin mi avrebbe detto di stringere i denti e continuare. Abbiamo sopportato qualcosa di importante, insieme, e morire per una scelta così stupida dopo di quello sarebbe stato un insulto a lui, a Rashan, a Lily, a tutti i monaci, ed anche ai miei stessi nemici. E soprattutto, sono sicuro che qualcuno avrebbe disapprovato più di tutti.
    Nella mia mente si visualizzò chiaramente l'immagine di una donna in armatura splendente, seduta in maniera elegante nel mezzo di un'arena, in ginocchio. Lei aveva approvato la mia esistenza come giusta, il mio spirito combattivo come "degno". E quel giudizio era stato passato non sull'ombra di colui che fu il Boss. Non su un King Crimson pronto a scoppiare. Il giudizio era stato passato su di me. Le possibilità erano minime, certo, ma una cosa era certa, ovvero che avrei lottato con i denti e con le unghie per mantenere il controllo. Non avrei permesso a nessuno di decidere cosa fare con il mio corpo, con la mia anima, con ciò che ero! Nessuno poteva controllare Azrael! Anche se quella sarebbe stata "l'azione buona", non avrei scelto quella! Non avrei gettato al vento la mia vita, e non avrei sputato sull'onore della cavaliera che avevo sfidato! Persino un combattente vile come me, più interessato alla vittoria che allo scontro, privo di un qualsiasi codice, ripugna l'idea di disonorare in un tale modo un avversario come quello! Il mondo rischiava di bruciare? Oh, forse sarebbe stato così, se in una situazione tale ci fosse stato qualcuno che non fosse stato ME! King Crimson stesso, nel mio corpo, si agitò insieme a me. Io e lui eravamo la stessa cosa, e le sciocche parole di quell'uomo non ci tangevano.

    Scattai di nuovo in piedi, squadrando un Jophiel seduto: -Ho riflettuto su ciò che mi hai detto, Joe, e ho preso la mia decisione! Rifiuto!-. L'uomo dai capelli candidi scattò in piedi, tentando di prevaricarmi ed avvicinandosi a me con sguardo furioso. -Razza di ritardato! Hai sentito UNA SINGOLA PARTE del mio discorso? Rischi di ammazzare tutti! Sei un bastardo solo, che ti costa sacrificarti per l'umanità!-. Prima che potesse continuare, l'uomo decise di forza di sedersi nuovamente sulla poltrona, quando fu rispedito sopra di essa da un dritto sul naso. -Ti sbagli, Joe! Non salverei me stesso! Non è tutta l'umanità! Sei pessimo coi conti, ed hai anche il naso rotto! Non lo trovi disdicevole?-, dissi ghignando. Non avrei mai venduto la mia vita ad un bastardo simile, non per un ideale stupido come il "salvare l'umanità". L'avrei salvata da solo, ne ero perfettamente capace!
    Un braccio di legno uscì dal pavimento, aggrappandosi alla mia gamba e stringendola con forza, al punto che sentii tutti i miei muscoli contrarsi in maniera innaturale. Andando avanti così, mi avrebbe causato una frattura. E quello, poi, era legno, non era roccia di nessun tipo, e non ne avevo controllo! -Sei un idiota, Azrael! Come ti ho detto, preferisco risolvere le cose senza combattere, ma se proprio devo, mi occuperò io di te! Tutta quest'area intorno a te è parte della mia stand, Lateralus. Ed è tutto in legno, amico mio, quindi i tuoi sassi non ti salveranno, oggi! Il tuo destino è morire, in modo che l'umanità si...- Jophiel si fermò un attimo a guardare la sua mano sinistra, ora ai suoi piedi, per poi alzare di nuovo lo sguardo. Ero libero, e poggiata sulle mie spalle, una grossa, pesante berdica dalla lama in rubino, colore perfettamente intonato a quello dei miei capelli, che avevano assunto quella tinta. La mano di legno, attaccata ancora alla mia gamba, si dissolse rapidamente, lasciando un buco nel terreno dove stava precedentemente. -A...AAAAH! Bastardo! Come puoi fare cose simili? Non sei neanche l'ombra del boss, dovresti essere debole, e...-. Interrotto nuovamente, stavolta dal tremendo boato che fece l'asta dell'arma una volta schiantata sul terreno. La risollevai con difficoltà, usando entrambe le mani, per poi avvicinarmi lentamente al mio nemico. -Il mio nome è Azrael, e cerca di ficcartelo come si deve in testa, caro mio. Non sono l'ombra del boss, non sono "un evento particolare", non sono "quel Nesciens". Io sono io come sono King Crimson. E lui non ha bisogno di "prendere il controllo", dato che ce l'ha già! Mettitelo in testa, stronzo, questa è la MIA anima, e quella di nessun altro!-, urlai prima di avvicinarmi. Il resto della stand di Jophiel si manifestò uscendo dal pavimento, anzi, piegandolo a sua forma. Era una semplice figura di legno a cui mancava una mano, pericolosa forse negli attacchi a sorpresa, ma in una situazione come quella non poteva nulla contro la mia. Specie con una mano in meno (ah, che allitterazione divertente!).

    Lo scambio di colpi durò poco. Dopo un tentativo di sgambetto da parte della figura in legno, con una serie di tentacoli dello stesso materiale che fuoriuscirono dal pavimento per afferrarmi le gambe e farmi cadere a terra, l'uomo in rosso comparì al mio fianco, schizzando in avanti e mettendo fine ai piani dell'avversario con un gancio al petto, che appena si scontrò con quello di legno della stand, causò una grossa ferita lacero-contusa su quello del possessore, bagnando di sangue caldo gilet e giacca. La figura sparì eterea, e l'uomo cadde in ginocchio, lasciandomi il tempo di alzarmi, afferrando l'asta della berdica e trascinandola davanti al nemico, che incrociò le mani in preghiera. -Non uccidermi! Avevo le mie ragioni! Realizzi che è per il bene superiore, no? Quella Freccia è pericolosa, ti prego, dammela e permettimi di distruggerla, se proprio non vuoi mettere fine alla tua vita! Almeno questo!-. Patetico. Avevo già capito tutto nella mia riflessione. Un singolo particolare dei ricordi nebulosi del boss mi aveva potenzialmente salvato la vita. -Bella giustificazione... com'era, Jophiel, giusto?-, sobbalzò, sentendo il suo stesso "nome". -Mi sono ricordato una cosa divertentissima! Una piccola chicca legata a Passione. Il boss tendeva a dare nomi di angeli ai suoi luogotenenti, un po' come Azrael e Jophiel, non è divertentissimo? Ti fa quasi credere che qualcuno in questa stanza abbia tentato di prendere per il culo l'altro, no?-, dissi alzando la berdica e poggiandola sulla schiena, piegandomi leggermente in avanti. Ormai il colore aveva abbandonato il volto di Jophiel, ridotto ad uno straccio, col petto aperto ed una mano mancante. -Dì quello che vuoi, posso averti mentito per avere quella Freccia, puoi anche uccidermi, Azrael, ma sappi una cosa, ciò che ho detto sul passato di Metis è vero! Sei condannato! Ti consiglio di non affezionarti a nessuno, ci siamo capiti? Non trovarti la fidanzatina, figlio di puttana, o potresti trovare un lago di sangue nel letto, una notte! E l'avresti causato tu! Sei tu che--. Quel tizio aveva una sfortuna incredibile. Si era fatto interrompere nei suoi discorsi in un sacco di modi, pensai con un filo di compassione mentre la lama della berdica affondava nella sua gola, passando la trachea e tagliando il collo di netto. Afferrai al volo la testa per i capelli, alzandola un pochino prima di gettarla via. Quel bastardo poteva aver quasi ragione, ma una cosa era certa, pensai osservando la stanza intorno a me piegarsi e colorarsi di rosso, come il sangue che sgorgava da ciò che rimaneva di Jophiel. Avrei vinto io.

    Pochi istanti dopo, mi alzai da terra, guardando la sabbia bianca ai miei piedi colorarsi di rosso. Non pensai neanche per un istante di scavare una buca a quel bastardo. Non è stato neanche per un istante un degno avversario. La berdica svanì dalle mie mani nell'istante in cui la gettai via, e fatto ciò, feci inversione ad U e mi diressi verso la gummiship che mi aveva portato lì.
    Sorrisi alla strada che mi attendeva. Non temevo il futuro, l'avrei conquistato e fatto mio. Non temevo di ferire i miei amici, dato che ero già troppo impegnato a proteggerli. Non desideravo distruggere il mondo. In fondo, non l'ho neanche ancora consumato come si deve! Forse Jophiel avrebbe dovuto fare questo giochetto ad un tipo meno ambizioso. Ma, a pensarci bene, non mi è sembrato un tipo con la testa sulle spalle.


    Edited by AzraelParanoia - 18/5/2015, 15:27
     
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