Tempest in the Air

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    Rashan si trovava distesa sopra a una trave metallica e sentiva le vibrazioni della Gummyship sotto al suo stomaco. Non aveva idea di dove si stesse dirigendo la nave, non aveva avuto modo di "chiedere". Entrambe le braccia sporgevano dalla trave liscia e la sua coda si muoveva aritmicamente, contorcendosi come un verme all'amo a seconda dei movimenti del mezzo. Da troppi giorni era chiusa in quella lattina, con quasi nulla da mangiare e bere. Iniziava a stancarsi degli avanzi della nave e della ciurma. Non poteva voleva farsi scoprire, già era stato duro intrufolarsi in quel baracchino senza che il capitano e quei poveri gatti dei suoi compagni la scoprissero e la buttassero fuori a calci. Nemmeno si rese conto di aver chiuso gli occhi e aver lasciato che le dolci vibrazioni la portassero in un mondo onirico, fuori dal mondo~

    Sentiva l'aria sul suo muso, che passava sul suo corpo sinuoso e sotto le sue ali, le sue dita artigliate accarezzavano le nubi e gli occhi erano socchiusi. La sua coda fungeva da perfetto timone aerodinamico, guidando la sua forma verso i cieli e sopra di essi, mentre la sua criniera ondulava con il vento.
    Un terreno montuoso con le cime ricoperte da soffice e candida neve la circondava, si aggirava tra i picchi volteggiando con destrezza, sfiorando con una mano le rocce, come per giocare. Le era sempre piaciuto volare, l'aria era il suo elemento e lo sarebbe sempre stato. Erano passati i tempi dove con un battito d'ali poteva creare tempeste, dove con un ruggito scuoteva la terra, dove con un colpo di coda gli elementi si piegavano a lei. Il suo volto si piegò in una smorfia a quel ricordo, e dalla sua bocca uscì un ringhio sommesso. La Dragonessa cercò con lo sguardo un appoggio abbastanza piatto da potercisi poggiare, e quando individuò un piccolo altopiano ricoperto di neve sulla montagna più alta tornò a terra. Il momento che la sua zampa toccò la neve le sue ali estese si trasformarono in cenere, cadendo come una grigia pioggia sulla neve candida. Guardò il cielo, due soli sorgevano dall'orizzonte, oltre a cime appuntite e innevate. Rashan strinse i pugni facendo tintinnare acciaio contro acciaio e lanciò un ruggito che conteneva tutta la sua disperazione e tristezza verso il vuoto sopra di lei. L'eco della sua voce rimbombò a lungo nella valle.

    La Dragonessa camminò per un po', sentendo il crunch, crunch della neve sotto le sue zampe. Il suo sguardo era posato per terra e ogni tanto si spostava sull'orizzonte e sulla pietra attorno a sé. Si avvicinò al limite della pianura, e vide sotto i suoi piedi solo vuoto: nero, oscuro vuoto. Fece un passo indietro e si sdraiò nella neve. Memorie di Aramay e della sua condizione affioravano, e portavano angoscia nel suo cuore.

    Perché gli Antichi avevano abbandonato tutto ciò che avevano...?

    Perché Aramay era dovuta cadere per colpa loro...

    Perché.


    Eccomi qua, spero di finire il Deep Daiv prima o poi.
    Una cosa Alex (immagino mi modererai tu lol ti prego non fare post da concorso che poi mi viene l'ADR e mi sento inferiore LOL prendila molto scialla :v:
     
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    Quante domande a cui non veniva data voce, e quesiti che non avrebbero mai ricevuto risposte. Almeno, non finché si fosse ostinata a sfogarsi solo contro i cieli. Rashan aveva scelto un palco decisamente triste per quella sua prova: una cima isolata, una montagna solitaria, l'unica cosa che svettava in mezzo a quel mare di nuvole. Era come se, nonostante i suoi dubbi, la dragonessa si isolasse di proposito dalla terra, bagnandosi e accecandosi con la luce del sole, che si rifletteva tristemente sulla neve. Eppure, per quanto la giovane tentasse di restare da sola con il vento, un intruso fece presto sentire la propria presenza in quel luogo.

    Questa è una buona domanda, Rashan. Tuttavia, non è quella giusta.

    La Voce passò accanto a Rashan come una dolce folata di vento, pacata e quieta come una carezza. Alla fine, la sua unica colpa, in quel momento, era avere troppe domande a cui rispondere: la furia che aveva sfogato pochi attimi prima non era che una delle tante conseguenze nate dalla sua frustrazione. Una storia tanto comune quanto triste, e quanti l'avevano condivisa e affrontata in quel luogo! Tuttavia, prima che l'Antica riuscisse a reagire a quelle parole, la presenza che comandava il Deep Dive riprese a parlare.

    La porta è ancora chiusa, figlia dei fulmini.
    E per aprirla, affronterai una furia pari alla tua.


    L'ultima frase fu come un sospiro, un sottile indizio di ciò che la aspettava, soprattutto se avesse deciso di chiudere il proprio cuore a quell'interlocutrice. Sfortunatamente, non era la Voce a guidare i passi di chi capitava in quella dimensione, tale compito finiva sulle spalle di altri. Proprio per questa ragione, la Voce seguì nuovamente la sua ultima affermazione con un'altra frase: una domanda, un quesito semplice per scioglierle la lingua. E, chissà, forse anche il cuore.

    Ma non avere fretta... prima, parlami di te. Da dove nasce la tua frustrazione? Perché gridi ai cieli da cui sei nata?


    Bene, diamo il via alle danze, ok? Penso che tu sia pratica di come funzioni il Deep Dive, ma per essere sicuro ti darò un breve ripasso. Questa è la fase più "personale" e descrittiva della prova iniziale, dove dovrai tirare fuori la psiche del pg, e per aiutarti in questo compito potrai modificare esteticamente lo scenario come meglio credi. A te la palla.
     
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    Una voce interruppe i suoi pensieri cupi e solitari, mentre l'ascoltava Rashan si alzò da dove si era sdraiata, facendo raschiare i suoi artigli gli uni contro gli altri, in posizione difensiva. La sua coda si agitava come quella di un gatto.
    Si sbagliava. La Voce si sbagliava, non era la frustrazione a dominare il suo cuore... Sempre che avesse ancora un cuore. Era la consapevolezza di aver abbandonato qualcosa che possedevano e che, solo dopo averlo perso, ne compresero la grandezza e la necessità. Il potere era qualcosa di inscindibile da un Antico, e loro se ne erano liberati come di un rottame, inutile e rimpiazzabile in ogni momento. Mentre i pensieri si formavano nella sua mente, i due soli di quel mondo sembrarono oscurarsi: dense nuvole color carbone si addensavano attorno al picco roccioso, mere decine di metri sopra la zona più alta della montagna. Forse... Forse era frustrazione, effettivamente. Il dover combattere e sforzarsi per una cosa che si aveva già le sembrava incredibilmente stupido, la rendeva incredibilmente iraconda verso la fonte della sua rabbia.
    Eppure era ciò che la portava a battersi, a muoversi, a respirare. Era il suo scopo di vita, tornare al suo antico potere, riuscire dove gli altri Antichi non avevano nemmeno osato, camminare dove nessuno aveva camminato.
    Solo dopo aver ragionato su queste cose le venne in mente di chiedersi chi fosse la Voce che l'aveva interpellata. Non c'era nessuno sulla montagna, ne sotto di essa. La ragazza alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole scure che volteggiavano intorno al picco, minacciando pioggia e fulmini; non si sentiva minacciata. Era la normalità.
    Non sapeva perché, ma quella situazione però la metteva molto a disagio. Non sapere con chi aveva a che fare le lasciava un senso di paura latente, il suo istinto gridava "Pericolo!". Il suo interlocutore (o forse era meglio chiamarlo nemico) poteva essere chiunque. Decise in ogni caso di fare buon viso a cattivo gioco. La Voce sembrava sapere parecchio su di lei, meglio prima scoprire qualcosa sulla Voce. Conoscenza è potere.
    «Parlarti di me...» iniziò con tono lento e basso, quasi a parlare con sé stessa «Non hai bisogno di sapere nulla su di me, sembri conoscermi meglio di quanto io possa conoscermi.» continuò con un tono più alto e sicuro di sé, fece una piccola pausa, come a riflettere. Poi continuò, girandosi e osservando ogni angolo dello spiazzo dove era, muovendo le zampe con delicatezza sulla neve, osservando ogni angolo in attesa di un attacco sorpresa. «Con chi sto parlando? Chi mi sta parlando? Fatti, vedere, non è bello parlare da soli.». Non si aspettava una risposta che le dicesse tutto, ovviamente. Era sperare troppo. Ma un indizio per sapere chi era questa misteriosa entità che le aveva rivolto la parola. «Cos'è la porta? Di cosa stai parlando...?»
    Mentre la ragazza aspettava, il cielo si era rischiarato. Non molto, le nuvole continuavano a vorticare in maniera caotica sopra la montagna, ma non erano più nuvole oscure, ma solo grigie, portatrici di una pioggia (o neve) sicura.



    Edit: non ho cambiato nulla, solo il colore del parlato.


    Edited by Dragona - 23/2/2015, 00:47
     
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    La dragonessa poteva restare in silenzio, ma i suoi pensieri vennero riflessi dal cielo che dominava quel picco solitario: l'infinita distesa azzurra venne coperta da nubi temporalesche, che promettevano solo la furia inarrestabile degli elementi. E, agli occhi di Rashan, questo era normale. Tutto era normale. Avere la forza, vedere quel cielo così inquietante... altri esseri viventi dovevano combattere per e contro cose del genere, e proprio a causa di tale compiacenza, la ragazza non si era mai preoccupata di interrogare il proprio cuore. Anche quando le parole riuscirono a far breccia nelle nubi del suo cuore, l'Antica mise i dubbi da parte, e si concentrò su ciò che per lei era più "naturale": desiderare altra forza, e mostrare le zanne a chiunque fosse intorno a lei. "Sembri conoscermi meglio di quanto io possa conoscermi". "Chi mi sta parlando?". "Cos'è la porta?". Le sue emozioni potevano essersi ridotte a un mero fastidio e uno stato di allerta, come un animale che vedeva invaso il proprio territorio.

    La "porta" è la via d'uscita che ti libererà della mia compagnia.
    Per qualche tempo, almeno.


    Alla fine, come per tutti i problemi, voltare le spalle e andarsene era una soluzione temporanea. Se Rashan si fosse rifiutata di affrontare ciò che la Voce e i Giudici le mettevano di fronte, avrebbe sentito appieno il peso della sua fuga nel mondo reale... oppure avrebbe rischiato un destino ben peggiore. Come insegnava il famoso detto, non c'era cieco peggiore di chi non desiderava vedere.

    E se desideri un interlocutore fisico, io temo di non poterti aiutare.

    A quella frase, la voce sembrò quasi mortificata, come se avesse voluto sinceramente esaudire il desiderio della draghessa. Avrebbe preferito avere un'occasione per discutere in tranquillità, senza che il suo Giudice fosse costretto a fare la sua comparsa, ma così come tanti altri individui accecati dai propri sentimenti, anche Rashan avrebbe sicuramente fatto solo ulteriore ostruzionismo se non le fosse stato concesso qualcosa. E la voce che seguì quelle parole, di conseguenza, fu notevolmente diversa.

    ... Ma prima di risolvere questo tuo disagio, gradirei che tu rispondessi a una sola domanda.

    Se la sua interlocutrice precedente le era passata accanto come una carezza, la voce maschile che raggiunse le orecchie dell’Antica era chiaramente contaminata da un’emozione: tristezza, nata da una rabbia trattenuta. Il suo tono richiedeva rispetto, e il favore che voleva riscuotere dalla ragazza era tutt’altro che amichevole: la Voce aveva deciso di concederle un “pericolo” fisico quanto prima, ma lei doveva dare qualcosa in cambio. Una semplice risposta, che sarebbe servita più a Rashan che al suo interlocutore.

    Cosa faresti dopo aver ottenuto il "potere"? Cosa si trova oltre quell'obiettivo?


    Edited by AlexMockushin - 23/2/2015, 18:06
     
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    Le due voci che Rashan aveva sentito sembravano, ed erano, così diverse... Una sembrava calma, l'altra triste e rabbiosa. Opposti, eppure simili nella loro manifestazione alla Dragonessa: voci eteree, a cui nessuna lingua vivente dava vita. Le ricordavano l'antica voce di Ortha Verak, la pietra che le aveva dato tutto... e tolto tutto. Si toccò di sfuggita l'amuleto che teneva al collo, per poi ringhiare sommessamente e tornare alla sua precedente posizione.
    La "domanda" cui era tenuta a rispondere era una domanda semplice, ma la infastidì oltre misura. Quale diritto aveva questa Voce di farsi i fatti suoi? Le era sempre piaciuta la solitudine, si isolava spesso sulle alte montagne di Aramay in cerca di silenzio e pace, cosa che trovava in grandi quantità. Si sforzò comunque di non dare troppo a vedere di essere stizzita e rispose con tono ovvio:
    «Nulla si trova dopo quell'obiettivo. Questa mia ricerca mi richiederà un tempo troppo lungo per pensare all'immediato futuro dopo averla completata» fece l'ennesima pausa e sembrò rilassarsi, lasciando cadere le braccia artigliate al suo fianco e facendo arrotolare la coda attorno alle sue gambe. Era comunque ancora tesa al suo interno, il suo corpo era pronto a guizzare via al minimo segnale di pericolo, i suoi artigli a squartare un offensore. I suoi istinti draconici le dicevano che c'era qualcosa di sbagliato in quel mondo, nelle sue leggi, nella sua stessa manifestazione... Ma non riusciva ad afferrare esattamente cosa fosse. Il suo interlocutore (o interlocutori? Le due Voci sembravano così diverse...) avrebbe pensato, dalle sue parole, che non aveva un vero scopo, ma non le importava. I giudizi altrui sono da tenere in conto, ma quanto? Con quale peso? Da tempo se lo chiedeva, quando era rinchiusa nel cuore di Aramay. Aveva riflettuto e dato risposte a tanti quesiti... Risposte al vento tempestoso, probabilmente.
    Infinite erano le possibilità di cosa avrebbe potuto fare una volta tornata all'apice del potere; il suo vero, immacolato e immenso potere. Avrebbe potuto tornare su Aramay, o conquistare mondi. Ma probabilmente la forza che cercava non avrebbe potuto mai soddisfarla totalmente, come una droga da cui il proprio corpo non può fare a meno, sebbene ne conosca tutti i rischi. La brama di potere era una sete inappagabile.
    Con il suo cambio di umore le nuvole sulla montagna tornarono a scurirsi, sebbene meno di quanto avessero fatto la prima volta, ma più che mai a vorticare, come se vi fosse in corso un uragano. Eppure l'aria intorno a Rashan non si muoveva, giaceva immobile come ad assecondare il suo corpo, non la sua mente.
    La Dragonessa aveva altre domande per la prima voce, ma le tenne per sé. "Chi sei? Dove sono?" Non le sembrava il momento di mettersi a domandare, la Voce richiedeva ora rispetto.

     
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    Nulla: questo era ciò che si trovava veramente alla fine della strada scelta da Rashan? Forse sarebbe stato il caso di dire che non aveva nulla di "importante" alla fine della sua ricerca del potere, perché era proprio quest'ultimo il fine dell'ambizione della draghessa. Tuttavia, proprio mentre i pensieri della ragazza facevano tornare aria di tempesta nei cieli, la nuova voce si apprestò a porre una domanda più che diretta alla sua interlocutrice.

    ... Non è con questo modo di pensare che avete perso tutto? Che HAI perso tutto?

    Per quanto quelle parole fossero pronunciate con più rammarico che rabbia, il loro scopo era di trapassare il cuore dell'Antica con una lama velenosa. Se lei non era disposta ad analizzare il suo passato, toccava al Giudice l'arduo compito di smuovere le acque, nel tentativo di ricevere una reazione, una qualsiasi, dal suo esaminando. E quello era l'unico modo che aveva a sua disposizione per fare breccia nella maschera della ragazza: intaccare il suo orgoglio.
    Tuttavia, quelle frasi non sarebbero state seguite solo dalle emozioni e i cambiamenti dettati da Rashan. Pochi attimi dopo l'ultima domanda, infatti, un vento caldo avrebbe investito delicatamente le spalle della draghessa, una corrente che proveniva da un individuo apparso solo in quel momento. La figura scarlatta svettava in mezzo al bianco nella neve, che si stava inesorabilmente sciogliendo intorno ai suoi piedi, scoprendo la roccia nuda di quella coltre candida, e se la ragazza aveva richiesto con tanto animo un interlocutore fisico, il suo desiderio era stato appena esaudito. Il Giudice degli iracondi era immobile, a circa cinque metri di distanza dalla sua ospite, e i suoi occhi fiammeggianti la guardavano con un’infinita tristezza. Da una parte, poteva comprendere il motivo per cui l’Antica era così refrattaria alle parole nate in quel luogo: lui stesso si meravigliava di quanto certi individui godessero della propria furia, quando per lui tale emozione era una vera maledizione. Per Rashan, purtroppo, questo discorso valeva per i valori morali degli individui che riteneva inferiori a se stessa, e la frase successiva di Harold avrebbe sottolineato questo fatto.


    -Si dice che "vivendo nei cieli, si perde di vista ciò che si trova a terra".

    Pronunciando quelle parole, la maschera dell’uomo viaggiò verso quella volta celeste ricoperta di nubi, perdendovisi al suo interno per qualche attimo. Pregava perché il suo fiato non venisse sprecato, non ancora, e perché desiderava sinceramente che la draghessa superasse il limite imposto al suo cuore. Sempre che un essere come Harold ne avesse uno.

    -Credi davvero di poter diventare cieca e sorda a tutto ciò che vedrai per tutto il periodo che ti sarà necessario per tornare alla tua antica gloria?

    Quello era il succo della sua prova, e quello doveva essere il dilemma su cui la ragazza doveva ragionare. Lei stessa aveva ammesso che le sarebbe servito molto tempo per raggiungere il suo obiettivo, e per questo motivo si rifiutava di fare progetti a lungo termine. Tuttavia, in quel ragionamento si trovava anche una notevole falla: Rashan credeva sinceramente che, per l’intera durata della sua ricerca, non sarebbe venuta a contatto con individui che l’avrebbero costretta a cambiare quel suo piano? Questo voleva sapere la Voce, questo voleva sapere Harold… questo era ciò che intendevano chiederle fin dall’inizio, quello era il ragionamento che la draghessa doveva attuare dopo aver scavato nelle sue intenzioni. Ora le carte erano in tavola, stava alla ragazza rispondere il più sinceramente possibile al dilemma che le veniva messo di fronte, o avrebbe affrontato quanto prima la vera furia del suo interlocutore, e tutto il suo rimorso.
     
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    Perdere tutto... No, il suo modo di pensare non le aveva fatto perdere tutto. Lei permaneva, lei restava dove gli altri erano caduti, camminava sul corpo di chi non riusciva a reggere il peso della vita: quella era la sua forza, il suo motore emotivo per andare avanti in quello spietato mondo che si delineava al suo orizzonte. Rashan si girò quando sentì la folata di vento caldo alle sue spalle, e notò che si era materializzato un uomo alto, dai toni decisamente rossi, nella neve davanti a lei. Ma avrebbe forse dovuto stupirsi? In un mondo dove le montagne non hanno una base, dove i soli sono due e dove voci intraprendono dialoghi dal niente?
    Le parole dell'Uomo Rosso la infastidivano, chi era questo che si permetteva, dal nulla, di pensare che lei si sbagliasse? Quella sua filosofia non era stata dettata da un guizzo di pensiero casuale, erano scelte di vita ponderate su lunghi anni di riflessione. Anni che aveva passato rinchiusa all'interno del suo pianeta, sola e dimenticata dagli altri Antichi e da ogni popolazione di Aramay. Dimentica di cosa fosse l'aria, di cosa fosse il calore del sole, di cosa fosse una voce umana. Era la filosofia della solitudine.
    L'aria intorno a loro sembrò raffreddarsi, e una fine neve iniziò a cadere: le nuvole sulla montagna si erano di nuovo oscurate, e vorticavano più velocemente che mai.
    La Dragonessa ringhiò udibilmente alla persona davanti a lei, non in maniera cattiva quanto stizzita «Nulla si frapporrà tra me e la mia "ricerca di gloria", come la chiami tu» strinse i pugni metallici, sentendo la pelle dei suoi gauntlets scricchiolare sotto la sua presa «Farò in modo che chiunque ci provi non ci proverà una seconda volta.» esalò dalle narici aria che si condensò in una fine nebbiolina bianca per poi dire, aprendo le braccia e indicando sommariamente tutto ciò che aveva attorno, fissando negli "occhi" l'Uomo Rosso «Al Cielo, alle Montagne, all'Aria non importa ciò che accade alla terra... Sì, volare rende ciechi a ciò che vi è più in basso di sé, e così deve essere. Perdi di vista il tuo obiettivo, e perderai di vista te stesso.» finì abbassando la voce fino a sussurrare con rabbia l'ultima parola. Odiava essere contraddetta, e sopratutto se il suo punto di vista le sembrava giusto e inamovibile. Cosa ne sapeva l'altro della solitudine che aveva dovuto passare, del suo odio verso chiunque. Cosa?
    Sentiva che la creatura davanti a lei non era un mero umano, o senza cuore. Aveva un che di mistico, emanava calore e un'antica ira.
    Qualcosa le diceva che l'Uomo Rosso non era venuto in pace: le porte non si sarebbero aperte così facilmente. Di qualunque porta si trattasse.
    Finì dicendo con tono di sfida e ridicolizzante «Che poi, a cosa pensi che mi serva il potere? Per evocare un panino da mangiare quando ho fame?» Ovvio che no, il potere serviva proprio a riuscire a essere il Cielo, potersi distaccare dalla terra senza alcun rimorso o rimpianto. “A questo serve il Potere” pensò Rashan soddisfatta.

     
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    Forse la metafora che aveva menzionato pochi attimi prima era fin troppo calzante per la loro situazione. Per quanto Harold cercasse un qualsiasi appiglio, Rashan non faceva che rispondergli come un animale in gabbia, pronto a sbranare qualsiasi intruso osasse mettere piede nella sua prigione, e gli atteggiamenti animaleschi che gli venivano rivolti ne erano la prova. La draghessa ringhiò, sbuffò, preparò gli artigli per combattere, ma in mezzo a queste azioni, il Giudice non trovò una sola parola che non fosse avvelenata dall'antico orgoglio della sua interlocutrice. Nei cieli, tante cose venivano date per scontate, come la propria mortalità, la sofferenza di chi si trovava a terra, e l'esistenza di forze che si trovavano ben oltre la coltre celeste... forze che rischiavano di bruciare o schiacciare i cuori incauti. E più Rashan fissava la propria meta verso l'orizzonte, più avrebbe perso di vista la strada che l'avrebbe condotta al suo obiettivo. Tuttavia, fu l'ultima frase dell'Antica a far scattare qualcosa dentro all'uomo in rosso, quella superbia che doveva passare per una mera battuta. E lui avrebbe voluto ridere, riderle in faccia come un ossesso, ridere di quella follia che formava la sua stessa esistenza, ma questo gli era impossibile. Le risate erano soffocate, sfortunatamente, dal peso che sentiva al centro del petto, e dal desiderio di rimuoverlo.

    -Io so che vuoi il potere perché provi rabbia verso gli umani che hanno avvelenato la tua dimora, e verso i tuoi simili che hanno sacrificato il tuo regno.

    Tramite Rashan, il Giudice degli iracondi poteva provare la furia che lo stesso mondo di Aramay aveva provato nel vedersi dissacrato dagli individui a cui concedeva la vita. Per un attimo, che probabilmente si era perso nella sua memoria, quell'ira era sta anche sua. La rabbia della natura aveva preso la forma di esseri viventi, e la loro sete di vendetta era passata anche attraverso le sue membra. Se la ragazza credeva di trovarsi davanti a un individuo capace solo di mettere insieme dei bei discorsi, aveva fatto un grande errore di calcolo.

    -Forse provi anche rabbia perché hai fallito nel salvaguardare ciò che eri nata per proteggere.

    Quell'ultima frase uscì dalla bocca di Harold come una daga avvelenata, ma che era più una lama a doppio taglio che un dardo diretto unicamente alla sua interlocutrice. Mentre pronunciava quelle parole così pesanti, lo sguardo di Harold si abbassò leggermente, facendosi quasi inquisitore, e la mancina si alzò lentamente dal mantello dell'uomo, col dito indice puntato al pendente che la draghessa portava al collo. Quello poteva essere il rimorso che l'Antica nascondeva e conservava meglio, ma se neanche quelle parole fossero riuscite a smuovere l'animo di Rashan, allora Harold non avrebbe avuto altra scelta che passare alla fase successiva del loro scontro. Tuttavia, prima di liberare completamente la sua furia, voleva cercare di raggiungere il cuore della sua interlocutrice a ogni costo.

    -Non c'è un solo essere vivente di cui io non conosca odio, rimorso o furia.

    L'uomo pronunciò quelle parole con un sussurro, stringendo con forza la propria mancina, facendo scricchiolare sinistramente la lega che formava la base del guanto corrispondente. Le scelte dell'entità che comandava il Deep Dive erano sempre stranamente adeguate, e lui veniva sempre mandato contro individui che, in un certo senso, gli somigliavano. Esseri carichi di rabbia, desiderio di vendetta, e altre emozioni negative che davano corpo alla sua esistenza... e che conosceva fin troppo bene.

    -Per questo ti chiedo se vuoi diventare e restare cieca per la tua ambizione: restando nei cieli, vedrai solo il tuo obiettivo, ma ci sono altri individui più forti di te. Individui che non hanno i tuoi stessi limiti, che hanno fatto crescere il loro potere guardando ciò che si trovava prima dell'orizzonte!

    Harold terminò il suo discorso portando con violenza la mancina lungo il proprio fianco, mentre la sua rabbia traspariva da ogni parola. Sfortunatamente, la sua condizione gli impediva di guidare in una data direzione la moralità degli individui che affrontava, ma questo non gli impediva di dire la verità a Rashan: i mondi in cui voleva coltivare il suo potere erano pieni di individui e creature che potevano terminare la sua seconda vita prima che potesse ritrovare la sua "vecchia" forza. E alcuni avrebbero anche trovato un modo per sfruttare per i loro fini quel sogno nato dall'orgoglio.
    Il Giudice dovette restare in silenzio per dei lunghi attimi, si sforzò di riprendere una certa compostezza, anche se invano. Ormai la sua furia si stava risvegliando, e che si fosse rivelata quieta o selvaggia, sarebbe durata fino alla fine dello scontro. Non gli rimaneva che una cosa da fare, arrivato a quel punto.


    -... Ma, come ogni altra volta, le mie emozioni hanno la meglio sul mio senso del dovere.

    L'uomo in rosso pronunciò quelle parole portando ambo le proprie mani ai lati della sua maschera, preparandosi a toglierla per la prima volta da... molto, troppo tempo. Non si era mai degnato di contare i giorni e gli anni in cui era esistito, e le volte in cui aveva mostrato il volto dietro a quella protezione si potevano contare sulle dita di una mano.

    -Ho solo un'ultima domanda per te.

    Terminata quella frase, Harold si sfilò la maschera, rivelando che, sotto di essa, si trovava lo stesso volto draconico di Rashan. L'abilità dello spirito dell'ira aveva copiato i lineamenti della sua esaminanda, e quello sarebbe stato l'ultimo gesto cortese che l'uomo le avrebbe riservato: gli occhi blu dell'originale si specchiarono in quelli del suo riflesso, pieni della tristezza che il Giudice non poteva sfogare se non tramite la battaglia. Se anche quell'ultimo confronto non fosse riuscito a causare una qualsiasi reazione nella ragazza, all'uomo non sarebbe rimasta altra scelta che arrendersi al suo dovere.

    -Per quanto io ti possa pregare di guardare oltre la tua furia, finché rimarrai in questo luogo onirico non farai altro che rinnegarmi, vero?

    CITAZIONE
    »La Maschera dell'Io [Abilità Passiva Inferiore]: Il motivo per cui nessuno è mai riuscito a vedere la vera forma di questo individuo si cela proprio in questa abilità. Appena una parte del suo corpo viene scoperta, infatti, essa prenderà la forma della parte del corpo corrispondente di chi osserva Harold -ma di grandezza proporzionata alla sua stazza-, e di conseguenza chi osserverà il suo volto si ritroverà praticamente a guardarsi in uno specchio. Tale abilità non dona alcun bonus, malus o abilità al giudice, che prenderà soltanto in apparenza le caratteristiche fisiche del suo avversario, restando in realtà nella sua vera forma senza mai essere veramente visto.
     
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    Svariate volte la Dragonessa avrebbe voluto rispondere a tono a quell'essere prepotente ed arrogante, dargli ciò che meritava (a parole, almeno). Quando si scoprì il volto dal suo pesante elmo, stranamente Rashan pensava di vedere un volto bruciato, carbonizzato, invece no: il volto che le si presentò davanti era il suo, specchio perfetto di se stesso.
    La ragazza lo guardò scettica. Non era sicura di dove volesse arrivare l'altro, con quella mossa, ma di sicuro non pensava di dover fronteggiare... beh, lei. E per di più si aspettava qualcosa di molto più spaventoso.
    Inoltre la certezza con la quale scandiva le sue frasi, sicure nel loro giudizio... Lo odiava. Sparava sentenze senza veramente sapere. Anzi, no... non lo odiava. Disprezzava altamente il suo essere saccente, ecco.
    «Sai» disse lei «E' qua che ti sbagli. Dici che io resterò nel cielo, dimentica di ogni cosa che si trovi per terra...» la sua coda si agitava dietro di lei, come quella di un gatto scocciato, lume delle sue emozioni «Ma io studierò ogni nuvola, ogni monte e ogni singolo sasso di questa terra che disprezzo; imparerò come battere le tue cosiddette "persone senza limiti" perché vi è un limite a tutto e tutti, Dei e uomini.».
    Forse era un modo per difendersi, questo suo parlare, oppure era la voce assetata di potere all'interno del suo cuore. Rashan non lo sapeva, e non ci faceva ormai più caso. Quella era la voce della sua coscienza, in tutta la sua sincerità. Contorta, malsana sincerità.
    «Parli del mio fallimento... Ma sono sicura che il tuo non è da meno, vero?» Calcò le parole per far sentire il peso dell'accusa che gli rivolgeva, un'accusa pesante, totalmente infondata, se non dalle parole da lei udite.
    La Dragonessa si sentiva meglio ora, avere una persona fisica e tangibile (tangibile?) davanti la faceva sentire più sicura, in un certo senso. Ovvio, nessuno le assicurava che una seconda entità facesse capolino dietro alla sua schiena, ma era un passo avanti rispetto la voce onirica.
    Le venne in mente che l'Uomo Rosso aveva parlato di rinnegarlo, ma l'unica cosa che aveva rinnegato Rashan in quel breve tempo era la sua rabbia. Lei non era iraconda di natura, era una predatrice. E i predatori non posso indulgere in un sentimento come l'ira, che rende ciechi e assetati di battaglia.
    Doveva dunque pensare che questa entità sovrannaturale fosse l'incarnazione della sua ira e rabbia? Forse...
    La ragazza lo guardò dritto nei suoi stessi occhi e disse «Se non vuoi che ti rinneghi, dimostrami che il tuo punto è più valido del mio, sono aperta a proposte. Indicami la via.».
    L'ultima frase fu detta con sincerità e un flebile sorriso dove mostrò la punta dei suoi denti acuminati; con tutto il cuore sperava che la Fiamma dell'Ira le illuminasse la via, meglio di quello che aveva predetto lei per la sua vita.


    I miei occhi sono dorati, mi sa che sei rimasto un po' alla vecchia descrizione, dove ancora non avevo letto che i Soldati hanno gli occhi dorati ^^" Sorry
     
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    "Indicami la via"? Dopo quei minuti in cui non aveva fatto altro che respingerlo, dopo aver preso in giro se stessa e il suo Giudice, il massimo della bontà che poteva esprimere consisteva nell'ennesima richiesta? Sentendo quella domanda, Harold non poté che abbassare il suo muso verso il basso, stringendo i denti ed emettendo un ringhio sommesso, ma dopo alcuni attimi di stallo... l'uomo rise. Spalancò le fauci riflesse di Rashan e alzò gli occhi chiusi al cielo, emettendo più versi di ilarità che, tuttavia, erano contorti dalla sua furia. Quell'emozione contorceva la sua risata, rendendola profonda, quasi disperata, e più paragonabile a un pianto che a una reazione causata dal divertimento. Perché l'uomo, a quel punto, era sinceramente disperato. Tra il riso e le lacrime, aveva preferito la prima opzione per sfogare l'astio che quel discorso gli aveva causato. Forse, con un altro Giudice, le reazioni della draghessa sarebbero state perdonate, ma Harold non era altrettanto paziente.

    -... Perché continuo a illudermi?

    L'uomo riuscì a sussurrare quelle amare parole a denti stretti solo dopo diversi secondi di riso incontrollabile. In pochi accettavano le sue parole, ancora meno riuscivano ad aprire il loro cuore e la mente alle piccole verità che gli metteva di fronte. E, sfortunatamente, Rashan non era stata da meno: per quanto avesse cercato di rimediare alle beffe precedenti con quell'ultima frase, per tutto il resto della discussione non aveva fatto altro che rinchiudere il proprio cuore dentro un guscio, proteggendosi col proprio orgoglio senza alcun rimorso. Tuttavia, prima di passare all'ultima parte del suo discorso, l'uomo decise di condividere un piccolo dettaglio della sua esistenza con l'Antica.

    -Io non ho mai avuto il lusso di fallire. Non sono che una fiamma nata da innumerevoli scintille, legata al proprio dovere sin dalla nascita. E non posso forzare la tua mano verso un'altra via.

    Tra i Giudici, lui era uno dei pochi a non aver mai vissuto all'infuori di quella dimensione. Lui era nato dalla rabbia altrui, e per questo era suo dovere tentare di far breccia nelle maschere dei suoi esaminandi con ogni mezzo possibile, che fosse il pugno più doloroso o la frase più tagliente. E proprio per questa ragione, per tutto il rimorso che aveva condiviso con chi si trovava di fronte a lui, per la sofferenza che aveva provato, poteva affermare con una certa sicurezza la fonte del tormento della draghessa. Ma, a differenza di quanto credeva quest'ultima, non stava a lui trovare una risposta in quella prova.

    -Lo scopo di tutto questo discorso era aprirti il cuore e la mente a ciò che ti aspetta: ad Aramay eri una predatrice possente, ma ora che andrai in altri mondi ti troverai di fronte a una forza che rischierà di divorarti, che ha aiutato la caduta di te e i tuoi simili, e che rischierà di strapparti dalle mani anche questa seconda possibilità.

    Il Deep Dive era una prova estremamente personale: quel mondo illusorio veniva plasmato da chi lo visitava, ne rifletteva i desideri e i tormenti, ed esisteva unicamente per temprare i cuori che, a breve, avrebbero affrontato un mondo crudele. Tuttavia, proprio per questa sua natura, ciò che avveniva in quel luogo non poteva essere forzato. Stava agli esaminandi se scegliere la via delle tenebre, la via della luce o quelle che si trovavano in mezzo e oltre a esse, un mero Giudice non aveva il diritto di interferire con quella decisione. Per quanto Harold desiderasse rimuovere i sentimenti che lo avevano creato, non poteva esaudire la richiesta di Rashan: una massa di pura rabbia non era una buona guida per la vita che la aspettava.

    -La sola via che ti posso indicare è quella opposta a ciò che desideri adesso: "studiare" qualcosa, guardarla dall'alto verso il basso non ti farà imparare appieno ciò che la forma. La vita non è una guerra, e le persone e il tuo stesso cuore non possono che essere "comprese", non guardate con un puro occhio critico. E né l'orgoglio, né l'ira, saranno capaci di illuminare la tua via sulla terra o nei cieli.

    Per tutto il discorso, la voce dell'uomo stava trattenendo a forza l'astio e il rimorso che gli percorrevano il corpo, a ogni parola combatteva per reprimere un grido furioso. Per questo il suo tono era più simile a un ringhio, un profondo ululato che rischiava di far breccia in quel cielo di tempesta. Eppure, per quante emozioni potesse provare, il Giudice era sempre legato al suo dovere, alla sua maledizione.
    Dopo aver terminato quell'ultima frase, Harold si mise nuovamente la maschera sul volto, saldandola con cura alla base del proprio collo, mentre gli occhi vuoti di quell'elmo si coloravano nuovamente di piccole fiamme. La draghessa non era riuscita a dargli un singolo spiraglio per far breccia nel suo cuore, e lui non poteva concedersi il lusso di parlare così a lungo. Se la sua guida non fosse stata abbastanza, allora Rashan avrebbe dovuto comprendere gli indizi nascosti nelle sue parole in un'altra sede.


    -... Questo è tutto ciò che la mia natura, e la mia pazienza, mi concedono di dirti. Sta a te decidere se comprendere e seguire la fiebile luce che ti ho messo di fronte, o se avanzare seguendo solo il tuo orgoglio. Il mio dovere, a questo punto, è un altro.

    Il Giudice terminò quella frase con un profondo sospiro, lasciando scivolare lentamente le sue braccia dal collo fino ai fianchi. Gli piangeva il cuore a doverlo fare, ma se avesse continuato a seguire la strada delle parole avrebbe seriamente rischiato di mettere un piede in fallo, andando contro tutto ciò per cui aveva vissuto fino a quel momento, e il suo dovere gli imponeva un'altra prova in seguito a quel fallimento. Almeno poteva essere quasi certo che la ragazza non si sarebbe tirata indietro di fronte a quell'opzione.
    Dopo diversi attimi di silenzio, l'uomo allargò le braccia, verso l'esterno, come se invitasse la sua esaminanda a colpirlo, e recitò la solita presentazione che riservava ai suoi futuri avversari.


    -Io sono Harold Vritra Hthema, il Giudice degli Iracondi, e il tuo avversario. A te la prima mossa.

    Ingenuo è chi porta il proprio cuore su una manica. Superbo chi crede di poterlo nascondere in eterno. Secondo quella metafora, la battaglia che sarebbe avvenuta a breve sarebbe stato uno scontro tra due folli, e forse uno dei confronti più dolorosi per l'anima di Harold, uno di quelli che gli avrebbe causato più rimorso.

    CITAZIONE
    -Harold Vritra Hthema
    Condizioni Fisiche: Illeso
    Condizioni Mentali: Arrabbiato, ma rassegnato alla battaglia.
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    »Mani di Agni: Una coppia di guanti corazzati che coprono completamente gli avambracci e le mani di Harold. Formati da una base fatta di una strana lega metallica nera flessibile come un tessuto sopra alla quale si trova una placca protettiva extra di colore rosso e con i bordi gialli posta sul dorso dell'avambraccio del giudice, coprendo l'area dal gomito fino alle nocche della mano, e gli conferiscono due abilità di supporto in battaglia: concentrando l'energia magica presente in questi guanti in tutto il resto del suo corpo, Harold utilizzerà un'abilità chiamata "Agni Boost" che gli donerà un bonus di 30 punti nel parametro Corpo per un massimo di due turni [Abilità di Potenziamento - Livello Basso]; mentre se sarà il giudice a concentrare la propria forza in questi oggetti -più precisamente su una gemma rossa circolare posta esattamente al centro del palmo- potrà eseguire un attacco di natura Fisica chiamato "Agni Burst", che causerà un'onda d'urto di 30 centimetri di diametro e uno "spessore" di 50 centimetri attorno alla mano scelta come tramite per il colpo in seguito ad un movimento del braccio, causando danni contundenti di livello Basso [Abilità Fisica - Livello Basso].

    Abilità:

    »La Maschera dell'Io [Abilità Passiva Inferiore]: Il motivo per cui nessuno è mai riuscito a vedere la vera forma di questo individuo si cela proprio in questa abilità. Appena una parte del suo corpo viene scoperta, infatti, essa prenderà la forma della parte del corpo corrispondente di chi osserva Harold -ma di grandezza proporzionata alla sua stazza-, e di conseguenza chi osserverà il suo volto si ritroverà praticamente a guardarsi in uno specchio. Tale abilità non dona alcun bonus, malus o abilità al giudice, che prenderà soltanto in apparenza le caratteristiche fisiche del suo avversario, restando in realtà nella sua vera forma senza mai essere veramente visto.
     
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    Le parole dell'altro, la fecero riflettere mentre le pronunciava. Harold sembrava star reprimendo quello che sentiva, le sue parole si udivano ringhiate e non parlate. Eppure non erano cose che non sapeva, erano frasi che Rashan aveva già "compreso", sin da quando si era risvegliata e il Dragone Nero si era adoperato per portarla nell'oscurità, per corromperla.
    Sapeva fin troppo bene che il suo corpo, la sua mente e i suoi poteri non erano più quelli di secoli fa. Lo sentiva, ne era più che consapevole... Non era necessario che il "giudice degli iracondi" glielo rimembrasse. Era una verità messa in piena luce, che nessuno poteva negare.
    Eppure non capiva alcuni risvolti della conversazione che aveva avuto con Harold. La sua via era la via della conoscenza, la filosofia della solitudine. Avrebbe fatto di tutto per raggiungere il potere che aveva: era la sua ambizione più grande. Nulla l'arebbe fermata, avrebbe appreso dai suoi errori per non commetterli una seconda volta. Forse era questo che intendeva l'Uomo Rosso?
    Come poteva conoscere se stessa se prima non si sforzava di conoscere i suoi nemici, il suo mondo...
    Non riusciva a capire dove volesse arrivare Harold. La vita le aveva insegnato che solo il più forte vive, il suo mondo ne era stato testimone, la realtà non poteva essere negata da belle parole. Mai.
    «Io sono Harold Vritra Hthema, il Giudice degli Iracondi, e il tuo avversario. A te la prima mossa.»
    La ragazza non si fece pregare una seconda volta, si acquattò a quattro zampe ringhiando e leccandosi le labbra con la lingua biforcuta. Era stanca di stare a guardare quel megalomane parlare e giudicare. Avrebbe preferito restare distesa su una pietra a osservare il cielo, ma non tutto si può avere dalla vita. Era ormai chiaro come il sole che il tempo delle chiacchere era finita, ora la aspettava un bel menarsi a quattro mani.
    Una nera oscurità affievolì la poca luce che filtrava dalle nubi, i riflessi candidi della neve si spensero: sembrò diventare notte. Anche l'aria si raffreddò, facendo piacevolmente rabbrividire Rashan. La sua criniera nivea si muoveva dolcemente con l'oscurità che la avviluppava.
    Le pupille dorate della Dragonessa si muovevano per osservare intorno al giudice, studiando l'avversario per poterne trovare un'apertura e un punto debole. La Dragonessa non aveva la minima idea di come si sarebbe comportato l'altro, non sembrava un tipo da usare magia. Dopotutto, da un iracondo ci si aspetta tutto tranne che leggiadria.
    Non usava i suoi poteri da tantissimi anni, a malapena si ricordava come brandire le sue armi... Le armi che una potenza più grande di lei aveva creato appositamente per le sue mani. Non avrebbe lasciato che invecchiassero senza essere usate.
    Rashan si mosse lateralmente eseguendo un cerchio in senso antiorario intorno al giudice iracondo che andava via via restringendosi: arrivata a circa 3 metri (sarebbe stata circa nella visione periferica dell'altro, alla sua destra), avrebbe effettuato uno scatto in avanti e avrebbe provato a fargli perdere l'equilibrio eseguendo una spazzata da destra verso sinistra con la coda, mentre con i suoi artigli avrebbe provato a ferire una parte lasciata vulnerabile da Harold, possibilmente il volto o il collo.
    Persino le sue strategie non sembravano essere efficaci, ma la cosa non la stupiva.
    Se le cose si fossero messe male, avrebbe fatto un balzo indietro per poi spiccare il volo verso lidi più sicuri.




    CITAZIONE
    Rashan
    Condizioni Fisiche: Illesa
    Condizioni Mentali: Un po' scocciata e estremamente attenta ora che la battaglia è iniziata.
    Energia: 71% (100-29)
    Equipaggiamento:
    Coda dei Drakewing
    Artigli dell'Antico

    Coda dei Drakewing (arma incantata naturale)
    La coda della forma Drakewing di Rashan è lunga circa 1 metro e mezzo, ricoperta da squame resistenti (bianche, come il resto del suo corpo) e flessibili. La ragazza può usarla per deflettere attacchi o per portarne a sua volta. Viene anche usata per stabilizzare il volo e la corsa veloce. Quando un colpo va a segno, un po' dell'energia del nemico viene assorbita, e può essere ri-utilizzata da Rashan per alimentare il suo stile di combattimento fatto da agili mosse e colpi veloci. Ciò si traduce in un assorbire energia dal nemico pari a un fisso 3% per ogni colpo andato a segno. Quando un colpo viene "assorbito" da Rashan la coda di quest'ultima si illumina brevemente di bianco brillante come metallo incandescente nel punto colpito/dove ha colpito, per poi tornare al suo colore originario di squame bianche e inerti. Gli attacchi parati (seppur nel limite della lealtà), attivano la passiva. Questa può essere usata per assorbire energia con un colpo dato o ricevuto massimo 1 volta per turno: l'energia assorbita verrà dispersa e non sarà usabile da Rashan. [Passiva normale]

    Note: Utilizza come parametro di combattimento la Destrezza e non è presente nella sua forma umana.

    Artigli dell'Antico (arma aggiuntiva, 5 AP)

    Gli Artigli dell'Antico sono un paio di guanti da battaglia dal color cenere che Rashan usa per combattere e furono creati quando fu creato il suo involucro umano, sono fatti su misura per la Dragonessa, in quanto creati per il suo corpo e perciò la ragazza si trova estremamente bene con essi.
    Anche quando cambia forma queste armi si adattano alle sue nuove mani, evitando che artigli e dita si deformino al loro interno.
    Sono fatti su una base di guanto in pelle ricoperto da placche di metallo chisellato color grigio. Le intarsiature lo rendono un oggetto di pregio elevato. Le unghie sembrano fatte di osso di animale, ma sono anch'esse di metallo abilmente intarsiato e affilato dalla parte interna dell'unghia (tra la punta e il polpastrello) per poter tagliare e infilzare i malcapitati avversari della Dragonessa. Possono essere usati anche per portare pugni con moderata forza senza temere che le giunture delle dita si spacchino in due, essendo le nocche coperte da metallo e un rivestimento morbido all'interno. Le parti metalliche sul dorso della mano e sulle dita sono tenute insieme tra di loro da piccole cinghie di cuoio.

    Note: Utilizzano come parametro di combattimento la Destrezza, sono presenti in entrambe le sue forme.

    Abilità:
    The Storm Within
    Storm Within [Attiva Alta a Mantenimento - 30AP (oscurità)]

    Anche se ha ceduto parzialmente all'oscurità, Rashan non dimentica mai che era (ed è tutt'ora) l'Antico Drago del Fulmine e delle tempeste, attivando questa tecnica l'aria si raffredderà di colpo e una fine nebbia magica umida e oscura permeerà l'aria, rendendo ogni fonte di luce più fioca, come se coperta da un velo, oscurando il sole e togliendo il calore dall'aria. La visuale intorno a chiunque nel raggio di 20 metri (dalla ragazza) sarà ridotta con la conseguente perdita parziale di luce.
    Da questa nebbia si potrà sentire anche un lieve rumore di tuoni in lontananza, e i colori saranno visti come in penombra, perdendo la loro lucentezza originaria.
    Non si tratta di un'illusione, la nebbia sembra effettivamente reale, frutto della condensazione dell'umidità nell'aria e dell'oscurità nel corpo di Rashan, mentre la perdita di luce dalle rispettive fonti è frutto esclusivamente del potere oscuro della Dragonessa.
    Chiunque si trovi in questa nebbia si sentirà leggermente stanco, come se fosse stato in piedi per un tempo prolungato.
    Entrambi gli effetti (impedimento visivo e spossatezza) avranno una potenza di entità pari a media.
    Rashan, essendo la creatrice di questa nebbia, può vederci bene attraverso, e non avrà alcun impedimento visivo (vedrà anch'essa il mondo più scuro e freddo, ma non vi sarà perdita di visuale in lontananza) nè fisico.

    La tecnica usa il parametro essenza, conta come abilità magica ad area di supporto.


    Nucleo Oscuro
    Nucleo Oscuro [Passiva Normale razziale]
    Quello che è ben noto sui Soldati dell'Oscurità, è che essi abbiano accettato l'oscurità nel loro cuore volontariamente, senza opporre ad essa nessuna resistenza e, anzi, beandosi del potere che da essa veniva emanato. Ne consegue che le Tenebre permeano queste figure nel loro intero, essendo di fatto il fulcro caratterizzante della loro esistenza; l'elemento fondamentale senza il quale, di fatto, essi svanirebbero. Tenendo dunque bene a mente questo fatto, non si dovrebbe essere sorpresi nell'apprendere che essi hanno sviluppato, verso l'elemento Oscurità una particolare propensione ed un'innata affinità. Quassi tutti loro infatti, avranno acquisito una tale maestria e un così magistrale controllo nelle arti oscure da poter utilizzare tecniche di suddetto elemento con molta meno fatica della altre razze; un vantaggio notevole che, in termini di GDR, sarà rappresentato da una sorta di sconto applicabile dai Soldati ad ogni loro tecnica. All'utilizzo di un tecnica di elemento Tenebra infatti, essi godranno di uno sconto pari al 3% di energia (non cumulabile con altri eventuali sconti; ridurrà minimo all'1% di Costo) che gli donerà un vantaggio in battaglia non indifferente.
     
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    In quel momento, avrebbe desiderato sinceramente di piangere. Lacrime nate dalla furia, lacrime amare, lacrime capaci di scavare il terreno su cui si poggiava... eppure, per quanto lo desiderasse, sapeva che ne poteva versare tante da disidratarsi, e la sua furia non si sarebbe placata. La sua esaminanda era ancora troppo orgogliosa per accogliere il significato delle sue parole nel proprio animo. E quando Rashan attivò la sa abilità, il Giudice avrebbe quasi voluto ridere per l'ironia di ciò che stava accadendo: un manto di tenebre si calò sul campo di battaglia, riducendo drasticamente il raggio visivo dell'uomo e dandogli un nuovo peso sulle spalle, con la differenza che, in quel caso, si trattava chiaramente di spossatezza fisica. Una strana aria fredda gli percorse il corpo, che gli causò un brivido e lo fece grugnire dal fastidio. Dunque era in quel modo che voleva compensare il potere che aveva perduto? Già, non poteva esserci un'abilità più azzeccata per ciò che la draghessa gli aveva fatto in quei pochi attimi: ignorato dalla luce della ragione e spossato dalle tenebre dell'orgoglio altrui, quella mossa non fece altro che estendere al suo corpo ciò che provava nel cuore.
    Harold ritirò lentamente le braccia all'interno del suo mantello, mentre intorno a lui poteva sentire il debole rumore dei passi della draghessa nella neve, una triste melodia di tonfi sordi che non lo aiutava per niente. La nebbia era troppo fitta per vedere chiaramente qualcosa oltre i quattro metri, ma gli era sembrato di aver intravisto di fronte a sé una figura molto simile a quella della sua esaminanda, anche se solo per un attimo. Cosa stava cercando di fare? Voleva confonderlo? Oppure stava cercando di rendere meno chiara la direzione da cui sarebbe arrivato il suo prossimo attacco? Una strategia interessante, peccato che l'orgoglio della draghessa trasparisse anche in quel frangente. Lo sguardo dell'uomo viaggiò ripetutamente a destra e a sinistra, alla ricerca di un indizio, ma fu a quel punto che i suoi occhi incontrarono nuovamente la figura dell'antica, questa volta in chiaro avvicinamento verso di lui, e cercò di colpirlo con un rapido colpo di coda alla gamba destra. Ma, sfortunatamente, Harold era più agile di quanto la sua figura potesse far intendere. La coda della draghessa avrebbe sferzato per un pelo il lembo dei suoi pantaloni, ma l'arto a cui stava mirando strisciò rapidamente all'indietro, lasciando un chiaro solco nella neve, e finalmente Harold riuscì ad avere la prima visuale relativamente chiara della sua avversaria. Una mossa interessante, non poteva negarlo: una spazzata, eseguita con la coda al posto di una gamba, che doveva essere seguita da un'artigliata diretta al volto del Giudice. Uno di quei colpi sarebbe potuto andare a segno... se non avesse deciso di attaccare dal fronte. La mano della ragazza si stava avvicinando al suo collo, ma prima che potesse completare la sua traiettoria venne deviato dal braccio sinistro dell'uomo, che uscì dal mantello come una serpe velenosa, colpendo l'avambraccio dell'Antica col dorso del proprio polso, bloccando anche quell'attacco. Sarebbe stato proprio in quel momento che Rashan avrebbe potuto notare chiaramente qualcosa di differente nel suo avversario: il suo corpo era avvolto da una sottile coltre di vapore, un calore che stava sciogliendo ulteriormente la neve a lui vicina, e il segno di un'abilità che aveva aumentato la sua velocità. E, a quel riguardo, chissà se la draghessa sarebbe riuscita a vedere il suo contrattacco? Subito in seguito a quella parata, infatti, l'uomo avrebbe sfruttato l'impeto creato dal suo stesso movimento per lanciare un rapido colpo di palmo col braccio destro, diretto al lato sinistro del costato della ragazza. Quel colpo avrebbe lasciato già un bel livido, forse avrebbe spezzato una costola considerando la sua forza fisica, ma Harold non si sarebbe fermato a un attacco così semplice: dal palmo della sua mano, infatti, si sarebbe estesa una piccola onda d'urto, larga giusto una trentina di centimetri, che avrebbe dato un ulteriore impatto al torso della draghessa. Ora stava a lei incassare il colpo, e che fosse tornata nelle tenebre o avesse continuato lo scontro nel suo raggio visivo, poco importava. Le avrebbe mostrato che, nello stato in cui era, anche una mera scintilla come Harold era sufficiente a causarle non pochi danni.


    -Forza, non ho ancora finito.

    CITAZIONE
    -Harold Vritra Hthema
    Condizioni Fisiche: Illeso, Basso senso di spossatezza in tutto il corpo.
    Condizioni Mentali: Arrabbiato, concentrato sul combattimento.
    Energia: 100 - 6 - 6 = 88%

    Equipaggiamento:
    »Mani di Agni: Una coppia di guanti corazzati che coprono completamente gli avambracci e le mani di Harold. Formati da una base fatta di una strana lega metallica nera flessibile come un tessuto sopra alla quale si trova una placca protettiva extra di colore rosso e con i bordi gialli posta sul dorso dell'avambraccio del giudice, coprendo l'area dal gomito fino alle nocche della mano, e gli conferiscono due abilità di supporto in battaglia: concentrando l'energia magica presente in questi guanti in tutto il resto del suo corpo, Harold utilizzerà un'abilità chiamata "Agni Boost" che gli donerà un bonus di 30 punti nel parametro Corpo per un massimo di due turni [Abilità di Potenziamento - Livello Basso]; mentre se sarà il giudice a concentrare la propria forza in questi oggetti -più precisamente su una gemma rossa circolare posta esattamente al centro del palmo- potrà eseguire un attacco di natura Fisica chiamato "Agni Burst", che causerà un'onda d'urto di 30 centimetri di diametro e uno "spessore" di 50 centimetri attorno alla mano scelta come tramite per il colpo in seguito ad un movimento del braccio, causando danni contundenti di livello Basso [Abilità Fisica - Livello Basso].

    Abilità:

    »L'Emissario dell'Ira [Abilità di Potenziamento - Livello Basso] (Turno 1 di 2): Quando questa abilità viene attivata, il corpo del giudice comincerà a emettere del vapore, aumentando la potenza di movimento generale dei suoi muscoli e donandogli un bonus di 30 punti nel suo parametro Velocità rispetto al normale per un massimo di due turni.

    Statistiche:

    »Corpo: 80
    50+20+10+0+0
    »Essenza: 100
    60+30+10+0+0
    »Mente: 60
    50+10+0+0+0
    »Concentrazione: 80
    50+20+10+0+0
    »Destrezza: 50
    40+0+10+0+0
    »Velocità: 100
    50+20+0+0+0

    Note: Mi ero dimenticato di dirti -e di inserire io stesso, ahimé- che nei dati di battaglia vanno inseriti anche le statistiche, così che non sia necessario passare sempre da una scheda all'altra per confrontarle. Quello, e volevo darti una piccola postilla sulla tua abilità: come avrai notato in questo post, lo scontro tra statistiche non riduce l'entità della nebbia che crei, ma in compenso riduce l'effetto debilitante, che in questo caso passa da Medio a Basso per una differenza di 70 punti nell'Essenza dei Pg. Infine, vorrei chiederti di cominciare a scrivere un breve riassunto alla fine dei dati di battaglia, così nelle quest e i momenti in cui farai azioni più complesse sarà più facile fare il punto della situazione ^^
     
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    Rashan non voleva solo dimostrare che non si sarebbe piegata di fronte a una persona come Harold, voleva anche dimostrare che il suo punto di vista e la sua filosofia erano migliori. Il suo orgoglio la rendeva tenace, forse fin troppo, contro il suo nemico.
    Il cuore le batteva veloce, carico dell'essenza della battaglia che scorreva nelle sue vene. La velocità, l'adrenalina del combattimento, il poco tempo per pensare; il proprio destino sulla punta di una lama.
    Non poteva dire che le fosse mancata la cosa. Il tempo sembra scorrere più lentamente, quando la propria vita è in gioco... Ogni movimento era vagliato dalla mente in una frazione di secondo.
    I suoi attacchi non erano andati a segno come sperava (e non ne era nemmeno tanto stupita), la ruota della fortuna girava nel senso opposto al suo. La sua coda aveva mancato completamente il bersaglio, e il suo braccio era ora bloccato dal polso di Harold. Il bestione era inaspettatamente veloce per la sua stazza. Sorprendente. Il suo corpo aveva iniziato a rilasciare vapore, e la neve ai suoi piedi era totalmente sciolta.
    La mano non occupata a bloccarle il braccio, era piegata: la ragazza immaginò cosa volesse e potesse fare l'altro. Aveva sacrificato la sua difesa per un attacco ideale. Se ne avesse avuto il tempo, si sarebbe disprezzata da sola per questo errore tattico così stupido; Il suo fianco era totalmente scoperto, libero a un affondo, se solo il nemico avesse avuto una lama, o in generale a un colpo di qualunque genere. Dalla posizione in cui erano, il suo nemico iracondo avrebbe potuto trafiggerle un polmone o peggio... Strapparle il cuore con tutte le costole.
    Un ringhio le salì dalla gola: avrebbe voluto staccarsi, allontanarsi di getto lasciando tutto ciò che aveva per liberarsi da quella posizione scomoda, librarsi in aria per tornare nel suo elemento.
    Ma l'istinto voleva altro. Non avendo tempo di elaborare una tattica più efficace, Rashan avrebbe approfittato della vicinanza tra il braccio di Harold e il suo per aggrapparcisi fermamente con una presa ferrea, conficcando il più possibile i suoi artigli metallici nell'avambraccio dell'altro nel breve lasso di tempo tra la sua reazione e il colpo inferto-le. Prendi la forza del nemico...
    Una stretta quasi mortale, come se la sua stessa vita ne dipendesse. Si trattava di una mossa istantanea e veloce; Non conosceva la natura del colpo dell'Uomo Rosso, ma quest'ultimo non sembrava molto incline a colpi bassi o magici. La rabbia è un pugno, un calcio, un insulto.
    Se la sua mano fosse stata staccata con la forza, cinque brandelli di carne l'avrebbero accompagnata nel suo viaggio.
    Avrebbe dato con questa mossa, un tutto per tutto. Si, avrebbe avuto un polmone perforato, carbonizzato dall'ira dell'altro, ma avrebbe fatto in modo di portare più danni possibili, nella sua disfatta. La sua risoluzione non sarebbe crollata, in vita e in morte.
    Con la coda avrebbe provato una tecnica che molti, ma non lei, avrebbero reputato disonorevole. La sua terza appendice si sarebbe mossa esattamente verso l'alto, mirando alle parti che ogni uomo che si rispetti mira a difendere. La Dragonessa immaginò che Harold avrebbe come minimo provato a chiudere le gambe in difesa delle sue parti più scoperte, mentre con l'altra mano, quella non infilzata nel braccio del Giudice (e la parte con il polmone sano), avrebbe mirato nuovamente alla gola dell'altro, volendo squarciare la carne (carne?) tenera sotto la maschera di quel tipo. Il suo braccio destro, saldamente aggrappato all'avambraccio dell'altro, avrebbe tirato Harold verso di lei, non tanto per destabilizzarlo (per quello aveva la sua coda) tanto quanto per riuscire a fare più forza con il braccio sinistro; un effetto leva devastante se avesse avuto la fortuna di andare a segno. E usala contro di lui!
    No, non si sarebbe arresa. Lui non aveva finito... «Nemmeno io» Fu la risposta che avrebbe ricevuto, ringhiando.



    CITAZIONE
    Rashan
    Condizioni Fisiche: Illesa per ora, tra un po' avrà un paio di costole rotte e incrinate, oltre che un bel po' di difficoltà a respirare.
    Condizioni Mentali: Ha il cervello concentrato e in adrenalina per la battaglia.
    Energia: 71%
    Equipaggiamento:
    Coda dei Drakewing
    Artigli dell'Antico
    Abilità:
    The Storm Within 2/2

    Corpo 40
    Essenza 30
    Mente 30
    Concentrazione 60
    Destrezza 80
    Velocità 60

    Riassunto:
    Approfitta del blocco con il polso per aggrapparcisi con gli artigli(la sua mano destra afferra l'avambraccio sinistro di Harold), vuole fare una spazzata con la coda verso l'alto (mirando ai "tenerini", sempre che ce li abbia :o) e usando l'appiglio (il braccio artigliato) come leva, attaccare Harold con l'altro braccio alla gola, approfittando del fatto che ha solo 2 braccia, una impegnata a romperle le costole e l'altra bloccata dalla sua mano.

    Note:
    Al momento siamo ancora fermi al punto in cui è. Io non ho ancora fatto nulla (tutto al condizionale) nè mi è stato fatto nulla. Questo per far valutare quanto è fattibile la mia strategia... Io l'ho attuata dal vivo e non è impossibile :P

    Edit: Ho corretto un paio di orrori grammaticali e ho cambiato la formulazione di 1 frase.


    Edited by Dragona - 10/3/2015, 20:36
     
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    Era incredibile come un essere tanto antico potesse risultare così ingenuo, eppure anche lui era un chiaro esempio di quel fatto. La sola differenza era che, mentre Harold si illudeva di poter trovare un suo "simile" capace di aprire gli occhi, Rashan aveva cercato di fare un passo più lungo della gamba durante il suo contrattacco. La loro situazione era chiara: la draghessa aveva lasciato un fianco scoperto, contando troppo sul primo colpo di coda, e il suo Giudice aveva approfittato appieno di quel buco nella sua guardia... ma la ragazza non sembrava intenzionata ad arrendersi. Cercò di afferrare il braccio dell'uomo, di conficcare gli artigli dei suoi guanti nelle sue carni, ma non aveva tenuto conto del tempismo con cui avrebbe subito il colpo. I riflessi dell'Antica risposero un attimo troppo tardi, e l'onda d'urto le prese in pieno il lato sinistro del costato, lanciandola all'indietro per un paio di metri e facendola finire con un fianco nella neve.

    -Ancora non lo hai capito, vero?!

    Il Giudice pronunciò quelle parole con l'ennesimo ringhio, mentre si rimetteva in una posizione eretta, ma era chiaro che l'uomo era tutt'altro che rilassato. E che ragioni avrebbe avuto per esserlo, alla fine? Il suo corpo tremava per la rabbia, le dita della sua mano rischiavano di perforare i suoi palmi per la forza con cui le stava chiudendo a pugno, e una sola domanda echeggava nella sua mente: perché seguire con tanto zelo quella strada? Per quanto la draghessa cercasse di rendersi sorda e cieca a ciò che la aspettava nel futuro, le sue azioni in quel duello riflettevano chiaramente i problemi che doveva superare. Non sarebbe riuscita ad accecare in eterno chi le stava intorno, non poteva più sottometterli con la forza bruta, e non si poteva concedere il lusso di volare in eterno tra le stelle... e tutto perché ormai era una pari di quegli umani che tanto discriminava. Forse era il caso di ricordarglielo.

    -Non hai più la forza per sostenere il tuo orgoglio.

    In seguito a quella frase carica di astio, Harold dovette sinceramente trattenersi dall'infierire ulteriormente sul corpo ferito di Rashan. Le avrebbe volentieri dato un pugno, un calcio, un qualsiasi colpo che lo avrebbe aiutato a rimuovere anche solo un po' di quella furia che permeava il suo essere, giusto per farle sentire sulla propria pelle quei sentimenti che cercava di remprimere dietro alla sua "superiorità"!
    ... Eppure, per quanto la sua mente gridasse per la rabbia, il suo cuore piangeva per il dolore, e lentamente la tristezza si sostituì alla collera, lasciando Harold con nient'altro che rimorso. Come poteva farle capire che la sua vita era totalmente cambiata? Come farle comprendere che aveva perso la sua corona, e che era alla pari di tutti in quel cielo che reclamava per sé? Ma, soprattutto, con quali parole sarebbe riuscito a far breccia in quella maschera di arroganza? Più cercava una risposta a quelle domande, più gli sembrava di avere anche meno di niente tra le mani, e tutto ciò che l'uomo riuscì a fare fu emettere un lungo sospiro. Tuttavia, dopo quei brevi attimi di pausa, Harold si sarebbe limitato ad alzare il braccio destro, mentre con il dito indice alzato riprendeva i suoi tentativi di demolire l'orgoglio di Rashan.


    -Un colpo. Mi sarebbe bastato un colpo per ucciderti, e tutto a causa della tua spavalderia. Ma non tutti saranno clementi come me.

    Chissà se quelle parole le sarebbero arrivate come un genuino consiglio, oppure come un semplice insulto: la voce di Harold aveva perso la sua furia, e in cambio era stata sostituita da una profonda tristezza. Se fino a quel momento la draghessa aveva creduto che lo scopo dell'uomo fosse di insultarla, allora aveva preso un abbaglio, perché tutto ciò che voleva, ciò per cui esisteva, era abbattere quel muro di orgoglio che l'aveva trascinata in quella battaglia anzitempo. Ma lui poteva fare ben poco, soprattutto se la sua interlocutrice continuava ad aggrapparvisi come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Ora non gli restava altro da fare che rivolgerle una domanda molto semplice, che forse avrebbe piantato il germe del dubbio nell'animo dell'Antica...

    -Hai un'ultima possibilità. Credi ancora di avere il "tempo" necessario per ottenere la tua vecchia forza? Credi ancora... di poter resistere alla tentazione di un potere molto più facile da raggiungere, ma che finirebbe per divorarti?

    Poteva solo sperare che Rashan gli lasciasse il tempo di terminare quel discorso, perché la sua rabbia aspettava solo la reazione della ragazza per tornare a bruciare con ancora più forza, o per spegnersi, anche se solo per pochi attimi. Non sapeva quanto ancora avrebbe cercato lo scontro, ma pregava sinceramente perché la sua esaminanda trovasse un attimo di lucidità e provasse a rimediare all'errore che aveva commesso all'inizio di quella sua prova.

    CITAZIONE
    -Harold Vritra Hthema
    Condizioni Fisiche: Illeso, Basso senso di spossatezza in tutto il corpo.
    Condizioni Mentali: Rattristato.
    Energia: 88%

    Equipaggiamento:
    »Mani di Agni: Una coppia di guanti corazzati che coprono completamente gli avambracci e le mani di Harold. Formati da una base fatta di una strana lega metallica nera flessibile come un tessuto sopra alla quale si trova una placca protettiva extra di colore rosso e con i bordi gialli posta sul dorso dell'avambraccio del giudice, coprendo l'area dal gomito fino alle nocche della mano, e gli conferiscono due abilità di supporto in battaglia: concentrando l'energia magica presente in questi guanti in tutto il resto del suo corpo, Harold utilizzerà un'abilità chiamata "Agni Boost" che gli donerà un bonus di 30 punti nel parametro Corpo per un massimo di due turni [Abilità di Potenziamento - Livello Basso]; mentre se sarà il giudice a concentrare la propria forza in questi oggetti -più precisamente su una gemma rossa circolare posta esattamente al centro del palmo- potrà eseguire un attacco di natura Fisica chiamato "Agni Burst", che causerà un'onda d'urto di 30 centimetri di diametro e uno "spessore" di 50 centimetri attorno alla mano scelta come tramite per il colpo in seguito ad un movimento del braccio, causando danni contundenti di livello Basso [Abilità Fisica - Livello Basso].

    Abilità:

    »L'Emissario dell'Ira [Abilità di Potenziamento - Livello Basso] (Turno 2 di 2): Quando questa abilità viene attivata, il corpo del giudice comincerà a emettere del vapore, aumentando la potenza di movimento generale dei suoi muscoli e donandogli un bonus di 30 punti nel suo parametro Velocità rispetto al normale per un massimo di due turni.

    Statistiche:

    »Corpo: 80
    50+20+10+0+0
    »Essenza: 100
    60+30+10+0+0
    »Mente: 60
    50+10+0+0+0
    »Concentrazione: 80
    50+20+10+0+0
    »Destrezza: 50
    40+0+10+0+0
    »Velocità: 100
    50+20+0+0+30

    Note: Anzitutto, volevo dirti una cosa... non prendere troppo sul personale le cose che dice Harold. Sono discorsi che devo fare IC, non sono frecciate dirette a te, ok? Avrei anche qualcosa da ridire a proposito della tua mossa, ma credo che la mia risposta abbia già dato una mezza risposta indiretta, ma riceverai una spiegazione più esaustiva alla fine della QI. A te la mossa.

    Edited by AlexMockushin - 22/3/2015, 22:35
     
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    Rashan era distesa nella neve, il fianco ferito nel gelido elemento. Sperava che così forse il dolore si sarebbe attenuato; probabilmente 3 o 4 costole l'avevano abbandonata, e probabilmente ne aveva altrettante incrinate dal colpo di Harold Virta Haratma, Hanatema, o qualunque fosse il nome con cui si era chiamato poco prima.
    Un dolore sordo si faceva sentire quando respirava. Almeno quando stava ferma sembrava che non le fosse successo nulla... E intanto era costretta a sorbirsi il paternale dal tipo, senza poter nemmeno muovere un braccio a causa del dolore. Che odio. Profondo.
    Harold non comprendeva che lei comprendeva.
    «Non hai più la forza per sostenere il tuo orgoglio.»
    Lo so.
    «Un colpo. Mi sarebbe bastato un colpo per ucciderti, e tutto a causa della tua spavalderia. Ma non tutti saranno clementi come me.»
    Lo so.
    «Hai un'ultima possibilità. Credi ancora di avere il "tempo" necessario per ottenere la tua vecchia forza? Credi ancora... di poter resistere alla tentazione di un potere molto più facile da raggiungere, ma che finirebbe per divorarti?»
    Mentre l'altro monologava la ragazza si alzò, non toccando il costato ferito per evitarsi altro dolore. Piccole chiazze di neve cadevano a terra da dove si erano staccate.
    La domanda non era quello che sarebbe potuto succedere se non avesse avuto "tempo", ma quello che sarebbe successo se ce l'avesse avuto. Cosa avrebbe dovuto fare? Stare con le mani in mano e aspettare che il santo dei poteri le donasse quello che le era stato tolto?
    Il tempo ce l'aveva, alcuni impiegano giorni a acquisire un enorme potere, lei aveva anni, un'intera vita. Il tempo si sarebbe piegato, davanti alla sua determinazione. O forse sarebbe perita lei prima, chi lo sa.
    O no, forse sarebbe dovuta andare da un Guru su una montagna per meditare sul senso della vita, per poi acquisire la saggezza millenaria di un santone e magari conquistare l'universo con un paio di sguardi ben piazzati...
    Certo.
    Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. La clemenza che Harold mostrava oggi le sarebbe stata utile un domani. L'esperienza che il suo costato aveva fatto contro il palmo del Giudice sarebbe servito a proteggerlo da attacchi altrui.
    Qualcuno le aveva già proposto il potere, lei aveva accettato ben consapevole dei rischi e delle conseguenze. Eppure non si era donata completamente all'Oscuro Dragone... Aveva mantenuto la sua personalità, i suoi motivi e i suoi "sentimenti". Aveva una motivazione per trovarsi lì, in quel momento. Aveva ciò che la spingeva ad andare avanti. Il suo obiettivo, senza il quale nulla aveva senso.
    Stare senza fare nulla non era un'opzione, il mondo non si è costruito da solo.
    Se Harold le stava dicendo che non avrebbe potuto batterlo, lo sentiva, ma in quel momento non c'era nient'altro che potesse fare per andare avanti e migliorarsi. Non era la via da lei scelta, era una via obbligata. Un sentiero predisposto perché lei lo percorresse, quel giorno.
    La fuga non poteva essere contemplata.
    Forse doveva ammettere la sconfitta? Nessun problema. Vivi oggi per combattere un altro giorno...
    Avrebbe potuto continuare a gettarsi contro un nemico chiaramente più forte di lei (ignorando il dolore alle sue povere costole), con sempre meno tattica e grazia: andare incontro al proprio destino.
    Avrebbe potuto provare a battersi con tutta se stessa contro l'Uomo Rosso.
    Solo che le sembrava inutile; Harold aveva messo bene in chiaro la sua superiorità, con appena un colpo.
    Allora, se ciò dimostrava la sua inferiorità, avrebbe iniziato dal principio. Un passo alla volta verso il suo grande piano. Alzandosi totalmente, facendo una smorfia per lo stato delle proprie costole, due ali argentee si dispiegarono dalla sua schiena.
    Se Harold avesse fatto una mossa intesa come attacco, avrebbe spiccato il volo verso il cielo, dove l'altro non poteva raggiungerla. O almeno così sperava.
    Aveva tutto il tempo del mondo non doveva finire tutto quel giorno.



    CITAZIONE
    Rashan
    Condizioni Fisiche: Qualche costola rotta e incrinata
    Condizioni Mentali: Dopo aver visto quello che è successo, non spera molto di battere Harold, e pensa alla sua sicurezza inanzitutto.
    Equipaggiamento:
    Coda dei Drakewing
    Artigli dell'Antico
    Abilità:
    The Storm Within 3/4 (rinnovo per mantenimento)

    Corpo 40
    Essenza 30
    Mente 30
    Concentrazione 60
    Destrezza 80
    Velocità 60

    Riassunto:
    Rashan appura il danno alle sue costole e mentre si sorbisce la paternale di Harold, pensa a come mettersi in salvo se dovesse esserci un altro "scontro" tra lei e lui. Niente combattimento.

    Note: Ho "autoconclusivamente" pensato che Harold non mi attacca perché sta parlando, io mi alzo mentre sta ancora parlando (anche se magari non si capisce) e appena finisce dispiego le ali.

    Edit: Ho corretto un errore grammaticale che mi era sfuggito.


    Edited by Dragona - 20/3/2015, 09:33
     
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