Tears and Blood Red Butterflies

Autoconclusiva

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  1. Vanessa Galatea
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    E lo uccise. Lo avvolse di fiamme: incandescenti lingue bianche inghiottirono l'essere immondo, tramutandolo in nulla. Sciogliendolo in una pozza di putrida melma. Ingwe giustiziò l'Heartless senza pietà, mentre Shinan si occupò della copia della bestia. La corsa di Vanessa finì di botto, proprio mentre i resti vischiosi dell'immonda creatura si sparpagliavano per le pareti del tunnel, coprendo di chiazze luride il campo di battaglia.
    Debole, sfinita, Vanessa si fermò per realizzare che era finita... Quella bimba era salva, Ingwe e Shinan erano riusciti nel loro intento. Che lei era viva. Lunghi respiri dettati dal battito cardiaco della ragazzina si diffondevano, pulsanti, in tutto il suo corpo come emanassero onde di energia, come le vibrazioni di un tamburo. Vanessa si accasciò a terra e chiuse gli occhi: sentiva le forze che la abbandonavano, l'ustione che la scalfiva nella volontà stessa di rimanere in piedi. Un respiro più lungo degli altri, di sollievo: i polmoni che si riempivano d'aria rarefatta, che sapeva di pietra, sangue e carne bruciata.
    Vanessa sbatté le palpebre lentamente. Una volta; poi due. La vista vagamente offuscata, ancora infastidita dalle radianti fiamme di Ingwe, fissava le pietre davanti a se, quelle del tunnel, ricoperte di nero viscidume e sudore di chi ha combattuto, sofferto e vinto. Allora questa era la guerra. Alzò lo sguardo verso la piccola bambina che fino a quel momento, aveva tanto sofferto a causa degli Heartless. Era viva; raggomitolata su un fianco, ferita gravemente per la sua età, ma viva. Avrebbe vissuto, se la sarebbe cavata: Vanessa ne era sicura, mentre si concentrava sul respiro.
    Inspira.
    Espira.
    Sentiva la realtà ovattata attorno a se, come se la stanchezza divenisse un morbido, caldo, cuscino su cui dormire, riposarsi. Stare bene. Dimenticare gli orrori visti. Sarebbe tornata a casa, da sua mamma, ed avrebbero vissuto di nuovo come prima. Assieme.
    ...
    MAMMA!
    Perse il controllo del respiro. Il cuore iniziò a correre, assieme a lei, verso la profondità del tunnel. Le rocce scorrevano veloci, la sua frenetica corsa risuonava nell'eco. Davanti e dietro. L'ustione, una morsa allo stomaco, l'ansia di vederla. Doveva raggiungerla, doveva buttarsi fra le sue braccia e dirle che stava bene, che era viva. Voleva sentirsi dire le stesse cose da lei... Doveva essere lei in persona a pronunciare quelle parole: nella testa della bambina già poteva udirle. Ma no. Erano solo inganni, vermi malsani che inducevano la propria mente al marciume, alla menzogna... Si sarebbe sentita tranquilla solo se avesse visto sua madre coi propri occhi sorriderle.

    "Mamma starà bene"
    "Non hai motivo di preoccuparti"


    No. No! Doveva esserne certa.
    Le pareti del tunnel scorrevano sempre più velocemente all'indietro, mentre Vanessa si lanciava verso le profondità del cunicolo. Il cuore a mille, il respiro trattenuto... Il sudore, le lacrime, il sangue, il nerume: tutto scorreva all'indietro.
    Tutto tranne la piccola ed il suo respiro.
    Chissà se l'ustione faceva ancora male? O se era sparita, volatilizzata? Se scorreva all'indietro assieme al resto del mondo? Vanessa non lo sapeva, non riusciva ad avvertire il dolore. C'era solo una cosa importante e si trovava di fronte a lei, non dietro.
    Anche Ingwe e Shinan si trovavano dietro. Neanche loro ormai importavano così tanto: se la sarebbero cavata, erano ben più forti di lei. A questa voce nella sua testa poteva dar retta...
    La pendenza del tunnel aumentava sempre di più, la profondità di conseguenza. Vanessa corse come mai fece in vita propria, rischiando di inciampare più e più volte nella fredda roccia del cunicolo... Ma, ogni volta che rischiava di ruzzolare sul terreno, riprendeva l'equilibrio e ricominciava a correre sempre più veloce.
    La stanchezza? Nessun significato. Il dolore? Nulla.
    Tutto era rimasto indietro, correva all'indietro e si allontanava sempre di più. Di fronte a Vanessa, solo una cosa: la mamma.
    Un arco di pietra. L'interno completamente immerso nel buio.
    Vanessa entrò di corsa, si fermò ed urlò:
    "Mamma?!"
    Ma la madre non rispose. Risposero...
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    Loro
    Vanessa non pensò, agì. La farfalla viola scaturì dallo stocco, si posò sugli occhi della ragazza e rivelò un solo, grande Heartless immerso nella totale oscurità. Alto un metro e mezzo, le grinfie ornate di grandi artigli. Si levò dal pavimento, da chino che era su qualcosa.
    Scomparve, in un secondo, nelle ombre. Lo stocco brillava come mai aveva fatto prima, illuminando attorno a Vanessa come un fuoco scoppiettante.
    All'improvviso, Vanessa vide nuovamente i due occhi gialli: si erano spostati alla sua destra, ma si trovavano all'altezza del pavimento stesso. La ragazza gliel'aveva visto fare, sapeva i loro trucchetti. Esplodevano, si nascondevano nelle ombre... Non l'avrebbero fregata anche stavolta. Stavolta che si trovavano nell'unico posto fra i mondi che Vanessa non gli avrebbe mai permesso neanche di sfiorare: assieme a sua madre.
    Gli occhi gialli si slanciarono verso di lei... E Vanessa seguì lo Stocco.
    L'arma vibrava, portava il braccio della ragazzina in posizione di guardia, dritto davanti a lei. La rapida artigliata del Neoshadow arrivò dal basso e... Si infrasse contro uno scudo traslucido, a forma di farfalla. Cogliendo l'attimo, Vanessa si avvolse di farfalle blu ed attraversò, menando un fendente orizzontale, la bestia Mangiacuori.
    Poi si girò verso il suo bersaglio che ebbe a malapena il tempo di reagire, prima di spezzarsi in due e dissolversi, il suo torso tagliato di netto dalle sue gambe.
    Vanessa non perse alcun tempo: in pochi lunghissimi balzi raggiunse il luogo dove aveva visto l'essere accucciato e vi fece luce con lo stocco.
    Un conato di vomito ed un singhiozzo di pianto
    Mari Galatea giaceva lì, squartata ovunque dagli artigli della bestia, immersa in una pozza di sangue.
    Vanessa si accasciò sulla madre, piangendo: prima sulle ginocchia, poi allungandocisi sopra, inzaccherandosi del sangue dell'amata madre. Era arrivata troppo tardi...
    Le lacrime ed il sangue si mischiarono, creando gocce di porpora, mentre Vanessa reggeva il volto della madre fra le mani.
    In quel momento, ogni Heartless avrebbe potuto infilzarla da dietro, ucciderla in poco tempo: non le importava. Nulla aveva più senso, anche la vita di sua madre era finita all'indietro.
    Una speranza!
    Un rantolo dalla bocca di Mari, aprì gli occhi solo per vedere quelli della figlia in lacrime. Senza la forza di sorridere, di carezzarla, la carezzò e sorrise con gli occhi e disse poche parole
    "Vanessa... Amore mio... Vivi, fallo per me... Vivi e cresci, amore mio..."
    "Mamma! Ti prego, ho bisogno di te! TI PREGO, NO!
    "Se hai bisogno di me, vivrò per sempre... Nel tuo cuore..."
    Ed esalò l'ultimo respiro.

    ...


    "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!..."
    Un urlo straziato si levò nella stanza, risuonando all'infinito trasportato dall'eco. Vanessa abbracciava sua madre, piangendo a dirotto, preda della Disperazione, l'unico vero Heartless in quella stanza, che dilaniava la sua anima con artigli d'acciaio.
    China su sua madre, Vanessa pianse come aveva fatto solo per suo padre, tempo fa... Entrambi i suoi genitori, vittime dello stesso carnefice.
    Maledetta la speranza che era germogliata nel suo Cuore quando sua madre aveva parlato, maledetta... Solo un seme di un rovo spinoso, che cresceva avvinghiandosi alle sue viscere.
    Lei da sola, al buio. Anzi, lei e sua madre al buio. La sua stessa arma sembrava piangere con lei. Si tirò in ginocchio, completamente ricoperta di lacrime e sangue, e continuò a piangere.
    In un flash di luce, la donna dai capelli rossi era apparsa vicino al cadavere di sua madre, in mano un pugnale insanguinato. Ed ora era lì, in piedi.
    Vanessa alzò il viso per osservare Archaya che, bellissima e maledetta, veniva illuminata da un'intensa fonte di luce.
    Luce sferzò tutta la stanza. Dal petto di Mari Galatea uscì una figura che pareva fosse fatta di luce stessa che, fluttuando, si allontanava sempre di più dal corpo morto della sua posseditrice.
    No, stronza.
    Archaya aveva allungato una mano verso il Cuore della mamma di Vanessa, con un ghigno sul viso.
    Vanessa ruggì, più di parlare: "...No...". Ancora col volto rigato di lacrime, Vanessa alzò la propria arma verso il Cuore della madre... Ma Archaya non ritrasse l'artiglio incriminato, si limitò ad accentuare la sua espressione beffarda. Poteva vederla attraverso il velo di lacrime.
    Il Cuore luminoso si fermò a mezz'aria, esitando, come se stesse prendendo un lungo respiro, e poi...
    Si gettò nello Stocco di Vanessa, che pulsò di calore e luce. Archaya scomparve nella posa in cui era rimasta, mentre Vanessa abbassava il braccio.
    Devastata, incazzata... Proseguì col suo pianto, non sapeva da quanto tempo era lì. Sapeva che non era abbastanza, però.
    Portò lo Stocco fra le mani, stringendo le palpebre e causando, così, lo sgorgare di un fiume di lacrime, che picchiettavano sul pavimento grigio e rosso. Singhiozzò ancora e ancora, sopraffatta dal dolore. Si raccolse in posizione fetale. Come avrebbe fatto ora? Come avrebbe vissuto? Prima papà, poi mamma... Tutti e due l'avevano abbandonata... No... Erano stati portati via, ecco. Erano stati portati via tutti e due prima di poterle insegnare molte cose, prima di vederla crescere. La vita di Vanessa le stava lentamente scivolando via dalle mani, e lei non era stata abbastanza pronta e rapida per riprendersela. Avrebbe dovuto lasciar morire quella bambina, quella signora, tutte quelle persone, per salvare sua madre? Come avrebbe potuto scegliere fra le due cose, come... Pianse a dirotto.
    Le veniva da vomitare.
    Non poteva stare lì, doveva muoversi: altri Heartless potevano arrivare... E sua madre le aveva detto di vivere. Non sarebbe morta in quel modo, no: non avrebbe mandato affanculo la memoria di sua madre.
    Vanessa prese in braccio il cadavere della persona a cui voleva più bene al mondo ed, in un mare di sangue, lacrime e gocce di porpora, cominciò lentamente a risalire verso la superficie.



    Edited by Vanessa Galatea - 2/8/2014, 09:05
     
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  2. misterious detective
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    CITAZIONE

    Valutazione: Tears and Blood Red Butterflies



    Sono... Stupito. Ti giuro, quando sono arrivato qui a leggere non avevo idea di quello che avrei trovato. Non so se sono scemo io o cosa, ma il livello di scrittura che avevo mentalmente associato a "Vanessa" era moooolto più basso. Chapeau (spero si scrivi così lol), i miei complimenti.
    Perché tante lodi? Non ti illudere che sia perfetto, lungi dall'esserlo, ma ciò non toglie che è stata una lettura veramente piacevole, al di là di quell oche mi aspettavo o meno. Il testo, soprattutto nella prima parte, è veramente evocativo, hai una grande abilità nell'uso di immagini e nelle metafore. La costruzione delle frasi è molto semplice e chiara, tuttavia riesci ad essere forte sia sotto il punto visivo che emotivo e non è un risultato molto semplice, per non dire che è qualcosa di raro. Questa shot è tutto sommato corta, ma è riuscita comunque a prendermi e a dimostrare una certa qualità a discapito di ciò. Parliamo anche di Vanessa, intesa come pg: la sua personalità si è fatta più marcata, o meglio della sua personalità vediamo poco che non sia la sua disperata preoccupazione per la madre, ma è resa in maniera abbastanza realistica e commovente, si riesce a percepire il suo stato d'animo. Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica, e adesso mi tocca anche andare a scrostare la platina per vedere cosa c'è sotto. Perché tutti i complimenti che ti ho fatto sono principalmente riferiti alla prima parte del brano, è dopo che inizia una caduta che, purtroppo, ha reso il voto quello che è, buono ma non eccezionale.
    Cominciamo, a questo proposito, dalla scena in cui Vanessa giunge sul luogo del delitto. Onestamente, ho davvero faticato a farmi un'immagine mentale del luogo. E' descritto molto sommariamente, e anche se posso capire che fosse buio e pauroso... Non mi hai fornito abbastanza mezzi per immaginarmelo come tale. Avresti dovuto soffermarti un po' di più sulla descrizione delle ombre, giocare un po' con le parole, insomma, non saprei come altro spiegarlo xD Sul combattimento, se così si può chiamare, non mi soffermo neppure... In generale sembrava che tutta la seconda parte sia stata scritta un po' così, velocemente, con l'unico intento di concludere il prima possibile. Allo stesso modo, la scena di combattimento è decisamente troppo approssimativa; so benissimo che non era quello il fulcro della storia, ma dal momento che hai deciso di far sì che l'Heartless assalisca anche Vanessa, avresti potuto cercare di rendere il tutto più drammatico, di approfondire un po' il travagliato scontro in modo da inserirlo meglio nel contesto drammatico che sei andata a creare, le possibilità erano davvero tanto. Infine la scena finale... Non posso dire che sia un cliché che odio, quello di dare occasione a dei personaggi di lasciare delle ultime parole prima di morire, ma qui è stato realizzato in maniera abbastanza povera: la morte, e tutto quello che la precede, è descritto con troppa parsimonia di parole, senza che ti soffermi nemmeno a descrivere come le dice, o i gesti o come appare, sopraffatta dalla stanchezza, mentre augura alla figlia di vivere felice, e il tutto rende la scena davvero poco apprezzabile, perché non riesce a trascinarti come fa invece tutto il resto e si perde il senso di preoccupazione, di tensione e di immedesimazione che si erano accumulati con la partenza perfetta.
    Non so che altro aggiungere, se non dare il voto, sperando di poter alzarlo ancora di più la prossima volta =)

    Voto: 7.4

    Vanessa:
    Ap totali ottenuti: 7
    Munny totali ottenuti: 350

    Aggiornerò il ministero appena possibile, mentre io ricevo 5 AP e 300 munny ^^
     
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1 replies since 1/8/2014, 21:35   67 views
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