New Life, new Story

The Begin

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  1. The Good Twin
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    Narrato ; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless


    ... Un sogno che preannunciava un nuovo inizio. Una goccia cadeva dall'alto. Ero io. Caddi, senza peso, senza alcuna consistenza. Semplicemente, cadevo “come corpo morto cade” avrebbe detto un saggio il cui nome ora mi sfugge. Una radura mi si mostrò agli occhi. Una radura piena di fiori di Etheon. Cadevo in avanti, come un tuffatore a pochi metri dalla superficie dell'acqua. Ad un metro dal suolo, fu come se qualcuno mi prendesse improvvisamente, sorreggendomi. Discesi lentamente e mi ritrovai disteso su quella radura. Il sole abbagliante negli occhi, il gustoso profumo dei fiori nelle narici. Tempo e spazio non sembravano esistere in quel luogo, ma non mi curai molto di profonde riflessioni filosofiche. Ero estasiato, abbastanza almeno da non accorgermi del terriccio umido su cui mi stavo posando ed il seguente mucchio di filamenti erbosi e terriccio che si sarebbero posati sui miei abiti.

    < Io invece non lo ero. C'era qualcosa che non andava in quel luogo. A quanto sapevo, non doveva più esistere. Mi alzai di scatto, guardandomi attorno sospettoso. Quella sensazione, quella vista apparentemente annebbiata, mi era familiare, ma che io sia dannato se mi ricordavo quando l'avevo già provata! Era esattamente come ce lo ricordavamo, e questo non mi piaceva. Sembrava tutto troppo surreale.>

    D'un tratto mi ritrovai ad alzarmi di scatto, senza alcun motivo apparente. Rimasi allibito quando vidi il mio corpo muoversi da solo. Come se fosse qualcun' altro a controllarlo. I ricordi sopiti riaffiorarono dai meandri della mia memoria, investendomi come un forte getto d'acqua fredda. La mia famiglia, i miei amici, l'Habitat, la Sfera e tutto quello che era successo. Tutto quello che io avevo fatto. La disperazione si insediò nel mio cuore. No, non nel mio cuore, dovetti ammettere. Nel mio essere. Mi presi la testa tra le mani e dissi in un rivolo di voce No, non può essere veramente successo! Non può!

    < Ricordi, molti ricordi. Troppi ricordi. John stava collegando i tasselli . Desideravo vivamente vedere il momento in cui l'avrebbe fatto. Mi sarei divertito a osservarne le reazioni. Fui accontentato prima di quanto osassi sperare. Quel frignone iniziò a fare una scenata da oscar. Sublime. Divertito, dissi malizioso E invece si, è successo tutto esattamente come te lo ricordi! Ed è solo colpa tua, John.>

    Una voce - la mia voce - mi rispose. Era beffarda, divertita e diceva che era tutta colpa mia. Lo stupore mi si dipinse sul volto, misto ad una serie di domanda implicite. Cosa stava succedendo? Chi stava parlando? Io o... ed infine anche quell'ultimo tassello riprese il suo posto. Il ricordo del Dark World, quell'incantesimo che avevo evocato con gli ultimi granelli della mia magia, l’arrivo degli Heartless ed infine... lui! Noi! Era una cosa troppo assurda da accettare. Ripresi il controllo di me. Ormai l’odio aveva preso il posto della disperazione. Strinsi convulsivamente i pugni. Avrei voluto con tutto me stesso distruggermi in quello stesso istante, ricacciarmi nei meandri dell’oscurità dove non avrei più potuto far del male a nessuno …

    < Ma non potevi. Non te l’avrei permesso, non quando finalmente mi era stato concesso di vivere alla mia maniere. Alla maniera di un Heartless. Dovevo distogliere John da quei pensieri, cercare un motivo per cui dovevamo vivere, anche solo per un altro breve periodo. Poi avrei trovato altre scuse. Il luogo in cui ci trovavamo – qualunque cosa fosse – mi diede un’idea. Guardai il luogo che ci circondava. Così vagamente familiare. Così nostalgico. Chiesi, apparentemente dubbioso, Chissà dove ci troviamo adesso …

    Pur sapendo esattamente cosa stesse tramando - mente in comune, ricordate? - quando risposi Non riuscirai a farmi cambiare idea, sappiamo tutti e due dove ci troviamo: nel cratere appena fuori … capì subito cosa intendesse il mio “coinquilino”. Effettivamente qualcosa non quadrava, visto che appena due minuti prima ci trovavamo sulle macerie di quel luogo. Guardando attentamente, notai che il sole sembrava spento, incapace di infondere quel calore tipico che solo un sole estivo sapeva propagare. Persino le nuvole sembravano immobili - molto più del normale, intendo! Spiazzato, mi accorsi allora della macchia di terriccio che si stagliava sulla giacca blu scuro. Da come continuava dietro la spalla, pensai con orrore che si estendesse anche sul retro della giacca, sui pantaloni e, probabilmente, anche sulle scarpe. Non capii più niente. Mi salirono brividi lungo la schiena “Sporcizia … ” pensai “… sporcizia ovunque. Odio la sporcizia. Vorrei essere pulito in questo momento. Se solo … eh?” in quell’istante la macchia scomparve, facendo ritornare la giacca completamente pulita. Rimasi a bocca aperta in quel momento. Tolta la giacca, controllai ogni centimetro di quest’ultima, cercando anche il più piccolo segno di sporcizia. Niente. Non che mi sia lamentato, certo. Infine dissi al mio “coinquilino” Non ci capisco più niente.

    < Ok, ora sei giustificato dissi io senza parole. Che ci fosse stato qualcun altro in quel luogo così strano? Qualcuno che, possibilmente, ne aveva il totale controllo? Non ne avevo le prove. Portai lo sguardo verso l’alto, verso il cielo che sembrava deridermi. O erano solo delle nuvole passeggere? In ogni caso, presi un respiro profondo e gridai Chi c’è qui? Fatti vedere! con tutta la rabbia che potevo porre in quelle parole ed aspettammo una risposta, pazienti. Non dovemmo aspettare molto, a quanto ricordo.

     
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  2. Xisil
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    Dopo tanto tempo, infine era giunto anche lui. Un’attesa quasi interminabile.
    Ormai si sapeva, era necessario munirsi di grande pazienza, potevano trascorrere millenni di apatica e implacabile solitudine e di convivenza con il vuoto e freddo Silenzio prima che qualcuno smarrisse la propria strada giungendo il quel luogo indefinibile e a stento quantificabile per le menti dei comuni mortali, un luogo che nessuno, nel bene o nel male, avrebbe potuto raggiungere – o lasciare – al suo libero arbitrio. Perdersi è l’unico modo per raggiungere un luogo che sia introvabile... perdere qualcosa, per ottenerne un’altra. Tuttavia, cosa si ottenesse in cambio di quel travagliato pellegrinaggio nel proprio subconscio non rappresentava affatto una certezza. Dipendeva solo da loro, anime perse in sogni senza tempo, ricordi del passato, visioni del futuro, coloro che nelle tenebre trovavano inconsapevoli la strada per raggiungere quel luogo, che avrebbero sostenuto, loro malgrado, quella “piccola” prova che avrebbe permesso loro di riemergere tra le rigide spire della razionalità.
    Tutto era già scritto, il giovane era atteso da tempo immemore, prima ancora che sul suo piccolo corpo inerme infierisse per la prima volta la calda luce del sole, prima ancora che egli emettesse con il suo primo soffio di vita l’innocente grido di dolore rivolto al mondo intero, a chiunque potesse udirlo, uno strepito di dolore e terrore che da quell’istante lo contraddistinse a tutti gli effetti come essere umano.
    Sofferenza. È il primo sentimento che si prova e che istintivamente si esprime al momento della venuta al mondo. Una sorte ironica e crudele allo stesso tempo.

    “Finalmente sei giunto, ti ho atteso per così tanto tempo... come tanti altri prima di te.”

    Una voce dal nulla, calda e accogliente, un’entità inqualificabile in base ai semplici canoni dei mortali, una verità alla quale la loro mente anela ma non può in nessun modo definire. Tanti nomi gli avrebbero potuto attribuire, nessuno in grado di delineare le contorte sfaccettature del suo pensare e del suo agire.
    Quell’ente ambiguo irruppe tra i pensieri e le proiezioni del giovane pellegrino, come sempre era solito fare, e ivi sarebbe rimasto finché lo avrebbe ritenuto necessario, che il ragazzo volesse o no.

    “Cadi, lascia che il tuo corpo scivoli senza alcun timore tra le rassicuranti immagini della tua mente travagliata... Abbracciale, cogli ogni piccola sfumatura... non ti sembrano così reali?”

    L’enigmatica voce dall’oscura provenienza proseguì nel suo solenne discorso, in netto contrasto con la prepotenza del tono del giovane arrivato, squarciato il sottile velo del silenzioso oblio.

    “Quanta rabbia, quanta sofferenza... immensa la tua sete di conoscenza, non è così, John?”

    Parlò, ora pungente in un’imperturbabile ironia, le intenzioni della voce indecifrabili, oscure come la sua stessa esistenza.

    “Non devi avere fretta, abbiamo tutto il tempo che vogliamo... La porta è ancora chiusa. Parliamo un po’ di te, dunque. Di tutti i ricordi ai quali la tua mente poteva attingere, ha scelto di aggrapparsi proprio a questo. Dimmi, John, perché?”







    Finalmente iniziamo. Spero che questo breve post introduttivo sia di tuo gradimento. Buon divertimento!


    Edited by Xisil - 28/12/2012, 09:34
     
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  3. The Good Twin
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    Narrato ; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless ; “Pensato Heartless”


    < Rimasi spiazzato. Al mio grido non rispose una voce altrettanto alterata. Non furono rabbiose o beffarde le parole che le nostre orecchie sentirono. Parole di conforto si librarono nell’aria, parole dal tono profondo e accogliente. >

    “Finalmente sei giunto, ti ho atteso per così tanto tempo... come tanti altri prima di te.”



    < Parlavano di attesa, di una lunga attesa. Dicevano che anche altri prima di noi erano venuti, ma ad ognuno di noi sembrava riservare un affetto simile a quello di una madre per i suoi bambini. >

    Non ci voleva un genio a capire che quell’entità soffriva una solitudine millenaria. Una solitudine ineguagliabile che a confronto le nostre traversie sembravano ridicole. Non riuscivo a capire da dove provenisse la voce: non dal cielo, non dalla terra …

    < … E questo mi metteva a disagio. Potevamo essere vittima di chissà quale tipo di attacco e non riuscivamo neanche a capire dove si trovasse il “nemico”. Era uno svantaggio che non potevo permettere. Con lo sguardo percorsi ogni centimetro di spazio di fronte a me, alla ricerca del più piccolo movimento insolito. Sembrava non esserci anima viva, a parte noi. “Bene allora è dietro di noi!” pensai deciso. Quindi mi voltai indietro di scatto, eseguendo lo stesso procedimento. Niente e ancora niente! Che si stesse occultando in una maniera a me impercettibile? Probabile. Improvvisamente, la Voce si risollevò nell’aria. >

    “Quanta rabbia, quanta sofferenza... immensa la tua sete di conoscenza, non è così, John? Non devi avere fretta, abbiamo tutto il tempo che vogliamo... La porta è ancora chiusa. Parliamo un po’ di te, dunque. Di tutti i ricordi ai quali la tua mente poteva attingere, ha scelto di aggrapparsi proprio a questo. Dimmi, John, perché?”



    < Un ghigno si dipinse sul nostro volto. Un nemico dalla provenienza sconosciuta si era presentato improvvisamente a noi e per di più aveva informazioni precise su chi fossimo. Aveva proprio attirato la mia attenzione. Mi misi i guardia e dissi, in tono di sfida, Non so chi o cosa tu sia, ma fatti vedere ed affrontami, lurido bas … >

    Ripresi il controllo del corpo prima che lui avesse il tempo di finire la frase. “Maniaco guerrafondaio! Non sappiamo ancora se sia un nemico. Da adesso in poi me ne occupo io” pensai irato. La situazione era già complicata e contorta di suo senza che quello peggiorasse ancora la situazione. Dovevamo prima capire con chi o cosa avevamo a che fare e quindi, se in presenza di un nemico, formulare una strategia per stanarlo. Insomma, ogni cosa a suo tempo.

    < “ Ok, ok ma se è un nemico lo voglio affrontare io! Niente interferenze, chiaro?” pensai io di rimando. Era frustrante dover essere di nuovo messo da parte, ma non potevo non essere d’accordo con John, per quanto odiassi ammetterlo! >

    “Contaci” pensai mentre dicevo alla Voce Chi sei, o Voce? Come fai a conoscermi? … Ah, non importa conclusi con un profondo sospiro Probabilmente la risposta sarà qualcosa al di là della mia comprensione. Con estrema tranquillità mi sedetti sul prato erboso, quasi scomparendo nella fitta vegetazione. C’erano fiori di tutti i colori in quel luogo, e quasi mi persi tra quella moltitudine. Tralasciando la fitta al pensiero di tutta quella disordinata sequenza di colori, era tutto stupendo. Con voce tranquilla dissi Quindi questo è un mio ricordo? Bé allora si spiega perché mi ritrovo qui quando so esattamente che fine abbia fatto l’originale. Mi guardai intorno, incuriosito: come ricordo era estremamente vivido e reale. Guardai al centro del prato, là dove per la prima volta avevo oltrepassato l’ingresso dell’Habitat. Non ci voleva molto a capire perché l’avessi scelto. Continuando, con tono pacato, dissi L’ho scelto perché è qui che la mia vita ha preso una piega inaspettata ed io sono diventato … rabbrividii e dissi, con un accenno di disgusto … questo. La mia vita era perfetta: una famiglia che mi voleva bene e a cui anche io volevo bene. Mondi da proteggere per i quali sarei diventato un guerriero umano seguendo le orme di mio nonno ed avrei cacciato quei mostri chiamati Heartless, Nessuno e Nesciens, ma ora che sono anche io un Heartless, cosa dovrei fare? dissi, oramai alzato del tutto, gridando in un misto di collera e disperazione. Portando i pugni a cielo in segno di sfida e continuai dicendo Perché sono tornato in vita, Voce? Ho forse lasciato qualcosa in sospeso? Dimmelo, ti prego! e, cadendo in ginocchio ormai inerme, conclusi con un fil di voce Qualcuno mi dica cosa devo fare …

    < Osservai tutta la scena dall’inizio alla fine, passando dal divertito all’estasiato man mano che la disperazione di John cresceva. Tutta quella disperazione era una manna dal cielo. Se fossi stato in un corpo tutto mio l’avrei mangiato da un sacco di tempo, ma da coinquilino potevo godere di una posizione in prima fila sui tormenti di John. Una cosa che non aveva prezzo. Magari più avanti avrei iniziato a tormentarlo un po’ anche io. Molti si staranno chiedendo perché infierisco solo su John. Bé il motivo è semplice. Per più di diciotto anni lui mi aveva segregato in un angolo sperduto del suo essere: ogni qualvolta vedeva battaglie, distruzione selvagge e nemici sconfitti, una parte del suo essere sussultava di gioia. Ero io – non esattamente quello che sono adesso, ma quella era la falsariga. Ora che sono vivo, è tempo di vendetta. L’avrei lasciato fare e sarei rimasto a guardare cosa sarebbe successo dopo quella scena deliziosa, chiedendomi intanto cosa sarebbe successo. Non sapevo cosa aspettarmi dall’interlocutore, quindi era meglio essere sempre all’erta. Sempre.

     
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  4. Xisil
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    Un singolo corpo, due visitatori distinti. Due anime irrimediabilmente legate, due facce dello stesso cuore in lotta per il predominio su un’effimera materialità.

    “Cerchi di tenerlo chiuso in gabbia, ma non ci riesci, non è così? Il lato oscuro della tua anima, che nessuno dovrebbe vedere...”

    Erano proprio lì. L’uomo e la bestia. Un giovane, in apparenza innocuo ragazzo, che celava nel profondo del suo corpo, sotto la sua pelle, la peggiore delle piaghe che l’universo potesse conoscere.
    In un singolo e miserabile corpo si svolgeva l’eterna battaglia fra luce e oscurità, quasi una sintesi di ciò che da secoli accadeva nell’universo. Una faida senza fine fra due entità così diverse e allo stesso tempo complementari: l’una non potrebbe esistere in assenza dell’altra, poiché è proprio il confronto fra le due a determinare la loro definizione, la loro differenza e distinzione.

    “Ti adoperi al massimo per cercare di controllarlo, tenendolo segregato nell’angolo più oscuro del tuo essere... tuttavia, puoi sentirlo tu stesso, egli scalpita, graffia le pareti della sua angusta prigione, sempre sveglio, sempre in allerta... una rabbia che non puoi contenere, non per molto.”

    Parole, bisbigli, sibilanti sussurri pervasero l’aere mesto come tante proiezioni mentali dell’entità suprema di quel luogo, manifestazioni più che volontarie degli oscuri pensieri della Voce, inconsistenti come numerosi spettri dalle lingue taglienti e parole torbide e velenose.

    Mostro... Abominio... Assassino...

    Avrebbe potuto vederli volteggiare sopra il suo capo, strisciare accanto a lui, mentre i fiori di quel locus amoenus appassivano, uno dopo l’altro; i loro colori, anime mietute dalla nera falce delle tenebre.
    Mere larve a prima vista, eppure più le avrebbe osservate, più le avrebbe viste mutare, lentamente... sagome umane... volti a lui ben noti...

    “Nessuno può sentire le tue grida di dolore, non qui. Sei solo, John... solo tu e i peggiori incubi che attanagliano il tuo cuore....
    ... in effetti, oramai sei solo anche al di fuori di questo luogo. Lo hai detto tu stesso: una famiglia che ti voleva bene e a cui anche tu volevi bene... Non ti è rimasto più nessuno.”


    Parole pungenti, quasi crudeli, eppure pronunciate con estrema calma e tranquillità, quasi apatia, indifferenza. Non era nella sua natura mostrare compassione, non era il quello il suo ruolo in quell'ambiguo teatrino.

    “La creatura delle tenebre ha ragione. È solo colpa tua”

    In quel moneto, egli sembrava disprezzare profondamente tutto il suo essere. Domandava il motivo della sua permanenza in quel mondo, in quella dimensione. La sua stessa esistenza era fonte del suo disgusto, della sua rabbia, della sua totale e degenerante confusione.

    Afflitto e stanco al fin cade ne l'erba,
    e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto.
    Senza cibo e dormir così si serba,
    che 'l sole esce tre volte e torna sotto.
    Di crescer non cessò la pena acerba,
    che fuor del senno al fin l'ebbe condotto.


    Gli uomini comuni perdono il senno per amore di una donna, ma per John non era così: egli non sarebbe stato in quel loco se fosse stato semplicemente una “persona comune”.
    Ambizioni, sogni di un futuro eroico, un valido punto di riferimento... ideali stroncati dalle ritorsioni di un fato avverso che fece di lui ciò che il ragazzo stesso più detestava e desiderava con tutto se stesso, un domani, distruggere con le sue stesse mani. Li odiava, ed ora era uno di loro.
    Misero lui, chissà di quali colpe si era macchiato, tali da scatenare su di sé le ire avverse di un fato maligno...
    ...La superbia, forse, dell’uomo che desidera conoscere oltre ciò che gli è dato sapere? Come quel giovane il quale osò avvicinarsi troppo al sole: le sue ali ceree si sciolsero ed egli cadde a capofitto, nel vuoto, fra le braccia della morte. Così John cadde nella tetra oscurità.

    “Incredibile la tua sicurezza... credi davvero di aver trascorso una vita perfetta ed invidiabile fino ad ora... Sei così sicuro di essere morto quel giorno? ”

    Tutto ciò che egli riusciva a fare, in quel momento, era disperarsi, inveire contro il cielo, abbandonarsi al suolo... di nuovo dolore, disperazione. Così debole, così fragile, incauto per quanto consapevole della precarietà della sua esistenza... la bestia era in agguato, costantemente... la sua forza accresceva al calar della forza e della determinazione del ragazzo.

    “Cosa dovresti fare? Davvero non te ne rendi conto da solo? Eppure la risposta è proprio dentro di te, così semplice... capisci di cosa sto parlando, mio caro? Davvero hai bisogno che sia io a darti questa risposta?”





    Qualche semplice provocazione, cerca di rispondere tenendo in considerazione il carattere del tuo personaggio, come già sai. Piccolo appunto: gli spettri che ho fatto apparire attorno a te non cercheranno di attaccarti in alcun modo, almeno per ora. Ti ho fatto notare che costoro assumono le parvenze di persone a te ben note, spetta a te stabilire di chi si tratta e decidere se interagire in qualche modo con loro.


    Edited by Xisil - 4/10/2012, 14:38
     
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  5. The Good Twin
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    Narrato ; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless ; “Pensato Heartless”


    Ormai la poesia era morta, come dovetti scoprire a mie spese di lì a poco. Un cambiamento impercettibile, seppur angoscioso e sublime. Nell’aria immobile di quello sperduto luogo , la Voce echeggiò ancora una volta, come se fosse il rintocco lento di un pendolo.

    < Parlava di noi, di come John si adoperasse per mantenermi sotto stretto controllo, pur sapendo che ormai ero troppo forte per essere semplicemente nascosto al mondo. Quanto adorai quelle parole. Quanto mi crogiolai nel pensiero di come sarebbe stato quando poi avrei preso totalmente il controllo del nostro corpo. Presto, molto resto, la “profezia” della Voce si sarebbe avverata ed ormai la luce si sarebbe affievolita così tanto da non essere altro che un puntino sommerso dall’oscurità. Un puntino insignificante e ostinato a sopravvivere.>

    Rimasi a fissare il nulla che mi sovrastava, apatico e vuoto come se la mia anima avesse deciso deliberatamente di lasciare questo corpo. Sapevo che non era così. Ero ancora vivo e destinato a quel supplizio che sarebbe stata la mia nuova esistenza. Era come se qualcuno mi avesse appena dato uno schiaffo in faccia o un secchio di acqua gelida per svegliarmi. Quello che la Voce aveva detto era la pura e semplice verità che il mio stesso essere condivideva. L’unico a non accettarlo ero io. La mia battaglia con me stesso sarebbe finita prima o poi, lo sapevo, ed ero anche sicuro che non ne sarei uscito vincitore. Combattevo, resistevo per esistere ancora, ma tutto il dolore che stavo provando non faceva altro che aumentare la presenza dell’altro me. E quello che successe dopo non fece che peggiorare la situazione.

    < Per lui, ovviamente. Intorno a noi, improvvisamente, i fiori appassirono tutti, nessuno escluso. Ci alzammo di scatto, ora sotto il mio comando. Masse informe si manifestarono in quel luogo dimenticato, ombre di un volere incomprensibile. Si muovevano quello spazio come banchi di pesci nell’acqua. Ci circondarono, continuando a sussurrare parole che per le orecchie di John sarebbero state recepite come pugnalate. “Si, continua così” pensai ormai impaziente “Distruggilo, annientalo. Non so a cosa ti servano questi esseri informi, ma … wow, io non avrei saputo fare di meglio!” conclusi, sinceramente adorante. I fantasmi, o qualsiasi cosa fossero stati, iniziarono ad assumere forme vacue, con sembianze fin troppo familiari per il piccolo John. >

    In quella landa desolata, dove ogni colore sgargiante della terra era morto, quei fantasmi si ersero a miei giudici. Giudici provenienti dal mio passato, forme che avevo stampato nella mente dal primissimo sguardo. I miei genitori e mio nonno si ergevano intorno a me, formando un triangolo, al cui centro vi ero io. Sguardi severi erano puntati su di me, accompagnati da bisbigli che mi incalzavano come in una lenta nenia. Mi definivano un mostro, un abominio. Ed era soltanto colpa mia, come incalzava la Voce. Distrutto nello spirito, portai lo sguardo supplichevole su ciascuno di quelle figure incorporee. Ormai era tardi. Caddi, non fisicamente ma la mia parte di coscienza si ridusse così all’improvviso e di così tanto che sembrò come passare da una stanza ampia ad una valigia in cui entravo a malapena.

    < Ero vivo. Ero al comando e nulla avrebbe cambiato ciò. Non per il momento almeno. Alzai le braccia, controllando le giunture e aprendo e chiudendo le mani a pugno per vedere se avevo il totale controllo. Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni, espirando profondamente, e a quel punto brividi si diffusero lungo quello che ormai era un corpo solo mio. Sul mio volto si dipinse un sorriso, un sorriso perfido e folle che di lì a poco sfociò in una risata trionfante che sovrastò i bisbigli di quei fantasmi. Proseguii dicendo Finalmente libero! Non sai quanto ho aspettato questo momento. Ti devo molto Voce. Sono finalmente un Heartless in tutto e per tutto! Non uno di quei miseri umani, né uno di quegli inutili Nessuno, né un mero pensiero quali sono i Nesciens. Io sono un Heartless, un cacciatore e sono fiero di esserlo! più rivolto a quelle mere apparizioni che alla Voce stessa. Non so perché provassi un moto di ostilità per quelle forme: il mio odio era rivolto solo agli originali che avevano fatto crescere John con i cosiddetti “valori” e per far loro piacere egli aveva soppresso una parte di sé – cioè io. Era come se la mia esistenza non fosse mai stata gradita, un danno collaterale da dover eliminare il prima possibile. Be’, se era così, avrei avuto la mia vendetta. Avrei cercato la nostra “famiglia” e li avrei tormentati fino alla fine dei loro giorni. Questo era il mio obbiettivo principale.>

    Un obbiettivo … la stessa cosa che chiedevo alla Voce. Quest’ultima però si era sollevata in quell’istante di megalomania del mio “coinquilino” e anche se lui non aveva ascoltato ciò che diceva, io l’avevo fatto. Credo sia stato anche perché quelle parole erano rivolte soprattutto a me. La Voce mi diceva che la risposta ai miei interrogativi era dentro di me, ma come era possibile? Cosa avevo lasciato in sospeso? Per riflettere su ciò tentai di impormi uno stato di calma per fare quello che sapevo fare meglio: mettere qualsiasi cosa al proprio posto in un ordine quasi maniacale. In questo caso, gli avvenimenti del fatidico giorno. Un moto di rabbia si diffuse nel mio seppur ristretto essere “Se solo quel giorno non fosse mai esistito … “

    < Rimasi improvvisamente senza parole, aspettando col fiato sospeso, sperando che non riuscisse a trovare una soluzione. La voce di quegli spiriti ora era del tutto inutile, non gli provocava né disperazione né paura, era diventato solo un brusio fastidioso. Improvvisamente i pensieri di John si fecero sempre più nitidi e presenti. Stava trovando uno scopo, il motivo che spiegasse il nostro ritorno dall’Oscurità. Quasi spiazzato, con un fil di voce dissi No … non ora! … >
    Bingo! Era in quel giorno il problema: dovevo scoprire che cosa era successo e che fine avevano fatto tutti coloro che vi parteciparono: il nonno, i due scienziati e … per quello ci avrei pensato più avanti. Sentì il mio essere riguadagnare il terreno perduto, riportando il mio controllo allo stesso livello del mio “coinquilino”.
    < Sentì l’infima presenza di John ampliarsi, tornando al suo stato originale. Ero frustrato, rabbioso. Avrei voluto ricacciarlo indietro, ma a malapena riuscivo a restare sullo stesso piano. Digrignai i denti, lo sguardo iniettato di sangue e pensai, infondendo in quei pensieri l’odio più profondo di cui disponevo “Sappi che prima o poi riuscirò ad ottenere il controllo totale e non saranno dei buoni propositi a salvarti! Resterai chiuso i quell’angolo fino a che non moriremo. Lo giuro!” e ritornai quieto, silenzioso, aspettando il momento propizio per intervenire.>

    Intanto portai lo sguardo al cielo, ignorando completamente il mio interlocutore. Chiusi gli occhi, colpito da un fitta improvvisa al bisbiglio di quei fantasmi. Non avevo ancora accettato il mio cambiamento. “Probabilmente non ti accetterò mai, Heartless …” pensai in risposta “… ma per il momento ho altre cose di cui preoccuparmi. Forse un giorno … chissà!” presi un profondo respiro e dissi, rivolto alla Voce con tono deciso Ho trovato un obbiettivo. Uno per cui vale la pena di vivere anche solo per un viaggio. Non so se è per questo che sono tornato e sinceramente non me ne importa un fico secco. Questa è una mia scelta e un mio errore a cui devo porre rimedio. Puoi capirmi, Voce? dissi infine ed aspettai ansioso di sapere come si sarebbero evoluti gli eventi. Chi può sapere cosa può pensare un’entità vissuta per millenni in solitudine, giudicando gli avventurieri che giungevano al suo cospetto?

     
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  6. Xisil
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    Come una moneta lanciata in aria ruota su sé stessa mostrando ora l’una, ora l’altra faccia, sotto l’influenza forse della fisica, forse dei capricci di un destino mutevole, così il giovane pellegrino esibiva prima la sua luce, poi le sue tenebre, in un monologo repentino fra le due leggi eterne che governano la vita.
    Quella piccola moneta era stata lanciata, dunque non restava altro che osservare il continuo, quasi frenetico scorrere dell’una e dell’altra entità sotto lo sguardo attendo, quasi compiaciuto, del guardiano di quel loco.
    Quale faccia dello stesso cuore avrebbe prevalso, emergendo in superficie e schiacciando la seconda sotto il suo peso? A Chi il fato multiforme avrebbe permesso di proseguire quella prova?
    Testa... o croce.

    “Perché non riesci ad accettarti? A tutti gli effetti, tu e quell’Heartless siete la stessa persona, provenite dal medesimo cuore... lui è manifestazione di un lato che hai sempre avuto, celato nel tuo cuore, sebbene tu non ne fossi consapevole... fino ad ora.”

    Odiava sé stesso, lottava contro sé stesso, contro il suo demone interiore. O forse era lui, in quelle condizioni, parassita in un corpo che non più gli apparteneva?
    Cercò di fargli comprendere la verità, la Voce. Ma John non colse il suo avvertimento. Misero lui, come poteva comprendere, così ostile nei confronti di quella sua nuova natura, tanto da ripudiarla, tanto da pretendere di possedere ancora la benché minima parte di quell’involucro materiale... nulla di più che ossa e molli membra, alle quali il giovane era rimasto così morbosamente attaccato, creando attorno a sé solo un’illusione, un’immagine sbiadita di una vita che non poteva più reclamare, futile riparo dalla crudele realtà.
    Eppure doveva riconosce la sua forza d’animo, per la quale ancora cercava una ragione che motivasse la sua esistenza. Pena provava, nei confronti di un giovane che non conscio della limitazione del suo modo di pensare, cercava ugualmente una risposta ai propri interrogativi, che privo dei mezzi adeguati cercava di percorrere una strada che credeva portare alla verità, ma lo conduceva solo verso una soluzione effimera e momentanea.

    “Un obiettivo. Bene, così sia, allora, se ritieni sia questa la giusta via.”

    Un sospiro, manifestazione di sommessa rassegnazione, impercettibile delusione. Cieco, povero John. Tuttavia, come biasimarlo... la colpa non era sua.

    “Solo tu puoi conoscere il motivo che ti ha fatto tornare, o restare, in vita, e se questo valga davvero l’inizio di un nuovo viaggio... ma sappi che fino a quando non avrai accettato te stesso, ciò che sei veramente, questa nuova vita che ti è stata concessa, credimi, non andrai molto lontano...”

    e le nere figure si avvicinarono, illusione nell’illusione, barcollando, cercando disperatamente di aggrapparsi con le loro sudice mani al giovane corpo... i loro volti sempre più nitidi, volti distorti dall’odio e dal dolore, continua la litania proveniente dalle loro gole.

    “... fino ad allora, non ti permetterò di lasciare questo loco.”

    E una lieve, lontana risata compiaciuta si diffuse leggera tra le tenebre. No... non sarebbe finita così in fretta, ancora tante cose avrebbe dovuto imparare, con le buone o con le cattive.

    “Ma rifletti... potresti lasciarti alle spalle tutto questo dolore, il rancore...
    E se non fossi morto... se ti fosse stata data una seconda possibilità, una nuova vita, un’identità diversa per sfuggire al tuo passato tormentato... ti basterebbe soltanto accettare la realtà delle cose, il fatto che il passato non può essere in alcun modo mutato... Cedere il posto al nuovo te...
    ...Ad essere sinceri, John... ora sei tu a dover essere accettato. La tua presenza in quel corpo non ha più alcuna motivazione. Sei TU l’intruso.”


    Parole odiose, brutali, come il tono con la quale venivano pronunciate. Ma la Voce esponeva la pura, semplice verità, in tutta la sua penosa crudeltà: infatti il guardiano non ne aveva alcuna colpa... e certamente non sentiva alcun rimorso, non il minimo senso di colpa per aver pronunciato tale sentenza. Si trattava di un semplice gesto caritatevole: cosa c’era di sbagliato nell’ergersi fra la nera oscurità come unica luce ad illuminare l’irto sentiero del vero?

    “Fai la tua scelta... Rifletti con calma, hai tutto il tempo che vuoi. Posso attendere un altro secolo, forse, due. Per me il tempo non ha alcun valore.”



     
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  7. The Good Twin
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    Narrato ; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless ; “Pensato Heartless”; Parlato Voce


    “Perché non riesci ad accettarti? A tutti gli effetti, tu e quell’Heartless siete la stessa persona, provenite dal medesimo cuore... lui è manifestazione di un lato che hai sempre avuto, celato nel tuo cuore, sebbene tu non ne fossi consapevole... fino ad ora.”

    Cominciavo a chiedermelo anche io. Cos’era che mi rendeva così ostico nei confronti della mia metà? Non sono un genio, questo lo so, né utilizzo molto quelle piccole cellule grigie nel mio cranio, ma non mi fu difficile, concentrandomi, trovare il motivo di tanta avversione: pregiudizi. Ero vissuto in mezzo agli umani, vedendo solo quella parte della realtà in cui noi eravamo le prede innocenti e gli Heartless i cacciatori sanguinari. Ogni giorno della mia vita avevo ascoltato persone che li definiva mostri, abomini - proprio come facevano con me quelle dannate ombre che mi circondavano – ed avevo iniziato a credere che quella fosse la verità. Distolti gli occhi dal cielo, guardai in avanti. Mio nonno si ergeva di fronte a me in tutta la sua statura, ricoperto da capo a piedi dall’armatura blu notte da generale. La cantilena continuava incessante, imperterrita, tanto che ormai avevo i nervi a fior di pelle. Ancora un po’ e mi sarei infuriato.
    < Io intanto avevo deciso di restare quieto in un angolo della nostra coscienza, aspettando il momento in cui sarei intervenuto, che a John piacesse o no. Non avevo alcuna obiezione contro quello che aveva detto la Voce: non era altro che la verità nuda e cruda. Quello che non capivo era dove voleva arrivare. Dopo un attimo di calma riflessione, insolita per uno come me, decisi che era meglio aspettare un altro po’, solo per vedere l’evolversi della situazione. Chiamatela curiosità, se volete, io la chiamo “noia mortale”. >
    La Voce riprese il discorso dicendo

    “Un obiettivo. Bene, così sia, allora, se ritieni sia questa la giusta via.”

    Tirai un sospiro di sollievo, rilassando un po’ i muscoli, ma fu solo un attimo di quiete, perché quell’essere continuò poi il discorso

    “Solo tu puoi conoscere il motivo che ti ha fatto tornare, o restare, in vita, e se questo valga davvero l’inizio di un nuovo viaggio... ma sappi che fino a quando non avrai accettato te stesso, ciò che sei veramente, questa nuova vita che ti è stata concessa, credimi, non andrai molto lontano... fino ad allora, non ti permetterò di lasciare questo loco.”

    Le ombre, nel loro mesto canto, iniziarono allora ad avvicinarsi a me, i volti carici di odio e doloro, sempre più nitidi. Barcollavano, come zombie appena sorti dalle tombe in cerca di carne fresca. Rimasi a fissare la pallida figura davanti a me finché il tocco di qualcosa di freddo alla spalla sinistra mi fece trasalire. Voltai di scatto la testa verso l’origine di quel tocco. Mio padre, i corti capelli castani scompigliati, mi guardava con sguardo spento, la lenta nenia fuoriusciva dalle labbra come unico soffio di vita. Non potei che provare un moto di nostalgia alla vista di qui capelli i disordine. “Anche quest’ombra ha quella brutta abitudine di non curare il proprio aspetto” pensai mesto, ricordando quando mi risultasse difficile stare vicino a mio padre senza tentare di domarne i capelli con il pettine. Mentre i ricordi scorrevano nella mia mente, l’ombra si aggrappava a me come se fossi la sua ultima ancora di salvezza, anche se con gli occhi sembrava dire “Perdonami per quello che sto facendo”. Un altro tocco freddo alla mia spalla destra e capì subito senza voltarmi di chi fosse. Sarebbe stato inutile quindi compiere tale azione, ma lo feci lo stesso perché volevo solo vederla ancora una volta. Davanti ai miei occhi comparve una lunga chioma di capelli ramati, culminante nel viso tondo e anch’esso pallido di mia madre. Continuo a chiedermi come sia possibile che io sia nato biondo con una madre rossa. Infine, una grande massa si presentò a fatica di fronte a me, sormontandomi. Con entrambe le possenti mani, mio nonno si appoggiò a me fissandomi dall’alto, fiero nel dolore come nella vita. Se non fosse stato per quel dolore che rigava i loro sguardi e la lenta nenia che mi riempiva le orecchie, sarebbe stata una bellissima riunione di famiglia.
    < Una situazione alquanto sgradevole dal mio punto di vista. Praticamente eravamo circondati da ogni lato da ombre, a cortissimo raggio d’azione. Sarei dovuto intervenire? No, non ancora almeno. Buffo, ripensandoci, per un essere irascibile ed impaziente come me, in quel frangente non feci altro che aspettare, aspettare, aspettare fino al punto dal perdere anche io le staffe. Stavo per prendere una decisone quando la Voce parlò ancora. >

    “Ma rifletti... potresti lasciarti alle spalle tutto questo dolore, il rancore...
    E se non fossi morto... se ti fosse stata data una seconda possibilità, una nuova vita, un’identità diversa per sfuggire al tuo passato tormentato... ti basterebbe soltanto accettare la realtà delle cose, il fatto che il passato non può essere in alcun modo mutato... Cedere il posto al nuovo te...
    ...Ad essere sinceri, John... ora sei tu a dover essere accettato. La tua presenza in quel corpo non ha più alcuna motivazione. Sei TU l’intruso. Fai la tua scelta... Rifletti con calma, hai tutto il tempo che vuoi. Posso attendere un altro secolo, forse, due. Per me il tempo non ha alcun valore.”


    E con queste parole, la voce ritornò muta, in attesa di ascoltare la mia scelta e giudicare. Mi maledissi per la mia stoltezza, per non aver pensato a quella possibilità. Eppure era chiaro cosa dovessi fare fin dall’inizio. Non per la Voce, non per l’Heartless ma per me stesso. Oramai non ero più un umano, tutto di me era Oscurità modellata seguendo gli schemi di un vero corpo carnale. Io ero solo una reminiscenza del passato, la nota stonata in quella, seppur folle, armonia. Ero io il caos in quel frangente. Lo stesso tipo di caos a cui io stesso davo un ordine fin da quando ero bambino. Conscio di questo, fu naturale che la mia coscienza iniziò ad affievolirsi, anzi sembrò cedere deliberatamente il posto all’altro me. “Inutile lottare contro l’inevitabile” pensai.
    < ”Un concetto molto vittimistico, testone!” pensai io in risposta. Bloccai l’espandersi della mia coscienza e riportai la coscienza di John al mio stesso livello anche se presi io il controllo del corpo. Sorrisi divertito e decisi che era meglio allontanare quelle ombre da noi, così da evitare eventuali tiri mancini della Voce. Portato velocemente la mano sinistra sulla destra di mio nonno,la ruotai all’esterno, costringendolo a piegarsi su un lato, abbastanza dunque da potergli sferrare un pugno in faccia. Ruotai poi su me stesso, avvicinandomi all’ombra di mio padre e, usando la spinta della rotazione, gli sferrai una gomitata al volto. I colpi non dovevano aver causato troppi danni, a causa della nostra scarsa forza fisica, quindi non provai molto rimorso, ma lo stesso avrebbero dovuto sortire l’effetto sperato. Quello che mancava era liberarmi di nostra madre. Infatti, tenendole fermo il polso, indietreggiai di scatto, avvicinandomi a lei e, cingendole i fianchi, eseguii una proiezione di combattimento, tipica del judo. Ok, sono sicuro che siete confusi: certo, non avremo molta forza fisica, ma chi ha mai detto che non abbiamo imparato qualche arte marziale? Pensate che uno vada in battaglia senza neanche conoscere qualche nozione di combattimento ravvicinato? Se si, allora vi consiglio di gettarvi un grosso secchio d’acqua fredda in testa. Ragionerete con più lucidità, dopo. Finito di sistemare anche nostra madre, feci un balzo indietro, allontanandomi di un metro dalle ombre. >
    Rimasi di stucco. Non per quello che aveva fatto all’esterno del nostro corpo – certo avrebbe poteva evitarlo, pero!- ma per quello che invece aveva fatto alle nostre coscienze. Si è giocato una delle pochissime possibilità che avrebbe avuto di ottenere il totale controllo del nostro corpo! Allibito, e anche un po’ risentito, gli chiesi “Perché l’hai fatto? Ormai devo rassegnarmi a sparire, lo sai anche tu!”
    < Per questo ho detto che sei un testone, John! dissi io, non curante di star dicendo invece che pensando la risposta. Mi misi in guardia e continuai, dicendo La voce ti sta solo dicendo di accettarmi come parte del tuo essere, non ti sta chiedendo di sparire! Quindi stai buono lì a riflettere: qui ci penso io. > gli dissi, allontanandomi ancora di mezzo metro per avere tutte le ombre in un campo visivo più stretto. Regola numero uno: mai, mai trovarsi troppo vicino ai nemici! Si rende troppo semplice l’uscita dal proprio campo visivo. Tenendo sempre gli occhi fissi sulle ombre, gridai con foga <Allora Voce, arriviamo al sodo: a chi devo fare il culo per poter uscire di qui? Me ne frego altamente delle tue lezioni morali e sinceramente sono stanco di essere imprigionato. Quindi dammi qualche prova fisica con cui scaricare la tensione e facciamola finita! E non mi venire a dire che devo affrontare queste ombre aggiunsi, indicando quegli stessi esseri dalle fattezze dei nostri familiari Puoi fare di meglio e lo sai!>
    Intanto io ridevo di me stesso e della mia stupidità. Un Heartless, l’essere che più odiavo, mi stava aiutando, e si comportava esattamente come avrei fatto io prima della trasformazione. Come un qualunque ragazzo scapestrato. Riflettei: ero caduto anche io così in basso da ergere l’umanità su un piedistallo e considerare tutte le altre creature nient’altro che feccia? Eppure non avevo visto io le vere brutture dell’umanità? Era così speciale l’ essere umano? La risposta era lampante: no, non lo era. Posta la domanda e trovata la risposta, iniziò a farsi strada in me il rimorso per come mi ero sempre comportato e il desiderio di cambiare, di migliorare me stesso. Di pari passo, quindi, iniziai ad accettare il mio nuovo me, e con esso iniziai a vedere questa nuova vita, non come un supplizio o una punizione, ma come una possibilità di redimermi e poter fare una volta tanto la cosa giusta. Avrei aspettato … curioso di vedere come si sarebbe evoluta la faccenda e come si sarebbe comportato il mio alterego. Magari avrei anche potuto imparare qualcosa, una volta tanto!

    Scusami per il ritardo, Xisil – chan, ma sto attraversando un lungo periodo di blocco. Non so neanche da dove mi sia uscito questo obbrobrio! Ah tra parentesi, ho supposto che le ombre avessero sostanza, legandomi al fatto che stavano tentando di aggrapparsi a me barcollando. Per barcollare bisogna essere sostenuti dal suolo. Per essere sostenuti dal suolo bisogna avere un corpo fisico. Se mi sono sbagliato, avvertimi per favore.

     
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  8. Xisil
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    “Quanta rabbia, quanto ardore... vivo è il fuoco che arde nel tuo petto, nera la fiamma che sprigiona nel tuo cuore.”

    Nulla poté il ricordo dei cari defunti, a nulla valsero i loro volti pietosi. Dove John si trovò sul punto di fallire, l’Heartless prese le redini della situazione, tese i fili di quel burattino di carne e fece la sua mossa. Eppure qualcosa non andò come chiunque si sarebbe aspettato. La situazione era propizia, avrebbe potuto cogliere l’attimo e sopraffare la debole e ininfluente coscienza dell’umano. Ma non lo fece, e cosa lo spinse ad agire in modo così sconsiderato, cosa mutò quella natura maligna che avrebbe schiacciato il peso morto, il debole umano, non ci è dato saperlo, e mai lo sapremo con certezza.
    Forse la creatura altro non attendeva che prendere il possesso del suo corpo legittimo appena la situazione si fosse rivelata a lui favorevole, forse il suo unico scopo era preservare quell’involucro caldo e molle finché il suo momento non fosse giunto.
    O forse, semplicemente, qualcosa fra i due esseri costretti dal fato a convivere per il resto de loro giorni, cominciava finalmente a funzionare.

    “Quale piacere aver dunque a che fare con te, creatura delle nere tenebre, legittimo proprietario di questo corpo del quale, misero te, non potrai mai avere pieno controllo. Il destino può esseri crudele anche nei confronti di essere quali voi siete, non credi? Tuttavia ancora mi domando: quale scopo finale muove la tua volontà, spingendoti a compiere azioni tanto sconsiderate quanto inaspettate? L’ira cruenta, forse?”

    Mentre tali parole aleggiavano gravi in quel tristo loco, lento e inaspettato mutava il timbro della voce ancestrale, finché una voce soave e femminile non ne prese definitivamente il posto dell’ambigua entità.
    Dunque un bagliore, accecante nella sua purezza, si impose che forza nell'eterna illusione, fuggendo le tetre ombre che si dissolsero come trafitte e dilaniate dal ferro splendente del giudizio incorruttibile.
    E la luce si riflesse sfavillante nella chioma dal biondo crine di una donna, definendone ogni forma e morbido contorno, prima di spegnersi fulmineo come era apparso. Un lampo, un’esplosione di fierezza e orgoglio che ancora sembrava dardeggiare nei verdi occhi della maestosa figura concretizzatasi in quel loco di eterna prova. La stessa lama che cingeva i suoi fianchi sensuali, il raggio più luminoso del sole incastonato in un’elsa metallica, fattosi materiale così da poter essere impugnato dalle mani più degne.
    La figura alta e slanciata fece così il suo ingresso in quella dimensione, lenti ma sicuri i suoi passi, leggero un mantello ondeggiava alle sue spalle, segnato dal tempo e dalle battaglie.

    “Credi davvero di poterti permettere di sminuire l’onore che ti viene concesso sostando in questo luogo di eterna prova, comportandoti come se ti trovassi in una sporca prigione o un’arena nella quale dar prova della tua forza fisica?”

    Pronunciò parole colme di rimprovero e sdegno. Gentile il suo aspetto, severo il suo sguardo inquisitore. Composta e posata, tuttavia, non fu minimamente sopraffatta dalla passione e l’ardore delle mortali creature: lei non era una giovane qualunque, e presto quel giovane pellegrino lo avrebbe scoperto a sue spese.

    “Non basterà questo per poter andare via di qui. Finché il tuo spirito vacillerà, non sarai mai in grado di raggiungere alcun obiettivo, credimi.”

    E solo allora impugnò la sua spada, compagna fedele tanto in quella vita quanto in quella passata, che brillò di una luce ancora più forte, il coraggio e l’ardore del guerriero chiamato a compiere l’ennesima impresa senza cenno di esitazione.

    “Fatti avanti, mostrami la forza della tua volontà, dimostrami che le tue azioni sono governate da vere motivazioni, e non dall'odiosa rabbia e arroganza, indipendentemente dalla forza che governa il tuo spirito”




    ... solo insieme potete riuscirci




    Did you miss the point,
    Or fail to see,
    That you are lost,
    Cause you are chosen.





    Joan
    Stato fisico: Ottimale
    Stato psicologico: pronta a combattere, desiderosa di mettere alla prova Jhon.
    Energia: 100%

    Statistiche


    Base Verde P.Q. A&O Totale
    Corpo 60 +20 ±0 ±0 80
    Essenza 60 +30 ±0 ±0 90
    Mente 30 ±0 ±0 ±0 30
    Velocità 50 +10 ±0 ±0 60
    Destrezza 50 +20 ±0 ±0 70

    _____Equipment

    Durlindan: La potente spada che la giovane usò anche in vita. Si tratta di una lama della lunghezza complessiva di 80cm (la lama ne occupa 65) nella quale sono incastonati alcuni zaffiri sul piatto e un grosso rubino ovale al termine dell'elsa, a forma di croce. L'impugnatura è in cristallo eccezionalmente resistente, molto maneggevole e non così pesante da risultare un problema per l'esperta guerriera, il suo ferrò splende come argento alla luce del sole. La leggenda vuole che tale spada, benedetta dagli dei, abbia estirpato decine di migliaia di Heartless nel corso dei pochi anni durante i quali è stata impugnata dalla paladina.

    Armatura leggera: Semplicemente i pezzi di armatura in ferro precedentemente descritti che proteggono alcune parti cruciali del suo corpo. Privi di qualsiasi incantamento, si limitano ad innalzare le sue difese contro gli attacchi fisici in nella zona del torace, dello stomaco e delle spalle.

    _____Abilities

    Pure Light: Joan ha sempre combattuto a fianco della luce nella sua guerra per l'equilibrio e la sua predisposizione verso tale elemento, a cui contribuisce la sua purezza di spirito, è tale da concederle dei benefici in battaglia. In ogni momento, infatti, potrà infondere luce alla sua spada o alla sua armatura, nel primo caso trasformando i danni dei suoi attacchi in tipo magico di elemento luce, mentre nel secondo caso diminuendo i danni da attacchi magici e/o del medesimo elemento o del suo opposto, l'oscurità.
    [Abilità passiva superiore]


    Prima di dimenticarmene, ti faccio notare che l'ultima frase è un pensiero del Giudice in questione, ovvero Joan. Nulla in particolare da dire riguardo quanto ho scritto. Avrei solo una cortesia da chiederti: potresti cortesemente differenziare maggiormente il parlato e il pensato dei tuoi due fanciulli? Grazie in anticipo.


    Edited by Xisil - 28/12/2012, 09:34
     
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  9. The Good Twin
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    Narrato; “Pensato”;Parlato John; Parlato Heartless; “Pensato Heartless”; Parlato Voce; Parlato Joan


    Quanta rabbia, quanto ardore... vivo è il fuoco che arde nel tuo petto, nera la fiamma che sprigiona nel tuo cuore. Quale piacere aver dunque a che fare con te, creatura delle nere tenebre, legittimo proprietario di questo corpo del quale, misero te, non potrai mai avere pieno controllo. Il destino può esseri crudele anche nei confronti di essere quali voi siete, non credi? Tuttavia ancora mi domando: quale scopo finale muove la tua volontà, spingendoti a compiere azioni tanto sconsiderate quanto inaspettate? L’ira cruenta, forse?
    < Ero particolarmente esasperato. Non sapeva fare altro che domande? "Perché fai questo, perché fai quello" certe volte mi chiedo ancora dove trovai la forza di restare calmo ed ascoltare. Sbuffai, apparentemente impaziente. Una cosa era certa, però: se non rispondevamo alle domande della Voce, non saremmo mai usciti da quel luogo. Con noncuranza, dissi semplicemente
    Se stai chiedendo perché io abbia impedito a John di chiudersi in un angolo sperduto della nostra coscienza, ti rispondo che preferisco così. Mi sono divertito così tanto nel vederlo soffrire che non mi sembrava giusto interrompere tale divertimento. Voglio vedere fino a dove lo spingerà questo viaggio, se riuscirà a superare ciò che lo aspetta o sprofonderà ancora di più nell'Oscurità? Confesso che mi eccita questa prospettiva.

    Un improvviso bagliore smorzò la voce al mio doppio. Sentii il nostro essere vibrare davanti a tale luce e le ombre intorno a noi sbiadirono, fuggendo quell'entità. Di fronte a noi, come se si stesse creando proprio in quel momento, apparve una donna straordinaria. Sembrava avere la nostra stessa età, ma qualcosa in lei mi lasciò sbigottito: forse erano quei capelli lunghi color dell’oro, o forse il corpo snello e atletico, tipico di un guerriero ben addestrato. In ogni caso, ero sicuro che nella mia mente quell’immagine di bellezza si sarebbe impressa a fuoco e mi avrebbe accompagnato per tutta la vita. Poi parlò ed io fui come coplito da uno schiaffo.
    “Credi davvero di poterti permettere di sminuire l’onore che ti viene concesso sostando in questo luogo di eterna prova, comportandoti come se ti trovassi in una sporca prigione o un’arena nella quale dar prova della tua forza fisica? Non basterà questo per poter andare via di qui. Finché il tuo spirito vacillerà, non sarai mai in grado di raggiungere alcun obiettivo, credimi.”
    Estrasse poi la spada che iniziò a brillare come colpita da infiniti raggi di luce. Ed infine la ragazza disse
    “Fatti avanti, mostrami la forza della tua volontà, dimostrami che le tue azioni sono governate da vere motivazioni, e non dall'odiosa rabbia e arroganza, indipendentemente dalla forza che governa il tuo spirito”

    < Quello che vidi io fu solo una ragazza piena di se e piena di grandi convinzioni. Un sorriso beffardo mi si dipinse sul volto, e le mie parole uscirono poi con calcolata tranquillità >
    Non basterà dar prova della mia forza? Eppure sei qui, di fronte a me, a spada sguainata. Non hai così risposto alla mia richiesta? Stai solo riempiendo di buoni propositi il tuo desiderio di combattere, nient’altro. Ora che sei qui, tanto vale iniziare, non trovi?
    < Eravamo a tre metri di distanza, in uno spazio pressoché vuoto e infinito. Un attacco frontale mi sembrava la migliore azione possibile. Magari con un martello, oppure una mazza. C’era varie possibilità tra cui scegliere.>

    A quel pensiero intervenni io, ricordandogli che non sapevamo nulla di quella ragazza e che era meglio raccogliere informazioni sulle sue abilità. Pensai
    “Secondo me è meglio utilizzare una lancia, o almeno un’arma ad ampio raggio, così da poterci tenere a distanza di sicurezza e attaccare lo stesso.”

    < Controvoglia, irritato per l’intromissione di John nei miei pensieri e, soprattutto, per il fatto che aveva ragione a riguardo, decisi di seguire quel consiglio e iniziai a richiamare la magia e la feci confluire sulle mani, creando l’arma. Era lunga due metri, sottile e di color porpora, trasparente come il cristallo. Verso la punta, inoltre, vi erano due serie di punte, sopra cui si distingueva una sorta di rettangolo acuminato di cinque centimetri che culminava nella lama vera e propria di dieci centimetri.

    Completata l’opera, impugnai l’arma a due mani, puntandola verso la ragazza. La guardai pensieroso, e dissi, tanto per dar voce ad un mio pensiero
    Credo Proprio che la chiamerò Metelgeus. Mi piace come nome.
    Qualche istante, giusto per rivedere mentalmente la strategia che avrei adottato, e partii, provando un affondo al petto. Quest’ultimo però era solo una finta, perché subito, con una torsione dell’arma, l’affondo si trasformò, con un piccolo disegnato in aria dalla punta dell’arma, in un colpo laterale che puntava alla coscia sinistra della guerriera. Andato a segno o no il colpo, avrei indietreggiato di un altro metro, puntando di nuovo l’arma verso la ragazza. Era sempre preferibile tenere una certa distanza tra se ed il proprio avversario, non trovate? Avrei dunque aspettato una risposta da parte della giovane e quindi mi sarei poi preparato per l’attacco successivo. La distanza giocava in mio favore, quindi non c’era motivo di preoccuparsi per il momento. La parte più difficile sarebbe arrivata dopo.

    John:
    - Stato fisico:Ottimale
    - Stato Mentale:Divertito e concentrato nello scontro
    - Quantità magica: 100% - 16% = 86%
    - Statistiche:
    Energia: Bianca
    Corpo: 40
    Essenza: 80
    Mente: 40
    Velocità: 40
    Destrezza: 50

    - Equipaggiamento:
    Trial Gloves (Indossati)
    Metelgeus (Impugnata)

    - Abilità Usate:

    - Manipolatore Oscuro
    Manipolando l’Oscurità presente intorno a me – come facevo un tempo con la Luce – posso creare forme di vario genere, a seconda dell’utilità del momento. Tali forme saranno Oscurità solida e quindi molto leggere, per quanto l’aspetto possa ingannare. Non potranno occupare spazi nella realtà già occupati da altri oggetto, persone e animali reali ed il colore sarà omogeneo: ossia tutte le forme saranno del colore tipico degli Heartless, il viola. Esse avranno dimensioni precise e potenza limitata a seconda del consumo con cui vengono create e possono essere create su tutto il mio corpo o su una superficie con cui entro in contatto. Il danno subito dalle forme è di entità Magica.
    (Variabile)[Attuale costo usufruito: Medio]
     
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  10. Xisil
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    “Povero sciocco, cieco, poiché non riesci a cogliere il ben più grande disegno dietro questa mia prova. Non attribuisco grande valore alle ottuse supposizioni di un Heartless imperfetto, incapace di prevalere del tutto sul cuore di un umano. Fossi in te rifletterei sulle tue debolezze, piuttosto che sulle mie intenzioni.”

    Spietato, crudele, lui non riusciva a vedere, accecato dal suo ego e dalla sua superbia, eppure tutto stava andando secondo i piani: ogni tassello lentamente stava andando al suo posto, ogni ingranaggio si incastrava nella sua legittima collocazione. E lento e scricchiolante il meccanismo prese a girare nella giusta direzione.
    Echeggiava, eppure, l’indiscusso interrogativo. Cosa sarebbe successo al povero John? Sarebbe stato assimilato definitivamente dalle tenebre, o anche la più infima stilla della sua luce sarebbe rimasta attaccata a quel corpo, come un naufrago al legno marcio di un relitto? Solo il tempo avrebbe fatto luce su tale anomalia. Una cosa era certa, per quanto triste: nulla più gli avrebbe permesso di riavere il suo corpo.

    “Che tu stia forse tentando maldestramente di giustificare la tua incapacità e mollezza, cose che hanno permesso a John di sopravvivere, con parole di crudele interessamento verso il suo destino futuro? Rifletti, Heartless.”

    Joan era pronta, prevedibile l’attacco del giovane, evocata la lunga lancia con particolare maestria. Un approccio cauto, mantenendo la giusta distanza fra sé e la guerriera. Ella portò la spada di fronte al proprio petto, pronta a deviare con il taglio della propria lama l’affondo in arrivo, e anche quando quest’ultima mossa si rivelò nulla di più che una finta, un’astuta tattica degna di un giovane chiamato alla prova in quel luogo, la guerriera non fu colta alla sprovvista. Un celere movimento della fedele compagna a scacciare, fastidioso insetto, la punta della lancia prima che potesse ferirla, accompagnando tale gesto con una torsione del busto verso quella e un piccolo passo indietro. Come primo tentativo, non poteva dirsi certamente soddisfatta. Sapeva di poter pretendere di più dal giovane esaminato, e lo avrebbe fatto.
    L’Heartless indietreggiò, e venne il momento per Joan di fare la sua prima mossa. Compiendo uno scatto laterale verso la sinistra dell’avversario tentando di aggirare la difesa nemica, avanzò di poco meno di un metro, prima di impugnare saldamente la fedele lama con entrambe le mai. Il ferrò cominciò a brillare di una luce ancora più forte, e solo allora avrebbe mulinato la possente arma dal basso verso l’altro, entrando in attrito con il suolo. Un solo istante sarebbe stato sufficiente, e in quel frangente da terra si sarebbe innalzata un’abbagliante colonna, un’estensione di quella mitica spada, dell’animo della giovane, della luce mistica del suo dio, che come una sentenza divina sarebbe avanzata verso il giovane a velocità sostenuta.
    La terra avrebbe tremato ancora una volta, questa era la sua missione, il suo volere. La luce avrebbe illuminato l’oscuro volto della creatura, scuotendone l’animo con il fragore di un esercito di cavalieri all'assalto in groppa a possenti cavalli furenti. Il sole alle loro spalle li avrebbe accompagnati, accecando il nemico con la sua sacra luce.

    “Dovrai fare molto di più, creatura presuntuosa, per uscire da qui. Se tu definisci ciò una prova della tua forza, ho la sensazione che resteremo qui fino alla fine dei tempi.”

    La guerriera avanzò nel fulgido bagliore, proiezione di questa stessa emanazione divina, con ampie falcate immediatamente dietro la lama di luce, fedele araldo pronto ad aprire un varco alla sua condottiera. Ed ella, giunta a meno di due metri di distanza dal suo nemico, avrebbe mulinato un secondo fendente non dissimile dal primo, senza tuttavia utilizzare alcun incantamento, nulla di più che freddo metallo.
    Solo lei, la sua amata spada e tutto il suo ardore guerriero.



    Joan
    Stato fisico: Ottimale
    Stato psicologico: pronta a combattere, desiderosa di mettere alla prova Jhon.
    Energia: 100 - 14 = 86%

    Statistiche


    Base Verde P.Q. A&O Totale
    Corpo 60 +20 ±0 ±0 80
    Essenza 60 +30 ±0 ±0 90
    Mente 30 ±0 ±0 ±0 30
    Velocità 50 +10 ±0 ±0 60
    Destrezza 50 +20 ±0 ±0 70

    _____Equipment

    Durlindan: La potente spada che la giovane usò anche in vita. Si tratta di una lama della lunghezza complessiva di 80cm (la lama ne occupa 65) nella quale sono incastonati alcuni zaffiri sul piatto e un grosso rubino ovale al termine dell'elsa, a forma di croce. L'impugnatura è in cristallo eccezionalmente resistente, molto maneggevole e non così pesante da risultare un problema per l'esperta guerriera, il suo ferrò splende come argento alla luce del sole. La leggenda vuole che tale spada, benedetta dagli dei, abbia estirpato decine di migliaia di Heartless nel corso dei pochi anni durante i quali è stata impugnata dalla paladina.

    Armatura leggera: Semplicemente i pezzi di armatura in ferro precedentemente descritti che proteggono alcune parti cruciali del suo corpo. Privi di qualsiasi incantamento, si limitano ad innalzare le sue difese contro gli attacchi fisici in nella zona del torace, dello stomaco e delle spalle.

    _____Abilities

    Pure Light: Joan ha sempre combattuto a fianco della luce nella sua guerra per l'equilibrio e la sua predisposizione verso tale elemento, a cui contribuisce la sua purezza di spirito, è tale da concederle dei benefici in battaglia. In ogni momento, infatti, potrà infondere luce alla sua spada o alla sua armatura, nel primo caso trasformando i danni dei suoi attacchi in tipo magico di elemento luce, mentre nel secondo caso diminuendo i danni da attacchi magici e/o del medesimo elemento o del suo opposto, l'oscurità.
    [Abilità passiva superiore]

    Saint Rise: Tecnica magica molto usata da Joan in particolare contro nemici volanti o per disturbare l'avversario. La attiva incanalando la luce nella sua arma che, stretta con entrambe le mani, viene utilizzata per mulinare un possente colpo dal basso verso l'alto, prestando attenzione a far partire il movimento con la lama che come minimo sfiori il terreno. In questo modo l'energia del colpo viene trasferita al pavimento e una scia luminosa si genera a terra, dalla forma tipicamente arcuata, lunga fino ad un massimo di 6 metri. Lungo tale linea avverranno potenti esplosioni di luce che si innalzeranno fino ad un massimo di 4 metri e che causeranno danni magici da esplosione, oltre a prendere la forma di una sottospecie di barriera. Tale barriera permanerà per due turni, impedendo al nemico di oltrepassarla senza subire danni (sia il danno da esplosione, sia quello derivante dalla barriera, sono di entità bassa come base).
    [Tecnica Magica – Consumo Medio – Mantenimento




    Mi scuso per la lunga attesa, è stato un periodo pesante sotto molti punti di vista. Per eventuali mie idiozie nello scritto o nelle statistiche sai sempre come contattarmi.
     
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  11. The Good Twin
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    Narrato; “Pensato”;Parlato John; Parlato Heartless; “Pensato Heartless”; Parlato Voce; Parlato Joan


    Che tu stia forse tentando maldestramente di giustificare la tua incapacità e mollezza, cose che hanno permesso a John di sopravvivere, con parole di crudele interessamento verso il suo destino futuro? Rifletti, Heartless.

    < Questo fece male. Non tanto per la frase in sé, quanto per il tono di disprezzo e superiorità con cui la guerriera mi punzecchiava. Come una fastidiosa, rumorosa zanzara. Ed io odio le zanzare. Digrignai i denti, inviperito, e dissi senza tanti giri di parole Non sai come ci si sente a vivere in simbiosi con un'altra personalità. Come ti sentiresti nel percepire i pensieri di qualcun altro, vederlo prendere improvvisamente il controllo del tuo corpo e parlare o anche solo agire nei modi che più ti fanno ribrezzo e che più detesti? Provaci e poi fammi sapere!

    "Sai" pensai in quel momento "E' esattamente come mi sento io ogni volta che ..."

    < "Non ora, sta arrivando!" Pensai a mia volta, serrando la stretta su Metelgeus. Veloce, la mia avversaria si porta alla mia sinistra, riducendo la distanza di un metro. Quindi impugnò la spada a due mani ed eseguì un fendente dal basso verso l’alto da cui partì un raggio di energia. Rimasi quasi accecato da tutta quella luce, ma non mi perdetti d’animo. Feci buon viso e cattivo gioco e mi fiondai alla mia destra. “Fiondai” è esattamente il verbo più appropriato, visto che mi tuffai lungo in avanti, portando Metelgeus davanti a me. Non fui abbastanza veloce però, visto che sentii una serie di tonfi assordanti dietro di me ed una leggera fitta alla caviglia sinistra. Con una capriola mi riportai in piedi, leggermente sbilanciato a causa del lieve dolore alla caviglia. Ruotai su me stesso, puntando Metelgeus a due mani verso l’avversario e intanto, con la coda dell’occhio, mi guardavo la caviglia, aspettandomi una leggera ferita. Non l’avessi mai fatto. >

    Con orrore, capii che quella cosa bruciacchiata e penzolante era un lembo di quello che era stato l’orlo di un pantalone perfettamente simmetrico. Non mi ci volle molto a trovare il pezzo mancante: stava bruciando pigro a qualche centimetro di distanza dal punto da cui si era staccato. “Ok” pensai furente “Niente più mister Simpatia. Ora ci vado pesante!”. Vidi che intanto la ragazza si era portata all’interno di quella che doveva essere una barriera appena creata. Un’idea mi balzò nel cervello, un’idea niente a fatto male. Certo, un po’ dispendiosa, ma ne valeva la pena.

    < Dal canto mio lo lascia fare. Certo, ero infuriato perché si era intromesso nel mio scontro, ma ero anche curioso di sapere cosa stesse architettando. "Andiamo! Fammi vedere cosa tiri fuori dal tuo cilindro, mago da quattro soldi!" >

    La distanza era di due metri. La distanza perfetta. Impugnando Metelgeus vicino alla base, come fosse una spada, richiamai una gran quantità di magia. Da qui, con tutta la forza che i miei muscoli mi permettevano, eseguii un fendente da destra verso sinistra. Non con Metelgeus, no. Mentre raccoglievo energia, Metelgeus mutava forma: si assottigliava, perdeva le decorazioni e la punta d’acciaio. Al suo posto, un enorme martello, dal manico lungo un metro e ottanta e dalla testa del diametro di due metri con inciso sulle due estremità il simbolo del fuoco. Destroyer l’avrei chiamato, per ovvi motivi.



    Certo, ero quasi sicuro che Metelgeus avrebbe potuto scalfire o anche distruggere quella barriera. Mi fidavo ciecamente delle mie creazioni: non mi avevano mai deluso. Tuttavia ero altrettanto certo di trovarmi poi alla mercé della guerriera e non potevo permettermelo. Con Destroyer prendevo due piccioni con una fava: non solo ridussi quella inutile barriera in mille pezzettini lucenti, ma avrei messo in pericolo la stessa guerriera. Con ogni probabilità, o almeno così speravo, avrebbe indietreggiato, e allora avrei usato la spinta del colpo precedente avrei, con un piccolo arco in aria, posizionato il martello perpendicolare al suolo e avanzando di un metro con un balzo, avrei eseguito una martellata dall’alto verso il basso, contro la ragazza. Poi, infine, avrei indietreggiato, posizionandomi in guardia ed impugnando il martello a mo’ di mazza, in attesa. Avrei potuto burlarmi della ragazza con frasi del tipo Allora che fine ha fatto il tuo scudo brillantinato? oppure Pronta a diventare una sottiletta? ma mi astenni categoricamente. Non avevo un così gran vantaggio sulla guerriera e distrarsi facendo delle battute era solo uno modo per perdere la propria concentrazione in battaglia. Di solito ad una battuta da bullo seguiva una morte dolorosa, e già una mi era bastata, grazie!

    John:
    - Stato fisico:Ferita lieve alla caviglia sinistra
    - Stato Mentale:Furente
    - Quantità magica: 86% - 32% = 54%
    - Statistiche:
    Energia: Bianca
    Corpo: 40
    Essenza: 80
    Mente: 40
    Velocità: 40
    Destrezza: 50

    - Equipaggiamento:
    Trial Gloves (Indossati)
    Metelgeus
    Destroyer (Impugnato)

    - Abilità Usate:

    - Manipolatore Oscuro
    Manipolando l’Oscurità presente intorno a me – come facevo un tempo con la Luce – posso creare forme di vario genere, a seconda dell’utilità del momento. Tali forme saranno Oscurità solida e quindi molto leggere, per quanto l’aspetto possa ingannare. Non potranno occupare spazi nella realtà già occupati da altri oggetto, persone e animali reali ed il colore sarà omogeneo: ossia tutte le forme saranno del colore tipico degli Heartless, il viola. Esse avranno dimensioni precise e potenza limitata a seconda del consumo con cui vengono create e possono essere create su tutto il mio corpo o su una superficie con cui entro in contatto. Il danno subito dalle forme è di entità Magica.
    (Variabile)[Attuale costo usufruito: Alto]

    Piccolo edit: avevo dimenticato di porre il danno lieve nella scheda, sorry :pwn:


    Edited by The Good Twin - 7/6/2013, 13:14
     
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  12. Xisil
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    Il giovane sembrava sempre più infastidito, insofferente posto di fronte alle parole della guerriera. Ella voleva delle risposte, voleva solo sentirle uscire dalla sua bocca, voleva solo che egli parlasse di lui, come John aveva fatto. Perché ora, per quanto faticasse ad ammetterlo, loro due si trovavano costretti a condividere qualcosa di non poco conto: il corpo, la vita.
    E avrebbero dovuto accettarlo, in qualche modo.
    O trovarne uno per disfarsi l’uno dell’altro.

    “Ora dimmi: cosa ha permesso a John di sopravvivere? Cosa ti ha ostacolato? Cosa ti blocca, Heartless, se davvero non sopporti questa tua situazione?”
    Domandò ella senza il minimo segno di superbia, alterigia.

    La barriera che la separava dall’esaminato non sembrava destare in quest’ultimo particolari preoccupazioni. Anzi, le sue movenze facevano ben intendere che avrebbe fatto ben altro che evitarlo. La guerriera si preparò in vista dell’offensiva, chiedendosi cosa avrebbe potuto una lancia contro il suo scudo, non ché questo fosse particolarmente forte, ma di certo la punta dell’arma avversaria avrebbe impiegato diverso tempo per abbattere totalmente l’ostacolo.
    I dubbi della donna trovarono una risposta nel momento in cui si accorse delle mutazioni che la lancia subivano durante il suo rapido percorso verso il Giudice: un martello di enormi dimensioni – tanto che si chiese come potesse un soggetto quale quello che le si presentava di fronte reggere senza problemi un oggetto di tale portata – prese forma davanti ai suoi occhi. Un sorriso compiaciuto spuntò sul volto della donna senza che ella ne fosse davvero consapevole, soddisfatta di ciò che il suo esaminato aveva progettato nella sua testa.
    Pochi secondi, e la testa del bizzarro martello impattò sulla barriera, frantumandola. Indietreggiò con un balzo, coprendosi con entrambe le braccia volto e parte del petto, difendendosi dai minuscoli detriti, alcuni dei quali le graffiarono lievemente la pelle, rovinando le vesti. Tuttavia ebbe cura di non perdere di vista, difendendosi così, le mosse del ragazzo, e non appena si accorse del balzo di questi, ella agì prontamente.
    Con un rapido e leggiadro tuffo si gettò proprio verso l’avversario, giungendo sotto di lui proprio mentre questi si trovava a mezz’aria. Le braccia dell’Heartless, distese nel reggere la mole non insignificante del martello durante la sua tentata offensiva, con difficoltà avrebbero potuto muoversi tanto in fretta da permettergli di difendersi dall’attacco della donna, che nel suo slancio con una rotazione parziale del corpo, una sorta di avvitamento. E prima che la guerriera potesse udire alle sue spalle l’impatto del grosso martello che avrebbe schiacciato nulla di più che pezzi della barriera in dissoluzione e tanto, tanto vuoto, ella, tenendo la spada pronta per ogni evenienza, si sarebbe beata della luce che in un attimo avrebbe circondato la sua vita, poi qualunque cosa attorno a lei. Trovandosi ella perfettamente sotto il giovane Heartless, alla distanza necessaria perché questi venisse travolto in pieno dall’esplosione, avrebbe atteso i risultati delle sue decisioni. Avrebbe poi terminato il suo tuffo con un impatto abilmente controllato con il suolo, slanciando poi con leggiadria le gambe all’indietro e con una capriola riportandosi in posizione eretta, piegando le gambe e puntando i piedi per frenare la sua corsa circa cinque metri lontana dall’avversario.
    Dopo il mirabile colpo di scena del martello, Joan era pronta a qualunque cosa. L’Heartless si stava rivelando in tutta la sua maestria, ricordando ancora una volta il motivo per il quale si trovava in quel luogo.



    Stato fisico: Ottimale
    Stato psicologico: pronta a combattere, desiderosa di mettere alla prova Jhon.
    Energia: 100 - 14 = 79%

    Statistiche


    Base Verde P.Q. A&O Totale
    Corpo 60 +20 ±0 ±0 80
    Essenza 60 +30 ±0 ±0 90
    Mente 30 ±0 ±0 ±0 30
    Velocità 50 +10 ±0 ±0 60
    Destrezza 50 +20 ±0 ±0 70

    _____Equipment

    Durlindan: La potente spada che la giovane usò anche in vita. Si tratta di una lama della lunghezza complessiva di 80cm (la lama ne occupa 65) nella quale sono incastonati alcuni zaffiri sul piatto e un grosso rubino ovale al termine dell'elsa, a forma di croce. L'impugnatura è in cristallo eccezionalmente resistente, molto maneggevole e non così pesante da risultare un problema per l'esperta guerriera, il suo ferrò splende come argento alla luce del sole. La leggenda vuole che tale spada, benedetta dagli dei, abbia estirpato decine di migliaia di Heartless nel corso dei pochi anni durante i quali è stata impugnata dalla paladina.

    Armatura leggera: Semplicemente i pezzi di armatura in ferro precedentemente descritti che proteggono alcune parti cruciali del suo corpo. Privi di qualsiasi incantamento, si limitano ad innalzare le sue difese contro gli attacchi fisici in nella zona del torace, dello stomaco e delle spalle.

    _____Abilities

    Pure Light: Joan ha sempre combattuto a fianco della luce nella sua guerra per l'equilibrio e la sua predisposizione verso tale elemento, a cui contribuisce la sua purezza di spirito, è tale da concederle dei benefici in battaglia. In ogni momento, infatti, potrà infondere luce alla sua spada o alla sua armatura, nel primo caso trasformando i danni dei suoi attacchi in tipo magico di elemento luce, mentre nel secondo caso diminuendo i danni da attacchi magici e/o del medesimo elemento o del suo opposto, l'oscurità.
    [Abilità passiva superiore]

    Light Barrage: Tecnica magica efficace nel combattimento ravvicinato. Non è necessario alcun movimento per la sua attivazione, è sufficiente che Joan concentri il suo potere magico e lo plasmi in sfere di energia, che la circonderanno. Numerose piccole sfere di luce si formeranno intorno a lei, sospese all'altezza dei suoi fianchi. Nel giro di pochi attimi dalla loro formazione, esse esploderanno, provocando danni da ustione di elemento luce a tutti i nemici nelle prossimità. L'energia dell'attacco è concentrata e mantenuta, il che significa che, pur avendo una gittata infima (il nemico non deve distare oltre un metro e mezzo da lei perché venga coinvolto dall'esplosione), la sua potenza non viene ridotta per permetterne un utilizzo a 360 gradi. L'attacco non influenza in alcun modo l'utilizzatrice.
    [Tecnica Magica – Consumo Basso – Istantanea]




    Edited by Xisil - 5/7/2013, 21:31
     
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  13. The Good Twin
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    Narrato; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless; “Pensato Heartless”; Parlato Voce; Parlato Joan


    La prima parte del piano andò esattamente come previsto: La guerriera indietreggiò, schivando il primo colpo. Fu però il secondo colpo a mettermi nei guai. Sollevando l'enorme arma per il colpo verticale, la guerriera mi prese di contropiede e, con sorprendente rapidità, si portò sotto di me, generando una catena di sfere luminose che, appena formate, esplosero insieme centrandomi in pieno addome e gambe. Oltre a ciò, poiché tecnicamente ero a mezz’aria, l’onda d’urto che si generò mi scagliò più lontano di quanto avrebbe fatto normalmente, quindi fui allontanato di quasi due metri e sarei anche caduto se l’esplosione non fosse avvenuta nelle vicinanze del mio baricentro, facendo in modo che non venissi sbilanciato troppo. Oltre a ciò l’esplosione non aveva molta potenza in se e fu proprio questo fatto che mi permise sia di mantenere salda la presa su Destroyer mentre venivo sbalzato, sia, una volta toccato il suolo, di recuperare immediatamente l’equilibrio e di riprendere una posizione di guardia, per quanto il mio corpo si lamentasse per lo sforzo. Evitai accuratamente di guardarmi i vestiti perché, ne ero certo, dovevano essere bruciati e lacerati per cui non mi sembrava il caso di farmi venire una crisi di nervi in quel frangente. Piuttosto guardai la ragazza dritta negli occhi, non riuscendo a nascondere un filo di ammirazione. Non per le tecniche che ella usava, ma semplicemente per la naturalezza con cui lei richiamava la luce, un naturalezza che non poteva che rispecchiare un cuore puro e raffinato. ”Il pranzo ideale di un Heartless …” pensai improvvisamente, mentre sentivo in me crescere quella che potei solo identificare come brama. Era una sensazione nuova, mai provata in vita mia e questo mi lasciò spiazzato. Era come se non avessi mangiato nulla per molti giorni e d’un tratto mi ritrovassi una gran quantità di cibo a portata di mano. Pregustavo già quel cuore succulento e sentivo ogni fibra del mio essere ordinarmi di cibarmi di quella guerriera, di cui, solo allora me ne resi conto, potevo percepire il cuore pulsante. Quasi fosse in attesa. Mi morsi le labbra, facendolo passare per un gesto di frustrazione, e mi costrinsi a isolare quel desiderio, tentando di prenderne il controllo. Intanto, sorrisi alla ragazza e dissi, per non far notare la mia agitazione Stupenda … sei stupenda! Specialmente prima, quando eri avvolta nella luce! Le nostre nature sono opposte, è vero, ma non posso che ammirare una creatura così radiosa, credimi. Sembra quasi … e qui il mio sorriso si incrinò leggermente … che io sia nato come tuo opposto, altrimenti mi innamorerei di te e ti chiederei di uscire insieme! conclusi poi, un po’ imbarazzato. Era una delle rare volte in cui ero stato schietto con qualcuno, specialmente dell’altro sesso! In effetti mi era sempre risultato difficile esprimere ciò che sentivo ma ero quasi sicuro che non l’avrei mai più rivista e … be’ pensai solo “Ora o mai più!” e lasciai che l’imbarazzo prendesse il posto della brama di cuori, così da arginarla. Avrei aspettato qualche istante, solo per ascoltare la risposta della ragazza e poi avrei continuato dicendo Ora però non è il tempo di chiacchierare amichevolmente. Magari dopo, se vorrai, ma ora quello che deve parlare è l’altro me, quello che sta riflettendo su quello che hai detto prima.

    < Ci stavo pensando, eccome se ci stavo pensando. Avevo provato il dolore che John aveva provato subendo delle ferite; mi ero sentito trascinare dalla brama che aveva attanagliato John, perdendo quasi il senno, eppure ancora pensavo a quelle parole. Mi chiesi perché avevo lasciato che John sopravvivesse, invece di inglobarlo, quindi decisi di ricapitolare quali erano le nostre esperienze di vita. In realtà, avevo concluso, non sapevo nulla del mondo al di fuori di quel luogo. Solo vaghi ricordi di John di momenti familiari; di allenamenti in vista della partenza; di giochi con gli amici per le strade di Radiant Garden. Percepivo da un lato l’oscurità che albergava nel cuore degli uomini, e dall’altro vedevo atti di spontanea benevolenza che non sapevo spiegarmi. Qual’ era la verità? Certo, sono un Heartless, ma non per questo non sono capace di ragionare o di avere delle domande. Presi il controllo del corpo e guardai anche io la ragazza negli occhi, pieno di dubbi e di incertezze su cosa sarebbe stato l’esito delle mie parole, ma alla fine mi decisi e dissi Sono un Heartless formata da appena un giorno. Sono stato creato dagli impulsi subdoli e oscuri degli umani e questo dovrebbe già segnare il mio comportamento? Sono un guerriero, ma non ho uno scopo, posso soltanto viaggiare per i mondi facendo quel che mi pare senza una meta fissa. Un vagabondo, ecco cosa sono adesso. John invece … vuole correggere il suo errore e ricostruire gli avvenimenti successivi alla sua morte. Voglio osservarlo, vedere dove lo porterà questo viaggio e, magari, trovare un fine alla mia esistenza. E poi non potrei mai eliminare John. affermai, ritrovata la sicurezza persa in precedenza Perché lui è parte di me. La parte di me che vuol correggere gli errori di un ragazzo che non ha potuto realizzare i propri sogni, ma che si vede presentata una possibilità per redimersi. Questa è la mia risposta. la guardai fissa, interdetto, ricapitolando mentalmente gli avvenimenti. In effetti, ora che ci pensavo bene, non sapevamo neanche come si chiamasse la ragazza! Lei sapeva tutto di noi ma noi di lei sapevamo solo che era una guerriera della luce. Imbarazzante. Bisognava rimediare, e subito. Feci girare Destroyer tra sul suo asse, chiedendomi per quanto tempo ancora avrei potuto mantenere la nostra creazione e dissi infine Ora che ci penso, non ci siamo ancora presentati. Non ufficialmente, almeno. portai dunque la mano destra al petto e dissi Molto scortese da parte nostra. Piacere io … noi siamo John, come lei ben sa. passando ad un linguaggio più formale e facendo un breve cenno con la testa, a mo’ di inchino. Allungai poi la mano tesa verso la ragazza, chiedendo Posso sapere il vostro nome, madama? ed aspettai una risposta, mostrando uno sguardo docile di attesa. Persino io rimasi spiazzato dalla formalità con cui stavo agendo>

    Dal canto mio rimasi scioccato. Ok, che un Heartless fosse capace di provare sentimenti o altri desideri all’infuori della rabbia, dell’odio e della brama di sangue potevo anche accettarlo. Ma che fosse anche in grado di atteggiamenti cavallereschi era una novità per me. Aggiungendo a ciò il fatto che sembrava sincero e non stesse macchinando qualcosa, chi non sarebbe rimasto di stucco? “Mi ricorda molto me … ma aspetta … lui è me!” pensai in quel momento “Forse l’ho giudicato male troppo presto … forse. Vediamo un po’ come si evolve questa situazione.” E lasciai campo libero all’Heartless di agire come più riteneva giusto, osservando da un angolo della coscienza il suo modo di agire e la risposta della ragazza.

    John:
    - Stato fisico:ferita di bassa entità alla caviglia ; ferite do bassa entità all’addome e alle gambe.
    - Stato Mentale:Calmo e dolorante
    - Quantità magica: 54%
    - Statistiche:
    Energia: Bianca
    Corpo: 40
    Essenza: 80
    Mente: 40
    Velocità: 40
    Destrezza: 50

    - Equipaggiamento:
    Trial Gloves (Indossati)
    Metelgeus
    Destroyer (Impugnato)

    - Abilità Usate:

    Cacciacuori
    Per gli Heartless i cuori sono tutto. La loro intera esistenza, per quanto evoluti essi possano essere, sarà sempre e comunque dipendente dalla necessità più o meno impellente di cibarsi del cuore delle persone. Per tale motivo, come predatori focalizzati alla caccia di un unica, prelibatissima preda, essi hanno sviluppato la capacità di percepire i cuori delle altre persone, come se possedessero una sorta di sesto senso che, all'avvicinarsi di un cuore, fa scattare in loro una brama spasmodica di possederlo. E il raggio d'azione della capacità aumenta in maniera direttamente proporzionale alla raffinatezza del cuore in questione. Se per esempio possiamo intendere la normale gittata della tecnica come una zona sferica di venti metri di raggio, in caso di presenza di un cuore particolarmente puro (come quello di un Keyblader) la distanza arriverebbe perfino a raddoppiare.
    Tale abilità è come sempre influenzata dal carattere di ogni singolo PG e dalla sua avidità intrinseca di cibarsi di cuori. In particolare, non va vista come un'abilità di radar; si potrà si percepire la presenza di un cuore, ma non si potrà stabilire la sua esatta ubicazione. Semplicemente, si avrà la sensazione che esso sia nei paraggi.
    <i>Passiva Inferiore<i>

    - Manipolatore Oscuro
    Manipolando l’Oscurità presente intorno a me – come facevo un tempo con la Luce – posso creare forme di vario genere, a seconda dell’utilità del momento. Tali forme saranno Oscurità solida e quindi molto leggere, per quanto l’aspetto possa ingannare. Non potranno occupare spazi nella realtà già occupati da altri oggetto, persone e animali reali ed il colore sarà omogeneo: ossia tutte le forme saranno del colore tipico degli Heartless, il viola. Esse avranno dimensioni precise e potenza limitata a seconda del consumo con cui vengono create e possono essere create su tutto il mio corpo o su una superficie con cui entro in contatto. Il danno subito dalle forme è di entità Magica.
    (Variabile)[Attuale costo usufruito: Alto]
     
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  14. Xisil
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    “Sei una creatura delle tenebre, eppure è stato stabilito che fossi io a occuparmi di te. L’intera tua esistenza è avvolta nell’oscurità profonda, eppure eccomi qui, una semplice proiezione della tua nera mente. Nonostante tutto ciò, tu stesso hai sognato un barlume di luce. Curioso, non trovi?”

    L’essere che si presentava di fronte ai suoi occhi… metà uomo, metà tenebra. Dove finiva l’uno, e dove cominciava l’altro? Era senz’altro la prima volta che le capitava di incontrare una simile creatura, e assai difficile risultava per lei capire con esattezza i limiti, i confini delle due entità nello stesso corpo, se e in che modo l’una riesce a influenzare l’altra.
    Ascoltava le sue parole, si interrogava sulla loro vera origine. Apprezzamenti sinceri di un giovane, oppure l’influenza di un lato oscuro tutt’altro che celato? Difficile immaginare fino a che punto ciò che restava del povero John fosse corrotto dalle tenebre, e fino a che punto sarebbe riuscito a mantenere integra la sua originaria identità.

    “Joan, questo è il mio nome. Chi sono io? Una guerriera, proprio come te. Mandata qui al solo scopo di metterti alla prova. E giudicarti”

    La rivelazione, infine, la luce che doveva illuminare ogni cosa, dando uno scopo definito per quella situazione. Si avvicinava con passi lenti, cosa che aveva cominciato a fare sin dalle prime parole dell’Heartless, ascoltando attentamente tutto ciò che aveva da dirle, al di fuori di quelle adulazioni che in nessun modo l’avrebbero distolta dal suo scopo, ma questo non lo avrebbe dato a vedere. Si sarebbe limitata ad ascoltare, e avanzare.

    “Sei nel giusto quando affermi che questo non è il tempo per conversare amichevolmente. Ora che hai impresso nella tua mente quale sia il tuo, il vostro scopo in questa seconda chance che vi viene concessa… finiamo quello che abbiamo cominciato.” Strinse saldamente l’elsa della sua fedele compagna, spostò una gamba indietro portandosi in posizione di difesa appena un istante prima di dare inizio a ciò che aveva in mente. L’inizio della fine, non del suo avversario, non più da quando si trovava lì, ma solo di quel bizzarro incontro che avrebbe dovuto segnare il percorso di ogni esaminato. L’inizio di un viaggio.
    Avrebbe fatto ciò che conosceva meglio, avrebbe portato a termine il suo incarico. Si fece nuovamente seria, concentrata, pronta allo scontro.
    “Dimostrami che sei davvero convinto di queste tue parole. Non mi importa la tua forza fisica, non solo, questo dovresti averlo già capito. Impugna la tua arma, qualunque essa sia, e dimostrami con quale determinazione desideri portare a compimento questo tuo progetto di vita.”

    Un metro e mezzo o poco più, la distanza era sufficiente, tanto quanto la velocità della guerriera. Le grandi dimensioni del martello non avrebbero agevolato i movimenti del giovane, nel momento in cui Joan si piegò in avanti per compiere il suo attacco decisivo. Come un lampo nella nera notte, sarebbe scattata verso di lui sferrando il suo potente attacco.
    Sarebbe giunto, infine, il nobile giudizio divino, la luce stessa infusa nella sua anima e scagliata dall’alto come una saetta dalle mani del suo dio pronta a colpire l’obiettivo con la furia devastante del suo araldo.




    Stato fisico: Ottimale
    Stato psicologico: pronta a combattere, desiderosa di mettere alla prova Jhon.
    Energia: 100 - 14 - 24 = 55%

    Statistiche


    Base Verde P.Q. A&O Totale
    Corpo 60 +20 ±0 ±0 80
    Essenza 60 +30 ±0 ±0 90
    Mente 30 ±0 ±0 ±0 30
    Velocità 50 +10 ±0 ±0 60
    Destrezza 50 +20 ±0 ±0 70

    _____Equipment

    Durlindan: La potente spada che la giovane usò anche in vita. Si tratta di una lama della lunghezza complessiva di 80cm (la lama ne occupa 65) nella quale sono incastonati alcuni zaffiri sul piatto e un grosso rubino ovale al termine dell'elsa, a forma di croce. L'impugnatura è in cristallo eccezionalmente resistente, molto maneggevole e non così pesante da risultare un problema per l'esperta guerriera, il suo ferrò splende come argento alla luce del sole. La leggenda vuole che tale spada, benedetta dagli dei, abbia estirpato decine di migliaia di Heartless nel corso dei pochi anni durante i quali è stata impugnata dalla paladina.

    Armatura leggera: Semplicemente i pezzi di armatura in ferro precedentemente descritti che proteggono alcune parti cruciali del suo corpo. Privi di qualsiasi incantamento, si limitano ad innalzare le sue difese contro gli attacchi fisici in nella zona del torace, dello stomaco e delle spalle.

    _____Abilities

    Pure Light: Joan ha sempre combattuto a fianco della luce nella sua guerra per l'equilibrio e la sua predisposizione verso tale elemento, a cui contribuisce la sua purezza di spirito, è tale da concederle dei benefici in battaglia. In ogni momento, infatti, potrà infondere luce alla sua spada o alla sua armatura, nel primo caso trasformando i danni dei suoi attacchi in tipo magico di elemento luce, mentre nel secondo caso diminuendo i danni da attacchi magici e/o del medesimo elemento o del suo opposto, l'oscurità.
    [Abilità passiva superiore]

    Purge: La più potente tecnica di Joan, picco della sua abilità di schermidore, consiste in una sequenza di tre colpi, di cui i primi due di natura fisica, l'ultimo di natura magica. Si prepara spostando tutto il peso e la forza sulle gambe e abbassando la spada. Da quella posizione, può eseguire uno scatto estremamente rapido (se il nemico si trova ad una distanza fino ad un massimo di 5 metri) al quale segue un potente fendente dal basso verso l'alto, portato insieme ad un salto che le permette di raggiungere circa i 3/4 metri di altezza. Da quella posizione, cala di nuovo con la spada perpendicolare al terreno, come se dovesse impalare il suo nemico dall'alto. In questo modo, anche qualora mancasse il bersaglio, conficcherebbe la sua spada nel terreno e, attraverso di essa, farebbe fluire il suo potere sacro nel suolo. Se il nemico si trova quindi entro un raggio di 5 metri, da sotto i suoi piedi si formerà, nel tempo di un secondo, una lama di luce alta 3 metri e larga 2, del tutto inconsistente come se fosse vera luce, che non provoca danni da taglio ma solo ustioni magiche di elemento luce. La potenza complessiva della tecnica è alta, ma ogni singolo colpo può provocare danni di entità solo bassa. Dopo l'utilizzo, inoltre, sono necessari alcuni secondi alla paladina per riprendersi dallo sforzo ed estrarre la spada dal terreno.
    [Tecnica Fisico/magica – Consumo Alto - Istantanea]




    Eccoci qui di nuovo. Mi raccomando, leggi con attenzione la descrizione dell'abilità e tieni ben presente le distanze. Non dimenticare, in riferimento a quanto ho potuto notare precedentemente, che un attacco potrà anche essere di livello basso, ma se vengono specificate distanze molto ravvicinate, non è sempre così facile cavarsela con qualche graffietto leggero. Cito liberamente una mia collega dicendo che un fendente di livello basso alla gola ad esempio, se ti colpisce, ti sgozza ugualmente. Con questa perla di saggezza, ti lascio al tuo lavoro XD
    edit: corretta un errore di copiatura e sistemato il layout


    Edited by Xisil - 31/8/2013, 22:34
     
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    Narrato; “Pensato”; Parlato John; Parlato Heartless; “Pensato Heartless”; Parlato Voce; Parlato Joan


    Durante tutto il discorso dell'altro me, la ragazza restò in silenzio, ascoltandolo impassibile. Quali fossero stati i pensieri che le turbinarono nella mente, non lo capii mai. Sapevo solo che in qualche modo avevamo attirato la sua attenzione, e questo mi bastava. Frattanto, mi accorsi che lentamente, ma inesorabilmente, la ragazza stava riducendo la distanza che ci separava, con passo solo apparentemente tranquillo. Ogni movimento del suo corpo, dall’andatura del corpo alla presa salda sulla lama, mostrava sicurezza, una sicurezza tipica, lo capii subito, di chi si sta preparando ad attaccare. Quando l'altro me le chiese il nome, la ragazza rispose semplicemente Joan, questo è il mio nome. Chi sono io? Una guerriera, proprio come te. Mandata qui al solo scopo di metterti alla prova. E giudicarti. ed in quel momento senti il mio stomaco contrarsi e chiudersi in un groppo.

    < “Joan ...” mi ripetei mentalmente “Un nome da ricordare”. Percepii inaspettatamente una fitta allo stomaco e ne cercai l'origine. A parte le bruciature inflitte da Joan - che, tra parentesi, mi procuravano sofferenza ogni qualvolta contraevo i muscoli - la fitta era stata provocata da John stesso, in risposta alle parole di Joan. Per un singolo, oscuro istante pensai di usare quell'attimo di fragilità di John per estendere tentacoli di coscienza e aumentare la mia influenza su John stesso, ma tale impulso si affievolì con la stessa rapidità con cui era sorto, tant'è che gli dissi invece “Andiamo John, ti do un po' di fiducia e tu ti rammollisci? Lo sai che sono le azioni ad attirare le donne, non le parole. Lo sai meglio di me ... perché io sono te.” >

    Mi distesi alle parole dell'altro me. Se non altro sentii meno il groppo alle viscere. Che Joan non avesse interesse nei miei confronti se non di giudicarmi e di portare al termine il proprio lavoro lo sapevo. Che per lei non sarei stato altro che un’anima come un’altra da giudicare era scontato, ma fu lo stesso un brutto colpo. Decisi però di non abbattermi: quello non era il momento di deprimersi, era il momento di agire. Anzi, ascoltai di buon grado quando Joan continuò dicendo Sei nel giusto quando affermi che questo non è il tempo per conversare amichevolmente. Ora che hai impresso nella tua mente quale sia il tuo, il vostro scopo in questa seconda chance che vi viene concessa… finiamo quello che abbiamo cominciato. Dimostrami che sei davvero convinto di queste tue parole. Non mi importa la tua forza fisica, non solo, questo dovresti averlo già capito. Impugna la tua arma, qualunque essa sia, e dimostrami con quale determinazione desideri portare a compimento questo tuo progetto di vita. Era il momento di dar fondo ad ogni oncia di forza in nostro possesso e mostra ciò che valevamo. L'unico mio rammarico era che, per l'esaltazione, avevo consumato più energia di quanta me ne potevo permettere e quindi non potei ricorrere al nostro colpo più potente.

    < Il che in un certo senso fu un bene, a mio avviso, visto che il nostro corpo in quel momento non era altro che un miscuglio di ferite varie che, seppur singolarmente sopportabile, si sommavano, amplificando il dolore. Auto-infliggerci altre ferite e rischiare di essere alla mercé di Joan non era tra le più rosee aspettative. Improvvisamente - ma non inaspettatamente - la guerriera partì all'attacco, decisa. La distanza era minima, un metro e mezzo massimo, e la velocità molto superiori alle nostre capacità del tempo, quindi evitare, o anche solo parare l'attacco, era fuori discussione. Ormai anche Destroyer era al suo limite ed aveva svolto a pieno il suo compito, non vedemmo dunque altra soluzione che rilasciare l'arma e prepararci al colpo. >

    La lama rivestita di luce seguì una traiettoria ad arco, in un movimento fluido che lacerò carne e vestiti, provocandomi un taglio profondo che partiva dal fianco destro fino ad arrivare alla spalla sinistra. Il sangue sgorgò copiosamente dalla ferita, macchiando irreparabilmente i fiori variopinti del prato. Pur essendo un taglio profondo, però, non fu potente come me lo aspettavo. Il dolore era assillante ma il fatto che, invece di continuare l'assalto o ritirarsi, Joan continuò il colpo compiendo un balzo di quattro metri, mi fece pensare che avesse altro in serbo per noi. Una catena di attacchi, forse.

    < L'unica cosa che percepivamo era il nostro corpo che si faceva ogni secondo sempre più pesante, quasi implorandoci di fermarci e tentando costantemente di sopraffarci dal dolore. Ma noi ci rifiutavamo. Non era tempo di riposarsi, quello. Non quando Joan aveva commesso l'errore di rifugiarsi nel cielo. Perché, come ci aveva insegnato nostro nonno "Il cielo è la dimora degli uccelli, non dei guerrieri". Mentre sei in aria, a meno che non hai qualche potere speciale, non puoi cambiare traiettoria, né schivare i colpi accuratamente. Il trucco stava nel calcolare bene i tempi. Dovevamo soltanto colpire, e quale arma migliore se non un pugno? >

    Raccogliemmo le forze sul braccio destro, dal gomito fino al pugno, e ci preparammo. Tutta questa parte fu avvolta da Oscurità solida, aumentandone la mole a dismisura e generando la forma di un pugno gigante. Un pugno che poteva rivaleggiare con i titani ... o quasi.



    L'arma, battezzata al momento col nome di Titan Fist, poteva essere racchiusa in un parallelepipedo lungo centoventi centimetri e largo cinquanta. Compatta, era formata da muscoli ben visibili e spessi, mostrando anche vene e la forma delle ossa al di sotto dei muscoli. Visto che ci eravamo già ricostruiti quando caddi nell'oscurità, fu semplice ricostruire un arto completo di muscoli, anche se di dimensioni maggiori.
    Nel frattempo Joan stava compiendo la sua discesa ed io, ringraziando il fatto di aver ancora gli arti in buone condizioni - o quasi - mi spostai lateralmente alla mia destra di un metro e scagliai un pugno contro Joan, mirando al busto e affermando Ora ti ho preso, Joan!!. Ero sicuro che l'avrei presa, quindi decisi che, se l'avessi scagliata lontano, anche se il nostro corpo si sarebbe ribellato, avrei eseguito uno scatto in direzione di Joan ed avrei eseguito un altro pugno con l'intento di schiacciarla al suolo. Infine mi sarei messo in guardia, sorreggendo con la mano sinistra il Titan Fist di fronte a me, come uno scudo, ed avrei aspettato, riprendendo fiato. Avevo consumato gran parte delle mie energie e quindi in quel momento senti più pressante la stanchezza ed il dolore. Se non ero riuscito a scalfirla nemmeno così, non sapevo proprio più cosa inventarmi.


    John:
    - Stato fisico:ferita di bassa entità alla caviglia ; ferite di bassa entità addome e alle gambe; Taglio di media entità dal fianco destro alla spalla sinistra
    - Stato Mentale:Determinato e dolorante
    - Quantità magica: 54% - 32% = 22%
    - Statistiche:
    Energia: Bianca
    Corpo: 40
    Essenza: 80
    Mente: 40
    Velocità: 40
    Destrezza: 50

    - Equipaggiamento:
    Trial Gloves (Indossati)
    Metelgeus
    Destroyer
    Titan Fist

    - Abilità Usate:
    Tenacia
    Probabilmente una delle caratteristiche più sorprendenti degli Heartless, è la loro tenacia ferina in combattimento, un istinto animalesco derivato dalla loro natura frenetica e malvagia, fattore che talvolta lì rende estremamente difficili da sconfiggere. Essi infatti, per quanto la battaglia sia dura, per quanto lo scontro volga a loro sfavore, non si tireranno mai indietro. Non importa quante ferite avranno accumulato sul loro corpo; non importa quanto sangue avranno perso durante la battaglia. Semplicemente, essi continueranno ad andare avanti, nel loro ossessivo desiderio di sconfiggere ogni avversario.
    In termini di gioco, tale abilità conferisce agli Heartless una durevolezza fuori dal comune, che gli consentirà una maggiore resistenza al dolore fisico e l'impossibilità di morire per perdita di sangue. Essi infatti saranno caratterizzati da un liquido nero che, pur sgorgando dalle loro ferite a fiumi, non si esaurirà mai. Non saranno comunque in grado di resistere a situazioni in cui hanno subito una quantità di danni davvero eccessiva. Tale processo è da lasciarsi alla lealtà dei giocatori.
    Passiva Normale.

    - Manipolatore Oscuro
    Manipolando l’Oscurità presente intorno a me – come facevo un tempo con la Luce – posso creare forme di vario genere, a seconda dell’utilità del momento. Tali forme saranno Oscurità solida e quindi molto leggere, per quanto l’aspetto possa ingannare. Non potranno occupare spazi nella realtà già occupati da altri oggetto, persone e animali reali ed il colore sarà omogeneo: ossia tutte le forme saranno del colore tipico degli Heartless, il viola. Esse avranno dimensioni precise e potenza limitata a seconda del consumo con cui vengono create e possono essere create su tutto il mio corpo o su una superficie con cui entro in contatto. Il danno subito dalle forme è di entità Magica.
    (Variabile)[Attuale costo usufruito: Alto]
     
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