Ricerca, parte uno

Quest Libera

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    Narrazione
    -Comunicazioni interne di Siegfried/Maxwell-
    -Parlato di Maxwell
    Parlato di Siegfried (quando è la personalità dominante)


    -Senti, per quanto dobbiamo stare qui? Tutte queste tinte arancioni mi stanno dando alla testa.-

    Smettila di lamentarti per una buona volta, Sieg.

    -Ma è quello che faccio meglio...-

    Odiava quello stupido computer certe volte. Molto più del solito, se proprio si voleva essere pignoli. Starsene fermo a Radiant Garden non gli serviva a molto, specialmente visto che l'ultima volta che aveva "aspettato" un pò troppo a darsi una mossa nella ricerca dei suoi compagni d'armi dopo aver fatto quelle commissioni con Helen aveva finito per essere trascinato in quel mondo posto nel suo subconscio. Era stato fortunato a non aver subito alcun danno sul suo vero corpo da quello scontro disastroso, specialmente visto che aveva sentito una sorta di teoria dove alcune cose avvertite in maniere troppo reali dal cervello si potevano ripercuotere sul corpo, ma probabilmente questo non valeva per i corpi meccanici... tanto valeva approfittarne, allora: la sua mente era stata svuotata da tutti i pensieri inutili dopo quell'incontro con la principessa spirituale, e non aveva ricevuto nessuna ripercussione fisica dai danni che aveva subito in quel "sogno", era il momento perfetto per mettersi alla ricerca dei suoi commilitoni ancora sani di mente.

    -Non che abbiamo fatto molti progressi, ad essere sinceri.-

    Ti odio, Sieg. Con tutto il mio cuore. Purtroppo, sì, quell'intelligenza artificiale aveva ragione: era da qualche ora che stava esplorando quella città, Crepuscopoli, ma aveva ottenuto solo un leggero mal di testa per via delle regolazioni che i suoi sensori ottici avevano dovuto prendere per via della perenne tinta arancione che brillava su quel dannatissimo mondo: aveva sentito dire che lì c'era il tramonto tutto il sacrosanto giorno, ma pensava che fosse una semplice diceria! A volte il suo corpo aveva i problemi più assurdi, ma ora non gli restava che aspettare che passasse... che diamine, se il suo corpo si poteva evolvere in quanto a potenza fisica, si sarebbe potuto sistemare anche in quanto a problemi nei sensori ottici. Ma quello era il compito di Siegfried...

    -Brutto bast...!-

    ... Mentre Maxwell si sarebbe limitato a fermare temporaneamente il suo girovagare per la cittadina, così da lasciar riposare le sue gambe. Era passato da quella che sembrava una piazza commerciale con delle rotaie, e dopo essersi avventurato ina una sorta di sottopassaggio con una capanna degli attrezzi era finito in una grossa piazza... vuota, con delle piante alle estremità, delle panchine in legno ed un grosso... ettagono, od un'altra figura geometrica con tanti lati fatta completamente di sabbia. Bè, se non c'era niente di meglio, si sarebbe accontentato: l'automa si sarebbe seduto al limitare dell'area sabbiosa a gambe incrociate, poggiando alla propria destra la sacca di stoffa rossa che si era fatto fare con la stoffa extra della sciarpa che aveva attualmente attorno al collo e tirando un potente "sospiro" con lo sguardo fisso sul centro di quello spiazzo. Si poteva sentire la voce degli abitanti della cittadina venire dalle vie che connettevano quel luogo al resto di Crepuscopoli, ed a quel punto il cyborg si chiese se tra quelle si trovava la voce di una persona del suo mondo... forse era stato l'unico a finire lontano da casa, ed i suoi genitori si stavano ancora straziando il cuore al pensiero di cosa gli fosse successo nella locanda di famiglia, mentre Susan ed Alan erano stati assegnati ad unità in due punti completamente diversi del paese. Se proprio doveva essere onesto, nel profondo del cuore sperava che fosse davvero successo questo: nel caso la sua terra natia fosse stata distrutta dagli Heartless, allora c'erano decine, centinaia o chissà quanti altri individui come lui, privi di punti di riferimento e confusi da un ambiente completamente estraneo... se quello era il prezzo per poter vedere in altri mondi volti a lui conosciuti, avrebbe preferito rimanere isolato dalla sua patria per molti anni.
     
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  2. .Zaky.
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    ...Da qui


    Si toccò la fronte, cercando di capire se era calda.
    Non ci capì molto, dopotutto se anche avesse avuto la febbre o le allucinazioni, difficilmente poteva capirlo da solo.
    Eppure...

    -Devo aver perso la cognizione del tempo in quello strano luogo irreale. Sta tramontando da...due ore, circa?-

    Avrebbe desiderato un orologio, di quelli strani e minuscoli che si potevano legare con un nastrino al polso. Nel mondo dove era stato in precedenza, si usavano moltissimo...e come uno sciocco non aveva mai pensato di comprarne uno.
    I villani del posto erano pacifici e poco chiassosi, in una parola Mesti. Proprio come il silenzio del crepuscolo.

    Non sapeva bene cosa fare, dove andare, a chi chiedere. Era di nuovo in un mondo sconosciuto e sembrava ancora più assurdo del precedente, qui dove anche le leggi della natura erano stravolte.
    La sua inadeguatezza al luogo era lampante. Vestito in maniera anacronistica, con un bastone come arma sulla schiena ed un'espressione da cucciolo sperduto, si aggirava per i vicoli rupestri alla ricerca di qualcosa di familiare. Una locanda, o qualsiasi cosa ci somigliasse.

    Cominciava a tenersi da conto l'ipotesi di dover dormire all'addiaccio. Non troppo disagevole, nei suoi primissimi anni di vagabondaggio si era spesso arrangiato alla bell'emmeglio.
    Però allora, si poteva cacciare nei boschi...


    Vide una figura dissonante in quell'arancio soffice e l'istinto lo portò ad avvicinarsi, chiedere, orientarsi. Si vedeva che era una nota di colore anomalo, forse un viandante a sua volta e per questo più esperto di un normale paesano.
    Con un cenno rispettoso, cercò di attirare la sua attenzione.

    -Mi scusi?-

    Edited by .Zaky. - 17/10/2012, 13:32
     
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    Se proprio doveva essere onesto... quella tinta arancione forse non era così male. Ogni giorno della sua vecchia vita da militare tutte le reclute aspettavano con ansia il tramonto: l'addestramento durava dall'alba sino al crepuscolo, ed appena si faceva buio gli esercizi venivano fatti terminare in fretta e cadeva il coprifuoco... anche se non tutti lo rispettavano. Venire scoperto ancora sveglio quando ti veniva ordinato di dormire finiva solo per essere punito, ma nonostante questo lui ed Alan, una recluta poco più giovane dello stesso Maxwell, a volte finivano per discutere di cosa avrebbero fatto dopo che quell'inferno fosse finito... cambiare il mondo, abolire quell'addestramento brutale... quello stupido di Alan diceva addirittura di voler diventare il nuovo Gran Generale! Ma alla fine non era poi una cosa negativa... puntare in alto è sempre un modo per riuscire a superare i tuoi limiti, e forse anche lui avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco: in quel caso avrebbe avuto ancora un corpo di carne, senza contare che avrebbe dimostrato di essere più maturo di un semplice ragazzino se non si fosse lasciato prendere troppo dalle emozioni... ma il passato è passato. Ora doveva convivere con Siegfried in quel corpo, e cercare di andare avanti nonostante le difficoltà che ora gravavano sulle sue spalle: annegare nei ricordi del passato non gli faceva bene, doveva andare avanti... e forse riuscire anche a trovare quella persona con cui pensava di doversi incontrare. Era una cosa decisamente strana, ne era conscio, ma ultimamente aveva anche iniziato a "sognare" qualcosa di molto simile ad una sagoma poco definita, se non per un paio di occhi femminili verdi come smeraldi. Il cyborg poggiò il proprio palmo sinistro alla zona della "guancia" corrispondente, fissando il cielo con uno sguardo assente ed immaginandosi quei due occhi che gli facevano saltare un giro della turbina del generatore...

    -... Conosciuto altrimenti come "cuore"...-

    Avrebbe potuto dire nuovamente a Sieg di stare zitto, ma per una volta il computer si tenne per sè il commento, e fu qualcos'altro a distogliere l'ex-uomo dal suo sogno ad occhi aperti: un ragazzino, attorno alla fine dell'adolescenza, che cercava di attirare la sua attenzione per chiedergli una domanda.


    -Desidera?

    Avrebbe detto ancora con la palpebra superiore ancora mezza abbassata, appoggiando di più il gomito sinistro al ginocchio corrispondente ed affondando la propria "guancia" nel palmo della sua mano: non che fosse intenzionato a sembrare maleducato, ma era stato interrotto nel bel mezzo di un sogno ad occhi aperti e non aveva proprio voglia di alzarsi...
     
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  4. .Zaky.
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    Avventato.
    Questo si era subito detto, quando con sorpresa realizzò che quell'individuo corpulento non stava Indossando un'armatura, ma era totalmente sommerso da essa. Gli occhi non si distinguevano oltre il vetro, la voce non ricordava nulla di sentito e tutto l'insieme era innaturale.
    Qualcosa lo fece titubare. Quando aveva notato la dissonanza con la semplicità del luogo, lo aveva scambiato per un guerriero eccessivamente attrezzato, di quelli che vedeva spesso in giro, visto le sue precedenti esperienze in vari corpi armati.
    Ora invece...Qualcosa Stonava Veramente.

    Non riusciva a capire dove fosse l'uomo, in quella massa di metallo.

    Si rese conto che non stava rispondendo ed una fulminata lo spronò a non titubare ulteriolmente. Chiamatelo Istinto di Sopravvivenza.

    -Uh...hemm! Scusate il disturbo, volevo trovare qualcuno con cui orientarmi in questo paese. Sono arrivato da poco e pensavo di cercare un luogo dove passare la notte...ma non ho riconosciuto locande lungo la strada.-

    Decise di non scendere nei dettagli nel raccontargli come era arrivato lì. Non lo sapeva nemmeno lui, dopotutto, e quello strano mondo bianco dove aveva lottato per varcare quel portale, diventava sempre più sfocato nelle sensazioni, dandogli il forte dubbio che si era sognato tutto.
    Non era esperto nei viaggi dimensionali, perciò non poteva sapere se questi possono dare allucinazioni.

    ...In fondo, era solo la seconda volta che viaggiava da un mondo all'altro.

    Si grattò la nuca, con fare incerto.
    -Giusto una locanda, si...-
    Quell'individuo lo metteva a disagio, ma non riusciva a realizzare esattamente in che cosa.
     
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    ... Poteva dire di rimpiangere un pò il non aver ignorato quel richiamo, visto che sembrava avere a che fare con un'altro individuo che si perdeva a fissare il suo corpo per il 99% non in carne per lunghi periodi di tempo. Non gli dava certo torto sul fatto che un fisico del genere poteva sembrare decisamente anomalo, ma il venire squadrato centimetro per centimetro a volte faceva aumentare quella sensazione di... inadeguatezza -non sapeva descriverla in altro modo- che quel contenitore gli aveva dato sin dall'inizio... e dire che stava cercando di abituarcisi.

    -Ehi, siamo un capolavoro di ingegneria militare, è ovvio che fissino.-

    Modestia a tutto andare. Ma tralasciando il solito commento inopportuno, il ragazzino si rimise a parlare e spiegò praticamente di essere un vagabondo in cerca di alloggio appena arrivato in quella cittadina, ma non aveva trovato nessun posto dove pernottare per riposarsi un pò. Poteva anche definire il riposarsi in un luogo del genere "pernottare"? Quel mondo sembrava essere perennemente immerso nel tramonto, c'era da chiedersi come diavolo facessero i locali ad avere una concezione decente del tempo... probabilmente per abitudine, ma questo non giustificava il fatto che un qualsiasi altro orologio biologico andava fuori fase. Wow, non credeva di essere diventato così forbito. Comunque, stava divagando con le sue lamentele puramente interne: non avrebbe esposto queste cose al suo interlocutore, ma si sarebbe limitato a mettersi a sedere in maniera più composta, togliendo il braccio su cui aveva appoggiato la sua testa e raddrizando la schiena, ed avrebbe risposto alla richiesta di informazioni del giovane.


    -Spiacente, anch'io sono appena arrivato... ed in genere mi intendo di locande, ma non mi sembra di averne viste in zona.

    Alla fine ci aveva vissuto quasi tutta la sua vita in una locanda, non poteva mica definirsi un conoscitore del genere. Falsa modestia a parte, non gli sembrava di aver visto niente che sembrasse un ritrovo per viaggiatori o turisti che fosse entro le sue normali cognizioni... aveva sentito parlare di posti chiamati "alberghi" o qualcosa di simile mentre cercava informazioni sui suoi commilitoni, ma da come gli erano stati descritti non erano in quella zona della città: insegne, svariate stanze, "reception"... non aveva visto niente di quelle cose lì. Forse era meglio rettificarlo anche al ragazzo...

    -Qui in zona l'unica cosa minimamente simile ad un rifugio per stranieri che ho notato era una capanna degli attrezzi, niente di più.

    -... Tu lo sai che ci stiamo giusto bene noi in un posto del genere, vero?-

    Sempre meglio che consigliargli di dormire in mezzo alla strada, almeno lì avrebbe un tetto sulla testa.

    -Giusta osservazione.-

    Bè, ormai il suo tempo di fantasticherie era stato interrotto, e quel torpore che sentiva gli era passato. Peccato, si sarebbe volentieri addormentato ad occhi aperti con quei due occhi dolci come il miele ben impressi in testa... eh, stava diventando completamente pazzo per qualcosa che probabilmente viveva solo nei suoi sogni, eppure non gli sarebbe dispiaciuto affatto: più si intontiva per via di quell'assurdo colpo di fulmine e più sentiva di non aver perso quell'umanità che sembrava gli fosse stata strappata via a forza. Una speranza folle, eppure gli dava un grande tepore. Ora che il suo spirito era di nuovo carico, l'ex-uomo si sarebbe lentamente alzato su entrambi i piedi artigliati ed avrebbe raccolto la sua sacca rossa da terra, per poi dire...


    -Magari se vai in un'altra zona della città trovi qualcosa. Serve altro?

    Forse da alzato faceva anche più paura, ma non era così cafone da restarsene seduto lì come un idiota quando il suo interlocutore era un piedi. Doveva inclinare il collo in ambo i casi vista la differenza idi altezza che c'era tra di loro, ma almeno non lo avrebbe reso gobbo per cercare un qualche contatto visivo. Come gli sembrava di aver detto a quella donna che aveva trovato in quello strano sogno era grosso, creato per uccidere e faceva spaventare chiunque, ma non si bisognava giudicare il libro dalla copertina, no? ... Almeno... sperava di non essere giudicato sempre per via di quel guscio esterno.

    -Continua a sperare, moccioso.-
     
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  6. .Zaky.
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    La stessa sconosciuta modulazione di voce gli rispose e Zaky cercò di prestare più attenzione alle parole che alla forte distrazione del suo aspetto.
    Ma nel mentre, doveva trovare una spiegazione a quel disagio. Ne aveva visti tanti, ma proprio tanti, di guerrieri. Di ogni foggia
    Non era l'armatura a stranirlo, ma quell'istinto che gli suggeriva qualcosa...
    Awh, era persino difficile spiegarlo a se stessi. Perchè gli veniva da domandarsi se c'era un uomo, sotto quell'armatura??

    Sorrise cordiale alla risposta di quell'armatura parlante ed all'essere interpellato se ci fosse altro, volle quasi chiedere.
    Chiedere cosa fosse.
    Ma era maleducato, per non dire totalmente fuori luogo, azzardarsi con queste domande.

    Intanto, però, la sua mente frullava, e questo doveva essere palese dallo sguardo perplesso, cangiante tra stupore, riflessione e dubbi, di quelle iridi castane.
    A primo acchittò, ricollegò quella creatura agli esoscheletri robotici che aveva conosciuto nel mondo precedente. Strane armature in metallo che accolgono le persone e tramite la magia dell'elettricità, si muovono al comando del pilota.
    Ora...quelle erano Molto più grandi, e da quanto aveva capito, necessitavano di tanto spazio per far funzionare tutte le complicate giunture dai nomi complessi, rimossi l'istante dopo l'averli ascoltati.
    Cercando di immaginarselo, vagliò le alternative con attenzione nella propria mente, in quel moto di pensieri che a descriverlo sembrano infiniti, ma per viverli bastano pochi secondi.

    Riflessioni di Zaky


    Se questa è la splendida e maestosa armatura di acciaio pesante, ricca di decorazioni, fronzoli, alla stregua di un'armatura d'onore e la sua altezza supera quella del ragazzo, ma tutto sommato non tale da risultare Mastodontica...
    Ecco. Se questo è il soggetto in questione...possibile che dentro vi fosse un uomo? E se vi era un'uomo, come doveva immaginarlo Zaky? Un guerriero gigante per propria naturale stazza, adornato da un'altrettanto gigantesca armatura?
    Ciò non spiegava la voce...e poi quello stile metallurgico gli ricordava troppo quegli esoscheletri visti in precedenza... Dunque, un uomo?

    Forse un Omino! Un omino piccolo, come quelli del circo, facilmente immaginabile con dei complessi di inferiorità dovuti alla sua statura, che aveva deciso di sopperire investendosi di fascino e certa presa sulle attenzioni altrui, con una cotal veste impressionante. Dopotutto solo un omino riuscirebbe a ricavare una completa sala comandi in poco più di un uomo corpulento.
    Si, probabilmente era così...!
    Però...

    Però era bizzarro. Una voce tanto cupa non poteva appartenere ad un omino così piccolo. Ne ad un folletto o qualsiasi altro essere così ristretto. Quella voce così strana, così vibrante ed al tempo stesso gelida...sembrava piuttosto...
    Un'armatura stregata! Uno spirito incatenato a questi arti metallici, che con la propria magia ne dominava le movenze!
    Questo avrebbe spiegato una voce tanto innaturale ed inquetante, senza necessariamente indicare che egli fosse ostile. Solo inesistente, inusuale, qualcosa che l'istinto percepirebbe come sbagliato!
    Certo, poteva spiegare moltissimo! Il brivido lungo la schiena quando si era alzato in piedi, sarebbe dunque giustificato, così come la sua gentilezza discordante con l'aspetto cruento.

    Però...onestamente... con le sue esperienze fuori dal comune, gli balenò un'altra possibile realtà nella mente. Qualcosa che fu più un rapido pensiero, che una vera e propria supposizione ragionata.
    Topi, criceti, al comando di un'armatura possente per uccidere e riscattare il loro ruolo, la loro importanza nel mondo. Soggiogare i bipedi irrispettosi che per secoli li avevano cacciati come fossero bestie immonde. Bisfrattati, malmenati, persino uccisi ed avvelenati brutalmente, quando LORO erano la razza suprema, immune alle malattie, resistente alle catastrofi!
    Solo un'inspiegabile sfortunata sequenza di eventi aveva permesso alle scimmie di diventare i re del mondo e questo non potevano accettarlo!



    .....No. No, forse questa era veramente improbabile. No, dai. Meglio tornare sulla teoria dello spirito nell'armatura...e tenersi questa ipotesi per se.


    Così, tutto sommato soddisfatto e più sicuro dei suoi pensieri, rispose all'armatura stregata con maggiore naturalezza in confronto a pochi istanti prima.
    Si. Doveva chiederglielo. Doveva assolutamente!

    -Scusi, si, forse c'è un'altra cosa in cui potrebbe aiutarmi...-
    Cercando di non perdere sicurezza nella voce, dovuto ad un certo crescente imbarazzo.

    -Mi dice...-
    Lo guardò quasi ammirato.

    -Dove posso comprarne una??-
    Indicando, ovviamente, l'armatura. Quella scintillante, inutilizzabile, ingombrante ma non per questo meno Figa, armatura!!

    Beh... a voi farebbe schifo averne una??
    Magari senza spettro, però.
     
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    -... Cos'è, ha un momento di blackout?-

    Cuccia, Sieg. Tuttavia, non aveva tutti i torti: il ragazzino sembrava essersi sì tranquillizzato rispetto a prima, soprattutto dopo che Maxwell si era dimostrato più cordiale nei suoi confronti, ma successivamente alla sua ultima domanda il ragazzo sembrò avere come qualche secondo di blocco mentale... oppure stava pensando a qualcosa? Gli occhi del cyborg si misero in modo da far abbassare leggermente solo la palpebra dell'occhio sinistro, quasi come se stesse inarcando un sopracciglio con l'occhio opposto, ma non ci dovette rimanere molto, soprattutto visto che il suo interlocutore riprese rapidamente il dono della parola e disse che c'era effettivamente qualcosa per cui gli serviva il suo aiuto: lo sguardo di Maxwell tornò normale, e si mise la mano destra, quella priva di sacca da viaggio, così da dimostrarsi un pò più composto o competente, aspettando di sentire la domanda del giovane. La sua voce sembrava essere un pò scossa da qualcosa, ma la cosa che lo avrebbe sorpreso veramente sarebbe arrivata dopo uno sguardo brillante che sembrava lucidare la sua corazza esterna come un potente sgrassatore: gli venne chiesto dove si poteva comprare... il suo corpo?

    -Ma ci siamo appena conosciuti, almeno prima chiedici di uscire a cena!-

    Stavolta sarebbe stato l'ex-uomo a starsene zitto per qualche attimo, con gli occhi sgranati dalla sorpresa causata dal commento di Sieg e dalla richiesta così... insolita del ragazzo. Il suo braccio sinistro scivolò giù dal suo fianco, la sua testa si abbassò... ed appena quest'ultima si fosse rialzata di scatto, Maxwell si sarebbe messo a ridere sonoramente.


    -Pffff...pfahAHAHAHAHAH!!!

    -Oddio, è impazzito sul serio.-

    L'automa si portò la mancina sul volto, mentre le sue spalle erano prese dalla tipica simulazione di convulsioni causata da quell'esternazione di euforia. Dopo qualche secondo di risata, l'uomo avrebbe abbassato nuovamente la mano lungo il proprio fianco e rimesso in posizione normale le sua testa, per poi dire, con la voce ancora leggermente rotta dalle risate...


    -Ah... scusa, mi hai preso di sorpresa...

    Istintivamente, Maxwell dovette soffocare un'altra leggera risata uscita dal simulatore vocale portandosi la mano sinistra alla zona della bocca, e dopo aver "tossito" leggermente per riprendere un pò di compostezza avrebbe cercato di rispondere per quel che poteva a quella domanda insolita.

    -Scusa... mi dispiace darti una brutta notizia, ma questa non si vende da nessuna parte, è un articolo unico...

    Non che si potesse definire in altro modo: quella corazza esterna era stata modellata basandosi sull'immagine di Asura, il Dio dei Guerrieri del suo paese, costruita pezzo per pezzo come guscio protettivo per una muscolatura basata su quella del suo corpo originale... non sapeva come mai un prototipo cme lui doveva avere tutti quei fronzoli, forse per qualche particolare mania di uno dei suoi costruttori, ma rimaneva il fatto che quel suo corpo era unico nel suo genere ed era fatto per essere spaventoso e simbolo di potenza. Dopo aver finito la frase di cui sopra, tuttavia, il cyborg si fece scappare sottovoce due parole che chiudevano quell'affermazione...

    -... Per fortuna...

    La simulazione di un leggero sospiro portato con il naso terminò il tutto, combinando sia la rassegnazione del dover vivere con quel corpo per il resto dei suoi giorni che quell'intrinseco, orribile sollievo che provava nel sapere che nessun'altra corazza come quella sarebbe stata prodotta nel suo paese... perchè aveva ucciso in un impeto di terrore quelli che l'avevano costruita. A meno che non fossero riusciti a trovare subito dei degni sostituti, quella follia che lo aveva creato si sarebbe temporaneamente fermata. Che razza di pensieri tirava fuori in un momento del genere...? Scrollando leggermente la testa "chiudendo" gli occhi per qualche attimo, Maxwell avrebbe dato un'ultima risposta al suo giovane interlocutore...

    -Comunque... mi spiace portare solo cattive notizie, ma diciamo che questa corazza è di artigianato speciale del mio paese... o "mondo", come lo chiamano tutti qui in giro.

    Forse questo poteva dare un pò di speranza al ragazzo, che fosse falsa o meno... ma se avesse saputo la vera storia dietro a quelle membra di metallo, quella corazza così "figa" sarebbe diventata ancora più terrificante.

    Nota: Belle quelle immagini, come le hai fatte? x°D
     
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  8. .Zaky.
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    Quando ricevette una risata in risposta, non rimase troppo sorpreso. Forse un po' imbarazzato ma cercò di apparire sicuro di se.
    In fondo era solo un tentativo.
    Aimè, dovette subito rinunciare all'idea di poter studiare/smontare/acquistare/indossare/riciclare/ammirare una di quelle armature dalla fattura così curata. Non che rientrasse nel suo gusto del nobiliare, anzi, proprio per questo lo aveva colpito.
    Abituato com'era a vedere cavalieri in ghingori, placcati d'argento e lamine d'oro con decorazioni floreali e rindondanti tanto più era importante il loro titolo, quella nuova concezione di Potenza e Ricchezza gli era nuova.

    Agitò una mano al nulla, scacciando dei pensieri ormai vani e sospirò un:
    -Uhf, è un peccato. Allora immagino che costerebbe troppo per le mie finanze.-
    Decidendo di chiudere lì il discorso shopping.

    Tornando a prestare attenzione al gigante, commentò con un sorriso spigliato il suo "Portar solo Brutte Notizie" per la sua rara armatura.
    -Vanne fiero allora, è un gran bel pezzo ed il fatto che puoi averlo solo tu nei dintorni, ti da molta importanza!
    Anzi, forse un po' troppa...-
    Guardandolo con un sopracciglio inarcato.
    Si, decisamente un po' troppa importanza a primo acchitto. Quel tipo di "importanza" sufficente ad intimorire gli altri, quantomeno.

    -Hemm...-
    Portò una mano avanti a se per porre una pausa al discorso.
    -Ti sto disturbando. Il tuo aiuto me l'hai dato, posso cavarmela da solo ora.-
    E come? Dormendo in una stalla?
    Cioè, nulla di sconvolgente, ma un po' deprimente si.

    -Almeno, ti sto disturbando, giusto?-


    Poteva cavarsela da solo come aveva sempre fatto. Al tempo stesso c'era ancora tempo per la notte, a giudicare da QUANTO ci metteva a tramontare, quel sole.
    Perciò, forse, doveva sfruttare tutte le possibilità di quell'incontro ormai che il ghiaccio era stato spezzato.
    L'alternativa era cavarsela Totalmente da solo.

    ...E gli andava poco, a dire il vero.
     
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    -Oh, sì, una di queste corazze costa un occhio della testa. Ed anche l'altro occhio. Ed anche i polmoni. E...-

    Sì, sì, hai reso l'idea stupido computer, non ci sarebbe stato bisogno di altro humor scadente. Però... quella notizia "negativa" era stata presa fin troppo bene quel ragazzino, forse era la cosa buona di essere ancora giovani e senza grossi traumi alle spalle. Lui si avvicinava pericolosamente ai trent'anni se la memoria non lo ingannava, ed aveva solo da sperare che altri ragazzi o ragazze non potessero mai passare ciò in cui era stato coinvolto... certo, era un evento molto raro venire trasformati in cyborg da alcuni scienziati pazzi, ma aveva subito abusi altrettanto negativi per le persone più "comuni", e lui sperava che una storia del genere non si ripetesse per nessuno. In ogni caso, tornando al discorso tra lui ed il giovane, quest'ultimo stava continuando ad elogiare la sua corazza esterna, dicendo come questa gli fornisse un'aspetto importante... anche troppo, e doveva ammettere di essere d'accordo con quell'affermazione: non sempre avere l'attenzione altrui era una cosa buona. Neanche il tempo di pensare questo, che subito il ragazzo continuò il suo discorso chiedendo all'ex-uomo se gli stesse dando fastidio...

    -Sì.-

    ... O meno. Era sempre bello avere la propria linea di pensiero interrotta da Siegfried al momento meno opportuno, avrebbe potuto giurare che uno di questi giorni avrebbe scambiato uno dei suoi interventi per ciò che pensava di dire, ed in quel caso sarebbero stati entrambi nei guai fino al collo.

    -Suvvia, tu sei uno schietto, no?-

    Fammi essere schietto a modo mio, stupido computer. Tralasciando i discorsi tra sè e sè, tirando quello che sembrava un leggero sospiro col naso l'automa avrebbe risposto all'ultima domanda del suo interlocutore.


    -Inizialmente, sì. Stavo sognando ad occhi aperti due begli occhioni verdi e mi hai svegliato...

    Come aveva sottolineato il vecchio Sieg, Maxwell era uno tanto sincero da rasentare la cafoneria, ma questo era il suo carattere e ci poteva fare ben poco... dire mezze bugie o mezze verità gli causava dei conati di vomito quando ancora aveva uno stomaco per averli, quindi finiva per dire anche delle verità un pò scomode, e quante legnate gli avevano dato al centro di addestramento proprio per via di questa sfaccettatura del suo essere! Tuttavia... la sua frase non era ancora finita.

    -... Ma almeno mi hai tirato fuori dal torpore che la mia ricerca fallita mi ha causato.

    Girato metà di quell'area di Crepuscopoli, e cosa ci aveva guadagnato alla fine? Un pugno di mosche, ecco cosa: che fosse stato perchè era troppo "importante" o perchè la Dea Bendata aveva deciso di voltargli le spalle, ma ad ogni domanda riguardante Alan e Susan aveva ricevuto sempre e solo risposte negative. Certo, non si aspettava di trovare ambo od anche solo uno di loro al primo colpo, ma non riuscire ad ottenere neanche un singolo indizio dopo almeno un paio d'ore di vagabondaggio era un pò deprimente sul momento. Parlando di momenti, dopo quella linea di pensiero gli venne in mente una cosa che il suo giovane interlocutore poteva dirgli in cambio di quella sfilza di domande che gli aveva fatto...

    -... Pensandoci, potresti farmi un favore: non hai mica visto un uomo robusto, calvo e con una cicatrice sull'occhio sinistro od una donna molto snella con capelli lunghi e marroni, vero? Dovrebbero avere attorno ai ventisei anni, sono dei miei commilito... cioè... amici.

    E dopo aver finito questa frase, le palpebre superiori tornarono ad abbassarsi a metà sui suoi occhi azzurri, dando quasi l'idea di un'espressione rattristata. Brutta abitudine, ogni tanto i lapsus dell'addestramente militare si facevano sentire: le relazioni interpersonali erano fortemente scoraggiate, ed ogni tuo conoscente incontrato sotto alle armi era da considerarsi un commilitone e niente di più. Quel teorico legame che condividi quando spendi le tue giornate in fango, sangue e sudore per allenarti a combattere non doveva esistere, ogni recluta era un futuro automa che non poteva permettersi spazio per un cuore... ma per lui Alan e Susan erano spiriti affini, due veri amici, ed aveva passato troppo tempo a piangersi addosso prima di provare a vedere se anche loro avevano subito la stessa sorte. Doveva rimediare.
     
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  10. .Zaky.
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    Non reagì come ci si potrebbe aspettare, alla risposta calma e sincera dell'armatura. Si sarebbe sentito molto più a disagio se non avesse avuto davanti una persona che ti espone subito il problema, senza girarci attorno.
    Questo perchè lui SAPEVA di essere un cane, nell'intuito di cosa sta nascondendo l'altro.
    Perciò temeva sempre di dover capire strani messaggi in codice per lui ameni, e così risultare molto più scomodo di quanto sarebbe in grado di capire.
    Beh, la consapevolezza è sempre una buona cosa, no?

    Stava già pensando di salutare con riconoscenza e tornare per la propria strada, ma non diede corpo a questi pensieri, aspettando di sentire cosa aveva da dire.

    E...
    -Purtoppo, tocca a me darti brutte notizie.-
    Disse, grattandosi la nuca come in segno di scuse.
    -Non ho girato molto, ma sono abbastanza sicuro che sei la prima persona che colpisce il mio occhio. Tutti quelli che ho incontrato sembravano abitanti mesti del luogo, semplici ed indaffarati nella loro vita.
    Non mi sembravano dei forestieri.-

    Quell'armatura non gli dava più alcun disagio. Poteva risultare eccentrica da sentire e da vedere, ma nulla di più e si era già abituato all'adattarsi alle situazioni strane.
    Si trattava solo di un'armatura stregata, nulla di così assurdo dopotutto, no?

    -Però... ci troviamo in una situazione simile. Se ti va, possiamo cercare ognuno i rispettivi obbiettivi, sperando che sei più esperto di me in questo...-

    Ora che ci pensava..come l'aveva chiamato prima?
    -..Mondo.-

    Era strano definire così una regione, una città. Lo avrebbe chiamato lui, in quel modo, per via del suo dover continuamente viaggiare da una dimensione all'altra, con in mano solo una fugace speranza.
    ...Non poteva decidere arbitrariamente di trovarsi di fronte ad un "Collega" di viaggio. Da quanto sapeva, non era Così comune, varcare i mondi come una compagnia errante di vagabondi.
    Non gli augurava, inoltre, di esserersi inoltrato in una ricerca come la sua...

    Difficilmente avrebbe trovato chi stava cercando, se così fosse.
    Come difficilmente sarebbe stato per lui stesso. Però, che altro poteva fare? Lasciarsi morire in quel luogo, arrendersi e rifarsi una vita dimenticando tutto ciò che gli era caro?
    Una morsa lo prese al petto, costringendolo ad interrompere quei pensieri per non perdere il suo temperamento.

    -Mi spiego meglio. Sto cercando anche io degli amici e sono totalmente estraneo a questa cittadina. La mia ricerca è pari a quella di un ago in un pagliaio, ma aiutarti o andare da solo sarebbe indifferente per me.

    Ci stai?-






    Nota: Ho scordato di risponderti alle note, prima. XD Ho rubato l'immagine dalla tua scheda, ricalcata brutalmente e poi disegnato sopra quel che mi faceva comodo.
     
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    -Eh, sono esperto quanto te riguardo a questa storia di mondi o non mondi, mi suona piuttosto anomalo ma cerco di farci il callo, tutto qui... non sarà neanche un mese che sono finito fuori dalla mia patria.

    Avrebbe risposto così alla sfilza di domande del suo interlocutore chiudendo gli occhi ed alzando la propria mano sinistra a palmo aperto, abbassandola poco dopo e decidendo di fare un pò di luce sugli argomenti che erano stati trattati con ordine. Anzitutto, neanche il giovane aveva visto traccia di Susan od Alan visto che apparentemente si era messo a vagare per quei luoghi per ancora meno tempo del cyborg, e proprio quest'ultimo era l'unico che sembrava essere un individuo "alieno". Certo, i suoi amici probabilmente erano ancora umani, quindi si sarebbero anche potuti confondere con la folla con gli abiti giusti... e doveva anche ammettere che aveva fornito delle descrizioni un pò sommarie, ma neanche lui era mai stato -originariamente- un individuo che saltava eccessivamente all'occhio: era ciò che avevano dentro che li rendeva speciali.

    -Ehi, sei ancora molto speciale, moccioso.-

    Vacci piano, l'adulazione non ti porterà da nessuna parte, Sieg... Maxwell doveva ancora riuscire a rafforzare un pò il suo spirito prima di definirsi davvero una persona speciale. Tuttavia, tornando al discorso del ragazzo, sembrava che anche quest'ultimo fosse alla ricerca di persone a lui care, ma era più palese il fatto che stesse cercando di chiedergli se gli andava di provare a cercare assieme i loro amici, unendo le loro forze per riuscire ad avere una capacità di ricerca migliore o semplicemente per evitare di essere dei semplici lupi solitari alla ricerca di lune fuori dalla loro portata. Bè... non che fosse contrario al trovare nuove alleanze, ma il vero problema non era tanto nel cyborg, ma in quell'interlocutore che sembrava essere completamente ignaro della vera natura di quel suo corpo che gli causava tanta ammirazione. Non aveva più voglia di nascondersi, e visto che quel giovane sembrava essere abbastanza aperto alle "cose nuove" poteva provare a vedere se fosse davvero aperto a tutto...

    -Woah, woah! Aspetta un'attimo! Sei sicuro di poterti fidare? Non pensi alle conseguenze?-

    Cosa avrebbe potuto fare, informare quei pochi superstiti dell'esercito di un paese che potrebbe anche essere andato distrutto o che potrebbe essere a migliaia di kilometri di distanza da dove si trovavano dell'esistenza di un prototipo di arma militare che è diventato autonomo e desidera trovare due suoi amici ed una misteriosa donna dagli occhi verdi?

    -... Non c'è più gusto a darti noie a questo punto, fai quel che vuoi.-

    Sì, insomma... ora che aveva anche la benedizione dell'altra metà della sua psiche, dopo qualche secondo di pausa dalla sua prima affermazione l'uomo avrebbe ripreso a parlare.


    -... Questa collaborazione potrebbe dipendere dal fatto se tu riesci ad accettare un'arma su gambe.

    Non esagerava a definirsi tale, chissà se questo avrebbe dato al giovane il primo indizio sulla vera natura di quell'individuo che gli sembrava così "importante"? L'automa avrebbe riaperto gli occhi e raddrizzato la schiena, continuando il suo discorso avvicinandosi leggermente al suo interlocutore. Non sarebbe stato frettoloso, sarebbe avanzato lentamente mentre scandiva la frase di cui sopra e si sarebbe fermato ad una distanza di circa quattro metri, quel che bastava per fissare dritto negli occhi il ragazzo a cui avrebbe posto un'ultimo quesito...

    -Non mi piace parlarne, ma questa "armatura" viene da una storia che penso dovresti sapere se vuoi avere a che fare con me. Pensi di poter ascoltare?
     
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  12. .Zaky.
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    Di primo acchitto, rimase sorpreso dalla serietà che aveva acquisito l'armatura. Qualcosa lo portava ad esprimersi con lui, Zaky, un viandante qualsiasi con un quinto di obbiettivo in comune.
    Quindi quell'armatura di qualcosa si sarebbe sentita in colpa, successivamente.

    Doveva fiutare del pericolo forse? Riguardava qualcosa che aveva intenzione di fare, o era solo una storia che avrebbe inquietato i più?
    Istintivamente intuiva che si sarebbe trattao di..sensi di colpa, prevalentemente. Un mettere in guardia l'altro di non fidarsi, o altre storie simili derivanti dal proprio senso di colpa.
    Però poteva essere qualcosa di più stupido...o molto più serio e pericoloso. Dopotutto stava anche lui parlando con uno sconosciuto molto, molto difficile da comprendere.
    L'unica, era ascoltarlo, e Poi vagliare il perchè di quel mettere le mai avanti.

    Mise le mani in tasca, lo guardò con un atteggiamento ben disposto e, senza perdersi in sorrisi politicamente corretti, si mostrò schietto nei suoi confronti come egli lo era stato nei propri.

    -Mi sorprendi. Ed a dirla tutta, detta così sembra qualcosa di cui dovrei preoccuparmi. Ci penserò dopo a scappare via terrorizzato o a cambiare idea e chissà cos'altro preferiresti che io faccia.
    Ora ti ascolto, l'unica cosa che ti chiedo è di parlare in maniera semplice e di non saltare alle conclusioni su ciò che potrei pensare.
    Lascia che sia io a decidere se quel che hai da dirmi sarà un problema. Se mi starà bene o no.
    Daccordo?-

    Si indicò nel ribadire che ciò che lui pensava, era Suo diritto e suo potere, dunque l'Armatura non doveva sentire timore o pregiudizio nell'esporsi, cosa che spesso avviene quando già ti prepari alla reazione altrui.
    Ora gli uscì un sorriso, di quelli decisi.

    -Fai pure, ti ascolto!-
     
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    Fin troppo ottimista questo tipo. No, per una volta questo non era uno dei commenti del vecchio Sieg, era proprio il pensiero di Maxwell. Non era un gran pessimista, specialmente dopo quel tuffo nel punto più profondo della sua psiche, ma come aveva detto proprio in quella occassione... sii fin troppo pronto a lanciarti nel fuoco per chiunque e potresti finire bruciato. Ecco, forse quel ragazzo gli ricordava troppo il modo in cui si comportava lui prima di entrare nell'esercito, ed era per questo che era diventato così dannatamente loquace... ogni cosa che gli ricordava un pò la sua umanità lo attirava come se fosse un buco nero.

    -Senti, vuoi sbrigarti a parlare? Ignorerò solo per qualche minuto le violazioni dei segreti militari...-

    ... D'accordo. Sbattendo una volta le sue "palpebre", l'automa avrebbe appoggiato a terra la sacca rossa tenuta nella mano destra, ed avrebbe appoggiato la sinistra alla placca pettorale corrispondente, per poi dire...


    -... Questa non è un'armatura: è una corazza esterna per un corpo, come una pelle. In parole povere...

    Terminata questa prima parte della frase, il cyborg avrebbe piazzato anche la mano destra sulla placca protettiva corrispondente come la mancina, per poi spalancare ambo le corazze esterne dei pettorali per rivelare la bocca di cannone posta proprio a centro del suo petto: se un oggetto incastonato a fondo nel suo busto non dimostrava il suo essere artificiale, allora non sapeva cosa diavolo poteva farlo. Non poteva staccarsi pezzi di testa alla ricerca del suo cervello sotto vetro o staccarsi a forza la prima corazza superficiale per far vedere il suo generatore a turbina che gli sostituiva il cuore, ma tanto per dirlo a voce alta avrebbe terminato la frase...

    -... Questo corpo è meccanico. E non preoccuparti, il cannone non funziona.

    E così avrebbe anche avvisato il ragazzino che non aveva intenzione di polverizzarlo alla prima mossa falsa, non aveva neanche idea di quanta effettiva potenza potesse avere quell'arma... o se poteva funzionare in un futuro molto prossimo, per ora era solo qualcosa di puramente decorativo. Proprio per questo motivo, l'ex-uomo avrebbe tenuto aperto il proprio petto per quel che bastava, per poi chiuderlo lentamente e far tornare ambo le sue mani lungo i fianchi: non gli serviva mostrare troppo quel cannone, era per far capire subito al ragazzo con cosa aveva a che fare... e soprattutto per dare almeno una piccola "prova" delle cose che stava per dire. Quella storia era già abbastanza folle di suo, ed ora che avrebbe continuato a parlare della sua condizione fisica attuale gli avrebbe fatto comodo avere un pò di... come dire, credibilità? In ogni caso, Maxwell avrebbe continuato il suo discorso...

    -Ero una recluta difficile da controllare, ma avendo esperienza di combattimento base l'esercito decise di usarmi come cavia per creare un'arma di base umana... letteralmente. Il mio cuore è stato modificato e funge da forza motrice, mentre il mio cervello è l'unità di controllo. Il resto del mio corpo è stato scartato.

    Forse era stato un pò troppo "ristretto" nello spiegare ciò che gli era successo, ma se doveva essere chiaro e coinciso non poteva certo tirare fuori tutta la storia della sua morte e "rinascita"... e soprattutto non poteva tirare fuori la storia dell'uccisione degli scienziati che lo avevano costruito. Le sue mani si erano macchiate di sangue in seguito ad un attacco di panico, il puro terrore di non appartenere al corpo in cui era stato relegato... ormai aveva abbadonato quell'odio che avrebbe potuto benissimo lasciargli una cicatrice perenne, e sperava di non trovarsi mai più in una situazione del genere, di non dover mai più agire sotto l'influenza di una rabbia estrema per nessuna ragione al mondo. Già... sperare, sperare, ma ora doveva finire un discorso, quindi avrebbe fatto solo un'ultima affermazione prima di lasciare nuovamente la parola al suo interlocutore...

    -Non è tanto questione di aver paura, ma se tu pensi di poterti fidare di qualcosa che tecnicamente è vivo solo in parte... se ci può essere fiducia reciproca.

    -In effetti non sarebbe molto educato dimenticare di dire che siamo fatti di metallo.-
     
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  14. .Zaky.
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    ...Poteva essere a lui sconosciuto, il miracolo della scienza e le sue follie. Non esisteva Scienza nel suo mondo, ne uomini in camice bianco armati di provette e calcoli.
    Non esisteva il metallo vivente, le armature che conservavano la loro umanità, perdendo qualsiasi cosa potesse ricordargliela.

    ...
    Era poi così difficile da capire?
    Vi era poi tanta differenza, se al posto della scienza vi era la magia? Se questa era in mano a gente avida ed alimentata da sogni nichilitori?
    Se questi scienziati, uomini in camice, erano invece stregoni dal lungo abito e lo sguardo di un felino che caccia ed imprigiona nelle proprie mani, il futuro?
    Imprigionato, sfruttato, condannato, per i sogni ed i desideri altrui.
    ...Come un oggetto.

    Per un attimo, i suoi occhi persero la presa sull'armatura, nel rivivere dei ricordi difficili da non paragonare...ma tornò presto a dargli piena attenzione.

    Non sorrise ne dissimulò, Zaky, perchè percepì che i nomi e le parole usare dalla persona che si trovava davanti potevano risultare distanti dalle sue conoscenze... ma erano così Simili. Simili a tutto ciò che aveva conosciuto.
    Rispose con un tono che ancora non gli aveva concesso, quello di un ragazzo che avrebbe preferito non crescere e che invece si era ritrovato adulto nell'anima senza essere interpellato.

    -E tu, ti fidi di chi sei?-

    Non vi era ragione di confessare agli altri i propri segreti, se non per timore di se stessi...

    Quell'armatura si temeva.
    Restava solo da comprendere, Cosa di se temeva.
     
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    -Bè, almeno è rimasto serio... per un'attimo pensavo che avrebbe urlato "che figo".-

    Mettendo da parte la bassa considerazione dell'animo umano che il suo io elettronico aveva, il ragazzo prese la notizia del fatto che il corpo di Maxwell era formato prevalentemente da muscoli artificiali, supporti idraulici ed altri aggeggi ben poco organici: gli chiese solo se "si fidava di sè stesso". Buffo. Fino a poco tempo fà gli avrebbe detto "no, ma non ho nient'altro"... ma questa volta la risposta sarebbe stata diversa.


    -Sento tutto molto diversamente dal normale, ma non ho dubbi che la mia umanità sia ancora intatta.

    Quando sentiva rabbia, era una rabbia fredda, perchè non supportata dall'adrenalina. Lo stesso si poteva dire in parte anche per l'infatuazione che sentiva per quei due misteriosi occhi smeraldini. La preoccupazione che sentiva per il fato dei suoi conoscenti a volte non sembrava abbastanza "profonda"... insomma, un sacco di cose che provava parevano essere fuori posto. Ma era proprio questo il punto più schiacciante della sua sicurezza: SAPEVA che sensazioni provava, SAPEVA che quei sentimenti non erano come quelli che provava quando i suoi organi gli davano un pò di "supporto". Proprio questa mancanza, quel vuoto che non poteva colmare decentemente anche con l'aiuto di Siegfried e tutti i suoi processori gli davano la certezza che un tempo il suo cervello ed il suo cuore risiedevano in un caldo corpo di carne. Era troppo poco, troppo semplice come indizio risolutivo? Bè, lui era sempre stato un folle sognatore, quindi gli bastava... e tanto per dare un'altro esempio del fatto che fosse stato in carne ed ossa, avrebbe detto al suo interlocutore...

    -Quante altre macchine che hai conosciuto hanno rischiato la loro "vita" contro un grassone mangiacuori per salvare una ragazza in pericolo?

    -Non avevi proprio altri modi di spiegarlo, vero?-

    Cosa avrebbe dovuto dire, hai mai incontrato un cyborg tanto stupido da lanciarsi contro un essere obeso fatto di oscurità con una pancia di gomma?

    -Bè, è una descrizione più realistica.-

    ... Vai all'inferno Sieg. Rimaneva comunque il fatto che quella era stata un'azione istintiva, qualcosa che si trovava alla base del suo essere... era la prima azione "umana" minimamente positiva che aveva fatto da quando era diventato un ammasso di metallo e nervi artificiali, ed anche se era fallita miseramente sarebbe stata una pietra miliare nella sua vita: il suo sogno un tempo era proteggere i suoi cari, e quella volta aveva affrontato a muso duro un essere che gli faceva salire una sorta di terrore ancestrale pur di salvare una persona indifesa. Quello era abbastanza per rafforzare la sua convinzione.
     
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23 replies since 7/9/2012, 18:13   259 views
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