Posts written by .:Strange:.

  1. .
    Ma qui stanno ricomparendo tutti °O°
    Bentornato Sloshi! \^__^/
  2. .
    1) 'mkay, in effetti poi mi ero reso conto che la Tecnica ha delle peculiarità e degli utilizzi che rendono un consumo Basso sin troppo vantaggioso e... cosa-cosa? Egyptian what now? Sconti? Non ci ripensavo :guru: *aggiunge Abilità di sconto in scheda*

    3) Tranquillo Alex, non ho intenzione di iniziare una guerra :v: Giuro che stavo solo cercando di capire. E... credo di avere abbastanza chiara la situazione, ma dovrò abituarmi :asd:
    Per il regolamento, dovrete armarvi di tosaerba e dare varie passate "dimagranti" qua e là. Ora come ora, è un vero dedalo :v:

    4) Purrrrrfect °w°b

    Grazie dell'aiuto fanciulli, per ora sono a posto \°ç°/
  3. .
    1) Due Passive Superiori per una cosa così basic? °3° Goodness, se così fosse certamente non avrei AP a sufficienza per fare quanto avevo in mente. Ciò detto, mi pare piuttosto eccessivo, considerando che non solo dovrei pagare il costo del "clone" (che di per sé non ha effetti, quindi mi fa andare in negativo) ma anche il costo di tutte le altre Tecniche °0° Magari si può passare da Costo Basso a Medio, e renderla definitivamente una Tecnica Magica, ma non so...
    Anyway, boh. Se/quando trovate un accordo fatemi sapere xD

    2) No no, non avevo in mente nulla di preciso xD Era più che altro una curiosità che mi era venuta in mente mentre scrivevo l'equipaggiamento della scheda e volevo una dritta a riguardo ^__^

    3) Mh, non sono sicuro che mi piaccia al 100%, ma ovviamente devo adattarmi :v:
    A questo punto però mi sorge un dubbio riguardo al Parametro primario "Stato Mentale": come si danneggia di preciso? Una psionica come quella da te descritta intacca quel parametro? Non che mi serva per attaccare con il nuovo PG, però se dovessi regolarmi in fase difensiva sarei dubbioso.
    Tra parentesi, mai pensato di snellire il regolamento Abilità? Sul serio, è pesantissimo da leggere per intero :asd:

    4) Er, qui non ho capito: la natura elementale è dunque stata dimenticata oppure è stato scelto che no, quella Tecnica non è di natura elementale?
    A parte questo, ok, Abilità Fisica-Fisica in tutto xD Però non è un problema se riadatto un po' esteticamente l'attivazione vero? :v: Mi pareva di ricordare che dal punto di vista della mera apparenza le Razziali fossero personalizzabili, ma non ritrovo il paragrafo purtroppo =\
  4. .
    Ehilàààààh, qui c'è un posto! ~
    Avrei un paio di domanduzze da fare riguardo alcune tecniche/equipaggiamenti.

    1) Anzitutto, volevo sapere se una tecnica del genere sia possibile: illusione a costo basso che produce una copia del personaggio (mossa ovviamente dalla volontà del caster), la quale non ha di per sé alcun potere ma può essere usata come punto d'origine delle tecniche del PG. Durata standard 2 turni, come ogni illusione; può essere dissipata prima a volontà del caster o tramite tecniche di annullamento. Scritta da cani FTW
    Dunque, poiché si tratta di qualcosa che genera un'immagine sul campo, non diretta a sconvolgere le percezioni dell'avversario, mi pare stupido mettere un Debuff random a questa tecnica solo perché è un'Illusione. Per compensare la cosa, però, ho pensato di poter attribuire questo "fungere da punto d'origine delle tecniche" (basically, da Debuff a Support). Sia chiaro: è sempre il PG a pagare eventuali tecniche, in quanto è comunque lui che le utilizza - solo che non partono da lui ma dalla copia. Nel caso questo creasse problemi con l'impalcatura delle illusorie, potrebbe starci una semplice natura magica (forse ha più senso)? Dat all too weird?

    2) Se io scelgo di partire con un equipaggiamento magico, dovessi poi rielaborarlo, potrei ridistribuire liberamente tutti i punti giusto? Non devo tenermi le vecchie tecniche, right? Tipo: io ho un'arma con 20 AP (ipotizziamo due tecniche Basse), ma poi la incanto aggiungendo 50 AP. A questo punto ho 70 AP da giostrare liberamente oppure devo tenermi le vecchie tecniche e gestire solo i nuovi 50 AP?
    Trattandosi di una rielaborazione, sono portato a credere che siano 70 AP liberi, però chiedo conferma xD

    Dovrebbe essere tutto ma... potrei tornare °w°9

    Edit: Ok, ne approfitto anche per fare un paio di domande aggiuntive sulle Razziali dei Nessuno:

    1) Apatia Mentale: al momento leggo che essa protegge da Abilità Illusorie, ma se riguardo la scheda di Aster trovo scritto Psioniche. Ora, non so se questa passiva è stata coinvolta nella correzione oppure se ho sempre sbagliato io e sono troppo pigro per controllare, però mi pare che abbia più senso la descrizione anti-psionica, piuttosto che quella anti-illusoria.
    Enlighten me

    2) Esplosione di Rovi: ok, la tecnica ha natura Fisica nel senso che i rovi infliggono danno al corpo tramite entità fisiche - per l'appunto - e non magiche. Ma da come è descritta la Tecnica mi pare si basi piuttosto sull'Essenza in quanto genera "propaggini" che colpiscono e poi si dissolvono. Mi Sbaglio? :goh:
    Inoltre, non c'è scritto se tale Tecnica è di elemento Nulla e mi chiedevo se fosse dimenticanza o scelta ^__^

    Edited by .:Strange:. - 1/11/2016, 19:46
  5. .
    Ehm, vorrei richiedere la correzione di Crumbling Dream, Quest Autoconclusiva.
    Ringrazio anticipatamente chi si prenderà questa briga ^__^
  6. .

    [...]

    Un silenzio privo di precedenti ad intercorrere tra loro come una voragine;
    come un profondo, invalicabile abisso d'incomprensione e perenne disappunto.
    Ed in quello la coscienza si fece avanti, parlò, lo mise in guardia.
    Ma egli non volle ascoltarla, così preso com'era dal rimirare tronfio la sua creazione.
    Sua e di nessun altro.
    Aveva plasmato qualcosa di bellissimo.
    A guardarsi, a comprendersi.
    La creatura più letale dell'universo
    risvegliata nel corpo del più luminoso fiore dell'intero cosmo.
    Un pensiero, una considerazione.

    E poi pura contemplazione.


    0gpwaXy



    I loro sguardi si incontrarono un'ultima volta—rosso nel rosso, forse uno più stinto—si arrestarono in quel contatto così familiare, che ora sembrava così sconosciuto—c'era uno specchio fra loro, lucido vetro a separarli—Aster cercò Aster con la mano, tentò di afferrarlo, di toccarlo, di sentirlo vivere davanti a lui—le sue dita incontrarono il freddo, il ghiaccio, l'impersonale—avvicinò il proprio volto al suo, vi posò dapprima la fronte, poi il naso, infine perfino le labbra—cercava calore che non era mai esistito, ma che aveva sempre sentito dentro di sé—indugiò, attese una risposta, sperò di percepire altra pelle sulla propria, pronta a ricambiare—l'umidità annebbiò il vetro, offuscandolo—non sentì nulla, non vide un movimento che non fosse il proprio, non udì la solita voce rispondere, né dolce, né delusa, né suadente, né provocatoria, né infuriata—tutt'attorno non c'era che il buio, l'infinito disperdersi di onde corvine—batté sul vetro con il pugno, urlò, chiamo a gran voce affinché qualcuno rispondesse—voltandosi vide un panorama affine, identico, profondità di pece e uno specchio, sotto, sopra, a destra, a sinistra, davanti, dietro—i suoi occhi guizzarono disperati alla ricerca di uno sbavo, di un intoppo, senza trovarne—era in trappola.

    È una bolla a trattenerlo
    (lucide pareti, sinuoso profilo)
    ad impedire ogni via di fuga
    a trattenere persino lo sguardo
    (è trasparente, ma mostra solo il vuoto)
    non c'è nessun altro là dentro.

    ...era assolutamente solo.
    (eppure occhi, mille occhi a fissarlo;
    ma sono tutti morti).


    —uno, dieci, cento—no, infiniti Aster lo osservano di rimando, sparsi sulla curva superficie della prigione—ma non sono nessuno, sono tutti stinti riflessi senza vita, che seguono i suoi movimenti arrancando un po' in ritardo e fissandolo con sguardo spento, senz'anima—e ad ogni mossa, perdono se stessi, si crepano, si sfilacciano, svaniscono—il bambino cerca di fermarli, di aggrapparsi ad essi per trattenerli con lui, sperando che uno di loro assuma connotati un po' grotteschi, che un nero più scuro ne percorra i contorni, finché esso torni a somigliargli e, sorridendo, risponda—ma è tutto inutile, uno dopo l'altro tutti i fantocci svaniscono, sinché rimane solo il nero—e il contorno della bolla, percepibile contro ogni legge fisica—

    AIUTO! AIUTO!
    Vorrebbe urlare, ma non s'ode nulla.


    —un brivido, un refolo di freddo a risalirgli la schiena, ad arpeggiare sul sudore copioso come un estroso musicista—non poteva avere paura, non gli era possibile, lui era un Nessuno e i Nessuno sono vuoti: guscio di carne ed anima a muoverne le membra come un burattinaio, non c'era spazio per l'angoscia—sgranarsi degli occhi, insorgere violento di lacrime che non dovrebbero esistere, accasciarsi a terra, ginocchia al petto, mani fra i capelli, sussulti di puro terrore—si accorge allora, nell'oblio di quell'istante in cui la stoffa delle vesti s'impregna del suo pianto, di essere stato completamente abbandonato, da tutto e da tutti—non era sempre stato così, prima c'era lui, prima c'era l'Altro, ma ora non più—Aster, dov'è andato Aster? Ora che egli non è più, anche colui che gli somiglia comincia a disfarsi, a disperdersi come polvere nera gettata nel vento boreale, sussultando preda di scossoni ad ogni mutamento di direzione, stiracchiandosi fino allo strappo definitivo, impossibile da ricucire persino al filo di tenebra che tutto lega ed unisce—cerca di cucire una cosa che non esiste, impresa fallimentare come lo scrivere sull'acqua.

    Ti ricorderai di me, non è vero?
    Ti prego... promettimi che non ti dimenticherai. Che non ti dimenticherai mai.


    No, non ti dimenticherò.
    I n f o n d o s i a m o u n a c o s a s o l a i o e t e.
    . . .


    Mi hai mentito.
    O forse già allora
    mi avevi annunciato la Verità.


    A nulla vale strisciare verso i margini della bolla, inchinarsi come un servo, implorare come uno schiavo, come supplicando un padrone indignato di perdonare una mancanza di cui non si è davvero consapevoli—forse non era una mancanza, ma il contrario; l'eccessivo zelo che amareggia l'animo—il Signore è sordo, non torna sui suoi passi, se ne va gettando la chiave della gabbia, togliendo olio alla lanterna, soffocandone la fiamma e facendo sparire la luce oltre una porta definitivamente sbarrata—aveva sempre vissuto nel buio, in un Mondo che moriva; la tenebra la conosceva bene, era sua amica, aveva lungamente giocato con le sue ombre; ma ora gli faceva paura, lo terrorizzava—chiamare, urlare, digrignare i denti, strapparsi i capelli, agitarsi come un animale cui vengano incatenati gli arti, non porta a nulla—Maestro, Padrone, Dio; torna indietro, non mi abbandonare—

    Miserere mihi Domine...

    Hai paura della Verità?
    Temi il suo sovrastarti con la forza dell'ovvio?

    Miserere mihi Domine.

    La sua impossibilità d'essere arrestata,
    flusso di ragioni troppo chiare per essere mal interpretate?

    Miserere mihi Domine!

    È forse il tuo intelletto a cedere, vittima della propria inferiorità,
    quando comprendi di non poter fuggire?

    Miserere...

    —solo un istante prima della consapevolezza, balenare di un fulmine nero che squarci l'abisso spalancandone le ingorde mascelle, strappandone un sussulto doloroso, un lamento nel risveglio—gorgoglii, sibili, il dimenarsi di propaggini inconsistenti attorno alla bolla di vetro—poi una crepa, impercettibile incrinarsi dell'orizzonte—Aster si solleva, si tira in piedi, le gote paonazze incise da lunghi squarci d'inchiostro, le membra tremanti, gli occhi un Inferno di conflitti, un dimenarsi di esitazioni e decisioni incontrovertibili—l'iride vibra, trema, si scuote come preda di un terremoto; la pupilla è tanto sottile da affogare nelle fiamme, consumandosi come un ciocco di legno; è un punto, infinitesimale e invisibile presenza a squadrare l'universo—cric, una nuova spaccatura, accanto all'altra, polverosi frammenti di vetro a scivolare verso il suolo come la sabbia di una clessidra—il buco nero circostante si agita, guizza come in preda al panico, scatta e schiocca come le innumerevoli mascelle di un'idra, sferza l'aria mordendo il Nulla a pochi centimetri dalla bolla, la sua bolla che comincia a cedere senza che nessuno l'abbia toccata—e poi ancora, un esile scoppio, un fischio come di aria che si faccia strada attraverso una nuova apertura, intonando una spigolosa litania.

    Ogni tua parola è un mattone che cede dalla fortezza che ho costruito in anni di duro lavoro,
    affinché potessi giungere ad un livello che, finalmente, si sarebbe rivelato intoccabile.
    P e r f e t t o.


    Ora non sono i mattoni a cedere
    (Non c'è nessuna fortezza; non c'è alcun mattone.
    Entrambe le cose non sono mai esistite)

    È la bolla che minaccia di schiantarsi
    (si assottiglia, si fa debole)
    ...


    E se allo svegliarti da un Sogno,
    ti rendessi conto di aver fino ad allora sognato di sognare;
    se ti accorgessi che tutto ciò che hai vissuto non era nulla più che una doppia falsità,
    cosa faresti in quel caso?
    Come ti comporteresti se venissi a sapere, in maniera anche piuttosto brutale,
    che tutto ciò che hai sperimentato e creduto essere vita,
    invece non fosse stato altro che un duplice inganno?

    Aver sognato di sognare significherebbe essere costretti a rivivere tutto.
    Di nuovo.

    E svegliandoti, potresti accorgerti che anche "il Sogno nel Sogno"
    altro non era che l'ennesimo scherzo del tuo essere addormentato.
    Ed avvedendoti di questa realtà,
    l'unica possibile conseguenza non potrebbe essere che la Follia.


    Fu allora che, dopo tanto tempo, tornarono a farsi sentire le voci. Erano rimaste sino ad allora quiete, contro ogni logica, forse timorose che il loro arrivo avrebbe disturbato qualcuno—serpeggiavano in pianissimo, forse ancora timorose di essere un impiccio—così Aster le udì raggiungerlo, mentre alzava gli occhi di cenere come se stessero piovendo dall'alto, angeli del cielo, pioggia misericordiosa, accogliendole con vuota dimenticanza, al pari di due sconosciuti avventori di passaggio—erano due, come potevano essere due, non dovevano essere due—stavano dicendo qualcosa, circondandolo come una coppia di Ouroboroi avvinghiati l'uno alla coda dell'altro, in contraddizione a tutte le loro classiche e solinghe rappresentazioni—non capiva, non voleva sentire mentre gli riportavano alla memoria ogni cosa che era già successa in eterna ripetizione, come un disco incantato—s'interruppero poi su qualcosa, parole perdute, forse mai udite, forse solo immaginate, di un tempo lontano, di un Uomo che è una Voce, di una Voce che è un Sogno, di un Sogno che è un Uomo... il tutto in un tuffo verso un Cuore che non esisteva—

    Quanto di ciò che ci accade è un’illusione?
    Quanto di tutto ciò che crediamo e chiamiamo Realtà
    non è altro che finzione,
    illusione,
    interpretazione?
    A d a t t a m e n t o.

    " ... Io ... "

    Quante volte l’uomo desidera che sia la realtà ad adattarsi al suo volere?
    Quasi una malattia, la si potrebbe chiamare.
    Il solo pensiero che non siamo noi ad adattarci alla volontà del mondo,
    ma che sia il mondo stesso ad adattarsi alla nostra volontà,
    ci conferisce onnipotenza.

    " ... Non è sempre stato così! "

    E così arriviamo a credere che anche le disgrazie vadano amate,
    che anche gli ostacoli facciano parte del percorso.
    E il folle annega nell’Amor Fati.

    " Tu non capisci.
    Nessuno può ... perché nessuno lo vuole veramente. "


    —così recitano le voci, squadrandolo con cipiglio cupo, crogiolandosi nel ripercorrere ogni secondo, ogni istante della nuova avventura che aveva vissuto—gli parve pure che ridessero, ogni tanto—ma non deve andare così, non è detto che debba continuare in eterno quel giro demoniaco—basta, semplicemente non è più necessario che il cosmo compia la sua rivoluzione; basta, non occorre più che la realtà venga occultata dal Velo—della dea di Sais, di Maya... che importava?—ennesima crepa, ennesimo spacco che si genera in un rombo atavico, andandosi a congiungere con gli altri fino ad assumere una consistenza più concreta di qualunque inganno—una ragnatela irregolare lungo tutta la sfera, distorsione geometrica di una vita che finisce, di una vita che attende, di una vita che inizia—

    ἐξ ὧν δὲ ἡ γένεσίς ἐστι τοῖς οὖσι, καὶ τὴν φθορὰν
    εἰς ταῦτα γίνεσθαι κατὰ τὸ χρεὼν διδόναι
    γὰρ αὐτὰ δίκην καὶ τίσιν ἀλλήλοις τῆς ἀδικίας
    κατὰ τὴν τοῦ χρόνου τάξιν

    « da dove infatti gli esseri hanno l'origine,
    lì hanno anche la distruzione secondo necessità,
    poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia
    secondo l'ordine del tempo.
    »


    —allora Aster abbassò lo sguardo, le palpebre che lentamente si univano in una linea perfetta, la bocca socchiusa come per dire qualcosa d'importante, un monito profetico, un'omelia finalmente dal sapore divino—è solo il suo pensiero a guizzare, lasciando indietro la lenta imperfezione del corpo—una frusta, una spada, un'ascia, la ghigliottina impura della Rivoluzione, un unico crepito selvaggio ad arrestare la frenesia dei due serpenti, un comando tacito—basta, come per l'appunto stava dicendo già da un pezzo—i viscidi animali s'arrestano e—nel mentre romba come una tempesta lo sconvolgersi del nero—eccoli divorarsi a vicenda, l'un l'altro, ed ecco le teste stramazzare a terra agonizzanti—una figura femminile sembra aleggiare su di loro, schiacciandone coi piedi nudi i rimasugli, coronata di uno splendore che lì non poteva esistere—soffrono ancora per qualche istante, prima che i loro occhi roteino privi di vita—ella ha un aspetto familiare, un volto da guerriera, il cuore di un angelo... ma scompare prima che possa essere afferrata—più nulla delle voci, più nulla dell'armonia che lo accompagnava da sempre, da prima che il suo Mondo cedesse ai demoni—fu il Silenzio, per la prima volta, come se ogni giacesse in una contrazione statica attendendosi qualcosa—

    « ... non sei mai esistito, vero? »

    —attendendosi qualcosa dalla figura fragile alle spalle di Aster, formatasi improvvisamente sulla bolla, orribilmente sfregiata dalle spaccature—la tela tagliata di un dipinto sarebbe stata meno grottesca da vedere—non è davvero riconoscibile, ma tutti sanno alla perfezione di chi si tratti—muove qualche passo, si avvicina, o questo suggerisce la prospettiva, ma quando apre bocca—atroce deturpazione di un volto deformato—non accade nulla, Aster non percepisce alcunché—e la faccia nello specchio comincia anch'essa a spaccarsi per quel gesto inutile e dannoso—

    « Sono sempre stato Io. »

    —non era una domanda quella che occupò la battuta dell'altro—ennesima scudisciata alla traballante struttura che ormai era tutta uno sbuffo, tutto un grondare di schegge opalescenti simili a sudore—si trattava di una constatazione quasi disinteressata, forse per un momento troppo incredula per parere tale a se stessa, ma non v'era davvero uno strascico di dubbio o menzogna—la figura, più spezzata che mai, sembrò per un momento incredula, ma poi sorrise—il suo braccio sinistro si sfaldò del tutto, mentre uno squarcio ormai ampio si apriva lacerando i confini dello specchio—mentre una perla grigiastra gli rigava il volto—ora anche le sue gambe cominciarono a disperdersi—ed allungava un braccio fuori dello specchio, scaglie d'argento che tentavano di impedire un simile gesto come melma luminescente, la mano fiocamente illuminata che si tingeva di venature tendendosi verso Aster—l'occhio destro si spense, il rosso diventò grigio prima di perdersi oltre il velo come fumo—le turpi labbra dell'altro si aprirono nuovamente, sillabando una richiesta tacita, ma perfettamente compresa.

    Non dimenticarti di me, Aster.
    Siamo una cosa sola, Tu ed Io.
    Io e Te.


    Allora anche Aster allunga il braccio, raggiunge la mano, la stringe a sé—i suoi occhi sono asciutti, ma il suo sguardo è per la prima volta una desolazione, una distesa arida come vecchia pergamena—ed in quel gesto, la bolla sussulta un'ultima volta, prima di disintegrarsi del tutto in un vitreo clangore—era successo anche prima che morisse—ma questa volta, nessuna figura rimane dirimpetta ergendosi sul cadavere della finestra— semplicemente tutto si dissolve in bianchi frammenti.
    E il mondo vero occulta ogni cosa, cancellando l'abisso con una tenebra più nera.


    "Quando ci ergeremo su questo cumulo di macerie,
    saremo l'uno a fianco dell'altro.
    Solo noi due. Te lo prometto."


    Non aveva mentito.
    Ma che quel momento sarebbe durato meno di un istante,
    che sarebbe stato l'ultimo,
    allora aveva preferito non rivelarlo.



    Ah, il grande balzo... uno sviluppo che avevo in mente sin da quando ho creato Aster, ma che non avevo ancora idea di 'come' effettuare. Il Contest del Frenz mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno e infatti questa scena dovrebbe essere - idealmente - una diretta e quasi immediata prosecuzione di "Odi et Amo". Preannuncio già che, questa volta, le note saranno copiose. Non odiarmi, ignoto correttore.
    Prima di tutto, una questione di principio. Poco tempo fa, parlando su Skype, Pagos e molti altri utenti si sono trovati d'accordo su un "factum" particolare del giocare in un GdR: raggiungere lo stile di uno scrittore di romanzi è, in qualche modo, il fine ultimo di tutti. Effettivamente, la mentalità in generale - anche alla luce di giudizi che ho avuto modo di leggere - mi pare che sia questa. Ebbene, io non desidero nulla di tutto ciò. Non con Aster, sia chiaro. Non è quello che pensavo di creare quando ho cominciato ad ideare questo nuovo PG (ma già da Farant questo aspetto era in nuce).
    Il mio stile non vuole essere funzionale né servile nei confronti del lettore (cosa che forse lo rende faticoso da leggere) ma alla psiche del personaggio, alla sua intima essenza che deve riflettersi su tutta la realtà che lo circonda alla pari di un filtro. Forse è un discorso che non troverà tutti d'accordo, ma mi andava di chiarire questo punto per due motivi:
    1) Beh, per dare un focus ai valutatori, affinché non rimangano necessariamente chiusi nel modello del romanzo solo perché è stato tacitamente assunto come paradigma di valutazione.
    2) Per dar conto di questo "esperimento" stilistico - per il quale devo ringraziare il mio "Muso" n°2 Goth' *hugs*

    Rimaniamo un momento sullo stile. Frasi brevi, talvolta sconnesse, tempi che fanno sollevare un sopracciglio, punteggiatura angosciante... insomma, un mezzo-futurismo nei confronti del quale normalmente non proverei particolare entusiasmo. Eppure, mi è parso perfetto per dare un'immagine dinamica di quello che la scena vorrebbe rappresentare.
    Vediamo se riesco a spiegarmi. Come si sarà notato, ci sono citazioni sparse per il testo provenienti da varie giocate di Aster; appaiono all'improvviso, talvolta mescolate fra loro, come dei flash inaspettati che si ripresentano alla mente del ragazzo (frenando bruscamente la frenesia dei paragrafi con le linee). Formano un filo narrativo a parte che le mette tutte in comunicazione. Ma soprattutto, hanno la particolarità di essere "questioni morali" che, quasi sempre pronunciate da Aster stesso verso il prossimo, ora si ritorcono contro di lui andando ad assumere un nuovo significato alla luce di "Odi et Amo" (la cui citazione finale infatti non era semplicemente un "riferimento faigo" a Novalis, ma il ponte per arrivare qui).
    In ogni caso, come dicevo, esse sono come universi che ora appaiono ignoti e che devono essere nuovamente razionalizzati in base alla nuova conoscenza. E quando questo avviene, la comprensione passata va in pezzi (evento forse banalmente rappresentato dall'andare in pezzi della bolla di vetro) lasciando il posto ad una nuova consapevolezza - non più misterica, come in Odi et Amo, ma definitiva.
    Il passaggio è manifestamente sancito dalle due (uniche) battute, che dovrebbero cadere come una martellata sul divenire disordinato del testo.

    Ora, lasciando da parte il "cosa succede", che nonostante tutto mi pare perfettamente comprensibile tra le righe, metterò qui i principali riferimenti che ho fatto alle Quest passate, nel caso il correttore non mi abbia mai seguito - cosa assai probabile. I riferimenti extra-GdR invece li tralascio, come sempre.

    1) La citazione d'apertura è tratta da "Infiltrated", allora riferita a Xisil che Aster aveva "nessunizzato" tramite l'abilità razziale "Stravolgimento Mentale". Ora, chiaramente, è tutto al rovescio: è Aster, presente a se stesso, a comparire come una costruzione non del tutto sincera.

    2) I vari "ti ricorderai di me, ecc ecc" sono tratti da "Un Passato Dissepolto" e non mi pare necessitino di delucidazioni. Ci sono evidentemente vari "zompi" di prospettiva.

    3) La sezione "hai paura della Verità..." è tratta dalla Quest Iniziale, in cui Aster aveva riferito quelle parole ad Òneir tacciandolo di una specie di "dogmatico oscurantismo"; stessa cosa aveva fatto con Xophìab in "Un passato Dissepolto". Ancora una volta, l'accusa si rivolta contro chi la pronuncia.

    4) Sempre dal Passato Dissepolto e dalla QI sono tratte le immagini della "fortezza di mattoni" e del "Sogno nel Sogno", così come dalla QI è estrapolata la citazione della Voce che comincia "Quanto di ciò che ci accade è un’illusione?"

    5) La citazione conclusiva è un flashback tratto sempre da "Un Passato Dissepolto".

    Ultimissimo appunto va alla parte finale (mi riferisco alla parte dello "sguardo desolato di Aster"). Tale breve passaggio dovrebbe fungere da trampolino di lancio per successivi sviluppi ed ha, come dire, un retrogusto leopardiano. In particolare, mi riferisco al fatto - volutamente accennato a malapena - che l'immaginazione e le illusioni velano agli occhi le misere condizioni di ogni creatura e sono in un certo modo "preferibili" alla conclusione raggiunta tramite la ragione. La dialettica e la tensione fra questi due poli, da sempre presente in Aster, dovrebbe svilupparsi a (ri)partire da qui.

    Ok, ok, la chiudo qui. Buona... lettura? Non lo so, speriamo.
    Ora se volete scusarmi vado a cambiare l'Allineamento di Aster da Neutrale a Caotico Neutrale... era pure ora che lo facessi :v


    Edited by .:Strange:. - 13/6/2015, 16:34
  7. .
    Ci sono anche io: Odi et Amo
    Scusate davvero tanto il ritardo (beh, solo 2 ore, meno peggio di quel che credessi :^] ).
  8. .

    Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
    Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

    Aster. Perché piangi Aster, mio unico amore, solitaria stella del mio firmamento? Perché piangi, chi ha mai potuto essere così gretto e meschino da azzardarsi, ignobile creatura, a ferire proprio te, fra tutti gli altri? Su, dimmelo avanti. Confidati con chi può definirsi davvero tuo amico, con chi non conosce altra via che non sia quella che conduce alla tua felicità. Faremo come facciamo sempre, mh? Basteranno un paio di parole... no, cosa dico, sarà più che sufficiente un guizzo del tuo pensiero ed ogni cosa mi sarà rivelata, quasi come in uno scatto simultaneo. Fatto questo, non dovrai più preoccuparti di nulla mio caro. Penserò io a tradurre nel linguaggio della realtà, con premurosa dedizione, tutte le cose di cui hai voluto rendermi partecipe. Era così anche al principio, rammenti? Dapprima non volevi mai rivelarmi nulla, anzi preferivi proprio scappare da me, che ti osservavo da lontano con curiosa pazienza. Poi però, alla fine, non potevi che tornare al mio cospetto, forse un po' imbarazzato per essere prima sfuggito ai miei occhi. Ma non devi aver timore o vergogna, proprio no. Sappi che non mi sono mai offeso, non ti ho mai disprezzato per quel gesto, per infantile che fosse. Chi meglio di me poteva capire il tuo affanno? Chi poteva comprendere con più precisione i timori che animavano una simile scelta? In fondo, alla fine tornavi sempre da me, non è così? Potevano volerci ore, giorni, forse settimane. Ma la sparizione non era mai perpetua. Perciò dimmi, Aster: quale coltello ti è stato piantato fra le spalle, questa volta? E quante volte è accaduto, mio imperatore? Una, dieci, forse ventitré? Che mossa sleale e meschina. Ma non c'è proprio d'aver paura, mio piccolo principe, te lo garantisco. Né devi aver fretta: la vendetta è un piatto assai saporito che va gustato freddo.

    Aster. Vattene via Aster, non voglio più vederti. Non capisci... non ti accorgi che sono ferito, che stillo sangue da ogni fibra della mia anima? Non voglio il tuo aiuto e non voglio che tu mi veda così. Non so cosa farmene, della tua compassione. È colpa tua se il primo graffio si è aperto sul mio corpo. E altrettanto è stata colpa tua l'apparire di tutti quelli che sono seguiti. Cosa vuoi ancora da me, serpente tentatore? Hai ragione, piango. E il sale di queste lacrime brucia ogni mia ferita come un fuoco. Perché sei ancora qui, chi ti ha chiesto di rimanere a fissarmi? Potresti per una volta smetterla di starmi sempre accanto, come se avessi bisogno di respirare la stessa aria di cui anch'io vivo. Potresti spostarti da davanti ai miei occhi, potresti scivolare via come il fango che sei e disperderti finalmente a terra. Non voglio il tuo soccorso. Non sono il tuo imperatore, non sono il tuo piccolo principe. Né tanto meno desidero essere tuo amico. Che cosa mi hai saputo dare, se non spregio, diniego, maledizione, disgusto. In te, con te, per te, non sono altro che una misera peste, che ammala se stessa e trasmette il morbo a tutto il resto. Perché tenti di risollevarmi, cosa vuoi che faccia? Non mi hai già chiesto abbastanza, non ti sei già preso tutto quello che potevi prendere, non mi hai già portato via ogni cosa? Desideri davvero ammirarmi ancora, osservarmi così come sono ridotto adesso? Guardami allora: forse capirai che questa volta è finita. Per me, per te... per noi. Per sempre. Non voglio che mi vendichi. A che servirebbe ormai? Sarebbe solo l'ennesimo capriccio, l'ultimo disperato morso di una bestia messa alla strette. Non sarebbe meglio, per quest'unica volta, lasciarsi andare? Solo per oggi, chiudere gli occhi e lasciare tutto al di fuori. Abbiamo fatto anche questo, rammenti?

    mc4PgpT


    Aster. Che cosa stai suggerendo piccolo Aster? Non rammento, non capisco proprio di cosa tu stia parlando a dire il vero. Lasciarsi andare? Non mi pare che sia mai accaduto, certamente non a me. Sicuramente ti stai confondendo con qualcun altro... qualcuno che forse ti somiglia davvero molto, ma che in realtà non sei tu. Ma non aver timore, non occorre che tu ti senta amareggiato. Può capitare a tutti di confondersi. Una, due... forse anche tre volte! Ma cosa importa? Finché ci sarò io a farti presente l'inghippo, potrai senza fatica riprendere il sentiero che avevi malauguratamente voluto interrompere. Davvero, sono sorpreso: come puoi esserti convinto di aver anche solo una volta perduto il tuo discernimento? Non ricordi cos'è accaduto la prima volta? Nemmeno il sogno di smeraldo è riuscito a piegarti davvero; nemmeno i suoi demoni del male hanno potuto fiaccarti. Uno sguardo è bastato e tutta la boria che solo una visione può possedere ha dovuto piegare il ginocchio, inchinarsi innanzi a te. Ma non fermiamoci qui: non ricordi cos'è accaduto la seconda volta? Certamente non hai dimenticato la bianca rosa nelle tenebre, il fiore luminescente nel mezzo di oscuri gorghi. Cosa ne è stato alla fine di lei? Solo uno squilibrato girovagare da ubriacatura; nient'altro che un folle chiocciare di stoltezza. Posso andare avanti, se lo desideri: non ricordi cos'è accaduto la terza volta? Il sole ardente, la sabbia ruvida, la melodia strisciante nella notte... poi ogni cosa si è capovolta tra grida e stridore di denti, finché non hai scelto tu stesso di scivolare verso il basso, nel luogo che nessuno avrebbe avuto il coraggio di visitare. Eri sempre tu, in ciascuna di queste situazioni che ti sto riportando alla memoria, amabile Aster. Tu e nessun altro a cozzare con la coscienza, a flagellare la purezza, a castigare la codardia. Proprio tu. Sicuramente non hai dimenticato.

    Aster. Che cosa mi stai raccontando Aster? Non so, non ricordo proprio di cosa tu stia parlando a dire il vero. Io non ho mai fatto nulla, in ogni singolo momento della mia esistenza a partire da quel giorno. A malapena mi sono mosso, a malapena ho progettato, a malapena ho compiuto. Io... io me ne stavo lì e guardavo, come sempre ho fatto. Non mi sono mai perduto a dire il vero, non avrei potuto farlo nemmeno volendolo. Non capisci? Come avrei potuto incappare nell'errore senza aver prima scelto qualcosa capace di evocarlo? Smettila, su, non andare oltre coi tuoi discorsi. Vedi, mi stai confondendo e questo mi fa stare ancor più male di prima. Non avevi detto di essere mio amico? Allora non parlare di quei brutti incubi di tanto tempo fa. Non di quello di vaste pianure gelate stillanti sangue; non di quello del bianco e del nero; non di quello dell'afa e del terrore. Solo brutti sogni fautori di brutti ricordi, e null'altro. Mai più desidero vederli con gli occhi della memoria! Via, via, cacciamoli lontano dove non possano più riemergere nemmeno sotto la spinta della più forte pulsione. Io stavo solo guardando, nemmeno lo desideravo a volerla dire proprio tutta. Ma c'era quel piccolo bambino, forse quello che tanto mi somiglia, proprio come tu dici... io lo osservavo semplicemente e lui faceva cose orribili, davvero penose da guardare. Eppure, come potevo distogliere lo sguardo? Io non voglio nulla, non desidero il conflitto. Non potevo fermarlo, o mi sarei imprescindibilmente compromesso. Ho continuato a fare quel che sempre facevo, nei giorni della pioggia grigia: guardavo il mondo là fuori ed aspettavo che le stelle compissero il loro giro nell'oscurità, come sempre anch'esse facevano. Non ti seguo, non riesco proprio a capirti: chi stai accusando? E perché lo stai facendo con parole così dure? Parli per enigmi e vuoi mettermi con le spalle al muro, come sempre coi tuoi infidi trabocchetti.

    mc4PgpT


    Aster. Mi sembra che una segreta agitazione ti abbia improvvisamente colto, carissimo Aster. Perché mai cominci a perdere il senno, a confondere il lume della ragione, volendolo mescolare all'oscurantismo di un subconscio che non esiste? Ah, credo di capire in realtà cosa ti stia turbando... è sempre lui, non è vero? Quel bambino che tanto ti somiglia, che talvolta pare capace di arrendersi e che poi invece compie le più mirabolanti e disdicevoli imprese. Ti dirò, Aster: siamo sicuri di parlare della medesima persona? Ma soprattutto, siamo sicuri di non riconoscere, in quel volto pallido ed innocente, una figura che in realtà entrambi conosciamo fin troppo bene? Rifletti con attenzione. Pensaci. Alla fin fine, che cosa mai può voler dire "io ero lì e guardavo", "io ero lì ed attendevo"? Cosa significa? Dove eri? Cosa guardavi? Quale stravolgimento di eventi aspettavi? Possibile che l'universo, con tutti i suoi abitanti, si prodigasse nella sua rivoluzione e tu, impavido osservatore disinteressato, monade di inusitato distacco, te ne stessi fuori da questa grande economia - semplicemente osservando? Parola mia, Aster: forse un Dio sarebbe capace di una simile impresa, ma tu... imberbe Lucifero, tu sei per caso riuscito a scavalcare l'ordine naturale delle cose, sino ad innalzarti a quella prospettiva da cui ogni cosa può essere scorta senza che essa possa occhieggiare di rimando? Sei per caso riuscito a sederti su quel trono celeste che il più ardito dei mortali non oserebbe occupare nemmeno nei sogni? Aster, è grande il potere della tua intelligenza, senza confini la libertà del tuo pensiero. Ma... sino a tal punto hai davvero potuto spingere la tua facoltà di Demiurgo? Non cerco d'imbrogliarti, di stordirti come farebbero un retore o un sofista, credimi. Ma forse, a tuo modo, stai nascondendo qualcosa persino a me, cui nulla in realtà sai di poter nascondere. Nemmeno voglio chiederti di cosa si tratti - non ce n'è bisogno, molto presto la cosa si paleserà -, ma voglio piuttosto sapere perché... perché nascondi a me, a te stesso, qualcosa che sai di non poter negare né occultare a lungo?

    Aster. Non ti ho mai visto insistere tanto per qualcosa Aster, sebbene io sappia che ne sei capace. Perché ti crucci a tal punto, e come pozzanghera vischiosa tenti d'intrappolare anche me tra le tue spire? Non avevi detto che mi avresti protetto, che mi avresti consolato e vendicato da chiunque mi avesse fatto del male; che costui avrebbe patito le pene dell'Inferno? Perché dunque incalzi me, che sono sul punto di stramazzare a terra, esangue ed esanime? Non trovano pietà, ai tuoi occhi, nemmeno le sofferenze di te stesso? Inutili sono le tue domande al pari delle mie affermazioni e risposte. Per quale motivo dovrei dirti ciò che presumi di sapere su di me, proprio come se fossi al medesimo livello di tutti gli altri, che coinvolgi e sconvolgi nei tuoi inganni come bambole senz'anima? Lo so, lo capisco: vuoi sentirlo uscire dalle mie labbra per umiliarmi, questo è certo. A che sono valsi allora l'amico, l'imperatore, il piccolo principe, la solitaria stella del firmamento? Anche tu ora cominci a mentirmi, a rivoltarti contro quel poco di me che rimane. Pretendi forse che ti sconfessi, che ti rinneghi proprio ora? Non lo farei mai... sai che non posso né desidero farlo. Sei tutto per me, nonostante i patimenti ed i mali; sei più prezioso di qualunque tesoro la Mente dell'universo possa arrivare a concepire. Tu lo sai, ne sei più che consapevole... e nonostante tutto, come quel medesimo traditore che mi ha pugnalato alle spalle, anche tu sei lì ad oltraggiare il mio corpo, il mio imminente cadavere. Mi vuoi dunque morto, per sempre spazzato via dalla storia? Sarebbe infamia un simile atteggiamento. Troppa persino per uno come te. Troppa in particolar modo se esercitata da te proprio nei miei confronti. Quale assurdità! Sarebbe come vedere un giustiziere porre se stesso tra i ceppi, pronto a patire quella medesima ghigliottina così tante volte destinata ad estinguere l'altrui vita; come vedere un giudice che chiami in causa se stesso e da solo si proclami colpevole. È un mescolare Giustizia ed Iniquità che non può sussistere simultaneamente nel medesimo essere. Sarebbe contraddittorio.

    mc4PgpT


    Aster. Quali ardite parole pronunci Aster! Dunque la vita non ti sta sfuggendo tra le dita come un nastro di seta, ma anzi ti appigli ad essa con tutte le tue forze, al pari di quell'uomo che, lungamente derisi coloro che temevano la morte, abbia poi cominciato a piagnucolare in prossimità della propria. Non tentare d'impicciarmi con l'eristica: certamente quanto dici è contraddittorio. Antinomico, oserei dire! Un vero conflitto della ragione con se stessa. Ma da dove può mai arrivare, tutta questa sorpresa che vorresti palesarmi? È stato così fin dal principio, mi pare di rammentare. Dei due l'uno e dell'uno i due, come in una magica divisione che invece di distribuire moltiplichi i suoi termini. Noi c'eravamo sempre - intendo tutti e due noi -, ma poi quello che si mostrava allo sguardo era sempre uno. Ed il medesimo oserei dire, se ciò non risultasse troppo sconclusionato. Sai, mentre parlavamo mi si è presentata alla mente un'idea interessante, una sorta di teoria che vorrei esplicarti, se me lo consenti. Cerca di seguirmi e di non tralasciare alcuna parola. Cerchiamo di tornare indietro, con la memoria, a quei giorni fatidici la cui immagine tanto ti disturba, a tal punto che con tutte le tue forze cerchi di esorcizzarla e disperderla. Ecco, ora cerca di focalizzare una sola cosa, tralasciando tutti gli altri impicci che lo sguardo interiore ti pone innanzi all'intelletto quasi per distrarlo e condurlo verso un ingannevole precipizio. Questa sola cosa è esattamente quella che sempre ti stava innanzi: la finestra, il vetro. Altre volte l'abbiamo chiamata anche specchio, se non vado errato. Che metafora interessante ed azzeccata! Eppure... insidiosa, forse. Chi può dire se, dietro la perfezione compositiva dell'elogio che intesseva attorno alla tua vicenda, non nasconda invece un esito diverso, inaspettato e spiacevole. Sembra ovvio, quasi scontato. Dentro quello specchio v'era un'ombra, giusto? Quell'ombra che, mi è sempre parso di capire, non consideravi altro che una mia traccia. Una cifra della mia essenza che ancora non riusciva a manifestarsi in tutto e per tutto. Non neghi questo, dico bene?

    Aster. Adesso dove vuoi andare a parare, Aster? Io annaspo, io boccheggio come un vecchio sul letto di morte, alla ricerca di un'ennesima boccata di vita. E tu, tu cosa fai? Invece di provare a salvarmi, ti metti a sragionare, mi chiedi di seguirti in percorsi accidentati che non conducono in nessun luogo? Smettila, smettila te ne prego! Non cercare di spingerti troppo a fondo in simili questioni, come un indagatore degli antri più oscuri; come un tuffatore di Delo, che gettatosi in acqua arriva a scorgere le massime profondità, come dicono in una terra lontana. Ricordati, prima di parlare ancora, che ogni tuo discorso è come una lama invisibile che taglia assai più di qualunque arma d'acciaio. Ora essa è puntata contro la mia carne - no, è già penetrata in essa - e più andrai avanti, più essa si farà strada attraverso il mio corpo. Potrebbe uccidermi, se non riuscissi a fermarti in tempo. Una simile minaccia incombe anche su di te, perciò torna indietro, finché sei in tempo. Non parlarmi della vecchia vita, non ricordarmi le lunghe, lente attese innanzi alla porta dell'abisso, nel timore eppure forse nella speranza che finalmente i suoi battenti di tenebra si aprissero. Non vi sono stati giorni nella mia vita, né prima né dopo, che possano paragonarsi allo scempio di me che fu fatto allora. Basta, perché sto ancora ad ascoltarti? Non sono tenuto a farlo, non ho il dovere di prestarti attenzione, di assecondarti e darti ragione ogni volta che lo desideri. Non voglio più capirti. Lasciami solo. Le tue parola quest'oggi non sono che veleno. Dove sono fuggite le tue promesse, dove si nascondono adesso i tuoi giuramenti solenni, i tuoi voti infrangibili che nemmeno il più santo dei mortali si sarebbe azzardato a pronunciare? Si trattava forse di ipocrisia, di parole vuote? Allora ti lascio ad esse, com'è giusto che sia. Chissà che, con il tempo, tu non diventi come loro, come un'ombra che permane ma non dice nulla. Allora forse capiresti che, questa volta, perfino tu ti sei spinto troppo oltre, scavalcando quelle Colonne d'Ercole che promettono solo un'inevitabile punizione.

    mc4PgpT


         Aster. Molto bene, piccolo Aster. Fuggi pure. Non puoi sottrarti a me - a te stesso. Sei tu a contraddirti questa volta. Quando un uomo pensa, perfino quando inconsapevolmente formula un giudizio qualsiasi, egli non può sottrarsi all'auscultazione che fa di sé, all'analisi forse un poco dormiente che opera sui suoi pensieri come se si guardasse dall'esterno. E quando qualcosa di indesiderato viene abbastanza a galla da essere notato, si tenta inutilmente di scuotere la testa, di scacciarlo come si fa con un insetto importuno, sperando che una volta dipartitosi non lasci di sé alcuna traccia. Ma anche qualora l'immagine effettivamente svanisca, ella lascia alle sue spalle come una traccia, una figura composta di una sorta di contorni invisibili, impossibile da afferrare con la percezione eppure troppo vivida perché la si neghi come un'impressione fallace. Perciò, volta pure le spalle, Aster - ti esponi forse all'ennesima pugnalata? - non sei molto diverso da quel fanciullo che, per non ascoltare la predica dei genitori, si rannicchia in un angolo tappandosi le orecchie con le dita: finge che quell'esile barriera lo protegga dalle parole, dai rimproveri e dagli insegnamenti. Ma alla fine non riesce ad ingannare se stesso fino a questo punto. Sente tutto, ogni parola. Ogni virgola, ogni punto, ogni variazione di tono, ogni accelerazione ed ogni esitazione. Beffeggiante rivoluzione! Addirittura sembra sentire meglio le parole che lo flagellano come sferze dentate. Perciò vai pure, Aster. So bene che, in realtà, stai ascoltando con tutta la tua attenzione, esattamente come io parlo senza lasciare che nulla mi distragga.

         Aster. Dicevamo dello specchio se non vado errato, Aster. Di quello specchio e di quell'ombra che non puoi negare - tu stesso eri entrambe le cose, in un certo senso. Sino ad ora hai sempre dato per scontato che da una parte di quella sottile linea ci fossi tu e dall'altra fossi invece acquattato io, in attesa. Chiunque, sperimentata la medesima situazione, direbbe: a ragione sostenevi queste cose. In seguito - così certamente prosegue il tuo ragionamento - quando la vita del tuo mondo cominciò a venire meno e i demoni presero a vagare liberi per ogni luogo sino a giungere a te, quella striscia d'esistenza che ci teneva divisi fu spezzata ed io fui capace di apparire, di salvarti da morte certa, d'immergerti in un mondo di purezza e infine di unirmi a te in un connubio più profondo di quello che lega due sposi, più intimo di quello che carnalmente unisce due amanti. La storia, in seguito, è nota e diversamente interessante. Ma non occorre ripeterla come un tedioso accademico: per comprenderla davvero occorre risalire alle sue radici, comporne una genealogia che ne indaghi i primi palpiti, gli albori. Occorre compiere la medesima opera di uno storico o uno scienziato - forse entrambe le cose assieme -, che si attardano sempre nel ricercare le cause di quegli effetti che sono manifesti ai loro sguardi. È appunto quello che ho fatto, quello che sto cercando di fare.

         Aster. Ora pensaci solo un istante Aster. Sembra che tutti i tasselli del mosaico siano al loro posto, non credi? E l'immagine che formano pare proprio compiuta, chiusa in se stessa. Non solo: è anche decisamente bella, elegante, dotata di una munificità che la rende degna d'ammirazione, nonostante le turpi vicende di cui si faccia narratrice. Un po' come il dipinto di un'antica guerra tra popoli mitici. Non ci disturba vedere uomini che si sgozzano, che si uccidono l'un l'altro facendo scempio delle spoglie ed oltraggiando chi rimane indietro. In queste mostruosità c'è una misteriosa regalità, una nobiltà che non ce le mostra come biasimevoli, ma anzi ce le indica come indubbiamente nobili. È esattamente ciò che accade alla tua opera d'arte, non è vero Aster? Però... però c'è qualcos'altro, nel tuo mosaico. Una tinta marginale, un'ombra assai piccola che però sembra allargarsi come una ragnatela tra i solchi che dividono le varie trame del tuo arazzo. Un fenomeno assai curioso, che mi ricorda quelle buffe immagini in bianco e nero. Quelle in cui, a concentrarsi su un colore si scorge una snella coppa; ma a concentrarsi sull'altro si delineano due figure l'una innanzi all'altra, che si squadrano.

         Aster. Facciamo un gioco Aster, ti va? Immaginiamo che la storia che fino ad ora ci siamo raccontati sia come quelle immagini in bianco e nero. Per tutto questo tempo abbiamo avuto innanzi la "snella coppa"; cerchiamo di vedere se non si possano scorgere, al suo fianco, le "due figure". Scommetto che non ci hai mai pensato prima, e come te non ci avrebbe pensato nessun altro. Ma qual è, alla fine, la natura di uno specchio, quali le peculiarità che possiede secondo le quali noi lo chiamiamo così, "specchio"? Ebbene, esso è specchio - superficie lucida - in quanto riflette ciò che gli viene posto innanzi. Immaginarsi uno specchio immerso nel nulla, in qualche modo, equivarrebbe ad immergersi nell'assurdo: uno specchio che non ha nulla da riflettere è come se non esistesse, come non esiste tutto il resto. Cominci a capire, Aster? Magari è necessario precisare ancora qualche cosa. Quella finestra, quel vetro, quel tuo unico e personalissimo specchio... cosa rifletteva, quando tu non gli sedevi innanzi? Forse ti è sembrato che un fantasma vi si attardasse quando tu ormai eri lontano. Ma quell'imago era, come si suol dire, "nell'occhio di chi guarda". Certo non nello specchio che, essere limitato e sfortunato, non aveva alcunché da riflettere. E dunque, sorge spontaneo domandarsi: cosa rifletteva quando, invece, tu gli sedevi innanzi? Forse ti è sembrato che una figura grottesca ne animasse l'universo, uno spettro informe i cui lineamenti ti somigliavano solo per una malaugurata coincidenza. Ma dimmi una cosa, Aster: può uno specchio creare? Possiede egli la libertà - l'assoluta libertà -, la potenza - l'onnipotenza -, la volontà - l'inoppugnabile volontà - di dar forma a qualcosa di suo proprio? No. Proprio così.

         Aster. Siamo giunti alla svolta, Aster. Ci accorgiamo - forse per la prima volta - che è il sole a starsene fermo e la terra a ruotargli attorno; non viceversa. Forse da questa nuova prospettiva riesci a riconoscere quel "qualcuno che forse ti somiglia davvero molto, ma che in realtà non sei tu". Cos'hai trovato, infine, dentro allo specchio? Nulla che non sia stato tu stesso a portarci.

    Arrise ad uno di sollevare il velo della dea di Sais.
    Ebbene, che vide?
    Vide – meraviglia delle meraviglie – se stesso.



    Ggggh... *muore*
    Prometto che domani mattina inserisco note e spiegazioni... ora non ho la forza di farlo *decede*

    Edit: Come promesso, ecco le spiegazioni. Deus, ieri avevo in mente tutto un discorsetto sintetico da fare, ma oggi non me lo ricordo per niente *derp
    Che dire, rileggo il testo una volta e mi fa pena, lo rileggo un'altra e lo amo... sarò rimasto contagiato dal titolo. Comunque, non so se vi sia mai successo di "disquisire-con-voi-stessi". E non intendo "forse dovrei mangiare quel biscotto" - "no, non devo assolutamente mangiarlo". mi riferisco a veri e propri dibattiti mentali in cui quasi ci si sdoppia e che vanno avanti parecchio, prima di giungere alla conclusione - quasi sempre quella sbagliata. Boh, forse sono malato io, però ho cercato di riprodurre questa esperienza in versione Aster (cioè molto più estesa, gollumesca e retorica). Il panorama sembra quello di sempre, quello dei due Aster a confronto, ma come si intuisce alla fine tutto lo pseudo-dialogo è finalizzato ad un unico scopo: insinuare l'inquietante prospettiva di un Aster che non sia mai stato, davvero, innocente; e che l'espediente del "doppio" è in un certo qual modo solo una "difesa" atta a deresponsabilizzare le proprie azioni (anche questo a volte succede no? Di far credere che si agisca sotto l'influenza di altri per rendere più accettabili le proprie azioni). E quindi Aster è uno? È due? Può essere entrambe le cose? Ma soprattutto, i ragionamenti fatti sono davvero onesti e sinceri? Oppure si tratta di un inganno ulteriore? Nessuno lo sa... probabilmente nemmeno io :v:
    Sul contenuto non mi soffermo oltre: basta leggere. Vorrei solo sottolineare che il tema "conflitto" non è affatto limitato al botta e risposta, ma pulsa nelle vene del testo, ad ogni frase. Anche qui non mi dilungo: se ho lavorato bene, non sono necessarie precisazoni.

    Per quanto riguarda la forma (sarò breve, giuro), c'è una sorta di evoluzione (maturazione?). All'inizio i primi paragrafi sono più collegati alle "moine infantili" che i due Aster sono soliti scambiarsi reciprocamente, ma lentamente il loro dibattito matura, tende a perdere i suoi connotati di dolcezza per farsi più freddo, sino a divenire un vero e proprio ragionamento in cui d'affettuoso non è rimasto proprio nulla. I riferimenti e le citazioni - moltissimi entrambi - non mi metto ad elencarli. Lieto per chi riesce a coglierli, ma non sono essenziali alla comprensione del testo.

    Che altro dire? Spero che chiunque abbia avuto la pazienza di leggere sia riuscito a non naufragare fra le ondate di parole e l'oscurità di alcuni passaggi. Buona fortuna a tutti per le valutazioni ^__^


    Edited by -M a r s h- - 17/8/2015, 11:36
  9. .
    Ecco, io volevo rientrare nella vita del GdR pianino pianino, tanto per riprendere la mano con la tastiera, e il Frenz mi posta un contest °ç° Caino! :v:
    Beh, viste tutte le contingenze non garantisco nulla, però mi piacerebbe partecipare :3 Mi toccherà riesumare Aster prima del previsto ... Sooooooo sad :v:
  10. .
    CITAZIONE (Neéro @ 26/4/2015, 13:17) 
    Mon amour, da quanto tempo. <3

    Leoncino mio, che gioia risentirti *w* Prrrrrrr *patetico tentativo di imitare le fusa di un gatto*
  11. .
    Uhm-uhm, molto bene, hai risposto ottimamente a tutto^^
    Per quanto riguardava la Passiva, non ricordavo proprio che altri l'avessero già. Darò una riguardata alla scheda di Flan per farmi un'idea precisa di possibilità e limiti :v:
  12. .
    Ogni promessa è debito.
    Ergo, domanduzze :v:
    1. "Emozioni Metamorfiche" dei Nesciens: gli stati emotivi alterati devono essere obbligatoriamente 3 oppure possono essere ridotti ad 1 o 2 (chiaramente riducendo anche il numero di mutazioni possibili)?
    Dal testo sembrerebbe una scelta forzata, ma il buon senso mi ha fatto pensare che potrebbe trattarsi di un'imprecisione descrittiva. Mi dicano loro, buoni signori^^
    2. È fattibile un potenziamento multieffeto? Se sì, come deve essere gestito nella divisione dei poteri?
    Mi spiego: siccome i potenziamenti hanno un numero fisso in base alla categoria (è questo che mi mette il dubbio ò^ò), se io voglio creare un'abilità a costo Alto, che oltre a potenziarmi abbia un effetto ulteriore, a quanto ammonterebbe il Bonus? Sarebbe pari ad un Medio?
    Non essendo valido il concetto di Medio+Medio=Alto, a quanto potrebbe ammontare il potere dell'altro effetto? Inoltre: il potenziamento dura 2 turni; ne segue che anche l'effetto plus dura due turni, come il potenziamento, o dipende da caso a caso?
    Ultima cosa: se l'effetto ulteriore fosse più "scenico" che altro, potrei mantenere il potenziamento Alto?
    3. Credo che la domanda sia sciocchina *ride come Peppa Pig*, ma la faccio lo stesso tanto per andare sul sicuro. È fattibile una Passiva Normale (basata sulla statistica Essenza) che consenta al PG di acquisire maggiore resistenza contro gli attacchi fisici normali (a.k.a. senza uso di tecniche)?
    Per chiarire, faccio un esempio: Pg-A [Crp-50] attacca Pg-B [Ess-60] con un fendente di spada. Pg-B tenta di schivare, ma non riesce del tutto e interpone istintivamente il braccio. La ferita così riportata sarebbe di entità Media, ma vista l'abilità "declassa" a Bassa. Poi ovvio, se a Pg-B viene tagliata la testa si becca danno Mortale, crepa e amen, ma come sempre questo sta alla sacra Lealtà :'D
    Essendo una passiva, che però vale solo contro i colpi "normali", mi pare più che fattibile, ma mi rimetto nelle mani dello Staff ^w^

    E... boh, per ora mi pare tutto. Ma potrei tornare :v:
  13. .
    CITAZIONE (rikkenergy @ 25/4/2015, 20:21) 
    Non so proprio che dirti se non che sarò lieto di giocare anche con te... e il verde è bello :uau:
    ciao

    Brains [cit.]
    Sub: the irony
    Grazie del benvenuto fanciullo, speriamo di beccarci in qualche giocata quanto prima :daaai:

    CITAZIONE (Frenz; @ 25/4/2015, 23:31)
    That was unexpected. Per celebrare l'avvenimento, azzardo la proposta di una quest a tre tra Farant, Karaz e Kairos. :v: Cioè, anche no, ma l'atmosfera di irresistibile nostalgia me lo imponeva <3
    Bentornato, persona strana, non andartene stavolta ;3
    Grazie della faccina lol, non la trovavo :v:

    Oddei, i ricordi che riaffiorano... mi sono andato a rileggere le mie vecchi(ssim)e giocate, quelle del principio ed era praticamente un infarto ogni tre parole :'D
    Però è stato carino rivedere la spensieratezza - e la nabbezza :v: - di prima.
    Che dire, questa volta cercherò di non mollare per esasperazione-nervosa-da-ciclo-trimestrale :blabla:

    CITAZIONE (AlexMockushin @ 25/4/2015, 23:49)
    Purtroppo gli stupri mentali ci sono ancora, solo che vegono da altre fonti. E temiamo che Xophiab abbia trasformato Aster in un tappeto, ma quella è un'altra storia. In ogni caso, bentornato compagno dell'ordine degli Alessi (?), quasi non ci speravo più di vederti spuntare xD
    Vorrei poter dire di più, ma stasera non ho sinceramente la testa per scervellarmi su lunghi discorsi di bentornato, quindi spero solo che riusciremo di nuovo a divertirci un po' tutti insieme e amen :v:

    Stupri mentali senza di me? Aster che viene tramutato in un tappetino (:what?:)? Molti eventi si sono verificati in mia assenza a quanto pare... dovrò recuperare tutto al più presto °ç°
    Lascia stare i lunghi discorsi Alex-cchi xD Hai proprio detto parole sante: speriamo di tornare tutti a divertirci togetah
  14. .
    Cioè, cosa vedono i miei occhi? Tutti i pellegrini un tempo smarriti hanno fatto di recente (più o meno) ritorno all'ovile? Non potevo non aggregarmi anche io a questa curiosissima apocatastasi gdrristica *w* insomma, son bastati due giretti qua e là, una rilettura di vecchie robe impresse a fuoco nel cuore e... dat nostalgia ha avuto la meglio.
    E siccome sono furbo, quando scelgo di tornare, rompendomi la testa su un novello PG? In un periodo di imminenti esami! *genius*
    Nel GdR vedo cose vecchie e cose nuove (gaudio: noto che la mia vecchia opinione sulle abilità è stata quasi del tutto ignorata <3 preparatevi a ricevere qualche domanda xD) e la cosa non può che attizzarmi l'interesse ancora di più *w*
    Una cosa però non la tollero. Cosa sarebbe questo mezzo-sgorbietto-deforme: ":v:" Qualcuno abbia la compiacenza di rimettere la vecchia versione: vEikWmw
    CODICE
    http://imgur.com/vEikWmw.gif


    Che aggiungere? Praticamente mi conoscono tutti, ma ridirò due cosine tanto per dare un senso alla sezione. Boku no namae wa Alessio, nato nell'annus mirabilis '95, dagli interessi simili a quelli del 70% delle persone che si sono presentate in questo posto xD
    Noto per scrivere post che contenevano mediamente più espressioni retoriche di una poesia di Marino o di D'Annunzio e per manovrare un dolce bambino che stava antipatico a tutti e flippava anche il più controllato dei PG, torno alla ribalta per conseguire quella maledetta Energia Blu che è sempre stata il mio più arrapante sogno erotico :4q5mC.gif:
    Spero di poter tornare al più presto a ruolare con tutti voi (al momento mi sento perversamente motivato ... that will soon change) e vi garantisco ... beh, tento di garantirvi che per un po' non ci saranno più stupri mentali ... forse.
    Cya ;D
  15. .



    Dapprima fu solo un brivido. Un lento rivolo d'incertezza che gli carezzò le membra arrampicandosi lungo la schiena fino a solleticargli il collo. Un termore diffuso che lo rallentò, lo interruppe.
    L'umano che teneva fra le mani, nient'altro che un corpo vuoto completamente tinteggiato di rosso, abbandonò la testa di lato in quel movimento, il riverbero di un ultimo respiro ad esalare dalle labbra spalancate in una smorfia d'indescrivibile atrocità.
    Per un momento, credette che avrebbe riso di nuovo a quella vista patetica, ma c'era qualcos'altro che sembrava catturare tutta la sua attenzione, facendogli pizzicare il naso come un odore sgradevole che si faccia via via sempre più forte.
    Lasciò andare il cadavere, abbandonandolo con un gesto distratto contro il tronco di un albero rinsecchito. Poi si voltò, il clangore di una battaglia che per un momento tornava a rimbombare nelle sue orecchie, le grida di terrore che cozzavano violentemente contro i ruggiti selvaggi delle sue bestioline.
    Era forse quello ad attirarlo?
    No. No, c'era dell'altro.

    Guardò la montagna, lasciando da parte le decine e decine di corpi riversi al suolo in una pozzanghera vischiosa di lacrime, fango e sangue. La fissò come se la vedesse per la prima volta, la sua maestosità che per un momento si tinteggiava di un alone diverso.
    Più profondo.
    Più maestoso.

    E poi, semplicemente
    Snip ~


    Un qualcosa parve schioccare nella sua mente. Un filo che sino ad allora era rimasto stolidamente teso, avvinto a quel qualcosa che doveva trattenere. E andò in pezzi, si strappò come logorato da un'improvvisa tensione.
    Dunque era morto?
    Non se lo aspettava, doveva ammetterlo.

    Ma ormai era tutto finito.
    Quella terra era finita.
    Lui aveva vinto.
    Sollevò un pugno al cielo, la scura nube di tenebra che ne occultava il profilo sfocandolo come in un desertico miraggio.
    Sorrise nel buio, un ghigno teso che scintillava nel crepuscolo come uno sbavo d'inchiostro senziente dipinto a mezz'aria.
    Un po' urlò, un po' rise.
    Ma mentre stava per lanciarsi contro l'ennesimo corpo incapace di difendersi, ancora una volta percepì quel tremore.
    Poi vide il bianco e tutto svanì in una nuvola luminescente.

    O O O

    La giovane principessa, aggrappata al corpo di Xisil esattamente come un bambino spaventato si attaccherebbe alle sottane di una madre, aveva strisciato per i cunicoli come uno spettro, pallida in volto, due lunghi solchi a scavarle le guance come una cicatrice indelebile.
    Non era più tanto sicura di capire cosa stesse succedendo attorno a lei. Si stava facendo trascinare da un destino che non le apparteneva più, il cui intricato ricamo era stato malamente tagliato da una lama smussata ed imperfetta che lo aveva lasciato ciondolare al vento.
    Alla rinfusa, sfilacciato come una vecchia stoffa che ceda e si disfaccia.
    Intravide nuovamente una luce.
    Non seppe dire da dove venisse, ma aveva un che di caldo, di dolcemente avvolgente.
    Perfino nel suo essere così effimera sembrava lambirle il volto come la più tenera fra le carezze.
    Risvegliava in lei qualcosa di antico, eppure di nuovo.
    Un sentimento dimenticato che di momento in momento si risvegliava con sempre maggiore intensità, inebriandola.

    Poi varcarono la soglia, e fu come ritrovarsi davanti ad un Teatro dell'Assurdo, contraddizioni profonde come il tempo a riempirle gli occhi in un groviglio confuso di orrore e meraviglia; di delicatezza e di violenza; d'Amore e d'Odio.


    Vide i suoi amati ciliegi brillare di tutte le sfumature del rosa,
    frusciare al vento ed emettere dolci melodie come dolci flauti.
    Ne avvertì il profumo,
    le mille sfumature di dolcezza che quel contatto le risvegliava nella mente.
    Avrebbe voluto correre verso di loro,
    carezzarli come se avesse ritrovato un tesoro - due tesori - perduto.


    In seguito volse lo sguardo a terra,
    sui cadaveri che costellavano il giardino
    come un ornamento sbagliato e di pessimo gusto.
    Sentì le grida di dolore,
    di paura.
    E ne pervennero a lei due particolari,
    colme d'un odio senza confini.
    Avvertì l'odore acre e metallico del sangue,
    il sentore spiacevole del sudore,
    salato e pungente come mille aghi che le trafiggessero il cuore.

    E tutto ciò che seppe, fu che le sue compagne si erano già messe in moto. Erano schizzate lontano, veloci come il fulmine in una tempesta e altrettanto pericolose. Animate da una rabbia, una furia cieca e sorda che la giovane Chen sapeva non appartenere loro.
    Ancora, nonostante tutto, combattevano per lei.
    Per lei e per la memoria di Quàn.
    Combattevano per loro.
    Cos'avrebbe fatto lei?

    Cominciò a camminare, senza rendersene conto.
    Passo su passo, sfilò tra i cadaveri e i feriti indossando una maschera di granito, un velo impalpabile eppure pesante come mille universi. Era lo strascico del suo cordoglio, la seta grave che ne occultava l'espressione fissandola come quella inalterabile di una statua.
    Vide - come lo si vedrebbe in un sogno - Shinan e Xisil che atterravano senza difficoltà il grande nemico, che urlavano contro di lui parole di spregio e disgusto.
    Che domandavano giustizia.
    Giustizia.
    Importava davvero ora?
    Se lo chiese, mentre anche lei si avvicinava al nemico, incombendo sopra di lui come la più oscura fra le ombre, inghiottendolo nella pesantezza della sua mente lacerata.
    Abbacinandolo, col suo cuore che nonostante tutto,
    nonostante tutti i dolori,
    rimaneva nella luce.



    « ... »
    Rimase silenziosa, incerta per un istante, mentre torreggiava sul corpo inerme e dolorante dell'uomo nell'ombra, ancora impossibile da discernere nonostante tutto. Sentiva parole di ogni coloritura risalirle il petto, insinuarlesi nelle gola pronte traboccare dalle sue labbra tese.
    Ma non permise loro di farsi strada attraverso le sue difese.
    Improvvisamente, si trovò a sorridere, nuove lacrime ad inumidirle gli occhi.

    5zBvIeE

    « Sono bellissimi, non è vero? »
    Solo questo disse, mentre ancora una volta il suo sguardo si riempivano delle meraviglie naturali circostanti, inondandola di un candore speciale, avvolgendola nell'abbraccio più caldo che potesse immaginare.
    Gli sembrava di sentirlo ancora, quell'Amore che era andato in mille pezzi.


    « Tu hai fallito, stolto demone.
    Io sono ancora viva e nella luce, grazie a queste coraggiose paladine.
    E grazie al sacrificio di Quàn, il tesoro di questa terra è stato salvato per l'eternità.

    Hai fallito.
    Vattene.
    »
    Per un secondo la sua voce si fece fredda, tagliente come una lancia di ghiaccio, sibilante e violenta come il fulmineo sferzare di una frusta.
    C'era qualcosa di diverso in lei.
    Una forza segreta.
    Forse ... forse anche Lady Chen era rinata, assieme ai ciliegi. Quando essi ancora soffrivano, ella non era altro che l'ombra di se stessa; ma adesso che erano tornati al loro splendore, allo stesso modo la giovane era rifiorita come la natura in Primavera.

    Vide l'ombra dimenarsi, rantolare perfino sotto la stretta debole della bambina, circondata e sopraffatta, a stento era in grado di sopravvivere, i resti del suo esercito nero che fluttuavano in aria allontanandosi sempre di più e confondendosi con le stelle.
    Fino ad un momento prima il dominio delle tenebre era stato assoluto, poi un singolo atto di coraggio aveva cambiato tutto. E la situazione si era completamente rovesciata.

    Ma non era la fine.
    Non ancora.


    « Ahah ... ah.
    Sei una sciocca, principessa, così come le tue amichette.
    »
    Tossicchiò la figura, ancora ammantata nell'ombra nonostante tutto, un unico punto nero laddove la luce era tornata a risplendere nella sua infinita potenza.

    « Voi non sapete nulla, non capite nulla.
    Avete avuto fortuna questa volta, ma chi può dire se succederà ancora?
    »
    Il tono della voce parve farsi più forte, caricarsi di una rinnovata enfasi.
    Inebriato al contempo dall'indignazione di chi è stato sconfitto e dall'ironia di chi è certo che prima o poi avrà la possibilità di rifarsi.
    L'ombra attorno all'ombra cominciò a farsi più densa, a tremolare impercettibilmente come una fiamma sospinta dal vento.

    « Sembra che quest'oggi debba finire così.
    Ma non abbiate timore, stolte formichine.
    Non sarà l'ultima volta che ci incontriamo ~♪
    »
    E la nuvola si fece densa, opaca come un corpo incapace di essere lambito da qualsiasi bagliore. E le esili mani della bambina si trovarono ad afferrare l'aria, lo sguardo attento della paladina a fissarsi sul nulla, l'espressione ancora enfatica di Chen a perdersi un istante in quel moto fugace.
    E poi nulla più.

    O O O

    Quella notte, la luna si affacciò con un volto diverso sul Rifugio dei Ciliegi. Un volto a metà fra il gioioso e l'affranto, dal profilo pallido ed opalescente come la madreperla, cangiante di mille sfumature nivee.
    Sotto il suo sguardo eterno, al contempo una meraviglia ed un orrore.
    Una sofferenza inguaribile ed una speranza imperitura.
    L'astro della sera non poté che constatare questa realtà, ammiccando come una lanterna colossale vestita di scure sete di cui le stelle erano scintillanti bottoni.
    Era un momento per piangere, quello.
    Ma anche il momento per alzare di nuovo la testa e guardare al futuro.


    Io ... non dirò nulla. credo che possiate immaginare come mi senta per questo ritardo abominevole e spero con tutto il cuore che nonostante tutto non vi sia passata la voglia di terminare quest'avventura che, rileggendo i vostri ultimi post, mi ha davvero scaldato il cuore.
    Per qualunque insulto possiate avere in mente, vi rimando a Skype, perché tanto dovremo sentirci per definire la conclusione x'D

    Per quanto riguarda il post, come già vi accennai a suo tempo, ormai si è giunti alla fine. Profondamente debilitato dalla luce, il cattivo di turno è completamente succube dei vostri attacchi e viene facilmente atterrato, proprio come concordato.
    Alla fine, è Chen stessa a farsi avanti, dapprima in uno stato mentale del tutto confusionario e frammentario (che spero di aver reso più o meno bene nel post ò.ò), poi sempre più rincuorata da tutto ciò che le sta attorno.
    A partire dai ciliegi, attraverso Shinan e Xisil, sino allo stesso Quàn, ora più che mai incastonato nel cuore della dama. Nessuna tenebra ha mai fatto breccia nel suo cuore, ed ella dà prova di questo alla fine, non riversando contro il nemico alcuna ingiuria, accusa, o giudizio. Chen è stanca, in un certo qual modo. È stanca e diversa da come era prima. Qualcosa è mutato in lei e ha bisogno di ... tempo per metabolizzare tutto, per così dire.
    Tuttavia (e vi giuro che non è un fuori-programma, ma una cosa macchinata sin dalle prime battute della Quest) la vostra vittoria non può dirsi davvero completa: l'ignoto cattivo, nonostante chiaramente "sconfitto" per questa volta, non è certamente finito. Non so se lo avete capito, ma è piuttosto potente (basti notare che nonostante l'esplosione di luce, la nuvola nera continua ad aleggiargli attorno occultandolo). Di conseguenza, alla fine del post, semplicemente svanisce, non dandovi nemmeno la soddisfazione di appagare la vostra furia (e mi riferisco soprattutto a Shinan ... povera ç__ç).
    Detto questo, ci sentiamo - non so davvero quando, visto il pessimo periodo scolastico >__> - su Skype per definire gli ultimi dettagli e la conclusione ^__^

862 replies since 9/9/2010
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