Avventura: Just another routine mission - In Hell

Autoconclusiva per il contest: Avventura

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  1. aleslosh
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    1 - UnderworldCon i pugni stretti e le braccia attorno alle ginocchia, Jack stava seduta al buio, immobile, tanto che ad uno sguardo poco attento sarebbe potuta sembrare morta. Sangue secco le macchiava il volto, uscito dal profondo taglio che le deturpava la tempia. Solo un leggero tremolio delle mani, strette con tanta forza da far sbiancare le nocche, tradiva il suo essere ancora viva.
    Era furiosa!
    Quei figli di puttana erano arrivati fin lì ed ora si trovava chiusa in un'altra cella, tra le loro grinfie. Non era nulla rispetto al Pozzo, era spaziosa, fiocamente illuminata da quelle surreali fiaccole blu e non particolarmente fredda, ma rimaneva pur sempre una maledettissima cella. E lei si era fatta catturare come un'idiota.
    Sospirò chiudendo gli occhi ed appoggiando la testa alla parete dietro di sé. Era ruvida, non era sicura che fosse pietra ma la sensazione era abbastanza simile. Nel silenzio che la circondava la mente iniziò a vagare ai giorni precedenti, alla missione, indagando su cos'era andato storto. A partire da i suoi compagni di viaggio…

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    3 - UnderworldNella fioca luce della cella sorrise. Si era sbagliata, non era stato il primo a morire. Aveva continuato a provarci con lei per tutta la durata della missione ma non aveva più provato a toccarla. Ed era sopravvissuto quasi fino alla fine. Più fortuna che abilità… anche se forse "fortuna" era un termine poco adatto alla situazione. Ancora con gli occhi chiusi, ancora appoggiata alla parete, lasciò che la mente continuasse a vagare, spostandosi ora a poche ore prima. Dopo essere sfuggiti a quelle specie di tigri avevano trovato il centro ricerche. Era bastato spezzare le gambe e le braccia dei superstiti per convincere il giovane ricercatore a raccontarle tutto ciò che sapeva. Il Raggiante Jason era rimasto scioccato dai suoi metodi ed aveva tentato di opporsi… perlomeno da quel momento aveva smesso di provarci con lei. Il terrorizzato ricercatore li aveva indirizzati verso gli Inferi. A quanto pareva i bastardi avevano stipulato un qualche accordo con Ade che aveva offerto loro le anime dei dannati per gli esperimenti. Erano tanto stupidi ed arroganti da credere che un essere come Ade, un dio, fosse veramente interessato a collaborare con loro? Non aveva dubbi che il tizio blu avesse altri piani in mente, piani che non includevano la corporazione. Ma in fondo non erano affari suoi no? Lei doveva solo scoprire la fonte di quei nuovi heartless.
    Sorrise ancora. Anche se ora si trovava chiusa tra quelle quattro mura grigie la missione era stata un successo. La fonte era il mattatoio.
    Le immagini le tornarono alla mente, vivide come se si trovasse ancora li dentro.

    La vista, che per chiunque altro sarebbe stata perlomeno orripilante, non urtava l'animo di Jack, non quanto quello di Jason che aveva vomitato già tre volte da quando erano entrati in quella stanza. Lo aveva lasciato indietro, continuando le proprie indagini da sola. Corpi macellati erano ammucchiati in cumuli disordinati negli angoli, dal soffitto pendevano creature di ogni genere, sospese da crudeli uncini conficcati nelle carni. Alcune erano state scuoiate, altre avevano squarci nello stomaco ed i loro organi erano stati asportati, altre ancora presentavano mutilazioni più o meno estese. L'occhio attento di Jack, abituato al Tavolo, era stato in grado di capire quali erano morti prima della tortura e quali invece erano stati tenuti in vita fino all'ultimo secondo possibile e la seconda categoria era sicuramente la più ampia. Addossati alle pareti una serie di scaffali in legno scuro sostenevano una miriade di barattoli contenenti organi, feti, piccole creature ed ossa che galleggiavano in composti conservanti. Al centro della stanza tre file da cinque tavoli di pietra, chiazzati di sangue rappreso, occupavano lo spazio, con gli strumenti di tortura che, maniacalmente puliti rispetto al resto, rilucevano sotto la luce delle fiaccole, spandendo riflessi bluastri attorno a loro.
    Era in quel laboratorio che i membri della corporazione avevano creato i nuovi heartless, probabilmente come ennesimo progetto per avere soldati perfetti. Alla base dei tavoli riconosceva chiaramente l'oscurità contenuta nelle bombole trasparenti. Usare la scienza e la tecnologia per creare esseri senza cuore, un altro esempio di quanto la sua gente fosse folle.
    "Ti prego…" rantolò Jason dietro le sue spalle "Abbiamo visto quello che dovevamo vedere… ora andiamocene di…" la sua frase fu interrotta da un altro conato di vomito quando vide ciò che lei stava osservando.
    Su uno di quei tavoli c'era ancora un corpo. Era una bambina, non poteva avere più di dieci anni, con i capelli rossi, ora lordi di sangue rappreso, ancora legati in due codine. I fiocchetti gialli che la madre le aveva fatto con tanto amore erano rovinati dalla sporcizia e dal dolore. La sua pelle candida, soffice come quella che solo i bambini possiedono, stava assumendo un aspetto cianotico sotto gli strati di sangue, deturpata da tagli ancora aperti. Non avevano usato una lama affilata, lo vedeva dall'irregolarità delle incisioni. Schegge di metallo ancora rimanevano conficcate nella carne, luccicando come polvere di fata su un corpo violentato. Sul volto contorto dal dolore, due sottili strisce di pelle creavano dei solchi nella sporcizia, dove le lacrime avevano lavato via il sangue.
    Con delicatezza Jack andò a chiudere le palpebre sulle orbite ormai vuote.
    Non era ribrezzo quello che provava, non erano tristezza o pietà.
    Era rabbia! Pura e cieca rabbia.
    Distruggere il Pozzo non era servito a nulla! Avevano trovato nuovi metodi per strappare vite e condurre i loro esperimenti! E lei non era in grado di fare nulla per fermarli. Era troppo debole, troppo insignificante rispetto alla loro organizzazione per poter fare la differenza! Si sentiva come un bambino nell'arena dei gladiatori, come Davide di fronte ad un esercito di Golia.
    Ma lei non era indifesa. Doveva solo avere pazienza, doveva solo riacquistare il controllo. Abbassò ancora una volta gli occhi sulla bambina stringendo i pugni. Nessuno l'avrebbe sepolta, nessuno avrebbe saputo che fine aveva fatto. I suoi genitori probabilmente ancora speravano che fosse viva da qualche parte. Nessuno avrebbe pianto per lei.
    Poi fu la porta che si apriva dietro di loro.
    Poi fu lei che si voltò di scatto, pronta a vendicare quella sfortunata creatura.
    Poi fu il volto di 665 ad apparirle di fronte agli occhi.


    "No!"
    Il grido della ragazza riecheggiò nel silenzio assoluto che impregnava quel luogo. Sentì l'oscurità agitarsi all'interno dei suoi tatuaggi, la sentì ribollire e reagire alla rabbia che la stava pervadendo. Perché continuava ad apparire lui? Perché, ovunque andasse, qualsiasi missione intraprendesse, in qualche modo lui era sempre presente? L'aria, immobile e stagnante fino a quel momento, iniziò a vorticare attorno al suo corpo mentre il potere di cui era in possesso si concentrava sul suo pugno. Quel bastardo di Ade aveva cercato con attenzione tra le sue anime ed aveva trovato la sua, l'unica arma che sapeva essere in grado di fermarla. Aveva tentennato, tentennava sempre di fronte a lui, non era in grado di ucciderlo un'altra volta, non era in grado di difendersi dalle emozioni che il suo volto le faceva provare. Aveva ucciso e massacrato, aveva combattuto con ogni genere di creatura, mutilato innocenti e goduto del loro dolore, eppure ogni volta che lui appariva, lei tornava ad essere la bambina indifesa e terrorizzata del Pozzo.
    Si alzò di scatto, scaricando tutto il potere che si stava accumulando in un pugno furioso sul muro, con un grido che di umano non aveva nulla. Il colpo creò un piccolo cratere nella parete che, come ogni altra crepa creata nei suoi tentativi di fuga, iniziò subito a rimarginarsi. La pietra degli inferi non era roccia normale.
    Respirando profondamente si costrinse a calmarsi, a riassumere il controllo.
    Impedì alla sua mente di tornare al volto di 665, le causava troppo dolore, troppa tristezza.
    Quando era apparso lei aveva esitato, giusto il tempo per vederlo mentre, con sguardo assente e nessuna emozione negli occhi, strappava il cuore di Jason. Giusto il tempo per permettere a quegli heartless scheletrici di sciamare nel mattatoio e circondarla. Normalmente sarebbe stata in grado di tramutarli in polvere senza troppo impegno ma non riusciva a staccare gli occhi da lui, non riusciva a capacitarsi di trovarselo di fronte.
    Catturarla era stato un gioco da ragazzi.
    Non aveva opposto resistenza. Non ne era stata in grado. Proprio come il nanerottolo nella giungla…

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    7 - UnderworldAlla fine le avevano anche tolto il piacere di spezzargli le ossa. Era stato 665 ad ucciderlo, o perlomeno quello che rimaneva di lui, la sua anima violata e riportata tra i vivi. Jack sentì il calore di una singola lacrima che le scorreva sulla guancia mentre camminava a lunghi passi nella cella. Nonostante avesse giurato di non piangere più, nonostante avesse indurito il proprio cuore fino a renderlo un guscio nero e vuoto, il volto di 665 continuava ad apparirle nella mente ed ogni volta sentiva una fitta straziante. I suoi occhi erano cambiati, non erano più quelli del Pozzo, non erano più quegli occhi che l'avevano sostenuta lungo gli anni, carichi di amore e sentimenti di cui a malapena conosceva l'esistenza. Dopo avergli strappato la vita, ora gli avevano strappato anche l'anima! Era diventato un essere insensibile, nulla più che un burattino nelle mani di un dio capriccioso ed arrogante. In quegli occhi non aveva visto nulla: nessun sentimento, nessuna emozione. Non l'aveva nemmeno riconosciuta! L'aveva guardata, prima di strappare il cuore di Jason, ma i suoi occhi erano rimasti freddi, assenti. Non era più 665, non era più altro che un involucro vuoto, animato dal potere del signore dei morti, una pedina mandata per renderla inerme, per impedire che si ribellasse. Una pedina che aveva svolto egregiamente il suo compito.
    Come poteva Ade sapere che lei non lo avrebbe attaccato? Come poteva sapere che si sarebbe bloccata di fronte a lui?
    "Dopo secoli di vita impari un trucchetto o due bambolina, soprattutto quando hai una mente geniale e tutte le anime dell'aldilà a tua disposizione"
    Jack sgranò gli occhi e si girò verso la fonte della voce. Dietro di lei, appoggiato mollemente con le spalle al muro, con le braccia incrociate ed un sorriso spavaldo, si trovava Ade.
    "Buh" disse scoppiando in una risata.
    La ragazza non esitò, non questa volta. Scattò in avanti, caricando tutta la propria oscurità nel pugno, diretto verso il suo mento. Quando le nocche colpirono il muro, il dolore le fece sfuggire un gemito.
    "Ragazzina" ridacchiò il dio dei morti, appoggiato nella stessa posizione di prima al muro opposto "sai quanto mi sono costate queste pareti? Non si va in casa altrui a creare crepe e crateri, non te l'hanno insegnata l'educazione?"
    Con un grido Jack scatenò i propri poteri. Il numero che aveva tatuato sulla nuca iniziò a brillare e si staccò dalla sua pelle, dirigendosi verso il centro della stanza mentre le pareti iniziarono a grondare sangue e da lontano si cominciarono a sentire le grida dei soggetti sul Tavolo.
    Sempre con il sorriso stampato sul volto, Ade si limitò a schioccare le dita e la cella tornò come prima, vuota, silenziosa e buia.
    "Suvvia dolcezza credi davvero che qualche numero di prestidigitazione da circo delle pulci possa colpire me? Il Signore dei morti? Nel regno dei morti? Lascia che ti spieghi una cosuccia: qui io sono tutto." Mentre parlava si staccò dal muro ed incominciò a camminarle attorno. La sua voce era arrogante, sicura di sé. Parlava veloce, molto veloce, e gesticolava molto.
    "Sai com'è no? Il Dio degli inferi, all'interno degli inferi, signore e padrone delle anime, tristo mietitore, eccetera eccetera. Un lavoro duro, 365 giorni all'anno, mai un giorno libero, ma moderatamente soddisfacente, ti permette di fare conoscenze interessanti, anche se effettivamente poco vitali. Ha! L'hai capita?" Ovviamente Jack non rise. "Mmmh… pubblico difficile è? Su con la vita ragazzina, sembra tu abbai visto un fantasma! Ha!" Rise ancora.
    "Perché ti sei messo in combutta con la Global Corp.? Cos'avete intenzione di fare?" chiese lei con tono duro.
    "In combutta con la Global?" il volto di Ade assunse un'espressione genuinamente sorpresa.
    "Oh no no no, non sono in combutta con nessuno piccola. Avevamo un piccolo contratto, hanno letto male le clausole, sai come funziona no? Le scritte in piccolo che nessuno ha mai voglia di leggere, sfruttamento delle anime per esperimenti genetici, piani per conquistare l'universo, la solita solfa. Hanno svolto il loro lavoro quasi bene finché non siete arrivati tu ed il tuo gruppetto a macellare tutti i miei nuovi animaletti, hanno fallito, il contratto è stato reciso ed ora galleggiano felici nel fiume dei morti. Acqua passata, niente di preoccupante. Idee interessanti però le loro, buoni spunti di riflessione." Mentre parlava continuava a girarle attorno.
    Nonostante la rabbia e la frustrazione, Jack non riuscì a trattenere l'ombra di un sorriso. Quei bastardi avevano avuto ciò che meritavano.
    "Quindi li hai sfruttati per tradirli a lavoro concluso. E perché avevi bisogno di loro?" doveva prendere tempo, doveva trovare un piano per liberarsi da quella cella. Doveva farlo parlare. Fortunatamente sembrava incline a dare aria alla bocca.
    "Tradire, che brutta parola. Niente di simile te l'ho detto, il loro contratto era scaduto, è tutto legale, era tutto scritto nero su bianco. Sono un uomo d'affari serio io, cosa credi? Li ho lasciati giocare tutto il tempo che ritenevano necessario, ho dato loro le anime che mi chiedevano, gli ho fornito gli strumenti e l'oscurità per manipolarle, tutto in regola. Loro volevano creare dei soldati perfetti, io volevo nuovi tipi di heartless, quid pro quo capisci? Da quando quell'affare con i titani non è andato a buon fine la situazione non è stata delle più felici: prima il fiume dei morti, poi Malefica che dava ordini, poi…" il dio dei morti si fermò, con la bocca ancora aperta, e la osservò con attenzione. Sul suo volto comparve un sorriso.
    "Ooh.. ho capito cosa stai cercando di fare furbetta. Mi stai intrappolando nel solito monologo del cattivone, in cui ti spiego tutti i miei piani, tu prendi tempo per liberarti, esci di qui e mandi tutto a monte. Ho ho ho, no no no cara, non mi freghi, sono io quello che frega gli altri, ho una reputazione da difendere comprendi? Il Re dell'Oltretomba non si può far fregare da una ragazzina".
    "Mi risulta che un ragazzino ti abbia già fregato… due volte." Rispose lei. Farlo parlare non aveva funzionato, ora doveva passare al piano B. Farlo infuriare. La rabbia offuscava l'intelletto, forse in quel modo avrebbe fatto un errore, avrebbe lasciato uno spiraglio aperto affinché lei potesse sfruttarlo.
    "Ti dice niente il nome Sora?"
    "CHE COSA?"
    Il grido di Ade rimbombò nella stanza mentre il suo corpo divenne di un rosso acceso. Le fiamme sulla sua testa, anch'esse divenute rosse, si espansero aumentando di calore e dando alle pareti la luce cupa che ci si aspetterebbe all'inferno. Nei suoi occhi poteva leggere l'odio per il portatore di Keyblade, la vergogna e l'ira che la consapevolezza di essere stato sconfitto gli creava nel cuore.
    Dopo alcuni secondi di silenzio sembrò però calmarsi. Il suo colorito torno a farsi cadaverico e le fiamme che gli fungevano da capelli tornarono ad essere dello stesso colore delle fiaccole che illuminavano la stanza.
    "Ok, ok, calmati Ade, solo un paio di piccoli contrattempi sulla strada della grandezza. Niente di grave, niente che tu non possa superare. Ricorda cosa ti ha detto la psicanalista impiccata: conta fino a dieci e quando hai finito conta ancora fino a cento. Rabbia ed ansia non fanno bene allo stomaco."
    Si passò una mano tra i capelli incendiati e fece un profondo respiro. Quindi si avvicinò a Jack, andando ad accarezzarle una guancia con la mano gelida. Normalmente l'ex-cavia avrebbe reagito, avrebbe spezzato la mano che osava toccarla, ma quella volta si controllò. Non aveva di fronte un omuncolo, aveva di fronte un dio e doveva stare attenta a come giocava le proprie carte. Sopportò quindi quel tocco ripugnante, stringendo le mani e conficcandosi le unghie nei palmi per trattenersi.
    "Ora che siamo tornati calmi mia piccola creaturina ho una propostuccia per te. Niente di difficile, puoi fidarti. Vedi, ho una serie di piani in moto, impegni da rispettare, persone da vedere, altre da aggiungere alla mia collezione, eccetera eccetera. Tu ed i tuoi compagnucci…" schioccò le dita e di fronte alla ragazza apparvero le anime di Silk, Miranda e Jason. Gli stessi occhi spenti di 665, le stesse espressioni assenti. Nonostante tutto Jack sentì un tuffo al cuore nel vederli.
    "… avete rallentato questi miei piani, avete quasi rischiato di mandare tutto all'aria capisci, ed ora mi ritrovo con una ventina di bestioline in meno e senza di esse potrei faticare a mettere a tacere quel bellimbusto luccicante di Hercules. Ma non tutto è perduto mia cara, ecco che entri in gioco tu, ecco perché ti ho tenuta ancora in vita. Vedi, hai fatto fuori quasi da sola i miei nuovi cuccioli e sento che dentro di te c'è un grande potere. Come saprai da grandi poteri derivano grandi responsabilità e tu sei responsabile del quasi fallimento del mio piano. Quindi che ne diresti di smetterla di fare la bambina scontrosa e darmi una mano?"
    La risposta di Jack fu secca. Non ebbe bisogno di pensarci, non esitò.
    "Vai all'inferno!"
    Un tempo non ci avrebbe pensato due volte, avrebbe accettato, ma ora stava cercando di cambiare, stava cercando di diventare umana. Non avrebbe potuto accettare di aiutare Ade, avrebbe dovuto combatterlo, avrebbe dovuto sconfiggerlo. Lo doveva a Miranda, a Silk ed in qualche modo anche a Jason. Lo doveva a 665 ed a tutte le persone che aveva ucciso e mutilato negli anni bui. Lo doveva a se stessa.
    Alla sua risposta il dio degli inferi rimase interdetto per alcuni istanti.
    "Cos'è, una battuta?" rispose con la voce che era un misto tra l'incredulo ed il divertito. Non rimase in quello stato per molto però, subito tornò al tono sbrigativo ed ammaliatore.
    "Suvvia bambina, non essere così impulsiva. Io sono un dio generoso oltre che affascinante, in cambio del tuo aiuto potrei darti tante cose: ricchezza, potere, fascino, uomini, donne… ma so che nessuna di queste ti interessa veramente. Io posso darti qualcosa che nessun altro sarebbe in grado di darti, posso offrirti una delle cose che desideri di più al mondo." Mentre parlava iniziò a gesticolare e le anime dei tre ex-compagni d'avventura di Jack svanirono. Al loro posto l'oscurità iniziò a prendere forma fino a far comparire un'altra anima. La ragazza ebbe un tuffo al cuore. Sgranò gli occhi e trattenne a stento un gemito mentre sentiva il dolore stringerle l'anima.
    665 giaceva immobile, lo sguardo perso nel vuoto, l'espressione assente, di fronte a lei. Vedendo la sua reazione Ade sorrise.
    "Stai cominciando a cambiare idea vero? Pensaci, potresti rivederlo, potresti abbracciarlo, parlargli di nuovo. La sua anima sarebbe libera e felice come una farfalla. Potreste farvi una famiglia, marmocchietti, villetta a schiera con portone rosso e steccato bianco." la sua voce si trasformò in un sussurro all'orecchio dell'ex-cavia.
    "Il fiume dei morti ha strani effetti sulla memoria sai? Non ricorderebbe chi gli ha strappato la vita, non ricorderebbe quando gli hai spezzato la spina dorsale. Ricorderebbe solo l'amore che vi ha uniti in quel laboratorio, ricorderebbe solo gli sguardi carichi di significato che vi lanciavate."
    Jack non riusciva a staccare gli occhi dal volto di 665. Calde lacrime iniziarono a rigargli il volto mentre tutta la sicurezza, l'arroganza e l'odio che la caratterizzavano si frantumavano in minuscoli frammenti taglienti.
    "Non hai mai fantasticato su come sarebbe stato se foste riusciti a liberarvi insieme? Su come sarebbe poterlo toccare, poterlo baciare, sentire il calore della sua pelle sulla tua?"
    Jack iniziò a tremare. Le parole di Ade scivolarono sul suo corpo suadenti, avvolgendola in una malia di tentazioni e promesse.
    "Con lui potresti finalmente diventare umana, essere come tutti gli altri. Potresti finalmente smetterla di dare la caccia alla corporazione, di vivere nell'odio e nel dolore."
    L'ex-cavia tentò di allungare una mano verso l'anima di fronte a sé ma i muscoli si rifiutarono di obbedirle.
    "Non ho tutto il tempo del mondo ragazzina, te l'ho detto: impegni da rispettare, piani da mandare avanti. L'offerta scadrà fra 3…"
    Nella mente di Jack iniziarono ad apparire immagini di un futuro senza lotte, senza sangue, senza violenza. Un futuro privo di dolore e di battaglie. Un futuro assieme a lui. Non era mai stata interessata al sogno umano della famigliola felice, non aveva mai nemmeno considerato l'idea di avere dei bambini, eppure ora sembrava una possibilità a portata di mano, un frutto proibito dal nettare dolce ed invitante.
    "… 2…"
    Con il tempo anche gli incubi sarebbero svaniti. Lui sarebbe stato in grado di farle dimenticare. Lui sarebbe stato in grado di farla tornare umana. Lo sapeva, ne era certa! Come nel Pozzo era stato lui a permetterle di resistere, era stato quando lui le era stato strappato brutalmente che lei aveva ceduto, così ora che era lontana dalle torture e dalle umiliazioni sarebbe stato lui a permetterle di avere una vita normale, la vita che per tanti, troppi anni, aveva desiderato.
    "… 1… "
    Avrebbe solo dovuto essere se stessa ancora per un po'. Avrebbe dovuto uccidere unicamente una persona per poterlo avere di nuovo vicino. Un piccolo prezzo da pagare per coronare un sogno a cui aveva smesso di credere, che riteneva impossibile ed irrealizzabile. Le sarebbe bastato accettare, stringere la mano gelata di Ade e lui sarebbe stato nuovamente con lei. Tutti i suoi peccati sarebbero stati perdonati, le sue malefatte, le azioni orribili che aveva compiuto, non avrebbero più avuto alcun peso. Avrebbe vissuto nella luce, nel calore. Avrebbe ricominciato a ridere, avrebbe conosciuto il significato della felicità.
    Sarebbe bastato un semplice sì ed avrebbe potuto avere tutto.
    "No."
    Il silenzio che seguì quella singola parola parve eterno. Due semplici lettere che caddero pesanti come macigni in una stanza in cui l'aria si era fatta così carica di tensione da essere effettivamente palpabile. Una scelta che graffiò le carni di Jack, strinse il suo cuore in una morsa acuminata e bruciò come fiamme dell'inferno nella sua anima tormentata.
    "Come scusa?" La voce di Ade era incredula. Nessuno rifiutava i suoi contratti.
    Jack fece appello a tutte le sue forze per ripetere quella risposta.
    "No!"
    Fece appello a tutte le sue forze per resistere alla tentazione, per rimanere salda nei propri propositi. Mai una scelta era stata più ardua per lei, mai aveva dovuto faticare così tanto per pronunciare una semplice parola. Nel frammento di un istante vide tutti i suoi sogni infrangersi, vide la vita che avrebbe potuto avere con lui bruciare come foglie secche al sole. Vide il suo sorriso, vide i suoi occhi ed il suo sguardo carico di significati e promesse. Assaporò il sapore delle sue labbra e percepì il calore della sua pelle. Nell'infinito di un singolo momento si pentì della propria scelta cento e più volte, gridò in silenzio, si ribellò a se stessa ed implorò di poter cambiare idea, di poter dire quel sì che tanto agognava. In quell'unica frazione di secondo pianse e chiese la morte, straziò le proprie carni e soffocò nel dolore.
    Ade rimase a bocca aperta, muto per la prima volta in secoli.
    Lei non avrebbe potuto accettare.
    Accettare avrebbe voluto dire distruggere tutto ciò per cui aveva lavorato, rinnegare il proprio io. Avrebbe voluto dire perdere tutto ciò che lui avrebbe voluto per lei, tradirlo una e cento volte. Avrebbe significato disprezzarlo e ripudiarlo, stracciare la sua anima e macchiarne il ricordo. Era per lui che lei era cambiata, era per lui che lei aveva sofferto e soffriva ancora. Pronunciare quel singolo sì avrebbe significato vivere in un'eterna felicità creata da una menzogna, vivere nel rifiuto e nella falsità.
    Avrebbe significato vivere nell'odio dell'unica persona da cui avrebbe voluto solo amore.
    L'aria all'interno della stanza si fece rovente mentre Ade veniva avvolto dalle fiamme, roso dall'ira e dallo sgomento.
    "COSA?"
    Il fuoco avvolse il corpo del dio dei morti mentre nei suoi occhi comparivano minacce e follia, rabbia ed incredulità.
    "OSI RIFIUTARE UNA MIA PROPOSTA?"
    Jack rimase immobile, il volto rigato di lacrime, osservando mentre l'anima dell'unica persona che avesse mai amato veniva avvolta e corrosa dalle fiamme.
    "CREDI FORSE DI POTERMI DIRE NO E NON PAGARNE LE CONSEGUENZE?"
    Quando le fiamme lambirono il suo corpo rimase ancora inerte, incurante del dolore e delle ustioni. Incurante della fine che si avvicinava. Continuava a guardare il volto di 665, continuava a guardare ciò a cui aveva rinunciato, colui che avrebbe continuato ad infestare i suoi sogni, ora con rinnovato dolore, ora con rinnovata consapevolezza.
    Ma le fiamme non la uccisero.
    Istantanee come erano apparse scomparvero mentre Ade riprendeva la calma. Ansimante la osservò mentre nuovamente il sorriso compariva sul suo volto, un sorriso diverso, non più spavaldo, non più ammaliatore. Un sorriso che prometteva dolore e crudeltà, il sorriso dell'oltretomba.
    "Una scelta sciocca ragazzina" riprese questa volta con voce calma, superandola e dirigendosi verso il pesante portone di metallo che la teneva rinchiusa li dentro.
    "Avresti potuto avere tutto, ora ti aspetta solo l'arena." Si fermò a pochi passi dall'uscio, voltandosi verso di lei con il sorriso perfido sul volto.
    "E ti assicuro che incontrerai ancora il tuo amato, ancora ed ancora. Vedremo chi sarà a sopravvivere." Con una risata attraversò la porta e sparì.
    Jack chiuse gli occhi e cadde in ginocchio, iniziando a singhiozzare dopo troppo tempo in cui non lo faceva.

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    Edited by .:Strange:. - 1/8/2013, 23:50
     
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