Falling Off the Edge of the World

Quest Iniziale di Tina Fay

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  1. misterious detective
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    Era raro che di fronte a lei, di fronte al Deep Dive, si presentasse una persona del calibro di Tina, Archaya se ne rese conto solo in quel momento. Sapeva di avere di fronte una persona particolare, ben più incline all'avventura che non a brutali combattimenti, ma la Giudice aveva comunque perseverato con le tecniche apprese in anni infiniti di esercizio del mestiere, convinta che la forza che aveva visto scaturire da ogni altro esaminando si sarebbe materializzata anche nella giovane meccanica. Era stato un pattern sempre presente, al quale si era affidata per imparare a gestire i suoi incontri, quando costretta. Tina, tuttavia, non si rispecchiava in nulla di ciò che l'assassina conosceva. Per la prima volta da così tanto tempo che nemmeno ricordava più quanto, Archaya si trovò confusa, ignara di quale parte recitare in quel teatrino allestito da qualcuno più potente di lei.
    “Forse lei non dovrebbe trovarsi qui.” arrivò ad azzardare nei suoi pensieri, mentre ascoltava le risposte della sua avversaria, così svampite da risultare quasi irritanti. “Forse il suo ruolo è un altro.”
    Nemmeno ad Archaya era dato di conoscere alla perfezione tutti i misteri di quella dimensione, il suo ruolo era quello di Giudice e tutto ciò che esulava era informazione superflua. Ciò che sapeva per certo, e il motivo stesso per cui lei esisteva in quel mondo, era che il Deep Dive esisteva come faro dei guerrieri senza direzione, ultima prova da superare prima di affrontare la vera guerra che imperversava al di fuori. La guerra non poteva essere vinta con soli guerrieri, certo, ed essersi trovata al cospetto della Voce non rende una persona migliore di un'altra. Tuttavia, non poté fare a meno di domandarsi Archaya, che scopo poteva avere la presenza, in un luogo del genere, di qualcuno le cui armi non erano quelle portatrici di morte, ma di ben altro tipo?
    Tutti i suoi pensieri e le sue preoccupazioni vennero spazzate via, però, dalla prima vera reazione di Tina: la giovane, appena ebbe realizzato di essere davvero in pericolo, prese a resistere con tutta la forza che il suo corpicino minuto le permetteva e, prima che l'assassina potesse finirla, cominciò a prenderla a ginocchiate per disarcionarla. La donna incassò il primo colpo, barcollò stordita per un istante, il secondo la spinse in avanti, costringendola ad indurire i muscoli e rinsaldare la presa. Al terzo, seguì la traiettoria del colpo e, con un sorriso appena accennato nascosto dietro alla maschera di tensione che le incrinava il volto, rotolò in avanti, attutendo la botta e rimettendosi in piedi nell'arco di un solo secondo. Roteando abilmente sulla punta dei piedi, allora, avrebbe impugnato le armi e si sarebbe voltata verso Tina, attendendo che anche lei avesse occasione di recuperare una posizione di guardia.
    “Possibile?” si interrogò la Giudice, umettandosi le labbra con espressione corrucciata. L'aveva sentita sussurrare parole agitate, parole che dimostravano il suo attaccamento alla vita. Piuttosto che arrendersi alla sconfitta e porre fine a quel sogno, forse perché convinta che il prezzo da pagare fosse realmente la vita, la ragazza aveva compiuto il primo, vero sforzo per resisterle. Forse per istinto, forse per la sua forte volontà, Tina aveva combattuto. Quella poteva essere la risposta che cercava, quella reazione combattiva poteva rappresentare ciò che Archaya aveva cercato in lei per tutto quel tempo. Che fosse davvero così o meno, la Giudice conosceva solo un modo per verificarlo.
    Si diede colpetti a mani aperte sulle gambe, come per pulirsi da polvere che non c'era mai stata. Inspirò lentamente, lo sguardo rivolto verso il cielo e le braccia appoggiate ai fianchi. -Avrei dovuto averlo capito già da un pezzo, ma è evidente ormai che le parole con te non servono a nulla.- le disse. Spostò il suo peso da una gamba all'altra, muovendo delicatamente tutto il corpo, e con sensualità si ravvivò i capelli, come se si volesse mettere in posa per un ultimo saluto del suo pubblico, che iniziava e finiva con Tina. -Allora sarò sincera: è stato un piacere conoscerti, ma temo che sia quasi giunta ora di salutarci.-
    Pose le braccia di fronte a sé, aprendo i palmi in direzione dell'elfa. Il suo corpo baluginò di un tetra luce scarlatta per un istante e, germogliando dalla sua stessa pelle, lunghi viticci neri si avvilupparono attorno ai suoi arti e saettarono come fruste in avanti, divorando i metri scarsi che la separavano da Tina per incatenarla con i loro rovi letali.
    Senza alcuna remora, Archaya sfruttò subito la più potente delle tecniche a sua disposizione: se il pericolo della morte l'aveva spinta al contrattacco, ragionò la donna, forse Tina si sarebbe ancora comportata meglio sotto la pressione di un potere simile. Se il piano avesse fallito, invece, Archaya avrebbe per lo meno potuto godere nel vedere la ragazzina dimenarsi e soffrire un po' tra le sue spine: anche quello, a suo modo, sarebbe stato piacevolmente eccitante.





    l3h


    Status Fisico: ottimale.

    Status Psicologico: decisa a porre fine all'incontro
    MP: 100 - 24 = 76%

    Equipaggiamento: Gale e Emery: Si tratta di una coppia di armi bianche perfettamente identiche, dalla manicatura in metallo piatta e lunga all’incirca dieci centimetri, larga poco meno della lama stessa. La guardia è dritta e fasciata di stoffa per evitare alla stessa assassina di ferirsi nell’utilizzo, permettendole anche una migliore stretta sull’impugnatura, anch'essa coperta. La lama, ovviamente a doppio taglio, lunga cinquanta centimetri, presenta una venatura istoriata di pietra silice, di un colore lievemente più scuro rispetto al taglio, seghettato in alcuni punti per l’usura. Archaya stessa provvede alla massima efficacia delle sue armi, verificando ogni volta possibile che esse siano perfettamente taglienti, affilandole personalmente usando pietre diamantate che le permettono l’eccellenza nell’affondo. Trattandosi di lame curve, la loro forza non sta tanto nella violenza quanto nella precisione del guerriero. In questo caso, l’ex assassina, grazie alla sua maturata esperienza, è in grado di colpire accuratamente e sfruttare al massimo le peculiarità delle sue due daghe con cui, generalmente, non colpisce di punta ma fende direttamente di taglio, cercando quindi non l’ingente quantità di danni ma l’immediata eliminazione del nemico e la ferita profonda.


    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo55±0+0±055
    Essenza35±25+0±060
    Mente60±0+10±070
    Velocità60±30+0±090
    Destrezza45±25+0±070
    Concentrazione45±20+0±065



    ABILITÁ


    --------------------------------------------




    Plan T: Taunt
    La bellezza è un dei tanti fattori che, fondamentalmente, rendono Archaya difficile da digerire al primo impatto. La voce calda e sensuale, le curve morbide del suo corpo e le movenze accattivanti sono in grado di scatenare nell’avversario, sia esso uomo o donna, vecchio o bambino, un forte senso di attrazione fisica che costringerà chi le sta intorno a chiedersi se sia davvero necessario attaccare rischiando magari di rovinare un così bel corpo. In un certo senso, la figura della rossa instillerà una punta di desiderio carnale, invitando (ovviamente non costringendo) il nemico a mettere al secondo posto un eventuale desiderio di scontro e battaglia dando così la precedenza agli appetiti fisici: le labbra, talmente perfette da sembrare disegnate, reclameranno baci e la pelle cerulea invoglierà chiunque a sfiorare il corpo di Archaya. Ovviamente l’influenza della tecnica sull’avversario dovrà essere coerente con il suo carattere e il suo modo d’essere. (Passiva Psionica Normale)

    Plan S: Silence
    Archaya era un’assassina. Nessuno potrà mai dubitare di ciò. È praticamente (e relativamente) impossibile accorgersi del suo arrivo, a meno che lei non voglia rendere manifesta la sua presenza. Quando corre, cammina, si sposta il suo corpo non emette alcun rumore: nessun fruscio delle vesti, nessun suono proviene dai suoi passi, malgrado abbia ai piedi stivali con i tacchi; è inudibile addirittura il tintinnio metallico delle sue armi, delle cerniere e delle placche protettive. Le foglie secche non scricchiolano sotto i suoi piedi, il ghiaccio non si crepa, non si inclina e non mugola sotto il suo peso. Leggera come una piuma, silenziosa e dal passo felpato come un gatto. (Passiva Normale)

    Plan R: Rose
    Oltre che bella, Archaya è anche pericolosa. Incarna in tutto e per tutto le caratteristiche del fiore consacrato a Venere, che anch'ella è in grado di sfruttare a suo vantaggio. Dai suoi palmi infatti, Archaya è in grado di generare dei tralci spinosi di un colore tendente al viola, steli sottili ma resistenti, dotati di miriadi di spine che, esattamente come quelle di una preziosa rosa scarlatta, feriscono il nemico che ha osato troppo. Si tratta di viticci magici, sui quali, qua e là, si vede qualche delicato fiore e che si possono propagare dai palmi di Archaya per un raggio totale di 6 metri e che avviluppano l’avversario bloccando i suoi movimenti, causando danno magico, impedendogli quindi di avvicinarsi alla rossa che, nel frattempo, ne approfitterà per prendere le distanze dal proprio avversario e avere una completa visione d’insieme. Durante e dopo l’utilizzo di questa tecnica, della durata di un solo turno, Archaya non potrà sferrare attacchi di alcun tipo all’avversario, ma solo spostarsi sul campo di battaglia. (Abilità Magica - Consumo Alto)
     
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    Non era una guerriera, ma avrebbe combattuto per la sua vita. Nemmeno il signore degli inferi avrebbe potuto spezzare l'elfa in due senza ricevere quantomeno un pugno nel tentativo di liberarsi, era solo una reazione alquanto normale. Cosa s'aspettava o si sorprendeva Archaya rimaneva ancora un mistero, perché seppur reattiva e aggressiva in quel frangente di secondo Tina rimaneva una civile. Qualcuno che non combatteva se non necessario, e una donna sensuale che voleva sgozzarla era un motivo abbastanza solido per spingerla a impegnarsi.
    Tre ginocchiate in totale furono quelli eseguiti alla fine dalla giovane. Alcuni colpi decisi e forti, ma niente, la rossa incassò come fossero nulla e si limitò a togliersi dalla sua presa di posizione, liberando Tina. La mora avrebbe flesso le gambe e balzato in piedi con enorme acrobazia, girandosi verso la sua nemica e in modo istintivo serrare i pugni come se dovessero intraprendere uno scontro di pugilato, anche se Tina come al solito non appariva minacciosa ma abbastanza tenera. Anche furiosa per davvero non sarebbe mai sembrata spaventosa purtroppo, era una ragazza carina e fanciullesca fino al midollo.
    E ci fu l'illusione di una vittoria, per Tina quantomeno. Archaya comprese che le parole e la provocazione con qualcuno di ingenuo e immaturo come la mora, rassegnandosi. Che fosse dunque finita? La rossa affermava che tra loro era giunto il tempo di salutarsi, che quello scontro doveva essere finito, così aveva dedotto Tina. Era però dispiaciuta, le piaceva quella ragazza nonostante avesse provato fino a quel momento a ucciderla, voleva di nuovo quei momenti iniziali del loro primo incontro, quando stavano facendo amicizia e diventando "amiche".
    -Speravo che potevamo essere amiche però...-
    Una rivelazione ambigua ma sincera, infatti Tina sembrò intristirsi, abbassando lo sguardo e la guardia. Mossa sbagliata, perché la rossa non se ne stava andando, non era quello che intendeva con quelle sue parole di addio. Allungò le braccia verso Tina e dalla sua pelle andarono a crearsi dei viticci neri come rovi di un roseto, dirigendosi aggressivi e pericolosi verso l'elfa. Un ramo venne schivato dalla giovane, rotolando di lato, ma il secondo si aggrappò con violenza al suo polpaccio sinistro, bloccandola lì sul posto. Stava andando nel panico e sudando, la situazione stava degenerando e non sapeva affatto come reagire.
    I viticci continuarono ad avventarsi su di lei, usò il braccio sinistro come scudo per proteggersi il viso e come la gamba venne catturata. Con istinto provò ad afferrare il viticcio con la mano libera per opporre resistenza, pungendosi però con uno delle spine che c'erano. Tina cadde in ginocchio e un altro rovo si avvinghiò al collo della giovane, stringendo come per soffocarla, e questa volta nonostante il dolore tentò di allentare la presa con la mano, finendo con il piangere. Le lacrime tagliavano le sue guance, ma gli occhi che fissavano Archaya erano di fuoco, paura mista a rabbia, mentre digrignava i denti per lenire il dolore che continuava ad aumentare ogni minuto che passava.
    -Non... morirò... così... facilmente...-
    Tina si dimenava mentre soffriva e subiva chissà quanti danni a causa di quei viticci. Forse avrebbe fatto una pessima figura, morendo dopo aver detto che non avrebbe rinunciato con così tanta facilità alla vita, ma quantomeno stava lottando. Infatti, inginocchiata a terra sul ginocchio destro, allungò il braccio libero e provò a piegarsi, inclinandosi verso qualcosa: il suo fucile. Era lì per terra, a qualche centimetro dalla mano, appena fuori gittata, una di quelle situazioni molto cliché da qualche film d'azione, ma poteva funzionare anche in quell'occasione?
    L'elfa si spinse più che poté verso la sua arma, toccando il calce, e usando il medio provando ad avvicinarlo a sé. Afferrò con determinazione quella sua arma, tirandolo a sé e poggiando il calce sul fianco, mentre i rovi continuavano a stringerla. Le palpebre incominciavano a chiudersi, ma provò comunque a strizzare l'occhio e prendere una vaga mira, puntando nella zona del petto di Archaya, sparando un colpo. No, non voleva ucciderla o vincere, sapeva che le era impossibile, ma quantomeno supponeva che magari i rovi avrebbero smesso giusto in tempo prima di soffocarla e distruggere il suo fragile corpo.




    Statistiche
    Stato Fisico: Dolore estremo parte sinistra del corpo con pesante compressione / Sul punto di soffocare.
    Stato Mentale: Disperata ma combattiva
    Azioni: Tentativo di schivare. Tentativo di liberarsi. Recupero arma. Spara un colpo verso petto Archaya
    Note: Scusa il ritardo, sto avendo problemi a seguire un altro GDR al di fuori del mio. Inoltre è stato difficile trovare una risposta plausibile, infatti sento che potrei aver sbagliato, ma a te il giudicio
     
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  3. misterious detective
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    Non voleva colpirla, non voleva davvero che l'attacco andasse a segno: avrebbe voluto scoprire Tina capace di evitare il suo attacco. Archaya aveva risposto in quell'attacco le uniche speranze non di una vittoria scontata, bensì di un combattimento anche vagamente alla pari. Dopotutto, era stata istruita solo alla violenza, era tramite essa che i Giudici, lei compresa, potevano al meglio testare e temprare cuori e volontà dei loro esaminandi. Realizzare, dopo tanto tempo, di aver fallito nel suo incarico provocava in lei sentimenti contrastanti, ma sopra ogni altra cosa uno strato di disturbo le faceva fremere tutto il corpo, con una voglia difficile da contenere di prendere a calci qualcosa o, ancora meglio, qualcuno. Non sapeva se era stata lei a fallire, o se fosse colpa di Tina o di qualche altra forza non meglio definita, magari un semplice scherzo del destino, ma non essere riuscita a trovare quasi nulla la disturbava. Alla fine, Tina era davvero una ragazza normale, un po' ingenua,..affascinata dall'avventura nel senso più puro del termine, ignara e poco difesa dai pericoli che imperversavano per quell'universo in guerra. Non c'era nulla di male in quello, la via che Tina, o forse il destino, aveva scelto non era meno nobile di quella che la Giudice aveva creduto più consona a lei, data la sua presenza in quel luogo . Una risposta del genere, tuttavia, non fugava tutti i perché che vorticavano per la mente della donna.
    “Forse sto pensando troppo a delle sciocchezze.” concluse, osservando Tina aggrovigliata nei suoi rovi, intrappolata dalla sua tecnica più potente. La osservò da capo a piedi, studiò l'espressione contratta del suo volto, cercò di immaginare il dolore che stava provando in quel momento e il conflitto che doveva aver causato il suo comportamento dentro l'avversaria. I suoi occhi parlavano per lei, e le sue parole nemmeno una volta avevano nascosto i pensieri che celava la sua mente. Quell'onestà che raramente Archaya aveva visto in chi avesse di fronte, tanto in quel mondo quanto un'eternità prima, al di fuori. Forse, in fin dei conti, era quella la sua vera forza, la ragione per cui era stata accolta dal Deep Dive: in un mondo già pieno di guerrieri, forse era proprio un cuore del genere ciò di cui c'era più bisogno.
    L'assassina scrollò le spalle con uno sbuffo rassegnato. -Suppongo di potermi accontentare.- concluse forzando un sorriso: la ragazza di fronte a lei aveva imbracciato il suo fucile, affrontando il dolore e la fatica Tina puntò lo schioppo contro di lei, le canne che tremavano mirando al suo petto. La Giudice fece roteare i pugnali attorno agli indici ed infine, muovendo un passo in avanti, li strinse rivolti al contrario, abbandonati lungo i suoi fianchi. Tina sparò, il proiettile esplose con un ruggito; Archaya continuò soltanto ad avanzare. Con un suono sordo, il colpo le trapassò il fianco, la pelle nuda contratta e lacerata cominciò subito a sgorgare sangue scarlatto Gocce viscose cominciarono a colare lungo il suo corpo, lunghi artigli rossi che si avvinghiavano a lei, ma com'erano apparsi ecco che il sangue si fece polvere, la ferita stessa cominciò a brillare d'oro e, come infuocata, prese ad allargarsi e divorare tutta la materia onirica di cui la donna era composta.
    -Credo che questo sia più che sufficiente.- concesse Archaya, la sua voce che echeggiava per tutto il mondo, come se non provenisse più da quel corpo ormai più simile ad un miraggio. -Mi hai senza dubbio mostrato tutta te stessa e questa è una qualità importante quanto saper uccidere una persona.- Si avvicinò fino a trovarsi di fronte a lei, mentre la magia dei rovi si dissolveva assieme a lei in fine e chiara sabbia, un sorriso sarcastico in volto: -Spero solo sopravviverai abbastanza a lungo da fare buon uso di questa tua capacità.- concluse. Le avrebbe preso il mento in una mano, abbassato le palpebre e stampato un secondo, gioco bacio sulla punta delle labbra. In realtà non lo sperava davvero, sarebbe stato troppo noioso che tutto andasse nel migliore dei modi, ma poteva almeno augurarglielo. Con un lieve tocco sulla fronte con la punta dell'indice, Archaya l'avrebbe spinta all'indietro, sorridendole ambigua un'ultima volta mentre i suoi lineamenti svanivano ed il mondo stesso, con lo spegnersi della sua luce, cessava di esistere. Alla fine, quella strana esperienza per Tina sarebbe rimasta poco più che un sogno, seppur il più vivido di tutta la sua vita.




    Puoi concludere con un post e poi direi che possiamo passare alla valutazione
     
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    I rovi avevano incatenato metà del suo corpo, cingendola in una morsa difficile da contrastare con la forza fisica che nemmeno possedeva. Avrebbe ripetuto in eterno che lei non era una guerriera, bensì un animo gentile e buono che voleva solo vivere la sua vita, conoscere nuovi mondi, così come essere un supporto per gli altri. La delusione di Archaya era apparso alquanto immotivato agli occhi di Tina: esigeva che fosse una guerriera indipendente, solida e forte, capace di contrastare con rabbia e determinazione qualsiasi nemico le si parasse d'innanzi. L'elfa sapeva però che non era quello la vera forza di una persona, il vero modo di combattere e superare le proprie battaglie.
    Se doveva combattere, in quell'universo vasto e colmo di pericoli, l'avrebbe fatto come un supporto. Incoraggiare gli altri, colpire i nemici dalla distanza con il suo fucile solo e soltanto per proteggere qualcuno che le era caro. La prima linea, lo scontro solitario e diretto, non era affatto qualcosa che la rispecchiava molto. Se c'era qualcosa che aveva dimostrato in quella prova misteriosa era che lei non si sarebbe mai lasciata corrompere da sentimenti aggressivi e sanguinolenti, che spesso portavano a un cuore macchiato. No, lei avrebbe usato la sua persona, le sue parole, il suo cuore colmo di bontà come arma per rinvigorire l'animo e portare gioia nelle persone a lei care e vicine.
    Con le ultime forze che poteva raccogliere prese in mano quel fucile, sentendo la pressione del calce sul fianco mentre cercava di prendere la mira. L'arma tremava, e la rossa correva rapida verso di lei con i pugnali sguainati come se volesse concludere quella battaglia a ogni costo. Sarebbe morta, ma quantomeno avrebbe lottato, reso difficile la cosa, così come lasciato un bel regalo alla sua nemica, seppur non vedeva Archaya così. Uno sparo forte e deciso, che volò rapido a squarciare il fianco della rossa, ferendola come più desiderava Tina, anche se la sua corsa non sembrò cessare. Peggio ancora, il sangue e la ferita scomparvero, ritornò tutto illeso e candido come prima, come se Archaya fosse immortale.
    Dopotutto era un sogno, giusto? Tina per un breve lasso di tempo se l'era proprio dimenticato dell'idea che fosse un sogno. Era stata così coinvolta nella battaglia, nelle parole e nel flusso di emozioni così reali e tangibili che aveva dimenticato quella teoria sul sogno e stava percependo tutto come realtà. Alla fine il fucile le cadde dalle mani, mentre Archaya asseriva che tutto quello bastava, Tina aveva dimostrato che tipo di persona era, ovvero buona e non aggressiva, ingenua ma nel senso anche positivo del termine, qualcosa che sembrava servisse nell'universo. I rovi incominciarono a dissolversi in polvere, liberandola, e lasciando che si adagiasse con cura in ginocchio, mentre il respiro era frettoloso, così come il corpo stanco e stremato.
    Le braccia le caddero a penzoloni ai fianchi, non riusciva nemmeno a tenere la testa alta. Vide i piedi della sua mentore quando si avvicinò, sentendo le sue morbide dita ferree sul mento mentre glielo alzava, regalandole un altro bacio. Questa volta Tina chiuse gli occhi e l'accolse con tremendo piacere, non visto in maniera sensuale, ma come un gesto d'affetto donato da un'amica. Ebbe paura che Archaya la stava odiando e disprezzando con quello scontro, ma era bello vedere che dopotutto era la ragazza buona e socievole che si era presentata all'inizio.
    -Grazie... Archaya. Non mi dimenticherò mai di te-
    Un ringraziamento sincero, anche perché quella prova aveva fatto comprendere a Tina moltissime cose in modo indiretto. Il sentiero che stava seguendo era quello giusto, non doveva cambiare, non doveva farsi influenzare dagli altri a diventare qualcuno che non era. Sarebbe come mentire a se stessa, a chi aveva attorno, rendersi falsa e inadeguata a quella vita. Lei era Tina Fey, la giovane elfa amante dell'avventura ingenua e infantile, prodigio della meccanica che voleva solo gioia e felicità nella sua vita, così come in quella altrui. Nonostante il combattimento vide Archaya come un'amica, e avrebbe conservato come meglio poteva il suo ricordo, dopotutto l'ha resa un filo più maturo, mostrando quanto potesse essere reattiva quando minacciata dalla morte.
    La figura sensuale di Archaya, come i rovi in precedenza, incominciò a dissolversi in polvere e svanire, come mai esistito. Era un bel sogno tutto sommato, colmo di paura e adrenalina ma anche di gioia e piacere. Tina vide cadere d'innanzi a sé una delle rose dei rovi di Archaya, che accolse nelle sue mani, assaporandone il profumo che le ricordava quello della rossa. Si lasciò cadere all'indietro, a occhi chiusi, sprofondando in un baratro nero senza fondo, ma questa volta non aveva paura, non c'era quella sensazione di caduta che di solito ti faceva svegliare di soprassalto, ma solo armonia. Pochi istanti più tardi e Tina si risvegliò nella sua gummiship, distesa sul suo letto, come ricordava prima di ritrovarsi in quel tuffo profondo.
    Era integra e priva di dolore, nessuna ferita, e il suo fucile era riposto al suo solito posto. La analizzò, notando che non aveva sparato di recente, il che quasi le confermava che era tutto un sogno. Ripensò subito ad Archaya però, tastandosi le labbra con le dita, e sentendo ancora il calore del suo ultimo bacio. Guardò il letto un ultima volta, come se sperava di rivedere il volto della donna, ma non fu così purtroppo, era di certo un sogno. Sentì la sala di comando squillare, segno che qualche mondo era nelle vicinanze, oppure di una complicanza che andava sistemata. Tina si lanciò ancora in pigiama verso la sala di comando, non accorgendosi che appoggiato sulla finestra sopra al letto vi era una tenue rosa rossa, come se qualcuno vegliasse su di lei. Un ricordo flebile, di un sogno tanto strano quanto reale, perché seppur magari non erano mai accadute quelle vicende, esse lasciarono il segno nell'animo di Tina, che si sentiva pronta per continuare la sua avventura.




    Note: Spero che posso tenermi quel souvenir della rosa, mi sembra brutto dimenticare Archaya così come un png di passaggio ù.ù
     
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18 replies since 23/6/2016, 17:27   300 views
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