Due Umani

Contest "Conflitto"

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  1. misterious detective
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    Ho ricevuto il permesso da Frenz di modificare domani per ridurre di 200 parole (il numero che sfora) il brano e, magari, per eventuali abbellimenti grafici.



    Saya non ricordava una singola decisione di cui si fosse pentita in vita sua. Lei non era tanto stupida da agire senza prevedere le conseguenze delle sue azioni; al tempo stesso poteva enumerare ben poche scelte più fruttifere di quella.
    Camminava attraverso i corridoi della Fortezza d'Onice, ormai totalmente famigliare a lei. Lanciò un'occhiata alle sue spalle, poi davanti a sé: nessuno nelle vicinanze. Con un sorriso compiaciuto, mise più forza sul suo ultimo passo e si esibì in un piccolo salto allegro. Inizialmente, l'opinione che si era creata sull'Ordine degli Oscuri era stata tiepida: il primo membro da lei incontrato non era stato molto promettente e, soprattutto, l'idea di mettersi al servizio di qualcuno in una macchina di cui non sapeva quando sarebbe riuscita a prendere il controllo le avevano fatto quasi valutare la possibilità di desistere dai suoi piani. Tuttavia, aveva ingoiato tutte le critiche e le perplessità e, forzando un sorriso servile sulle sue labbra, aveva preso il suo posto in quel gruppo che sembrava conoscere solo la legge del più forte.
    Inspirò a pieni polmoni, l'aria sapeva un po' come di cenere. Il sorriso sul suo volto si allargò e, prima che se ne accorgesse, le sue mani si erano congiunte di fronte a lei come se stesse pregustando un meraviglioso regalo.
    Nonostante i dubbi, la bambina aveva scoperto con piacere quanto il suo pensiero fosse affine a quello di molti altri i cui poteri rivaleggiavano o erano addirittura superiori ai suoi: ragioni di possibile pericolo a cui prestare attenzione, lo sapeva, ma pur sempre piacevoli. La libertà che le spettava, poi, era ben più di quanta non si sarebbe aspettata e persino i suoi doveri, come l'assoggettare mondi alle forze delle tenebre, sapevano essere molto piacevoli. Non esisteva maggior piacere che distruggere e uccidere, realizzando la superiorità intrinseca che ella possedeva nei confronti degli esseri umani e di chiunque altro. E anche quel giorno aveva del lavoro da fare.
    Raggiunse l'atrio. Per un momento, il suo suo sguardo si perse beato tra quelle mura: un salone enorme e spoglio si aprì a lei, finestre dai vetri scuri, lunghe e strette, gettavano sul pavimento d'ardesia lame di luce appena sufficienti a rischiarare la penombra in cui era avvolta la fortezza. Solo un vecchio lampadario, legato al lontano soffitto da possenti catenacci, donava una qualche dignità a quella stanza così inutilmente grande. Il massiccio portone in legno nero era alzato e così la spessa inferriata che lo affiancava. Saya si concesse un'unica, brevissima risatina e alzò disinvolta una mano per salutare la sorella appoggiata con la schiena ad un lato dell'entrata.
    La donna si voltò di scatto, seguendo forse il rumore dei passi di Saya: con un gesto della mano scostò una ciocca di capelli scuri e strinse gli occhi ambrati per un solo istante. Riconobbe subito la giovane e digrignò i denti, lasciando che essi comparissero appena oltre le sue labbra tese per la rabbia. Senza una parola, incrociò le braccia e si voltò di nuovo a guardare altrove, al di fuori della Fortezza.
    Il sottile ghigno di Saya si allargò da guancia a guancia. Strinse gli occhi predatrice, felice di aver trovato un buon passatempo: non sarebbe durato molto, ma sapeva per certo che avrebbe avuto come minimo qualche minuto da ammazzare e sarebbe stata più che felice di dedicare quel tempo a lei.
    -Ehi, Rei!- la chiamò, agitando entrambe le mani sopra al suo capo.
    La giovane udì il sospiro della compagna anche da metri di distanza. Quando furono una accanto all'altra, Rei si girò di nuovo verso di lei, guardandola con fastidio che non si preoccupò nemmeno di celare.
    -Saya.- rispose quella lapidaria. Titubò a continuare; i suoi occhi dorati erano fissi su di lei, la scrutavano per carpirne le intenzioni. La piccola ridacchiò innocentemente. Si scambiarono uno sguardo e la minore fece un cenno con il capo, un muto invito alla parola.
    -Tsk. Un vero piacere vederti.- continuò Rei, alzando appena il mento e scrutandola dall'alto in basso.
    La bambina rise discretamente di quel comportamento infantile. Intrecciò le gambe, portò le mani al grembo e le rispose con un sorriso innocente: -Già, nemmeno io mi aspettavo di incrociarti così per caso: questo castello è immenso per ospitare così poche persone...-
    -Finiscila con quell'atteggiamento remissivo.- Rei strinse il pugno e lo sbatté contro la parete dietro di lei, il suono sordo rimbombò severo per qualche secondo. -Mi dà semplicemente la nausea.-
    Il sorriso di Saya mutò in un ghigno, che scemò mentre gli angoli delle sue labbra si ribaltavano. Mosse qualche passo, facendo riecheggiare ognuno di essi quando il suo tallone toccava terra ed aggraziata si appoggiò allo stipite opposto del portone, imitando vagamente la posizione in cui si trovava la sua compagna: una sola gamba a sorreggerla, l'altra incrociata sulla prima, braccia conserte strette al petto e testa appoggiata al muro, con gli occhi di smeraldo che studiavano superbi e disincantati l'altra ragazza: era ben poco preoccupata all'idea di mostrare il suo vero volto a Rei, che lo conosceva forse meglio di chiunque altro.
    -Noiosa come sempre.- sputò acida, con un brusco movimento del capo e un ghigno sarcastico in volto. -Sai che ci si aspetta che noi andiamo d'accordo, non è vero?-
    -Allora perché non ti sforzi, per una fottuta volta?-
    Rei parlò velocemente, come per chiudere quello scambio il più in fretta possibile. Saya rimase persa per qualche istante, nel tentativo di dare un senso a quei suoni e, non appena ebbe compreso, sorrise sardonica: l'assassina del candore diventava sempre così buffa quando si trovava all'angolo ed era sempre così dannatamente diretta e onesta che solo scrutando nei suoi occhi dorati Saya aveva oramai imparato a carpire i suoi pensieri.
    -Cosa ci fai qui? Devi andare in missione?- le domandò la giovane con un gesto della mano, lasciando morire la discussione che aveva suscitato animosità tra di loro.
    Rei strinse con più forza le braccia al petto e rifletté per qualche secondo, prima di risponderle. Infine sospirò ed abbassò lo sguardo, dimostrando quanto costasse al suo orgoglio assecondare la sorella. -Durante la guerra abbiamo perso un numero esorbitante di Heartless. A conti fatti, questo è il momento più critico tanto per noi quanto per gli umani. Ognuno deve fare la sua parte.-
    Saya si massaggiò il mento, nascondendo tra le dita un ghigno compiaciuto. -Tutti a caccia di cuori, quindi?- pregustava già il lauto banchetto che la attendeva, poteva quasi afferrarne il profumo con le dita e farsi guidare da esso. Si umettò le labbra in silenzio.
    Rei sbuffò e strinse gli occhi, senza rispondere alla domanda. Anche la bambina sospirò, un poco annoiata da tanta passività, e si sistemò una ciocca di capelli, in mancanza di altro da fare. Si fermò però a metà del lavoro e curiosa si voltò verso l'atrio alla sua destra, tendendo le orecchie: rumore di passi, l'attesa era finita.
    La giovane sollevò la schiena dalla parete solo per ricadere indietro delusa: plateale come sempre, quasi si aspettasse gli applausi di un pubblico inesistente, dalla penombra apparve un'altra delle loro sorelle, una donna dalla carnagione pallida, che giocava in un incantevole contrasto con la sua chioma e con l'abito più tetri della notte. I suoi occhi tinti di puro verde si strinsero, spostandosi con aria indagatrice e compiaciuta prima su Saya, poi sull'altra. Si esibì in un cortese inchino, stringendo tra le dita i lembi della sua gonna e chinando il capo verso le colleghe, prima di parlare.
    -È un piacere vedervi, Rei, Saya.- esordì con un ampio sorriso che suscitò un brivido lungo la schiena della più giovane, che rispose con un modesto gesto della mano. -Salve anche a te, ehm...-
    -Charlotte.- la incalzò la donna, con espressione rilassata e accomodante.
    -Oh, certo, Charlotte.- borbottò quella, annuendo. -Scusami, non sono molto brava a ricordare i nomi.- ammise con noncuranza. L'altra scosse la testa ed agitò un poco la mano destra, chiarendo che non c'era offesa.
    La bambina rubò uno sguardo a Rei: la ragazza attese che quello scambio avesse fine, prima di alzarsi in pieni grattandosi la nuca. -Allora, possiamo andare?- sbottò, rivolgendosi alla nuova arrivata con fare scocciato.
    Charlotte soppresse una debole risata con la sua mano guantata. -Tanta impazienza di adempiere al proprio dovere è di buon auspicio per l'Ordine, ma la troppa irruenza è solo fonte di rischi.- decantò, alzando l'indice e ammonendo con esso la compagna. Si mosse verso il portone, superò entrambe e con grazia si immerse nella terra desolata che le attendeva al di fuori. Nonostante il vento ella restava in piedi inamovibile di fronte alle intemperie di quella terra maledetta. Portò davanti a sé il braccio e rivolse lo sguardo a Rei, invitandola con un cenno del capo.Quella sospirò, con passi trascinati avanzò verso l'altra adepta. Passò affianco a Saya, i suoi occhi color dell'ambra dardeggiarono per un istante. La bambina sorrise, divertita da quella ostilità, alzò la mano destra e salutò, piegando le dita una alla volta con fare provocante.
    Rei non rispose, accelerò il passo e raggiungere la compagna che con un ultimo, accennato inchino si circondò di tenebre, aprendo attorno a loro un varco oscuro. Come la ragazza sbatté le ciglia, ogni traccia delle sorelle era sparita e solo la polvere, sollevata dal vento del Cimitero, era al loro posto.
    Saya sospirò, mentre fissava persa il punto vuoto da dove erano scomparse le due Adepte.
    -Triste di aver salutato le amichette?-
    Sobbalzò al suono della voce acuta e sarcastica. Il suo corpo ondeggiò in avanti, mosse un passò in avanti e si girò di scatto, portando le braccia a difenderla. Come i suoi occhi incontrarono le pupille del serpente di fronte a lei, il suo intero corpo ebbe un sussulto, prima di rilassarsi di nuovo. Abbassò gli arti e rilassò le spalle tese. -Ti sei fatto attendere, Hazama.- commentò acida, battendo più volte il piede a terra.
    L'uomo sorrise, stringendo le palpebre fino a rendere i suoi occhi minuscole fessure attraverso le quali pareva studiarla, spogliandola di qualsiasi difesa avesse.
    Sollevò in gesto di saluto il borsalino scuro che nascondeva i suoi scompigliati capelli verdi. -Gli adepti non dovrebbero essere così scortesi verso i superiori, lo sai?- le rispose sarcastico, portando le braccia ai fianchi e piegandosi verso di lei.
    La bambina lasciò che l'angolo della sua bocca si incurvasse appena verso l'altro. -Per piacere.- rispose, sollevando le spalle e aprendo i palmi con noncuranza. -Non mi sembri il tipo che si preoccupa di simili formalità.-
    Il Maestro abbassò la visiera del cappello sui suoi occhi, nascondendo con un'ombra l'espressione compiaciuta. -Touché.-
    -E per di più.- aggiunse la bambina, stendendo il braccio di fronte a sé ed evocando un suo varco oscuro. -Credo sia ora che anche noi facciamo la nostra parte.-

    Il grido furente annunciò l'assalto, la ragazza inseguì col capo il suono, sorrise ed i suoi denti bianchissimi salutarono il nuovo sfidante. Alzò il braccio e la spada del soldato si fermò contro la sua pelle, dura come acciaio. Non ci furono scintille, solo il ferro della lama tremò per il contraccolpo, che si propagò all'uomo che la brandiva.
    Rapida, Rei si piegò sulle gambe: scattò in avanti, con la mano destra spostò l'arma che l'uomo ancora teneva ferma a mezz'aria, vinto dall'incredulità. Caricò il pugno nella sinistra e colpì alla bocca del ventre. Il soldato si piegò in avanti, l'elmo scivolò a terra. La ragazza lo strinse attorno al collo e girò le mani di quasi centottanta gradi. La musica delle ossa frantumante le fece chiudere gli occhi un istante ed un sospiro beato sfuggì alle sue labbra. I suoni della battaglia attorno a lei parvero quietarsi, ogni cosa scomparì e del mondo attorno a lei restò solo quel dolce suono. Il cuore nel suo petto parve arroventarsi, il sangue prese fuoco ed agitò il suo animo. Quando riaprì gli occhi la realtà tornò ad assalirla prepotente. Allora lasciò andare la testa priva di vita che stringeva ancora nelle mani e si tuffò in avanti nella battaglia. Attorno a lei Heartless e umani, fiamme e fumo. Charlotte alle sue spalle danzava un rondò mortale accompagnata dalla sua falce. Le lanciò un'occhiata e, intravedendo qualcosa di rosso alzarsi in cielo, tornò a guardare avanti, per concentrarsi solo sui nemici di fronte a lei. Si umettò le labbra, spiccò un salto e si buttò nella mischia.
    Una lancia le sfiorò la spalla, ma strappò solo una manica prima di rimbalzare di lato. Rei strinse l'arma, puntò i piedi e la sollevò. Il soldato all'altro lato dell'asta si staccò da terra, in un attimo si trovò verticalmente sopra l'assassina del candore. Con un grugnito, la giovane rilasciò tutta la forza per scaraventarlo a terra. Un'ombra si mosse alle sue spalle e l'Heartless si tuffò in avanti, rotolò a terra e si spinse con la mano per guadagnare momento, sapendo che Charlotte le guardava le spalle. Fu di nuovo in piedi di fronte ad una nuova coppia di nemici: un giovane che impugnava goffamente la sua spada tremante ed una donna armata allo stesso modo. Alle loro spalle, il corridoio continuava ancora per svariati metri e in fondo si stagliava un enorme cancello: oltre ad esso, giaceva la porta per il cuore del mondo. Quello era l'obiettivo: doveva affondarlo nell'Oscurità per soddisfare il suo capo, per avvicinarsi di un altro piccolo passo al suo desiderio.
    Il ragazzo menò un fendente orizzontale, troppo debole anche solo per scalfirla. Eppure, seguendo l'istinto, Rei si piegò sulle sue gambe e affondò la testa tra le spalle per schivare, caricò il pugno destro e investì con la sua potenza il nemico. L'armatura poté poco, il metallo di scarsa fattura si accartocciò e il corpo della sua vittima si separò da terra, cadde all'indietro per diversi metri e rovinò a terra accompagnato dall'assordante sferragliare del ferro.
    -Garret!- un grido giunse dalla sua sinistra, la giovane si voltò alzando i pugni, ma titubò per un istante, abbastanza da permettere al nemico di sfuggirle: la donna che aveva intravisto poco prima mentre partiva all'assalto, quella che sarebbe dovuta essere la prossima sulla sua lista, aveva abbandonato l'arma a terra, l'elsa le era sfuggita dalle mani come se ella si fosse di colpo dimenticata della sua esistenza, ed ignorando la morte certa che era incarnata in Rei stessa si era tuffata in avanti, verso l'uomo caduto sotto la forza di un suo singolo pugno.
    Rei rimase immobile, capace solo di osservare: la ragazza si inginocchiò di fronte al compagno, piangendo cominciò a gridare il suo nome. L'uomo riaprì gli occhi, frastornato. In un istante, non appena anche la guerriera se ne fu accorta, l'espressione terrorizzata si sciolse in un piano sollevato, le sue braccia si strinsero attorno al corpo dell'uomo ed il volto affondò nell'incavo del collo.
    Rei osservava confusa. Non capiva se fossero stupidi o se avessero poca voglia di vivere, non capiva come potessero ignorare che il nemico che aveva portato distruzione nella loro terra era davanti a loro. Più di tutto, però, non riusciva a capire perché lei stessa non riuscisse a fare nulla. Se solo provava ad alzare un braccio, una forza misteriosa si opponeva, i muscoli cominciavano a tremare ed il pugno, pesante come un blocco di marmo, crollava a terra.
    Si morse il labbro, fermandosi solo per paura di tagliarlo con la forza dei suoi denti, richiamata alla lucidità dal disgusto per il sangue. Avanzò a passi pesanti, il pavimento tremò sotto di essi. Si fermò solo quando fu di fronte alla donna. Ella alzò lo sguardo, si accorse finalmente di lei. Tra le lacrime, mostrò un'espressione determinata, spalancò le braccia a difesa dell'uomo, si morse il labbro tremante nel tentativo di sedare la sua paura: non le riusciva affatto bene, era patetica, eppure non si spostava di un millimetro, pronta a dare la vita per quell'uomo.
    Rei strinse i pugni, strinse fino a sfar sbiancare le nocche, finché non li sentì nemmeno più. Inspirò per calmrasi, ma l'aria entrò prepotente nei suoi polmoni ed un fremito le scosse tutto il corpo, che come di vetro sembrava pronto a crollare in mille pezzi con un unico colpo al cuore.
    Un cupo ringhio soffiò tra i suoi denti. -...Levati.-
    Bastò uno schiaffo. Le bastò agitare una mano e la donna a cadde a terra sopra il corpo stanco del suo fidanzatino, lanciò una sola volta un grido acuto e crollò priva di sensi. Due lunghi passi e la Heartless si lasciò alle spalle tutti quegli intralci. Altri due ed il suo cuore vacillò di nuovo su quei pensieri che, fosse stato per lei, avrebbe preferito poter ignorare.

    -Toc toc.-
    Saya cinguettò e batté due colpi sulla porta. Nessuna risposta. Sorrise e si passò una volta la lingua sulle labbra: sentiva un gorgoglio nel profondo del suo stomaco, una bestia priva di senno ringhiava dentro di lei, soffiava aria bollente che arroventava il suo sangue. Per un istante, una risata impaziente sconfisse il suo controllo e risalì dalla sua gola.
    Portò il braccio di fronte a lei, le dita si allungarono di colpo, la carne si gonfiò e si divise in cordoni che si intrecciavano gli uni con gli altri, tentacoli fruscianti si sostituirono alle sue dita curate. Due appendici si strinsero attorno alla maniglia, la terza sferzò contro il legno, per poi strisciare nello stretto spazio tra la porta ed il muro. A quel punto, bastò che la bambina facesse scattare in un solo colpo il braccio all'indietro, puntando i piedi a terra come appoggio: la porta, completamente succube della sua forza, seguì il movimento dell'arto ed in una pioggia di schegge venne sradicata dai cardini. Dall'interno della casa l'accolsero i volti di un uomo adulto, la giovane moglie ed una principessina agghindata nel suo vestitino rosa pallido.
    -Chiedo scusa per l'intromissione.- esordì con un dolce gorgheggio. -La porta era aperta, pensavo di non disturbare...-
    Il grido dell'uomo sovrastò le sue tenere parole: -Lora, fuggi dal retro con la piccola!- ordinò, lanciando appena un'occhiata alle sue spalle; Saya inseguì quello sguardo e vide la donna vacillare, come se non comprendesse quelle parole, il suo voltò sbiancò mentre annuiva meccanicamente, così debole che sembrava pronta a svenire in ogni momento.
    Un suono allora la distrasse, e spostando rapida gli occhi la Heartless scorse il padre sporgersi verso il piano da cucina dove giaceva dimenticato un grosso coltello da cucina.
    Egli gridò, forse per esorcizzare la paura, ma la sua mira era imprecisa, i suoi passi instabili ma, soprattutto, troppo lento. Il braccio di Saya si trasformò prima che l'arma improvvisata potesse raggiungerla. I tentacoli si attorcigliarono attorno al polso della preda, lo piegarono all'indietro e con uno scrocchio si ruppe subito. L'uomo gridò di dolore, le sue dita cedettero e si dischiusero, lasciando cadere la lama a terra. Le appendici della bambina risalirono il braccio, si strinsero attorno al collo, ricoprirono la sua testa. La giovane avanzò e spinse verso il basso. Il padre cadde, batté a terra la testa prima che il resto del corpo lo seguisse. Allora, con un sorriso, Saya lo tirò verso l'alto e lo fece cadere di nuovo, sbattendolo come un pupazzo. La sua mano sinistra si strinse subito attorno ai suoi tentacoli, le gambe si dimenavano e un grido strozzato sfuggiva alla sua bocca. Col secondo colpo la sua voce si fece debole e la presa della mano si allentò, col terzo i suoi arti si fermarono ed il suo urlo diventò solo un lamento. Dopo il quarto non ci fu più un suono e sangue scuro e denso comparve tra i tentacoli, impregnando il pavimento.
    Saya alzò lo sguardo, di fronte a lei incontro madre e figlia, che non si erano allontanate che di pochi metri.
    Scattò. La donna saltò davanti alla figlia, si chinò su di lei e fece per chiudere le braccia attorno al suo corpicino. Saya mutò ancora la sua mano, enormi artigli si sostituirono alle sue dita e, agitandoli come una mazza, colpì l'illusa che crollò a terra, sbattendo con forza la schiena contro la parete. La bambina gridò, Saya strinse l'abito all'altezza del petto e la sbatté a terra, inchiodandola con il suo peso. Si voltò verso la donna: i suoi occhi erano ancora aperti, proprio come sperava, ma il suo corpo era troppo dolorante anche solo per alzarsi in piedi.
    -Mamma... Mamma!- la bambina frignava come una sirena, la madre rispose chiamando il suo nome, ma per quanto allungasse il braccio non riusciva a raggiungerla.
    Saya alzò la mano sinistra al cielo, di nuovo le sue carni si gonfiarono e cambiarono forma,unì le dita in un'unica affilata punta ed un'enorme trivella comparve al suo posto. La abbassò lentamente, gustando il momento: la piccolina smise persino di piangere, ma la sua gola non riusciva più ad emettere nemmeno un lamento. Solo le preghiere prive di forza della madre rompevano il silenzio irreale in quell'angolo di mondo dove i suoni della guerra oltre quelle mura non sembravano arrivare, nonostante la distruzione che gli Heartless portavano su quella terra. A Saya non importava granché, però, perché aveva trovato altro con cui divertirsi: e ancora più bello del viso di quella piccolina, non vedeva l'ora di scoprire quale volto avrebbe mostrato la madre, di fronte alla plastica che si stava offrendo di fare gratuitamente alla sua figlioletta.
    Delicatamente, abbassò la trivella fino a sfiorare la punta del naso della sua vittima. Attese un secondo e, con ancora più calma per assicurarsi che la fine giungesse il più lenta possibile, continuò a premere finché non vide sgorgare il sangue.

    I suoi passi erano veloci, le braccia si muovevano a grandi arcate accompagnandoli.
    -Spero che la cosa non ti disturbi...- una voce giunse dalle spalle di Rei, seguita dal suono di passi affrettati. Affianco a lei, apparve Charlotte: forse per un eccessivo riguardo nei suoi confronti la falce era svanita ed i suoi abiti, quasi come per magia, non mostravano macchie una sola macchia scarlatta.
    -...Ma sai di aver lasciato vive quelle persone, vero?-
    La ragazza strinse gli occhi e sospirò. Quando li riaprì, si accorse di aver smesso di camminare. Charlotte le stava accanto, testa sporta in avanti che la osservava. Rei sfuggì quello sguardo, spostando gli occhi verso un angolo imprecisato del corridoio.
    -Non ha importanza.- sentenziò lapidaria. -Anche se lasciò lì quei due, cosa cambierebbe? Il cuore del mondo è qui a due passi. Preso quello, il risultato sarà lo stesso.-
    L'altra donna portò l'indice al mento ed alzò gli occhi in riflessione. -Vero.- Ammise, con un sorrisino che bastò a disturbare Rei. -Tuttavia, non ti ho mai visto farti tanti scrupoli, sei sempre estremamente precisa in tutti i tuoi lavori.-
    Non aggiunse nulla, si limitò ad aspettare, ma Rei non le rispose: non ne sentiva il bisogno, era certa che l'altra avesse capito anche da sola.
    -Quei due... Ti hanno forse ricordato te stessa e lui?-
    Rei sospirò, portò una mano a massaggiarsi gli occhi, ma si arrese subito e la lasciò cadere lungo il fianco.
    -Pensavo di divertirmi di più a distruggere tutto.- confessò con appena più di un sussurro. -Alla fine è solo uno sfogo, nulla di più: quando penso alla vita che vorrei, queste cose non ci sono.-
    -Cosa vedi nella tua vita, allora?- la incalzò Charlotte con un sorriso sincero, forse troppo curioso, che in realtà non si sarebbe affatto aspettata da lei.
    -Io... Io e Radeth, umani.- balbettò, pettinandosi distrattamente i capelli. -Sogno di poterlo abbracciare, di poter sentire realmente la sua voce, di poter riavere indietro quei giorni che mi sono stati tolti...-
    Una debole risata scosse le sue spalle, così fragile da parere un singhiozzo. Rei rialzò il volto e sorrise malinconica. -Ironico che per farlo io mi impegni tanto ad uccidere così tanti umani per eseguire i miei ordini, non trovi?-
    -Sei dispiaciuta per ciò che sei costretta a fare?-
    Rei sobbalzò. Rivolse lo sguardo alla compagna, confusa, poi lo abbassò di nuovo. -No...- mormorò, dapprima poco convinta, poi più sicura. -No, non è questo. Degli scrupoli ne ho già fatto a meno da un pezzo e se basta questo, che mi riesce così bene, per aiutare Radeth, allora sono disposta a distruggere mondi su mondi, se me lo chiedono. Però sarebbe molto più facile... Se non dovessi rivedere così spesso i nostri volti su quella gente, se non dovessi scoprire lo stesso identico dolore sulle facce di chi uccido.-
    Portò una mano alla fronte e scosse la testa: -Forse il problema è proprio che sono ancora troppo umana per un Heartless. Non faccio che rimproverare Saya, ma alla fine lei ha molto meno problemi di me. Quasi la invidio.-
    Rei sobbalzò. Saltò letteralmente in punta di piedi e si girò con aria furente verso Charlotte: la donna le si era avvicinata e l'aveva accarezzata lungo la schiena, prendendosi ben più libertà di quanto lei le avesse mai concesso.
    -Non pensavo fossi il tipo che si fermava tanto a riflettere, Rei. Ti devo aver valutato male.-
    Il volto della giovane avvampò di rabbia e imbarazzo, ma non riuscì a risponderle prima che quella riprendesse a parlare: -È proprio da questa tua umanità di cui parli che nasce il tuo desiderio di poter vivere e amare Radeth come un tempo; se non l'avessi, allora non avresti nemmeno una ragione di combattere e, anzi, probabilmente non saresti nemmeno stata capace di mantenere forma umana dopo essere divenuta Heartless.-
    Charlotte si fermò, ma nemmeno questa volta Rei riuscì a risponderle: pensava a quelle parole, cercava di capire se potesse o meno ammettere a se stessa che quella era la verità.
    -Non esiste un modo giusto od uno sbagliato per vivere come Heartless. Quelli come noi hanno un loro ruolo da interpretare in questa commedia, esattamente come gli umani; l'unica cosa importante è impegnarsi per adempiere ad esso nel migliore dei modi.-
    Per quanto debole, Rei riuscì a mostrare un sorriso oltre l'ombra che copriva il suo viso. Infine, mosse di nuovo un passo in avanti. -Andiamo: il cuore del mondo è a un passo da noi.-

    -Finalmente ti ho trovata.-
    La voce annoiata giunse dalle spalle di Saya. Stravaccata sulla sedia, teneva i piedi appoggiati sulla scrivania, mentre passava da una mano all'altra una manciata di gioielli, soppesandoli e valutando quali fossero i più belli e sfarzosi. All'udire il tono maschile un po' acuto e scocciato che ben conosceva, si limitò a girare appena la testa e a sondare l'area con la coda degli occhi: apparso come sua abitudine non sapeva bene da dove, Hazama stava appoggiato con la schiena contro lo stipite della porta aperta per metà.
    -Complimenti...?- rispose quella ironica, sforzandosi per mostrare il benché minimo interesse.
    -In realtà non è stato molto difficile, è bastato seguire uno dopo l'altro i cadaveri più martoriati e sofferenti che ho trovato lungo la strada.- commentò con falsa modestia. Si avvicinò a piccoli passi e si sedette su un lato del banco, Rivolgendosi a lei con le braccia incrociate al petto. -Quello che non riesco a capire, invece, è cosa tu ci faccia qui. Siamo venuti per il cuore del mondo, lo sai vero?-
    Saya alzò le spalle. -Lascio volentieri che ci pensino gli altri Heartless al posto mio: abbiamo già verificato che nessuno qui ha sufficienti capacità per vincerli, non c'è bisogno che siamo noi a guidarli. Dagli qualche ora ed il risultato sarà lo stesso.-
    -Ooh.- fece Hazama, soffocando una risatina -E allora cosa ci sei venuta a fare qui?-
    L'altra sbuffò. Allora, si fece indietro spingendo coi piedi contro la scrivania e si alzò.
    -Semplice.- rispose. -Per divertirmi.-
    Si infilò in tasca il bottino e si portò nella stanza accanto, dove ancora giacevano i cadaveri di quell'allegra famigliola; peccato per la madre, che dopo la morte della figlia era rimasta così inerme a piangere che ucciderla era stato quasi noioso. Si mosse proprio verso di lei e, scavando nello stomaco squartato, si procurò un po' di carne con cui riempirsi lo stomaco.
    -Il Cuore del Mondo non urla mentre lo divori, le persone invece sì, tutto qua.- sentenziò, deglutendo soddisfatta il boccone. -Normalmente non è facile creare così tanto scompiglio in un mondo, queste rare occasioni voglio godermele al meglio delle mie possibilità. Bastano una, forse due ore e non c'è una singola persona di un mondo che non sappia che noi siamo qua, che stiamo venendo a strappare le loro vite. Il momento in cui ognuno scopre che è il suo turno... Non penso ci sia nulla al mondo di altrettanto appagante.-
    -E tutti quei preziosi allora?-
    Saya ghignò ed alzò un sopracciglio con aria complice. -Piccoli di più. Oramai non servono più a nessuno comunque.-
    Hazama scoppiò a ridere: -Sei incredibile, Saya, davvero incredibile.-
    La giovane aggrottò la fronte e portò una mano al fianco, inquisitoria: -Cosa intendi dire?-
    -Dimmi, cosa pensi degli esseri umani?-
    La ragazza prese a battere con forza il piede a terra. Anziché risponderle, il Maestro le aveva rivolto una nuova domanda. Non poteva dire di apprezzare quell'atteggiamento tanto sfrontato.
    -Una razza di deboli, c'è poco altro da aggiungere.- concluse lei, tagliando corto il discorso.
    -Dici? Eppure, quando ti guardo mi sembra quasi di vedere uno di loro.-
    -Che vorresti dire?- Saya strinse i pugni.
    Hazama alzò le braccia a proteggersi, senza perdere il sorriso. -Calma, calma. Lascia che mi spieghi.- sospirò. -Gli esseri umani sono avidi, sono l'uno parassita dell'altro, vivono per calpestarsi a vicenda in un'assurda lotta per il potere, che intraprendono per il puro gusto di essere più in alto degli altri, senza un vero fine. Sono ambiziosi, edonistici, crudeli. Insomma, molto più simili a qualcuno di mia conoscenza di quanto questo qualcuno vorrebbe ammettere.-
    Saya chinò il capo. Soffiò fuori l'aria in un improvviso colpo, poi quello che sembrava un eccesso di rabbia si trasformò in una risata sincera e divertita. Appoggiò il piede sulla sua testa del cadavere della donna e schiacciò. -Temo proprio tu abbia frainteso, fratello mio.- gli rispose divertita. -Io non ho mai pensato di essere diversa dagli umani.-
    Con un ultimo calcio, allontanò da sé l'intralcio ai suoi piedi. -Io avevo già ucciso prima di trasformarmi, mi ero già macchiata di quello che, per gli stupidi, è il più grande dei crimini. Ti assicuro che, da quel tempo, non sono cambiata di una virgola: ho ancora gli stessi obiettivi, gli stessi desideri e la stessa opinione su tutti i deboli che mi stanno attorno.-
    Si portò di fronte a lui, alzò il braccio e lo mise tra di loro. Bastò un istante e, al posto dell'arto, vi erano i suoi potenti tentacoli. - “Umanità” non significa nulla, perché ti svelo un segreto: non è esclusiva degli umani. L'unica differenza tra noi e loro è il potere.-
    Si fermò un istante, sorrise e fu felice nel vedere che anche l'uomo la imitava. -È di questo che vado fiera, è per questo che non rimpiango affatto di aver perso la vita una volta, perché quanto ho guadagnato vale molto di più.-
    Senza attendere una risposta, si avviò verso l'uscita e si fermò appoggiata allo stipite, dove la porta era stata sradicata e abbandonata in mezzo alla strada esterna. Si voltò verso il compagno e si umettò le labbra: -Andiamo: ci vorrà ancora un po' prima che gli Heartless raggiungano il Cuore del Mondo e io ho ancora voglia di giocare.-
     
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