Il Quarto Regno

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    Schwarz

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    Soldati dell'Oscurità
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    La ragazza dai capelli rossi lo squadrava con il broncio meno convincente che gli avesse riservato da quando era nata: sopracciglia che tracciavano due curve concave sulla fronte aggrottata, occhi lucidi e bocca ridotta a una linea tremula sotto la pressione dei denti.
    Un'espressione da bambina su un volto da bambina per una giovane donna che non aveva ancora del tutto smesso di comportarsi da bambina. Non quando c'entrava lui, almeno.
    Sei stupido.” Anche il tono era quello di quando le aveva detto che il gatto che aveva trovato per strada era morto. Aveva sette anni, era tornata tutta contenta col micio in braccio e quando le disse che le ruote di un carro avevano vanificato la grazie che gli aveva fatto aveva inziato a parlare con quello stesso tono tremulo e annegato nel muco- solo per poi scoppiare in lacrime e strilli.
    Lo so.” Rispose lui, senza distogliere lo sguardo dalla lama color pece che stava lucidando.
    Tutta questa situazione è stupida.” Lo incalzò.
    Lo so.” Il panno beige andò su e giù lungo il vetro, poi si scostò, mentre osservava i riflessi variopinti che i raggi di luce filtrati dalla finestra accendevano non appena toccavano la silhouette della spada e vi donavano contorni e tagli di solito invisibili agli occhi.
    Ed è stupida quella maledetta paccottiglia che ti porti dietro!”, allo sbottare della ragazza, la fulminò con lo sguardo, e quella per tutta risposta si diresse spedita verso di lui, seduto di lato sul bancale, una gamba piegata e l'altra abbandonata lungo il muro, alzò un pugno tremante e lasciò che frustrazione e gravità facessero il loro lavoro.
    Le iridi dorate di lui si posarono sulla spalla che gli aveva colpito, poi su di leì, di nuovo sulla spalla, e tornarono a guardare la lama, ispezionandola attentamente- ah, ecco, forse la punta aveva bisogno di un'altra passata.
    Non c'è bisogno che ti preoccupi così tanto.” Si grattò il pollice con l'indice, poi la nocca dell'indice col pollice e riprese a strofinare, “Le tigri cacciano meglio al buio e al freddo.
    Uno schiocco di lingua sarcastico: “Oh, davvero? E sentiamo, cosa saresti tu? Prima sei un lupo, poi un drago, poi un leone, poi una tigre- magari domani sarai un'aquila, eh?!”, la vide alzare le braccia al cielo e sbatterle agitata, “Così potrai farti lanciare da una catapulta sulle truppe nemiche perché, ohhh, le aquile volano in picchiata sulla preda!
    Devo essere tutto.” Ignorò le frecciate che, in un'altra occasione, gli avrebbe tirato dalla bocca più di una risata, ma rispose con tono pacato e un sorriso triste sulle labbra, “Lupo, drago, leone, tigre, aquila, uro, serpente, volpe e così via. Devo essere tutto e abbracciare tutto.
    Lei chinò il capo, la frangetta che gettava un'ombra sul viso di terracotta: “Anche l'oscurità?” Chiese, tornando ancora più bambina di prima.
    Annuì: “Anche l'oscurità, se necessario.
    È davvero necessario? Perché i sacerdoti dicevano che avrebbero potuto-
    Mettiamo che i sacerdoti mi avessero...”, alzò la spada davanti a sé, lama orizzontale, e il suo sguardo si specchiò in essa- nel vedere il bagliore che emetteva allontanò l'arma: “... 'guarito'. Sarei dovuto tornare sul campo di battaglia- dovrò tornare sul campo di battaglia. E anche quando si tratterà di questioni diplomatiche o anche solo di stendermi sul letto e pensare a come è andata la giornata...
    La mano libera si strinse sul petto.
    A questo punto è meglio così.
    Lei appoggiò la fronte sulla stessa spalla di prima.
    Senza aggiungere altro, l'uomo impugnò la spada con entrambe le mani, la lama tesa dava nti a sé, leggermente obliqua.
    Si specchiò di nuovo, e questa volta un solco nero attraversava il lato sinistro del volto.
    L'odore di umido pungeva i polmoni mentre inspirava e usciva ruvido sul palato quando espirava, intento a concentrarsi sull'obbiettivo: nel mare d'agata, la figura dai contorni sempre più incerti della Nessuno si faceva sempre più vicina alla porta, senza dare l'impressione di voler far altro oltre a immergere la stanza in quel fumo.
    Di nuovo ne sentì il volume accarezzargli freddo le narici, la gola e di nuovo lo buttò fuori in uno sbuffo di scintille rosse- magia, pura e semplice.
    'Non puzza di olio o gas, ma potrebbe comunque essere materiale infiammabile...' Non sarebbe stata una gran sorpresa se avesse deciso di dar fuoco a tutti loro o farli esplodere dopo averli riempiti fino all'ultimo poro di combustibile- tutti fuori in un colpo solo.
    Strinse gli occhi, cercando di tenere lo spettro a fuoco in mezzo al miasma- più si avvicinava a lei, più la cortina creata dal Nessuno s'ispessiva, l'aria si faceva rarefatta e la temperatura scendeva vertiginosamente. 'Potrebbe semplicemente essere una distrazione', rifletté, 'Riduce la visibilità per sgattaiolare tra i nostri ranghi e colpirci a sorpresa, approfittando del freddo per intorpidirci.
    Razionale, come spiegazione, ma non poté ignorare come quella sensazione che solleticava il retro del collo e gli accarezzava il volto non fosse poi tanto dissimile dalla lama che aveva sentito torcergli le interiora poco prima.
    Che volesse utilizzare il fenomeno che aveva addormentato Radiant Garden a proprio vantaggio?
    'Qualsiasi cosa stia tramando, va eliminata. In fretta.'
    Ruotò le braccia, portando la spada parallela alla base collo. Inspirò ed espirò, e i lapilli che uscirano dalla bocca aleggiarono per qualche secondo in aria, prima di venire catturati dalla forza centripeta che si era venuta a creare sulla punta dell'arma. I sensi si acuirono, e le fiamme di una sottile, irrequieta aura rossastra cominciarono ad esalare dalla figura dell'Immortale, lingue di pulviscolo che danzavano, si sgretolavano e andavano a convogliarsi nello stesso punto- una sfera di dimensioni crescenti, pulsante e pronta a rilasciare l'energia che stava accumulando.
    'Non ancora. Sei, cinque, quattro...'
    Tre metri. A occhio e croce gli sembrò che tra lui e la figura ci fossero tre metri. In mezzo a quella torba, gli era difficile vedere anche solo il pavimento che aveva sotto i piedi e i muri della stanza, e nel gettare occhiate fugaci a destra e sinistra riuscì a cogliere solo vagamente le posizioni di Egeria e Xisil, prima che anche queste venissero inghiottite dalla nebbia.
    Lampi vermigli saettavano lungo il vetro di Bekh, il globo all'estremità aveva raggiunto di nuovo un diametro di sessanta centimetri. 'Ci siamo.' La distanza non era ideale e, nonostante le cure di Egeria lo avessero di nuovo reso funzionante, non aveva più molte forze- in un altro scenario, avrebbe aspettato che fosse la Nessuno a fare la prima mossa, ma il tempo stringeva e l'aula era quasi del tutto colma di fumo. Doveva agire.
    'Proviamo a fare un po' d'aria pulita.'
    Un passo in avanti, una spinta e un raggio scarlatto, dall'anima nera, si fece spazio in mezzo alla coltre, divorandola in un turbinio di spire e viaggiando fulmineo verso la donna col cappotto.
    L'adrenalina salì veloce, Khan si sentì avvampare, il cervello premeva contro la fronte per uscire dalle orbite, mentre l'energia magica tuonava e tingeva i cumuli eccitati del colore del sangue, i sensi si acuirono fino a che non gli sembrò di essere un tutt'uno con la colonna luminosa- no, era un tutt'uno con essa, e non esistea altro.
    Quando il fascio si affievolì e lasciò di sé poco meno di sprazzi cremisi a vorticare nello squarcio che aveva creato, anche le membra iniziarono a sciogliersi e indebolirsi, ma non avrebbe mollato la presa neanche se l'avessero tramortito.
    Rimase fermo, in guardia. Inspirò ed espirò. Dalla bocca non usciva più niente che non fossero nuvolette di fiato condensato.

    Stato fisico: Sforzato dal consumo di energia ma reattivo.
    Stato: In recupero dall'attacco, sempre in flusso.
    Energia: 20%
    Statistiche:
    CITAZIONE
    • Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Essenza :
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Mente:
    Punteggio iniziale ( 30 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )

    Equip:
    CITAZIONE
    b>Khüükhdiig töörögdöl/Bekh

    D'altronde, cos'altro potrebbe impugnare un sovrano se non un'arma che egli stesso ha creato, emblema del proprio ingegno e la conoscenza della tecnica della forgia e delle arti arcane? E come altro potrebbe chiamarsi la spada brandita dall'Imperatore Vermiglio, se non 'Vermiglio'? Mai stato bravo coi nomi.
    In contrasto con quanto possa suggerire il nome, Bekh non presenta il benché minimo accenno di colore rosso sulla propria superficie- non il benché minimo accenno di qualsiasi colore. Nera la lama lunga un metro e la cui larghezza di sette centimetri viene interrotta da una mezzaluna poco prima della punta, nera la guardia, un semicerchio finemente cesellato che segue il filo dell'arma e da cui nascono tre spuntoni lunghi undici centimetri, nera l'elsa cilindrica stretta dalle spire di una scanalatura seghettata , nero il piolo aguzzo del pomello. Una scheggia d'inchiostro rappreso, che di quando in quando riflette la luce in bagliori verdastri, viola o carmini, affilata quanto basta per tagliare un buon numero di cose: aggressiva verso i metalli, sfacciata nei confronti della roccia, impietosa con la carne.

    - Penance

    L'utilità più grande di Bekh è quella di fungere da catalizzatore per il potere spirituale di Khan: realizzata con un vetro molto particolare, capace di intercettare le frequenze degli Immortali, di reagirvi ed amplificarle, per qualche momento la spada può ristabilire il contatto che c'è tra il giovane e la sua origine, permettendogli di attingere ad essa.
    Nel momento in cui ciò avviene, l'arma viene pervasa da un'aura vermiglia e cambia la propria configurazione- il manico assume una posizione perpendicolare rispetto alla lama, che ruota di novanta gradi; sulla punta scaturisce un globo, una perla di sangue il cui cuore emette battiti neri, accompagnati da scariche elettriche della stessa tinta.
    Al comando dell'Immortale, Bekh libera un raggio color pece, striato di scarlatto, che travolge di energia magica qualsiasi cosa si trovi entro la linea di tiro.
    Khüükhdiig töörögdöl è il nomignolo con cui gli insegnanti di Khan si prendevano gioco dell'imperatore e della sua invenzione, definendola "l'illusione di un bambino", un tentativo guidato dall'ingenuità della giovinezza di sperimentare e di superare i comodi confini di ciò che era stato stabilito dalla paura di ciò che il progresso potesse comportare se nelle mani sbagliate- un'ambizione a crescere che ha sempre caratterizzato Khan, portandolo a tentare di soggiogare forze come quelle dell'oscurità stessa al proprio volere, anziché rinnegarla per timore di caderne vittima.
    E di quell'illusione sta ora pagando la penitenza, costretto ad utilizzare i suoi frutti, causa ed allo stesso tempo soluzione del castigo, come sostegno per proseguire verso il proprio obbiettivo.

    - Tecnica Offensiva, Abilità Attiva di Costo Alto

    Il fodero della spada è una guaina in pelle imbottita e ricoperta di feltro nero, assicurata alla fascia che indossa attorno alla vita tramite dei lacci.
    Ambidestro, Khan è stato addestrato nell'arte della scherma da quando aveva tredici anni, e brandisce l'arma come se fosse un'estensione del proprio braccio, utilizzando movimenti secchi, veloci e precisi per colpire, senza squilibrare inutilmente il corpo.
    Agli occhi dei più, Bekh può sembrare semplicemente un pezzo d'ossidiana molto affilato e molto costoso, ma nelle mani di Khan si trasforma in uno strumento letale, capace di ristorare e dimostrare parte della gloria perduta.

    Addenda: per ragioni narrative in questo post ho leggermente modificato il modo in cui Khan spara il laser: anziché trasformare l'arma la posiziona in modo da poter proiettare il raggio dalla punta- questo per una semplice questione di continuità con la posa che aveva assunto nel post precedente.
    Nel caso dovessero esserci problemi, mi si faccia sapere :asd:.


    Note:

    FEEEEEELBEAM_zpsd4xrlgyf

     
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  2. AzraelParanoia
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    Debris






    Quello non era che l'inizio. Naturalmente, la nebbia fredda che cercava di entrare nei pori del mio corpo non era ciò di cui mi sarei dovuto preoccupare, perlomeno, non di per sé. Presumibilmente, però, sarebbe stato il catalizzatore per qualcosa di molto più pericoloso. Non le avrei concesso di giungere ad una tale posizione di vantaggio. O perlomeno, l'avrei incalzata sino ad impedirle in tutti i modi di sfruttare i suoi trucchi. Feci scendere le mani lungo le gambe, continuando a muovermi in avanti mentre gli altri iniziavano a preparare le loro offensive, Egeria con il Kervion e Khan con la sua stregoneria. Non sarei certamente stato da meno.
    Certo, avere contro una psionicista, o telepate, o come si volesse chiamare un esperto di quei trucchetti della mente che pareva preferire usare al combattimento nudo e crudo, non era a mio vantaggio. Per quanto possa vantarmi delle mie capacità strategiche, sono una persona piuttosto semplice, in combattimento, dato che mi concentro sul semplice obiettivo dell'annichilire ciò che ho davanti, senza lasciare superstiti. Ora, dubito che questa assenza di "pace interiore" sia conveniente nel resistere a quel genere di poteri. Valutai a lungo la possibilità che la mia vita stesse per finire lì. La mia breve vita se ne sarebbe andata così, effimera come il volo di un soffione. Già, come un fiore...
    Eppure, se il sacrificio di un fiore effimero fosse stato abbastanza per ridare un briciolo di speranza al resto del campo, si sarebbe sacrificato volentieri. Inoltre, non avrei mai abbassato il capo di fronte a nessuno. Anche davanti alla morte, avrei continuato a seguire il bersaglio, forse persino dopo. In fondo, sono pesante, e se cadessi addosso a qualcuno a peso morto potrei fargli molto male, pensai divertito alzando le braccia ed usando il destro per indicare la Nessuno. Quell'entità così lontana da me, quasi irraggiungibile, che si era presentata con il nome del Terrore Strisciante. Paura... non sarebbe bastata quella a fermarmi, in nessun modo, e per una semplice ragione. Normalmente, potrei perfettamente reagire di fronte a qualcosa di spaventoso gettando le armi e scappando. Insomma, la vita è breve, è inutile perderla per combattere un nemico che sai di non poter battere, e non penso di essere codardo nel ragionare in un simile modo, dato che solo uno stolto si getta nelle fiamme convinto di essere più forte di loro.
    Ma in quel momento, per quanto mi dolesse ammetterlo, ero come un ratto con le spalle al muro. Un mondo stava nelle mie mani, e potevo scegliere tra morte ed una non-vita di illusioni in un sonno eterno, il che non è troppo differente. Non avevo nessun posto dove fuggire, dunque potevo solo, come uno schifoso ratto di fogna, mordere e graffiare sino ad uscirne vivo. E questo avrei fatto.

    Alzai la gamba destra più in alto possibile, facendola calare con forza sul terreno, producendo un disegno simmetrico sul terreno sottostante, una sorta di asterisco a sei estremità, dalle quali si generarono ulteriori disegni, come un frattale di crepe dal quale emersero sei colonne di pietra nera e vetrosa, prismi carichi di energia magica che iniziarono a ruotare vorticosamente. Indicai Xophiab con un dito, socchiudendo gli occhi, prendendo la mira e schioccandolo.
    Le colonne si alzarono in cielo in una parabola perfetta. Partendo nella forma di un esagono, si sarebbero poi dirette verso la Nessuno come quelle testate a ricerca di calore delle quali avevo un vago ricordo, il quale era emerso solo in quell'istante. In fondo, ciò che volevo era distruggerla, ovvio. Dunque, com'era naturale che fosse, la mia mente aveva reagito facendomi ricordare di un mezzo adatto all'opera che ero intento a compiere.
    Potevo dire di essere soddisfatto.
    Facendo in modo di alzare più detriti possibile con il mio attacco, feci cenno a Xisil di proseguire, sfruttando l'eventuale caos ch'era stato scatenato per terminare l'offensiva. Qualunque sarebbe stato il suo progetto di difesa, essere attaccata da più angolazioni non le avrebbe permesso un grande spazio di manovra, ancor più se avessi alzato abbastanza pulviscolo da non poter prevedere i nostri assalti. Inoltre, valutai, non conosceva il mio asso nella manica, King Crimson, che sibilava di fianco a me, sguardo rettile fisso sul bersaglio e pronto a colpire al minimo cenno. Non avrei rischiato di farlo avvicinare immediatamente. Avrei atteso il momento giusto per essere sicuro che il colpo sarebbe andato a segno per incalzarla con una carica che non le avrebbe lasciato scampo. Un piano prevedibile, certo, ma spesso, nel gioco degli scacchi, la mossa più inaspettata può essere la più semplice, pensai pregando il cielo che questo mediocre trucchetto potesse funzionare in quel contesto.



    Stato Fisico: Lievi "solchi" generati dalla corrosione di entità complessivamente non tecnica.
    Stato Psicologico: ////
    Energia: 56% - 12% = 42%


    CITAZIONE
    Statistiche:

    Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Essenza :
    Punteggio iniziale ( 80 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( 20 ) Totale ( 120 )
    Mente:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 40 )
    Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )
    Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Velocità:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )




    Equipaggiamento

    King Crimson - Arma Magica
    L'unica arma di cui Azrael avrà mai bisogno è se stesso. O perlomeno, l'altro se stesso. King Crimson non è che una manifestazione ESP dell'ego del Nesciens, da lui chiamato "stand", o perlomeno, pensa di averlo chiamato così in un ricordo lontano. Si tratta di una figura alta quanto il suo possessore, il cui corpo è coperto quasi completamente da una "griglia" bianca, con una pelle liscia e rossa al di sotto, escludendo la sua faccia, il collo, due spallacci, gomiti, mani, addome, inguine, caviglie e scarpe.
    I suoi occhi sono due orifizi stretti e sottili, dai quali emergono due occhi più da rettile che da uomo. Qualsiasi espressione faccia, mostra costantemente i denti, in una perenne parvenza d'ira. Sulla sua testa, una corona appiattita, e dalla fronte emerge un livello rialzato, sul quale è presente una piccola faccia ovale, la cui espressione è identica a quella della stand.
    I pugni di King Crimson sono letali. Hanno un potenziale non troppo differente da quello di un martello da guerra, o di un maglio d'acciaio (con le relative resistenze di quest'ultimo, dunque possono cozzare con una lama senza ricevere tagli particolari), ma la sua forza non deriva da nessuna particolare struttura. Esso non è che una manifestazione spirituale concretizzata. Appunto per questo, la potenza dei suoi attacchi dipende dall'Essenza del suo possessore. Per quanto la possibilità di attaccare direttamente con la propria anima sia un grande vantaggio, ci sono dei limiti.
    Prima di tutto, King Crimson non può allontanarsi di più di tre metri da Azrael, in nessun caso. E come seconda cosa, il pericolo in cui si incorre nell'utilizzarlo. Esso è collegato in maniera intrinseca al suo possessore, e ferendolo, si ferisce quest'ultimo. Un attacco che colpisce King Crimson viene direttamente traslato sul suo utente. Un pugno a King Crimson causerà un bel livido ad Azrael. Pugnalandone il braccio, si aprirà spontaneamente una ferita sul braccio del Nesciens, e così via.
    (Capacità di attacco autonomo: Passiva Normale - 20 AP)
    (Capacità di movimento autonomo: Passiva Superiore - 25 AP)
    (+20 Essenza)

    Atarassia Silicata - Arma Normale

    Un paio di guanti da combattimento costruiti appositamente per Azrael. Coprono tutto il dorso della mano con uno strato di pelle borchiata dipinta di viola, e terminano con tre lunghe lame di quarzo che partono dalla prima falange e proseguono oltre la punta delle dita, curvandosi leggermente. Sono fissate alla mano tramite una stretta fascia intorno al palmo ed una chiusura a ganci sul polso. Abbastanza comode e non troppo ingombranti, permettono ad Azrael di utilizzare comunque manovre per il combattimento corpo a corpo, brandire armi, ed altre azioni di questo genere.




    Abilità Passive

    Alterare la Realtà
    Chi sfida Azrael si ritrova immancabilmente a percepire, nell'ardire della sua volontà combattiva, la sua visione personale di ciò che lo circonda. Nel filtro personale attraverso il quale chi sfida Azrael è costretto a vedere si possono vedere dei colori estremamente vividi. Tutto quanto sembra ardere, e la vista è deformata ed ondeggiante, come se si fosse nel bel mezzo di una giornata particolarmente afosa. Non è strano vedere il tutto mutare per assumere un aspetto più monumentale. Un semplice pilastro di pietra può apparire come una colonna antica, raffinata e maestosa. La luce può concentrarsi in punti particolari, mettendo "sotto il riflettore" certi eventi, come se Azrael vedesse il mondo attraverso un film, in cui lui è il protagonista.
    Passiva Inferiore.

    Struttura Elementale
    Ha a che fare con la mia origine. Con le forze che hanno contribuito a darmi questa forma. Intrinsecamente, sono legato a questa distruzione, a queste rovine erose dal tempo. Devo proteggere ciò che non è ancora andato perduto.
    Forse una punizione per ciò che ha deciso di prendere con la sua origine, forse lo scopo che tanto cercava, oppure forse ciò che è sempre stato. Non è rimasto molto di organico in Azrael, che ha accettato di mutare, abbandonando il suo guscio precedente e diventando qualcos'altro. Per dirla con un termine "fantasy" che possa spiegare bene cosa sia ora Azrael, si può usare la parola "elementale". Una manifestazione di un particolare elemento, dotata di un corpo, senziente, viva a tutti gli effetti. La volontà che ha donato questa forma al Nesciens ha fatto attenzione a non omettere da essa la sua vita, le sue emozioni, il suo essere Ambizione, insomma, il nucleo base della sua esistenza.
    Ciò che compone il suo corpo pare carne all'apparenza, ma non è che una composizione di minerali e rocce derivanti dal mondo in cui decide di mettere piede. Volendo fare attenzione a non privarlo della sua "vita", la volontà ha lasciato alcuni tratti umani all'elementale. I suoi sensi sono ancora tutti attivi, questo includendo il tatto, con il quale percepisce ancora le stesse sensazioni, o il gusto, per quanto questo cambi leggermente. In via del tutto teorica, per sopravvivere ora necessita solo di ingerire massa, quindi il cibo non è che un piacere opzionale, come lo è tutto il resto. Opzionale è una parola grossa, dato che la mente di Azrael necessita ancora di essere stimolata.
    Dal punto di vista pratico, questo potere dona al Nesciens tutti i vantaggi dell'essere inorganico. Venendo colpito, la struttura che compone il suo corpo viene indebolita, e l'energia magica che lo tiene integro svanisce sempre di più, affaticandolo ed indebolendolo. Il suo corpo inizia a sgretolarsi e creparsi, avvizzendo per il calo di energia arcana che lo compone.
    [Passiva Superiore]




    Abilità Attive

    Eredità del Geomante [Dominio Elementale Offensivo - Elemento Terra]
    Lo sento. Sento ogni eternità come un istante. Riesco a percepire i più sottili, intricati movimenti del sistema, riesco ad analizzarlo e riprodurlo. Il Magma è il mio sangue. La Roccia è la mia pelle. Io sono la Terra e la Terra è me.
    Ciò che Azrael poteva fare era solo l'inizio. Un flebile bocciolo di fronte ad un fiore che tuttavia attende ancora di sbocciare. Le capacità geomantiche del Nesciens gli permettono di controllare la Terra con una maggiore consapevolezza ed un potenziale superiore. Materiali rocciosi, metallici, e qualsiasi oggetto che sia di origine minerale nelle circostanze è manipolabile. Lo stesso geomante può creare rocce e minerali dal nulla, componendoli con le particelle disperse nell'aria, o dandogli forma con la pura magia, un po' come un pirocineta crea una palla di fuoco. Essendo un dominio particolarmente "fisico", non potrà certo creare raggi di energia o esplosioni magiche, ma compensa questa carenza con la possibilità di donare svariate forme e strutture ai suoi costrutti di scopo offensivo, creando piogge di stalattiti, magli di roccia che si generano dal nulla, o tempeste di sabbia taglienti.
    Questo potere è tanto una benedizione quando una maledizione. Una condanna nel perdere tutto ciò che poteva definirlo, in maniera contorta, come "umano". Un privilegio nell'avere finalmente uno scopo. Quello di Guardiano.
    [Costo Variabile - Danno Magico]




    Riassunto Post

    Beh, di per sé è semplicemente un'Offensiva Media Magica :v
     
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  3. Xisil
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    Vi era una stanza desolata e silenziosa, e il freddo per primo la riempì. Pungeva, graffiava, mordeva la pelle in silenzio, strisciando come nebbia mattutina fra le loro gambe, sopra le loro teste. Respiri uscivano dalle loro bocche in sbuffi di condensa, permanendo nell’aria pochi istanti necessari come un monito di quel subdolo pericolo che penetrava indisturbato fin dentro le ossa. I corpi si irrigidivano, muscoli irretiti dal freddo e dall’umido di quella nebbia che mascherava forme e figure, sagome opache proiettate su un lenzuolo indaco. Lei era lì, Xophiab, fra le pieghe di quella realtà plasmata a sua stessa immagine, quell’incubo che andava ripetersi ancora una volta, esattamente come allora. Xisil attendeva da un momento all’altro di perdere di vista il presente, il concreto, di restare intrappolata nell’irrealtà ancora una volta, incapace di agire, incapace di controllare la propria mente. Scrutava attraverso la nebbia sforzandosi di restare concentrata sui piccoli dettagli, sulle sagome e le voci dei suoi compagni, cercando con tutta se stessa di ancorarsi a ciò che era tangibile, di non perdere di vista la realtà a qualunque costo, perché le conseguenze di un secondo fallimento sarebbero state, questa volta, troppo pesanti per lei e per tutti loro… per quelle persone che lei stessa aveva inconsapevolmente messo in pericolo, trascinandole con sé nel suo stesso incubo.
    Siate pronti a pagarne le conseguenze… A conti fatti lo era sempre stata sin dal primo momento. Era pronta a pagare dinnanzi al giovane dagli occhi verdi che per primo aveva assistito al palesarsi delle sue debolezze. Era pronta a pagare il prezzo della rabbia e dell’odio di cui Xophiab stessa era stata testimone al loro primo incontro, e quel prezzo sarebbe stato altra rabbia, altro odio, e una voragine nel suo petto: aveva già messo in conto che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare le conseguenze dell'impietosa decisione di quel giorno con il rimorso, un giorno, quando non vi sarebbe stato più tempo per il perdono. Avrebbe pagato il prezzo anche di quell'ultimo atto di incoscienza, qualunque esso fosse. Nonostante ogni suo sforzo per far della sua una vita felice, essa non sarebbe mai stata né ignara né lontana dalla guerra.
    …È comunque troppo tardi per sperare in un altro risultato.

    Attaccarono tutti e quattro all'unisono come se nelle loro menti fosse balenato un solo, elementare pensiero. Luci di diverse nature inondarono la stanza da direzioni diverse proiettandosi sulla nebbia ed espandendosi oltre le loro dimensioni effettive. Una terza luce e il suolo si crepò, nere colonne si sollevarono da esso in un boato, e Xisil ebbe un’intuizione. Sollevò verso l’esterno il braccio disarmato, allargò le dita della mano lasciando che l’aria vi scivolasse in mezzo ad ogni loro piccolo movimento. Inspirò profondamente, lasciando scorrere l’ossigeno nel suo petto, dilatando i polmoni, assaporando l’energia che fruiva libera nel suo corpo. Mosse il braccio sferzando la nebbia, una folata di vento seguì la scia del suo movimento avviluppando il suo corpo nelle sue spire prima di fischiare feroce in direzione del Terrore Strisciante, spazzando al suo passaggio il pavimenti in cerca di qualunque detrito lasciato indietro dall’ultima offensiva. La magia avrebbe avvolto l’avversaria in un turbine di scorie e polvere forse sufficientemente denso da ostacolare la donna e impedirle di scorgere gli attacchi degli altri. Dal canto suo Xisil non avrebbe osato ingaggiare uno scontro diretto con la Nessuno: non avrebbe permesso alle sue emozioni di prendere il sopravvento.

    [Corpo - 55] | [Esn. - 105] | [Mente - 40] | [Conc. - 75] | [Dest - 100] | [Vel. - 100]



    Energia: 62 - 6 = 56%

    Stato Fisico: ustioni superficiali dal precedente scontro.

    Stato Psicologico: Inquieta ma determinata

    Equipaggiamento:

    Arandil II: Il valore affettivo della spada originaria di Xisil era troppo grande perché ella potesse liberarsene: la sacralità del duello a fil di spada fra guerrieri e l’onore che da questo deriva, come insegnatole sin dal principio, non è mai sfuggito dalla sua mente. Senza mai rinnegare la sua arte, il suo passato, decise semplicemente di rendere la sua arma molto più versatile e adatta a combattimenti che non contemplassero solo e unicamente tale concetto di battaglia.
    Dopo un duro lavoro di manodopera, tale spada è stata modellata nuovamente mantenendo il materiale originale della lama, ovvero il diamante. Tuttavia, la nuova Arandil presenta modifiche non irrilevanti. I due tagli della spada si dividono perfettamente al centro, le due lame si ripiegano verso l’elsa, ruotando su un perno posto in cima ad essa, rivelando una serie di sottili corde incrociate, prima celati in una sottilissima fenditura nel filo della spada, e agganciati alla lama in più di un punto, che costituisce la corda resistente di un arco molto preciso. L’elsa, estratta, diviene il punto d’aggancio della freccia nel momento in cui viene incoccata. L’arma non riporta colori sgargianti, presentando invece le sfumature tipiche del metallo e del diamante. La lunghezza complessiva della lama è 90 cm, 120 contando anche l’elsa. Una volta esteso, l’arco è lungo 150 cm. Il tempo d’attivazione del meccanismo è tanto veloce da risultare ininfluente in battaglia. (arma meccanizzata)

    Agganciate ad una fascia molto aderente e celata dalla gonna della guerriera, spuntando da sotto il tessuto quanto basta per essere afferrate con facilità, le frecce hanno le dimensioni poco superiori a quelle di un dardo; costituite da una serie di cilindri resistenti inseriti l’uno nell’altro, una volta estratti i piccoli dardi si estendono raggiungendo le dimensioni di una freccia ordinaria. Il loro danno fa riferimento al parametro Destrezza (18 - 2= 16)

    Abilità Passive:

    Blurred images: Grazie all’elevata destrezza, i movimenti compiuti da Xisil con la spada appaiono sfocati e difficili da seguire, producendo l’illusione nell’avversario di immagini permanenti in modo indefinito nel vuoto, rendendo difficile individuare e parare i reali colpi della guerriera. (Passiva basata sulla destrezza, normale)

    Abilità Attive
    Padronanza Elementale: Vento
    Il personaggio domina uno ed un solo elemento, che può utilizzare per creare colpi non troppo potenti.
    Xisil sarà in grado di manipolare la forza elementare del vento dando vita a raffiche di vento a suo totale piacimento, ma a scopo unicamente offensivo. L’elemento si manifesterà a discrezione della guerriera con un qualunque movimento del suo corpo, e potrà essere usato per respingere gli avversari, distrarli o intrappolarli in vortici non particolarmente potenti, o anche permeare la sua arma con esso, permettendo ad esempio alle sue frecce di scatenare lungo la loro scia la furia dei venti.
    Costo. Basso


     
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  4. misterious detective
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    I suoi nemici avevano appreso quasi tutta la verità, ormai non c'era più ragione di aspettarsi che lo stallo si protraesse ancora. La stavano circondando, Xophiab lo aveva capito subito. Da un momento all'altro avrebbero lanciato il loro primo attacco e lei era pronto a riceverlo. Umettandosi le labbra, aveva considerato per un istante la possibilità di lanciare il primo colpo, ma si trattenne dal muoversi ricordando la ragione per cui si fosse parata di fronte a loro: aveva bloccato il loro cammino con orde di Dream Eater, aveva consumato le loro energie in attesa che il mondo dormiente reclamasse i loro cuori; quella battaglia non era che la continuazione di tutto ciò che aveva compiuto fino a quel momento. Dopotutto, da sola contro quattro nemici addestrati era comunque in svantaggio: nella sua posizione, la scelta migliore era mantenere alta la guardia, in attesa dell'occasione per colpire e con un rapido, letale uso dei suoi poteri, la battaglia sarebbe presto diventata un tre contro uno.
    L'uomo dalla carnagione scura si era avvicinato di fronte a lei, spada stretta tra le mani, la sua compagna scorreva silenziosa, schiena appena piegata, lungo la destra. Gli altri due le scivolavano lentamente lungo la sinistra, come pronti a caricarla.
    Grazie a quei pochi passi indietro che si era permessa, la Nessuno riusciva a mantenere l'attenzione su ognuno di loro: piccoli, misurati movimenti del capo, rapida si spostava a guardare la donna e poi di nuovo l'uomo e i restanti mercenari che avevano atteso dov'erano. In quel momento, la mora sferrò il primo colpo.
    La donna scattò in avanti, cercando le sue spalle. Xophiab inarcò appena il busto, per inseguirla con lo sguardo, le orecchie tese verso ciò che si muoveva tutt'attorno: sentiva già gli altri avversari attivarsi, infervorati dal grido di guerra silenzioso della scienziata. Tattica sbagliata, estremamente sbagliata, concluse corrugando appena la fronte, ma con le labbra distese in un'espressione apatica.
    “Ma se sentono tanto il bisogno di sfogare la loro impazienza, sarò volentieri il loro bersaglio.”
    Schioccò le dita, mentre Egeria raggiungeva di nuovo terra dopo un'ultima falciata, e l'atmosfera attorno al salone si elettrizzò. Un guizzo violaceo si dipanò allegro tra di loro e, in un solo istante, le pareti, il portone, Xophiab e persino la nebbia stessa scomparirono. Attorno a loro, opprimente e spaventoso, vi era soltanto buio.
    Unica regina di quella notte invincibile, il Terrore Strisciante studiò con una sola occhiata fulminea il suo dominio, apprezzando in silenzio e con viso inespressivo il successo ottenuto: attraverso la coltre violacea, riusciva ancora a riconoscere ognuna delle sue vittime e i loro volti increduli mentre la potenza dei loro attacchi raggiungeva l'apice, troppo tardi ormai per rivalutare le loro decisioni.
    Ai suoi fianchi, le tecniche furono quasi unisone: due armi di Kervion saettarono verso di lei ed uno scoppio alla sua sinistra le annunciò subito dopo che anche il Soldato dell'Oscurità aveva rilasciato il suo colpo. Era un'offensiva diretta, atta ad oberarla nei numeri, ma fin troppo imprecisa. Ammantata d'oscurità, l'unica speranza nei suoi assalitori era di mirare alla zona generale in cui l'avevano vista l'ultima volta; schivare un attacco simile non le avrebbe nemmeno richiesto un particolare sforzo.
    Xophiab balzò a destra tra i due fuochi, scendendo a gattoni: i proiettili della scienziata le passarono alle spalle, il raggio roboante del l'uomo sopra di lei. Già conscia che non sarebbe finita lì, la sua attenzione fu rapita dall'imponente figura del Nesciens che, come chiamando a sé i poteri della terra in una danza rituale, percosse il pavimento come un tamburo. Sei colonne di pietra, scolpite con precisione da mani invisibili, circondarono l'uomo e, come i coltelli di un prestigiatore, volarono nell'aria dritti a travolgerla.
    Restando appiattita a terra, la Nessuno portò la mano destra di fronte a sé prima ancora di voltarsi: strofinò l'aria con le dita guantate e, come un miraggio che prende vita, una barriera d'argento apparve tra lei e il pericolo, prima traslucida e poi sempre più solida, finché lo spazio non si fece quasi opaco e, sovrapposto alle lance pronte a tramortirla, non apparve il suo riflesso. Uno specchio rettangolare si formò a suo scudo. Le colonne lo travolsero e, come pietre lanciate in acqua, sprofondarono senza quasi un suono, disperdendo solo poche onde concentriche mentre nell'infinito riflesso si facevano sempre più piccole, fino a sparire.
    Una folata di vento scoppiò quindi nella sua direzione, ma la difesa di Xophiab resse al nuovo assalto. La tempesta di detriti imperversava, ma la Nessuno attendeva all'interno dell'unico punto cieco; e, in esso, cominciò a riflettere. Bastò un'occhiata per accertarsi che lo spadaccino era ormai stanco, consumato dall'attacco in cui aveva concentrato tutte le sue energie. Avrebbe potuto approfittare di quella sua debolezza, avrebbe pareggiato la bilancia delle forze riducendo lo scarto, limando i numeri nemici, ma concluse che quella fosse una scelta ingenua: pareggiare, scarto, erano tutte parole che non si addicevano affatto alla sua situazione, dopotutto. L'offensiva nemica era stata impietosa, senza dubbio, ma non avrebbe dimenticato di contestualizzarla: quell'attacco congiunto era l'ultima spiaggia dei suoi nemici, l'unica possibilità di vincerla nel loro stato in bilico tra sogno e realtà. Erano loro quelli in difficoltà, lo erano sempre stati. Compreso questo, realizzò subito che, anziché preoccuparsi di un morto che cammina, era un altro l'avversario dal quale doveva guardarsi.
    Mentre lo specchio si dissolveva, vincitore nella propria sfida contro i due mercenari, Xophiab si portò di nuovo in piedi, la mano sinistra abbandonata lungo il fianco, ma la destra alta e tesa, le dita che puntavano verso Egeria. L'oscurità annebbiava ancora i suoi, i loro occhi, ma il Terrore Strisciante aveva ben chiara la via di fronte a sé. Cominciò a camminare, lenta e silenziosa, scivolando tra Egeria e l'uomo scuro in guardia davanti all'entrata, mantenendosi equidistante da entrambi. Strinse il pugno e le nebbie si contrassero, sottomesse alla sua volontà. Dal terreno, come nate da quelle stesse tenebre, pesanti e consumate catene sferzarono l'aria come serpenti, le loro spire erano denti che bramavano i polsi e le caviglie della scienziata. Quattro corde d'acciaio saettarono addosso a lei, generandosi ai suoi piedi e tentando di intrappolarla in un imprevedibile assalto.
    Una rapida occhiata alla sua destra, verso la spadaccina e il Nesciens, e Xophiab riportò la sua attenzione sulla preda, occhi stretti e fronte corrugata. Non aveva certo usato la tecnica migliore per un combattimento di quel tipo, ma l'oscurità l'avrebbe difesa ancora per qualche preziosissimo secondo. Sarebbero stati più che sufficienti a permettere a tutti di udire le grida straziate della ragazza e, a quel punto, che decidessero o meno di intervenire, la mano migliore sarebbe stata la sua.







    Statistiche

    Corpo: 110
    Essenza: 150
    Mente: 250
    Velocità: 115
    Destrezza: 115
    Concentrazione: 180

    MP

    100 - 13 - 5 - 5 = 77%

    Stato Fisico

    Indenne

    Stato Mentale

    Indenne

    Abilità



  5. CITAZIONE
    Nightmare Fuel

    Questo è il potere che dà inizio ad ogni cosa. Xophiab, all'interno dell'Organizzazione, è la regina delle illusioni, la signora del terrore, e per sconfiggere i suoi avversari si limita a piegare la loro volontà, a frantumare ogni frammento di umanità che posseggono, finché non sono le ombre che la loro stessa mente producono ad accompagnarli all'aldilà. Questo è possibile poiché i suoi grandiosi poteri sono in grado di influenzare le capacità cognitive e di percezione dei nemici, ella può condizionare ogni loro senso con illusioni che, in realtà, sono molto più reali di quanto non si possa credere. Il catalizzatore di tale potere è la sua stessa arma, il guanto che indossa alla mano sinistra. Non solo potenzierà i suoi naturali poteri sulle illusioni, consentendole un dispendio di energie ridotto per evocare i suoi terrorizzanti miraggi (3% di sconto su tutte le abilità illusorie) [Abilità Passiva Superiore] Attraverso di esso, il potere magico che la Nessuno fa fluire nel suo palmo viene emesso naturalmente, sotto forma di una nebbia violacea. Questa si diffonde rapidamente, appena in una manciata di secondi, e si estende ad occupare un volume sferico di raggio 10 metri in ogni direzione. La quantità di fumo sarà sufficiente a rendere confusa ed incerta la vista di ciò che si trova al di fuori di esso, ma non tale da non permettere ad una vittima ritrovatasi al centro della tecnica una vista quasi totale di ciò che avviene nell'area che lo circonda. L'aria si farà densa e pesante, quasi ci si trovasse nel mezzo del mare, e la temperatura scenderà di diversi gradi [Abilità Passiva Inferiore]. Il nemico, tuttavia, non verrà danneggiato in alcun modo: la funzione della nebbia è, infatti, quella di supporto alle illusioni della numero VI, che al suo interno potrà evocarle liberamente dovunque ella desideri, senza i limiti di spazio a cui sarebbe altrimenti soggetta. Il suo potere malefico non si limita a questo, tuttavia, perché all'interno dell'area pregna del suo potere, è lei a decidere le regole...

    CITAZIONE
    Achluofobia
    Una paura comunissima nelle persone più giovani, ma che Xophiab è in grado di riproporre ed amplificare in chiunque le si pari di fronte; perché solo i bambini hanno paura del buio, quando non possono vedere attraverso esso e temono che possano nascondersi mille pericoli... Quando, tuttavia, quei pericoli vi si nascondono davvero, allora nessuno può sopportare tanta tensione.
    In pochi attimi, seguendo il volere della Nessuno, la nebbia violacea emessa dal suo guanto cambierà ancora colore, diventerà fitta e nera, scura come pece, un banco fitto misterioso nel quale le vittime si sentiranno fatalmente intrappolate. L'oscurità, infatti, sarà percepita da chiunque si trovi all'interno del campo del Nightmare Fuel, e solo al suo interno (nemici situati oltre il suo raggio d'azione non si accorgeranno di nulla), ad esclusione di Xophiab, che sarà in grado di muoversi liberamente. In particolare, l'oscurità sarà così fitta da rendere impossibile la vista ad una distanza superiore ad un paio di metri in qualsiasi direzione. Trattandosi poi di oscurità prodotta da un'illusione, e non di buio effettivo, possedere una vista superiore al normale o tentare di rischiararla tramite fuoco o altro non sortirà alcun effetto.
    [Abilità Illusoria – Costo Alto – Mantenimento]

    CITAZIONE
    Catoptrofobia
    Tecnica difensiva di grande efficacia strategica della donna, basata sul misterioso ed oscuro mondo che si cela al di là degli specchi. È comprensibile, infatti, che l'immagine che essi riflettono possa suscitare inquietudine nell'uomo. Non si sa nulla, infatti, di quel mondo che si vede oltre quella superficie piana, nessuno conosce veramente quella figura così simile a se stesso, ma che ad ogni domanda risponde solo con un muto muovere delle labbra. La tecnica di Xophiab rivela che non si tratta di altro che di una mera illusione, una creatura prodotta dai sensi dell'osservatore, ma non per questo rende il mito meno spaventoso.
    Con questa abilità, dunque, Xophiab farà apparire un grande specchio, largo circa tre metri e alto quattro, dove più la aggrada, purché all'interno del raggio di azione del Nightmare Fuel. La Nessuno avrà pieno controllo su di esso e potrà muoverlo in ogni direzione, la loro sua velocità è dettata dalla potenza dei suoi poteri psionici (in termini di gioco, la sua velocità è direttamente proporzionale al valore in Mente di Xophiab, che sarà tramutato nella rapidità dello specchio). Qualsiasi cosa, sia essa vivente o non, che entra in contatto con la superficie dello specchio vi si ritroverà imprigionata all'interno: tecniche non sufficientemente potenti rimarranno intrappolate nel mondo dall'altra parte e risulteranno annullate, prima che lo specchio si frantumi in mille pezzi, scomparendo con essa; esseri viventi o oggetti ancora connessi con il mondo reale, allo stesso modo, saranno capaci di attraversare il vetro, e qualora non arretrassero entro pochi istanti, il frantumarsi dello specchio verrebbe da loro percepito come una possente pressione da ogni lato, come se l'universo stesso si stesse chiudendo attorno a loro. Il risultato sarà una serie di gravi fratture, carne maciullata e distruzione, come se anch'essi fossero andati in pezzi con lo specchio...
    [Abilità Illusoria – Costo Medio – Istantanea]

    CITAZIONE
    Cleinofobia
    Una paura comprensibile nella vita comune, ma il vero terrore all'interno di un combattimento; perché la cosa più importante, in battaglia, è avere spazio di manovra, è essere sempre in grado di rispondere agli attacchi facendo uso di tutte le proprie facoltà fisiche. Per questo profondo terrore può derivare dall'essere incatenati, immobilizzati, reclusi. Attivata questa tecnica, all'interno del raggio d'azione del Nightmare Fuel (o entro un raggio di tre metri da Xophiab in caso contrario), la Nessuno potrà evocare numerose catene, che si getteranno addosso al nemico dall'alto, per avvolgersi al busto e alle mani, e dal basso per immobilizzare gli arti inferiori. Le catene hanno una limitata capacità di muoversi in ogni direzione, salvo tuttavia potersi estendere solo fino a due metri da dove sono state evocate inizialmente. Se anche solo una delle quattro riuscisse a catturare la preda, anche le altre si avvolgerebbero quasi automaticamente al nemico, immobilizzandolo a mezz'aria per una breve durata. Ciò che dovrebbe spaventare, tuttavia, non è l'essere incapaci di muoversi in sé, dal momento che, per mantenere attiva questa tecnica, Xophiab non è in grado di utilizzare altre abilità (se lo facesse, le catene scomparirebbero all'istante). Il vero incubo inizia appena le catene iniziano a tirare, da ogni direzione, gli arti della preda, superando largamente con la loro forza il limite concesso a muscoli e ossa, come in un antico strumento di tortura.
    [Abilità Illusoria – Costo Medio – Istantanea]

  6. Link scheda: Vi piacerebbe :^)

    Riassunto Post

    Buio fu. Xophiab schiva gli attacchi di Egeria e Khan, produce una difesa per proteggersi dagli attacchi di Azrael e Xisil, si sposta lungo l'arco tra Khan ed Egeria e usa Cleinofobia su Egeria.

    Note

    In questo caso è capitato solo un paio di volte, ma in generale noterete che molte delle tecniche di Xophiab che posterò nei riassunti sono, beh, incomplete. Non preoccupatevi, un motivo c'è e non è un tentativo di rendervi la vita più difficile. Non solo, almeno. Divertitevi a scoprire come riempire i buchi da voi :^)


    Edited by misterious detective - 6/2/2017, 17:04
     
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    IL QUARTO REGNO

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    Uno schiocco di dita, un guizzo violetto. E d’improvviso fu il buio. Come se la notte li avesse sorpresi all’improvviso, come se ogni luce – naturale e artificiale – fosse stata spenta.
    Si distrasse. I movimenti del corpo e la danza armonica del Kervion si fecero esitanti. “Dov’è?” si chiese morendosi le labbra. “Dov’è?”
    Cercò di fissare nella realtà l’ultima proiezione della sua memoria. Le sembrò di vederla, per un istante: pallida ed eterea.
    Le braccia completarono i loro archi. I proiettili fischiarono, fendettero i flutti neri come fossero d’acqua. Due, tre metri. Egeria abbassò le mani, piegò le ginocchia e strinse i denti. Quattro. Faceva freddo, sempre più freddo. Cinque.
    Nessuna lacerazione, nessun contatto. Le traiettorie dei due frammenti si incrociarono e si arcuarono, ricondussero il metallo figlio a quello madre. Il Kervion vibrò.
    Mancata.
    Il caos che seguì le impedì di interiorizzare quella consapevolezza. Boati, schiocchi, terra divelta e ululati di vento. Nel buio, Egeria distinse solo silhouette confuse e bagliori rosso scarlatto.
    In silenzio sperò.
    L’esplosione cacofonica scemò in diminuendo: il vento si quietò, sassolini ticchettarono al suolo, il rosso fu ringhiottito dal nero. Nessun gemito. Nessuna parola. Il silenzio di un istante si riempì solo del suo fiato, condensato in nuvolette calde.
    Tintinnare di ferro. Ai suoi piedi e sopra di lei, vicino, troppo. Abbassò e alzò il capo e le vide: catene, nate dal fumo; ne uscivano sinuosamente, come serpenti che studiano la preda. L’istinto le gridò di allontanarsi ed Egeria ubbidì: fece forza sulle gambe, si diede la spinta per uno scatto all’indietro.
    Fu troppo lenta. Le catene schizzarono, tintinnarono furiosamente mentre la rincorrevano nel buio. Riuscì a sottrarre la mano destra dal primo assalto, ma il secondo le ghermì la sinistra, attorno alla manica della giacca, interrompendo bruscamente il suo movimento. Il contraccolpo fu violento: sentì le ossa del braccio crocchiare, il collo frustò e lanciò una scarica di dolore lungo la sua spina dorsale.
    Poi la fredda stretta del ferro raggiunse le sue caviglie e il polso ancora libero, morse stoffa, carne e ossa. E tirò.
    Dapprima lievemente. Le catene le sollevarono i polsi sopra la testa e le allargarono le gambe. Egeria serrò i denti, tese braccia e gambe nel tentativo di opporsi alla la forza traente. Bicipiti, avambracci e cosce tremavano per lo sforzo. Inutilmente. Nel giro di un istante, le catene l’avevano sollevata da terra come l’amo solleva il pesce già stremato dalla battaglia.
    Uno strattone violento le strappò un gemito e per un istante credette che il suo corpo si sarebbe strappato in due.
    Era a mezz’aria, braccia e gambe divaricate dalla forza delle catene. Non vedeva nulla, solo fumo e buio.
    Un secondo strattone, stavolta continuato. Le catene tintinnarono. I muscoli tremarono. Egeria reclinò il capo in avanti e soffocò un grido. Strinse i denti, chiuse gli occhi, cercò di comandare regolarità al respiro e al battito, di non arrendersi, di opporsi ancora. Inutilmente. Non riusciva a calmarsi, non riusciva a pensare. I muscoli sforzavano a vuoto.
    Sentì la pelle cominciare a stirarsi. Sentì le giunture cedere.
    Le catene tirarono ancora.
    Uno schiocco di tessuto strappato. Il tocco umido e caldo del sangue sulle giunture delle spalle.

    Egeria gridò.

    Un grido acuto, lungo, straziante. Buttò il capo all’indietro e fissò gli occhi, spalancati e tremanti, sul soffitto.
    L’avrebbero spezzata. Ancora qualche secondo e sarebbe morta. Doveva fare qualcosa, reagire: o non l’avrebbe mai più rivista.
    Uno strano calore baluginò nel suo petto; subito scomparve, sopraffatto dal dolore. Egeria deglutì singhiozzando. Una goccia di saliva scivolò da un lato della bocca.
    Il Kervion girava inquieto attorno a lei, informe, come un satellite sciolto dal sole, guidato solo dal suo terrore e dalla sua determinazione. Non poteva utilizzarlo per liberarsi, non con tutti gli arti bloccati, non con quel dolore lancinante. Provò comunque: alzo le dita, le incrociò tra loro, ma dalla sfera giunse solo un gorgoglio indispettito.
    Un altro strattone. Un altro strappo. Egeria gridò ancora.
    Ma non si arrese. Tese ogni muscolo, si oppose con tutto ciò che le rimaneva. Resistere. Doveva resistere, sperare nell’aiuto di uno dei suoi compagni.
    Sperare. Di rivedere lei. Di rivedere loro. Di salvare quel pianeta.
    Di andare avanti.
    Tornò il calore, stavolta più intenso. Una luce, nel suo petto. Una presenza confortevole.
    La stretta delle catene si fece più debole, la loro trazione sopportabile. Tentò ancora: con tutto ciò che le era rimasto, dette uno strattone col braccio destro. La catena si spezzò; decine di anelli si abbatterono tintinnando al suolo.
    Il calore scemò gradualmente, lasciandole una sensazione di rinnovata speranza. Le tre catene restanti la tenevano ancora sospesa; ma con una mano libera poteva agire.
    Non pensò, agì d’istinto. Sentiva passi nel buio. Vide Xophìab con gli occhi del Kervion, ne vide i contorni. Si stavano di nuovo gettando su di lei.
    Alzò il braccio destro. La spalla urlò di dolore, ma cercò di ignorarlo. La mano schizzò in avanti. Il Kervion, tornato sfera, rispose: dalla sua superficie fuoriuscì un proiettile, un’enorme freccia diretta alle gambe di Xophìab.
    Terminato il movimento, il braccio crollò lungo il busto. Sentiva gocce di sangue scivolare sotto la sua giacca, bagnarle la pelle in tanti piccoli rivoli.
    Prese un profondo respirò, un solo attimo di pausa.
    “Ce la farò” sussurrò a sé stessa. “Le rivedrò”.



    Riassunto di battaglia:

    art-swd3e2-devushki-paren_1
    Cr: 130 | Es: 155 | Mt: 65 | Conc: 75 | Vel: 90 | Dex: 75



    Status fisico: Ferite illusorie (per quanto Egeria non sappia ancora che siano tali) sparse su tutto il corpo. In particolare, la tensione delle catene ha causato gravi danni alle spalle e al bacino, per un totale di quattro danni di entità Media. Il danno complessivo è Critico.
    Status mentale: Spaventata dai poteri della sua avversaria, ma determinata a vedere la fine di quello scontro.
    Energia: 51 – 10 – 6 = 35%


    KERVION
    Oggetto magico, 180 AP

    kervion_6


    Il campione di Kervion attualmente in mano ad Egeria è una sfera perfetta di soli venti centimetri di diametro. Al tatto, la superficie risulta leggermente ruvida, ma non scanalata. Ha un colore grigio-scuro uniforme, e pesa dieci chilogrammi esatti.

    L’unica caratteristica certa del Kervion, prima degli studi pioneristici di Helena, era che qualunque agglomerato del metallo tornasse alla forma sferica dopo aver subito qualsiasi tipo di trasformazione o danno. Non si tratta di vera e propria indistruttibilità, in quanto il Kervion, quando non si trova nella sua forma base, ha una resistenza anche inferiore a quella dell’acciaio; tuttavia, qualora un pezzo si staccasse dal “corpo” principale, andrebbe a riattaccarsi ad esso quasi subito dopo. [In termini di gioco, questa è una Passiva Superiore (25 AP) di indistruttibilità parziale, che giustifica narrativamente anche il “ritornare” dei pezzi del Kervion alla sfera principale quando Egeria lo manipola tramite le sue abilità variabili –descritte di seguito- o di altro tipo. È importante dunque sottolineare che il Kervion è indistruttibile soltanto nella sua forma sferica e non nelle sue manifestazioni, le quali entità saranno legate al consumo speso per crearle.]

    Le ricerche di Helena andarono molto oltre la semplice osservazione dei comportamenti del Kervion: riuscirono a comprenderne le intricate cause, scientifiche e magiche, aprendo così la strada all’utilizzo del metallo stesso per i più svariati scopi. Un dominatore del Kervion, dunque, non è solo un abile mago; in primis, dev’essere uno studioso brillante e instancabile, in quanto è impossibile raggiungere il controllo completo del metallo tramite la sola magia. Helena e, dopo anni e anni di studi, Egeria, furono le uniche a riuscire nell’impresa; nonché le uniche ad essere state in grado di stabilire con il metallo quella che le ricerche di Helena battezzarono “connessione di campo”: una sorta di connessione infrangibile tra Kervion e dominatore, una forza di carattere quasi magnetico che, una volta stabilita, impedisce ai due elementi della “coppia” di non essere allontanati. [In termini di gioco, ciò si traduce in una Passiva inferiore (15 AP) che impedisce a chiunque che non sia Egeria di influenzare in alcun modo il Kervion, o di alterare, a meno che non sia Egeria a permetterlo, la sua struttura sferica “base”. Sarà inoltre praticamente impossibile “rubare” il Kervion tramite mezzi convenzionali, in quanto la passiva gli impedisce di allontanarsi di più di 50 metri da Egeria.]

    Le proprietà del Kervion non dipendono soltanto dal materiale in sé; ne esiste infatti una in particolare che dipende, in gran parte, dal manipolatore. È stata una delle più importanti e sensazionali scoperte di Helena durante i primi studi con e su Egeria: il Kervion, anche se in minima parte, ha delle proprietà simbiotiche in continua evoluzione; più un singolo manipolatore vive a stretto contatto con il materiale, più facile sarà per lui controllarlo. Non si tratta di semplice adattamento, quanto di vera e propria sinergia, che si traduce anche in un tuttora inspiegabile potenziamento delle facoltà fisiche, magiche e persino mentali dell'utilizzatore del metallo. [Questo si traduce in una Passiva Superiore (25 AP) che concede ad Egeria il 4% di sconto su qualsiasi manifestazione magica che coinvolga il Kervion. Come da regolamento, nessun consumo potrà scendere oltre l'1% dopo l'applicazione di quest'abilità; lo sconto, inoltre, non sarà comulabile con altri sconti di alcun tipo.
    Inoltre, finché anche solo una minima parte della forma base del Kervion si trova nei pressi di Egeria, quest'ultima vedrà le proprie statistiche aumentare di 115 punti complessivi, la cui distribuzione è indicata nella tabella statistiche alla fine di questo post. (115 AP)
    ]



    Abilità passive


    L'affinità di Egeria con il Kervion le ha col tempo permesso di sviluppare dei "trucchi" non del tutto dipendenti dalle principali proprietà del metallo. Anni e anni di utilizzo e "convivenza" per i più vari scopi, hanno concesso ad Egeria la capacità di "percepire" attraverso il Kervion, di considerarlo come un'estensione del suo corpo. Ciò è reso possibile da una particolare onda emessa dalle vibrazioni e gli spostamenti del Kervion: con un po' di concentrazione, la giovane è in grado di percepire il percorso di quelle onde e di valutare, di conseguenza, le distanze percorse da esse prima di trovare ostacoli e tornare indietro. Una sorta di sonar rudimentale. [In termini di gioco, questa capacità si traduce in una Passiva inferiore (0 AP), che permette ad Egeria di utilizzare il Kervion come un'estensione della sua percezione spaziale. Le onde emesse dal Kervion viaggiano costantemente, da qualsiasi emanazione del metallo, per circa 3 metri in ogni direzione: entro quella distanza, dunque, Egeria può avere un'idea generale della posizione di persone o oggetti che la sola vista non le concederebbe di vedere. Per usufruire di questo effetto, i pezzi di Kervion che emettono le onde non devono essere a più di un metro da Egeria.]

    Manipolare il Kervion può risultare logorante. Nel tempo, Egeria ha tentato di utilizzarlo in modi e quantità che hanno l'hanno spesso portata sull'orlo dello sfinimento. In realtà, inizialmente anche solo spostare il Kervion nella sua forma base, mantenerlo in aria, le risultava complesso e fisicamente drenante. Ora, quest'ultimo caso non rappresenta più una problematica: mantenere in levitazione il Kervion nella sua forma base o nelle sue trasformazioni non istantanee non le richiede più sforzo, né tantomeno un'eccessiva concentrazione. [In termini di gioco, questa capacità si traduce in una Passiva inferiore (0 AP) che concede ad Egeria di far levitare il Kervion senza alcun consumo, a patto che esso si trovi a non più di 2 metri di distanza da lei. Nel caso in cui Egeria decida di far levitare in questo modo un'arma creata dal Kervion (o qualsiasi altro oggetto "non istantaneo"), questa non potrà essere mossa in modo da arrecare alcun tipo di danno all'avversario.]


    Abilità attivate


    Il dominio di Egeria sul Kervion è pressoché totale. Con dei rapidi movimenti delle braccia, la giovane può far sì che il metallo si pieghi, estenda, separi, formi proiettili, lame volanti e cupole difensive. Al contrario di molti altri metalli, la struttura unica del Kervion consente a chiunque lo sappia dominare una varietà di scelte nella forma, la consistenza e la duttilità limitata unicamente dall’inventiva, l’energia magica spesa e, soprattutto, la quantità di Kervion a disposizione. Per quanto infatti il Kervion possa facilmente cambiare di densità sotto il controllo di Egeria, non può aumentare di massa. [In termini di gioco, il controllo totale di Egeria sul Kervion le concede due Attive variabili (70 AP), una offensiva e una difensiva (in grado di bloccare anche mezzi di trasmissione psionici). La potenza, la velocità e ogni altra caratteristica delle emanazioni create dal Kervion sono da intendersi basate sulla statistica Essenza di Egeria; in fase di difesa, tuttavia, eventuali danni si ripercuoteranno sul Corpo dell’avversario, in quanto il Kervion rimane comunque un metallo e come tale è in grado di infliggere unicamente danni da taglio, impatto e perforazione a seconda dei casi.]

    Nello specifico, ho utilizzato un’offensiva a costo Medio (6% grazie alla passiva superiore) consistente in un grosso cono, dalla base di circa cinquanta centimetri e l’altezza di un metro.


    Prima degli eventi che hanno condotto al suo "naufragio", Egeria non sapeva nulla del Cuore come concetto astratto. Nessuno studio scientifico o filosofico oramiano si era mai anche solo approcciato alla sua analisi. Anatomia e scienza riconoscevano solo il cuore fisico.
    La magia, tuttavia, si è spesso avvicinata alla verità. Molti maghi - prontamente additati come vaneggiatori dai colleghi più tradizionalisti - hanno nel corso degli anni ipotizzato l'esistenza di una fonte di magia secondaria, indipendente da processi fisici, studio e maestria. Una fonte di magia legata all'emotività, alla forza di volontà, irraggiungibile dal razionale discernimento. Non tutti l'hanno chiamato "Cuore": "Anima", "Spirito" o più semplicemente "Luce".
    Helena non ha mai creduto a quegli studi; e prima del naufragio, prima dei suoi viaggi tra i mondi, non ci credeva neanche Egeria.

    La tecnica ha natura Magica. Facendo appello alla propria natura di essere completo e concentrandosi per alcuni istanti, Egeria sprigionerà la forza insita nel proprio cuore che, torrente inarrestabile, sarà sufficientemente potente da cancellare gli effetti di qualsiasi abilità Psionica possa aver corrotto e deformato la sua mente. Durante tale processo, una piccola luce si formerà all'altezza del cuore dell'utilizzatore, che sarà più chiara e visibile in base al costo speso per l'attivazione della tecnica.

    [ Heart (Gratis Rossa, Variabile) ]

    Nello specifico, ho utilizzato una manifestazione Media dell’abilità. (10%)



    Riassunto e Note: Le azioni in sé e per sé sono poche.
    Egeria subisce l’assalto di Xophìab che, a causa della differenza di statistiche, scala quasi a un’entità complessiva Critica. Come ho scritto nello status fisico, ho concretizzato il danno in 4 danni medi a ciascuna giuntura degli arti.
    Una rinnovata speranza, tuttavia, triggera l’attivazione di Heart, consumo Medio. Data di nuovo la differenza tra statistiche, il dispel non può certo sperare di far sparire completamente l’illusione, ma ho ritenuto un effetto ragionevole far indebolire pesantemente una delle catene.
    Rotta la catena che le stringeva il braccio destro, Egeria lancia quindi un’offensiva Media (un cono, sopra descritto) diretta alla coscia sinistra di Xophìab, atta a danneggiarla quanto basta da permettere agli altri di avere la meglio nel CQC (!).
    Non ho ritenuto opportuno fare molto altro because well, danno critico.
    A voi!

     
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    Schwarz

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    Sentì la terra tremare sotto i propri piedi, poi un’ombra calò sulla torba che lo circondava, spandendosi, tingendola di nero e stringendo Khan in una morsa buia e gelida; non importava quanto stringesse gli occhi, o quanto le lamine degli orecchini vibrassero: tutto ciò che riusciva a distinguere era l’ondeggiare aritmico del pulviscolo attorno a lui, e nulla più.
    Raddrizzò la schiena e guardò attorno a sé, senza che la visuale cambiasse. Abbassò lo sguardo, gli ingranaggi del cervello cominciarono a muoversi, abbassando le palpebre sulle iridi dorate fino a ridurle a due fessure lucenti: il pavimento era ancora visibile. Due metri, forse tre, poi anch’esso veniva inghiottito dalle tenebre, ma in quel raggio poteva vedere la nebbia infiltrarsi tra le cesellature delle mattonelle, arrampicarsi sul posato dei mosaici e scivolare lungo la superficie liscia e quasi luminosa dei pannelli principali del piano.
    Tch”, la mano dell’Immortale corse all’orecchino sinistro, alleviò l’orecchio dal peso e prese quello che pendeva dall’altro, alzò il palmo aperto, arricciò il naso e in qualche secondo il vetro nero iniziò ad emettere un bagliore dapprima rosato e tiepido, poi più intenso e caldo.
    La luce scarlatta sembrò illuminare soltanto il braccio dell’uomo, mentre il manto corvino che lo circondava continuava ad assorbire qualsiasi colore e forma nella sua piatta totalità, sfidata solo dal pigro accavallarsi delle volute di fumo. Aveva calato del tutto il sipario, dunque.
    Chiuse il pugno e mise le piccole lastre di vetro nella tasca interna della tunica: ‘Meglio non fare rumore, allora.’ Fece un passo avanti, poi un altro, poi un altro ancora e un altro, poi si voltò appena indietro: nulla davanti, nulla dietro- il buio aveva inghiottito la porzione di pavimento su cui stava in piedi fino a poco prima, e aveva ceduto il posto alla luce là dove si trovava adesso.
    La corrente melliflua ma inarrestabile gli solleticava la pelle del viso, accarezzandogli i capelli, sussurandogli con scherno nei lobi i propri segreti, ridendo di lui dietro il velo d'ebano che lo ingabbiava. 'Centro.' Si rese conto di quanto paragonare quello spazio ad un tendone calzasse la situazione, 'Che si tratti di-'
    Fu un grido acuto e pungente a piantarglisi in testa, rompendo il flusso di pensieri con la forza di una lancia, e ogni secondo in cui il gemito di dolore si protraeva l'ago sottile, ghiacciato e allo stesso tempo arroventato girava, si rigirava e scavava. Riconobbe a malapena la voce, che fino ad allora aveva sentito come poco più di sussurri ovattati- sottile e vellutata, straziata e stremata dalla mancanza di abitudine ad andare oltre un certo tono.
    Egeria.
    Nella mente dell'immortale riaffiorò l'immagine del volto della giovane contratto dall'angoscia, seguita subito dopo da quella di lei concentrata, intenta a guarirgli la gamba, consumando energie che avrebbe potuto usare in battaglia, per lasciare il posto al modesto, tiepido sorriso che gli aveva rivolto quando l'aveva ringraziata.
    Digrignò i denti, strinse il pugno libero fino a che senti le unghie dorate affondare la carne e il sangue inumidirgli palmo e falangi. Le gambe si mossero da sole.
    S'incamminò verso quella che sembrava essere stata la fonte del suono, in una marcia militare che fendeva i flutti glaciali, di cui sondava la temperatura con il braccio per individuare meglio la Nessuno; il cuore pompava il sangue con forza, ogni battito una fitta allo sterno, le clavicole premevano gonfie e dolenti contro i vestiti, gambe e braccia e testa ancora leggere per lo sforzo di prima. Grugnì, lasciando che il bruciore che sentiva in petto sciogliesse il torpore, che il brivido che partiva dal cervelletto e andava spandendosi lungo tempie, collo, braccia, mani, coscie e piedi sovrascrivesse il dolore e muovesse il suo corpo per lui, che l'adrenalina connettesse con le terminazioni magiche e riaccendesse il collegamento con il suo nucleo.
    Poteva sentirlo, da qualche parte, sonnolento ma turbato, stanco eppure pieno di energia ancora da usare, con cui spezzare il nemico e i suoi incantesimi. Per quanto avesse provato e provasse tutto a chiamare a raccolta quel potere, però, non aveva ricevuto risposta.
    Poco male. Avrebbe fatto anche senza.
    Le tigri cacciano meglio al buio e al freddo.
    Una sagoma opaca si delineò improvvisa davanti a lui, riconobbe cappotto e corporatura, e gli bastarono due passi in più per accertarsene: lo spettro era lì, braccio alzato, mano e viso rivolti verso la cortina in cui li aveva gettati- verso quella che doveva essere Egeria.
    Il rumore di metallo che strisciava contro metallo, in un tintinnio simile al sonaglio di una vipera, poi un altro grido eliminò qualsiasi traccia di dubbio dalla mente di Khan, che avvampò. Sentì nel retro del cranio come uno schianto, e tutto attornò a lui andò a fuoco: il profilo di ogni voluta di fumo si era trasformato in lingue scarlatte dall'anima nera, fino all'ultima crepa dello smalto di resina brillava di luce vermiglia, scintille danzavano davanti ai suoi occhi, perfino la figura della donna era percorsa da tenui bagliori ondulati, che mettevano in risalto i dettagli dei vestiti e sembravano bruciare quelli di volto e capelli.
    Scattò senza esitare verso la Nessuno, elsa della spada serrata tra le dita, lama che fendeva l'aria alla propria destra, mento premuto contro la spalla sinistra; non appena fu a poco meno di un metro da lei ruotò le braccia, alzò l'arma in modo che la punta fosse sopra le loro testa, la riabbassò immediatamente e, poco prima che raggiungesse il collo, di nuovo ruotò di scatto i polsi, tracciando un semicerchio che reindirizzò il filo di Bekh verso il trapezio sinistro; bramava spalla, sterno e fianco destro della donna, ma non finiva lì: l'inerzia era quella giusta per connettere un altro colpo, far affondare l'ossidiana nel torace e aiutarla a risalire fino al deltoide sinistro.
    L'onore per Khan era sempre stato un valore relativo e fumoso, un'etichetta comoda da applicare al senso di decenza che ciascuno sentiva di avere nei confronti del prossimo e che spesso osservava con rigore quasi religioso- lui stesso più volte si era sorpreso di quanta ottusità e infantile eroismo dimostrasse in nome di quel baluardo e del cameratismo che provava nei confronti dei suoi compagni d'arme.
    Ma una cosa era certa: conosceva il significato di un debito, e avrebbe fatto sempre del proprio meglio per ripagarlo.

    Stato fisico:
    Stato psicologico:
    Energia: 20%
    Statistiche:
    CITAZIONE
    • Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Essenza :
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Mente:
    Punteggio iniziale ( 30 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )

    Equip:
    CITAZIONE
    Khüükhdiig töörögdöl/Bekh

    D'altronde, cos'altro potrebbe impugnare un sovrano se non un'arma che egli stesso ha creato, emblema del proprio ingegno e la conoscenza della tecnica della forgia e delle arti arcane? E come altro potrebbe chiamarsi la spada brandita dall'Imperatore Vermiglio, se non 'Vermiglio'? Mai stato bravo coi nomi.
    In contrasto con quanto possa suggerire il nome, Bekh non presenta il benché minimo accenno di colore rosso sulla propria superficie- non il benché minimo accenno di qualsiasi colore. Nera la lama lunga un metro e la cui larghezza di sette centimetri viene interrotta da una mezzaluna poco prima della punta, nera la guardia, un semicerchio finemente cesellato che segue il filo dell'arma e da cui nascono tre spuntoni lunghi undici centimetri, nera l'elsa cilindrica stretta dalle spire di una scanalatura seghettata , nero il piolo aguzzo del pomello. Una scheggia d'inchiostro rappreso, che di quando in quando riflette la luce in bagliori verdastri, viola o carmini, affilata quanto basta per tagliare un buon numero di cose: aggressiva verso i metalli, sfacciata nei confronti della roccia, impietosa con la carne.

    Riassunto di battaglia:
    Khan scatta verso Xophiab e cerca di colpirla con la spada: la alza, la abbassa in una finta verso il trapezio destro di Xophiab, cambia la traiettoria e la lama prende di mira quello sinistro; da lì il colpo procede verso il fianco destro e, in caso, c'è un'inversione che dal fianco riparte verso il deltoide destro.
    Siccome sto facendo schifo a spiegarmi, qui per un riferimento visivo e qui per un'idea dell'attacco- cose del genere si dovrebbero capire dal post, senza bisogno di supplementi, ma ogni occasione è buona per rendersi conto di essere una sega .


    Edited by fugue - 22/5/2017, 11:37
     
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  9. AzraelParanoia
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    Never Die






    Sentii i pensieri farsi più foschi, sfumando insieme alla luce che iniziava rapidamente ad affievolirsi, per quanto le fonti di illuminazione della stanza fossero ancora accese. L'aria iniziò a raffreddarsi ed una sensazione di sconforto mi riempì dentro, facendomi sentire sulla pelle qualcosa di alieno e sconosciuto, un sentimento esterno che sembrò espandersi sia al mio interno che al mio esterno, mentre intanto, in un ultimo attimo di realizzazione, compresi come tutte le luci si fossero spente.
    Quel buio assoluto, statico e terrificante, parve strisciarmi nella testa con la forma di una voce, sussurrandomi scherni sulla fatalità della quale ero stato testimone, sul triste destino che pareva attendermi, e di come quel buio non fosse che l'epilogo dei miei pensieri. Sarei diventato una marionetta priva di coscienza all'interno di un mondo morto e divorato dai tarli dell'oscurità. Tutto per la sfortuna derivante dall'aver accettato un lavoro che aveva finito per farmi ritrovare in mezzo al conflitto tra Comitati ed Organizzazione.
    Già, annuii. Non ero che una vittima del fato, mi dissi sentendo i miei colori raffreddarsi progressivamente, sino a giungere, forse, ad un blu scuro che non potevo vedere in quell'ombra che tutto pareva ghermire. Un mercenario sfortunato, una casualità come mille altre. In fondo, c'era davvero da stupirsi? Tanti nell'aldilà avrebbero potuto raccontare una storia come la mia, finita nello stesso identico modo. Forse avrei solo dovuto smettere di agitarmi ed andarmene con dignità.
    Poi, in quella deprivazione sensoriale che ormai sembrava essere diventata un'assoluta, udii qualcosa. Un urlo familiare, di una dei miei alleati. Sì, era decisamente Egeria, dunque il combattimento era ancora in corso. Era riuscita ad urlare per avvisarci della sua posizione o faceva tutto parte del piano della Nessuno? In fondo, quell'oscurità, prima che si scurisse completamente, mi aveva permesso di visualizzare la facilità con la quale aveva annullato il mio attacco, facendo sparire quei macigni all'interno di uno specchio. Aveva il controllo assoluto, e quella non poteva che essere una trappola, il proverbiale fumo gettato per stanarci. La voce me lo ripeté, suggerendomi di ignorare la richiesta di aiuto, ma qualcosa nel suo tono suadente non combaciava. E sapevo perfettamente cosa.
    -Non posso lasciarti fare una cosa simile.-

    Non ero arrivato al punto in cui mi trovavo semplicemente per sopravvivere, per essere uno tra mille, un semplice neutrale sbattuto da una parte all'altra nella partita di scacchi di entità che non mi rappresentavano. Ero lì perché volevo ascendere sopra a quel conflitto, diventare un giocatore io stesso, superare quella stupida eterna battaglia che pareva avvolgere i mondi. No. Azrael non era un piccolo mercenario anonimo, come non era un debole, un arrendevole, o soprattutto una persona tanto meschina da lasciare inascoltate le urla di un suo compagno.
    I colori si ravvivarono in un breve istante, nel quale mi gettai in uno sprint selvaggio nella direzione in cui avevo sentito la voce di Egeria. Avevano giocato a lungo con quelli come me, ma non mi sarei tirato indietro. Avrei sollevato Radiant Garden dal pantano in cui era andato ad infilarsi, e l'avrei fatto insieme agli altri tre. Nessuno di loro sarebbe stato lasciato indietro, non sino a che potevo ancora struggermi. Strappami le braccia e le gambe, Xophiab. Avrò ancora la forza di volontà necessaria per strisciare e morderti.
    Arrivato lì realizzai come anche altri miei compagni non si fossero arresi, ed avessero continuato a tenere duro contro le illusioni della Nessuno. Cercai di muovermi in coordinazione con Khan, in maniera tale da poter fiancheggiare il nemico. Era capace di difendersi alla perfezione all'interno di quell'oscurità, vero, ma non sarebbe durata in eterno, e non v'era vergogna nel vincere una battaglia di logoramento.
    Cercando di scattare verso il fianco sinistro della donna, strinsi con forza i guanti artigliati e mi sporsi in avanti, tentando una serie da quattro semplici jab dati all'altezza della cassa toracica, terminanti con un ben poco leale calcio frustato scagliato nella direzione della tibia.
    Nel mezzo dell'aggressione, avrei lasciato campo libero a KC, tentando di farlo manifestare alle spalle del nemico, sperando che qualcun altro la attaccasse sul fianco scoperto per poterla chiudere. La stand si sarebbe scatenata con un urlo belluino, per poi iniziare a scagliare pugni su qualsiasi parte fosse scoperta, cercando di mirare alla spina dorsale.
    Non avevo intenzione di tentare un approccio non-letale. Non v'era tempo per interrogazioni a fil di spada o tempi di prigionia. Avevamo un mondo da salvare, e per fare ciò, il cuore di Xophiab avrebbe dovuto smettere di battere. O, beh, qualsiasi cosa i Nessuno usino per la circolazione sanguigna.



    Stato Fisico: Lievi "solchi" generati dalla corrosione di entità complessivamente non tecnica.
    Stato Psicologico: ////
    Energia: 42%


    CITAZIONE
    Statistiche:

    Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Essenza :
    Punteggio iniziale ( 80 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( 20 ) Totale ( 120 )
    Mente:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 40 )
    Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )
    Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Velocità:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )




    Equipaggiamento

    King Crimson - Arma Magica
    L'unica arma di cui Azrael avrà mai bisogno è se stesso. O perlomeno, l'altro se stesso. King Crimson non è che una manifestazione ESP dell'ego del Nesciens, da lui chiamato "stand", o perlomeno, pensa di averlo chiamato così in un ricordo lontano. Si tratta di una figura alta quanto il suo possessore, il cui corpo è coperto quasi completamente da una "griglia" bianca, con una pelle liscia e rossa al di sotto, escludendo la sua faccia, il collo, due spallacci, gomiti, mani, addome, inguine, caviglie e scarpe.
    I suoi occhi sono due orifizi stretti e sottili, dai quali emergono due occhi più da rettile che da uomo. Qualsiasi espressione faccia, mostra costantemente i denti, in una perenne parvenza d'ira. Sulla sua testa, una corona appiattita, e dalla fronte emerge un livello rialzato, sul quale è presente una piccola faccia ovale, la cui espressione è identica a quella della stand.
    I pugni di King Crimson sono letali. Hanno un potenziale non troppo differente da quello di un martello da guerra, o di un maglio d'acciaio (con le relative resistenze di quest'ultimo, dunque possono cozzare con una lama senza ricevere tagli particolari), ma la sua forza non deriva da nessuna particolare struttura. Esso non è che una manifestazione spirituale concretizzata. Appunto per questo, la potenza dei suoi attacchi dipende dall'Essenza del suo possessore. Per quanto la possibilità di attaccare direttamente con la propria anima sia un grande vantaggio, ci sono dei limiti.
    Prima di tutto, King Crimson non può allontanarsi di più di tre metri da Azrael, in nessun caso. E come seconda cosa, il pericolo in cui si incorre nell'utilizzarlo. Esso è collegato in maniera intrinseca al suo possessore, e ferendolo, si ferisce quest'ultimo. Un attacco che colpisce King Crimson viene direttamente traslato sul suo utente. Un pugno a King Crimson causerà un bel livido ad Azrael. Pugnalandone il braccio, si aprirà spontaneamente una ferita sul braccio del Nesciens, e così via.
    (Capacità di attacco autonomo: Passiva Normale - 20 AP)
    (Capacità di movimento autonomo: Passiva Superiore - 25 AP)
    (+20 Essenza)

    Atarassia Silicata - Arma Normale

    Un paio di guanti da combattimento costruiti appositamente per Azrael. Coprono tutto il dorso della mano con uno strato di pelle borchiata dipinta di viola, e terminano con tre lunghe lame di quarzo che partono dalla prima falange e proseguono oltre la punta delle dita, curvandosi leggermente. Sono fissate alla mano tramite una stretta fascia intorno al palmo ed una chiusura a ganci sul polso. Abbastanza comode e non troppo ingombranti, permettono ad Azrael di utilizzare comunque manovre per il combattimento corpo a corpo, brandire armi, ed altre azioni di questo genere.




    Abilità Passive

    Alterare la Realtà
    Chi sfida Azrael si ritrova immancabilmente a percepire, nell'ardire della sua volontà combattiva, la sua visione personale di ciò che lo circonda. Nel filtro personale attraverso il quale chi sfida Azrael è costretto a vedere si possono vedere dei colori estremamente vividi. Tutto quanto sembra ardere, e la vista è deformata ed ondeggiante, come se si fosse nel bel mezzo di una giornata particolarmente afosa. Non è strano vedere il tutto mutare per assumere un aspetto più monumentale. Un semplice pilastro di pietra può apparire come una colonna antica, raffinata e maestosa. La luce può concentrarsi in punti particolari, mettendo "sotto il riflettore" certi eventi, come se Azrael vedesse il mondo attraverso un film, in cui lui è il protagonista.
    Passiva Inferiore.

    Struttura Elementale
    Ha a che fare con la mia origine. Con le forze che hanno contribuito a darmi questa forma. Intrinsecamente, sono legato a questa distruzione, a queste rovine erose dal tempo. Devo proteggere ciò che non è ancora andato perduto.
    Forse una punizione per ciò che ha deciso di prendere con la sua origine, forse lo scopo che tanto cercava, oppure forse ciò che è sempre stato. Non è rimasto molto di organico in Azrael, che ha accettato di mutare, abbandonando il suo guscio precedente e diventando qualcos'altro. Per dirla con un termine "fantasy" che possa spiegare bene cosa sia ora Azrael, si può usare la parola "elementale". Una manifestazione di un particolare elemento, dotata di un corpo, senziente, viva a tutti gli effetti. La volontà che ha donato questa forma al Nesciens ha fatto attenzione a non omettere da essa la sua vita, le sue emozioni, il suo essere Ambizione, insomma, il nucleo base della sua esistenza.
    Ciò che compone il suo corpo pare carne all'apparenza, ma non è che una composizione di minerali e rocce derivanti dal mondo in cui decide di mettere piede. Volendo fare attenzione a non privarlo della sua "vita", la volontà ha lasciato alcuni tratti umani all'elementale. I suoi sensi sono ancora tutti attivi, questo includendo il tatto, con il quale percepisce ancora le stesse sensazioni, o il gusto, per quanto questo cambi leggermente. In via del tutto teorica, per sopravvivere ora necessita solo di ingerire massa, quindi il cibo non è che un piacere opzionale, come lo è tutto il resto. Opzionale è una parola grossa, dato che la mente di Azrael necessita ancora di essere stimolata.
    Dal punto di vista pratico, questo potere dona al Nesciens tutti i vantaggi dell'essere inorganico. Venendo colpito, la struttura che compone il suo corpo viene indebolita, e l'energia magica che lo tiene integro svanisce sempre di più, affaticandolo ed indebolendolo. Il suo corpo inizia a sgretolarsi e creparsi, avvizzendo per il calo di energia arcana che lo compone.
    [Passiva Superiore]




    Abilità Attive




    Riassunto Post

    Attacchi fisici everyday.
     
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  10. Xisil
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    Un urlo squarciò la nebbia, un grido agghiacciante che era ovunque e in nessun luogo al tempo stesso, che attraversò la stanza buia, rimbalzò, echeggiò, permanendo nell’aria per un lasso di tempo quasi interminabile. Alla fine ci era riuscita: anche solo riuscendo ancora una volta a portare dolore con le sue azioni, Xophiab aveva vinto la sua battaglia, quella contro la guerriera. Era riuscita a farla sentire debole e insignificante. Era riuscita a dimostrarle che lei era superiore a tutti loro, che volendo avrebbe potuto schiacciarli tutti quanti, uno dopo l’altro. Egeria era stata la prima.

    Xisil tremava per il freddo, tremava perché non poteva vedere, perché forse quell’oscurità, quel buio a cui i suoi occhi si erano abituati dopo anni di allenamenti e compensazioni, forse quella cecità non era qualcosa che una semplice luce avrebbe colmato. Forse quelle tenebre esistevano soltanto nella sua testa, caduta di nuovo nelle grinfie della Nessuno, inerme, perché lei ne facesse ciò che più avrebbe gradito. Forse in quell’oscurità sarebbe lentamente impazzita, circondata solo dal freddo e dal dolore.

    Corse nella direzione da cui sentì la voce della ragazza stridere e disperarsi, si lanciò scattando a spada tratta, quasi si aspettasse di mettere il piede in fallo da un momento all’altro. Poteva sentire il freddo far presa sulle sue dita strette attorno all’elsa, sulle guance, pungere attraverso il tessuto lacero, finché di colpo non la vide, dapprima la sua sagoma stagliarsi più nera delle tenebre stesse, il profilo delle sue spalle e la linea netta del cappotto. Riuscì appena a identificare altre due sagome farsi prossime alla donna, sussultò per un attimo, un solo istante di dubbio ricacciato nel profondo del suo animo, giacché altri non erano che i suoi alleati, e nessun’altra macchinazione di quella maledetta manipolatrice. Richiamò energia nelle sue mani, sentì il gelo sciogliersi dalle sue dita, i palmi scaldarsi e il ferro farsi rovente. Vide appena il bianco incandescente della lama di fronte al suo viso, poco dopo avrebbe sferrato il fendente chiudendo il cerchio attorno alla Nessuno, fiancheggiando a sua volta i compagni pronti ad attaccare.

    Era bastato un urlo per infrangere l’illusione, un solo gesto della Nessuno per cancellare qualunque traccia di umanità in lei, per far dimenticare la donna sotto al cappotto nero: nessun volto, nessun lineamento, obliati ancora una volta, forse per sempre. Se avesse fallito di nuovo, questa volta lo sentiva, non li avrebbe mai più percepiti. Se avesse fallito di nuovo, in mezzo a tanta oscurità, forse non si sarebbe nemmeno resa conto di aver chiuso gli occhi una volta per tutte.





    [Corpo - 55] | [Esn. - 105] | [Mente - 40] | [Conc. - 75] | [Dest - 100] | [Vel. - 100]



    Energia: 56 - 6 - 6 = 44%

    Stato Fisico: ustioni superficiali dal precedente scontro. Spossatezza dovuto al consumo di energie.

    Stato Psicologico: Turbata

    Equipaggiamento:

    Arandil II: Il valore affettivo della spada originaria di Xisil era troppo grande perché ella potesse liberarsene: la sacralità del duello a fil di spada fra guerrieri e l’onore che da questo deriva, come insegnatole sin dal principio, non è mai sfuggito dalla sua mente. Senza mai rinnegare la sua arte, il suo passato, decise semplicemente di rendere la sua arma molto più versatile e adatta a combattimenti che non contemplassero solo e unicamente tale concetto di battaglia.
    Dopo un duro lavoro di manodopera, tale spada è stata modellata nuovamente mantenendo il materiale originale della lama, ovvero il diamante. Tuttavia, la nuova Arandil presenta modifiche non irrilevanti. I due tagli della spada si dividono perfettamente al centro, le due lame si ripiegano verso l’elsa, ruotando su un perno posto in cima ad essa, rivelando una serie di sottili corde incrociate, prima celati in una sottilissima fenditura nel filo della spada, e agganciati alla lama in più di un punto, che costituisce la corda resistente di un arco molto preciso. L’elsa, estratta, diviene il punto d’aggancio della freccia nel momento in cui viene incoccata. L’arma non riporta colori sgargianti, presentando invece le sfumature tipiche del metallo e del diamante. La lunghezza complessiva della lama è 90 cm, 120 contando anche l’elsa. Una volta esteso, l’arco è lungo 150 cm. Il tempo d’attivazione del meccanismo è tanto veloce da risultare ininfluente in battaglia. (arma meccanizzata)

    Agganciate ad una fascia molto aderente e celata dalla gonna della guerriera, spuntando da sotto il tessuto quanto basta per essere afferrate con facilità, le frecce hanno le dimensioni poco superiori a quelle di un dardo; costituite da una serie di cilindri resistenti inseriti l’uno nell’altro, una volta estratti i piccoli dardi si estendono raggiungendo le dimensioni di una freccia ordinaria. Il loro danno fa riferimento al parametro Destrezza (18 - 2= 16)

    Abilità Passive:

    Blurred images: Grazie all’elevata destrezza, i movimenti compiuti da Xisil con la spada appaiono sfocati e difficili da seguire, producendo l’illusione nell’avversario di immagini permanenti in modo indefinito nel vuoto, rendendo difficile individuare e parare i reali colpi della guerriera. (Passiva basata sulla destrezza, normale)

    Abilità Attive
    Try to Catch Me: la tattica di combattimento di Xisil non si basa unicamente su scontri fisici diretti, non essendo lei una guerriera molto muscolosa. In anni di addestramento ha imparato a comprendere quando e come evitare attacchi devastanti con semplici movimenti rapidi al momento giusto. In breve, è in grado di potenziare la propria velocità in ogni momento, cosa che in termini di gioco si tradurrebbe in rapide ed efficaci schivate, scatti in ogni direzione, movimenti fulminei e un tempismo invidiabile. (Attiva di potenziamento della Velocità, bassa)

    White-hot Rage: Sfiorando con la mano la lama della spada, questa viene avvolta da un calore intenso, diventando incandescente al punto da venire avvolta da intense fiamme magiche in grado di causare danni da ustione al contatto con il nemico. I due fendenti, una volta divisi a formare l’arco, posso trasmettere nello stesso turno il calore ad ogni freccia incoccata, conferendole l’effetto sopra citato. (tecnica magica, Istantanea. Costo: Basso)

    Riassunto: Xisil si avvicina con uno scatto a Xophiab finché non riesce a distinguerne la forma a qualche metro di distanza, usa White Hot Rage per attaccarla con un fendente.


    Perdonate la lunghezza del post
     
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  11. misterious detective
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    Le grida di dolore non suscitarono in lei alcuna emozione, solamente una vaga sensazione di fastidio. Xophiab avrebbe voluto dirle di smetterla, parlando in un sussurro per non sprecare troppe fatiche, ma capiva bene che sarebbe stato inutile e, soprattutto, la ragazza non l'avrebbe neppure udita. Per un istante, la Nessuno si domandò se quel dolore avesse mostrato ad Egeria gli errori della sua via, la via che aveva portato i quattro mercenari ad affrontare il Numero VI dell'Organizzazione; era più probabile, invece, che in quello stato non riuscisse nemmeno a trovare il tempo per pensare.
    Il Terrore Strisciante cercò con lo sguardo gli altri tre avversari: esattamente come aveva previsto, anche se ottenebrati dalle sue illusioni, i guerrieri si erano tutti rivolti verso la sua direzione, verso la supplica di aiuto della loro compagna. Per un istante, allora, balenò nella mente di Xophiab un'altra idea, imporre il silenzio ad Egeria in una maniera molto più semplice, spezzando la sua mente fino al punto in cui non sarebbe più stata in grado di urlare sguaiata. Un sistema efficace, ma non abbastanza rapido, ragionò la donna: il danno ormai era stato fatto e problemi più pressanti si stavano avvicinando, sotto forma di mercenari assetati di vendetta.
    Lo spadaccino dalla carnagione scura reagì per primo e le corse incontro brandendo la spada orizzontalmente. Il suo fiato era vapore bianco che si disperdeva nel viola scuro, i suoi passi erano più pesanti di quanto non fossero stati prima, la stanchezza sferrava le prime percosse ai suoi arti, rendendoli fragili, tremanti. Xophiab si soffermò su di lui soltanto il tempo di un'occhiata, sufficiente a valutare il pericolo che rappresentava. Non sarebbe servito molto.
    Il guanto della Nessuno brillò di una luce che pareva assorbire ogni bagliore attorno a sé, un buco nero pulsante che accumulava energia. Una patina scura lo avvolse, la sua pelle si fece traslucida, mentre una corazza di vetro lo rivestiva; seguendo la forma delle sue dita, cinque artigli lunghi ed acuminati si formarono dal nulla, come se il guanto avesse mostrato da sempre quella forma. L'unghia di un demone si sostituì alla sua mano minuta e smunta, le punte affilate pizzicavano l'aria ed essa vibrava, appena percettibile. La spada dalla lama di pece salì alta sopra di lei e si mosse verso la sua sinistra: Xophiab ne seguì la traiettoria, quella deviò goffamente, quasi con fatica, e la Numero VI la precedette sull'altro lato. La lama si intrecciò tra due artigli, indice e medio, la Nessuno strinse con forza e assecondò il movimento e la forza di Khan, guidandolo verso il basso, lontano dal suo corpo, quindi spinse con forza per trascinare la spada ed il suo padrone a terra, per piegarli ancora una volta, un'ultima volta.
    Non c'era interesse, non c'era timore: la vittoria era ancora lontana, mentre gli altri nemici le erano ormai alle costole. La Nessuno riportò di fronte a sé l'artiglio come uno scudo, come una minaccia: il Nesciens le veniva incontro frontalmente, Xisil gli correva accanto, virando per aggirarla. Poteva fermarli entrambi, non sarebbe servito poi molto.
    Xophiab spalancò la mano e la agitò di fronte a sé, come per gettare sabbia negli occhi dell'uomo ed inseguendo il movimento della spadaccina. Fu solo un secondo: la nebbia parve contrarsi, pulsante come un organo, cristalli bianchi brillarono attorno a lei come mille gelide stelle. L'atmosfera ruggì, la luce esplose verde e celeste con un potente boato.
    Potenti esplosioni si concatenarono ad arco di fronte alla donna, una muraglia di ghiaccio fugace e devastante. La temperatura crollò, l'aria si congelò e frantumò in schegge tanto piccole da essere invisibili. Con l'impatto di una bomba, le esplosioni si sarebbero innescate di fronte ad Azrael, nel metro scarso che le separava, prima che lui potesse raggiungerla ed assalirla nel corpo a corpo, e come un serpente avrebbero rincorso Xisil, disegnando tutto un arco attorno alla loro evocatrice. Con la sua abilità avrebbe trattenuto Azrael, l'altra rivale sarebbe stata rallentata abbastanza da far pendere la bilancia ancora in suo favore, Khan avrebbe fatto meglio a non rialzarsi. Mentre Egeria...
    Trascorse solo un istante, eppure la Nessuno lo percepì estendersi all'infinito. Subito, Xophiab non comprese cosa fosse successo, sentì soltanto una specie di tocco dietro alla gamba, una carezza fredda; poi un suono umido, uno strappo sordo, e le dita di metallo la sfiorarono sull'altro lato. Fece per abbassare lo sguardo ma, mentre lo faceva, la vista le si annebbiò e la stanza intera vibrò per un istante. La gamba cedette, Il suo corpo barcollò in avanti, si fermò con violenza come il ginocchio sinistro si scontrò con il pavimento, mentre il piede destro sosteneva ancora il corpo, sua ultima ancora. Solo allora la donna riuscì a vedere il sangue scuro che impregnava il soprabito ed i leggings neri. Il mondo intero parve congelarsi attorno a lei, mentre il fuoco della ferita la divorava. La freccia di metallo aveva arpionato la sua carne, la punta brillava purpurea ed orgogliosa davanti a lei. Sentì sudore freddo imperlarle la fronte, deglutì dimenticandosi quasi di respirare; labbra e denti tremarono, in uno spasmo le sue mani fecero per muoversi verso l'oggetto intruso, verso lo squarcio dolorante, ma si impose di bloccarle. Quindi, si preparò.
    Il dolore la raggiunse ed ella lo liberò in un profondo grugnito emesso a denti stretti, immobile dove si trovava. Lo cacciò via, in un angolo della mente. Faceva male, un male cane, ma andava bene: non era la prima ferita, non era la prima volta che incontrava quel dolore, quella paura.
    “Paura?” si domandò, cercando nel battito vacuo del suo petto, dove un cuore pompava forse sangue, ma nulla più. Conosceva la paura, ma sapeva solo infliggerla. Non provava nulla, né la paura né la sofferenza, poteva cancellare ogni cosa, dimenticare ogni cosa, e dare tutta se stessa al combattimento, ad una causa. Provò a spostare il peso sul piede sinistro, provò a imprimerci forza: l'arto tremò e una fitta martellante la spinse ancora verso il basso. Non se ne curò, non era nulla che non potesse sopportare, e in compenso ora aveva un'idea di quale sforzo potesse reggere senza crollare.
    Un sapore di ferro le invase la bocca, mentre stringeva i denti e ricacciava via la saliva: si guardò intorno, vide Xisil alzare la spada, alla sua destra, oltre la coltre bianca delle esplosioni. Fremendo un solo attimo, Xophiab alzò ancora l'artiglio purpureo.
    La lama della guerriera ardeva di fiamme bianche, fuoco vivo graffiava ed ululava dentro al metallo.
    La numero VI preparò il braccio, la spadaccina menò un fendente orizzontale e lei lo intercettò: le armi si scontrarono in una danza di scintille. Xophiab aggrottò la fronte, strinse lo sguardo e decise: ogni sua forza fluì alla gamba destra, mentre la spada di Xisil avanzava. Accompagnata dal colpo della donna, la Nessuno riuscì a spingersi indietro, scappando di un metro buono, riuscì a prendere un respiro mentre le falci attorno alle dita si disgregavano in particelle luce, polvere morente. Non se ne curò: gettò uno sguardo ad Egeria, spezzata e a terra, lo gettò ad Azrael, a Xisil, a Khan. Strinse il pugno a ritmo con il pulsare della gamba, sovrascrisse il dolore con la forza della sua presa, seguì il ritmo delle dita che si chiudevano ed allentavano per organizzare il passare dei suoi occhi da un nemico all'altro. Non c'era odio, non c'era rabbia, non c'era desiderio di vendetta. Non le interessava nulla, non era utile alla missione interessarsi. Tuttavia, non aveva intenzione di ignorare quella ferita, quella loro vittoria. Non poteva più concedere loro alcun riguardo.
    “Avete rinunciato alla piacevole quiete del sogno. Non biasimate me per la vostra morte.”
    Indicando il terreno di fronte a lei, un ampio quadrato di marmo baluginò di luce dorata, spegnendosi di nuovo come una lucciola morente. Il terreno di battaglia era pronto, i tempi maturi. Solo un istante, uno ancora, e si sarebbe rimessa in piedi; allora, il combattimento sarebbe giunto alla fine.








    Statistiche

    Corpo: 110
    Essenza: 150
    Mente: 250
    Velocità: 115
    Destrezza: 115
    Concentrazione: 180

    MP

    77 - 1 - 5 - 13 = 58%

    Stato Fisico

    Ferita alla gamba sinistra, la lancia di Kervion ha trapassato il polpaccio

    Stato Mentale

    Indenne

    Abilità



  12. CITAZIONE
    Nightmare Fuel

    Questo è il potere che dà inizio ad ogni cosa. Xophiab, all'interno dell'Organizzazione, è la regina delle illusioni, la signora del terrore, e per sconfiggere i suoi avversari si limita a piegare la loro volontà, a frantumare ogni frammento di umanità che posseggono, finché non sono le ombre che la loro stessa mente producono ad accompagnarli all'aldilà. Questo è possibile poiché i suoi grandiosi poteri sono in grado di influenzare le capacità cognitive e di percezione dei nemici, ella può condizionare ogni loro senso con illusioni che, in realtà, sono molto più reali di quanto non si possa credere. Il catalizzatore di tale potere è la sua stessa arma, il guanto che indossa alla mano sinistra. Non solo potenzierà i suoi naturali poteri sulle illusioni, consentendole un dispendio di energie ridotto per evocare i suoi terrorizzanti miraggi (3% di sconto su tutte le abilità illusorie) [Abilità Passiva Superiore] Attraverso di esso, il potere magico che la Nessuno fa fluire nel suo palmo viene emesso naturalmente, sotto forma di una nebbia violacea. Questa si diffonde rapidamente, appena in una manciata di secondi, e si estende ad occupare un volume sferico di raggio 10 metri in ogni direzione. La quantità di fumo sarà sufficiente a rendere confusa ed incerta la vista di ciò che si trova al di fuori di esso, ma non tale da non permettere ad una vittima ritrovatasi al centro della tecnica una vista quasi totale di ciò che avviene nell'area che lo circonda. L'aria si farà densa e pesante, quasi ci si trovasse nel mezzo del mare, e la temperatura scenderà di diversi gradi [Abilità Passiva Inferiore]. Il nemico, tuttavia, non verrà danneggiato in alcun modo: la funzione della nebbia è, infatti, quella di supporto alle illusioni della numero VI, che al suo interno potrà evocarle liberamente dovunque ella desideri, senza i limiti di spazio a cui sarebbe altrimenti soggetta. Il suo potere malefico non si limita a questo, tuttavia, perché all'interno dell'area pregna del suo potere, è lei a decidere le regole...

    CITAZIONE
    Fin da quando era in vita, Xophiab era stata maledetta da una costituzione debole, che l'aveva obbligata ben più di quanto non avesse mai desiderato al chiuso tra le mura di casa. La trasformazione ha giovato alla ragazza, ma nonostante i suoi sforzi non ha mai raggiunto la forza e la resistenza dei suoi compagni e il combattimento in prima linea le è completamente negato. Tuttavia, ella ha dovuto sviluppare una tecnica che le permettesse di difendersi nel caso una battaglia si evolvesse in una direzione a lei sconveniente e questa è la risposta a tale problema. In pochi attimi, la numero VI comincerà ad emettere potere magico dalla punta delle sue dita, senza perderne il controllo e dandogli anzi forma. Come gli artigli di un felino, affilatissimi cristalli purpurei si formeranno sostituendosi alle unghie curate, abbastanza affilati da incidere persino le ossa di un nemico imprudente. La lunghezza che può dare a queste armi è variabile, dai pochi centimetri fino ad un massimo di 25, così come è variabile anche la forma, più o meno arcuata a seconda delle sue esigenze, che può modificare in ogni momento, in seguito alla loro evocazione. Questi artigli avranno una potenza paragonabile a qualsiasi altra arma e non sono dotati di particolari incantamenti. [Abilità Fisica – Consumo Basso – Mantenimento]

    CITAZIONE
    Criofobia
    Spesso una persona dominata dall'ansia percepisce un freddo che in realtà non esiste ed ogni suo senso è estremamente acutizzato, come lo è la sua percezione della temperatura. In questo caso, però, non è frutto di un autoillusione, bensì dei poteri di Xophiab. Ella, infatti, farà scendere ancora di più la temperatura dell'area all'interno del Nightmare Fuel, portandola temporaneamente intorno agli zero gradi; all'interno di tale area, la Nessuno potrà generare un ampio numero di esplosioni di gelo, dove l'atmosfera si farà di colpo più densa, apparirà un misterioso strato di brina e, istantaneamente, chiunque si trovi all'interno dell'area dell'esplosione subirà scottature da gelo di entità correlata alla grandezza e alla forza dell'esplosione. Xophiab, infatti, ben conscia dei limiti del suo potere, potrà di volta in volta variare le dimensioni dell'esplosione ed anche crearne più di una, seppur più piccole e deboli, in modo da adeguarsi alle varie situazioni in cui può trovarsi. Come tutti i suoi poteri, il loro effetto è immediato e potente, ma sarebbe sufficiente alla vittima uscire dal raggio d'azione del Nightmare Fuel per realizzare che tutti i danni che credeva reali, non hanno in realtà alcun riscontro sul suo corpo. Purtroppo per loro, Xophiab non permetterà mai nulla del genere.
    [Abilità Illusoria – Consumo Variabile - Istantanea]

    CITAZIONE
    Tafofobia
    Esistono infiniti espedienti per togliere la vita ad una persona, perché infinite sanno essere la crudeltà e l'inventiva umana. Tra i tanti metodi, uno dei più macabri è probabilmente quello di seppellire viva la propria vittima, e la sola idea può gettare alcuni nel panico.
    Grazie ad i suoi poteri, la Nessuno farà apparire un rettangolo luminoso sul terreno, ad una distanza massima di 5 metri da lei, il cui lato maggiore misurerà 4 metri al massimo, il minore 3. Dopo appena un secondo, il bagliore verrà riassorbito dal terreno e sembrerà che nulla sia cambiato da prima. La realtà, tuttavia, sarà diversa: non appena un suo nemico dovesse calpestare, anche di poco, l'area da lei delimitata, questi cadrebbe vittima dell'illusione della Nessuno: sebbene agli occhi di chiunque altro la vittima parrà galleggiare nel vuoto, questi crederà di cadere per una manciata di metri nel terreno, per poi, nel giro di secondi, trovare sopra di sé una massa di terriccio grande quando la fossa in cui è stato abbandonato che cadrà su di lui, sotterrandolo completamente. Essendo un'illusione, quindi un prodotto mentale del bersaglio, se questi dovesse riuscire a trovare un modo per sfuggire alla trappola, la tecnica si interromperebbe immediatamente, in caso contrario per l'intera durata di un turno la vittima si sentirà soppressa da almeno un quintale di terra, incapace di muoversi, mentre nella realtà sarà semplicemente sospeso a mezz'aria, incapace di reagire. Data la breve durata del periodo entro il quale il suo nemico rimane intrappolato, difficilmente Xophiab sfrutterà questa tecnica con l'intenzione di togliere i sensi ad un avversario, perché la sua durata è poca per portare allo svenimento, ma le permette comunque di guadagnarsi un'altra occasione per attaccare, senza che il nemico possa proteggersi, o per fuggire.
    Finché la tecnica viene utilizzata all'interno del raggio d'azione di Nightmare Fuel, Xophiab può evocare l'illusione dovunque desideri, anche sotto ai piedi del nemico. In ogni caso, la tecnica mantiene il suo tempo di attesa prima dell'attivazione, permettendo ad un guerriero sveglio e rapido di accorgersene in tempo e sfuggirle prima che sia troppo tardi.
    [Abilità Illusoria – Consumo Alto – Istantanea]

  13. Link scheda: Vi piacerebbe :^)

    Riassunto Post

    Evoca i suoi artigli da micetta per contrastare la spada di Khan e spingerlo a terra, utilizza Criofobia (consumo medio, estendendola tra due bersagli (aka potenza bassa diretta a entrambi), viene ferita dall'attacco di Egeria e, paranto il colpo di Xisil (bassa contro bassa), si fa spingere indietro in modo da trovarsi in una posizione un minimo più vantaggiosa, con tutti i 4 di fronte a lei, quindi usa Tafofobia di fronte a sé

    Note

    Devo il mio ritardo a due fattori: il caricabatterie del pc che esplode per l'ennesima volta e Union Cross. Non necessariamente in questo ordine.


    Edited by misterious detective - 21/4/2017, 22:33
     
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    Schwarz

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    Due piccole lame nere bloccarono la strada a quella di Bekh, che stridette e pianse scintille di frustrazione per l'aver mancato la preda. Khan cercò di fare leva sulle braccia per spezzare la difesa del Nessuno, ma senti le braccia farsi leggere e venire guidate dalla stretta dell'avversaria.
    Vide il cappotto nero dello spettro, vide il pavimento, poi una spinta e non il suolo non era più sotto i suoi piedi: lo accolse dopo pochi secondi con una forte pacca di bentornato sulla schiena.
    Boccheggiò, incapace di respirare col naso: la foga che lo aveva preso fino a qualche attimo fa si era smorzata, sentiva la testa girare e lo stomaco contorcersi, mentre sterno e cassa toracica bruciavano per lo sforzo, i suoni si erano fatti ovattati sotto l'incessare battere dei martelletti; aprì e chiuse le mani, sentendo a malapena la consistenza della carne sotto i polpastrelli- sparita. La sua spada, il suo sostegno era stato separato da lui, e ora le forze gli venivano meno.
    Strinse denti e occhi- non poteva essere fuori uso poco dopo essere stato curato. Non poteva permetterselo.
    Sbuffò con un ringhio dalle narici, inspirò ed espirò.
    'È solo un pezzo di vetro. Soltanto un pezzo di vetro.' Inspirò ed espirò, ancora, più veloce, più veloce, più veloce. Poi rallentò. Chiuse gli occhi, corrugò la fronte, il pulsare lento ed irregolare del sangue unico segno che fosse ancora vivo e non si fosse spento tutto d'un tratto. Ogni battito era un lampo di venature rossastre sul retro delle palpebre, un intreccio che ora si faceva più fitto, ora sembrava dissolversi.
    Il respiro si fece regolare, così come il battito, 'Hai passato oltre dieci anni a combattere, e ti sei sempre rialzato senza.' L'oscurità si tinse di una sfumatura vermiglia, mentre rintocchi cristallini calmavano le orecchie e davano un nostalgico sollievo al torace. 'Non è tempo di umiliazione o vergogna, è tempo di combattere.'
    Era di nuovo in controllo.
    Aprì gli occhi, li fece ruotare, aggrottò le sopracciglia.
    Un battito di ciglia, ed il velo nero era stato levato: poteva di nuovo distinguere spirali di fumo macchiare la superficie scura del soffitto della stanza, ammassandosi e disperdendosi, contraendosi e dilatandosi in aritmici sospiri di magia.
    "Combattere, dici?"
    Khan fissò con attenzione la foschia formarsi e sfilacciarsi sopra di lui in rigagnoli di nebbia, ancora pulsanti di una flebile venatura ambrata ai suoi occhi; più la fissava, più i cumuli di torba sembravano via via assumere la forma di volti deformi e dalle fattezze cangianti- prima erano donne, poi vecchi, poi bambini, prima erano persone che aveva incontrato, poi completi sconosciuti, poi i suoi compagni in quella missione, poi la stessa ragazza che stavano combattendo.
    "Chi ti credi di essere?", lo schernirono all'unisono, fissandolo con sguardi di derisione, carboni ardenti in mezzo al pulviscolo, "Sei solo un bellimbusto bravo a far la posa, un manichino nelle mani dell'oscurità! Che speranze pensi di avere? Non sai neanche con cos'hai a che fare... Sei spacciato!"
    Heh
    Sollevò un angolo della bocca, e la nebbia sembrò contrariata, "So cosa sei." Rispose, assorto, e la foschia di rimando rise in un coro di gorgoglii e sibili.
    Le lunghe unghie grattavano sulla resina mentre le dita si contraevano e si rilassavano, si contraevano e si rilassavano, si contraevano e si rilassavano.
    Riaffiorò nella mente il volto concentrato di Egeria: 'Un'illusione', aveva ipotizzato.
    Un'illusione.
    "Un'illusione." Ripeté.
    Aveva provato a prenderli in giro fin dall'inizio, ed ogni volta finivano quasi per cascarci.
    Quasi.
    Il sorriso si allargò sprezzante sul volto bronzeo dell'Immortale: "Uno spettacolino per bambini, un tranello da quattro soldi. Peccato che siamo tutti troppo grandi per i tuoi trucchi da quattro soldi. Prendi il tuo teatro delle pulci e sparisci, cagna.
    "Blaterare insulti come se fossero mezze verità non ti servirà a niente, ora come ora", ribatterono vitrioliche le bocche dai denti aguzzi, tutte disposte a formare un'unica, grande fessura che sembrava volerlo inghiottire e gli sputava lapilli in faccia, "L'unica cosa certa è una: sei debole. Fai tanto lo spavaldo ma guardati: a terra, privo di forze e imbambolato. Cosa credi di poter fare qui? Dormi..." gli suggerirono, in una nenia che precipitava di nembo in nembo, fino a carezzargli il volto come il prurito di una zanzara "Inutile da sveglio, inutile dormiente. Dormi... riposati... ti sentirai meglio...".
    Distolse lo sguardo e serrò le dita: la mano destra si chiuse a pugno, la sinistra si ritrovò a stringere un pezzo di marmo, poco più di un ciottolo i cui bordi frastagliati pungevano il palmo e le falangi dell'Immortale. Doveva essere volato lì prima, durante l'attacco di Xisil e-
    Sussultò.
    A poco meno di un metro vide Bekh, e poco oltre, quasi del tutto prona sul pavimento, Egeria incespicava nel tentativo di rimettersi in piedi, fronte sulla resina a sorreggere l'arco incerto e tremante della schiena, braccia abbandonate al suolo, dove si stavano formando sottili ma allarmanti pozze di sangue.
    La ragazza tentò di fare leva su una delle gambe, ma scivolò nel proprio icore e dovette forzare le braccia ad interrompere la caduta per non atterrare di faccia- percepì il grido spezzato che le graffiò la gola per il dolore.
    Avrebbe voluto urlarle che non doveva cadere vittima di quell'artificio, ma era inutile: il campo di battaglia giocava a favore dell'avversario; gli unici modi che avevano a disposizione per non subire più l'influenza del Nessuno era soccombervi o farla smettere, con le buone o con le cattive.
    Sapeva cosa poteva fare, e cosa doveva fare, e stare a sentire vapore prendere la forma della sua autocommiserazione non era in nessuna delle due liste- non aveva la pazienza né il tempo.
    "Dormi", lo invitò di nuovo la cantilena, "Riposati..."
    Rivolse uno sguardo truce e luminoso alle visioni, che avvamparono di fiamme color sangue, che ancora una volta divorarono i contorni di tutto. Il busto dell'Immortale si rialzò di scatto, accompagnato dall'ennesimo ringhio gutturale.
    'No, grazie. Ho già abbastanza incubi di mio.'
    Mentre si alzava, la resina del pavimento iniziò ad illuminarsi sotto i suoi piedi- qualsiasi cosa stesse per succedere, doveva muoversi, subito.
    Uno
    Scattò in avanti, si chinò appena per raccogliere la spada con la mano sinistra, senza fermarsi, e con il braccio libero raccattò la ragazza, gambe e braccia ciondoloni.
    Due
    Balzò.
    Tre
    Il suolo s'infranse sotto i suoi piedi come una lastra di vetro sotto un macigno, il marmo si sgretolò e piombò di sotto; Khan ed Egeria erano sospesi sopra la buca, il braccio sinistro sorretto da Bekh, saldamente piantata nel pavimento. "Tranello..." Rantolò, mentre si issava sul margine della buca, "Da quattro..." Prese Egeria per un braccio e la gettò oltre, al sicuro; "Soldi!" Si arrampicò e anche lui fu in salvo.
    Ansimò, tossì e scosse la testa. Mentre si massaggiava la spalla, rivolse l'occhio aperto alla giovane supina di fianco a lui; respirava. Presentava brutti tagli e abrasioni su tutti e quattro gli arti, alzava e abbassava il petto con fatica ma respirava. Era viva.
    "Sei viva", commentò, la voce ancora più ruvida per lo sforzo.
    La vide alzare lo sguardo verso di lui, i capelli appiccicati alla fronte, occhi aperti ma che probabilmente non vedevano davvero, poi annuì, un cenno incerto del capo. Sull'inerzia di quel gesto, Egeria alzò il busto, mugolando tra i denti man mano che si metteva a sedere.
    La mano di Khan si avvicinò alla spalla dell'altra, prima di fermarsi a metà strada, tremante. La richiuse di scatto, stringendo il pugno, chiuse gli occhi, li riaprì e le consigliò: "Curati, prima. Non ti sforzare inutilmente." Le lanciò un'ultima occhiata di sottecchi: "Se succede qualcosa chiama."
    Guardò a sinistra: anche Azrael e Xisil erano riusciti a evitare di cadere nel baratro. Sospirò sollevato: due malandati, due ancora in forze, tutti e quattro ancora vivi.
    Aveva fatto la sua mossa, ora toccava a loro- e sapeva come iniziare la controffensiva. Strinse gli occhi: ai piedi dei due all'angolo opposto della fossa poteva scorgere diverse macerie; vista la dimostrazione dell'uomo dai capelli fucsia durante lo scontro con il dinosauro, e tenuto conto di ciò che aveva percepito in lui, era ragionevole pensare che avesse un qualche controllo su rocce e affini. Per la riuscita di ciò che aveva in mente, doveva sperare di aver dedotto bene.



    Impuntò un piede per terra, si sollevò, barcollò, riprese equilibrio appoggiandosi all'altro. Inspirò a fondo, gonfiò il petto, sentì dita gelide pungergli costole e vertebre, poi urlò: "Geomante!"
    Azrael si voltò di scatto e alzò il pollice: "Ottimo, non sei ancora morto!"
    Ridacchiò una risata scomposta e roca: "Non sono morto, e anche la bambina non è ancora andata." Frugò nella tasca interna dell'abito e tirò fuori il ciottolo di prima, lo fece rimbalzare sul palmo della mano destra "Sono tuttavia a corto di munizioni, avrei bisogno di una mano." Strinse il sasso tra le dita, e come con un acciarino fiamme nere si sprigionarono attorno al dorso di Khan.
    Senza aspettare conferma, caricò il braccio e lanciò il globo con al centro il pezzo di roccia, una cometa oscura che schizzava verso la donna col cappotto.
    Seguendola sulla sua traiettoria, i detriti che aveva visto ai piedi dei suoi compagni volarono accompagnati dal potere di Azrael, vorticarono velocemente attorno alla sfera e si attaccarono ad essa, compattandosi e formando un masso del diametro di tre metri circa, che superato il baratro continuava la rotta contro la donna.
    Che decidesse di incassare, scappare o contrattaccare, non le avrebbe permesso di farla franca: uno schiocco di dita, e il nucleo del bolide collassò, innescando un esplosione che lo fratturò e disperse i suoi frammenti ad alta velocità, veri e propri proiettili di varie dimensioni che spazzarono la zona a ventaglio, accompagnati dall'onda d'urto.
    'E anche dovesse andare a vuoto...'
    L'elsa di Bekh accolse la mano del suo padrone e ancora una volta assaporò l'aria densa e satura di fumo che continuava a turbarsi; adesso toccava a Xisil- da quello che aveva avuto modo di vedere anche lei era uscita indenne dal trabocchetto, quindi confidava che avrebbe trovato un modo per aggiungersi all'offensiva e incalzare il nemico. "Se ti è rimasta qualche freccia, Guerriera della Luce, direi che sia questo il momento d'incoccarla." Suggerì ad alta voce, poi assottigliò gli occhi in due stille dorate e li puntò sull'obbiettivo.
    'Troverò sempre un modo per non darti tregua.'

    Stato fisico: Contusioni alla schiena e al costato, indebolito dal consumo di energia,
    Stato psicologico: Galvanizzato
    Energia: 12%
    Statistiche:
    CITAZIONE
    • Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Essenza :
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Mente:
    Punteggio iniziale ( 30 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 60 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )

    Equip:
    CITAZIONE
    Khüükhdiig töörögdöl/Bekh

    D'altronde, cos'altro potrebbe impugnare un sovrano se non un'arma che egli stesso ha creato, emblema del proprio ingegno e la conoscenza della tecnica della forgia e delle arti arcane? E come altro potrebbe chiamarsi la spada brandita dall'Imperatore Vermiglio, se non 'Vermiglio'? Mai stato bravo coi nomi.
    In contrasto con quanto possa suggerire il nome, Bekh non presenta il benché minimo accenno di colore rosso sulla propria superficie- non il benché minimo accenno di qualsiasi colore. Nera la lama lunga un metro e la cui larghezza di sette centimetri viene interrotta da una mezzaluna poco prima della punta, nera la guardia, un semicerchio finemente cesellato che segue il filo dell'arma e da cui nascono tre spuntoni lunghi undici centimetri, nera l'elsa cilindrica stretta dalle spire di una scanalatura seghettata , nero il piolo aguzzo del pomello. Una scheggia d'inchiostro rappreso, che di quando in quando riflette la luce in bagliori verdastri, viola o carmini, affilata quanto basta per tagliare un buon numero di cose: aggressiva verso i metalli, sfacciata nei confronti della roccia, impietosa con la carne.

    Tecniche Utilizzate:

    CITAZIONE
    Nuclear

    Non potendo più disporre di gran parte dei propri poteri, Khan ha iniziato ad esercitarsi per manipolare l'oscurità in modo da poterla usare come surrogato della magia di cui faceva uso prima; considerata la situazione, i risultati finora sono stati soddisfacenti, e l'Immortale può convogliare senza sforzo una sfera oscura sopra il palmo della propria mano, per lanciarla o farla levitare fino ad un determinato punto che rientri nel raggio di un metro.
    Nel momento in cui l'obbiettivo vi entri in contatto o se innescato dallo stesso Khan tramite uno schiocco di dita, il globo collassa su sé stesso e rilascia una deflagrazione d'oscurità che si espande in folate di fumo nero e violaceo. Qualora la sfera non dovesse colpire l'obbiettivo né le venga dato l'ordine di esplodere, rimarrà sospesa in aria per due turni, per poi svanire.
    Il sigillo ha limitato il suo potere, ma non la capacità di adattamento né la predisposizione ad ingegnarsi per superare le avversità ed inventare stratagemmi che concilino il potenziale grezzo della nuova forza che possiede con la sua indole più tattica.

    - Tecnica Offensiva, Abilità Attiva di Costo Basso

    Riassunto di battaglia:
    Khan si rialza, raccoglie Egeria e fa un salto della fede verso la salvezza, usando Bekh per ancorarsi al pavimento. Rialzatosi, infonde un frammento di roccia che aveva trovato vicino a sé con Nuclear e lo lancia verso Xophiab, facendo la wombo combo con Azrael che lo fa diventare un sasso bello grosso ( per te ) che Khan fa detonare a pochi secondi dall'impatto, almeno idealmente.


    Edited by fugue - 22/5/2017, 11:31
     
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  15. AzraelParanoia
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    Ultimatum






    Una sensazione di sconforto avvolse la parte destra del mio corpo, smosso da uno sbuffo di fatica. Sorpreso, balzai all'indietro, cercando di bloccare con le braccia la salva di schegge di ghiaccio che partì dal corpo di Xophiab, iniziata scivolando attorno alla sua padrona come un serpente gelido, per poi esplodere in una serie di letali proiettili che si conficcarono nel mio corpo in più punti, fortunatamente ignorando gli occhi, che coprii con le braccia. Sfortunatamente, notai guardando in basso dopo l'incessante raffica, il mio ventre era perforato in più punti, e le mie braccia stavano iniziando a sfaldarsi, liberandosi di detriti e polveri che cozzarono contro il pavimento lasciandomi addosso una serie di solchi diseguali, contornati da fratture che arrivavano sino alla spalla. Non in migliori condizioni il ventre. All'altezza dove sarebbe dovuto stare il mio stomaco, una serie di profondi buchi vibrano in maniera impercettibile, incrinandosi e disegnando faglie sul mio corpo. Alzai le braccia, incurante del dolore, ma abbastanza conscio del danno subito da digrignare i denti e sospirare affaticato. Un'offensiva inutile e priva di qualsiasi risultato, se non quello di aver, apparentemente, aperto la strada ad un repentino movimento del Kervion che riuscì a ferire la Nessuno.
    Eravamo in un regno tessuto dalle sue stesse mani e costruito all'interno di un mondo che stava per affondare inesorabilmente nell'oscurità. Se avessi voluto essere abbastanza pragmatico da sopprimere l'istinto di sopravvivenza, avrei dovuto ignorare la ferita derivata dal Kervion, un'evidente casualità, specie se rapportata alla mole dei poteri che Xophiab ci aveva dimostrato di possedere. Sorrisi tra me e me, pensando all'ardente rifiuto nei confronti della proposta della Nessuno, quella di "vivere in un sogno". In fondo, io non sapevo neanche cosa fosse, un sogno, forse mi sarebbe pure piaciuto, no? Una vita esterna da questo costante struggersi, questo desiderio di puntare il pugno verso i cieli, urlando come una bestia e spaccandomi la gola, gridando a qualsiasi dio possa esserci lassù che non è così che devono andare le cose. Gridando come debba cambiare tutto, e di come qualcuno debba iniziare questo cambiamento, scappare da questa costante stronzata che pare avvolgere l'intero universo.
    Questa lotta tra un'Oscurità rappresentante di una forza distruttiva priva di senso, stupidamente nichilista, tra delle assolute nullità che, come macchine, cercano di ottenere qualcosa del quale non possiedono un singolo dato, e tra una forza rappresentante la Luce, per la quale nutrivo forti dubbi. Ed io ero solo, lì in mezzo, solo come migliaia di altre persone che probabilmente, come me, almeno una volta avranno alzato quel pugno ed urlato. Se solo avessi potuto riunirli sotto un unico vessillo, come tanti individui e non un collettivo, ognuno pronto a fare del suo meglio per dare vita ai sogni di tutti, ignorando le panzane incomprensibili, quei desideri inspiegabili e quella filosofia spicciola e dualistica che pare soggiogare tutto l'universo, opprimendo migliaia di esistenze. Ma a chi importa di Luce e Oscurità? A me no di certo, io voglio vivere, prosperare, e vedere altri che come me possono apprezzare questo dono che gli è stato concesso. Non ho intenzione di abbassare il capo e diventare l'ennesimo incidente in mezzo a tutto questo. Che fosse per la Luce, per l'Oscurità, per noia o per una ragione, o qualsiasi cosa mi potesse passare per la testa, avrei salvato Radiant Garden o sarei morto provandoci. Non ho intenzione di stare sotto il tacco di nessuno, specie se si tratta di un'entità misera che non proverebbe neanche soddisfazione estinguendo la mia vita, senza rispettare la mia identità come guerriero. Sarei morto come un animale, ignorante nei confronti di forze più grandi di lui.
    E non l'avrei permesso.

    Mi preparai a correre verso uno dei suoi fianchi, cercando di inventarmi un'offensiva intelligente ed una finta altrettanto astuta da coglierla alla sprovvista, quando qualcosa passò nel mio campo visivo. Per un attimo, un baluginio dorato illuminò il pavimento dinnanzi a me, fermandosi a meno di mezzo metro alla mia sinistra. Senza pensarci un singolo istante, mi chinai a terra e balzai, atterrando con la spalla dall'altra parte mentre intanto il terreno si spaccava come il vetro di uno specchio, rivelando un baratro apparentemente infinito. Probabilmente anche Xisil si sarebbe salvata facilmente, ma... gli altri due? Strinsi i denti, alzando lo sguardo sulla Nessuno.
    -Sogno... non so cosa tu intenda, idiota. Nel mio mondo, non esistono sogni, solo la nuda realtà e quel che possiamo estrarre da essa. Ed ho intenzione di mostrarti cosa sono capace di procurarmi, da questo terreno.-, dissi dipingendo i capelli di una sfumatura azzurra. -Mi libererò di te come mi sono liberato di tutti gli altri che si sono messi sulla mia strada. Ho perso ogni briciolo di pazienza, non sottosterò più al vostro fottuto conflitto tra macchine, animali e ragazzini! Se usciremo entrambi vivi da qui, farò in modo di farti ricordare il mio nome! Lo farò ricordare a tutti!-, urlai, sorreggendomi dal pavimento e piegandomi in avanti, pronto ad una corsa selvaggia per aggirare quel precipizio, sicuramente anch'esso fittizio ed illusorio, quando una voce alle mie spalle mi fece riprendere il senno.
    -Geomante!-



    Mi girai, adocchiando un Khan barcollante e col respiro spezzato, ma decisamente vivo. Egeria riposava lì di fianco. Gli sorrisi, alzando il pollice. -Ottimo, non sei ancora morto!-, era decisamente più che qualcosa. -No, non sono morto, ed anche la bambina non è ancora andata.-, dichiarò con una risata roca. Lo vidi estrarre qualcosa dalla tasca e mi affiancai a lui, sorreggendolo con le spalle mentre mostrava nulla più che un semplice ciottolo.
    -Sono tuttavia a corto di munizioni, avrei bisogno di una mano.-
    -Ho il materiale che ti serve. È più o meno tutto quello che ho, spero tu te lo faccia bastare.-, risposi con un ghigno. L'uomo arse nel suo palmo una fiamma scura che avvolse il ciottolo, che fu poi scagliato verso Xophiab a sorprendente velocità, sicuramente alimentata dalla magia che rimaneva nel corpo di Khan. Un bel proiettile, ma mancava qualcosa. ed ero sicuro di sapere cosa. Usai il braccio libero per puntare il palmo verso i detriti rimasti dagli incantesimi lanciati in precedenza, illuminandomi di luce verdastra e sollevandoli da terra per avvicinarli al ciottolo, compattandoli rapidamente attorno ad esso usandolo come nucleo. "Un pianeta in miniatura, che modo simpatico di schiacciare il nostro nemico", pensai divertito. Certo, un pianeta ha un aspetto diverso, ma... lasciamo perdere. Meglio concentrarci sul risultato che doveva ottenere. Avevo consumato gran parte delle mie energie con quell'offensiva, e la luce proveniente dai tatuaggi stava iniziando ad affievolirsi, mentre intanto i capelli sbiancavano inesorabilmente, passando dal violetto ad un rosa sempre meno distinguibile dal bianco. Con un ultimo sforzo, compattai definitivamente l'enorme macigno, riducendolo a ciottoli più o meno omogenei che potessero massimizzarne la densità. Non volevo un proiettile che si frantumasse una volta colpita Xophiab. Volevo un proiettile che frantumasse Xophiab.
    Di fianco a me, però, Khan schioccò le dita, facendo collassare il macigno. Capii immediatamente, ed un sorriso sghembo si dipinse evidente sul mio volto che stava iniziando lentamente a perdere i lineamenti. Un ventaglio di proiettili ad altissima velocità avrebbe colpito l'area della Nessuno. Voleva confonderla, facendole innalzare una difesa inadatta al tipo di offesa. Una finta eccellente, alla quale non sarei riuscito a pensare, in quel contesto. Dovevo ammetterlo, quel tipo era... affidabile, nonostante tutto. Stringendo con forza una delle due Atarassie, pensai ai pochi assi nella manica che mi erano rimasti. Se Xophiab fosse uscita indenne, avrei dovuto provare con quelli, e sarebbero bastati, poiché avrei continuato a tirarli sino a morire, sino a ridurmi a sabbia, sino all'obliterazione totale. Questa rabbia primordiale offuscava i miei pensieri, e non avevo intenzione di smettere di darle corda. Puntai lo sguardo su Xisil, cercando disperatamente qualcosa che mi desse un po' di speranza. -L'hai sentito, no? Gioco duecento guil che la riesci a prendere dritta nel petto.-, dissi scherzando dopo l'affermazione di Khan. La donna conosceva Xophiab meglio di noi, ed ero sicuro che sarebbe riuscita nel suo intento. Qualcuno ci sarebbe dovuto riuscire.
    Per forza.



    Stato Fisico: Ferite all'altezza complessiva dello stomaco e sulle braccia, il flusso magico del corpo inizia a dissiparsi.
    Stato Psicologico: ////
    Energia: 42% - 24% = 18%


    CITAZIONE
    Statistiche:

    Corpo:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Essenza :
    Punteggio iniziale ( 80 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( 20 ) Totale ( 120 )
    Mente:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 40 )
    Concentrazione:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )
    Destrezza:
    Punteggio iniziale ( 50 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 70 )
    Velocità:
    Punteggio iniziale ( 40 ), Energia ( 20 ), Punti Quest ( ), Altro ( ) Totale ( 60 )




    Equipaggiamento

    King Crimson - Arma Magica
    L'unica arma di cui Azrael avrà mai bisogno è se stesso. O perlomeno, l'altro se stesso. King Crimson non è che una manifestazione ESP dell'ego del Nesciens, da lui chiamato "stand", o perlomeno, pensa di averlo chiamato così in un ricordo lontano. Si tratta di una figura alta quanto il suo possessore, il cui corpo è coperto quasi completamente da una "griglia" bianca, con una pelle liscia e rossa al di sotto, escludendo la sua faccia, il collo, due spallacci, gomiti, mani, addome, inguine, caviglie e scarpe.
    I suoi occhi sono due orifizi stretti e sottili, dai quali emergono due occhi più da rettile che da uomo. Qualsiasi espressione faccia, mostra costantemente i denti, in una perenne parvenza d'ira. Sulla sua testa, una corona appiattita, e dalla fronte emerge un livello rialzato, sul quale è presente una piccola faccia ovale, la cui espressione è identica a quella della stand.
    I pugni di King Crimson sono letali. Hanno un potenziale non troppo differente da quello di un martello da guerra, o di un maglio d'acciaio (con le relative resistenze di quest'ultimo, dunque possono cozzare con una lama senza ricevere tagli particolari), ma la sua forza non deriva da nessuna particolare struttura. Esso non è che una manifestazione spirituale concretizzata. Appunto per questo, la potenza dei suoi attacchi dipende dall'Essenza del suo possessore. Per quanto la possibilità di attaccare direttamente con la propria anima sia un grande vantaggio, ci sono dei limiti.
    Prima di tutto, King Crimson non può allontanarsi di più di tre metri da Azrael, in nessun caso. E come seconda cosa, il pericolo in cui si incorre nell'utilizzarlo. Esso è collegato in maniera intrinseca al suo possessore, e ferendolo, si ferisce quest'ultimo. Un attacco che colpisce King Crimson viene direttamente traslato sul suo utente. Un pugno a King Crimson causerà un bel livido ad Azrael. Pugnalandone il braccio, si aprirà spontaneamente una ferita sul braccio del Nesciens, e così via.
    (Capacità di attacco autonomo: Passiva Normale - 20 AP)
    (Capacità di movimento autonomo: Passiva Superiore - 25 AP)
    (+20 Essenza)

    Atarassia Silicata - Arma Normale

    Un paio di guanti da combattimento costruiti appositamente per Azrael. Coprono tutto il dorso della mano con uno strato di pelle borchiata dipinta di viola, e terminano con tre lunghe lame di quarzo che partono dalla prima falange e proseguono oltre la punta delle dita, curvandosi leggermente. Sono fissate alla mano tramite una stretta fascia intorno al palmo ed una chiusura a ganci sul polso. Abbastanza comode e non troppo ingombranti, permettono ad Azrael di utilizzare comunque manovre per il combattimento corpo a corpo, brandire armi, ed altre azioni di questo genere.




    Abilità Passive

    Alterare la Realtà
    Chi sfida Azrael si ritrova immancabilmente a percepire, nell'ardire della sua volontà combattiva, la sua visione personale di ciò che lo circonda. Nel filtro personale attraverso il quale chi sfida Azrael è costretto a vedere si possono vedere dei colori estremamente vividi. Tutto quanto sembra ardere, e la vista è deformata ed ondeggiante, come se si fosse nel bel mezzo di una giornata particolarmente afosa. Non è strano vedere il tutto mutare per assumere un aspetto più monumentale. Un semplice pilastro di pietra può apparire come una colonna antica, raffinata e maestosa. La luce può concentrarsi in punti particolari, mettendo "sotto il riflettore" certi eventi, come se Azrael vedesse il mondo attraverso un film, in cui lui è il protagonista.
    Passiva Inferiore.

    Struttura Elementale
    Ha a che fare con la mia origine. Con le forze che hanno contribuito a darmi questa forma. Intrinsecamente, sono legato a questa distruzione, a queste rovine erose dal tempo. Devo proteggere ciò che non è ancora andato perduto.
    Forse una punizione per ciò che ha deciso di prendere con la sua origine, forse lo scopo che tanto cercava, oppure forse ciò che è sempre stato. Non è rimasto molto di organico in Azrael, che ha accettato di mutare, abbandonando il suo guscio precedente e diventando qualcos'altro. Per dirla con un termine "fantasy" che possa spiegare bene cosa sia ora Azrael, si può usare la parola "elementale". Una manifestazione di un particolare elemento, dotata di un corpo, senziente, viva a tutti gli effetti. La volontà che ha donato questa forma al Nesciens ha fatto attenzione a non omettere da essa la sua vita, le sue emozioni, il suo essere Ambizione, insomma, il nucleo base della sua esistenza.
    Ciò che compone il suo corpo pare carne all'apparenza, ma non è che una composizione di minerali e rocce derivanti dal mondo in cui decide di mettere piede. Volendo fare attenzione a non privarlo della sua "vita", la volontà ha lasciato alcuni tratti umani all'elementale. I suoi sensi sono ancora tutti attivi, questo includendo il tatto, con il quale percepisce ancora le stesse sensazioni, o il gusto, per quanto questo cambi leggermente. In via del tutto teorica, per sopravvivere ora necessita solo di ingerire massa, quindi il cibo non è che un piacere opzionale, come lo è tutto il resto. Opzionale è una parola grossa, dato che la mente di Azrael necessita ancora di essere stimolata.
    Dal punto di vista pratico, questo potere dona al Nesciens tutti i vantaggi dell'essere inorganico. Venendo colpito, la struttura che compone il suo corpo viene indebolita, e l'energia magica che lo tiene integro svanisce sempre di più, affaticandolo ed indebolendolo. Il suo corpo inizia a sgretolarsi e creparsi, avvizzendo per il calo di energia arcana che lo compone.
    [Passiva Superiore]




    Abilità Attive

    Eredità del Geomante [Dominio Elementale Offensivo - Elemento Terra]
    Lo sento. Sento ogni eternità come un istante. Riesco a percepire i più sottili, intricati movimenti del sistema, riesco ad analizzarlo e riprodurlo. Il Magma è il mio sangue. La Roccia è la mia pelle. Io sono la Terra e la Terra è me.
    Ciò che Azrael poteva fare era solo l'inizio. Un flebile bocciolo di fronte ad un fiore che tuttavia attende ancora di sbocciare. Le capacità geomantiche del Nesciens gli permettono di controllare la Terra con una maggiore consapevolezza ed un potenziale superiore. Materiali rocciosi, metallici, e qualsiasi oggetto che sia di origine minerale nelle circostanze è manipolabile. Lo stesso geomante può creare rocce e minerali dal nulla, componendoli con le particelle disperse nell'aria, o dandogli forma con la pura magia, un po' come un pirocineta crea una palla di fuoco. Essendo un dominio particolarmente "fisico", non potrà certo creare raggi di energia o esplosioni magiche, ma compensa questa carenza con la possibilità di donare svariate forme e strutture ai suoi costrutti di scopo offensivo, creando piogge di stalattiti, magli di roccia che si generano dal nulla, o tempeste di sabbia taglienti.
    Questo potere è tanto una benedizione quando una maledizione. Una condanna nel perdere tutto ciò che poteva definirlo, in maniera contorta, come "umano". Un privilegio nell'avere finalmente uno scopo. Quello di Guardiano.
    [Costo Variabile Alto - Danno Magico]




    Riassunto Post

    Viene ferito da Criofobia e... beh, il resto l'ha scritto Fugue.
     
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  16. Xisil
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    Vide in pochi attimi il guerriero dell’oscurità cadere a terra, la Nessuno piegare il furore delle tenebre con una facilità disarmante. Nemmeno un potere così grande e devastante come appariva agli occhi della guerriera sembrava poter nulla contro i trucchetti della dama dell’Organizzazione; ella non stava né con la luce, né con le tenebre, semplicemente sostava nel mezzo della scacchiera, limitandosi a creare scompiglio fra le due potenze, giocando a sbilanciare ora l’una, ora l’altra fazione. Aveva messo a tacere la guerriera tempo prima, questa volta era toccato al servo delle tenebre, ma questo non dimostrava che per quelli come lei fosse giunto il momento della tregua.

    Xisil sentì fra le mani il calore irradiato dalla sua spada, lo percepì lambire la punta delle dita, la pelle delle braccia sotto gli abiti consumati, riempire i polmoni permeando l’aria stessa che inspirava. Correva verso Xophiab, coprendo la distanza fra sé e l’unico punto ceco rimasto, deviando la sua traiettoria a suo vantaggio quando vide di colpo l’atmosfera vibrare come percorsa da un velo traslucido, via via sempre più opaco, sempre più consistente: un gesto della mano nera della donna e l’aria si inspessì, come brina che di colpo prende forma su una lastra di vetro. Il freddo avvolse dapprima il suo capo, conficcando i suoi artigli nelle sue tempie, e di colpo persino il fuoco della sua lama sembrò essersi spento fra le sue mani. Deviò ancora, allontanandosi da Azrael che poco più avanti fu avvolto dal velo di ghiaccio, alterò la corsa aggirando l’ennesima trappola spietata.

    Il ferro incandescente sputò scintille nell’impatto con le lame oscure della donna, artigli di una materia violacea e traslucida frapposte fra l’una e l’altra donna. Xisil lanciò tutto il suo peso in quell’assalto nel tentativo si spezzare la guardia dell’avversaria, spinse tutto il suo corpo in quel gesto noncurante delle possibili conseguenze. Xophiab avrebbe potuto cogliere uno qualunque dei suoi punti cechi e ucciderla in quel preciso istante, farla finita una volta per tutte. Invece, percepì il proprio corpo avanzare libero da qualunque ostacolo; vide le membrane della donna frantumarsi aggiungendo faville purpuree alla pioggia di scintille incandescenti che Arandil, in mancanza di attrito, smise di eruttare, mentre docili le fiamme morivano lasciando il nudo ferro fumante a raffreddarsi. Xisil incespicò impreparata, mise un piede di fronte all’altro avanzando in quello spazio che la donna le aveva ceduto arrendevole, spinta più in là da quello stesso attacco che per un breve istante aveva sostenuto, giusto quanto bastò per non esserne schiacciata. Si trattava solo di una tattica, o la guerriera aveva forse costretto la Nessuno a rivelare a tutti il suo punto debole?

    Fu una sottile traccia luminosa a frapporsi infine fra loro e l’emissaria dell’Organizzazione, una fine linea di demarcazione tanto innocua quanto sospetta. Xisil puntò i piedi, arrestò il moto involontario del suo corpo che sarebbe altrimenti balzato in avanti venuto meno il sostegno del nemico. Nessuno di loro sarebbe stato così ingenuo da gettarsi volontariamente nella trappola di Xophiab, forse più un ostacolo alla loro avanzata che un vero e proprio tranello, quanto più un monito, un invito a non avvicinarsi oltre. La donna stava cercando di tenerli a debita distanza proprio nel momento in cui era apparsa loro più vulnerabile. Khan incespicò, cadde a terra come trascinato a fondo da una forza che Xisil non percepiva, rivelando per primo la natura maligna di quella nuova trovata, troppo lontano perché ella potesse salvarlo senza cadere vittima anch’essa del tranello. Fortunatamente, non ne avrebbe avuto bisogno.

    “Vuole tenerci lontani, cela con abili trucchi la fragilità del suo corpo…” Pensò ad alta voce, lanciando uno sguardo fugace ai suoi compagni, ruotando la spada nella sua mano saggiandone il peso, cercando nel contatto con il metallo una traccia del suo ultimo attacco che le parlasse del suo nemico, delle sue debolezze.
    “Se ti è rimasta qualche freccia, Guerriera della Luce, direi che sia questo il momento d'incoccarla."
    “L'hai sentito, no? Gioco duecento guil che la riesci a prendere dritta nel petto.”
    Scosse appena il capo, concedendosi un sorriso divertito, in quell’atmosfera che al limite della disperazione cominciava quasi a rasserenarsi: forse l’aver visto il nemico, infine, cedere terreno, le stava dando un po’ di speranza, o forse ancora, d’innanzi alla possibile fine anche lei cominciava a rassegnarsi all’inevitabile. Perché angosciarsi, dopotutto? Tentata dalle parole di sfida dei due uomini, in quella paradossale circostanza che somigliava più ad una scommessa di tiro a freccette fra uomini in un bar di periferia a fine servizio, Xisil considerò un’eventualità migliore. Con quella stessa ritrovata serenità guardò Azrael, pallido e smunto, incrociò il suo sguardo stanco, oltre cui bruciava un fuoco di rabbia e disperazione. Infine guardò Khan, il soldato delle tenebre: Guerriera della Luce, ripeté fra sé e sé scavando in cerca della minima traccia di ironia nella sua voce, chiedendosi se dopo tutto quello che avevano passato, dopo quanto aveva visto, poteva davvero permettersi di fidarsi di lui. Per il momento si sarebbe limitata a fare di testa sua, cocciuta come solo lei sapeva essere, per il solo gusto di dar contro all’uomo che forse, velatamente, aveva cercato di dirle cosa fare. Alzò il braccio di fronte a sé, sollevò il palmo al cielo e con profonda e soddisfazione sentì l’aria contrarsi in risposta al suo gentile comando. Il vento si sollevò dal nulla alle sue spalle, scuotendo i suoi abiti, scompigliando i capelli attraversandola e sferzando attorno a lei, fischiando nelle sue orecchie e cancellando ogni altro rumore, sollevando oltre la sua testa quanti più detriti poté ed unendosi all’attacco ordito dai suoi compagni, accelerando i proiettili e amplificando la raffica.

    Tanto valeva non porsi troppi dilemmi ed unire le forze, un’ultima volta.

    [Corpo - 55] | [Esn. - 105] | [Mente - 40] | [Conc. - 75] | [Dest - 100] | [Vel. - 100]



    Energia: 44 - 6 = 38%

    Stato Fisico: ustioni superficiali dal precedente scontro. Spossata dal consumo di energie

    Stato Psicologico: inquieta e speranzosa

    Equipaggiamento:

    Arandil II: Il valore affettivo della spada originaria di Xisil era troppo grande perché ella potesse liberarsene: la sacralità del duello a fil di spada fra guerrieri e l’onore che da questo deriva, come insegnatole sin dal principio, non è mai sfuggito dalla sua mente. Senza mai rinnegare la sua arte, il suo passato, decise semplicemente di rendere la sua arma molto più versatile e adatta a combattimenti che non contemplassero solo e unicamente tale concetto di battaglia.
    Dopo un duro lavoro di manodopera, tale spada è stata modellata nuovamente mantenendo il materiale originale della lama, ovvero il diamante. Tuttavia, la nuova Arandil presenta modifiche non irrilevanti. I due tagli della spada si dividono perfettamente al centro, le due lame si ripiegano verso l’elsa, ruotando su un perno posto in cima ad essa, rivelando una serie di sottili corde incrociate, prima celati in una sottilissima fenditura nel filo della spada, e agganciati alla lama in più di un punto, che costituisce la corda resistente di un arco molto preciso. L’elsa, estratta, diviene il punto d’aggancio della freccia nel momento in cui viene incoccata. L’arma non riporta colori sgargianti, presentando invece le sfumature tipiche del metallo e del diamante. La lunghezza complessiva della lama è 90 cm, 120 contando anche l’elsa. Una volta esteso, l’arco è lungo 150 cm. Il tempo d’attivazione del meccanismo è tanto veloce da risultare ininfluente in battaglia. (arma meccanizzata)

    Agganciate ad una fascia molto aderente e celata dalla gonna della guerriera, spuntando da sotto il tessuto quanto basta per essere afferrate con facilità, le frecce hanno le dimensioni poco superiori a quelle di un dardo; costituite da una serie di cilindri resistenti inseriti l’uno nell’altro, una volta estratti i piccoli dardi si estendono raggiungendo le dimensioni di una freccia ordinaria. Il loro danno fa riferimento al parametro Destrezza (frecce rimaste: 16)

    Abilità Passive:

    Blurred images: Grazie all’elevata destrezza, i movimenti compiuti da Xisil con la spada appaiono sfocati e difficili da seguire, producendo l’illusione nell’avversario di immagini permanenti in modo indefinito nel vuoto, rendendo difficile individuare e parare i reali colpi della guerriera. (Passiva basata sulla destrezza, normale)

    Abilità Attive
    Padronanza Elementale: Vento
    Il personaggio domina uno ed un solo elemento, che può utilizzare per creare colpi non troppo potenti.
    Xisil sarà in grado di manipolare la forza elementare del vento dando vita a raffiche di vento a suo totale piacimento, ma a scopo unicamente offensivo. L’elemento si manifesterà a discrezione della guerriera con un qualunque movimento del suo corpo, e potrà essere usato per respingere gli avversari, distrarli o intrappolarli in vortici non particolarmente potenti, o anche permeare la sua arma con esso, permettendo ad esempio alle sue frecce di scatenare lungo la loro scia la furia dei venti.
    Costo. Basso

    Riassunto della battaglia: come descritto dai miei colleghi, Xisil evita l'offensiva di Xophiab e la ingaggia direttamente, impattando con la sua difesa. Evoca una raffica di vento e detriti a supporto dell'attacco messo in atto dagli altri due.





    Edited by Xisil - 2/6/2017, 12:59
     
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  17. misterious detective
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    Essere nemica di quegli umani, di tutti gli umani, era qualcosa che l’aveva sempre sfinita. Xophiab comprendeva bene le loro posizioni, comprendeva il dolore e le difficoltà che il sogno dei Nessuno portava loro. Era un altro, tuttavia, il sentimento quasi istintivo che la donna capiva più di tutti: la determinazione di lottare fino alla fine, stringendo nel cuore i propri ideali. La numero VI ricordava quella forza, ne custodiva un’ombra dentro di sé persino in quel momento: quella volontà incrollabile era nata in lei il giorno della sua morte, il giorno in cui aveva incontrato un emissario dell’Organizzazione per la prima volta, ed era stata essa stessa a donarle una nuova vita come Nessuno. Xophiab sapeva di non poter trattare con loro, che sperare in un punto d’incontro era sciocco. Il pensiero di essere così simile, di condividere quella forza… tingeva il suo animo di fiamme iraconde.
    Non le piaceva combattere, non voleva ferire o essere ferita. Eppure i guerrieri della Luce la sfidavano.
    Sapeva che avrebbe vinto, sapeva di non poter fallire. Eppure i guerrieri della Luce non si arrendevano.
    Aveva dato loro una possibilità di perdersi felici, ricordò i suoi sforzi di non odiare gli esseri umani, ricordò di esserci riuscita fin quasi in punto di morte. Eppure i guerrieri della Luce la attaccavano.
    Era una sensazione vaga, un soffio di vento caldo che percepiva appena sulla sua pelle. Un pallido eco che non meritava di essere chiamato emozione, eppure era lì e, in qualche modo, la rinvigoriva: desiderava porre fine a quella battaglia, liberarsi di quegli umani che le avevano ricordato il passato, che le avevano fatto provare quella sensazione inutile.
    “Posso combattere anche senza provare nulla.” si ricordò, riportando alla memoria tutte le prove che aveva vinto, fino ad arrivare a quel giorno. “Non mi serve un cuore per vincere.”
    La trappola scattò, le due fazioni furono divise dal barato illusorio. La Nessuno assestò la situazione con un solo sguardo: vide l’uomo dalla carnagione scura arrancare a terra, appena al di fuori dell’abisso, e la scienziata accasciata ai suoi piedi. Xophiab strinse lo sguardo e comprese cosa stava accadendo: forse fu complice la stanchezza, il dolore che le sue tecniche le avevano causato, forse i minuti che ticchettavano ormai sparuti, ma la donna era sprofondata nel sonno.
    “Soltanto la prima.” constatò, rimettendosi in piedi e scrollando con rapide pacche delle mani la polvere dalle sue ginocchia; non avrebbe atteso che gli altri incontrassero la stessa sorte.
    Il flusso della sua magia mutò ancora: la nebbia parve gorgogliare, pulsare come un cuore vivo. L’aria si fece quasi soffocante, nella penombra violacea scintille d’energia cominciarono a danzare tra gli astanti, correndo sfuggevoli verso la Numero VI. Le bastavano pochi istanti di preparazione, concentrare il suo potere magico; e poi, doveva ricordare come si era sentita in quel giorno in cui aveva abbandonato il fragile cuore umano.
    Udì distanti i suoi nemici confabulare, ritirò il pugno che aveva inconsciamente portato al petto e lo lasciò cadere di nuovo lungo il fianco. Indietreggiò, modificò il flusso della sua magia, preparandosi alla difesa. Il Soldato dell’Oscurità le puntò contro la sua spada ed un globo di energia oscura si materializzò dal nulla ed in un battito di ciglia prese velocità e sferzò l’aria, lasciando dietro di se solo una scia brillante come tante braci nere. A quel punto, gli altri due intervennero: frammenti di roccia presero ad ammassarsi attorno al nucleo di oscurità come creandogli una crosta attorno, pianeta rovente che sarebbe crollato su di lei; Xisil infine manipolò il vento ed una brezza, gentile e agguerrita al tempo stesso, soffiò tra le spire di nebbia violacea e sollevò i pochi detriti rimasti ancora a terra, accompagnando con rinnovata energia l’attacco combinato dei due uomini.
    C’era distanza, c’era tempo, Xophiab non aveva motivo di restare immobile a guardare: mentre la sfera letale si formava a mezz’aria, la Nessuno fece come per scacciare via quella fastidiosa immagine dai suoi occhi e, di fronte a lei, l’etere brillò traslucido mentre una barriera opaca si formava in mezzo al nulla. Restando nella copertura della barriera, la donna si tuffò a terra, cadde all’indietro dando per la prima volta le spalle ai suoi nemici. Con le mani si protesse la testa, raccolse il mento al petto e le gambe al grembo. Udì l’esplosione alle sue spalle, la barriera si frantumò come fragile vetro all’impatto con i detriti e gli spuntoni di roccia. Il vento ruggì per primo, raggiungendo la sua schiena: il soprabito nero si stracciò come squarciato da centinaia di pugnali, la sua pelle fu incisa da una miriade di piccoli segni rossi. Poi arrivarono i frammenti appuntiti di pietra, arroventati quasi quanto lapilli dall’esplosione d’oscurità: innumerevoli proiettili che scossero le sue spalle, i fianchi, la schiena, innumerevoli scudisciate mentre lei era a terra, immobile. Per un istante il dolore fu lancinante, ma alla fine il rimbombo assordante cessò. Presto restarono solo il silenzio ed una sensazione calda e vischiosa che le accarezzava la schiena.
    Nel silenzio del salone, Xophiab si rialzò in piedi lentamente: piegata in avanti, come se gravasse sulle sue spalle un peso enorme, attraverso i ciuffi di capelli umidi che le cadevano sul volto scrutò i tre avversari, lanciò dardi di ghiaccio verso ognuno di loro. Sciolse le spalle, sentì come mille corde stringersi alle sue ossa e tirare per strapparle fuori, mascherò il dolore dietro ad un ghigno a denti stretti.
    Per un istante, la Nessuno assaporò la sensazione delle sue ferite. Aveva subito più danni di quanti non le sarebbe piaciuto ammettere, aveva incatenato i suoi poteri per ragioni che, ormai, non ricordava nemmeno più. Doveva ricordarlo, per non commettere mai più lo stesso errore in futuro.
    Di nuovo, la sua magia cambiò percorso, il flusso si fece gelido e pesante, melma oscura che penetrava il suo corpo, che la rendeva un essere nuovo. I suoi occhi si tinsero di sangue scuro, il suo fiato si congelò appena ebbe lasciato le sue labbra cianotiche.
    -Avete paura.- disse in un sussurro lapidario, pronunciato con labbra tremanti; non era né una domanda, né un’affermazione, bensì qualcosa nel mezzo. Una premonizione, una promessa.
    Le tenebre più profonde si compressero nel palmo della donna e poi, in un silenzio dove ogni suono è stato divorato dal buio, l’oscurità esplose.
    -Addio.-







    Statistiche

    Corpo: 110
    Essenza: 150
    Mente: 250
    Velocità: 115
    Destrezza: 115
    Concentrazione: 180

    MP

    77 - 1 - 5 - 13 = 58%

    Stato Fisico

    Ferita alla gamba sinistra, numerose schegge e pietre le hanno ferito e percosso la schiena

    Stato Mentale

    Indenne

    Abilità



  18. CITAZIONE
    Nightmare Fuel

    Questo è il potere che dà inizio ad ogni cosa. Xophiab, all'interno dell'Organizzazione, è la regina delle illusioni, la signora del terrore, e per sconfiggere i suoi avversari si limita a piegare la loro volontà, a frantumare ogni frammento di umanità che posseggono, finché non sono le ombre che la loro stessa mente producono ad accompagnarli all'aldilà. Questo è possibile poiché i suoi grandiosi poteri sono in grado di influenzare le capacità cognitive e di percezione dei nemici, ella può condizionare ogni loro senso con illusioni che, in realtà, sono molto più reali di quanto non si possa credere. Il catalizzatore di tale potere è la sua stessa arma, il guanto che indossa alla mano sinistra. Non solo potenzierà i suoi naturali poteri sulle illusioni, consentendole un dispendio di energie ridotto per evocare i suoi terrorizzanti miraggi (3% di sconto su tutte le abilità illusorie) [Abilità Passiva Superiore] Attraverso di esso, il potere magico che la Nessuno fa fluire nel suo palmo viene emesso naturalmente, sotto forma di una nebbia violacea. Questa si diffonde rapidamente, appena in una manciata di secondi, e si estende ad occupare un volume sferico di raggio 10 metri in ogni direzione. La quantità di fumo sarà sufficiente a rendere confusa ed incerta la vista di ciò che si trova al di fuori di esso, ma non tale da non permettere ad una vittima ritrovatasi al centro della tecnica una vista quasi totale di ciò che avviene nell'area che lo circonda. L'aria si farà densa e pesante, quasi ci si trovasse nel mezzo del mare, e la temperatura scenderà di diversi gradi [Abilità Passiva Inferiore]. Il nemico, tuttavia, non verrà danneggiato in alcun modo: la funzione della nebbia è, infatti, quella di supporto alle illusioni della numero VI, che al suo interno potrà evocarle liberamente dovunque ella desideri, senza i limiti di spazio a cui sarebbe altrimenti soggetta. Il suo potere malefico non si limita a questo, tuttavia, perché all'interno dell'area pregna del suo potere, è lei a decidere le regole...

    CITAZIONE
    Fin da quando era in vita, Xophiab era stata maledetta da una costituzione debole, che l'aveva obbligata ben più di quanto non avesse mai desiderato al chiuso tra le mura di casa. La trasformazione ha giovato alla ragazza, ma nonostante i suoi sforzi non ha mai raggiunto la forza e la resistenza dei suoi compagni e il combattimento in prima linea le è completamente negato. Tuttavia, ella ha dovuto sviluppare una tecnica che le permettesse di difendersi nel caso una battaglia si evolvesse in una direzione a lei sconveniente e questa è la risposta a tale problema. In pochi attimi, la numero VI comincerà ad emettere potere magico dalla punta delle sue dita, senza perderne il controllo e dandogli anzi forma. Come gli artigli di un felino, affilatissimi cristalli purpurei si formeranno sostituendosi alle unghie curate, abbastanza affilati da incidere persino le ossa di un nemico imprudente. La lunghezza che può dare a queste armi è variabile, dai pochi centimetri fino ad un massimo di 25, così come è variabile anche la forma, più o meno arcuata a seconda delle sue esigenze, che può modificare in ogni momento, in seguito alla loro evocazione. Questi artigli avranno una potenza paragonabile a qualsiasi altra arma e non sono dotati di particolari incantamenti. [Abilità Fisica – Consumo Basso – Mantenimento]

    CITAZIONE
    Scudo di Mezzo
    La tecnica ha natura Magica, elemento Nulla. Ha un utilizzo prettamente difensivo e consiste nel generare a poca distanza dal corpo del caster una specie di scudo leggermente ricurvo traslucido e opaco; una sorta di vetro plumbeo la cui comparsa verrà determinata da un gesto specifico (come un'imposizione delle mani o altro) e che sarà in grado di bloccare le offensive avversarie fino ad un potere massimo di Medio, andando in frantumi venendosi a scontrare con potenze superiori. Dopo l'utilizzo lo scudo permarrà per alcuni secondi, fintanto che scemerà nell'aria fino a scomparire.
    Costo. Medio

    CITAZIONE
    Panfobia
    Bambini, adulti, uomini e donne, ognuno può negarlo a se stesso, ma nessuno è esente dalla paura. Si può tentare di esorcizzarla, di soffocarla in fondo al cuore, può anche essere qualcosa di veramente poco conto, ma c'è sempre qualcosa di fronte a cui non si può fare altro che vacillare, tremare come delle foglie, sentirsi spaesati e deboli. Esatto, è questa la differenza più grande tra Xophiab... tra i massimi esponenti dei Nessuno, e chi invece non ha nessun valore di fronte a loro: le persone normali sono dominate dalla paura, quelli come lei la dominano. È un concetto estremamente semplice, per nulla originale, ma dannatamente vero. E persino le menti più potenti, persino i guerrieri più valorosi e temerari tremano di fronte a Xophiab, e pregano a qualsiasi dio possa esistere da qualche parte che i loro tormenti abbiano presto fine.
    Questa è la tecnica più potente di Xophiab, questa la massima espressione del suo potere, questa la forma più pura del terrore trasformata in tecnica. Quando lo desidera, la donna potrà fermarsi e concentrare tutto il suo potere, tutto fino all'ultima stilla, in un'enorme quantità di energia oscura che fluirà nelle sue potenti mani. A quel punto, essa si disperderà in un'area di raggio tre metri da lei in condizioni normali, o arriverà a diffondersi completamente all'interno del Nightmare Fuel. Se le sue vittime si trovano all'interno del raggio d'azione, non è necessario nient'altro, cadranno già vittime del suo potere. Questo, dividendo il suo potere tra più persone, sarebbe possibile per colpire gruppi interi di individui, ma solitamente la Nessuno infligge questa tecnica a singole persone, in modo da massimizzare la sua forza. Al posto della nebbia violacea, cadrà completamente la notte, una notte densa e impenetrabile, una notte nella quale ogni persona si sentirà separata ed abbandonata dagli altri. A quel punto, inevitabile e insopportabile, un grande terrore si impossesserà del malcapitato. Non una paura qualsiasi, tutto il terrore del mondo, l'ansietà presente nei cuori di tutte le genti si riverseranno in una sola persona. La paura sarà tale che chi la subisce nemmeno sarà in grado di capire se è qualcosa in particolare a spaventarlo, la sua mente non sarà capace di pensare ad altro che ad un orrore, un orrore cieco, formato da qualsiasi cosa esista a questo mondo. A quel punto, alla vittima non resterà che ringraziare di non vedere il mondo attorno a lui, perché ogni cosa presente in esso lo avrebbe terrorizzato, eppure non sarà meno spaventato della sua condizione. Il sentimento sarà così potente da provocare uno shock anche nelle menti più forti, è abbastanza da far svenire, da causare crisi epilettiche, attacchi di cuore... le conseguenze che può avere un simile potere variano di persona in persona, ma quel che resta vero è che Xophiab non ha mai visto nessuno, dopo aver subito questa tecnica, rialzarsi.
    [Abilità Illusoria – Costo Critico - Istantanea]

  19. Link scheda: Vi piacerebbe :^)

    Riassunto Post

    Si difende come può e si è rotta della loro merda.

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    B I P O L A R N I G H T M A R E


    «Cosa…?»
    Gli occhi sgranati, la domanda che moriva in gola, si fermò in cima alle scale e osservò l’atrio pochi metri più in basso. Gli era stato riferito di intrusi, di una battaglia, ma mai avrebbe creduto che si sarebbe trattato di qualcosa di così grave. Rapido corse già per i gradini, mentre i suoi occhi scrutavano la sala, scoprendo ogni secondo un nuovo dettaglio, una nuova cicatrice lasciata dal combattimento.
    «Cosa è successo qui?!» Riuscì finalmente a esclamare in direzione delle guardie più vicine. Irritato, si portò una mano alla testa, mentre di nuovo osservava i crateri e le bruciature che avevano spaccato e rovinato la pietra dell’ingresso in più punti.
    «Signore!» Trattenendo un gemito di disagio, Ingwe si voltò verso la donna in armatura che lo aveva chiamato. Anche se erano passate settimane ormai da quando si era unito al comitato ancora faticava ad abituarsi al ruolo di comando che avrebbe dovuto ricoprire. Veloce la guardia gli fece il resoconto della situazione. Ogni parola era assurda, ogni frase sembrava essere uscita da un racconto delirante: nessuno era a conoscenza del come o del perché, ma all’improvviso si erano tutti addormentati, sia guardie che civili, indipendentemente dal ruolo, e quando si erano risvegliati avevano trovato davanti a loro i segni di una battaglia che nessuno era riuscito a vedere; nessuno, se non quattro individui perfettamente desti in piedi in mezzo alle cicatrici lasciate dallo scontro, quattro individui che si erano immediatamente dati alla fuga verso uno dei corridoi laterali. Lentamente il Custode iniziò a unire i tasselli e le informazioni che possedeva. Che si trattasse di un attacco da parte dell’Ordine o dell’Organizzazione? Se davvero fosse stato così, se davvero quattro membri di uno dei due gruppi si nascondevano nel castello… Però, no, non aveva senso. Perché combattere quando tutti erano addormentati, cos’era successo che li aveva spinti a rivelarsi in quel modo? Con sospetto si voltò verso il corridoio in cui erano fuggiti.
    Per qualche istante gli sembrò di avere le traveggole, pensò che i suoi occhi lo stessero ingannando. Confuso strinse le palpebre, cercando di mettere meglio a fuoco l’oggetto del suo sguardo. Lenti, quasi eterni, i secondi passarono, mentre iniziava a comprendere cos’era il fumo che poco alla folta prendeva consistenza e forma all’interno dell’atrio.
    «No…»



    Un gemito di orrore sfuggì alle sue labbra: non avevano tempo per tutto quello, non avevano tempo per pensare.
    «Avverti gli altri seggi, di’ loro di dirigersi immediatamente verso il salone della serratura. Nessuno entra e nessuno esce dal castello.» Stava già correndo in direzione dell’Oscurità quando aveva iniziato a parlare, gli occhi sgranati, colmi di paura, mentre si sforzava di mantenere un tono autoritario che non gli si addiceva.
    «Signore?» La voce titubante, carica di dubbi e preoccupazione, la guardia tentò di ricevere una spiegazione.
    «ADESSO!» Preso dal panico, incapace di trattenersi, gridò. Possibile che non vedesse? Possibile che nessuno si fosse reso conto di quell’enorme Oscurità? In allarme lo sguardo scattò a destra e sinistra. Dei visi che i suoi occhi incrociarono, nessuno era volto verso l’alto, verso il torrente d’ombra che accarezzava le colonne intarsiate e i rampicanti. Il polso della destra ruotò con uno scatto. Uno scintillio perlaceo e Aubade volava al suo fianco, seguendo i suoi movimenti.
    Non importava, non aveva tempo: se davvero l’Organizzazione o l’Ordine si erano infiltrati nel Radiant Bastion, allora non potevano permettersi di sprecare nemmeno un istante. Il suono dei passi della sua corsa echeggiava lungo le pareti del corridoio, perdendosi nel Buio che lento e pulsante scorreva sopra la sua testa. Frenetica la sua mente continuava a lavorare, continuava a cercare un’altra possibile soluzione, un’altra risposta a quello che stava accadendo, ma non importava quanto si sforzasse, non importava quanto sperasse che tutto quello fosse solo un brutto sogno: l’Oscurità che lo circondava, l’Oscurità che scorreva verso l’unico luogo in cui quel corridoio portava, verso la serratura di Radiant Garden era reale. La percepiva, la sentiva sibilare e fumare, malsana. In un ultimo disperato tentativo di negare la verità di quanto lo circondava, richiamò la Luce e il Buio che solo lui riusciva a vedere, sperando con tutto il suo cuore in una risposta differente.
    L’inutilità di quel gesto gli fu subito chiara: come se volesse inghiottirlo, l’Oscurità si allargò e si allungò tutt’attorno a lui, ricoprendo le pareti e il marmo sotto i suoi piedi, facendolo sprofondare in un oceano d’ombra. Era ovunque, avvolgeva tutto fin dove l’occhio riusciva a spingersi. Eppure, sottile ed effimero, un filo di Luce sopravviveva, l’unico segnale che non tutto era perduto, che erano ancora in tempo per impedire che quel mondo sprofondasse nel Regno dell’Oscurità.
    «Cazzo.» Di fronte a quella visione, di fronte a quell’incubo non riuscì a far altro che imprecare.
    Il pavimento si interruppe, di fronte a lui il vuoto, alla sua destra una delle colonnine che servivano a richiamare le funivie che percorrevano il Bastione. Con un grugnito scocciato impose la mano sul meccanismo, chiamando una delle gabbie. Non aveva tempo. Nervoso si mosse a destra e sinistra, come un animale in gabbia. Non aveva tempo, non si poteva concedere il lusso di aspettare la cabina.
    Per un secondo osservò il baratro. Un urlo gutturale riverberò nel vuoto mentre si lanciava in avanti, sfondando con la magia la barriera che gli impediva il passaggio. Frammenti eterei, schegge di vetro e cristallo lo seguirono per qualche istante durante la caduta, mentre il ragazzo tentava di controllare il volo. In un impeto rabbioso scattò verso l’abisso, si spinse in basso. Più veloce di quanto la cautela consigliasse seguì il filo della funivia, seguì l’Oscurità sempre più nera verso i sotterranei del castello, verso il cuore di quel mondo. Sforzando i muscoli dell’addome, svoltò in un corridoio laterale. Le dita strofinarono contro le pareti ruvide, mentre il giovane si spingeva in avanti aiutandosi con tutti e quattro gli arti, simile a un animale.
    Presto.
    Imprecando contro ogni dio che gli veniva in mentre e pregandoli allo stesso tempo, schivò la cabina che giungeva dalla direzione opposta, facendo leva con i piedi contro uno dei bracci metallici.
    Presto. Solo quello riusciva a sussurrarsi nella mente completamente avvolta dal panico. Presto. Solo quella era la parola che continuava a ripetersi ancora e ancora nella sua testa. Presto, presto, presto!
    I corridoi scivolavano veloci attorno a lui. Destra, basso, dritto e di nuovo basso. A ogni metro l’Oscurità aumentava, a ogni battito del suo cuore il timore di non riuscire ad arrivare in tempo sembrava soffocarlo.
    Accadde all’improvviso: senza rendersene conto era arrivato in vista del salone della serratura.
    L’eco appena percepibile di due voci diverse giunse alle sue orecchie da davanti a lui da quelli che sembravano essere almeno venti metri di distanza. Rapido, senza frenare la propria corsa, richiamò la magia e la luce su cui aveva il comando, rendendosi invisibile. Un gesto cauto del braccio e Finduilas uscì dal fodero, iniziando a levitare al suo fianco simile ad Aubade.
    In silenzio, facendo attenzione a non respirare troppo forte si avvicinò alla fine del percorso della funivia, caricando di nuovo la magia, pronto ad attaccare. Una nebbia sottile premeva contro la barriera magica, infastidendo la vista senza però impedirgli di distinguere le sagome. Cinque persone, una a terra, tre vicine, una più lontana, vicino al portone che dava sul santuario interno.
    «Avete paura.»
    La nuova voce era fredda, il tono basso, simile a un sussurro eppure perfettamente percepibile anche a quella distanza. Era una voce innaturale, inquietantemente calma e priva di emozioni, una voce vuota. Un brivido scese lungo la sua schiena, mentre una morsa nauseabonda strinse per un istante il suo cuore. Non si trattava dell’Ordine, quindi: vedeva il cappotto, vedeva il soprabito che contraddistingueva i signori del Nulla, sentiva l’abisso che si nascondeva dietro quella voce, lo ricordava come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando anche lui era come loro.
    L’Oscurità ululò nel buio rispondendo al richiamo di una dei suoi padroni. La vide scorrere verso la donna, raggrumarsi prima attorno alla sua figura e poi, strisciando, scivolare verso il basso, verso quello che riusciva ad identificare come il palmo di lei, compattandosi e racchiudendosi attorno ad esso.
    «Addio.»
    Di nuovo la fretta e l’adrenalina esplosero nel suo corpo, seguite subito dopo dal panico.
    «NO!»
    Un’esplosione accompagnò il suo urlo. Frammenti della barriera volarono in ogni direzione, mentre due nastri di luce si dirigevano verso la donna dell’Organizzazione. L’invisibilità si dissipò, in meno di un istante aveva raccolto tutta la magia che riusciva a canalizzare allo stesso tempo nel suo corpo e l’aveva concentrata in quell’attacco. Senza degnare gli altri presenti di uno sguardo Ingwe scattò in avanti, spingendosi verso l’avversaria con la sua magia. Entrambe le armi volarono di fronte a lui, nuova energia fluì lungo il suo braccio, mentre preparava l’attacco successivo. Con uno scatto laterale, la donna schivò le sue precedenti offensive.
    «Cosa?!» La voce era rotta, un’emozione -sorpresa- riverberava in essa. Irritato, il giovane strinse gli occhi di fronte a quella menzogna.
    L’Oscurità pulsò di nuovo, veloce cambiò forma schizzando come un serpente verso di lui. Immediatamente una serie di lame prese consistenza circondandolo da ogni lato. Sopra, sotto, destra, sinistra. Ovunque si voltasse vedeva un pugnale, la punta diretta verso il suo corpo.
    Rapido mosse la mancina. Scie argentate lo circondarono prima di espandersi con un lampo e un sibilo in ogni direzione, colpendo i pugnali e distruggendoli all’impatto.
    «Chi diavolo sei tu?!» Di nuovo sorpresa, questa volta mischiata a un’emozione che poteva essere vagamente ricondotta alla rabbia. Uno scatto e si spostò a destra. Aubade saettò in avanti, una risposta silenziosa a quella domanda, mirando al fianco della donna, accompagnato dal un ampio movimento del braccio.
    «Il comitato?» Balbettò la Nessuno sorpresa. Uno scudo opaco si frappose tra il Keyblade e il suo bersaglio, fermando il fendente prima che potesse raggiungerlo.
    «Ragazzino inutile... Già allo stremo...» Con un grugnito e un movimento del torso, Ingwe mandò in avanti anche Finduilas, tentando di aggirare lo scudo. Una torsione del braccio e due sottili lame di tenebra crebbero sopra il cappotto dell’Organizzazione, aiutando l’intrusa a deviare il colpo della spada.
    «Rem!» Per un singolo istante i suoi attacchi si fermarono. Per un singolo istante vide rosso, mentre la rabbia montava più forte e feroce di prima. Le braccia tremanti, strinse i palmi delle mani. «Mi servono altri Dream Eaters!» I ricordi del Castello dell’Oblio riaffiorarono nella sua mente, i ricordi di Will e di Shinan, i ricordi di quello scontro che mai sarebbe riuscito a dimenticare.
    «Rem?!» La voce uscì roca e furiosa, con rabbia si spinse in avanti, entrambe le armi sospese di fronte a lui. Argento e luce cozzarono contro gli artigli neri, producendo scintille di entrambe le nature, le magie che colluttavano l’una contro l’altra. Veloce i suoi sensi si spinsero in avanti oltrepassando la porta fino a sfiorare la serratura. Lo sentì solo allora. Un cuore debole, allo stremo, che lentamente cadeva nell’Oscurità.
    «BASTARDI! Cosa avete fatto a Remda?!» Non era riuscito a trattenere l’urlo all’interno della gola, non era riuscito a contenere la rabbia e l’odio.
    «Assolutamente nulla.» La voce, nonostante fosse apatica, sembrava nascondere una malcelata nota di soddisfazione. Uno stridio e la donna mosse gli artigli, cercando di raggiungere il suo volto e di trafiggerlo con essi.
    «Tu, brutta-» Con uno scatto si allontanò dall’altra, mettendo di nuovo distanza tra di loro. Un ruggito seguì l’istante successivo. Due leoni, due grumi della stessa Oscurità che aveva inglobato Radiant Garden, presero forma ai lati della Nessuno, le fauci puntate verso di lui.
    «Ma non ti darò il tempo di chiederglielo di persona!» Con un tintinnio delle catene comparvero sotto e sopra di lui, dirigendosi come serpenti verso i suoi arti. Rapido, il giovane si spostò di nuovo di lato, muovendosi con quanta più velocità il suo corpo e la sua magia gli permettessero. L’energia scivolò lungo il suo braccio, condensandosi attorno alla sua mano. Quattro sfere di luce, ognuna grande come una noce, scattarono dalle sue dita. Una, due, tre… le esplosioni seguirono l’istante successivo, mentre i suoi incantesimi raggiungevano i bersagli.
    Un leone scattò nella sua direzione. Con un balzo il Dream Eater eliminò tutta la distanza che era riuscito a creare, prima di essere trafitto mentre era ancora in aria da una serie di spade bianche.
    Non aveva tempo. Non sarebbe mai riuscito a sconfiggere la donna prima che quel mondo sprofondasse nell’Oscurità, prima che il danno inflitto al cuore diventasse irreparabile. Nervoso, tentò un’altra disperata offensiva. Di nuovo Finduilas scattò in avanti, venendo prontamente intercettata dagli artigli d'ossidiana della Nessuno. Doveva farcela, doveva fermare qualunque cosa stesse accadendo oltre quella porta: tutto quello non era naturale, non era come un cuore veniva normalmente sopraffatto. Non c’erano Heartless, la stessa Oscurità che circondava l’ambiente, che pulsava seguendo il ritmo del cuore di Radiant Garden era diversa, era anomala.
    Però non era da solo. Con una scintilla di speranza la sua mente tornò ai tre guerrieri alle sue spalle. Un Nesciens, un umano corrotto dal Buio e un umano dal cuore ancora puro. Un quarto segnale giungeva dalle sue spalle, debole, troppo per poter essere considerato: un cuore addormentato, un cuore in bilico, in procinto di scivolare nell'abisso del sonno. Per un istante ragionò, cercando una soluzione diversa. Frammenti e schegge di ghiaccio si formarono di fronte a lui, mentre il freddo si insinuava sotto la sua pelle.
    No, si convinse, non aveva alternative.
    «Voi tre!»
    Una barriera cristallina lo protesse dalla magia della Nessuno. Veloce, Aubade tornò nella sua mano. Un istante, il tempo che lo scudo si abbassasse e un raggio di Luce partì dalla punta del Keyblade, dirigendosi verso il portone. Le ante si separarono, uno spazio abbastanza largo per far passare due persone una affianco all’altra si creò tra le due. La terra sotto i suoi piedi brillò. Una voragine si spalancò sotto di lui e terra, umida e putrida, si raggruppò sopra il suo capo, pronta a sommergerlo.
    «Qualunque cosa stia accadendo là dentro-» Con un grugnito si spostò di nuovo di lato, schivando la pioggia di materiale solido, solo per ritrovarsi un leone ad attenderlo, le zanne snudate, pronte a strappargli la giugulare. Trattenendo un urlo di esasperazione frappose Finduilas tra se stesso e la creatura, impedendo al morso di quella di raggiungerlo.
    «-fermatelo! Impedite che il cuore venga consumato finché non arrivo!» Uno scatto e le fiamme si sprigionarono dall’arco del movimento del braccio, bruciando il felino d’Oscurità, solo per virare immediatamente dopo verso la donna dell’Organizzazione, mirando a farla ardere viva. Solo allora si voltò verso i guerrieri a cui stava parlando, solo allora li osservò per la prima volta.
    «Vi prego!»

    Bum, sorpresa! :v: Benvenuti all'ultimo atto di Quarto Regno. Poche cose da dire, spero il post sia chiaro e nel caso non lo fosse sapete dove trovarmi. Inizialmente ammetto che Phil aveva intenzione di inserire un PnG del comitato, invece di un PG, ma... diciamo che in seguito agli eventi più recenti non possediamo più PnG nel comitato di Radiant Garden, quindi, eccoci qua.
    Tengo comunque a precisare che questa è un'eccezione estremamente particolare e dovuta alle necessità del momento, un qualcosa che spero e credo non diventerà lo standard. Detto ciò, buon divertimento e buona ruolata, ragazzi!


     
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    La soddisfazione di vedere la meteora esplodere, collidere sulla parete magica eretta dal nemico, creare una rete d'increspature, accartocciarla come vetro fuso e abbattersi sulla donna in una pioggia di lapilli neri lo fece quasi tornare ragazzino; osservò lo scenario pieno dello stesso goliardico gaudio che lo aveva riempito tutte le volte in cui aveva assistito ai fuochi d'artificio macchiare i cieli notturni del suo mondo e di quello che lo aveva accolto con coloriti crescendo di petali incandescenti.
    Poteva usare tutti i trucchetti e le pantomime che voleva, non era possibile che non l'avessero colpita- poteva sentire attraverso le spire della nebulosa che si era propagata dal centro dell'eplosione il peso di ogni singola maceria accelerare verso il terreno e piombare su di esso con forza, poteva sentire attraverso le estremità di ciascun detrito la pelle nera strapparsi, la carne fredda e tenera lacerarsi, il sangue sgorgare umido e viscoso, le ossa dure scheggiarsi. Una, due, tre, dieci volte: un tripudio di dolore che mandava scariche di adrenalina lungo il collo non appena i muscoli si contraevano e le pulsazioni e la pressione sanguigna andavano fuori controllo.
    In mezzo a quelle sensazioni carnali, provò un brivido di eccitazione nel percepire lo spettro di un sentimento, come una radiazione fossile che ripeteva una frequenza estinta da tempo. Livore, aggressività, il sapore di bile e sangue in bocca, il gemere dei denti digrignati, l'avvampare delle guance, il bruciore dello stomaco che si contorceva.
    Era odio. E nel provare quasi per osmosi quel sentimento, l'euforia delle battaglia formicolava in ogni fibra dell'immortale.
    Qualcosa, però, spense immediatamente l'entusiamo: tutt'a un tratto sentiva come fosse venuto mancare un appoggio, la vertigine gli scosse la testa e fece ondeggiare la stanza davanti ai suoi occhi. Chiuse gli occhi, sentì la meningi contrarsi e i tamburi dei timpani rullare ad alta velocità nelle orecchie, per poi fermarsi dopo neanche un secondo. Oltre al rumore della polvere e della nebbia che si gonfiavano e si sollevavano in sbuffi attorno a loro, discernette un'ovattata e lenta percussione, seguita a ritmo da un'altra; qualche istante di pausa, poi un altro paio, pausa e un altro ancora, pausa e un altro ancora, pausa e un altro ancora.
    Tu-tum
    Spalancò gli occhi e portò istintivamente la mano allo sterno, ma sotto i vestiti, per quanto affaticato, il cuore continuava a pompare sangue con decisione, ogni battito scandito da una leggera fitta alla clavicola sinistra, ogni battito spinto dal respiro sempre più agitato dell'immortale, ogni battito ben diverso da quelli che aveva percepito poc'anzi.
    Voltò di scatto la testa verso la propria destra: né Azrael né Xisil sembravano in preda a malori di sorta; entrambi erano sull'attenti e pronti alla prossima mossa, decisi quanto lui a chiudere lo scontro. La manò sinistra volò verso il lobo dell'orecchio destro e agitò le lamelle di vetro, il cui tintinniò si propagò in un'onda di particelle che fece illuminare gli accenti scarlatti di cui ai suoi occhi era tinto il miasma in cui erano immersi- nessuna risposta da parte dei loro corpi che non fosse inusuale.
    Tuttavia, sentì, alle proprie spalle, più intenso di prima, quel battito dolce, lento, assonnato, che lasciava dietro di sé un'eco simile alla risacca marina, imperterrito nella sua brachicardia. Inspirò a pieni polmoni, inalando la nebbia pungente e fredda.
    Tu-tum
    Espirò rassegnato e si girò.
    Egeria non si muoveva più. Si chinò su di lei, le cinse le spalle col braccio e le alzò il busto, senza che ciò scatenasse la benché minima reazione da parte sua. Il petto della giovane si alzava e si abbassava impercettibilmente, vi poggiò il palmo libero sopra e da sotto il vestito freddo poté sentire che a inviare quel tenue messaggio era stato il suo cuore.
    'Ha subito un forte trauma ed è svenuta, è normale che mentre si sta riprendendo le sue funzioni vitali siano più deboli.'
    Non si stava riprendendo.
    'Si sta riprendendo.'
    A che pro mentire? Gl'importava davvero così tanto di una sconosciuta? O forse voleva nascondersi dalla responsabilità e dalla vergogna di aver perso di nuovo, per l'ennesima volta, qualcuno in battaglia? Quante vite aveva visto spegnersi? Perché lei avrebbe dovuto fare la benché minima differenza?
    'Posso salvarla.'
    Non poteva.
    'Sì.'
    No.
    'Mi ha aiutato'
    E come l'aveva ripagata?
    Si morse l'interno della guancia e cercò lo sguardo della ragazza col proprio: tutto ciò che trovo furono due paia di ciglia lunghe che sigillavano completamente le orbite, il viso di porcellana rilassato e pacifico. Stava dormendo, e non sembrava intenzionata a svegliarsi.
    "Non è il luogo né il momento di dormire", le intimò con voce roca mentre l'agitava, per tutta risposta quella chinò il capo di lato.
    "Mi prendi in giro?" Sbottò, aspettò uno, due, tre secondi, poi si diede dell'imbecille per essersi aspettato una reazione.
    Si voltò verso l'orlo di quello che era stato il baratro ed ora era tornato ad essere una tavola sfregiata dai segni della battaglia, e le iridi dorate intercettarono il Nessuno, in ginocchio sul pavimento: la vista della schiena di lei striata di sangue, graffi e caligine gl'infiammò le orecchie per quant'era appagante, ma non appenò notò la velocità con cui si stava rimettendo in piedi strinse denti e occhi- un bel colpo, ma non abbastanza da buttarla giù; attorno a loro, la foschia nera aveva iniziato a sfilacciarsi in tanti viticci oscuri che serpeggiavano verso la loro padrona. Non c'era un solo attimo da perdere.
    Tornò ad occuparsi della compagna inerme: le raddrizzò la testa, le pettinò i capelli incollati sulla fronte dal sudore e battè più volte con la mano sulla guancia morbida. Niente. Gliela pizzicò. Nulla.
    "Egeria", la chiamò, la scosse, la chiamò di nuovo, con voce più alta. Egeria continuava a dormire, indisturbata. Tra le sue braccia, sembrava davvero una bambina che si godeva un po' di riposo dopo una lunga, stancante giornata di giochi.
    Ma non aveva giocato. Aveva combattuto, e cosa più importante l'aveva aiutato. E come l'aveva ripagata?
    Si schiarì più volte la gola secca, le labbra si ritirarono all'interno della bocca e vennero prese d'assalto dagli incisivi, mentre il torace dell'uomo si gonfiava e sgonfiava quasi seguendo la cadenza del cuore di lei.
    La voce di Azrael interruppe il duetto: "Buone notizie, compare! Sono arrivati i rinforzi!"
    Sussultò, sentendosi osservato: nel sollevare lo sguardo trovò Azrael e Xisil a indagare il quadretto, e l'espressione di sollievo e urgenza sui volti di entrambi si era contorta in una di apprensione.
    Sospirò, chiuse gli occhi e scosse lentamente la testa, costernato. Le palpebre si rialzarono di poco, nel sentire il Nesciens: "L'amica omerica è impegnata con un giovanotto abbastanza arrabbiato. Certo, non arrabbiato quanto me e te, ovviamente", l'uomo dai capelli fucsia indicò se stesso col pollice e Khan con l'indice, poi fece un cenno del capo dietro di sé, "Ma quel che basta per tenerla a bada il tempo necessario per una ritirata strategica."
    "Ci ha detto di dirigerci verso la porta del Cuore del Mondo", intervenne Xisil, "Dentro la stanza, dovremmo riuscire a porre fine almeno a parte di questo incidente"
    'Ritirata, eh?' Per quanto l'orgoglio abbaiasse oltraggiato da quella proposta, aveva tra le mani qualcosa di più urgente di una sua vendetta personale. E non dubitava che anche i suoi compagni fossero stanchi per quello scontro- per quanto loro erano ancora in piedi, mentre lui piegato e in preda alla frustrazione di aver fallito nell'assicurarsi la sicurezza di una di loro.
    Guardò uno, poi l'altra, poi annuì velocemente. Imbracciò anche le gambe di Egeria, la sollevò verso il proprio petto e si alzò.
    "Andiamo."
    L'aveva aiutato. E come l'aveva ripagata?
    Lanciò un'occhiata di sottecchi al lungo caschetto nero che riposava contro il suo pettorale.
    'Tanto per cominciare, non ti abbandonerò.
     
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