Ascend to Oblivion

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    Odiava quei momenti in cui i suoi presentimenti venivano confermati nella maniera più cruenta possibile. Anzi, forse quello non era che un eufemismo di fronte a ciò che provava veramente, perché dire che in quel frangente tutto era andato per il verso sbagliato... non era abbastanza. Eppure non voleva neanche dire, né pensare, che si era immaginato uno scenario simile quando aveva fatto quel discorso a Ingwe, che lui aveva detto più volte di non aspettarsi un lieto fine o una battaglia semplice. Solo che non si aspettava che tutto andasse al diavolo così rapidamente.

    -Siete talmente patetici che è difficile non ridere.

    Come per aggiungere sale alla ferita aperta dalla discussione precedente, la loro ospite decise di farsi nuovamente viva, anche se come semplice voce disincarnata, ma beffarda e altezzosa come al solito. Detestava quel comportamento, quella continua ricerca di superiorità, quando in realtà neanche lei aveva il coraggio di affrontarli senza che il castello le facesse da scudo. Per quanto fosse conscio della strategia dietro a quel gesto, qualcosa all'altezza del suo stomaco si contorceva al pensiero di come questa tattica venisse usata in maniera tanto beffarda. In quel momento, quel discorso di Siegfried sulla "falsa forza" usata come colonna portante della propria vita sembrava dannatamente calzante, ma neanche quel pensiero riusciva a dargli un attimo di sollievo.

    -Vi fate aiutare da una copia. Dalla più insignificante.

    Per Asura, quanto avrebbe voluto risponderle per le rime! Aveva tante, troppe parole da dirle, troppe frasi da lanciarle contro per spezzare quella corazza che aveva costruito sul loro sangue e le loro lacrime, ma l'uomo non riuscì a parlare. Se la sua turbina fosse stata anche solo minimamente simile a un cuore umano, in quel momento avrebbe perso più volte un battito. Lo sguardo dell'automa viaggiava lungo le pareti intorno a loro, cercando con entrambi gli obiettivi dei suoi occhi un qualsiasi segno, anche il più piccolo indizio della presenza di Will in quella stanza. Anche senza l'Aura Radar, qualcosa nella sua testa gli stava praticamente gridando di un pericolo intorno a loro, un presentimento che, purtroppo, si avverò pochi attimi dopo. La coda del suo occhio destro viaggiò in direzione del pavimento, come se la loro aguzzina potesse emegere improvvisamente da quel terreno schifosamente candido, ma ciò che l'uomo vide gli causò altrettanto orrore. La figura della bambina che si accasciava a terra, e una sagoma fin troppo simile a quella della loro compagna mancante, che si allontanava dando loro le spalle con una daga insanguinata in mano. Per la seconda volta, la piccola Noel era sul punto di morire, e lui non se ne era neanche reso conto. Anzi, nessuno sembrava essersene accorto, perché la ragazzina dai capelli bianchi si allontanò rapidamente da loro, come se fosse apparsa dal nulla.

    -Quanto può essere utile una bambina in battaglia? Quanto può essere utile una copia in battaglia?

    Le parole della burattinaia quasi non lo toccarono, perché Maxwell fu troppo occupato a farsi ben altre domande: quella era davvero Shinan? E se quella domanda aveva una risposta positiva, perché diamine anche quel presentimento si era avverato?! Perché si era lasciata manipolare così?! Qualcosa non andava. Neanche lui sapeva a cosa si riferisse esattamente quel pensiero, ma per qualche ragione, l'uomo non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che... "qualcosa" fosse fuori posto. Anche la sua mente aveva finalmente ceduto a quegli ultimi mesi di follia? Oppure erano la stanchezza e la rabbia, che fino a quel momento aveva represso a forza, a dargli quella sensazione così opprimente? Non lo sapeva. Anzi, forse non voleva saperlo, non era intenzionato a dare corda a certi pensieri, non in quel frangente. Non quando la loro aguzzina si decise a dar loro l'ennesimo colpo basso.

    -Avete scelto il fantoccio sbagliato con cui schierarvi.

    Poco prima che Will pronunciasse quelle parole, l'ennesima sagoma familiare si fece strada in quella stanza, e fu in quell'istante che l'uomo si ritrovò a stringere nuovamente i pugni, mentre la rabbia scorreva insieme all'olio nelle sue vene artificiali. Per l'ennesima volta, la burattinaia aveva deciso di usare un simulacro di Noel, una bionda visibilmente stanca, controllata da fili invisibili che la portavano nuovamente su quel dannatissimo palcoscenico improvvisato. A quel punto, la "sottile" ironia di Will gli dava seriamente ai nervi. Copie, fantocci, parole, parole, PAROLE! Era stanco di vedere sempre la stessa recita, stufo di dover sempre sopportare che quella bambina dietro le quinte gli trapassasse le orecchie con i soliti moniti. Senza quelle belle frasi fatte a decorare le sue azioni, alla fine, la burattinaia non stava facendo altro che giocare con delle bambole viventi, ma una di queste aveva raggiunto il limite della sopportazione.
    Tuttavia, quella rabbia venne rapidamente sostituita -o come minimo affiancata- da una genuina preoccupazione, quando la Noel che aveva davanti agli occhi alzò lentamente una delle sue armi in direzione di Aqua. D'istinto, l'uomo spiegò verso il terreno la propria ala destra, rischiando quasi di piantarla nel terreno, cercando a ogni costo di nascondere la donna dai capelli turchesi al mirino della bionda. No. No, non poteva andare così, non doveva essere così. Anche se fosse stato per volere del "destino" o balle simili, perché le cose dovevano svolgersi in quel modo? Perché, ma soprattutto, come faceva la loro avversaria a manipolare in quel modo tutto ciò che aveva intorno? La bambina gli aveva detto di trovare un modo per sconfiggere Will, di fare qualcosa per impedire che vincesse la sua battaglia con la vera Noel, ma cosa potevano fare?
    Anche questa domanda, sfortunatamente, venne bruscamente interrotta da un botto. Uno sparo proveniente da una pistola di quella bionda, ma che era stato diretto, senza alcuna esitazione, alla bambina morente accanto a lui. Maxwell riuscì solo a spalancare un attmo gli occhi a quel gesto, solo per stringerli pochi attimi dopo per contenere la frustrazione che gli cresceva nel petto. Quella situazione era un parallelo troppo simile agli anni che aveva passato in accademia, "stringi i denti, solo per vedere chi ti sta intorno morire come un cane", e continuava a colpirlo sulla nuca come una pesante mazza ferrata. E, come se questo non fosse abbastanza, alla follia generale del momento si unì qualcosa di inaspettato. Maxwell non riuscì a capire esattamente cosa fosse successo, ma anziché concentrarsi su di loro, la bionda decise di concentrarsi sull'ultima traccia rimasta della bambina: il coniglietto di pezza. La parte peggiore? Che, dopo il primo colpo, quest'ultimo cominciò a sanguinare, cambiando improvvisamente forma e prendendo vita, sollevandosi a mezz'aria da una specie di pozza di sangue, solo per venire intercettato da un'altra pallottola.

    -Che cosa diavolo...?!-

    Non avrebbe saputo dirlo meglio, e neanche Siegfried riuscì a trovare altre parole all'infuori di quelle. Un chiaro brivido gli percorse la schiena, facendo fremere le sue membra meccaniche, ma l'uomo non riuscì a fare altro. Maxwell si sforzò di rimanere immobile, fermo nella sua posizione difensiva: se non aveva la più pallida idea di come reagire a ciò che aveva appena visto, almeno era certo che non voleva che la stessa cosa capitasse alla donna che si trovava alle sue spalle. Anche perché, proprio come diceva quel maledettissimo proverbio, le sventure non arrivavano mai da sole. Se prima era preoccupato perché avevano già due ospiti inaspettati, in seguito alla "morte" del pupazzo arrivò anche un terzo incomodo, un uomo vestito di nero, col volto coperto da un cappello del medesimo colore, che si posizionò dietro alla Noel ancora viva. Lo aveva completamente dimenticato. Topolino aveva menzionato qualcosa a proposito di un individuo che aveva reso quel bastione la sua base operativa, o una cosa simile, e considerando che quel vecchio era dal lato degli alleati di Will, le cose non potevano che peggiorare per loro. E Will non aveva neanche mostrato il suo brutto muso.
    Messo di fronte a questi pensieri, Maxwell non poté fare altro che stringere il pugno destro, teso di fronte all'ala corrispondente come una specie di ulteriore difesa per Aqua, mentre la sua mente faceva di tutto per sopprimere un grido. Odiava quella situazione, voleva solo esplodere, incurante di chi aveva intorno, ma quello era un lusso che non poteva concedersi, che non gli poteva essere mai più concesso. Non se voleva restare vivo, non se voleva essere minimamente utile ai suoi compagni di sventura. E, soprattutto, non se voleva schivare il prossimo attacco di quella copia di Noel. Dopo aver esaurito i bersagli inermi, infatti, la bionda decise di sparare un colpo apparentemente a vuoto, proprio in mezzo a loro, scheggiando parte del pavimento. L'uomo non ebbe neanche il tempo di chiedersi il perché di quel gesto, giacché gli occhi della ragazza furono fin troppo chiari: quello sparo non era che una preparazione, e lui aveva visto qualcosa del genere nel Regno dell'Oscurità. Qualcosa che, purtroppo, non portava affatto buone notizie per loro.


    -Tch...!

    Preso dal panico, l'uomo avrebbe ritratto l'ala destra, voltandosi rapidamente verso Aqua, che si era seduta, stanca, sul terreno bianco. Doveva fare in fretta, solo di questo era sicuro. Si lanciò verso la donna, e non appena l'avesse raggiunta, avrebbe fatto scivolare gli artigli della mano sinistra sotto le sue coscie, mentre la mano destra le reggeva la schiena, fino a prenderla in braccio. Quello era l'unico modo che aveva per tenerla al sicuro, ma sarebbe riuscito a terminare quell'azione? Doveva farlo, voleva farlo, ma le sue gambe erano pesanti, non sembravano pronte a dargli il supporto di cui aveva bisogno per quella schivata... ma, finalmente, un'altra parte del suo corpo decise di rispondergli. Le ali della corazza scattarono nel giro di pochi attimi, estendendosi in tutta la loro lungezza dietro il corpo dell'automa, e dandogli la spinta necessaria per muoversi quasi quattro metri di fronte a sé, mentre con un altro sforzo riuscì a puntare a terra le gambe. L'uomo si sarebbe voltato nuovamente verso i suoi aguzzini, con Aqua ancora stretta tra le braccia, mentre le ali di Destroyer's Heritage rimanevano tese, piegate come scudi ai lati del suo corpo con fare protettivo. Non era sicuro di quando fosse successo, ma i sistemi di volo si erano improvvisamente riattivati, e poteva quasi avvertire l'attivazione dell'Aura Radar, due capacità che sarebbero state praticamente necessarie in quella battaglia. Ma per quanto sarebbe riuscito a resistere, e quanto sarebbero riusciti a fare lo stesso anche gli altri due ragazzi? Il peso di quella corsa contro il tempo non faceva che aggiungere altro peso sulle sue spalle...

    CITAZIONE
    Maxwell Blaze
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Teso, sul chi vive
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:

    »Dragon Arm R - Opaque reload: + 20 al parametro Corpo e + 10 al parametro Velocità.
    »Dragon Arm L - Reload: +10 in Corpo, +20 in Destrezza e +15 in velocità.
    »Pettorali di tiglio - Autumn Reload: + 20 punti in Corpo e + 25 punti in Velocità.
    »Spallacci Orientali
    »Draco Leg R & L
    »GR Generator -Mk. Dark-: In seguito alle ferite subite nel Regno dell'Oscurità, il nucleo di questo oggetto ha assorbito una grande quantità di energia oscura, ma la sua natura peculiare gli ha consentito di assimilare completamente tale forza estranea per potenziare l'automa. Grazie a questo fatto, il generatore in sé si è come "evoluto", diventando molto più sincronizzato con l'energia di Maxwell e Siegfried, e donerà così a entrambi un migliore controllo della loro energia, riducendo drasticamente il costo di qualsiasi abilità che usi l'Essenza per venire scatenata, poiché "donerà" una parte dell'energia immagazzinata al proprio interno. Questa capacità si traduce in uno sconto del 3% nel costo di ogni abilità che si basi sulla statistica sopracitata, consentendo all'automa di utilizzare molte più abilità di supporto in battaglia, ma mai senza pagare almeno un 1% della propria energia magica [Abilità Passiva Superiore]. Tuttavia, questa non è stata l'unica conseguenza di quella disavventura. Infatti, in seguito alle varie energie estranee che sono passate nel corpo dell'UN-55, la Roccia Divina ha ottenuto un'affinità migliore con le parti periferiche del corpo dell'automa e con i potenziamenti applicati a queste ultime. Questo consentirà al cyborg di usufruire sempre dei bonus e le abilità appartenenti a qualsiasi equipaggiamento direttamente collegato al suo corpo, anche se questo venisse rimosso o distrutto. In quest'ultimo caso, inoltre, gli incantesimi di cura saranno in grado di riparare i danni di tali oggetti o parti del corpo, e tutti i potenziamenti applicati rimarrebbero tali, in quanto "conservati" all'interno della Roccia Divina [Abilità Passiva Superiore]. Infine, l'energia che il generatore non è riuscito ad assimilare è stata semplicemente distribuita lungo tutto il corpo dell'automa, donandogli un bonus di 25 punti in Essenza [Oggetto Incantato, 75 AP].
    »Destroyer's Heritage: E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, e anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri e il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi sia per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di nove metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].
    »Reminiscence Fragment e Soul System non attivi

    Abilità:

    »Aura Radar [Abilità Passiva - Superiore]: Maxwell ha sempre avuto un grande talento nella manipolazione della sua energia vitale per l'uso dell'arte marziale tipica del suo mondo, e questa è una capacità che riflette questo fatto. Gli utilizzatori esperti del Pugno del Drago Iracondo, infatti, sono in grado di sentire anche la forza vitale altrui entro una certa distanza, riuscendo così a individuare i loro avversari con più facilità. Nel caso del cyborg, questa abilità è stata "tradotta" in un radar che funziona tramite l'espansione della forza vitale dell'utilizzatore, un sistema che gli consente di tenere sotto controllo un'area di 10 metri di raggio intorno a sé, e di avvertire gli esseri viventi all'interno di questo raggio d'azione. Maxwell e Siegfried, quindi, potranno sentire chiaramente le aure degli individui intorno a loro, riconoscendo a grandi linee il "segnale" di persone che hanno già conosciuto, ma nel caso di sconosciuti e creature prive di unicità, avranno una reazione generica. I Nessuno saranno avvertiti con un segnale "vuoto", molto flebile; gli Heartless saranno avvertiti con un segnale di pericolo, e sentiranno chiaramente il loro desiderio di cibarsi di cuori; i Soldati dell'Oscurità saranno avvertiti come qualcosa di "contaminato", con un segnale molto simile a quello degli Heartless, ma senza la sensazione istintiva di pericolo; i Nesciens saranno avvertiti come una pura massa di emozioni e "trasmetteranno" il loro segnale come il sentimento da cui sono nati e, infine, i Completi saranno avvertiti senza alcuna particolarità. Questi segnali saranno avvertiti con una "massa" particolare all'interno del raggio d'azione del radar, corrispondente a grandi linee alla stessa massa corporea dell'individuo cui appartiene, e nel caso l'automa sia privato della vista o abbia gli occhi chiusi, nel suo normale raggio visivo potrà vedere chiaramente le sagome degli individui presenti entro i dieci metri di raggio di cui sopra. Tale precisione è raggiungibile sia grazie al talento di Maxwell che al supporto di Siegfried, che collaboreranno per usare sia le naturali capacità della metà umana sia i sistemi della metà elettronica, quale che sia la personalità dominante nel corpo.

    Statistiche:

    Corpo: 120
    Base: 60 + Energia Rossa: 10 + PQ: 0 + Equip: 50

    Essenza: 135
    Base: 40 + Energia Rossa: 40 + PQ: 30 + Equip: 25

    Mente: 80
    Base: 50 + Energia Rossa: 30 + PQ: 0 + Equip: 0

    Concentrazione: 100
    Base: 50 + Energia Rossa: 40 + PQ: 10 + Equip: 0

    Destrezza: 120
    Base 50 + Energia Rossa: 20 + PQ: 30 + Equip: 20

    Velocità: 145
    Base: 50 + Energia Rossa: 10 + PQ: 35 + Equip: 50

    Riassunto Post & Note: Che dire... per questo turno, Maxwell non fa molto in quanto a mosse di battaglia, si limita a prendere Aqua in braccio e a volare via, spostandosi di circa quattro metri verso il muro che era alle sue spalle, così da schivare la Maestria di Detonazione, per poi voltarsi con le ali in una posizione difensiva ai suoi lati. Per il resto niente di che, il level up del suo Persona il momento in cui le sue abilità gli tornano in corpo viene avvertito come un briivido, quindi non se ne rende conto finché la disperazione non gli attiva a forza i propulsori delle ali.
     
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    «Siete talmente patetici che è difficile non ridere. »
    Affilata come una lama, carica di scherno, la voce di Will li raggiunse.
    Troppo tardi. Era troppo tardi per scappare, troppo tardi per potersi salvare. Non avevano la benché minima speranza di riuscire ad uscire da quel Castello, non più.
    Veloce, appena percettibile, una sequela di imprecazioni continuava ad uscire dalla sua bocca. Non aveva nemmeno senso quel gesto, era solo una maledizione che rivolgeva all'albina e a se stesso. Era stato uno stupido persino a sperarci. Teso spostò il suo corpo di fronte a Vanessa, il braccio alzato in una posizione difensiva. L'unica cosa che aveva mai voluto era una vita felice, normale, priva di tutto quello che stava accadendo. Perché a lui, dunque? La testa scorreva velocemente lungo le pareti, cercando una traccia della loro burattinaia. Niente.
    Vuoto, bianco, un'ombra, muri tutti identici. Niente.
    Perché a lui? Perché a loro? Domande inutili, prive di senso in un contesto come quello. Eppure era qualcosa che a lui importava, qualcosa che doveva avere una risposta. Non poteva trattarsi di “destino”. Non era giusto.
    Stancamente si voltò verso Vanessa, lo sguardo appesantito, pieno di un qualcosa che sapeva non ci sarebbe dovuto essere, non in lui, non in un ragazzo della sua età.
    Erano giovani, troppo giovani per essere in procinto di morire. L'orlo del baratro non era mai sembrato così vicino, mai come in quelle ultime ore.
    Lui non era capace di affrontare a volto aperto tutto quello, tutti quei suoi sentimenti. Era un qualcosa che lo stava logorando, distruggendolo con una costanza ed uno zelo invidiabili.
    Voleva solo ritrovare Shinan e scappare. Voleva che sia Vanessa che lei potesse continuare a vivere, senza dover più soffrire situazioni come quella. Già prima era stato pronto a sacrificarsi per loro, a gettare la sua vita per altre due…
    Probabilmente, il suo sarebbe stato un sacrificio inutile, privo di senso. Will non aveva intenzione di lasciar vivere nessuno di loro. Quella era la verità. L'unica cosa che quel mostro desiderava era vedere la disperazione crescere nei loro occhi, per poi, una volta che avessero perso anche l'ultimo briciolo di speranza, ucciderli.
    «Vi fate aiutare da una copia. Dalla più insignificante. »
    Perché non si mostrava? Perché non li annientava tutti in un solo colpo? Odiava quell'attesa così carica d'ansia, quella paura viscida per la propria e l'altrui salvezza.
    Will, la Volontà dell'Abisso. L'incarnazione della disperazione, un essere misero, da compatire, di cui aver pena.
    Un qualcuno che voleva essere vero, un qualcuno che, per raggiungere quella felicità non avrebbe esitato a sacrificare altre vite.
    Preoccupato, si voltò verso Noel, verso la “copia” a cui Will si era appena riferita.
    «Quanto può essere utile una bambina in battaglia? Quanto può essere utile una copia in battaglia? »


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    Il ticchettio del sangue risuonò assieme all'eco delle ultime parole della Volontà. Un rivolo costante, rosso, caldo scorreva lungo la lama del pugnale di Shinan prima di gocciolare a terra delicatamente.
    Per un istante il mondo attorno a lui ruotò, privo di gravità e di qualcosa che gli impedisse di sgretolarsi nel caos più assoluto.
    Shinan. Finalmente l'aveva trovata, finalmente erano riusciti a riunirsi, finalmente lei si trovava lì davanti a loro, un coltello in mano, affondato fino all'elsa nel petto di Noel.
    Gli occhi erano sbarrati, aperti, incapaci di staccarsi da quella scena che sembrava essere uscita dal suo peggiore incubo.
    Con lentezza la bionda cadde a terra, sul pavimento macchiato del suo stesso sangue.
    Non poteva essere. Non poteva accettare qualcosa di simile.
    Shinan, lei era…
    In preda alla confusione ed al panico scosse la testa con violenza, tentando di eliminare quelle immagini, le mani strette in una morsa disperata davanti a sé, una morsa con cui tentava di aggrapparsi a qualcosa, qualunque cosa potesse salvarli, qualunque cosa potesse cancellare quello che era appena accaduto.
    Quello era il potere di Will. Quello era ciò che l'albina era capace di fare.
    Doveva trattarsi di un'illusione, nient'altro. Disperato tentava di farsi sorreggere da quell'idea, da quel pensiero.
    Non c'era altra spiegazione.
    Shinan doveva ancora arrivare, si trovava indietro, persa nei meandri del Castello.
    Quella era l'unica verità, l'unica cosa che avrebbe accettato.
    Anche se sapeva che non si trattava d'altro che d'una bugia, uno stupido desiderio con cui tentava di non crollare del tutto.
    Un rantolo uscì dalla sua bocca, mentre la disperazione si faceva strada dal suo cuore ai suoi polmoni. Non bastava torturarli? Non bastava ucciderli? Anche questo. Doveva fare anche questo, quel mostro?
    Pieni di panico i suoi occhi continuavano a dardeggiare dal cadavere della bambina al suo animaletto di pezza, fino a tornare a Shinan.
    Quello… era troppo. Quello era decisamente troppo!
    Will?! Un essere degno di pena, di comprensione, di empatia?!
    Come poteva essere stato così cieco, così stupido?!
    Con rabbia strinse i denti, tentando di reprimere l'urlo che sentiva crescere dentro di sé. Non c'era altro che odio in lui, in quel momento. Solo un odio cieco e illimitato, un odio rivolto verso Will.
    Ciò che aveva fatto a Shinan era stato troppo, la goccia che aveva fatto traboccare un vaso fin troppo pieno.
    Era vero che non avevano alcuna speranza di vittoria, era vero tutto, il fatto che lei fosse abbastanza potente da ucciderli tutti con solo un dito, il fatto che, là dentro, almeno, potesse modificare la realtà come più le piaceva, ma era altrettanto vero che non sarebbe morto senza lottare, non sarebbe morto senza nemmeno assestare un colpo, senza nemmeno aver avuto un assaggio di giustizia.
    La piccola aveva ragione: una persona che muore non ne valeva quattro e altrettante dopo.
    Forse si stava facendo trascinare dalla rabbia, forse non stava facendo altro che cadere nella trappola dell'Albina. Non importava.
    Noel. Chiedere scusa non sarebbe stato sufficiente… Sperava solo di poter esser perdonato, casomai si fossero rivisti in un ipotetico aldilà. Stava per farle dell'altro male, per infliggere altro dolore, il tutto inutilmente.
    «Avete scelto il fantoccio sbagliato con cui schierarvi. »
    Nuovi passi risuonarono all'interno del loro cimitero. Un nuovo ospite aveva fatto la sua comparsa.
    Noel. Di nuovo. Adulta, questa volta, e accompagnata da due pistole, lo sguardo vuoto, perso nel bianco che li circondava. Un altro falso, un'altra copia. Quella vera si trovava più avanti, ferita, priva di coscienza, vicina alla morte, esattamente come loro. Esattamente come aveva detto la piccola che li aveva aiutati.
    La vigliaccheria di Will sembrava non avere fine: quanto tempo ancora si sarebbe nascosta dietro alle proprie bambole? Quanto tempo ancora avrebbe aspettato prima di scendere in campo e farli fuori una volta per tutte?
    Triste, osservò la bionda negli occhi.
    Cosa avrebbe voluto chiederle, cosa avrebbe voluto comunicarle? Sarebbe stata capace di riferire il messaggio all'originale prima che anche questo scomparisse nel nulla? Probabilmente no.
    Rassegnato si voltò nuovamente verso la sua amica, verso la ragazzina che non aveva mai voluto fare nient'altro se non aiutare il prossimo.
    Chissà se rimaneva qualcosa di lei dietro quegli occhi rossi, sotto i capelli bianchi? Chissà se dentro di sé stava urlando, piangendo per quello che sentiva che stava per accadere, per quello che era costretta a fare?
    Dal profondo del suo cuore, Ingwe sperava di no.
    Non voleva che soffrisse ulteriormente, non voleva che versasse lacrime per le loro morti.
    Eppure, quanto desiderava che ci potesse essere un modo per farla tornare come prima, quanto desiderava che ci potesse essere una speranza di successo. Quanto desiderava avere la speranza che, per una volta, non fossero gli incubi a predominare nella sua vita.
    Una volta, almeno una volta, avrebbe davvero voluto poter vivere un sogno felice, un qualcosa capace di durare, un qualcosa di più che un effimero istante destinato a scomparire nel buio.
    Lenta, vuota, la Noel adulta puntò l'arma nella sinistra verso la ragazza dai capelli azzurri.
    Con uno scatto, Maxwell le si mise davanti, tentando di proteggerla con l'ala destra, di farle scudo col proprio corpo.
    Ingwe non agì. Non ne aveva più la forza, non ne aveva più la voglia. In quel momento, per lui, contavano solo Vanessa e Shinan.
    Lo sparo destinato alla giovane non arrivò mai.
    Un altro, invece, un ultimo gesto di scherno e disprezzo, si impresse sul cadavere della bambina.
    Con un gesto meccanico, secco, la bionda spostò la mira, puntando, questa volta al coniglietto fatto cadere dalla copia più giovane.
    Copie che uccidono altre copie, gesti privi di senso, privi di scopo, privi di volontà.
    Ciò che stava manovrando quel fantoccio era ancora nascosto, ancora lontano dai loro occhi.
    L'eco dello sparo rimbombò nella stanza per due secondi buoni, prima che il peluche venisse sollevato in aria da una forza invisibile. La stoffa si lacerò, rigirandosi su se stessa, mentre l'imbottitura del musetto veniva scavata, sostituita da due cavità oculari vuote, nere. Poche, dense, pesanti, gocce di sangue caddero sul pavimento, unendosi alla pozza ben più grande lasciata dalla precedente proprietaria del giocattolo.
    Una nausea calda invase il suo corpo, di fronte a quella scena, espandendosi dal petto fino alla punta delle dita.
    Un secondo proiettile attraversò l'aria, bruciando la stoffa ancora bianca della pancia di quello che fino a pochi istanti prima era stato il coniglietto della bambina.
    Ritmico, il rintoccare di un bastone contro il pavimento marmoreo distolse l'attenzione del ragazzo da quello spettacolo, facendola spostare sulla figura dell'anziano in nero che faceva il suo ingresso in scena, posizionandosi dietro Noel.
    Un nemico in più, un ostacolo in più tra lui e Will.
    Forse anche lui era sotto il controllo dell'albina, forse anche lui era un'altra povera vittima di quel gioco di forza con cui la Volontà voleva dimostrare il proprio potere, con cui la Volontà voleva diventare realtà.
    Perché doveva essere tutto così difficile?
    Perché non si poteva trattare di qualcosa di più semplice, di qualcosa di più netto come la distinzione tra bianco e nero?!
    Per quanto ne sapeva, quel vecchio poteva benissimo essere come Shinan, avere la sua stessa bontà.
    Scocciato scosse la testa. Non era quello il momento di esitare: per quanto potesse essere orribile anche solo l'idea, loro erano i suoi nemici, loro non erano altro che pupazzi manovrati da Will. Quella era la verità. Così come era verità il fatto che li avrebbe dovuti combattere, per arrivare all'Albina. Forse era accecato dal desiderio di vendicarsi, di farle assaggiare almeno una volta del vero e proprio dolore, però non poteva farsi scrupoli.
    Voleva credere che non fosse Shinan, la bambina di fronte a lui, voleva credere che il vecchio era un alleato della Volontà e non un'altra vittima delle sue manipolazioni. Avrebbe davvero voluto, ma non poteva.
    Non poteva abbandonare così Shinan. Non ci riusciva.
    Uno scatto del braccio di Noel ed un proiettile si incastrò nel marmo tra lui e Vanessa e Maxwell e la ragazza.
    Il gigante di ferro si mosse istantaneamente, con velocità disumana, allontanandosi dal foro nel pavimento.
    Ingwe non sapeva cosa stava per succedere, ma dubitava che Noel avesse sbagliato mira per errore.
    Rapido afferrò il braccio di Vanessa, tirandola a sé.
    «CORRI!»
    Non avrebbe avuto senso quel colpo, non avrebbe avuto senso la reazione dell'armatura se la mira fosse stata errata. No, dietro quell'attacco c'era qualcosa di più, qualcosa di pericoloso.
    Con falcate ampie solcò il pavimento, allontanandosi dal foro del proiettile, scappando verso il centro della stanza.
    Avrebbe voluto poter volare. Avrebbe voluto potersi alzare in volo lontano dai suoi nemici, lontano dalla portata dei loro colpi. Avrebbe voluto poter stare al sicuro, con Vanessa vicino a lui, in aria, proprio come quando le aveva insegnato a volare.
    Senza rendersene conto, scattò verso l'alto, la mano della giovane che sfuggiva alla sua presa.
    Poteva volare. Poteva volare di nuovo!
    Sentiva il flusso di energia tornare a scorrere dentro di lui, senza più barriere o muri invisibili ad impedirne il passaggio come invece accadeva prima.
    Per un istante si sentì invaso dalla gioia, mentre ritrovava la capacità di alzarsi in volo verso il soffitto lontano della stanza.
    Un istante solo, tuttavia, prima che lo sconforto e l'angoscia riprendessero il loro legittimo posto all'interno del suo animo.
    Con una torsione del busto, si voltò indietro, verso i tre che li aspettavano a terra, mentre la destra correva ad afferrare la pistola e Finduilas scivolava fuori dal fodero con un movimento leggero, posizionandosi davanti a lui.
    Forse era inutile. No, senza “forse”: era inutile, ma ci voleva provare lo stesso, voleva provare lo stesso a richiamare Shinan, a tentare di farla tornare in sé.
    Una deflagrazione spostò l'aria alla sua sinistra, a partire dal punto in cui il proiettile aveva scavato il marmo, scompigliandogli i capelli.
    «Shinan… Siamo noi, siamo Ingwe e Vanessa! Ti prego, Shinan, non ci riconosci?!»
    La voce rotta, tremante di paura per quello che sapeva sarebbe successo da lì a poco, echeggiò nella stanza, sorvolando il cadavere della bambina, raggiungendo, almeno fisicamente, Shinan.
    Voleva solo vederla tornare normale, voleva solo poter rivedere quel volto sorridente un'ultima volta, vedere la bambina che metteva il bene degli altri di fronte al suo.
    Voleva l'impossibile.










    dividercharlie

    Stato Fisico: Ottimale.
    

Stato Psicologico: Angosciato, furioso, deciso a farla pagare a Will, spera di poter far tornare Shinan come prima, ma non si fa troppe illusioni.

    Energia: 74%


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    ABILITA’

    Die Magie: Passiva 1 (levitazione armi) attiva. Passiva 2 (sconto sulle abilità magiche basate sull'elemento luce) attiva. Passiva 3 (volo) attiva.

    Wecken: La notte dell’assalto a Radiant Garden, quella notte di guerra, di dolore, di paura ha lasciato un profondo solco sanguinolento nel cuore che il ragazzo credeva di aver perso, nell’anima che credeva essere stata rubata. Le forti componenti emotive da lui provate durante quella battaglia hanno risvegliato il suo cuore, hanno riallacciato, seppur in minima parte, le catene che uniscono l’anima al corpo, la quale, grazie al fatto che il ragazzo sia riuscito, seppur inconsciamente, a “trattenere”, se così si può dire, il proprio cuore già corrotto all’interno del proprio corpo, hanno reso possibile ciò. Il cuore non potrà mai tornare ad essere quello di un tempo, ma le emozioni, i sentimenti che il ragazzo prova sono reali. Attutiti, meno potenti di quanto dovrebbero essere nella realtà, ma presenti. Eppure, per un essere che non ha provato alcun sentimento per quasi un anno tutte queste sensazioni risultano essere potenti, micidiali a livello psichico, e, nel caso si tratti di un’emozione molto potente, fortemente debilitanti. Eppure lui non si rende conto di quello che sta accadendo all’interno del suo corpo. Lui, che non ha memoria della notte in cui ha quasi perso la sua umanità, vive nell’ignoranza di questo fatto e crede che tutto ciò che prova non sia altro che un brutto gioco dei suoi ricordi. Un macabro, debilitante gioco di cui lui è la vittima. [Passiva inferiore.Fateful - Autoconclusiva]


    dividercharlie


    EQUIPAGGIAMENTO

    Der Draht:
    Finduilas: L’arma del Nessuno è forse una tra le lame più uniche e particolari dell’intero universo, Keyblades a parte, naturalmente. Della lunghezza di un metro e venti centimetri, impugnatura compresa, questa spada ad una mano e mezza è adatta sia a duelli singoli che a battaglie in mischia. L’aspetto generale è quello di una serie di fasci di luce che si intrecciano tra di loro creando una spada. La guardia è semplice, a croce, praticamente indistinguibile dal resto dell’arma e larga poco più di quindici centimetri; l’impugnatura è lunga venti centimetri, mentre la lama è lunga un metro esatto e larga, al massimo, una decina di centimetri, mentre al minimo all’incirca cinque.
    [Equipaggiata]

    Amber: La seconda arma del Nessuno. Ingwe, dopo aver assistito in prima persona alla battaglia di Radiant Garden, si è accorto che, nonostante le sue non indifferenti abilità nell’uso della spada, si è trovato più volte in situazioni di stallo nei confronti di nemici lontani, fuori dalla portata della sua lama e dei suoi incantesimi, ed è per questo che il ragazzo ha deciso di ampliare il proprio inventario d’armi facendo realizzare, sotto le direttive di un progetto originale, una pistola.
    Nonostante l’aspetto esteriore, per il quale si è ispirato a quello delle armi da fuoco presenti nel suo mondo, di questa possa ricordare quello di una pistola a pietra focaia a colpo singolo, il meccanismo interno, quello che permette di sparare i proiettili, è frutto di studio e delle tecnologie avanzate presenti nel Giardino Radioso; tali proiettili saranno relativamente piccoli, dalla forma allungata e dal colore ambrato, da qui il nome dell’arma, ed avranno un diametro massimo di sette millimetri e sia la loro velocità che la loro gittata si baseranno sull’essenza del ragazzo.
    La pistola in sé, invece, è lunga poco più di trenta centimetri; di colore prevalentemente bianco, oltre alla pietra focaia dalla tonalità ambrata, posizionata lungo il lato destro di questa, che collegata al grilletto, tramite il contatto con la sua gemella posta anche lei sul lato destro dell’arma, incanalerà ad ogni colpo l’energia magica del ragazzo lungo la canna, presenta delle piastre di colore nero sulle quali spiccheranno dei fregi di colore argenteo.
    [Arma a distanza. Equipaggiata.]

    Faust: La terza arma del Nessuno, sempre che si possa definire tale. Si tratta di una semplice coppia di guanti privi delle dita i quali sono stati rinforzati ed adattati come tirapugni semplicemente applicando, a partire dal dorso fino alla prima falange del dito, ovvero poco prima che finisca la stoffa, un rivestimento in placche metalliche che consentono, quando si va a tirare un pugno, di colpire con maggiore violenza l'avversario. Il guanto si calza a perfezione sulla mano, la stoffa è nera mentre il metallo risulta avere una tonalità argentea. Molto resistente e maneggevole l’arma non impiccia i movimenti di spada del ragazzo, né la presa sull'elsa della stessa e non rischia di procurare delle abrasioni sul dorso della mano del giovane.
    [Arma ravvicinata basata sulla Destrezza; Arma incantata. Equipaggiata.]


    dividercharlie


    BaseVerde P.Q.A&OTotale
    Corpo25+15±0±545
    Essenza80+50±0±10140
    Mente35±0+5±2060
    Concentrazione35±0+20+2075
    Velocità55+25±0±20100
    Destrezza70+10±0±20100



    Allora, Ingwe si trova a più o meno 3/4 metri da terra e si è allontanato di 6/7 metri dal punto dove si trovava prima, dirigendosi verso il centro della stanza e trascinandosi dietro Vanessa <3
    Per chiarimenti sai dove trovarmi xD.

    EDIT: modificato il player per la ost del post *si sente coro angelico in sottofondo*




    Edited by pagos - 28/8/2015, 12:23
     
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  3. Vanessa Galatea
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    Tutto ad un tratto, sentii nuovamente una voce. Normalmente, il suono delle parole di chi ci circonda è dimenticabile, se non si tratta di persone particolarmente importanti o che sentiamo spesso, ma quelle erano diverse. La voce di Will si fece sentire come aveva fatto nell’atrio, proveniente da ovunque e da nessuna parte al contempo, zittendo i nostri discorsi.

    «Siete talmente patetici che è difficile non ridere.»

    Mi voltai istintivamente, la mano all’impugnatura della spada, ma sapevo bene che non avrei trovato nulla. Nessuno in quella stanza stava parlando, eppure la voce della Volontà si udiva chiara ed echeggiante come se riprodotta da un apparecchio. Non avevo incontrato Will, mai, avevo solo provato sulla mia pelle un assaggio, un antipastino dei suoi poteri. E sinceramente speravo di non incontrarla. Ingwe mosse un braccio di fronte a me, come per difendermi: un gesto dolce, guidato dall’istinto, apprezzato ma tuttavia inutile, Will era ovunque. Will poteva spuntare dalle pareti e pugnalarci ai reni, Will poteva essere lì di fronte ai nostri nasi senza che nessuno se ne accorgesse. Feci un passo in avanti e cinsi la sua mano con la mia, l’altra, non quella occupata a sfoderare lo stocco, il cui bagliore tremava come mai aveva fatto prima. Volevo essere coraggiosa, anche se esternamente ero visibilmente terrorizzata. Era un nemico potente, lo sapevo. Forse era quello il momento di morire.

    «Vi fate aiutare da una copia. Dalla più insignificante. »

    La piccola Noel… La copia… Lei era tesa, come tutti noi, e tentava probabilmente di capire da dove stesse provenendo la voce, come tutti noi. Considerarla solo un simulacro, una falsa effige era davvero difficile. Vederla accasciarsi sul terreno, bagnandosi del suo stesso sangue, mi turbò più di quanto avrei voluto che facesse: è una copia, continuavo a ripetermi, è solo una copia. Eppure la morsa allo stomaco si stringeva sempre di più.
    Stava di nuovo giocando con noi. Ci voleva tutti morti? Perché non concluderla lì? La nostra sofferenza era davvero uno spettacolo così allettante?

    «Quanto può essere utile una bambina in battaglia? Quanto può essere utile una copia in battaglia? »

    Una farfalla viola uscì dall’elsa dello stocco e svolazzò frenetica verso i miei occhi proprio mentre li strabuzzavo. Shinan, con un coltello, trafiggeva Noel. Shinan che non era umana, nel suo petto, la farfalla me lo mostrava, c’era solo un turbinio di emozioni grigie, la solitudine più assoluta. Il sangue gocciolò sul pavimento, pliccava sul pavimento costantemente ticchettando, grondando incessante dalla ferita. Ingwe, accanto a me, si agitò osservando la scena, sconvolto quanto me, nel vedere Shinan compiere un atto così. Cosa le era successo, possibile che la Volontà l’avesse trasformata in un essere assassino? Possibile che quella non fosse la NOSTRA Shinan? Farsi domande sulle possibilità era futile, in quel luogo, sotto il dominio di Will tutto era possibile. Persino l’impossibile. In un'altra occasione, probabilmente, avrei pianto… Ma no, non potevo, dovevo fare quello che era in mio potere per far uscire tutti vivi da quel posto. Dovevo ribaltare le possibilità.

    «Avete scelto il fantoccio sbagliato con cui schierarvi. »

    Evidentemente, quella stanza non era abbastanza affollata. Voleva davvero mettere tutti alla prova, Will, spedirci contro quanta più gente poteva. Quando entrò quella ragazza bionda, dallo sguardo spento, non ci misi molto a capire che si trattava di una Noel cresciuta, una versione adulta di quelle bambine con cui avevamo avuto a che fare. Brandiva due pistole e la sua andatura trascinata faceva pensare che fosse solo un burattino. Scandagliò la stanza con gli occhi vuoti, senza mutare espressione, e poi sollevò un’arma e puntò Aqua. Aqua, mi ero quasi scordata di lei, era ancora lì sdraiata, le sue condizioni gravi. Dovevamo difenderla, aveva un obbiettivo da portare a termine, trovare quel suo amico, Ven… La custode dai capelli blu cercava disperatamente di alzarsi da terra, debole e stremata, mentre quella Noel burattina aggiustava la mira pronta a fare fuoco. Dovevamo impedirglielo, in qualche modo dovevam-
    Il braccio dell’adulta si spostò e fece fuoco in un’altra direzione. Vidi di fronte ai miei occhi la piccola Noel copia dissolversi in un pulviscolo di luce. Tutto sommato, per la terribile situazione in cui ci trovavamo, ero quasi contenta per lei, aveva trovato la pace della morte. Sempre che una finzione potesse provare sollievo. Strinsi ancora più forte Ingwe, istintivamente. Noel adulta portò la sua attenzione sul coniglietto della piccola ed ormai andata Noel, che all’improvviso, in seguito ad un colpo della bionda, si tinse d’orrore come tutto faceva in quel posto: fagocitò in modo strano la pelliccia e lasciò il posto ad un pupazzo di stracci dagli occhi rossi e sanguinei, sollevandosi da terra fluttuando. Cosa diamine era quella roba? Ormai ero perennemente destabilizzata, dunque non fu un trauma poi così grande per me, giusto per sottolineare quanto la situazione fosse paradossale. Un colpo di pistola ed il coniglio fu solo un lontano ricordo.
    Terminati i bersagli incapaci di reagire, la bionda armata si voltò verso di noi e sparò, colpendo il pavimento. Inizialmente mi stupii, guardai il punto d’impatto e poi il viso della pistolera, ma poi alla vista dei suoi occhi capii: era un avvertimento.

    Maxwell, che in tutto quello aveva tentato di proteggere Aqua ad ogni costo, si lanciò verso di lei e la raccolse da terra, aprendo violentemente le ali della sua corazza e sfrecciando verso il muro dietro di se, mentre Ingwe mi afferrava il braccio rapidamente strattonandomi nella sua direzione ed intimandomi di correre. Feci del mio meglio per muovermi il più velocemente possibile, ma Ingwe ad un certo punto si staccò letteralmente da terra e si librò in volo, perdendo così la presa su di me. Io… Non ci riuscivo più! Non potevo più volare! Volevo urlarglielo, ma quello non era di certo il momento di mettersi a sbraitare. Dovevo solo sperare che funzionasse… Ti prego… Ti prego funziona!
    Sentii nuovamente quella sensazione, quella scintilla dentro di me che si muoveva. Stava funzionando! In poco tempo, estrassi le mie ali e raggiunsi Ingwe in aria un po’ goffamente, quasi rischiando di andargli addosso. Sarei stata contenta di riuscire di nuovo a volare se solo non ci fossimo trovati in mezzo ad una battaglia! Alle fila di Will, quando non lo sapevo, si era unito l’uomo in nero, quello che stava inseguendo me ed Aqua poco prima, cosa che peggiorava ulteriormente la nostra già grama situazione.
    Ingwe stava urlando a Shinan, la pregava di riconoscerci… Sotto sotto sapevo che sarebbe stato inutile, ma pregai quella Shinan così diversa da quella che avevo conosciuto a Radiant Garden con lo sguardo di dargli ascolto.




    Vanessa:

    Energia: 100%
    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Psicologico: Abbastanza scossa dalla sua permanenza nel Castello.

    Equipaggiamento:

    Stocco Mariposa (Arma Magica)

    Protezioni:

    N/A (solo vestiti di stoffa comune)

    Abilità Passive:

    Pure Butterfly [Passiva Normale dell'Arma] Ogni volta che Vanessa esegue una mossa con la parola "Butterfly" nel nome, essa viene avvolta da una miriade di piccole farfalle colorate che, grazie alla forza del Cuore nello Stocco, le permettono di effettuare le suddette abilità con velocità più alta del normale. Funziona chiaramente solo se usa il suo Stocco personale

    Violet Butterfly: [Passiva Inferiore] Essendo una normale ragazzina, Vanessa non sà ben distinguere la differenza fra un individuo appartenente alla luce o all'oscurità...A meno che essa non sia evidente. Accorre in suo aiuto il Cuore nello Stocco che, avendola ormai come "amica" evoca una farfalla trasparente di colore viola,scaturita dall'elsa dello stocco, che si pone dinnanzi agli occhi di Vanessa quando qualcuno diventa ostile nei suoi confronti e le permette di individuare lo Stato del Cuore di chi le si pone di fronte

    Purezza d'Animo: [Passiva Inferiore] L'animo puro di Vanessa le impedisce di essere corrotta da idee che vanno contro i suoi ideali Es. Se qualcuno cercasse di farle credere che l'Oscurità è l'unica strada giusta, il tentativo contro Vanessa fallisce e la ragazza non viene influenzata.

    Lúthien - Empress Victoria's Flawless Swallowtail [Abilità Passiva Superiore]: In seguito agli eventi di Radiant Garden, durante l'incontro con Ingwe, due cose si sono risvegliate in Vanessa. La prima è un sentimento che lei stessa non capisce a pieno, un'affezione particolare nei confronti del ragazzo dagli occhi di smeraldo, e l'altra è la propria energia, manipolata dallo stesso ragazzo. Come una goccia di vetro viene soffiata per creare nuove forme, la scintilla d'energia di Vanessa è stata stimolata, plasmata da Ingwe per accontentare il desiderio della ragazzina di volare: l'energia ha infatti preso la forma di un vistoso paio d'ali di farfalla di colore indefinibile, cangiante ed in continuo cambiamento, a seconda dell'illuminazione dell'ambiente. Queste ali sono, di fatto, un'estensione del corpo di Vanessa e sono connesse al suo corpo, mosse dai suoi muscoli, nonostante siano composte d'energia. Si tratta di vere e proprie ali, dunque esse possono essere colpite e danneggiate (danni d'entità non oltre a Media, sempre a seconda della situazione, possono, però, essere rigenerati facilmente, grazie all'entità "energetica" delle ali) e le permettono volo a volontà a patto che la ragazza le sbatta. L'apertura alare complessiva è di 2 metri (un metro ad ala) e Vanessa, a piacimento, può farle apparire e scomparire dalle proprie scapole. Questo processo avviene istantaneamente.

    Abilità Attive:



    Statistiche:

    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo75±10+0±085
    Essenza30±25+0±055
    Mente30±15+0±045
    Velocità75±10+0±085
    Destrezza60±10+0±070
    Concentrazione30±30+0±045



    Voilà, semplicemente Vanessa segue sempre Ingwe xD
    Seriamente, di solito mi compatisco da sola perché mi piace martirizzarmi, ma questa volta il post non è ispirato e si vede. Chiedo venia.
    Per qualsiasi chiarimento, richiedete la mia presenza su Skype ù.ù
     
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    «There’s no other way
    No doubt in the end
    But I ain’t got a thing to lose
    Nothing to defend
    __________________________________


    L’esplosione disperse i loro avversari. L’uomo col cappello seguì i loro movimenti con lo sguardo, curandosi che nessuno uscisse dal suo campo visivo. Quando le figure sfocate emersero dalla luce, la sicurezza di Olson vacillò per un istante di troppo: volavano. Ognuno di loro aveva evitato la magia della bambola librandosi in aria, fuggendo in tal modo ogni tipo di danno. Il volo complicava le cose. Dei nemici con un simile vantaggio potevano permettersi di far pesare tremendamente le sue debolezze in termini di mobilità e reattività fisica.
    Olson inspirò profondamente, spostando lo sguardo dai due ragazzini all’uomo in armatura. Doveva mantenersi e mantenerli a distanza. Il momentaneo disorientamento gli concedeva il lusso dell’iniziativa; pur in volo, avevano appena schivato un’esplosione. Doveva approfittare e cercare di attaccare tutti, dato che gli era possibile.
    -Devo chiedervi un favore.- una voce gelida, esile ma autoritaria. La voce della bambina dai capelli bianchi. -Che qualcuno di voi si occupi del gigante laggiù. Del ragazzo dai capelli biondi me ne libero io.-
    Rischioso. Il biondo non era solo, e non avevano modo di conoscere con esattezza le potenzialità sue e della ragazza che lo affiancava. Non poteva esaudire la richiesta della bambina; non completamente.
    Si concentrò e agì. Senza pensieri, senza retorica. Dopo aver schioccato le dita, l’energia magica si condensò di fronte a Olson, a circa tre metri dal ragazzino biondo, delineando la figura di un vecchio ingobbito. Il vecchio indossava una lunga veste logora, il cui cappuccio lasciava intravedere soltanto la barba ispida e le braccia nodose. Il vecchio era il mago. Ed il mago lanciò immediatamente la sua magia. Dopo aver steso le mani di fronte a sé, un globo di fuoco si generò dai suoi palmi rugosi. Al comando mentale di Olson la sfera partì, diretta al petto del giovane.
    Lo sguardo di Olson si diresse presto altrove, come richiesto dalla bambina. Di fronte a lui, Noel aveva appena sparato una raffica di colpi al gigantesco uomo in armatura. Di certo, la minaccia maggiore sembrava essere lui. Dovevano cercare di sfiancarlo e di tenerlo all’angolo.
    Chiamò l’oscurità, e ogni poro della sua pelle si restrinse. Era la prima volta che utilizzava quel potere per fare del male a qualcuno che non facesse parte di un sogno. Stranamente, il pensiero non lo preoccupò.
    Lame di tenebra arcuate vorticarono per qualche attimo di fronte al suo palmo teso e tremante. Vorticarono finché la loro traiettoria non divenne altro che un turbine violaceo; in quel momento, a neanche un secondo di distanza dallo sparo di Noel, i rasoi schizzarono verso il loro obiettivo. Le gambe. Aveva mirato alle gambe. Dato che l’offensiva di Noel sembrava essere diretta verso le parti alte del corpo avversario, lui aveva fatto l’esatto opposto: in tal modo, evitare o contrastare entrambe le offensive sarebbe stato sensibilmente più complesso.
    Quando anche l’ultimo rasoio schizzò via sibilando verso il suo obiettivo, Olson respirò, socchiudendo gli occhi velati. Quegli uomini, quei ragazzi… da un istante a quella parte sarebbero potuti morire. Tossì. Forse non aveva mai davvero valutato quell’eventualità. Forse era troppo tardi per farlo. All’improvviso, sentì una fitta all’altezza del petto. Probabilmente si trattava di apprensione. Del resto, Olson non aveva mai ucciso. Mai avrebbe voluto farlo. Eppure, in quel momento, esisteva la possibilità che un ragazzo e un uomo che nemmeno conosceva perdessero la vita per mano sua. La fitta si fece più insistente, e quel dolore sembrò congelare il tempo. Per un istante, un istante solo, provò rimorso.
    Lo scacciò con un sorriso.



    DIVISORE_zpsanuuuazb



    Aqua, Will, Wren. Aqua. Will. Wren.
    Erano le uniche parole che sapeva di dover tenere a mente, l’unico suono che provava a colmare il vuoto rimbombando forsennato. Stabilendo gradualmente le priorità, Noel si lasciava guidare dallo schema piuttosto semplice impostole da Will.

    Esci, esci! Sparisci!
    Tu sola puoi farti sparire. Arrenditi e basta.
    Vattene! Voglio tornare normale!

    Vuoto.
    Vuoto.
    Silenzio.
    Smise di respirare.

    Odia Noel. Odia gli altri, odia il mondo,
    odia chi ti ha reso così.


    Lasciò che le parole la toccassero e scivolassero via come piccolissime goccioline di pioggia. Non era la sua lotta. Non era la sua vita. Non era con lei che Will stava parlando. C’era qualcuno che si chiamava come lei, a cui la Volontà si appellava con lo stesso nome con cui si rivolgeva a lei. E quella sembrava la sua voce, il suo tono, la sua impronta. Così se la ricordava. Schiuse le labbra, nel tentativo di dire qualcosa, ma non uscì nessun suono. Un “cosa devo fare?” mescolò la linea della sua bocca, mentre lei chiedeva aiuto alla sua diretta padrona. Le parole non fluirono, nessuna voce le rispose. Mancava quel tassello necessario per ricollegare tutti i nessi. Aveva le informazioni, ma le mancava la capacità di collegarli. Per quello si rimetteva alla sua maestra, alla sua unica certezza. E se quella donna aveva detto, nell’ordine, “Aqua, Will, Wren” lei avrebbe eseguito nello stesso ordine.
    Aqua era stretta ad uno dei suoi nemici. Lei era il primo obiettivo. Non le era concesso chiedersi il perché di quel comando, né perché Will stesse puntando a lei. Gettò uno sguardo alle sue spalle, osservò Olson per un istante. Secondo e terzo punto verificati, doveva solo concentrarsi sul primo, che si intrecciava con l’eliminazione dell’ostacolo.
    «Devo chiedervi un favore.»
    Voltò appena il capo, un movimento minimo, senza distogliere lo sguardo dalla custode, come per accennare che stava ascoltando. Lei aveva il suo piano, il suo dovere da compiere. Non avrebbe cambiato comunque tattica, qualunque cosa le stesse per chiedere di fare uno dei suoi alleati.
    «Che qualcuno di voi si occupi del gigante laggiù. Del ragazzo dai capelli biondi me ne libero io.»
    Oh. Meglio così.
    La bionda batté piano le palpebre, annuì impercettibilmente a se stessa, incurante sia dei propri avversari, escluso l’uomo di metallo che reggeva Aqua, che dei suoi alleati. Si slanciò in avanti, riducendo le distanze, guardando fisso di fronte a sé. Divorò, con lunghe e rapide falcate, sei dei sette metri che la distanziavano dal terreno divelto. Poi balzò. Senza alcuno sforzò, lasciò l’amichevole terreno di gioco per sollevarsi dalla polvere e avere una visione ancora più nitida di cosa stesse cercando di colpire. Aggiustando a mano a mano la mira, con un controllo sulle sue armi che andava ben oltre la normale dimestichezza, la bionda fece fuoco a ripetizione, lasciando fluire parte di quell’energia fredda che la riempiva. I proiettili non brillarono azzurri, ma bianchi e opachi. Qualcosa nella sua mente premeva per farle capire che ciò che stava facendo era sbagliato, che non doveva stare da quel lato. Ma il muro tra il pensiero razionale e l’obbedienza cieca era talmente spesso da non lasciar passare nulla. Scaricò una quindicina di proiettili sul suo avversario, attenta a mirare non tanto alla custode, quanto all’uomo e al viso coperto dall’armatura. Non le era stato ordinato di ucciderla, quanto di allontanarla da chiunque non fosse un alleato di Will. E quel burattino non aveva argomentazioni con cui controbattere, né una vera e propria Volontà a cui appellarsi.




    CITAZIONE
    Dunque, io vi riassumo semplicemente quello che facciamo io e Frenzi, a Vatista ci penserà Phill, lol. In sintesi, Noel punta a Maxwell, Fenrir sul brutto muso. Tieni presente che l'elevazione non va oltre il metro e dieci/metro e venti dato che non ho usato gransalto ma comunque ho un parametro di destrezza alto. Olson invece, da gran PM sul campo da basket, attacca Ingwe evocando il mago e poi Maxwell, poco dopo che Noel ha fatto fuoco e usato la sua abilità, con rasoi d'ossidiana.
    Vi allego lo schema Pre-post e quello Post-post (lol).




    wrene
    Cr: 20 | Es: 140 | Mt: 150 | Conc: 130 | Vel: 30 | Dex: 20



    Status fisico: Indenne.
    Status mentale: Insicuro. La prospettiva di poter uccidere qualcuno l'ha reso improvvisamente titubante.
    Energia: 86%

    Abilità passive


    L'analisi: Che Olson fosse uno psicologo è già stato più volte rimarcato, ma non è mai stato detto se fosse bravo nel suo lavoro. In realtà, nonostante le critiche mossegli dai colleghi, Olson era effettivamente piuttosto talentuoso nel suo mestiere. Aveva imparato a conoscere la mente umana in maniera accurata, per quanto, ovviamente, quei meccanismi caotici potessero essere razionalizzati. Che poi avesse deciso di estraniarsi da tutto quello, è un'altra questione. Ciò che è più importante, è che la sua già iniziale bravura, combinata con il generale miglioramento portatogli dall'ingresso dell'oscurità nel suo corpo, hanno fatto sì che l'uomo col cappello diventasse un maestro nell'interpretazione dei comportamenti umani. Trovandosi di fronte ad un individuo, di fatti, Olson potrà dire con quasi assoluta certezza se il suo cuore sia più incline alle concezioni comuni di bene e male, se, cioè, in lui sia dominante la luce o l'oscurità o se, nei casi estremi, il cuore l'individuo non ce l'abbia affatto (Passiva razziale - Perspicacia). Ma la capacità di analisi di Olson va ben oltre il semplice saper determinare un allineamento. L'uomo col cappello è molto più esperto, molto più avanzato di così. Ogni movimento, ogni espressione, ogni parola può suggerire in lui un pensiero o un meccanismo particolare del subconscio. In realtà, grazie anche e soprattutto al potere dell'oscurità, tale strabiliante capacità tende a sfiorare la lettura del pensiero. Olson è di fatti così esperto nella lettura, nell'interpretazione e nell'associazione, che a volte la semplice intuizione rompe le barriere del buonsenso e sfocia direttamente nella psiche dell'altro, nei suoi recessi più nascosti. Ovviamente, tutto ciò ha la durata di un effimero secondo, l'entità di un'unica immagine. Se ad esempio l'individuo di fronte a lui avesse una particolare reazione -sia essa più o meno evidente-, Olson potrebbe riuscire a captare il ricordo, l'input che ha causato quel comportamento. E diciamocelo: a volte, vedere che chi sia ha di fronte riesce quasi a leggerti nel pensiero, anche se solo per un secondo, potrebbe essere un colpo ben più doloroso di un pugno in pieno muso. Tale abilità è considerabile come un'influenza psionica passiva, ed è come tale contrastabile ("Le movenze della psiche", Passiva normale - 20 AP). Tra le altre cose, il fatto di conoscere alla perfezione i meccanismi mentali, unito all'impareggiabile padronanza conferitagli dalla sua nuova mente iper-razionale, hanno reso Olson anche estremamente "resistente" ad eventuali trucchi simili ai suoi: chiunque cercherà, verbalmente parlando, di fuorviarlo dai suoi scopi, dai suoi sacri intenti, troverà a riceverlo una volontà ferrea, inamovibile, temprata dalla consapevolezza psicologica e interiore di essere nel giusto (Passiva razziale - Ostinazione).

    L'Oscurità: È anche importante ricordare quelli che sono i segni che l'oscurità lascia un po' in tutti i "soldati" come lui, nonostante Olson abbia sempre detestato essere paragonato agli altri esponenti della sua "razza". Come loro, tuttavia, può controllare l'oscurità con una facilità indubbiamente maggiore rispetto a tutti gli esponenti delle altre razze, specie considerando il livello di controllo che, grazie ai suoi espedienti, è riuscito a raggiungere. In parole povere, Olson può controllare l'Oscurità utilizzando meno energia di quanta ne impiegherebbe qualsiasi altro uomo (il 3% di energia in meno, per la precisione) (Passiva razziale - Nucleo Oscuro).

    Gli amici: Lo sapeva, Olson. Lo sapeva di non essere in grado di combattere da solo, di essere “troppo vecchio”, troppo malato, per la barbara logica del confronto di potere. Evelyne gliene dette conferma: nonostante la sua astuta strategia, nonostante l’aiuto dell’Oscurità, alla fine la sua disabilità lo punì. È Principalmente per questo, che Olson ha deciso di trovarsi degli amici. E non soltanto del genere di Kevan, il Keyblader rinnegato entrato al suo servizio con la “persuasione”, ma anche amici… “di natura diversa”. Lo scoprì poco dopo la sua diatriba con la Principessa, di essere in grado di farlo; di essere in grado di usare l’oscurità per creare chi potesse combattere al posto suo. E di poterlo fare, tra l’altro, con una certa dose di maestria. In termini di gioco, le evocazioni chiamate da Olson possono richiedono il 4% di energie in meno rispetto al normale costo. (Passiva Superiore - “Il Cameratismo dell’Ombra”).


    Abilità attivate


    Rasoi d'ossidiana: [...] Ma ci sono altri modi, con i quali l'oscurità può ferire. Modi più diretti, più fisici. E siccome entrare in corpo a corpo e sfruttare l'alone che può ricoprire il suo bastone non è sempre una mossa saggia, Olson ha sviluppato un'altra abilità per far sgorgare il sangue. La tecnica ha natura Magica, elemento Tenebra e consiste fondamentalmente nella manifestazione di alcune entità magiche (non superiori tuttavia all'ordine delle decine) che prenderanno la forma di rasoi e, dopo aver galleggiato per alcuni secondi attorno a Olson, schizzeranno rapidamente verso l'avversario, roteando su se stesse per aumentarne la pericolosità. Tali armi infatti, pur essendo create dalla magia, saranno in tutto e per tutto reali, potendo senza alcun problema infliggere tagli sul corpo delle vittime (per tale motivo, nel difendersi va considerata la statistica del Corpo). Svaniranno dopo aver percorso alcuni metri. (Attiva razziale, costo Medio - Rasoi d'Ossidiana)

    I - The Magician

    Il numero 1. Azione, iniziativa, manipolazione, potere. Il Mago è questo ed altro. Il Mago è la manifestazione suprema della ricerca, della scalata. In un certo senso, è tra gli Arcana che può dirsi più vicino alla vera mentalità di Olson; con una differenza fondamentale: il Mago ricerca il potere per interesse personale, per cupidigia; l'uomo col cappello lo cerca per il bene di tutti.
    Nella sua carta, il mago non ha un aspetto definito. Si intravedono due mani, due occhi e una fiamma, la manifestazione più comune del concetto di "Magia". Così Olson, a causa di questa mancanza di particolari, fu costretto a lavorare "di fantasia". E il Mago, il suo Mago, prese la forma di un vecchio slanciato, magro al punto di risultare scheletrico, avvolto in una lunga, macabra veste nera. Dal suo capo, dei lunghissimi capelli di un rosso sbiadito arrivano fin quasi al suolo. Come per lo Stolto, anche gli occhi del Mago sono neri, sbiaditi, spenti, a tal punto che è quasi impossibile distinguerli nelle ombre delle sue cavità infossate.
    Il Mago non ha strumenti. Olson ha ritenuto fosse la cosa migliore, dato che nella carta la fiamma viene generata direttamente dalle mani dell'evocatore.

    Ed è proprio il fuoco il potere del Mago di Olson. Un potere classico, quasi banale, ma indubbiamente efficace. Ponendo le mani davanti a sé, il Mago potrà generare una sfera di medie dimensioni, composta di fuoco magico puro. Lanciandola, questa procederà con velocità e potenza Media per una decina di metri, per poi dissolversi. La direzione iniziale non è modificabile. [Attiva a costo Medio]

    [C - 40 | E - 190 | M - 90 | V - 50 | D - 50 | C - 100]



    Note: Credo che il testo parli da solo, ed essendo già di per sé piuttosto corto non vedo la necessità di un riassunto. Se avete bisogno, sapete dove trovarmi.


    NoelStat_zps05jidhej


    BaseBlu P.Q. A&OTotale
    Corpo25±25±5±055
    Essenza60±90±10±0160
    Mente40±20±0±060
    Velocità55±25±30±0110
    Destrezza70±10±40±0120
    Concentrazione50±30±20±0100



    »Stato fisico~: ottimale.
    »Potere Magico~:96 - 8 = 88%





    [size=4]Nox Nyctores: Arcus Diabolus Bolverk





    Coppia di pistole gemelle che fanno parte di un set di dieci armi (Nox Nyctores). Molto potenti e rinomate, hanno in realtà la capacità di inibire emozioni e ragione dei loro possessori: in battaglia possono far perdere per esempio la paura, il terrore della morte, ma anche compassione e pena per l’avversario o il rimorso. In rarissimi casi però, possono anche esaltare la cattiveria e il sadismo della persona, che si trova completamente in balia dell’influenza delle sue stesse armi. Corpo e mente sono controllate da loro fino alla fine dello scontro. La loro potenza dipende dalla forza, ovviamente non solo fisica, che può essere benissimo minima, del possessore.
    Bolverk, in ogni caso, è la forma “umana” di Odino, uno dei più potenti dei nordici, la cui forza fisica e magica è racchiusa in un’arma da fuoco più lunga delle normali pistole (circa 40 centimetri), anche se non di molto. Canna sottile e forma squadrata, di un bianco lucido, presentano tre tacche bianche. L’impugnatura è molto maneggevole e spessa all’incirca cinque centimetri, percorsa da striature in legno smaltato. È praticamente impossibile che vengano rubate: una volta acquistate si adattano e si legano indissolubilmente al loro possessore.
    La leggenda che siano loro a scegliere il possessore è quasi totalmente infondata. Un solo avvenimento può essere ricondotto alla teoria: uno dei precedenti possessori sembra sia stato portato alla follia, morto in circostanze sospette, quasi sicuramente causate dall’emorragia causata dalla ferita portata dal foro da arma da fuoco in mezzo alla fronte. Nessun proiettile è stato ritrovato. L’alone rosso intorno al buco e la canna trovata ancora calda quando è stato scoperto il corpo, lasciano presumere il suicidio.
    I proiettili sparati da questo tipo di Nox Nyctores sono di tipo magico, del diametro di 4 centimetri. Nel determinare potenza, efficacia e gittata si fa riferimento al regolamento per quanto riguarda le armi da fuoco.



    Abilità razziali e personali:

    Symbiosis: Il rapporto di Noel con i suoi Bolverk è un rapporto piuttosto particolare. Nonostante infatti questi non abbiano ancora rivelato il loro vero potere, Noel è entrata in sintonia con essi a tal punto da poterli adoperare in modi che trascendono, seppur di poco, la normale abilità balistica umana. Certo, non risulta facile immaginare la mingherlina e indifesa fanciulla maneggiare simili pistole come fossero giocattolini, ma questa è la realtà dei fatti. Una tra le cose più strabilianti, ad esempio, è come Noel riesca a maneggiarli entrambi come fossero una sola arma. La bionda non ha infatti difficoltà a puntare due nemici diversi e a far fuoco con precisione, anche se questi si trovassero ad una distanza angolare abbastanza ingente tra loro (passiva inferiore). Ma l’altra è il vero simbolo per eccellenza di questa simbiosi, forse un’ancora più strabiliante caratteristica: Noel può, a tutti gli effetti, "vedere" attraverso i Bolverk. Le canne delle sue amate pistole possono dunque fungere, in modi che nemmeno la bionda riesce ancora a spiegarsi, proprio come un prolungamento della sua vista normale. Per fare un esempio semplice, ma funzionale, si pensi ad un eventuale nemico che provi ad assaltare Noel da dietro; se la giovane lo sentisse, le basterebbe puntare la pistola verso di lui e sparare anche senza voltarsi poiché, appunto, la simbiosi estrema con le sue amate armi le permette di "vedere con i loro occhi" (passiva inferiore).

    A Thousand Words: Dopo il primo incontro con Nu, Noel ha sviluppato un’abilità piuttosto particolare. A quanto pare, a causa proprio del tocco della ragazza dall’occhio rosso e della sua dubbia natura di fantasma, Noel ha da lei acquisito la capacità di sentire e percepire le anime più forti e complesse delle persone che la circondano, fino ad un massimo di un metro di distanza, non senza riscontri sul suo essere. A seconda della potenza e dell’entità delle anime, la reazione avuta dalla bionda sarà più o meno grave: più segnati e singolari sono gli spiriti, più lunga e intensa è la crisi epilettica che ne consegue. Questo perché, a livello inconscio, l’anima della ragazza entra in contatto, al primo incontro, con quelle altrui, creando un legame fondamentale più o meno resistente, provocandone uno shock fisico e mentale, scatenando inoltre la comparsa di inspiegabili macchie violacee su diversi parti del corpo della giovane. A livello di battaglia, questa abilità non ha alcuna utilità e può essere di relativo intralcio. (Attiva a Costo Nullo)

    Heart Suppressor: Il blocco psicologico ed emotivo di Noel è parzialmente spiegabile dall’influenza che le sue armi esercitano su di lei, sulla sua psiche e sul suo essere. Da quando i Bolverk sono entrati in suo possesso si può dire, senza esagerare, che il legame venutosi a creare dal primo utilizzo ha sopito lentamente e continua ancora a sopprimere le capacità emotive della bionda. Per evitare alla forte sensibilità di base della bionda e alla sua tendenza di farsi condizionare dagli altri di prendere il sopravvento nei momenti meno opportuni, i due Revolver, ogni volta che vengono impugnati, intensificano la barriera posta ai sentimenti della ragazza, affilando la sua lucidità in battaglia e facendo passare al secondo posto anche le preoccupazioni più grandi, in modo da permetterle di concentrarsi sullo scontro. La sua goffaggine, la sua timidezza, le sue incertezze sbiadiscono rapidamente, rendendola più obiettiva e meno oppressa e impedita nell’azione. In un certo senso, anche meno pessimista. Si tratta di una sorta di leggero “controllo” sull’attività di Noel, che non è a conoscenza di questa loro peculiarità. Il combattimento diventa la priorità. Allo stato attuale delle cose, l’utilizzo dei Bolverk annulla temporaneamente gli effetti dell’abilità sviluppata dalla bionda, “A Thousand Words”, che, di fatto, ha l’effetto contrario, cioè far provare in un’unica volta una piccolissima parte di quelle emozioni parzialmente soppresse. (Attiva a Costo Nullo)

    Zero Gun: Fenrir: balzando in aria Noel eseguirà una raffica di 15 attacchi magici attraverso i Bolverk, una normale serie di colpi da arma da fuoco. Fondamentalmente è una semplice scarica di proiettili, capace di infliggere un danno totale di entità Media se tutti i proiettili andranno a segno. Il tutto si svolgerà nell’arco di non più di 2 secondi, con i Bolverk che riversano sull'avversario scariche e scariche di magia. [Essenza - Consumo Medio]



    Edited by Frenz; - 19/9/2015, 18:53
     
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  5. misterious detective
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    Il suo piano aveva funzionato quasi alla perfezione. Nessuno si era accorto della sua presenza, nessuno aveva potuto fermarla ed il corpo a terra di fronte a lei ne era la prova. Avrebbe di certo preferito avere ai suoi piedi quello che era il suo bersaglio, l'unica ragione per cui si era ritrovata trascinata in quella battaglia per la quale non aveva alcun interesse, ma il risultato era comunque estremamente positivo; nonostante ciò, la giovane Nesciens non riuscì a gioire del suo successo, né possedeva il tempo materiale per farlo.
    L'incantesimo che l'aveva rapida si dissolse all'improvviso, le mani che avevano coperto i suoi occhi, rendendola cieca al mondo, erano state rimosse dal suo viso all'improvviso e, come per la prima volta, la bambina vide: vide il cadavere ai suoi piedi, grondante sangue dall'unica ferita che gli aveva inflitto, vide attorno a lei tutti i suoi nemici increduli e confusi da quanto era accaduto. Dall'altra parte, scorse persino nuove figure avvicinarsi, quelli che poteva solo supporre fossero gli alleati che Will le aveva promesso.
    La Nesciens scosse con forza la testa, stringendo le palpebre per cancellare anche gli ultimi frammenti di un'immagine superflua. Presto sarebbe arrivato il contrattacco e, subito dopo, la guerra sarebbe scoppiata. Quello non era di certo il momento migliore per preoccuparsi di sciocchezze come il volto di un fantoccio in punto di morte.
    Con un verso stizzito rivolto a se stessa, la ragazza scattò in avanti e si girò su se stessa, distese il pugnale e lo scosse, per liberarlo dal rosso di cui si era tinto, e lo portò di nuovo alto a difendere il suo volto. Un passo indietro e poi un altro, rumori di spari esplosero alle sue spalle, tutti gli astanti si voltarono inseguendolo, ma la piccola non si distrasse nemmeno per un momento: non le serviva sapere cosa stesse accadendo, le bastava che la copia sua alleata le fornisse il diversivo giusto per mettersi al sicuro. Un primo proiettile trovò la ragazzina che lei stessa si era occupata di eliminare, il secondo incontrò il suo pupazzo, abbandonato a terra con il cotone esploso come batuffoli di sangue bianco dal suo pancino. Rimase sorpresa per un istante, notando tanto accanimento su colei che, dopotutto, era una sua sorella, ma abbandonò subito quel pensiero, come tutti gli altri che si accavallavano nella sua mente.
    Il terzo scatto del grilletto, il terrore degli avversari e le loro grida le permisero ancora una volta di intuire con sufficiente anticipo il pericolo: non ci fu un terzo proiettile, ma al suo posto un'esplosione di fiamme e cenere. Il vento arroventato la raggiunse sferzante, le fece lacrimare gli occhi e parlo con il suo boato alle sue orecchie: era il gong d'inizio, era la dichiarazione di guerra. Quando il fumo ed il fuoco si diradarono, la Nesciens scoprì i suoi avversari dispersi come formiche: aiutandosi l'un l'altro si erano divisi in gruppi, la macchina vivente aveva tratto in salvo la donna dai capelli turchesi, il suo bersaglio aveva protetto con il proprio corpo la giovane che che ella non aveva mai visto prima. La piccola mantenne la sua espressione distaccata, mentre spostava rapida gli occhi da un gruppo all'altro: dividendosi in quel modo non le avevano fatto altro che un favore. Si soffermò un istante a studiare l'automa: tra gli astanti, era quello che meno mostrava apertamente le proprie ferite ed il peso che il castello aveva incatenato alle sue spalle. Grande forze il triplo di lei, aveva ascoltato con attenzione il suo parlare pochi minuti prima e ricordava bene come si fosse mostrato quale il più combattivo e rancoroso dei suoi nemici. Era un pericolo reale che avrebbe fatto volentieri a meno di dover affrontare, almeno nell'immediato. Tuttavia, era in dubbio che fossero loro a trovarsi in vantaggio in quel momento, senza avere ad esempio un peso morto da difendere come la donna stretta alla macchina. Bastava prendere tempo, sfinirli e attendere pazientemente il momento in cui sarebbero stati loro stessi a cadere in ginocchio, sopraffatti dalla fatica.
    Tentò di affilare la sua decisione e allontanare da sé ogni pensiero superfluo alla battaglia: aveva un dovere, così aveva deciso, una sola ragione per cui vivere che solo la logica le aveva indicato, era persino insensato che nascessero in lei dubbi e domande capaci di distrarla da quell'unica verità. Fallì, perché una voce acuta e disperata stridette contro il suo cranio, rimbombando dentro di esso come una sirena molesta.
    -Shinan... Siamo noi, siamo Ingwe e Vanessa!-
    Un fremito scosse la Nesciens, percepì la pelle gelarsi di colpo e quel momento si dilatò fino a sembrare lungo quanto minuti interi. Il suo cuore mancò un battito, come se un motore dentro di lei fosse stato spento e riavviato; al posto di sangue, tuttavia, nelle sue arterie cominciò ad essere pompato un miscuglio di confusione, irritazione, forse persino paura.
    Shinan. Ripeté quel nome muovendo impercettibilmente le labbra, cercando un significato dentro di sé per quella parola che suonava così distante e aliena. Non trovò nulla, solo un vuoto che riuscì quasi a spaventarla, un buco nero dentro di lei al quale non aveva nemmeno il coraggio di avvicinarsi e dal quale, sapeva, non avrebbe tratto nulla in ogni caso. Era il suo potere, era la sua essenza, era la solitudine che le permetteva di esistere, e non c'era nient'altro dentro di lei, tanto meno il ricordo di un nome che, nata com'era tra le mura del castello, non poteva di certo aver sentito prima altrove.
    -Ti prego, Shinan, non ci...-
    -Zitto!-
    La nesciens sbraitò. Batté un piede a terra, stringendo i pugni fino ad incidere la pelle con le sue unghie. Fu solo un attimo, poi sospirò, tenendo lo sguardo basso verso il pavimento, verso quel bianco che la circondava e opprimeva quanto mai era riuscito a fare prima. La giovane portò una mano, scossa da leggerissimi tremori, al volto: chiuse gli occhi, si concesse un respiro caldo, affrontò silenziosamente il turbinio di emozioni sconosciute dentro di lei e lo placò, spingendolo a forza verso quel voto che la riempiva. Con la coda dell'occhio, attraverso le fessure tra le dita, squadrò il ragazzo. La fissava, l'espressione sul suo viso era patetica e sconsolata, sembrava quasi fosse sul punto di piangere. In qualche modo, per qualche ragione che lei stessa non comprendeva, ne era disturbata.
    -Non ho idea di cosa tu stia parlando.- rispose, con la voce bassa distorta dalla mano con cui si nascondeva il volto. Massaggiò la radice del naso, alzò il capo verso il soffitto, inspirò a fondo per raffreddare appena la sua mente. Quindi fissò di nuovo il ragazzo, la sua vittima designata, e si convince a furia di ripeterlo che lei non provava assolutamente nulla, che non aveva il minimo senso che quelle parole la scalfissero fino a tal punto. La bambina spinse all'indietro i capelli albini con un gesto annoiato della mano, così spazzò via il dolore e le suppliche di quello sconosciuto, riconoscendoli finalmente per quelli che erano: guaiti privi di significato, nulla di più.
    -Il mio nome non è certo Shinan, devi avermi confuso con qualcun altro.- suppose lei con una scrollata di spalle. Deglutì e annuì la testa, ripetendolo di nuovo a se stessa: uno scambio di persona, era la risposta che aveva più senso, in effetti. -Però ti riconosco eccome.- aggiunse aspra, indicandolo con il dito che muoveva appena in su e in giù come a rafforzare il concetto.
    -Devo chiedervi un favore.- la sua voce schioccò come una frusta e chiamò all'attenzione i suoi due compagni, appena qualche passo dietro di lei. La Nesciens concesse loro solo qualche sguardo fugace per poi riportare la sua attenzione a ciò che era più importante in quel momento. -Che qualcuno di voi si occupi del gigante laggiù. Del ragazzo dai capelli biondi me ne libero io.-
    Si concesse un rapido sospiro sollevato non appena ricevette la risposta dai suoi due alleati: quelle erano le uniche parole che si erano scambiati, la ragazza non conosceva i loro nomi né la ragione per cui combattevano assieme. Andava bene così, perché una volta lasciate quelle mura si sarebbe dimenticata di loro come degli sfortunati che avrebbe ucciso. Un po' di coordinazione era la sola cosa che pretendeva.
    Il fantoccio si mosse per primo: ancora una volta, alzò la pistola, obbedendo alla richiesta della bambina. Quella si voltò di nuovo, soddisfatta: prese un profondo respiro, distese le mani ai suoi fianchi. Chiuse gli occhi, sprofondò nel suo animo vacuo e cercò di nuovo quella sensazione, quel vuoto che aveva percepito tuffandosi nel suo cuore. Lo trovò, trovò quella sensazione sgradevole e opprimente che le era affianco ogni secondo della sua vita, trovo la culla che l'aveva generata. La attirò a sé, tramutò ciò che provava in potere, lo plasmò dandogli forma. Prima si illuminò il suo petto, poi come condotto attraverso i nervi il bagliore si estese a tutto il corpo, un'aura gelida e scarlatta cinse la sua schiena e ali di fiamme tiepide comparvero alle sue spalle, vibranti pulsanti nell'aria. Era pronta a combattere la battaglia di Will, ma solo per i propri fini.

    La quarta volta che il suono dei proiettili risuonò tra le mura candide segnò il via anche per lei. I sei petali alle sue spalle fremettero e, rispondendo alla sua volontà, si allargarono, si dispiegarono come enormi ali e la chiusero nel loro alveo. Chiusa tra i veli di un'enorme rosa, i suoni si attutirono fino a sparire, la raffica di colpi della copia nulla più che un brusio di sottofondo. Per un istante, il mondo smise di esistere, ma l'incantesimo si ruppe presto quando, dopo aver affondato le dita pallide nella propria anima con la sicurezza di chi ha ripetuto il gesto infinite voglie, dal suo stesso corpo la Nesciens estrasse una copia di sé, un'ombra scura frutto del suo potere. Il fiore sbocciò, mostrando a tutti gli astanti il frutto del suo incantesimo, ma con ben poco interesse verso l'ammirazione altrui, la giovane incatenò il suo sguardo alla sua preda e con un solo movimento annoiato del capo diede comando alla sua ombra di agire.
    Lo scatto della sua emanazione fu immediato. Scivolando ad un'agilità che alla creatrice sarebbe risultata impossibile, la copia disegnò una parabola, mentre tentava di rapire l'attenzione dell'avversario e allontanarla dalla sua padrona. Quella distese le braccia di fronte a sé, a occhi chiusi, mentre già evocava un secondo potere. I due petali scarlatti più in alto dietro di lei si illuminarono, un flusso scarlatto ed uno azzurro ghiacciato si incontrarono e, mischiandosi in uno, danzarono attorno a lei, avvolgendola con il loro potere. Per un istante, la bambina credette di vedere dei volti umani in quel flusso di energia, ma strinse gli occhi inspirando e quella stupida illusione svanì subito. Convogliò il potere dell'acqua e del fuoco accanto a sé, un globo gorgogliante e luminescente si formò a mezz'aria. Sottilissime lame, lanciate come dardi, fendettero il vento e si sostituirono ad esso nell'attraversare rapidi e letali lo spazio. Raggiunsero per primi il punto dove si trovavano il giovane spadaccino e la ragazzina al suo seguito, solo dopo l'essere d'ombra riuscì a ridurre abbastanza le distanze da poter tentare un balzo in avanti, impugnando fermamente il suo pugnale tinto di nero, mentre lanciava un urlo muto nato dalla disperazione che le aveva dato corpo. Sferrò il colpo mirano al suo petto, per ferirlo mortalmente in un unico, rapido assalto. La vera Nesciens avrebbe atteso, invece, il momento più propizio: si sarebbe avvicinata quel tanto che bastava per portarsi nella posizione per lei di maggiore vantaggio, a circa cinque metri dal suo bersaglio e almeno un paio in più da quella che era la sua protetta: da lì, avrebbe atteso che la sua emanazione sferrasse l'attacco e che il ragazzo si fosse mosso per rispondere all'offensiva: solo allora, puntando a coglierlo impreparato nel momento di massima vulnerabilità durante lo svolgimento di una qualsiasi azione, avrebbe stretto il palmo e fatto implodere su se stessa la bolla d'acqua che galleggiava inseguendola dovunque si spostasse, così da far scoppiare come in un fiume esondato dal proprio letto una massa enorme d'acqua bollente che, con la forza travolgente di un geyser, avrebbe spazzato via ogni cosa ed investito il suo nemico, assicurandole se non la vittoria un enorme vantaggio sin dalle prime battute.





    Vatista_zpsfq1hoexq


    BaseBlu P.Q. A&OTotale
    Corpo40±20±0±060
    Essenza100±80±20±0200
    Mente60±10±10±080
    Velocità30±15±10±055
    Destrezza20±50±0±070
    Concentrazione50±25±25±0100



    Stato fisico: ottimale.
    MP:84%






    Abilità razziali e personali:

    Acero Vacuo: Alla sua nascita come Nesciens, Shinan non conosceva la sua natura, i suoi poteri ed il destino che era sopito dentro di lei. Accolta sotto l'ala amorevole di compagni che ormai l'hanno lasciata indietro, tutto ciò che aveva imparato del combattimento era derivato dai propri sforzi, imitando prima coloro che ammirava e sviluppando poi sempre più le abilità che aveva conquistato. Di tutto ciò che aveva imparato, tuttavia, solo il ricordo all'interno del suo corpo era rimasto, dopo aver perso se stessa tra le mura del Castello dell'Oblio: ogni magia, ogni potere rispondeva ancora al suo comando, ma la bambina non sarebbe stata capace di dare una spiegazione sulla loro natura, se non supporre che fossero innati in lei. Tuttavia, dimenticando la sua storia ha trovato qualcos'altro, dentro di sé, che non aveva mai saputo di avere prima di allora. Attingendo al potere della solitudine che le dà forma, infatti, e circondandosi di esso, la Nesciens ha imparato a celarsi non solo alla vista, ma a tutti i sensi delle persone che le stanno attorno, riducendosi per loro a nulla più che un'ombra sfuggente, uno spettro sempre in mostra agli occhi altrui, ma incapace di cogliere la loro attenzione.
    Questo potere, influenzato dai che la bambina prova e solo in parte sotto il suo controllo, le permetterà infatti di rendersi estremamente difficile da percepire dalle persone, come la più furtiva delle spie, pur restando chiaramente visibile alla luce del sole. A meno che, infatti, chi le sta vicino non sia conscio della sua presenza e non la stia cercando attivamente, sarà molto difficile che, anche qualora qualcuno dovesse osservarla, questi riesca a “processare” la sua presenza e si accorga di lei, finendo invece per il passare oltre. Si tratta di una mistificazione, non di una vera e propria illusione che colpisce chiunque cerchi di osservarla e Shinan, infatti, non scomparirà mai fisicamente alla vista altrui. Questo, di contro, significa anche che tale abilità ha decise limitazioni: tanto più dovesse avvicinarsi, tanto più ignorarla diventerebbe difficile, essere consci della sua presenza e prestare attenzione a trovarla renderebbe pressoché vano ogni tentativo di nascondersi e, di conseguenza, non ha quasi alcuna utilità in scontri uno contro uno o in qualsiasi situazione in cui Shinan non abbia qualcuno o qualcosa da sfruttare come distrazione per attuare il suo piccolo gioco di prestigio.
    [Abilità Passiva Superiore – Illusoria].

    Fiore Cremisi - Dente di Leone: Il potere affidato alla Nesciens della solitudine risiede nel suo vastissimo potere magico e nella maestria con cui riesce ad utilizzarlo. Quando combatte, riesce a controllare sapientemente il flusso all'interno del suo corpo, manovrandolo secondo la sua volontà ed ottimizzandone il consumo. L'energia sotto al suo comando è tanta da trasudare dal suo corpo quando la chiama a sé e la forma che le ha dato è quella di ali, cremisi e diafane, che immobili la coronano, espandendosi dal centro della sua schiena come sei linee scarlatte, impalpabili ed eteree, tremolanti come fiamme sotto la luce del sole. Ciò che altri disperdono attorno a loro come un'aura minacciosa, dunque, la bambina riesce a darvi forma e a controllarlo come se fosse parte di lei. Quel potere magico, infatti, non è sprecato, ma la forma peculiare che assume è funzionale agli utilizzi che la stessa giovane ne fa durante il combattimento, Ella infatti, non solo abile padrona del proprio flusso magico, riesce anche a percepire l'energia dispersa nell'aria, i residui lasciati dalle battaglie attorno a lei e, attraverso le ali artificiali che la cingono, richiama a sé quel tesoro come nuovo nutrimento per i suoi poteri. I sei "petali", come li chiama lei, diventano con il tempo sempre più nitidi e corporei a causa del mana che si concentra attorno ad essi, assumendo la forma solida di lunghi cristalli dai riflessi rossi e violacei; appaiono alla sua schiena, poiché è dentro di lei che la magia ritorna, a quel punto, riassorbita nel suo midollo spinale e distribuita di nuovo a tutto il corpo.
    A livello di gioco, quindi, ad ogni turno (purché siano state utilizzate tecniche magiche dalle quali trarre energia o, in alternativa, se sono presenti particolari fonti dalle quali attingere) le ali alle sue spalle da forma gassosa assumeranno forma sempre più fisica, costruendosi come grossi cristalli a partire dal suo corpo fino a raggiungere una estensione da lato a lato di un metro e mezzo. Se inizialmente non apportano alla ragazza alcun vantaggio, man mano che diventano tangibili, Shinan potrà contare su di esse come riserva di energia magica, che le consentirà di abbassare il costo delle sue abilità di un punto percentuale moltiplicato per il numero di turni entro i quali i sei petali si sono "evoluti". Ciò significa che, assorbendo il mana circostante, dopo il primo turno di combattimento Shinan dovrà spendere 1% in meno per ogni tipo di abilità attiva, al secondo turno lo sconto sarà del 2%, al terzo del 3% e così via, fino ad un massimo di 5%
    [Abilità Passiva Superiore - Magica]

    Fioritura dell'Ombra: Una potente aura tenebrosa avvolgerà Shinan, quand'ella deciderà di utilizzare questa tecnica. Le spire di oscurità assumeranno la forma di un grosso fiore di loto, i cui petali si raccoglieranno intorno a lei, nascondendo il suo corpo in un bozzolo d'ombra, che si dischiuderà nel suo incantevole splendore dopo pochi attimi, rivelando al suo interno non più una, ma due figure. Accanto a Shinan, si sarà formata una sua copia, nient'altro che una sua immagine nata dall'abisso più profondo, completamente nera come pece. Quella piccola donna sarà la solitudine stessa della ragazza, che prende la forma datale dalla Nesciens. Incarnazione del suo potere magico, l'avatar della caster, ad ogni movimento, sembrerà comunicare al mondo intero il suo dolore, lasciandosi sfuggire dalla piccola bocca un lamento triste ma dolce, con la voce di una bambina. Quell'ombra, infatti, altro non è che ciò che resta della vecchia Shinan, la Shinan completamente succube del destino e priva di speranza. Questo essere, in quanto emanazione del mana della Nesciens, questa copia possederà un grande potere che le permetterà di portare ognuna delle sue statistiche ad un livello pari alla metà dell'essenza originaria (non influenzata da aumenti o diminuzioni causati da tecniche).
    Essendo però solamente un debole resto della bambina di un tempo, il suo fisico riesce a malapena a mantenersi solido e, per questo, scomparirà non appena avrà subito qualsiasi tipo di danno o dopo due turni. Non è inoltre in grado di utilizzare tecniche e potrà fare affidamento solo su una copia d'ombra dell'equipaggiamento di Shinan. L'unica abilità che possiede, spendendo un ulteriore consumo medio, sarà quella di diventare immateriale per un istante per poi realizzare, subito dopo, fino ad un massimo di due rapidi scatti in qualsiasi direzione della lunghezza di 4 metri l'uno.
    [Consumo Medio - Pitch-Black Copies]

    Agrifoglio Paziente:Tecnica combinata frutto dell'unione dei poteri dell'acqua e del fuoco. Yaluo e Sanzha, apparendo alle spalle di Shinan, imporranno in avanti le loro mani, concentrando e mischiando in un vortice di energia i loro poteri. Si formerà una piccola massa d'acqua appena sopra la testa della bambina, flutti ribollenti che saranno concentrati in una piccola sfera all'apparenza quasi ignota. Essa rimarrà sopra il capo della Nesciens, gorgogliando come se potesse esplodere in un qualsiasi momento. Il potere magico della giovane potrà mantenerla in quello stato molto a lungo (per due turni in gioco), per poi rilasciare il potere della tecnica quando lo riterrà opportuno e quando sarà certa di non poter mancare il bersaglio. A quel punto, infatti, la bolla esploderà e, come generando uno squarcio nella realtà, l'aria stessa parrà spaccarsi e frantumarsi sotto l'irruenza di un possente getto d'acqua bollente che apparirà dal nulla, travolgendo ogni cosa sul suo cammino. Il geyser, dalla potenza non indifferente, spruzzerà la sua acqua bollente ad alta pressione con una forza tale da renderla un'arma dannosa fino ad una distanza di 8 metri da Shinan (il getto stesso si può considerare avere forma cilindrica e raggio di 2 metri). L'impatto e il calore del liquido e del vapore basteranno a gestire qualsiasi avversario ne subisca gli effetti.
    [Abilità Attiva Magica – Consumo Medio – 2 Turni]

     
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    "Non è una questione di forza. Si tratta di una cosa molto diversa"... quando aveva pronunciato queste parole, non credeva certo che sarebbero tornate nella sua mente in quel frangente, accompagnate in un triste duetto con i pensieri di quando si erano separati all'entrata. Quella ragazzina aveva detto che Will avrebbe usato "qualcosa" su di lei, e per questo non voleva andare nelle viscere del castello da sola, né che i suoi due conoscenti venissero a conoscenza di questi segreti che tanto voleva tenere nascosti. E lui, col cuore pieno di un orribile misto di rabbia e rassegnazione, aveva chiaramente pensato che quella confessione fosse patetica, e decisamente irritante. Perché sapeva dove sarebbero arrivati quei rimorsi, quanto quella falsa decisione di affrontarli insieme ai suoi amici non l'avrebbe salvata, lui stesso aveva sentito sul suo vecchio corpo quanto fosse infantile farsi delle speranze simili. Non che fosse migliorato di molto, certo, ma per quanto astio avesse provato in quel momento, ora che quell'involontario monito di Shinan era sfociato in quell'antagonismo tanto aspro, Maxwell non poteva fare altro che odiare quella sua previsione tristemente accurata.
    E, come per aggiungere altra carne al fuoco, dopo un breve discorso con Ingwe, la ragazzina decise di occuparsi personalmente di quest'ultimo, lasciando agli altri due il compito di occuparsi dell'automa. Peccato che, novanta su cento, quello significava solo che lui si sarebbe dovuto occupare di due avversari in contemporanea, perché dubitava che Vanessa potesse dargli manforte in quella situazione. Un'altra previsione che si avverò con una precisione disumana, poiché quella magra speranza venne definitivamente schiacciata dall'improvvisa apparizione di una specie di vecchio decrepito, ancora più di quello con gli occhiali da sole, che apparentemente avrebbe pareggiato la situazione per lo scontro di Shinan. Per quanto l'uomo desiderasse provare una certa apprensione per quell'evento, l'unico pensiero che gli passò per la mente fu come le sue battaglie peggiori fossero legate a persone che avevano abilità simili a quelle di Promestein; e, sfortunatamente, Maxwell non ebbe neanche il tempo di identificare chi avesse richiamato quell'ennesimo terzo incomodo sul campo di battaglia. Anche lui era un bersaglio, e uno dei suoi avversari non si fece pregare prima di far partire il proprio assalto. La Noel che sembrava essere sopravvissuta a quel caos si lanciò verso di lui, senza alcuna esitazione, probabilmente decisa a farlo fuori nello stesso modo in cui l'originale aveva deciso di occuparsi dell'Heartless cacciatore. Eppure, adesso che aveva nuovamente l'aiuto dell'Aura Radar, non era certo quell'intento omicida a causargli il colpo peggiore allo stomaco. Si ricordava il segnale di Noel, l'energia vitale di quella persona che gli era caduta tra le braccia nel Castello Disney, così come aveva memorizzato a grandi linee quello degli altri suoi alleati e degli Heartless che lo avevano attaccato. Solo che quella frequenza era assente nella persona che gli stava venendo incontro, tutto ciò che la sua stessa Aura riusciva ad avvertire era una massa priva di alcuna "vita" che si faceva strada tra l'energia che aveva esteso intorno a sé. Questo poteva significare solo una cosa, ossia che anche quella ragazza non era nient'altro che una copia creata dal Castello, un burattino che Will usava per stringergli il cuore. E la parte peggiore era che ci stava riuscendo: per quanto fossero solo copie, si trattava sempre dell'immagine di una persona a cui teneva, anche se indirettamente, e se già rimpiangeva gli omicidi di individui che odiava, come poteva restare impassibile di fronte all'aspettativa di dover riservare lo stesso trattamento a chi considerava una sua amica? La risposta a quella domanda, purtroppo, era negativa. Forse era questo che non era riuscito a spiegare a Ingwe il suo punto di vista, che non voleva ignorare la parte tragica della loro situazione, ma al contempo non poteva neanche concentrarsi solo su quest'ultima. Il peso di Aqua tra le sue braccia non era nulla a confronto dell'angoscia che gli stringeva il petto in quel momento, la tristezza che gli appesantiva le gambe e gli annebbiava i pensieri come un liquore scadente. Se in quel momento non stava svenendo per la tensione e quel misto di pensieri, probabilmente poteva ringraziare solo le sue membra meccaniche e la coscienza che quel gesto avrebbe solo peggiorato la situazione.
    Fu solo con un immane sforzo di volontà che Maxwell riuscì a cacciare quei pensieri nel profondo della sua mente, concentrandosi nuovamente su cosa stesse effettivamente accadendo davanti a suoi occhi. Non sapeva in che modo Noel volesse attaccarlo, per quanto avesse una vaga idea del suo stile di combattimento, ma al contempo doveva tenere in considerazione che anche il vecchio alle spalle di quest'ultima lo avrebbe potuto attaccare. Come diamine poteva difendersi da due attacchi in contemporanea, specie se doveva concentrarsi anche sulla protezione di Aqua? Il lusso di usare troppe energie non gli era concesso, dunque che opzioni aveva per mettersi al sicuro? Per un attimo, Maxwell cominciò lentamente a scivolare nel panico, finché i suoi occhi non si posarono su ciò che si trovava dietro all'uomo vestito di nero, proprio accanto al muro della stanza: delle colonne, che fino a quel momento non aveva preso in considerazione, ciascuna posta in un angolo della stanza, e che a differenza delle altre non sembravano essere incassate nel muro. Un'idea folle si fece strada nella sua mente, nata da una delle poche nozioni utili che l'accademia gli avesse mai insegnato, ma aveva poco tempo per metterla in atto. Noel aveva già percorso cinque metri buoni della distanza che li separava, quindi o agiva subito, oppure poteva continuare a farsi bloccare dall'ansia e rischiare il peggio. L'uomo avrebbe volentieri stretto i denti se non si fosse trovato in quella forma, soffocando la stretta che aveva nel petto con una buona dose di testardaggine, ma dovette fare un ulteriore sforzo mentale, dovendosi accontentare solo di quest'ultima. Maxwell si voltò rapidamente dietro di sé, puntando verso la colonna che fino a quel momento era rimasta alle sue spalle, e vi si lanciò ad ali spiegate, utilizzando Tagliavento per darsi una spinta in avanti, mentre la bionda saltava verso l'alto per preparare un attacco. I suoi artigli strisciarono sul terreno per la foga con cui aveva fatto partire quella carica, emettendo una serie di scintille per buona parte del tragitto, mentre alle sue spalle poteva chiaramente sentire gli impatti dei proiettili di Noel, finché uno di questi non lo colpì proprio su una gamba. Fu per estrema fortuna che quei colpi non finirono tutti sul punto inteso, probabilmente proprio a causa della sua carica improvvisa: Noel dovette aggiustare la mira più volte per cercare di colpire il suo bersaglio, e di conseguenza più pallottole finirono sul terreno, ma una buona parte riuscì a colpire l'automa. Oltre a quella che fece saltare una piccola porzione della corazza che copriva la coscia destra, causandogli un leggero sussulto di dolore, una seconda e una terza pallottola colpirono il dorso dell'ala sinistra, poco accanto a uno dei propulsori, mentre un'altra esplose sul suo braccio destro, proprio sopra al tricipite, facendo saltare parte dell'armatura e della corazza superficiale, così come la pallottola che superò la misera difesa della sua criniera e lo colpì sul retro del fianco destro. L'uomo dovette sforzarsi di non lasciar andare le gambe di Aqua quando il segnale di questi ultimi due danni raggiunse il suo cervello e le sue membra come una forte puntura, ma ormai aveva quasi raggiunto il suo scopo; dopo quel bombardamento incessante, l'uomo frenò la sua carica puntando i piedi sul terreno di fronte a sé e spiegando le ali, voltandosi nuovamente in direzione dei suoi possibili avversari... e come ricompensa per il suo sforzo, venne colpito in pieno dall'ultima pallottola sparata da Noel. Il proiettile sferzò l'aria, raggiungendo il suo volto proprio mentre si stava voltando, e di conseguenza prese in pieno l'area poco sotto il suo occhio scarlatto, spezzando il metallo morbido dell'armatura e scavando nella sua corazza superficiale. D'istinto, Maxwell sobbalzò, trattenendo a stento un grido di dolore e chiudendo il proprio occhio sinistro, stringendo un po' a sé la donna che aveva tra le braccia in un vano tentativo di sopprimere la scarica elettrica che percorse metà del suo volto, e lo rese quasi sordo al gridolino preoccupato che Aqua emise al suo posto. Peccato che nessuno dei due avesse il tempo di piangere sulle sue ferite, perché con l'occhio ancora aperto l'uomo poté chiaramente vedere che anche l'uomo in nero aveva deciso di lanciare un attacco, delle schegge scure che risaltavano orribilmente sullo sfondo bianco di quel bastione, ed erano dirette nuovamente verso di lui. In mezzo a una situazione del genere, la sua sola fortuna fu essere proprio dove voleva: praticamente dietro alla colonna. L'automa non dovette fare altro che compiere un rapido scatto verso la propria sinistra e ritrarre rapidamente ambo le ali, che anche il suo ingombrante corpo metallico finì dietro al pilastro, giusto in tempo per vedere chiaramente quelle piccole lance oscure che passavano accanto a lui, mentre le restanti probabilmente rimasero conficcate nella struttura di roccia alle sue spalle.
    Maxwell si appoggiò un attimo alla colonna con una stretta al cuore, perché avrebbe tanto voluto poter dire che il peggio era passato, ma sapeva che quello era solo l'inizio, e lo scontro si sarebbe fatto solo più difficile. Neanche pregare Asura gli sarebbe servito a nulla, con che faccia poteva chiedere al Dio dei Guerrieri la forza per affrontare senza rimorsi quello scontro, per sopprimere l'ansia che provava di fronte a quella situazione? Non era più così che voleva andare avanti, non a costo della sua umanità e della sua sanità mentale, si era stancato di fuggire... ma l'alternativa era affrontare quella situazione con la paura e l'angoscia che gli intorpidivano il corpo. Forse la metafora non calzava per le sue membra meccaniche, ma l'uomo poteva dire con certezza che il peso della sua protetta fosse l'unica cosa a tenerlo ancora in contatto con la realtà. Tuttavia, prima che quella linea di pensiero potesse andare oltre, la voce di Aqua ruppe il silenzio opprimente di quella tregua momentanea, portando lo sguardo dell'unico occhio aperto dell'automa su di sé.


    -Maxwell, ti prego: lasciami a terra. Se non contrattacchi ora moriremo entrambi, e sarà stato tutto inutile.

    Quelle parole non aiutarono molto il suo stato d'animo, perché per quanto la donna dai capelli turchesi avesse ragione, Maxwell non era proprio sicuro di quanto potesse resistere, con o senza le mani libere. Perché, per quanto le parole di quella piccola Noel gli fossero finite sotto pelle, risvegliando così quel poco di buon senso che aveva nascosto dietro alla sua falsa determinazione, era difficile riprendere a combattere dopo i suoi ultimi fallimenti, strategici e non. Era qualcosa di viscerale, un terrore che gli bloccava polsi e caviglie e le rendeva molto più pesanti del dovuto. Certo che aveva paura, aveva sempre avuto paura, dall'accademia fino a quel preciso istante, e la coscienza di non essere in una situazione dove la sola forza bruta non lo avrebbe salvato non faceva che stringergli ulteriormente il petto. Fino a quel momento non era stato che una bestia in fuga dal passato, e ora che doveva guardare al futuro suo e di altre persone, la fiducia che aveva nelle proprie capacità vacillava. Anche la confidenza della sua protetta sembrò venire a meno per un secondo, tra un colpo di tosse e le unghie che sembravano volersi conficcare sulla superfice della sua armatura, ma quella prima impressione si rivelò decisamente sbagliata.

    -Io... me la caverò, in un modo o nell'altro. Non ho intenzione di mollare ora.

    Sentendo quella frase, l'uomo chiuse anche l'altro occhio, sforzandosi di riprendere parte del proprio autocontrollo, soffocando il panico che si stava impadronendo della sua mente. Fino a quel momento era andato avanti solo grazie al suo istinto, alla rabbia che provava verso di sé e che proiettava verso situazioni o individui che gli ricordavano i suoi errori, ma così facendo si era trasformato in un burattino per la sua stessa infantilità. Anzi, a chi voleva mentire, era ancora dannatamente infantile! Bastava un attimo di paura, un muro apparentemente troppo grande da sormontare, e subito la sua mente tornava a quella notte, quando proprio quel terrore si era rivelato l'unica cosa in grado di tener testa alle emozioni contrastanti che aveva provato. Eppure, proprio a causa di questa sua codardia aveva ignorato troppe volte i consigli che molte persone gli avevano dato, e per un attimo stava anche per rendere vana la morte di qualcuno che si era sforzato di aiutarlo. Non poteva permetterselo. Proprio come aveva detto Aqua, non poteva mollare. Se esitava in quel momento, Shinan non sarebbe stata l'ultima persona perduta a causa dei colpi bassi della loro aguzzina, e lui era stanco di sentirsi una vittima.

    -Neanche io.

    Quelle parole uscirono con un sibilo, rischiando di perdersi in un sospiro mentre l'automa riapriva il suo occhio ancora sano. "Conoscete un luogo chiamato Castello dell'Oblio?"; non credeva che proprio quel ricordo si sarebbe rivelato così utile in quel frangente. Maxwell si abbassò, lasciando delicatamente Aqua sul freddo pavimento marmoreo, accettando così quella sua ultima richiesta... ma non senza una piccola precauzione. "Quel Castello è un dedalo inestricabile per gli estranei, ma quello che nessuno è riuscito a carpire da esso... è racchiuso lì."; la voce di Promestein gli tornò nella mente come un sottile ago velenoso, causandogli un profondo brivido di disgusto, eppure proprio quell'individuo gli aveva fornito il mezzo per combattere quella battaglia con un peso in meno sul cuore. Non aveva trovato il coraggio di usarlo fino a quel momento, ma le circostanze lo costrinsero a risvegliare il potere di quel frammento di Oblio che si era rifugiato nella sua fronte. La decorazione esagonale che proteggeva quel punto del suo corpo si illuminò di una flebile luce azzurra, e quando la maestra del Keyblade toccò terra, accanto a lei si formò una figura cristallina, simile alla forma umana dell'uomo, ma al contempo diversa. Quella specie di simulacro non aveva buona parte degli zigomi del suo volto o una bocca, e parti del suo corpo, come braccia e gambe, erano coperti da alcune repliche della sua basilare corazza in forma meccanica. Non era una copia degna di quelle che la burattinaia gli aveva lanciato contro in quegli ultimi momenti, ma l'uomo poteva solo sperare che sarebbe bastata per adempiere al suo scopo. Aqua rispose a quel gesto semplicemente sorridendogli e annuendo quel poco che la sua condizione le concedeva, ma era abbastanza.
    Senza perdere altro tempo, l'uomo fece un nuovo scatto verso la propria sinistra, con la sola differenza che, in quel momento, si stava lanciando nuovamente nelle fauci del leone. L'automa fece perno sul proprio piede sinistro per voltarsi, in modo da allontanarsi giusto di un paio di metri dalla colonna che proteggeva la figura di Aqua, e la situazione che si ritrovò a osservare non era esattamente rosea. I suoi due compagni di sventure si erano apparentemente decisi ad affrontare l'uomo in nero al posto della loro amica, ma non riuscì a cogliere i dettagli della loro offensiva, perché la sua concentrazione era rivolta a Noel, che aveva avuto il tempo necessario per toccare nuovamente terra. Era lei a preoccuparlo di più in quel frangente, sia a causa della minore distanza che li separava, ma soprattutto per la sensazione viscerale che lui e Siegfried fossero il bersaglio principale di quella triste marionetta. Che fosse perché stava difendendo Aqua o perché la burattinaia aveva deciso di dargli qualche altra pugnalata al cuore, il risultato non sarebbe cambiato: doveva affrontarla. A quel pensiero, un profondo brivido si fece strada lungo il suo corpo, partendo dal suo petto fino a raggiungere la mano sinistra come una scossa, e il suo corpo si mosse nuovamente, guidato da un furore stranamente freddo. Perché sì, provava rabbia, rabbia verso di sé, rabbia per la sventura che li aveva portati tutti in quella sala, rabbia contro la donna che li costringeva a lottare, ma qualcosa bloccava la sua ira e la trasformava in qualcosa di completamente diverso.E, guidata da queste emozioni, la sua energia assunse un nuovo aspetto, la forma di una sfera di ghiaccio nella sua mano sinistra, un piccolo globo di spine glaciali largo appena una decina di centimetri, che l'automa non esitò a lanciare con forza verso il piede destro di quella Noel. Anzi, a circa una trentina di centimetri alla sua destra, se doveva essere più preciso. Eppure, quel colpo non aveva mancato il bersaglio, non ancora: la sfera, infatti, avrebbe percorso rapidamente i sei metri che dividevano Maxwell dalla bionda, e non appena questa avesse toccato qualcosa di solido, sarebbe esplosa. Un'esplosione di piccole lame, schegge fredde che si sarebbero sparse a cupola in un raggio di due metri dal punto di rottura, e che avrebbero sicuramente investito la ragazza se questa non si fosse mossa. E l'uomo non aveva alcuna certezza di quale possibilità preferisse, in quel frangente; tutto ciò che poteva fare era combattere con chi aveva davanti, e con il suo stesso cuore.


    CITAZIONE
    Maxwell Blaze
    Stato Fisico: Danni complessivi Bassi; ala sinistra e artiglio posteriore destro danneggiati, danni leggeri poco sotto/accanto all'occhio sinistro, sulla superfice del tricipite destro, sul lato destro della "coscia" destra e sul fianco destro
    Stato Mentale: Concentrato, sul chi vive
    Energia: 100-10-2-2=86%

    Equipaggiamento:

    »Dragon Arm R - Opaque reload: + 20 al parametro Corpo e + 10 al parametro Velocità.
    »Dragon Arm L - Reload: +10 in Corpo, +20 in Destrezza e +15 in velocità.
    »Pettorali di tiglio - Autumn Reload: + 20 punti in Corpo e + 25 punti in Velocità.
    »Spallacci Orientali
    »Draco Leg R & L
    »GR Generator -Mk. Dark-: "Sconto" del 3% sulle abilità di natura Magica [Abilità Passiva Superiore]; conservazione delle energie magiche dell'equipaggiamento nella Roccia Divina [Abilità Passiva Superiore]; bonus di 25 punti in Essenza [Oggetto Incantato, 75 AP].
    »Destroyer's Heritage: E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, e anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri e il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi sia per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di nove metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].
    »Reminiscence Fragment ATTIVATO con potenza Bassa; evocata una copia (Illesa; Concentrata sulla protezione di Aqua) con le seguenti statistiche:
    Cor: 70 | Ess: 110 | Men: 80 | Con: 100 | Des: 100 | Vel: 95
    »Soul System non attivo

    Abilità:

    »Aura Radar [Abilità Passiva - Superiore]: Maxwell ha sempre avuto un grande talento nella manipolazione della sua energia vitale per l'uso dell'arte marziale tipica del suo mondo, e questa è una capacità che riflette questo fatto. Gli utilizzatori esperti del Pugno del Drago Iracondo, infatti, sono in grado di sentire anche la forza vitale altrui entro una certa distanza, riuscendo così a individuare i loro avversari con più facilità. Nel caso del cyborg, questa abilità è stata "tradotta" in un radar che funziona tramite l'espansione della forza vitale dell'utilizzatore, un sistema che gli consente di tenere sotto controllo un'area di 10 metri di raggio intorno a sé, e di avvertire gli esseri viventi all'interno di questo raggio d'azione. Maxwell e Siegfried, quindi, potranno sentire chiaramente le aure degli individui intorno a loro, riconoscendo a grandi linee il "segnale" di persone che hanno già conosciuto, ma nel caso di sconosciuti e creature prive di unicità, avranno una reazione generica. I Nessuno saranno avvertiti con un segnale "vuoto", molto flebile; gli Heartless saranno avvertiti con un segnale di pericolo, e sentiranno chiaramente il loro desiderio di cibarsi di cuori; i Soldati dell'Oscurità saranno avvertiti come qualcosa di "contaminato", con un segnale molto simile a quello degli Heartless, ma senza la sensazione istintiva di pericolo; i Nesciens saranno avvertiti come una pura massa di emozioni e "trasmetteranno" il loro segnale come il sentimento da cui sono nati e, infine, i Completi saranno avvertiti senza alcuna particolarità. Questi segnali saranno avvertiti con una "massa" particolare all'interno del raggio d'azione del radar, corrispondente a grandi linee alla stessa massa corporea dell'individuo cui appartiene, e nel caso l'automa sia privato della vista o abbia gli occhi chiusi, nel suo normale raggio visivo potrà vedere chiaramente le sagome degli individui presenti entro i dieci metri di raggio di cui sopra. Tale precisione è raggiungibile sia grazie al talento di Maxwell che al supporto di Siegfried, che collaboreranno per usare sia le naturali capacità della metà umana sia i sistemi della metà elettronica, quale che sia la personalità dominante nel corpo.

    »Padronanza Elementale: Northern Cross [Abilità Magica Variabile]: Attivata a potenza BASSA per creare una sfera di ghiaccio di 10 cm di diametro, che a contatto con qualcosa di solido (o dopo aver percorso sette metri) scoppia in una piccola esplosione di schegge glaciali avente un diametro di 4 metri.

    »Tagliavento: Hermes Rush [Abilità Fisica - Livello Medio]: Attivando alcuni piccoli propulsori posti agli angoli esterni della corazza delle scapole e sotto alla "cresta" della corazza del polpaccio, il corpo del cyborg subirà per un attimo una tremenda accelerazione, riuscendo a generare uno scatto di velocità impressionante. Come con ogni variante di Tagliavento, l'utilizzatore potrà coprire la distanza massima di 5 metri senza alcuna rincorsa (distanza e velocità aumentabili a seconda dei valori di Destrezza e Velocità), e l'uso dei micro-propulsori rende semplicemente più facile attuare lo scatto. L'abilità prende il nome e il suo funzionamento dal predecessore di Siegfried più incentrato sul combattimento ad alta velocità, l'UN-45 "Hermes".

    Statistiche:

    Corpo: 120
    Base: 60 + Energia Rossa: 10 + PQ: 0 + Equip: 50

    Essenza: 135
    Base: 40 + Energia Rossa: 40 + PQ: 30 + Equip: 25

    Mente: 80
    Base: 50 + Energia Rossa: 30 + PQ: 0 + Equip: 0

    Concentrazione: 100
    Base: 50 + Energia Rossa: 40 + PQ: 10 + Equip: 0

    Destrezza: 120
    Base 50 + Energia Rossa: 20 + PQ: 30 + Equip: 20

    Velocità: 145
    Base: 50 + Energia Rossa: 10 + PQ: 35 + Equip: 50

    Riassunto Post & Note: Maxwell usa Tagliavento per portarsi dietro alla colonna posta a circa 4 metri dietro di lui, originariamente alla sua sinistra, evitando così in parte l'attacco di Noel, che tuttavia lo colpisce di striscio e in pieno in più punti del corpo, incluso sotto all'occhio sinistro appena l'automa si volta per nascondersi dietro al pilastro. Dopo una breve conversazione con Aqua, evoca un simulacro di resistenza Bassa tramite il Reminiscence Fragment, e subito dopo esce dal suo nascondiglio, allontanandosi di due metri dalla colonna e voltandosi subito verso Noel, approfittando dell'atterraggio appena terminato per lanciarle accanto una piccola sfera di ghiaccio, che non appena toccherà il terreno accanto a lei esploderà in una miriade di schegge glaciali (Il dialogo con Aqua è stato gentilmente fornito da Frenz).


    Edited by AlexMockushin - 27/9/2015, 14:14
     
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    «Zitto!»
    L'acuto della bambina squarciò l'aria, tagliando a metà la sua frase.
    Sembrava turbata. Sembrava quasi che le sue parole l'avessero un qualche modo raggiunta. Il corpo rigido, teso, le dita contratte, le unghie affondate nei palmi. In cerca di qualcosa, di qualunque cosa che potesse dargli speranza, Ingwe osservò tutti quei dettagli, tutti quei segnali che comparvero sul corpo della bambina.
    Combatteva, o almeno così sembrava; combatteva contro qualcosa dentro di sé, come se il dubbio l'avesse attanagliata. Forse, qualunque cosa Will avesse fatto, non era così potente da ridurre in catene Shinan. La bambina era potente, molto più di lui, almeno, e di sicuro aveva molta più forza di volontà di quanta lui potesse mai sperare di possedere, lui che in quel momento non riusciva a far altro che pregare silenziosamente, cercando il contatto caldo della mano di Vanessa.
    Proteggerle entrambe.
    Quello era il suo scopo, il suo obbiettivo: fare in modo che il futuro dell'illusione potesse diventare in parte, almeno, reale. E, per quanto in quel momento il futuro potesse sembrare buio e totalmente privo di speranza, lui sapeva di potercela fare, di poter almeno portare a compimento quel voto.
    O forse, stava soltanto mentendosi un'altra volta.
    «Non ho idea di cosa tu stia parlando.»
    Un altro sogno, un'altra falsa speranza che veniva distrutta con poche, semplici parole. Lentamente, Ingwe chiuse gli occhi, inspirando dal naso quanta più aria poteva, tentando di assimilare il significato di quella frase.
    Quindi era così, proprio non riusciva a riconoscerli.
    Il dolore tornò improvviso, facendosi strada all'interno del suo petto fin troppo velocemente, come se oramai si fosse abituato a risiedere in quel luogo.
    Ingwe deglutì rumorosamente, tentando di non urlare, di non lasciare che la rabbia e l'odio e la disperazione uscissero fuori. Non poteva. Doveva reprimerle, doveva restare calmo, per il bene di tutti quanti. Doveva tentare di rimanere lucido, di non vomitare o iniziare a piangere.
    Non era quello il momento adatto, non lo era.
    Doveva continuare a sperare, a credere nelle bugie che continuavano a ripetersi all'infinito all'interno della sua testa.
    In fondo, quello non era niente se non un'altra prova da superare, se non qualcosa che doveva affrontare per raggiungere lo scopo che si era imposto. Che non sarebbe stato semplice lo sapeva: dopotutto, si trovavano all'interno di quel maledetto Castello, alla mercé di una pazza dai poteri che diverse volte avevano superato i limiti che esistevano tra il regno delle possibilità e quello dell'impossibilità, quindi non era troppo sorpreso dal fatto che ci fosse un nuovo, per quanto terrificante e destabilizzante, imprevisto.
    «Il mio nome non è certo Shinan, devi avermi confuso con qualcun altro.»
    Certo, sarebbe stato comodo accettare quella verità, accettare il fatto che Shinan dovesse ancora arrivare in quella stanza, che era stata trattenuta da qualche ostacolo imprevisto, ma che, in fondo, stava bene. Sarebbe stato molto, molto comodo. In effetti, si sarebbe risparmiato una serie non indifferente di problemi.
    Ma si sarebbe trattato di un inganno. Un altro. Uno che, oltretutto, andava contro tutto ciò in cui credeva, tutto ciò in cui sperava. E non poteva farlo. Solo il pensiero lo faceva infuriare, solo l'idea. Confusa con qualcun altro? Che splendida, meravigliosa, comoda bugia. Questa volta fu il suo turno di serrare i pugni, di stringere quello libero dalla mano di Vanessa così forte da farsi male. Il respiro accelerato, tornò ad osservare la bambina dall'espressione vuota, cercando un rimasuglio della vecchia Shinan. Doveva farla tornare com'era prima. Doveva portarla indietro, liberarla da quell'incubo. Non voleva combatterla. Non voleva farle del male, farla soffrire, oltre che spiritualmente, anche fisicamente. Non voleva.
    Ma oramai non si trattava più di poter scegliere. Si trovavano tutti con le spalle al muro, tutti in bilico tra la vita e la morte, sospesi ad un filo sottile sorretto dall'albina. Era lei a decidere, era lei la marionettista e autrice di quell'assurdo spettacolo teatrale.
    «Però ti riconosco eccome.»
    Non c'era nessun dubbio in quella frase, nessuna traccia di gentilezza o tristezza o sentimento. Si trattava di una constatazione, fredda, secca. Con forza, come a trattenere l'urlo che sapeva che stava per uscire nuovamente, Ingwe si morse il labbro inferiore. Dentro di sé c'era qualcosa che sibilava malignamente, qualcosa che continuava a ripetergli che tutto quello sarebbe stato inutile, e, anzi, non avrebbe fatto altro che fargli del male, che l'unica cosa che gli rimaneva era di donare alla bambina una fine veloce e quanto più possibile priva di dolore.
    Sciocchezze. Assurdità.
    Non aveva ancora provato niente, non aveva ancora fatto niente. Non poteva darsi per vinto solo per quello, non dopo ciò che aveva vissuto e passato nelle ultime ore. Sarebbe stato come rinnegare il dolore che aveva provato, i costanti sacrifici di Noel grazie ai quali si era salvato più e più volte.
    Sarebbe stato come sputare sopra al suo cadavere riverso sul marmo rosso di sangue, sarebbe stato come calpestarlo. E non sarebbe stato per niente giusto.
    Con lentezza si alzò verso il soffitto di un altro metro, la mano di Vanessa che scivolava dalla sua stretta, allontanandosi da quel terreno che, al momento, sembrava così pieno di insidie e minacce.
    Avrebbero dovuto combattere, lo sapeva, così come sapeva che quella Shinan non avrebbe avuto pietà, che avrebbe mirato solo ad ucciderlo, niente di meno. Non poteva titubare. Non era un lusso che poteva concedersi. Mano ferma, avrebbe dovuto fare di tutto per assicurare, se non la sua, almeno la sopravvivenza delle due giovani. Teso si umettò le labbra.
    Forse- No, non forse: sicuramente, le avrebbe dovuto fare del male, avrebbe dovuto attaccarla e colpirla.





    «Devo chiedervi un favore.»
    Non era pronto. Non sarebbe mai stato pronto per tutto quello, ma doveva farcela. Doveva resistere, doveva restare in piedi, non lasciarsi schiacciare dal peso di tutto quello.
    Doveva essere il loro pilastro.
    «Vanessa...»
    Tremando leggermente per la tensione, si voltò verso la sua sinistra; la mano adesso era vuota, stretta lungo il fianco.
    «...È meglio se ti allontani da qui.»
    «Che qualcuno di voi si occupi del gigante laggiù.»
    Se doveva combattere, voleva che lei fosse al sicuro, lontana dalla traiettoria di tiro dei suoi incantesimi e di quelli di Shinan. Non sapeva se sarebbe riuscito a proteggere sia lei che se stesso, nel caso fosse rimasta vicina e, oltre a ciò, non voleva che quella Shinan la sfruttasse per attaccarlo.
    Se Vanessa fosse rimasta lì non sarebbe stata niente di più che un bersaglio volante.
    «A lei ci penserò io.»
    «Del ragazzo dai capelli biondi me ne libero io.»
    Un sibilo strozzato, interrotto a metà da una deglutizione pesante, nervosa; quello era il massimo che riusciva a dire in quel momento.
    Non voleva pensare ad una possibile eventualità in cui avrebbe dovuto ucciderla.
    La sola idea gli faceva venire la nausea, terrorizzandolo dal più profondo del suo essere. Mai.
    Non l'avrebbe mai fatto.
    Mai.
    Uno schiocco di dita spezzò il silenzio che era andato a crearsi in quei pochi istanti successivi all'ultima frase di Shinan.
    Non ci mise nemmeno un secondo.
    Di fronte a lui, spostato leggermente verso la sua sinistra, comparve, come se si fosse materializzato dall'aria stessa, un anziano, i capelli rossi lunghi fino al marmo, le mani ed il volto rugosi, gli occhi infossati. Piccoli, macabri dettagli che accompagnavano quella figura scheletrica, fin troppo emaciata per poter essere quella di un essere vivente.
    Non pensò, agì.
    Nello stesso istante in cui il vecchio alzava le mani di fronte a sé, Ingwe aveva iniziato a spostarsi, Finduilas che accompagnava i suoi movimenti, mantenendosi al suo lato, allontanandosi dall'inquietante nuovo arrivato.
    Sfrigolando, una sfera di fuoco dal diametro di almeno il suo braccio passò laddove il giovane si trovava fino a pochi istanti prima, continuando la sua traiettoria verso il soffitto della stanza, fino a schiantarsi contro di esso.
    Era iniziata.
    Spari risuonarono contro le pareti, rimbombando fino a raggiungerlo, segno che anche l'armatura, Maxwell, stava combattendo.
    Vanessa. L'unica che non riusciva a capire dove si trovasse.
    Con una contrazione dolorosa dei muscoli dell'addome e della schiena, Ingwe si fermò, bloccandosi ad osservare Shinan e a vigilare sul mago.
    Doveva calmarsi.
    Gli mancava la lucidità, in quel momento. Gli mancava la capacità di pensare freddamente come aveva fatto contro i due mostri che avevano cacciato Noel.
    Doveva trovare una via di uscita da quel macello, doveva riuscire a far tornare Shinan quella di prima.
    Un urlo pieno da angoscia e disperazione distrusse il filo dei suoi pensieri già sconnessi: un'ombra, un grumo nero, fisico, identico, se non per la totale mancanza di colore, a Shinan stava saltando sotto di lui tentando di colpirlo col pugnale stretto nella destra, i lineamenti distorti, grondanti di rabbia, odio e angoscia.
    «Adesso basta, Shinan! Ti prego… ti prego… ti prego!»
    Con uno scatto si voltò nuovamente verso la figura della bambina. Sei ali vermiglie si diramavano dalla sua schiena, mentre un globo gorgogliante d'acqua volteggiava sopra il capo della piccola.
    «Cerca di ricordare! Quello che stai facendo non è ciò che vorresti fare! Tu lo hai sempre detestato!»
    Non sapeva nemmeno quello che stava dicendo: era la disperazione che parlava per lui, era quel sentimento che manovrava la sua voce, facendo uscire le parole.
    Eppure, niente di tutto quello che diceva sembrava raggiungerla, nessuno dei suoni che uscivano dalla sua bocca.
    Correndo, la giovane maga si avvicinò al punto dove si trovava, l'incantesimo vibrante di energia ancora sospeso sopra il suo capo.
    «Shinan, ti prego! Tu volevi solo aiutare gli altri!»
    Istintivamente, il volto distorto dalla paura e dall'angoscia, Ingwe indietreggiò ulteriormente, allontanandosi dalla bambina, verso una delle pareti “corte” della stanza.
    Un violento getto d'acqua e vapore passò con un sibilo di fronte e accanto a lui, estinguendosi prima di arrivare a toccarlo, ma facendo comunque sentire il proprio calore anche a quasi un metro di distanza. Fosse stato colpito, sarebbe di sicuro stato ferito gravemente: non sarebbe più riuscito a controllare il volo e, con quasi assoluta certezza, sarebbe caduto a terra, aggiungendo altre ferite a quelle causate dall'incantesimo.
    Dentro di sé, la preghiera che tutto quanto finisse bene, che tutti potessero tornare ad essere felici, stava sempre più velocemente perdendo forza, strozzata, soffocata dalle spire del terrore e della disperazione.
    Non stava per piangere.
    Voleva solo urlare, solo gridare la sua rabbia per tutta quella insensatezza e distruzione.
    Doveva continuare. Doveva continuare a chiamarla, a dire il suo nome.
    Doveva continuare oppure avrebbe tutto perso senso, oppure, avrebbe davvero dovuto arrendersi a tutto quello e lasciare che solo Vanessa si salvasse.
    «Volevi solo aiutare quante più persone possibili! Ti prego, Shinan, non farti usare in questo modo da Will! Segui la mia voce! Torna ad essere come prima!»
    Voleva che si ricordasse di Alicia, che si ricordasse di loro due, di come avevano salvato la vita a quelle persone nel tunnel, di come fossero diventati amici in quelle terribili circostanze.
    Voleva che si ricordasse di quel barlume di luce che avevano trovato all'interno di quell'oscurità, di quella scintilla che lo aveva salvato.
    Voleva vederla tornare ad essere come prima, voleva spiegarle che, se anche lui provava qualcosa di diverso nei confronti di Vanessa, qualcosa di più profondo dell'amicizia, non sarebbe cambiato nulla tra di loro. Non voleva che quella fuga attraverso le porte del Castello diventasse il loro ultimo ricordo assieme. Voleva avere la possibilità di crearne altri e altri ancora, voleva avere la possibilità di vedere quell'amicizia continuare nel corso degli anni, svilupparsi e crescere, creando un legame indistruttibile tra loro tre.
    Voleva poter essere capace di far tornare la vera Shinan indietro, capace di vederla di nuovo.
    Se non fosse stato possibile, allora… Allora niente avrebbe avuto senso.
    Non poteva attaccarla.
    Finduilas si fermò a mezz'aria, vibrando appena, come se fosse in quel momento fosse attratta da due forze opposte.
    Non poteva, nemmeno col piatto della lama, per farle meno male, per evitare di ferirla troppo gravemente.
    Non poteva combattere contro di lei, ma contro qualcun altro, sì.
    Eliminare quanti più avversari dal campo di battaglia, liberarlo prima che arrivasse Will, spendendo meno energie possibile.
    No, non avrebbero mai avuto alcuna possibilità contro di lei. Ma contro i suoi alleati, contro l'uomo che la stava aiutando potevano fare qualcosa.
    Stava soltanto ritardando l'imminente, soltanto ritardando una morte che sarebbe arrivata di sicuro.
    Eppure la speranza di poter fuggire, la speranza che, anche se attraverso il suo sacrificio, le sue compagne si sarebbero potute salvare.
    Un miracolo. Sarebbe servito niente meno di un miracolo per far sì che tutto finisse per il meglio.
    Ma i miracoli, per definizione, erano qualcosa che non esisteva in natura.
    Eppure, ne aveva visti fin troppi in quel castello, sia benevoli che malvagi, per poter ancora credere che non fosse possibile.
    E lui doveva aggrapparsi a questa speranza, doveva aggrapparsi a questa possibilità, per quanto piccola ed insignificante, altrimenti combattere non avrebbe più avuto senso, altrimenti avrebbe fatto meglio a lasciarsi uccidere, senza prolungare le proprie sofferenze.
    Per questo lo avrebbe combattuto, per questo lo avrebbe attaccato.
    Era cinico, era ipocrita, soprattutto pensando al fatto che, probabilmente, anche l'anziano era controllato, anche lui stava facendo tutto quello contro la propria volontà.
    Eppure doveva agire, doveva combattere.
    Proprio come gli altri stavano facendo, proprio come Vanessa.
    Se non per se stesso, lo doveva fare per lei.
    Velocemente si voltò verso la propria sinistra, lo sguardo puntato verso l'anziano col cappello e la giovane spadaccina che, con rapidità sorprendente, rinfoderava lo stocco e si allontanava. Probabilmente aveva appena sferrato un attacco.
    Non mosse un dito, deglutì soltanto.
    La spada si materializzò sopra il suo capo, luminosa, una copia identica di Finduilas, la punta già tesa verso il bersaglio.
    In meno di un istante aveva individuato il punto che voleva colpire. Incapacitare, non uccidere.
    Lui era diverso da Will.
    Diverso. Diverso. Diverso.
    Lui non puntava ad uccidere, a far soffrire, lui voleva solo proteggerle.
    Il vecchio era un ostacolo, un problema, un qualcosa che andava momentaneamente fermato.
    Avrebbero aiutato anche lui, una volta finito tutto, avrebbero liberato anche lui dalla morsa di Will.
    Con un sibilo cristallino, la spada partì, puntando al ginocchio destro, alla gamba su cui aveva visto che l'anziano, sebbene in maniera molto precaria e con l'ausilio di un bastone, si appoggiava.
    Fosse andato tutto bene, sarebbe riuscito a stenderlo, rendendolo inoffensivo, o comunque meno pericoloso.
    Chiuse gli occhi, isolandosi da ciò che lo circondava, dal possibile suono di carne squarciata che sarebbe giunto, in caso il suo attacco fosse andato a segno.
    Si voltò, riaprendo lentamente le palpebre, verso Shinan.
    Non erano passati nemmeno cinque secondi da quando aveva finito di parlare, da quando aveva pregato di vederla tornare normale.
    Una reazione, la prova che la bambina che conosceva esisteva ancora.
    Non chiedeva altro.











    dividercharlie

    Stato Fisico: Ottimale.
    

Stato Psicologico: Spera di poter riuscire a far tornare Shinan come prima, ma ha paura di non farcela. Spera che accada un miracolo per farli uscire vivi da quella situazione. In colpa per aver dovuto attaccare Olson.

    Energia: 100 – [12 – 4]= 92%


    dividercharlie


    ABILITA’

    Die Magie: Passiva 1 (levitazione armi) attiva. Passiva 2 (sconto sulle abilità magiche basate sull'elemento luce) attiva. Passiva 3 (volo) attiva.

    Wecken: La notte dell’assalto a Radiant Garden, quella notte di guerra, di dolore, di paura ha lasciato un profondo solco sanguinolento nel cuore che il ragazzo credeva di aver perso, nell’anima che credeva essere stata rubata. Le forti componenti emotive da lui provate durante quella battaglia hanno risvegliato il suo cuore, hanno riallacciato, seppur in minima parte, le catene che uniscono l’anima al corpo, la quale, grazie al fatto che il ragazzo sia riuscito, seppur inconsciamente, a “trattenere”, se così si può dire, il proprio cuore già corrotto all’interno del proprio corpo, hanno reso possibile ciò. Il cuore non potrà mai tornare ad essere quello di un tempo, ma le emozioni, i sentimenti che il ragazzo prova sono reali. Attutiti, meno potenti di quanto dovrebbero essere nella realtà, ma presenti. Eppure, per un essere che non ha provato alcun sentimento per quasi un anno tutte queste sensazioni risultano essere potenti, micidiali a livello psichico, e, nel caso si tratti di un’emozione molto potente, fortemente debilitanti. Eppure lui non si rende conto di quello che sta accadendo all’interno del suo corpo. Lui, che non ha memoria della notte in cui ha quasi perso la sua umanità, vive nell’ignoranza di questo fatto e crede che tutto ciò che prova non sia altro che un brutto gioco dei suoi ricordi. Un macabro, debilitante gioco di cui lui è la vittima. [Passiva inferiore.Fateful - Autoconclusiva]
    Das Licht:La magia permette di plasmare la materia di cui è composta la realtà a proprio piacimento e la branca in cui il ragazzo eccelle è quella che tratta della manipolazione della luce. L’affinità guadagnata durante i mesi di studio con Failariel, nonostante la limitazione che tutti gli incantesimi debbano avere il ragazzo come punto di partenza e che non abbiano una durata prolungata (massimo un turno) ha permesso ad Ingwe di plasmare questo elemento alla pari del mago più esperto,sia che lo utilizzi per bruciare, per tagliare, come semplice, cruda materializzazione della propria energia magica o come base per creare raffiche di proiettili. Insomma in base a ciò che la sua fantasia e l'occasione in cui si trova al momento gli suggeriranno, tramite un adeguato consumo di energia magica, Ingwe sarà capace di plasmare la luce nelle forme più disparate ed adatte all'occorrenza. [Attiva offensiva a costo Variabile Medio.]

    dividercharlie


    EQUIPAGGIAMENTO

    Der Draht:
    Finduilas: L’arma del Nessuno è forse una tra le lame più uniche e particolari dell’intero universo, Keyblades a parte, naturalmente. Della lunghezza di un metro e venti centimetri, impugnatura compresa, questa spada ad una mano e mezza è adatta sia a duelli singoli che a battaglie in mischia. L’aspetto generale è quello di una serie di fasci di luce che si intrecciano tra di loro creando una spada. La guardia è semplice, a croce, praticamente indistinguibile dal resto dell’arma e larga poco più di quindici centimetri; l’impugnatura è lunga venti centimetri, mentre la lama è lunga un metro esatto e larga, al massimo, una decina di centimetri, mentre al minimo all’incirca cinque.
    [Equipaggiata]

    Amber
    [Arma a distanza. Equipaggiata.]

    Faust
    [Arma ravvicinata basata sulla Destrezza; Arma incantata. Equipaggiata.]


    dividercharlie


    BaseVerde P.Q.A&OAbilitàTotale
    Corpo25+15±0±5±045
    Essenza80+50±0±10±0140
    Mente35±0+5±20±060
    Concentrazione35±0+20+20±075
    Velocità55+25±0±20+40140
    Destrezza70+10±0±20±0100



    Allora, Ingwe si trova a più o meno 4/5 metri da terra ed è a 6 metri di distanza da Shinan e direi sugli 7/8 metri da Olson (sempre contando in linea retta senza considerare l'altezza a cui fluttua il mio Pg). Per quanto riguarda Maxwell ed Aqua… Onestamente non saprei dire, ripensando allo schema del post di prima, direi anche lì attorno agli 8/9 metri di distanza, forse leggermente di meno.
    Spero che le azioni siano del tutto chiare, altrimenti fate un fischio xD
    Ah, riguardo l'attacco lanciato, facendo i miei bravi calcoli (che potrebbero benissimo essere errati, considerando la mia bravura in matematica e l'assenza di una calcolatrice mentre li facevo), questo, essendo lanciato da un'altezza tra i 5.50mt ed i quasi 6mt, e dovendo volare per una distanza di *calcola col teorema di pitagora* quasi 9 metri e dovendo colpire un bersaglio (ginocchio) all'altezza di 50 cm da terra e (sì, troppi “e”), visto che il mago si trova ad almeno 3 metri da Olson e leggermente spostato rispetto alla traiettoria del colpo, secondo lo schema precedente e gli spostamento compiuti da Ingwe, non dovrebbe riuscire ad intercettare l'attacco di Ingwe col proprio corpo.
    Per chiarimenti sai dove trovarmi xD.

    Edit: modificato refuso nella tabella delle statistiche.




    Edited by pagos - 27/9/2015, 12:12
     
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  8. Vanessa Galatea
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    Non ci potevo credere. Lo stocco mi tremò in mano.
    Vederla cambiata era stata una cosa, ma sentirle pronunciare quelle parole sortì tutto un altro effetto… Ed Ingwe stesso sembrava diverso, pur mantenendo quell’attenzione alla mia sicurezza. Quel posto ci stava cambiando, tutti, piano piano. Shinan disse di volersi occupare personalmente del giovane, sfidandolo praticamente a duello, lasciandomi indecisa sul da farsi: Ingwe mi aveva detto di allontanarmi, che ci avrebbe pensato lui, ma non potevo lasciarlo solo in quel momento, non dopo tutti quei discorsi. Non volevo che le mie promesse perdessero ogni valore, volevo rialzarmi e combattere per far uscire tutti da quel posto, sani e salvi. Rallentai il battito delle ali per un istante, per poi riprendere a sbatterle più velocemente: riuscivo a sentire la tensione di una battaglia che ancora doveva iniziare, che sarebbe scoppiata da un momento all’altro. La cosiddetta quiete prima della tempesta, no? Ogni secondo poteva esser buono per far scoppiare il chaos. E l’uomo anziano scelse quell’istante.
    Snap.
    Uno schiocco di dita ruppe quei brevi attimi di silenzio, aprendo le danze. Una figura ammantata, gobba, simile ad un albero dalle foglie caduche durante la fredda stagione invernale, ricoperto dal lenzuolo di un fantasma, si palesò non lontana da Ingwe. Quello schiocco di dita era un segnale per un altro alleato, magari invisibile, affinché si palesasse? O una magia che aveva richiamato un’entità arcana? Qualunque cosa fosse, era stato il vecchio, quello del grande teschio, a scatenarla. La figura nodosa tese le braccia e generò dai palmi una palla di fuoco, scagliandola in direzione di Ingwe.
    In un certo senso, avevo trovato il modo ideale per accontentarlo e continuare a combattere: allontanarmi da Shinan e lasciarla a lui, ma nel contempo aiutarlo come meglio potevo, rimanendo sul campo di battaglia. Scesi di quota bruscamente, cessando per un paio di lunghi istanti il battito delle mie ali, lo stocco stretto nella mano destra. Non lasciai neanche un ultimo sguardo ad Ingwe, mi gettai il più velocemente possibile in direzione dell’uomo, che nel frattempo si era interessato maggiormente di Maxwell, assieme a quella Noel burattina. Dell’uomo in armatura non mi preoccupavo, aveva decisamente l’aria di qualcuno che sa badare a se stesso. Di Ingwe nemmeno, ero sicura che sarebbe stato capace di toccare il cuore di Shinan e a riportarla alla realtà. Ne ero certa, insomma, doveva riuscirci! La preoccupazione maggiore che avevo, in quel momento, era per la mia vita… Ero all’altezza della situazione? Sarei riuscita ad uscire da lì? Potevo davvero sperare di vincere quella battaglia? Lo avrei saputo presto, lo scatto stava per terminare. Saranno stati una decina di metri abbondanti in diagonale, forse era stata un’idea stupida… Con quelle ali così vistose, l’uomo mi avrebbe probabilmente notato. Ma dovevo provarci, dovevo fare la mia parte. Non volevo essere inutile, era il momento di dimostrare a me stessa che c’era ancora speranza. Che c’era ancora un motivo per vivere. Come al solito, bersaglio fragile all’apparenza, che mi avesse già notata o no probabilmente sarei riuscita a portare il colpo a segno… Al resto avrei pensato dopo, se fossi riuscita ad arrivarci al “dopo”. Magari sarei perita prima, per colpa di qualche trappola… Troppo tardi per ripensarci, ero già avvolta da farfalle blu. Cercai di accelerare il più possibile mentre mi avvicinavo all’uomo, di mantenermi abbastanza lontana da non colpirlo col mio stesso corpo, ma allo stesso tempo vicina quanto bastava a squarciarlo con una buona parte della lama. L’arma fece il resto. Rinfoderai la spada. Sembrava che ce l’avessi fatta, dunque non arrestai la mia avanzata e continuai a volare rasoterra, fino ad un paio di metri dietro l’uomo. Se ci ero riuscita, l’avevo preso su parte del fianco sinistro, ma soprattutto alla precisa metà della colonna vertebrale. Toccai terra coi piedi, senza ritrarre le ali, e mi voltai verso il mio bersaglio: ora dovevo solo attendere. Attendere e sperare di vederlo presto cadere, ferito dal mio colpo. Tenni la mano stretta attorno all’elsa dell’arma, osservando Ingwe che si preparava ad attaccare dalla distanza, mediante una spada di luce, una copia della sua, che schizzò rapida in direzione del vecchio uomo. Pensai che non avesse la traiettoria pulita, invece riuscì ad infilare l’attacco tra la figura gobba col cappuccio e Shinan. Se il mio attacco non fosse stato utile, almeno avrei svolto la mia parte come diversivo per Ingwe. Tutt’intorno, ognuno combatteva. Per qualche folle istante, sentii che avremmo potuto farcela. Dovevo semplicemente sperare di non essere orribilmente uccisa nel frattempo. O che Will non facesse di qualcun altro un burattino, perché non avrei mai potuto attaccare un amico… Né Shinan, né nessun’altro.


    Vanessa:

    Energia: 100 - 12 = 88%
    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Psicologico: Comincia ad abbandonare i sentimenti in favore di un combattimento efficacie, sebbene continui a preoccuparsi per i suoi compagni e per se stessa, soprattutto per Ingwe e Shinan

    Equipaggiamento:

    Stocco Mariposa (Arma Magica)

    Protezioni:

    N/A (solo vestiti di stoffa comune)

    Abilità Passive:

    Pure Butterfly [Passiva Normale dell'Arma] Ogni volta che Vanessa esegue una mossa con la parola "Butterfly" nel nome, essa viene avvolta da una miriade di piccole farfalle colorate che, grazie alla forza del Cuore nello Stocco, le permettono di effettuare le suddette abilità con velocità più alta del normale. Funziona chiaramente solo se usa il suo Stocco personale

    Violet Butterfly: [Passiva Inferiore] Essendo una normale ragazzina, Vanessa non sà ben distinguere la differenza fra un individuo appartenente alla luce o all'oscurità...A meno che essa non sia evidente. Accorre in suo aiuto il Cuore nello Stocco che, avendola ormai come "amica" evoca una farfalla trasparente di colore viola,scaturita dall'elsa dello stocco, che si pone dinnanzi agli occhi di Vanessa quando qualcuno diventa ostile nei suoi confronti e le permette di individuare lo Stato del Cuore di chi le si pone di fronte

    Purezza d'Animo: [Passiva Inferiore] L'animo puro di Vanessa le impedisce di essere corrotta da idee che vanno contro i suoi ideali Es. Se qualcuno cercasse di farle credere che l'Oscurità è l'unica strada giusta, il tentativo contro Vanessa fallisce e la ragazza non viene influenzata.

    Lúthien - Empress Victoria's Flawless Swallowtail [Abilità Passiva Superiore]: In seguito agli eventi di Radiant Garden, durante l'incontro con Ingwe, due cose si sono risvegliate in Vanessa. La prima è un sentimento che lei stessa non capisce a pieno, un'affezione particolare nei confronti del ragazzo dagli occhi di smeraldo, e l'altra è la propria energia, manipolata dallo stesso ragazzo. Come una goccia di vetro viene soffiata per creare nuove forme, la scintilla d'energia di Vanessa è stata stimolata, plasmata da Ingwe per accontentare il desiderio della ragazzina di volare: l'energia ha infatti preso la forma di un vistoso paio d'ali di farfalla di colore indefinibile, cangiante ed in continuo cambiamento, a seconda dell'illuminazione dell'ambiente. Queste ali sono, di fatto, un'estensione del corpo di Vanessa e sono connesse al suo corpo, mosse dai suoi muscoli, nonostante siano composte d'energia. Si tratta di vere e proprie ali, dunque esse possono essere colpite e danneggiate (danni d'entità non oltre a Media, sempre a seconda della situazione, possono, però, essere rigenerati facilmente, grazie all'entità "energetica" delle ali) e le permettono volo a volontà a patto che la ragazza le sbatta. L'apertura alare complessiva è di 2 metri (un metro ad ala) e Vanessa, a piacimento, può farle apparire e scomparire dalle proprie scapole. Questo processo avviene istantaneamente.

    Abilità Attive:

    Blue Butterfly's En Passant: [Attiva Fisica Media] Avvolta da un nugolo di farfalle blu, Vanessa si lancia velocemente contro l'avversario e lo oltrepassa. Mentre accade ciò, Vanessa mena un rapido fendente contro il proprio avversario, che si accorge della ferita solo dopo che l'azione si è conclusa. Questa abilità si svolge in due turni: nel primo Vanessa esegue l`azione, ma solo alla fine del secondo l'avversario si accorge del danno infertogli. Una tecnica che Vanessa ha sperimentato da sola, durante il periodo di allenamenti con la Madre.

    Statistiche:

    BaseVerde P.Q. A&OTotale
    Corpo75±10+0±085
    Essenza30±25+0±055
    Mente30±15+0±045
    Velocità75±10+0±085
    Destrezza60±10+0±070
    Concentrazione30±30+0±045



    Giuro che dopo questa non mi lagnerò più, comincio ad annoiare anche me stessa con questa nenia, ma stavolta ho una giustificazione più o meno valida per la brevità oscena di questo post: scuola.
    Scuola. Scuola. Scuola.
    Non è un caso che io abbia postato oggi e di mattina, grazie al cielo mi sono ammalata (non pensavo che avrei mai detto una frase del genere...) ed ho ricavato il tempo necessario per buttare giù qualcosina. Se non fosse successo, avrei mandato ampi messaggi di scuse dicendo che, probabilmente, sarei stata costretta a saltare il turno. Le parole sono 771, Word dice così, e per terrore sono andata persino a controllare la soglia minima di parole in un post. Sono mortificata. Tralasciando questo, vado a riassumere il post (non penso che ce ne sia bisogno, vista la brevità, ma lo si fa comunque per evitare che siate costretti a leggerlo): Vanessa scatta in direzione di Olson, volando ma a livello del terreno, e si lancia in uno di quegli En Passant che le piacciono tanto. Considerando che Olson dovrebbe essere girato, se ho capito bene, in direzione di Maxwell, la tecnica dovrebbe colpirlo alla schiena. Nel caso, non subirà il conteggio dei danni fino alla fine del prossimo post di battaglia comunque :ahstop:
    Fatto ciò, Vanessa rinfodera l'arma e svolazza nella stessa traiettoria che ha percorso per l'attacco (mi rifaccio alla mappa), per poi atterrare e voltarsi verso il suo bersaglio.
    Per chiarimenti (o eventualmente per congratularvi con me per aver segnato il record di post più corto mai scritto nel GDR) MP e richiedete la mia presenza su Skype


    P.S. Aiuto, non riesco a premere il tasto per rispondere, è troppo difficile. Vi prego perdonatemi.
     
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    «There’s no other way
    No doubt in the end
    But I ain’t got a thing to lose
    Nothing to defend
    __________________________________


    Era rimasta immobile. Non aveva neanche provato a cambiare posizione, ad allungare la strategia. Semplice, apatica immobilità, come se aspettasse un ordine. Ma era tutto silenzio. Persino lei, che sapeva di essere vuota, che sapeva di essere la sottoposta di qualcuno, trovava strano quel silenzio. Era come una cassa di risonanza, ma finché nessun suono veniva proiettato o indirizzato verso di essa, la copia di Noel non aveva nessuna voce, nessuna intenzione da riprodurre. Ricordava solo tre parole, tre nomi. Will. Wren. Aqua.
    Lo sguardo perso nel vuoto colse con disinteresse la sfera di ghiaccio. La traiettoria suggeriva il pavimento, suggeriva la sua destra. La copia restò immobile, i Bolverk in mano, lungo i fianchi. Guardava lui, come per chiedergli cosa dovesse fare, quando in realtà aspettava solo un segno. Davanti ai suoi occhi c’era il nulla, il vuoto. Come quando era al laboratorio, come quando l’avevano rilasciata in quella valle, in quella cittadina, lei attendeva solo un ordine. “Liberatemi, aiutatemi, vi prego”, urlava una voce distante, un continuo, incessante richiamo diretto a nessuno in particolare. “Voglio andare via, non voglio tutto questo”, “fa male, fa male, voglio andare via”. La copia li sentiva, ma sembrava stupido dare voce a quei suoni distorti; stupido, perché lei aspettava solo un ordine. Fece un passo avanti.
    Il ghiaccio si cristallizzò in un istante, come il tempo stesso, bloccato al comando della sua padrona, molto simile a quello impartitole tre, quattro anni prima.

    Uccidili tutti.

    «…volevi solo aiutare gli altri!»
    Voglio restare sola, sola senza di me.
    L’esplosione la colpì in pieno, e lei era ancora immobile, irremovibile. Le schegge trapassarono la stoffa, raggiunsero, la pelle, avvolsero una guancia, decorarono i suoi capelli. Un sottilissimo rivolo colorato si affacciò da un graffio sulla tempia, i guanti bianchi accolsero diversi, piccolissimi puntini rossi.

    Il Keyblade di Will comparve da solo, senza la proprietaria. La testa d‘ariete trovò il suo equilibrio, perfettamente verticale sul pavimento, poggiando su una crepa piatta dell’osso. Il manico rivolto verso l’alto agognava una persona che l’impugnasse, ma, come sempre era stato, la Volontà non era tipo da sporcarsi volontariamente le mani. Fece la sua entrata dalla porta distrutta qualche istante dopo, attenta ad evitare di pestare con i suoi piedi nudi i frammenti di legno. Si muoveva leggera, uno spirito del vento. Si inchinò leggermente in avanti, tenendosi la gonna, una riverenza verso chi stava per essere distrutto. Rise cristallina, in modo soffuso e di fianco a lei una seconda fanciulla identica simulò il suo precedente inchino.

    Alzò entrambi i Bolverk in avanti, uno scatto dei gomiti, i polsi rigidi. Il crocchio del ghiaccio sul suo cappotto fu coperto dal rumore degli spari. La magia che veniva trattenuta nella canna quel secondo in più, il sovraccarico di energia e poi l’esplosione. Così aveva detto la sua padrona. Ucciderli tutti, non importava né come né in quale ordine. Liberarsene e basta. Due, tre. Un respiro profondo, le dita che tremavano. Quattro, cinque. Batté le palpebre mettendo meglio a fuoco attraverso le sue armi. Sei, sette. Il volto, il collare, una spalla, il torso, l’addome. Qualunque cosa. L’importante era che colpisse, che facesse male, che uccidesse a poco a poco, con delicatezza, un germoglio lento e inarrestabile. Dovunque pensasse di andare, a quella distanza e ferma, salda sul terreno, non lo poteva mancare. Otto, nove. Di più. Di più. Più forza.

    «Dolcezza,» chiamò con un sorriso morbido e innocuo, incamminandosi verso Ingwe, in volo a mezz’aria. Un po’ comodo tenersi a distanza in quella maniera. Poteva anche accettare che gli altri volassero, ma che quel verme dalla bocca larga e la lacrima facile fosse così codardo da non affrontare apertamente nemmeno i suoi compagni era piuttosto fastidioso. E inaccettabile. «Io e te dobbiamo finire la nostra chiacchierata.»
    Incrociò le braccia al petto, lasciando andare un sospiro, come per prendere fiato. Avrebbe tanto desiderato fronteggiarlo, tanto desiderato averlo di fronte. Ma per una volta, poteva concedergli di guardarla dall’alto in basso.
    «Pensavo preferissi gli spalti, Will.»
    Un sussurro, un’osservazione. Continuò a guardare Ingwe. “Attaccami, sono disarmata ancora una volta. Dalla mia parte ho solo le parole.
    «Se sei venuta per aiutare, sappi che non era necessario, quindi non accetterei che i termini dell'accordo cambino adesso.»
    Non distolse lo sguardo nemmeno per un istante. Assunse un’espressione stupita.
    «Aiutare? Io?» Fece una pausa, come per valutare l’ipotesi. Assurdo. «Voglio solo assicurarmi che le cose vadano per il meglio.»
    Cominciò a fare i suoi conti, una costumista all’opera di un meraviglioso vestito funebre. Non serviva molto altro: posizione perfetta, distanza ottimale. Solo qualche provocazione magari. Voleva attirarsi addosso un po’ di odio, far cadere quel marmocchio nella sua trappola.
    «Non è quello che ti ho chiesto.»
    Perché Ingwe poteva anche essere spaventato, ma guardando nell’Abisso, l’Abisso le aveva detto a chiare lettere che quel marmocchio non era in grado di porsi una priorità. In quel momento, Vanessa e Shinan erano le sue vittime e da gran paladino, si sarebbe rimangiato la paura e l’avrebbe affrontata.
    «Non cambierà niente nel nostro accordo. Tu stai facendo il tuo dovere e lo stai facendo bene.»
    Evitò di pronunciare il suo nome, calcò la parola “accordo”. Il modo più facile per uscire dal castello era ucciderlo, era stato detto chiaramente; Ingwe sospettava, anzi, era certo che lei ci avesse messo lo zampino. Quindi sì, o si lanciava su di lei, o fuggiva e in entrambi i casi era spacciato.
    «Sono disarmata, la mia unica arma sono le parole.» ripeté con un sorriso, rievocando ciò che aveva detto diverse stanze prima: «ti conviene affrontarmi, prima che le mie parole ti tarpino le ali e si riprendano il tuo fastidiosissimo e per niente mascolino volteggiare, piccolo insetto.»
    Da sotto di lei si inerpicò un filo, una torre nera: si gonfiò, si distorse, si piegò alla volontà della padrona, scattando verso il giovane. L'oscurità si plasmò nelle grezze forme di una mano. Qualcosa doveva afferrare. Un braccio, il torso, le gambe. Andava bene tutto, purché Ingwe guardasse direttamente verso di lei e, perché no, lo tirasse verso terra per uno scontro, a detta di sua signoria, alla pari.
    L’altra Will si guardò intorno, lisciandosi pensierosa le labbra con un polpastrello. Di chi poteva interessarsi? Ah, già. Il burattino.

    Mirò con uno solo Revolver, l’altro braccio disteso lungo un fianco. Trattenne il fiato un istante, come in apnea. Il tempo si fermò solo per lei. Svuotò la mente e lasciò che i sigilli dipingessero la sua pelle, solcassero il viso, il collo, fino a penetrarle il cuore. Sibilavano, mentre l’inchiostro marchiava la tela bianca. Era quasi liberatorio, aria fresca, un clima nuovo. Di più, più forza. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Un nuovo sigillo equivaleva ad un nuovo fulcro di magia liberato. Poteva distruggerli tutti, ucciderli tutti. Premette il grilletto, sforzandosi di non sorridere al cospetto del senso di completezza che si impegnava per riempire il vuoto.

    «Sembra che tu sia in difficoltà.» commentò premurosa, ad un paio di metri da Maxwell. Gli occhi scarlatti viaggiarono sul terreno, fino a trovare i frammenti dell’armatura dell’uomo. Divertente, estremamente divertente.
    «Se vuoi posso aiutarti a sistemare le cose,» si propose, con espressione convinta, senza la minima traccia di ironia. Poi le labbra sottili si arcuarono, inasprendosi in un ghigno sghembo: «come ha fatto quella stupida bambina. È stato così bello, così appagante vederla morire.»
    Fece un passo indietro, mentre il lupo di fuoco sfrecciava per divorare altra armatura.

    Aveva sbagliato. Un errore clamoroso. La figura di Will era entrata nel suo campo visivo e l’articolazione aveva automaticamente deviato il colpo, spostandosi nello spazio vuoto tra lei e il suo nemico. Aveva sentito la rabbia, aveva sentito una spinta -da fuori, da dentro- e l’ordine aveva vacillato, rendendola incerta, la nuova voce che sibilava per cancellarlo e sostituirlo. Ma le parole erano sempre quelle: Will, Wren, Aqua.
    Sentiva freddo, sentiva nuovamente il vuoto, nuovamente il silenzio. La rabbia la spingeva indietro, la disperazione la avvolgeva e l’odio la traeva a sé. Chi doveva seguire? Cosa doveva fare? Non doveva perdere tempo, non poteva. Era al muro, era all’angolo, era in trappola, poteva eliminarlo.
    Distruggere, era stato l’ultimo comando. Qualcosa in grado di distruggere. Ce l’aveva, lo possedeva, era suo, nelle sue mani.
    Una sagoma traslucida si staccò dal suo corpo, comprimendosi in un getto di fiamma, deformando la sua figura e riducendo in piccolissime goccioline i frammenti di ghiaccio ancora intatti sul cappotto. La belva scattò in avanti, fuoco liquido modellato su forme ferine. Spalancò le fauci mordendo aria, lo sguardo color sangue a fissare dritto di fronte a sé. Schioccava, ringhiava, ululava, ruggiva. Si scagliò in avanti, divorando con due falcate fulminee i brevi metri che la distanziavano dall’avversario, che la tenevano distante da Will.


    DIVISORE_zpsanuuuazb



    Entrambi gli attacchi andarono a vuoto. Com’era prevedibile, la distanza era troppo elevata, le possibilità che i suoi bersagli riuscissero a evitare i colpi era effettivamente da prendere in considerazione.
    Olson fece un passo indietro, ruotando appena il capo. Da quell’angolazione, aveva una chiara visione di buona parte del campo di battaglia. Al momento, l’uomo in armatura era di gran lunga al di fuori della sua portata, al riparo dietro una colonna; se ne sarebbe occupata Noel.
    Ciò di cui doveva davvero preoccuparsi era alla sua sinistra: entrambi i ragazzini sembravano determinati a puntare a lui. La ragazza, in particolare, la stessa che era fuggita da lui quando l’aveva incontrata nel corridoio solo qualche minuto prima, sembrava voler essere la prima a rompere gli indugi. Quando Olson vide le farfalle azzurre comparire intorno a lei con la coda dell’occhio, capì che doveva fare qualcosa.
    Stava tentando un attacco diretto. Dopo aver spiegato le ali e essersi portata rasoterra, caricò Olson seguendo una traiettoria rettilinea, sperando, evidentemente, di sfruttare la sua palese inferiorità fisica. Ragionamento solo apparentemente logico. Olson non si scompose, né tantomeno si girò completamente verso di lei. Il contrattacco sarebbe stato più semplice, se la sua avversaria avesse creduto di averlo colto alla sprovvista.
    Chiamò ancora l’oscurità, che stavolta lo inondò completamente, dall’interno. Nel giro di un istante, la stessa composizione fisica del suo corpo era cambiata: nient’altro che inafferrabile fumo nero, avvolto da un involucro solo apparentemente carnale. Con un po’ di fortuna, la ragazza non se ne sarebbe nemmeno resa conto: quando il fendente si aprì la sua strada sul fianco e la schiena dell’uomo col cappello, non incontrò la minima resistenza; ma nella foga della battaglia, persino un simile dettaglio poteva sfuggire.
    Non si voltò verso di lei; non poteva. Il biondino doveva ancora fare la sua mossa; quella posizione gli permetteva ancora di vederli entrambi con la coda dell’occhio, e non l’avrebbe abbandonata ora.
    La seconda offensiva non tardò ad arrivare. Un lampo di luce, un sibilo; poi la vide. Una spada composta di pura luce, a malapena distinguibile dal bianco totalizzante dell’ambiente, si dirigeva come una freccia verso di lui. Olson agì: dopo aver alzato il braccio libero, generò un nuovo sciame di rasoi d’ossidiana. Le lame nere e violacee schizzarono via dal suo palmo vorticando forsennatamente; intercettarono la spada quando questa aveva ormai quasi raggiunto l’uomo col cappello: un esplosione bianca e nera balenò per un interminabile istante, alzando un’onda d’urto che quasi gli fece volare via il cappello. Olson lo assicurò con la sinistra.
    Non c’era ancora tempo per fermarsi a ponderare: la ragazza era pericolosamente vicina e, come tale, rappresentava la priorità. Fermatasi due metri alla sua destra, a quella distanza avrebbe potuto comodamente affondare il suo stocco e mutilarlo irrimediabilmente; non poteva permetterlo. Oramai il punto di non ritorno era stato valicato: per fare i conti con il rimorso, doveva prima sopravvivere.
    Di nuovo, non si voltò; non ce n’era bisogno. Gli bastò sussurrare all’oscurità: fu lei ad agire al suo posto, ancora una volta. Flutti di materiale oscuro, generatisi da più punti del suo corpo, andarono a condensarsi alla destra del suo volto, tra lui e la sua avversaria, dando forma ad una figura già familiare alla ragazza. L’enorme teschio pallido, simbolo della morte stessa, fluttuava ora placidamente al suo fianco, lo sguardo vuoto puntato verso la giovane. Sarebbe bastata una sola occhiata. Sarebbe stato sufficiente che la ragazza posasse i suoi occhi una sola volta su quelli del teschio e per lei sarebbe finita. In quel momento, avrebbe visto la morte. Avrebbe saputo, vissuto, provato ciò che significa avere la risposta alla domanda fatidica, consapevole di non poterle sfuggire.
    Olson schioccò le dita, ordinando così al Mago di raggiungerlo. La figura raggrinzita avanzò lentamente verso di lui, la lunga cappa che ondeggiava attorno ai suoi passi, fermandosi ad appena un metro alle spalle dell’uomo in nero. Null’altro che una superficiale misura di sicurezza. Se l’illusione non fosse andata a segno, doveva essere pronto all’eventuale contrattacco della ragazza.
    Se fosse andata a segno, avrebbe avuto una preoccupazione in meno. Non l’avrebbe uccisa: se possibile, avrebbe preferito non farlo.
    Olson sospirò mestamente, riflettendo sul prezzo che Vanessa avrebbe dovuto pagare in cambio di quella misericordia. Decise per una morte semplice; non c’era tempo per il flavour o la crudeltà insensata. Decise che nella sua testa la ragazzina sarebbe morta lì, in quella stanza. Non era necessario concederle anni e anni di angoscia; bastava la ferrea consapevolezza, la vivida immagine: il teschio, anziché metterla fuori gioco, nell’immaginazione di Vanessa l’avrebbe divorata. Lei l’avrebbe visto avvicinarsi, paralizzata da un senso di impotenza e terrore che non avrebbe potuto spiegare. Solo al momento della “morte” Vanessa sarebbe stata libera.
    Ma a quel punto, sarebbe stato troppo tardi.



    CITAZIONE
    Duuuuunque. Chessifa chessifa. Riassumo rapidamente quello che fanno le mie due piggie, quello che fa Frenzi ci penserà lui.
    Noel: distanze (vedi cosa sotto). Sono 9 colpi di Bolverk SENZA potenziamento, il decimo CON POTENZIAMENTO in essenza, come descritto nel testo, che ti manca autoconclusivamente. Rimediando all'errore e un po' per contro-bilanciare il tuo attacco ghiaccio col suo nemico naturale, usa un dominio elementale basso (notice, 235 base in essenza!) a cui ho fatto pirotecnicamente assumere la forma di un lupo because 2cool. In quanto a tempi di esecuzione, la faccenda è critica dato che il tempo per castare è molto breve, così come il tempo tra gli spari e la velocità della bassa. Good luck.
    Will: oh oh oh. Che dire? Hai cinque secondi di volo disattivato, o giù di lì, grazie all'abilità di Will "Feel Free to Go Mad". Sì lo so, è sgrava. E ovviamente per il tempo di casting delle sue abilità utilizzate vale lo stesso discorso che ho fatto sopra (200 in essenza e 180 in concentrazione). Questo accada all'ultima frase pronunciata che, btw, è detta subito dopo aver cominciato ad evocare la mano (dominio elementale basso ombra). Plus, se la guardi ti spamma addosso un debuff in magia, questo per TUTTO IL TEMPO DEL DISCORSO. Ovviamente occhio alla lealtà, su 'ste cose sono implacabile, ho brutti ricordi con Onèir.
    Ecco, tutto qui. Vi lascio gli schemini belli belli e Frenzi con la sua spiegazione.
    Prepost e Postpost, lollo ancora per sta cosa.


    NoelStat_zps05jidhej


    BaseBlu P.Q. A&OTotale
    Corpo25±25±5±055
    Essenza60±90±10±75235
    Mente40±20±0±060
    Velocità55±25±30±0110
    Destrezza70±10±40±0120
    Concentrazione50±30±20±0100



    »Stato fisico~: danno superficiale al lato destro del corpo (</~basso).
    »Potere Magico~:88 - 36 = 52%





    Nox Nyctores: Arcus Diabolus Bolverk





    Coppia di pistole gemelle che fanno parte di un set di dieci armi (Nox Nyctores). Molto potenti e rinomate, hanno in realtà la capacità di inibire emozioni e ragione dei loro possessori: in battaglia possono far perdere per esempio la paura, il terrore della morte, ma anche compassione e pena per l’avversario o il rimorso. In rarissimi casi però, possono anche esaltare la cattiveria e il sadismo della persona, che si trova completamente in balia dell’influenza delle sue stesse armi. Corpo e mente sono controllate da loro fino alla fine dello scontro. La loro potenza dipende dalla forza, ovviamente non solo fisica, che può essere benissimo minima, del possessore.
    Bolverk, in ogni caso, è la forma “umana” di Odino, uno dei più potenti dei nordici, la cui forza fisica e magica è racchiusa in un’arma da fuoco più lunga delle normali pistole (circa 40 centimetri), anche se non di molto. Canna sottile e forma squadrata, di un bianco lucido, presentano tre tacche bianche. L’impugnatura è molto maneggevole e spessa all’incirca cinque centimetri, percorsa da striature in legno smaltato. È praticamente impossibile che vengano rubate: una volta acquistate si adattano e si legano indissolubilmente al loro possessore.
    La leggenda che siano loro a scegliere il possessore è quasi totalmente infondata. Un solo avvenimento può essere ricondotto alla teoria: uno dei precedenti possessori sembra sia stato portato alla follia, morto in circostanze sospette, quasi sicuramente causate dall’emorragia causata dalla ferita portata dal foro da arma da fuoco in mezzo alla fronte. Nessun proiettile è stato ritrovato. L’alone rosso intorno al buco e la canna trovata ancora calda quando è stato scoperto il corpo, lasciano presumere il suicidio.
    I proiettili sparati da questo tipo di Nox Nyctores sono di tipo magico, del diametro di 4 centimetri. Nel determinare potenza, efficacia e gittata si fa riferimento al regolamento per quanto riguarda le armi da fuoco.



    Abilità razziali e personali:

    Symbiosis: Il rapporto di Noel con i suoi Bolverk è un rapporto piuttosto particolare. Nonostante infatti questi non abbiano ancora rivelato il loro vero potere, Noel è entrata in sintonia con essi a tal punto da poterli adoperare in modi che trascendono, seppur di poco, la normale abilità balistica umana. Certo, non risulta facile immaginare la mingherlina e indifesa fanciulla maneggiare simili pistole come fossero giocattolini, ma questa è la realtà dei fatti. Una tra le cose più strabilianti, ad esempio, è come Noel riesca a maneggiarli entrambi come fossero una sola arma. La bionda non ha infatti difficoltà a puntare due nemici diversi e a far fuoco con precisione, anche se questi si trovassero ad una distanza angolare abbastanza ingente tra loro (passiva inferiore). Ma l’altra è il vero simbolo per eccellenza di questa simbiosi, forse un’ancora più strabiliante caratteristica: Noel può, a tutti gli effetti, "vedere" attraverso i Bolverk. Le canne delle sue amate pistole possono dunque fungere, in modi che nemmeno la bionda riesce ancora a spiegarsi, proprio come un prolungamento della sua vista normale. Per fare un esempio semplice, ma funzionale, si pensi ad un eventuale nemico che provi ad assaltare Noel da dietro; se la giovane lo sentisse, le basterebbe puntare la pistola verso di lui e sparare anche senza voltarsi poiché, appunto, la simbiosi estrema con le sue amate armi le permette di "vedere con i loro occhi" (passiva inferiore).

    A Thousand Words: Dopo il primo incontro con Nu, Noel ha sviluppato un’abilità piuttosto particolare. A quanto pare, a causa proprio del tocco della ragazza dall’occhio rosso e della sua dubbia natura di fantasma, Noel ha da lei acquisito la capacità di sentire e percepire le anime più forti e complesse delle persone che la circondano, fino ad un massimo di un metro di distanza, non senza riscontri sul suo essere. A seconda della potenza e dell’entità delle anime, la reazione avuta dalla bionda sarà più o meno grave: più segnati e singolari sono gli spiriti, più lunga e intensa è la crisi epilettica che ne consegue. Questo perché, a livello inconscio, l’anima della ragazza entra in contatto, al primo incontro, con quelle altrui, creando un legame fondamentale più o meno resistente, provocandone uno shock fisico e mentale, scatenando inoltre la comparsa di inspiegabili macchie violacee su diversi parti del corpo della giovane. A livello di battaglia, questa abilità non ha alcuna utilità e può essere di relativo intralcio. (Attiva a Costo Nullo)

    Heart Suppressor: Il blocco psicologico ed emotivo di Noel è parzialmente spiegabile dall’influenza che le sue armi esercitano su di lei, sulla sua psiche e sul suo essere. Da quando i Bolverk sono entrati in suo possesso si può dire, senza esagerare, che il legame venutosi a creare dal primo utilizzo ha sopito lentamente e continua ancora a sopprimere le capacità emotive della bionda. Per evitare alla forte sensibilità di base della bionda e alla sua tendenza di farsi condizionare dagli altri di prendere il sopravvento nei momenti meno opportuni, i due Revolver, ogni volta che vengono impugnati, intensificano la barriera posta ai sentimenti della ragazza, affilando la sua lucidità in battaglia e facendo passare al secondo posto anche le preoccupazioni più grandi, in modo da permetterle di concentrarsi sullo scontro. La sua goffaggine, la sua timidezza, le sue incertezze sbiadiscono rapidamente, rendendola più obiettiva e meno oppressa e impedita nell’azione. In un certo senso, anche meno pessimista. Si tratta di una sorta di leggero “controllo” sull’attività di Noel, che non è a conoscenza di questa loro peculiarità. Il combattimento diventa la priorità. Allo stato attuale delle cose, l’utilizzo dei Bolverk annulla temporaneamente gli effetti dell’abilità sviluppata dalla bionda, “A Thousand Words”, che, di fatto, ha l’effetto contrario, cioè far provare in un’unica volta una piccolissima parte di quelle emozioni parzialmente soppresse. (Attiva a Costo Nullo)

    Let us Burn: Il fuoco si è rivelato essere un elemento piuttosto importante nella vita di Noel, ovviamente in senso negativo. Il fuoco l’ha privata di tutto ciò che amava; il fuoco ha distrutto la donna che ha sempre visto come una madre; il fuoco ha divorato la sua scuola; il fuoco ha distrutto la sua casa; il fuoco si è alzato per avvolgerla nel mondo dell’Oscurità; il fuoco ha tentato di privarla dei suoi compagni di viaggio e, forse, anche di qualcosa di più. Il fuoco è, bene o male, sempre stato presente: dovunque lei vada, qualcosa si brucia, diventando inesorabilmente cenere. Rapporti, amicizie, relazioni, costruzioni, certezze e sicurezze si fanno polvere sotto le lingue fiammeggianti dell’elemento che, forse, arrivati a questo punto, risulta essere attratto da lei. Affrontandolo più e più volte, in situazioni diverse, Noel ha smesso di averne paura. Il suo corpo si è lasciato toccare, sfiorare, plasmare dalle fiamme, che si sono subordinate a lei. Assorbite dalla sua carne, da quei segni violacei che spesso marchiano la sua pelle, le vampe indomabili sono diventate docili alleate. Si sono rifugiate nelle sue cicatrici, pronte ad esplodere e a divampare alla minima inclinazione della sua volontà.
    In termini di gioco, a partire dal suo corpo, la bionda può far scaturire emanazioni di tale elemento di qualunque tipo di potenza. Dettaglio non irrilevante, può anche incanalare tale magia nei suoi Bolverk e dare sostanza a tali manifestazioni attraverso le canne dei due Revolver, potenziando il proiettile magico con un appropriato consumo. La forma assunta dalle ruggenti lingue di fuoco sarà a completa discrezione di Noel. (Dominio Elementale Costo Basso)

    Hymmnote: Un tatuaggio. Tutto ciò che serve per sbloccare dei centri di energia sopita è un tatuaggio. Un marchio, per essere più precisi. O un sigillo, se si vuole riconnetterlo a ciò che, nei momenti di Blackout mentale, fisico e psichico, ha ricoperto larghe porzioni della pelle della bionda. La carne si è piegata all’altrui Volontà e per questo ha eliminato degli inibitori di forza magica, in grado di aumentare l’ammontare di energia che la bionda normalmente convoglia nei suoi attacchi magici. Nessun gesto, nessuna formula; sarà sufficiente un istante di mente sgombra e una forza nuova, una scarica di adrenalina fluirà avvolgente, permeando i suoi muscoli e abbracciando la sua intera figura. A seconda di quali siano i punti di accumulo magico sbloccati, sulla ragazza, pallida tela per rune incantate, compariranno simboli di diversa grandezza, diversa fattura e in zone differenti del corpo. Si tratta di semplici parole in un linguaggio antico, scritte in una calligrafia incomprensibile: al positivo è affiancato il corrispettivo negativo, in un intrico di curve e graffi che tracciano uno spartito musicale su carta di luna, seguendo un simbolico percorso, dalla fronte fino ai piedi. Visti in perfetta sequenza, incisi tutti assieme contemporaneamente, si modellano collegandosi l’uno con l’altro nella spiegazione essenziale di due spiriti separati, raccontando una storia di vita e di morte. L’incontro dell’uomo con la natura; la lotta tra bene e male; la differenza tra dare e avere; l’eterno e irrisolvibile dualismo di amore e odio.
    °Ampi, larghi simbolismi scenderanno, a partire dalle guance, verticalmente, diretti verso il cuore della bionda, marchiando lo sterno, il seno, l’addome, seguendo le linee delle costole, intrecciandosi fino ad unirsi sotto l’ombelico. Il giorno in cui tutto ebbe inizio, il giorno in cui il mondo fu creato attende solo la compagna, la notte in cui tutto sprofonderà nel buio. Solo allora, il molteplice tornerà ad essere un singolo; solo allora, amore e odio saranno equivalenti. Solo allora scenderà il silenzio. (Hymmnote Costo Critico - potenziamento essenza)

    Hymmnoteconsumocritico_zpsc4faac69





    WillEquip_zps7bbff8ba

    Nome: Will Energia: Blu Crowns: Symbol_-_Crownoro Symbol_-_Crownoro( Symbol_-_Crownoro)

    Corpo: 80 || Essenza: 200 || Mente: 170 ||
    Velocità: 100 || Destrezza: 80 || Concentrazione: 180 ||

    -------------------------------- ○ --------------------------------
    »Stato fisico~: ottimale.
    »Potere Magico~:100 - 4 - 8 = 88%


    Feel Free to Go Mad
    Esattamente come può intrufolarsi nella mente di Noel, in quanto parte di lei, e giostrarsi con sentimenti e ricordi per arrecarle dolore, Will può fare la stessa cosa con tutti gli altri, seppur in maniera ridotta. Infatti lei può istantaneamente venire a conoscenza di fatti legati al passato del suo interlocutore; non importa se costui abbia dimenticato tutto del suo passato, se non abbia mai rivelato nulla a nessuno o conosca eventi falsi. Lei attinge la sua conoscenza dalla verità. La Volontà chiede all’Abisso, l’Abisso risponde. In un brevissimo istante, la fanciulla sarà a conoscenza di tutto quello che riguarda la storia del personaggio, comprese le opinioni su ogni singola persona lui abbia incontrato. Amore, odio, affetto, disprezzo, fiducia, paura, vendetta celate nel cuore non sono al sicuro dal suo occhio indagatore. Tuttavia, Will non può prevedere le mosse del suo avversario, in quanto a tattiche per lo scontro e per il combattimento; non guarda nel futuro, ma nel presente e nel passato. Sonda le lunghezze d’onda emotive e tutto quello che ha a che vedere con i sentimenti e le emozioni, non ciò che produce il cervello razionale nel momento di difficoltà. Malgrado tutto ciò sia passabile di componente emotiva e, quindi, in teoria, da lei conoscibile, l’Abisso le preclude di conoscere le altrui decisioni, in modo da non darle alcun vantaggio in battaglia. (Passiva Superiore) In combinata con questa sconfinata forma di sapere, Will ha in repertorio la straordinaria e pericolosissima capacità di rendere temporaneamente reale tutto ciò che evoca a parole. Da sola può creare allucinazioni mentali alle persone, facendo, per esempio, credere loro di soffrire ferite che in realtà non hanno, fornendo anche la lucida e pungente sensazione del dolore annesso. Può rendere vere sensazioni letali, può far credere alla persona che le sta di fronte di avere deformazioni fisiche o, al contrario, convincere chiunque di essere rimasto indenne ad un attacco che, in realtà, è risultato molto pesante. Con il suo potere, può fare praticamente qualunque cosa. Di per sé, Will non potrebbe influenzare l’ambiente, ma solo la persona e, anche per quest’ultimo punto, sarebbe previsto un dispendio più o meno notevole di energie. Tuttavia, il Castello dell’Oblio è il territorio perfetto per lei. Le mura spesse e lo straordinario potere magico che vi regna le permettono di influenzare le percezioni di chi le sta di fronte senza la minima fatica e, inoltre, di evocare immagini corporee, vere, di dar vita a qualunque prodotto malsano della sua mente, senza alcun limite. Il Castello è il luogo perfetto per Will: è il regno che ha sempre desiderato di possedere, in cui può esibirsi senza sforzarsi, in cui regnare indisturbata, senza pericoli di ritorsioni dato che persino il territorio la ama e fa in modo che non possa essere spodestata. Ovviamente, si tratterà sempre e comunque di un’illusione, di qualcosa che, in realtà, non c’è. Ma è praticamente impossibile che le sue vittime si rendano conto di ciò, rimanendo inevitabilmente convinte che i loro occhi mostrino solo il vero, che il loro corpo stia rivelando la pura e semplice realtà. (Variabile Illusoria Passiva Superiore Illusoria + Passiva Speciale: Perfect Tenant)

    A cosa serve tutto ciò? Ovvio, a farla divertire. Will adora distorcere il mondo, portare caos, sconforto e confusione negli altri. Perché? Perché nessuno, nessuno conosce la Verità; si tratta di una bestia effimera, che si mostra in brevi sprazzi, in momenti in cui l’uomo non è in grado di cogliere. Egli la percepisce, sa che c’è, è convinto che prima o poi riuscirà a coglierla, ma continua ad illudersi che i sensi, il cervello, le emozioni e la razionalità, indistintamente, possano fornire qualcosa di anche solo rassomigliante. Ma lei, lei che scruta nell’infinito, è consapevole che nulla di tutto ciò che viene percepito ha a che fare con il vero.


    You Fool, I’m Right Here; I Can Be Anything You Want Me to Be
    Will non ha corpo. O meglio, ha quello di Noel in prestito. Come tale, non le appartiene. Si trova in uno stato a metà tra il corporeo e l’immateriale, il fisico e lo spirituale. Grazie a questo stato che porta notevoli svantaggi, come il dimezzamento del suo potere, altrimenti incontrastabile, Will, all’interno del castello, può trovarsi in più luoghi nello stesso momento. Poca cosa l’ubiquità, in confronto all’altra piena capacità di decidere in quali forme manifestarsi, con quali metodi; come voce, come oggetto, sotto altrui spoglie, in un corpo simile a quello che ha scelto per sé oppure sotto forma di un grottesco demone uscito direttamente dall’Inferno. Riesce a modulare perfettamente la voce, maschile o femminile, adulta o infantile non fa differenza; può istantaneamente assumere qualunque aspetto ella desideri. Può anche trattarsi di semplice megalomania, il suo continuo affermare di essere imbattibile, ma le sue capacità sono effettivamente ineguagliabili e straordinariamente difficili da contrastare e affrontare. (Passiva Superiore: Mutaforma + Passiva Speciale: Perfect Tenant; Passiva Superiore: Ubiquità)

    Clairvoyant
    Sottilissima quanto fondamentale postilla nei poteri che l’Abisso conferisce alla Volontà è la percezione. Tutto ciò che entra in venti metri di raggio a partire dal corpo della fanciulla, verrà da lei istantaneamente identificato. Potrà essere non visto, non udito o addirittura nascosto, ma lei si renderà immediatamente conto della sua presenza. Attaccare Will alle spalle è sicuramente il metodo sbagliato per affrontarla dato che, oltre che venire inevitabilmente intercettati da lei, salvo squilibri nelle sue percezioni dovuti a fattori interni ed esterni, ciò provocherà un moto d’ira nella Volontà e una sicura reazione proporzionale. Chiunque sia tanto stupido da pensare che Will non abbia alcun controllo di ciò che può accadere alle sue spalle, non sa cosa lo aspetta. Will non conosce pietà e sa essere molto vendicativa. (Passiva Superiore)

    Untouchable, Unbreakable
    Ultima, ma non meno importante, caratterista della Volontà dell’Abisso è quella di non poter, teoricamente, subire danno. Infatti, qualunque attacco diretto sferrato a lei si ripercuoterà direttamente sul corpo di Noel. Nessuno provi gioia, quindi, nel non vederla difendersi o schivare la forza bruta o la potente magia dei suoi avversari; fa tutto in nome del suo personale interesse. Will, in questo senso, sembra imbattibile, impossibile da raggiungere, intoccabile. Andando in scontro aperto con lei, si farà solo ed esclusivamente il suo gioco: uccidere la sua parte madre, così da farle avere un corpo proprio e da poter acquistare tutti i suoi poteri. Si tratta di una scorciatoia di cui va piuttosto fiera. Tuttavia, Will non è assolutamente imbattibile, anzi. Trovato e portato sulla strada del risveglio il suo punto debole, cosa che può essere questione di tempo o conseguenza di un effettivo coinvolgimento di personaggi e/o eventi, cioè la bionda che lotta tra la vita e la morte in una stanza sigillata del Castello, Will non potrà più contare su questa personale, straordinaria ed insolita capacità. (Passiva Superiore + Passiva Speciale: Perfect Tenant)

    Black Abyss: Starvation
    In fondo cos’è Will, se non un’ombra? Se non un prolungamento di qualcosa che desidera ardentemente essere luce, essere pura, stare lontana dal male e mettere fine alle proprie e altrui sofferenze? In quanto tale, in quanto frammento buio di uno sforzo verso la luce, Will controlla i suoi simili, le ombre. A partire dalla sua o, in caso di estreme condizioni di oscurità o luminosità, in cui l’ombra sia debole o troppo diluita, a partire dal suo corpo, Will può generare delle forme nere, lunghe, corte, alte e basse, filamentose o compatte. Possono assumere qualunque aspetto e allungarsi fino a dieci metri intorno a lei in ogni direzione e fungere da supporto per le sue azioni o quelle dei suoi alleati. Non solo scivolano sul terreno, ma emergono da esso, inerpicandosi in aria fino alla lunghezza massima, assumendo qualunque aspetto la aggradi, proteggendo la loro padrona e attaccando i suoi nemici. (Dominio Elementale Variabile x2: Ombra Offensiva e Difensiva)


    M A L E B O L G E


    Non è solo il nome a rendere speciale questo Keyblade; l’arma leggendaria in mano alla Volontà consta di elementi unici e propri solo di questo unico esemplare. L’asta è sobria, l’impugnatura sottile e poco elaborata, piccola e pertanto maneggiabile solo da mani dotate delle stesse caratteristiche. Grezza nella forgiatura, la stecca si restringe a metà e culmina in un capo d’ariete, occhi vuoti e osso spesso, le cui corna si protendono verso l’esterno a formare due rudimentali denti di una chiave imperfetta. Come tutti i Keyblade, anche Malebolge può essere evocato senza consumo in qualsiasi momento, nonché impugnato solo ed esclusivamente dalla proprietaria (Abilità Attiva a Costo Nullo di Evocazione) e aprire le serrature dei cuori dei mondi, in quanto arma forgiata nel buio (Attiva a Costo Critico). Come tutti i suoi fratelli, Malebolge è indistruttibile, plasmato con Oscurità solida, disprezzo cristallino e lucido di megalomania, si fa messaggero dello stesso messaggio che trasmettono le parole della Volontà: nessuno potrà mai cancellarmi (Passiva Normale di Indistruttibilità).
    « Abilità
    °Maghi e Indovini:
    Stregoneria, da sempre punita e tenuta a distanza. Maghi e Indovini ingannano chiunque li ascolti, illudendo se stessi e gli altri di poter guardare al futuro e di essere in possesso di poteri annoverabili solo ed esclusivamente ad un essere divino. Di poco conto come capo di accusa, se anche chi punisce può usare la magia. Gli indovini e gli stregoni sono lungimiranti, ma l’unica cosa che dovrebbero tenere d’occhio è la loro schiena, perché è lì che verranno pugnalati. Una punizione, quella del capo ritorno, che ha il sapore dell’ironia, ma anche il retrogusto del regalo: non dovranno temere vendetta, perché le loro spalle saranno l’unica cosa che vedranno. In termini di gioco, la vittima dell’abilità di debuff si vedrà decurtati, dopo una breve illusione ispirata alle precedenti righe, 45 punti nel parametro essenza.

    Il mezzo di trasmissione per ciascuna delle abilità di Malebolge è lo stesso: il contatto visivo. Sarà sufficiente incrociare lo sguardo di Will mentre il Keyblade è evocato perché l’abilità abbia effetto.




    wrene
    Cr: 20 | Es: 140 | Mt: 150 | Conc: 130 | Vel: 30 | Dex: 20



    Status fisico: Indenne.
    Status mentale: Meno indeciso. Ora che ne vede la possibilità, vuole mettere fuori gioco Vanessa senza ucciderla.
    Energia: 35%

    Abilità passive


    L'analisi: Che Olson fosse uno psicologo è già stato più volte rimarcato, ma non è mai stato detto se fosse bravo nel suo lavoro. In realtà, nonostante le critiche mossegli dai colleghi, Olson era effettivamente piuttosto talentuoso nel suo mestiere. Aveva imparato a conoscere la mente umana in maniera accurata, per quanto, ovviamente, quei meccanismi caotici potessero essere razionalizzati. Che poi avesse deciso di estraniarsi da tutto quello, è un'altra questione. Ciò che è più importante, è che la sua già iniziale bravura, combinata con il generale miglioramento portatogli dall'ingresso dell'oscurità nel suo corpo, hanno fatto sì che l'uomo col cappello diventasse un maestro nell'interpretazione dei comportamenti umani. Trovandosi di fronte ad un individuo, di fatti, Olson potrà dire con quasi assoluta certezza se il suo cuore sia più incline alle concezioni comuni di bene e male, se, cioè, in lui sia dominante la luce o l'oscurità o se, nei casi estremi, il cuore l'individuo non ce l'abbia affatto (Passiva razziale - Perspicacia). Ma la capacità di analisi di Olson va ben oltre il semplice saper determinare un allineamento. L'uomo col cappello è molto più esperto, molto più avanzato di così. Ogni movimento, ogni espressione, ogni parola può suggerire in lui un pensiero o un meccanismo particolare del subconscio. In realtà, grazie anche e soprattutto al potere dell'oscurità, tale strabiliante capacità tende a sfiorare la lettura del pensiero. Olson è di fatti così esperto nella lettura, nell'interpretazione e nell'associazione, che a volte la semplice intuizione rompe le barriere del buonsenso e sfocia direttamente nella psiche dell'altro, nei suoi recessi più nascosti. Ovviamente, tutto ciò ha la durata di un effimero secondo, l'entità di un'unica immagine. Se ad esempio l'individuo di fronte a lui avesse una particolare reazione -sia essa più o meno evidente-, Olson potrebbe riuscire a captare il ricordo, l'input che ha causato quel comportamento. E diciamocelo: a volte, vedere che chi sia ha di fronte riesce quasi a leggerti nel pensiero, anche se solo per un secondo, potrebbe essere un colpo ben più doloroso di un pugno in pieno muso. Tale abilità è considerabile come un'influenza psionica passiva, ed è come tale contrastabile ("Le movenze della psiche", Passiva normale - 20 AP). Tra le altre cose, il fatto di conoscere alla perfezione i meccanismi mentali, unito all'impareggiabile padronanza conferitagli dalla sua nuova mente iper-razionale, hanno reso Olson anche estremamente "resistente" ad eventuali trucchi simili ai suoi: chiunque cercherà, verbalmente parlando, di fuorviarlo dai suoi scopi, dai suoi sacri intenti, troverà a riceverlo una volontà ferrea, inamovibile, temprata dalla consapevolezza psicologica e interiore di essere nel giusto (Passiva razziale - Ostinazione).

    L'Oscurità: È anche importante ricordare quelli che sono i segni che l'oscurità lascia un po' in tutti i "soldati" come lui, nonostante Olson abbia sempre detestato essere paragonato agli altri esponenti della sua "razza". Come loro, tuttavia, può controllare l'oscurità con una facilità indubbiamente maggiore rispetto a tutti gli esponenti delle altre razze, specie considerando il livello di controllo che, grazie ai suoi espedienti, è riuscito a raggiungere. In parole povere, Olson può controllare l'Oscurità utilizzando meno energia di quanta ne impiegherebbe qualsiasi altro uomo (il 3% di energia in meno, per la precisione) (Passiva razziale - Nucleo Oscuro).

    Gli amici: Lo sapeva, Olson. Lo sapeva di non essere in grado di combattere da solo, di essere “troppo vecchio”, troppo malato, per la barbara logica del confronto di potere. Evelyne gliene dette conferma: nonostante la sua astuta strategia, nonostante l’aiuto dell’Oscurità, alla fine la sua disabilità lo punì. È Principalmente per questo, che Olson ha deciso di trovarsi degli amici. E non soltanto del genere di Kevan, il Keyblader rinnegato entrato al suo servizio con la “persuasione”, ma anche amici… “di natura diversa”. Lo scoprì poco dopo la sua diatriba con la Principessa, di essere in grado di farlo; di essere in grado di usare l’oscurità per creare chi potesse combattere al posto suo. E di poterlo fare, tra l’altro, con una certa dose di maestria. In termini di gioco, le evocazioni chiamate da Olson possono richiedono il 4% di energie in meno rispetto al normale costo. (Passiva Superiore - “Il Cameratismo dell’Ombra”).


    Abilità attivate


    Rasoi d'ossidiana: [...] Ma ci sono altri modi, con i quali l'oscurità può ferire. Modi più diretti, più fisici. E siccome entrare in corpo a corpo e sfruttare l'alone che può ricoprire il suo bastone non è sempre una mossa saggia, Olson ha sviluppato un'altra abilità per far sgorgare il sangue. La tecnica ha natura Magica, elemento Tenebra e consiste fondamentalmente nella manifestazione di alcune entità magiche (non superiori tuttavia all'ordine delle decine) che prenderanno la forma di rasoi e, dopo aver galleggiato per alcuni secondi attorno a Olson, schizzeranno rapidamente verso l'avversario, roteando su se stesse per aumentarne la pericolosità. Tali armi infatti, pur essendo create dalla magia, saranno in tutto e per tutto reali, potendo senza alcun problema infliggere tagli sul corpo delle vittime (per tale motivo, nel difendersi va considerata la statistica del Corpo). Svaniranno dopo aver percorso alcuni metri. (Attiva razziale, costo Medio - Rasoi d'Ossidiana)

    Lo svanire della carne: [...] Tuttavia, suo malgrado, è capitato più volte che le parole e i giochi mentali non bastassero a risolvere un inghippo; e in quei casi, l'oscurità è stata l'unica variabile a separarlo dalla rovina. Questo anzitutto in ambito difensivo: Olson può, di fatti, rendere il suo corpo composto di pura oscurità per qualche secondo. All'atto pratico, ciò permette ad Olson di ignorare qualsiasi colpo fisico che vada a colpire quel punto particolare. Per quanto riguarda colpi magici e psionici, i danni verrebbero applicati normalmente. Il difetto di tale abilità è evidente: essa permette si di eludere la totalità dei colpi fisici, ma Olson deve pregare che l'arma che ha portato quel colpo non sia ancora nel suo corpo quando questo tornerà alla normalità: se ciò dovesse accadere, le conseguenze potrebbero anche rivelarsi letali. In termini di gioco, quest'abilità è da considerare come una difesa assoluta contro i colpi fisici. ("Lo svanire della carne", Attiva a costo basso - Essenza)

    I - The Magician [Mantenuto]

    Il numero 1. Azione, iniziativa, manipolazione, potere. Il Mago è questo ed altro. Il Mago è la manifestazione suprema della ricerca, della scalata. In un certo senso, è tra gli Arcana che può dirsi più vicino alla vera mentalità di Olson; con una differenza fondamentale: il Mago ricerca il potere per interesse personale, per cupidigia; l'uomo col cappello lo cerca per il bene di tutti.
    Nella sua carta, il mago non ha un aspetto definito. Si intravedono due mani, due occhi e una fiamma, la manifestazione più comune del concetto di "Magia". Così Olson, a causa di questa mancanza di particolari, fu costretto a lavorare "di fantasia". E il Mago, il suo Mago, prese la forma di un vecchio slanciato, magro al punto di risultare scheletrico, avvolto in una lunga, macabra veste nera. Dal suo capo, dei lunghissimi capelli di un rosso sbiadito arrivano fin quasi al suolo. Come per lo Stolto, anche gli occhi del Mago sono neri, sbiaditi, spenti, a tal punto che è quasi impossibile distinguerli nelle ombre delle sue cavità infossate.
    Il Mago non ha strumenti. Olson ha ritenuto fosse la cosa migliore, dato che nella carta la fiamma viene generata direttamente dalle mani dell'evocatore.

    Ed è proprio il fuoco il potere del Mago di Olson. Un potere classico, quasi banale, ma indubbiamente efficace. Ponendo le mani davanti a sé, il Mago potrà generare una sfera di medie dimensioni, composta di fuoco magico puro. Lanciandola, questa procederà con velocità e potenza Media per una decina di metri, per poi dissolversi. La direzione iniziale non è modificabile. [Attiva a costo Medio]

    [C - 40 | E - 190 | M - 90 | V - 50 | D - 50 | C - 100]



    XIII - Death

    Il numero 13. La Fine di tutto. Il termine della vita, il termine delle sofferenze. Colei che ogni uomo teme e agogna. Il punto d'arrivo. La Morte.
    La sua creazione, per Olson, ha richiesto ore ed ore di riflessioni e struggimenti. Per la prima volta, nella sua vita, fu costretto a fronteggiare cosa significasse per lui l'idea della Morte. Un ostacolo? Una nemica? Probabilmente. Ma al contrario degli uomini comuni, lui non ne aveva paura. Era... infastidito, dalla sua presenza. Come se fosse nient'altro che un ostacolo come tutti gli altri, nient'altro che un possibile sassolino a intralciare il suo percorso.
    Ma per gli altri... -aveva sorriso, nel realizzarlo- per gli altri non era così. Nessuno, tranne lui, poteva vantarsi di avere un simile rapporto con la morte. Quindi perché non sfruttare questa superiorità con i suoi avversari? Perché non metterli davanti alla domanda alla quale lui così facilmente aveva risposto: "Cos'è per te la Morte?".
    Nel suo Arcana, la Morte è rappresentata da un teschio. E così gli ha voluto dar vita Olson. Un teschio enorme, dalle cavità oculari profonde come pozzi di catrame, bianco come la luna.

    Il teschio comparirà dietro Olson, esattamente dietro di lui. E osserverà. Osserverà la sua vittima potenziale, colui che deve rispondere alla domanda. E se il bersaglio ricambierà lo sguardo, se i suoi occhi si incontreranno con quelli della morte, allora l'illusione partirà. Allora la risposta sarà data.
    Pochi secondi, ore, giorni o anni. Non importa. La vittima li vivrà tutti. E ogni istante sarà impregnato di Morte. Ogni istante sarà vissuto nella consapevolezza di dover morire a quel giorno, a quell'ora. E il modo, banale o terribile, blando o eclatante, lo deciderà lui: l'uomo col cappello. L'uomo che a quella domanda ha già risposto.
    In termini di gioco, Morte non è da considerare un'evocazione come gli altri arcana. Sarà, invece, una semplice tecnica istantanea che si baserà sulla statistica Mente di olson. Trattandosi di un'abilità illusoria l'effetto è solo estremamente debilitante, non arrecherà danno psionico in senso stretto. [Attiva razziale a costo Critico - "Memento"]



    Note: Rapido riassunto. Olson prima si difende dall'abilità di Vanessa usando "Lo svanire della carne" e subito dopo intercetta la spada di Ingwe con "Rasoi d'ossidiana". A quel punto, mantenendo una posizione tale da mantenere nel suo campo visivo sia Ingwe che Vanessa, evoca tra lui e Vanessa il teschio attraverso il quale si attiva "Memento" (che nel mio caso è "Death"), sperando di beccarla con l'illusione che, se a segno, probabilmente la metterebbe fuori gioco senza ucciderla. Nel frattempo, ordina anche al mago (che ha di conseguenza mantenuto pagando un costo basso -con il dovuto sconto per via dell'abilità) di avvicinarsi a lui.
     
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  10. misterious detective
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    Come Nesciens, ella non era esistita abbastanza a lungo da formare un'opinione sui più alti misteri della vita. Se forze invisibili come il caso ed il fato fossero esistite o meno, la giovane non ne aveva idea né le interessava scoprirlo; ciò di cui era certa, tuttavia, era che gli eventi susseguitisi tra le mura candide del castello, seguendo il copione di una crudele regista, non appartenevano né all'uno né all'altro. Esisteva una ragione per cui, tra tutte le vittime designate dalla Volontà, alla bambina era stato richiesto di uccidere quel giovane tanto emotivo, persino il fatto che gli astanti l'avessero scambiata per qualcuno di loro conoscenza doveva far parte del piano. Shinan, tutti non avevano fatto che ripetere quel nome, una parola sibilante che per lei non aveva alcun significato. Aveva più volte ripetuto quel nome nella sua mente, cedendo alle moine della curiosità che titillava i suoi sensi, ma come si aspettava fin dall'inizio non aveva trovato un solo indizio sul suo significato e, nella frenesia dell'azione, non trovò né il tempo né la ragione per occupare la propria mente con pensieri tanto futili: poco importava quale fosse la realtà, poiché l'unica cosa di cui era certa era ciò che provava, un senso di vuoto agonizzante nel profondo del suo petto che non aveva idea di come riempire. Né la verità né nient'altro avrebbero potuto farla sentire meglio, o solo farle provare qualcosa, il disegno che aveva pianificato nella sua mente era una ragione più che sufficiente, nonché l'unica logica, per cui aveva senso vivere.
    Quella sua risoluzione era incrollabile, tutto il resto scivolava contro la sua pelle come acqua, senza riuscire a raggiungere il freddo organo che pulsava nel suo petto. C'era solo un piccolo torto che avrebbe volentieri recriminato: essere sfruttata come strumento non la impensieriva in alcun modo, ma non riusciva a sopportare che Will le avesse nascosto così tanti, fastidiosi dettagli. Affrontare così tanti imprevisti e misteri si stava rivelando sempre più snervante per lei, quasi lei stessa fosse presa di mira dai puerili giochetti della burattinaia.
    -Adesso basta, Shinan! Ti prego...-
    La bambina strinse i pugni, mentre lanciava il suo attacco. Ancora una volta le suppliche, ancora la voce un po' acuta e petulante del ragazzo che come un chiodo batteva contro il suo cranio, cercando crepe o passaggi verso un suo altro Io che, a quanto pare, egli non riusciva proprio a capire che non esisteva.
    -Cerca di ricordare! Quello che stai facendo non è ciò che vorresti fare! Tu lo hai sempre detestato.-
    Divertita dalla frase, la Nesciens fece schioccare la lingua, mentre la sua copia tentava di assalire il ragazzo prendendolo al fianco. Tanta presunzione era così sciocca e infondata da incrinare la parete di apatia che circondava il suo animo vuoto. Sosteneva di conoscerla, eppure fin dall'inizio di quella battaglia il ragazzo non aveva fatto altro che balbettare deliri degni di un cartone animato strappalacrime.
    Rilasciò il suo incantesimo, riversò il suo potere come uno tsunami contro il nemico, mentre la copia toccava di nuovo terra sotto al bersaglio, accasciandosi come una bambola dai fili recisi prima di svanire tra flutti scuri, come le ultime spire del fumo di braci ormai consumate. Sospirò, lasciando che le spalle crollassero afflitte da una stanchezza più mentale che fisica, mentre scandagliava tra il banco di vapore alla ricerca di qualche traccia.
    Prima ancora che la nebbia calda si diradasse, dandole conferma del suo ipotetico successo, quella voce riprese a tormentarla con moine superflue: -Shinan, ti prego! Tu volevi solo aiutare gli altri!-
    Chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni. Portò una mano a massaggiarsi la radice del naso e abbassò il capo, ma non riuscì a fuggire da quelle parole, non riuscì ad estraniarsi da quell'insistenza rivoltante.
    -Cosa ne sai tu?- rispose in un sibilo. Parlò piano apposta, affinché il giovane tendesse l'orecchio, perché fosse obbligato a tacersi una volta per tutte. -Cosa credi di sapere su di me?-
    Per un istante strinse il pugno destro, poi portò quella stessa mano a lisciarsi i capelli, spingendo indietro una ciocca candida e brillante quanto la neve. Le sue piccole labbra rosate si inarcarono appena: il solo pensiero che lui potesse comprenderla era così stupido che non era nemmeno capace di indignarsi. Nessuno al mondo poteva comprendere la voragine nera che ululava nel suo petto o l'estraneità che provava verso ogni essere ed ogni evento di quel mondo, priva persino della compagnia di una se stessa che nemmeno lei conosceva. Quei sentimenti plasmavano il suo corpo, la sua anima, la identificavano come qualcosa di ben diverso da tutti i presenti in quel luogo; la giovane non provava fierezza di questa sua natura, non provava quasi nulla dopotutto, ma il suo nemico rappresentava l'unica prova di cui aveva bisogno per dimostrare che un punto di legame tra lei e gli altri esseri umani, semplicemente, non esisteva.
    La bambina scivolò rapida al suo fianco, diretta verso l'avversario che la Nesciens poteva solo immaginare essere il vecchio. Suoni di esplosioni distanti, accompagnati dal cozzare del metallo, disturbava i suoi timpani, obbligandola a stringere appena gli occhi, ma loro si osservavano ancora: gli occhi scarlatti della piccola erano annoiati, solo un lontano barlume brillava, animato dalla sola coscienza.
    -Vuoi sapere cos'è che voglio? Andarmene di qui.- i sei petali fremettero alle sue spalle. La Nesciens strinse le nocche e le portò davanti al petto. Come tirando briglie invisibili, il potere magico disperso per la stanza risplendette, baluginò di un bagliore candido, per poi essere risucchiato dal suo corpo. Da figure illusorie e balenanti, le sue ali diafane cominciarono a prendere forma, come aghi piantati nel suo midollo si fecero solidi vicino alla sua schiena, parevano bruciare a contatto con l'aria gelida e carica di tensione del castello. -E, se voglio lasciare questo castello, ucciderti è il metodo più rapido.-
    Spalancò le braccia, ammiccò inclinando la testa di lato e scrollò le spalle sarcastica: -Se davvero ci tieni così tanto a me, potresti anche accontentare questo mio piccolo desiderio, no?-
    Aggrottò la fronte, nel vedere la sua reazione: lo vide scuotere la testa incredulo, lo vide disperare a quelle parole privavano di ogni senso i suoi sproloqui, alla bambina non sfuggì il tremito che percorse il suo corpo. Sospirò e chiuse gli occhi. Il potere cominciò a fluire di nuovo attraverso il suo corpo, spire di oscurità come artigli insidiosi si estero dal centro del suo petto, la circondarono di energia, aderendo a lei come una solida armatura. I petali fremettero agitati dal vento ruggente di cui si era ammantata. Era un peccato, si disse, perché sarebbe stato più semplice per entrambi se il ragazzo avesse accettato docilmente la propria morte. Tuttavia, quel suo piccolo errore di calcolo non cambiava in alcun modo quello che sarebbe stato il risultato finale: ogni scena, ogni guerra di quella battaglia era già stata scritta, dopotutto, e allo spettacolo non mancava di certo un finale. “E io non farò la brava su questo palco un secondo più del necessario.”
    Era pronta ad attaccarlo, era pronta a portarlo al proprio livello e chiudere quella sua bocca una volta per tutte. Era pronta a mantenere la sua parte del patto, aspettandosi con poca convinzione che persino una creatura mentitrice e manipolatrice come la Volontà fosse pronta a fare lo stesso.
    In quel momento, una risata cristallina tintinnò alle sue spalle, penetrante quanto una stilettata al petto. La bambina deglutì e, lentamente, si voltò, sfruttando appieno quei pochi attimi per comprendere lei stessa come avrebbe dovuto reagire a quell'improvvisa comparsa.
    Studiò la nuova arrivata: studiò l'espressione compiaciuta sul volto, studiò i modi educati ed esagerati con cui aveva salutato gli astanti, sollevando gli orli del proprio abito, abbastanza eterea da poter apparire come un miraggio, ma così temuta dal rapire con un solo suono della sua voce tutti coloro che sembravano troppo impegnati a combattere fino a solo un istante prima.
    -Dolcezza!- esordì melliflua al punto da suscitare nausea nella Nesciens. La donna candida si avvicinò con corti passi a loro, misurando ogni passo dei suoi piedi scalzi come se solo l'idea di unirsi a loro fosse per lei un piacere immenso che la sua maschera di cordialità riusciva a nascondere solo in parte. -Io e te dobbiamo finire la nostra chiacchierata.-
    La bambina strattonò il proprio abito con la mano sinistra, abbandonata a fianco del corpo, ma portò presto l'altra a coprirla, per mascherare quel gesto. Inspirò, una ciocca di capelli scivolò davanti a lei a nascondere i suoi occhi indagatori, animati di sospetto, irritazione ed una punta di paura; anche paura, poiché la nuova giunta sul campo di battaglia non era un nemico, ma nemmeno un alleato. Qualsiasi cosa fosse venuta a fare lì, sulla prima linea, non riguardava di certo nessuno di loro, ma poteva essere solo la diretta risposta ad un suo diletto che desiderava soddisfare; e di tutti i pericoli che quella battaglia aveva posto di fronte alla bambina, l'egoismo della Volontà era senza dubbio il peggiore.
    -Pensavo preferissi gli spalti, Will.- la accolse la giovane, portando con aria seccata una mano alla vita. non c'era derisione o ironia nella voce della Nesciens: ciò che disse era solo il suo onesto pensiero, era quello che si sarebbe aspettata dalla sua complice e che desiderava accadesse. Meno occasioni avessero avuto per trovarsi faccia a faccia, infatti, minori (per quanto possibile) le probabilità che ella avesse modo di rimangiarsi la parola data.
    Sbuffò e si voltò di nuovo a fissare il suo avversario, cercando di nuovo la magia latente che aveva disperso attorno a sé, distratta dagli eventi. -Se sei venuta per aiutare, sappi che non era necessario, quindi non accetterei che i termini dell'accordo cambino adesso.-
    -Aiutare? Io?- le rispose la Volontà, con una nota di cinismo. -Voglio solo assicurarmi che le cose vadano per il meglio.-
    La giovane incise la sua stessa pelle con le unghie, stringendo con foga il pugno. Una evidente menzogna nata per il solo, sadico piacere di mentire, e soprattutto ben lontano da quanto voleva sentire.
    -Non è quello che ti ho chiesto.- rispose severa, gettando appena un'occhiata veloce alla donna, prima di rifuggire il suo sguardo.
    -Non cambierà niente nel nostro accordo. Tu stai facendo il tuo dovere e lo stai facendo bene.-
    “Non cambierà niente” ripeté lei nella sua mente, mordendosi il labbro inferiore. Così diceva, ma la Nesciens non aveva voluto guardarla in faccia mentre la obbligava a parlare, senza sapere nemmeno lei con certezza la ragione ma, forse, perché aveva un vago timore di quale espressione avrebbe trovato.
    -In tal caso, meglio finire il prima possibile.- concluse.
    Percepì potere magico accumularsi alle sue spalle, un potere malsano e rovente quanto l'inferno stesso, soffocante tanto da toglierle il respiro ed otturare il suo flusso di energia. Digrignò i denti e indurì i muscoli per forzarlo al di fuori del suo corpo, un lamento di rabbia e sforzo sfuggì alla sua bocca. Con un sussulto, la coda del suo occhio riuscì a cogliere un movimento rapido al suo fianco: artigli neri, una mano nata dalle tenebre levitando si lanciò in direzione del ragazzo, mirando ad artigliargli le gambe.
    La Nesciens fece schioccare la lingua, ma ingoiò il fastidio e approfittò dell'intervento della “compagna”, pensando solo ed unicamente a portare a termine il suo compito.
    I petali alle sue spalle brillarono di nuova luce, un baluginio di smeraldo che diede loro forma per un istante. Si strinsero attorno a lei, la chiusero in un alveolo appuntito come una lancia, come un proiettile puntato verso il nemico. Quando si spalancarono di nuovo, il loro battito generò un turbine con la Nesciens come centro. Abbracciata dalla forza del vento, la bambina scattò rapidissima, la sua immagine baluginò, nascosta dai flussi, muovendosi tanto veloce da poter percorrere metri interi in un battito di ciglia. Sfruttando tale impeto, la giovane si sarebbe portata in linea retta al di sotto del giovane mago, approfittando dell'intervento di Will, che doveva aver rapito la sua attenzione permettendo di nuovo alla bambina di guadagnare il vantaggio concessole dal manto di solitudine che la nascondeva ai sensi altrui, anche se solo per un istante. Portatasi in posizione, avrebbe gettato appena un'occhiata sopra di sé e, ponendo le mani al pavimento, avrebbe rilasciato attorno a sé il potere che il fato le aveva affidato. Possenti rovi sarebbero comparsi attorno a lei, spire scure che si rincorrevano strozzandosi l'un l'altra, ricoperte in ogni loro tratto di spine appuntite. Avrebbero divelto il terreno, spaccato il marmo del pavimento e, in un istante, si sarebbero innalzate fino al soffitto, ancorandosi con forza ad esso come una parassita che cerca sostegno. Una colonna, una torre, una prigione di rovi, solida e asfissiante. A quel punto, le sarebbe rimasto solo da alzare la mano al cielo, verso Ingwe che si sarebbe trovato a volteggiare sopra di lei, come il più perfetto dei bersagli. I sei petali avrebbero baluginato di bianco per un istante, mentre scintille avrebbero percorso il loro corpo per raggiungere Shinan e scuoterla con il loro potere. La poca luce filtrante tra i rami neri si sarebbe affievolita ancora di più e, in un istante, persino in un luogo recluso come il castello sarebbe apparso un fumo denso e tetro, che presto si sarebbe addensato in una nube scura sopra le loro teste. Un lampo, un rapido baluginare di luce e l'attacco sarebbe esploso con tutto il suo potere. Una lancia di luce tonante sarebbe calata sul ragazzo, scatenando tutta l'energia elettrica che conteneva. Solo allora, solo quando il colpo fosse andato a segno ed il suo nemico fosse finalmente caduto sotto ai suoi attacchi, la Nesciens avrebbe richiamato la barriera di rovi e avrebbe tirato un sospiro sollevato, quasi contenta di aver finalmente messo fine alle suppliche e ai piagnistei, ai continui imprevisti e ai capricci della sua committente. Sarebbe andata dove avrebbe dovuto essere e avrebbe adempito ai doveri per cui era nata. Quale sarebbe stata la sorte del castello e di tutti i suoi visitatori, invece, non le importava assolutamente nulla: con quella lancia di luce avrebbe chiuso il contratto con la Volontà.




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    BaseBlu P.Q. A&OTotale
    Corpo40±20±0±060
    Essenza100±80±20±0200
    Mente60±10±10±080
    Velocità30±15±10±055
    Destrezza20±50±0±070
    Concentrazione50±25±25±0100



    Stato fisico: ottimale.
    MP:59%






    Abilità razziali e personali:

    Anima Verde: Guardando indietro, Shinan quasi non riesce più a riconoscere se stessa nella bambina spaurita e triste del passato, ossessionata solo da una vendetta verso il mondo intero, nel tentativo di ignorare le proprie colpe. Tuttavia, dai tempi in cui era completamente sola, dai tempi in cui solo la battaglia riusciva a distogliere la sua mente dal dolore, molte cose sono cambiate: ha conosciuto tante persone, ha aiutato molta gente, è riuscita a trovare una ragione per continuare a vivere e lottare, nonostante il dolore e la durezza del mondo. E con lei, persino i suoi poteri sono maturati, sbocciati come il più bello dei fiori, luminosi e gentili. Allenandosi duramente ogni giorno, la bambina ha cominciato a vedere risultati sempre maggiori, senza quasi rendersi conto di ciò che stava succedendo e presto, contro ogni sua aspettativa, ha conquistato un dominio totale sul mondo attorno a lei: nella terra, nella roccia, che ci sia buio o luce, Shinan sarà capace sempre di far fiorire il mondo e di far dono ad esso una piccola parte di quella gioia che sogna per il futuro di tutti. Allora, assumendo le forme che più desidera, quasi senza alcun limite, l'Erica potrà generare, davanti o attorno a sé, una barriera od una qualsiasi formazione composta di fiori, rampicanti, possenti fusti d'albero e tutto ciò che la natura può offrirle come strumento per difendersi e fornirle supporto. La Nesciens ha dedicato tutta la sua vita a difendere le persone a cui tiene e a proteggere un'ideale che è più importante della sua stessa vita, per questo motivo, mettendo in gioco se stessa, non permetterà mai a nessun attacco nemico, a nessun ostacolo di interferire con il suo sogno che, prima o poi, lei crede fermamente troverà realizzazione.
    [Consumo Variabile - Dominio Elementale]

    Acero Vacuo: Alla sua nascita come Nesciens, Shinan non conosceva la sua natura, i suoi poteri ed il destino che era sopito dentro di lei. Accolta sotto l'ala amorevole di compagni che ormai l'hanno lasciata indietro, tutto ciò che aveva imparato del combattimento era derivato dai propri sforzi, imitando prima coloro che ammirava e sviluppando poi sempre più le abilità che aveva conquistato. Di tutto ciò che aveva imparato, tuttavia, solo il ricordo all'interno del suo corpo era rimasto, dopo aver perso se stessa tra le mura del Castello dell'Oblio: ogni magia, ogni potere rispondeva ancora al suo comando, ma la bambina non sarebbe stata capace di dare una spiegazione sulla loro natura, se non supporre che fossero innati in lei. Tuttavia, dimenticando la sua storia ha trovato qualcos'altro, dentro di sé, che non aveva mai saputo di avere prima di allora. Attingendo al potere della solitudine che le dà forma, infatti, e circondandosi di esso, la Nesciens ha imparato a celarsi non solo alla vista, ma a tutti i sensi delle persone che le stanno attorno, riducendosi per loro a nulla più che un'ombra sfuggente, uno spettro sempre in mostra agli occhi altrui, ma incapace di cogliere la loro attenzione.
    Questo potere, influenzato dai che la bambina prova e solo in parte sotto il suo controllo, le permetterà infatti di rendersi estremamente difficile da percepire dalle persone, come la più furtiva delle spie, pur restando chiaramente visibile alla luce del sole. A meno che, infatti, chi le sta vicino non sia conscio della sua presenza e non la stia cercando attivamente, sarà molto difficile che, anche qualora qualcuno dovesse osservarla, questi riesca a “processare” la sua presenza e si accorga di lei, finendo invece per il passare oltre. Si tratta di una mistificazione, non di una vera e propria illusione che colpisce chiunque cerchi di osservarla e Shinan, infatti, non scomparirà mai fisicamente alla vista altrui. Questo, di contro, significa anche che tale abilità ha decise limitazioni: tanto più dovesse avvicinarsi, tanto più ignorarla diventerebbe difficile, essere consci della sua presenza e prestare attenzione a trovarla renderebbe pressoché vano ogni tentativo di nascondersi e, di conseguenza, non ha quasi alcuna utilità in scontri uno contro uno o in qualsiasi situazione in cui Shinan non abbia qualcuno o qualcosa da sfruttare come distrazione per attuare il suo piccolo gioco di prestigio.
    [Abilità Passiva Superiore – Illusoria]

    Fiore Cremisi - Dente di Leone: Il potere affidato alla Nesciens della solitudine risiede nel suo vastissimo potere magico e nella maestria con cui riesce ad utilizzarlo. Quando combatte, riesce a controllare sapientemente il flusso all'interno del suo corpo, manovrandolo secondo la sua volontà ed ottimizzandone il consumo. L'energia sotto al suo comando è tanta da trasudare dal suo corpo quando la chiama a sé e la forma che le ha dato è quella di ali, cremisi e diafane, che immobili la coronano, espandendosi dal centro della sua schiena come sei linee scarlatte, impalpabili ed eteree, tremolanti come fiamme sotto la luce del sole. Ciò che altri disperdono attorno a loro come un'aura minacciosa, dunque, la bambina riesce a darvi forma e a controllarlo come se fosse parte di lei. Quel potere magico, infatti, non è sprecato, ma la forma peculiare che assume è funzionale agli utilizzi che la stessa giovane ne fa durante il combattimento, Ella infatti, non solo abile padrona del proprio flusso magico, riesce anche a percepire l'energia dispersa nell'aria, i residui lasciati dalle battaglie attorno a lei e, attraverso le ali artificiali che la cingono, richiama a sé quel tesoro come nuovo nutrimento per i suoi poteri. I sei "petali", come li chiama lei, diventano con il tempo sempre più nitidi e corporei a causa del mana che si concentra attorno ad essi, assumendo la forma solida di lunghi cristalli dai riflessi rossi e violacei; appaiono alla sua schiena, poiché è dentro di lei che la magia ritorna, a quel punto, riassorbita nel suo midollo spinale e distribuita di nuovo a tutto il corpo.
    A livello di gioco, quindi, ad ogni turno (purché siano state utilizzate tecniche magiche dalle quali trarre energia o, in alternativa, se sono presenti particolari fonti dalle quali attingere) le ali alle sue spalle da forma gassosa assumeranno forma sempre più fisica, costruendosi come grossi cristalli a partire dal suo corpo fino a raggiungere una estensione da lato a lato di un metro e mezzo. Se inizialmente non apportano alla ragazza alcun vantaggio, man mano che diventano tangibili, Shinan potrà contare su di esse come riserva di energia magica, che le consentirà di abbassare il costo delle sue abilità di un punto percentuale moltiplicato per il numero di turni entro i quali i sei petali si sono "evoluti". Ciò significa che, assorbendo il mana circostante, dopo il primo turno di combattimento Shinan dovrà spendere 1% in meno per ogni tipo di abilità attiva, al secondo turno lo sconto sarà del 2%, al terzo del 3% e così via, fino ad un massimo di 5%
    [Abilità Passiva Superiore - Magica]

    Coreopsis Tempestoso: Tinji appare accanto a lei e, abbracciandola, la pervade del potere del vento. Turbini le appariranno attorno, roteando come un ciclone attorno a lei che ne è il centro. Tali correnti la renderanno come una freccia umana, permettendole un unico scatto di lunghezza massima 8 metri. Entro questa distanza, che percorrerà con la velocità propria di una freccia in pochi istanti, il rivestimento d'aria che la ricopre sarà semisolido, rendendola capace di colpire il nemico con lievi danni da contusione come se lo attaccasse con una potente testata. Insieme allo scatto si dissolve anche il vento e la tecnica ha fine.
    [Tecnica Magica - Consumo Basso - Istantanea]

    Malvarosa Sacra: Seconda tecnica appresa unendo questa volta le abilità di Yaluo e Tinji. I due spiriti si fondono, le loro entità si mischiano, confondendosi fino a diventare una. Spariscono il verde e il giallo, al loro posto resta solo il bianco. Il bianco di un essere puro, di una magia devastante. La nuova entità, che non avrà più i lineamenti né dell'uno né dell'altro, scomparirà dissolvendosi come fumo che sale al cielo, libero da ogni catena. Solo un istante più tardi, tuttavia, il cielo s'incupirà all'improvviso e il sole stesso parrà scomparire dalla volta celeste. A quel punto, al di sopra del nemico designato dalla ragazzina, calerà con enorme potenza un grosso fulmine, ma non uno qualsiasi, non un semplice fenomeno naturale piegato al volere della maga: ciò che calerà con il suo giudizio sarà una grossa lancia, un'enorme arma costruita interamente dalla magia e dall'elettricità che, in un uragano di potere, si mischiano e confondo, mirando all'obiettivo sotto di loro. Il tuono, lungo 4 metri e largo uno, si conficcherà a terra, esplodendo e dissipando entro tale distanza il suo eccezionale potere, che potrà causare pesanti danni da ustione e paralisi più o meno gravi nella vittima.
    [Abilità Attiva Magica – Consumo Alto – Istantanea]

     
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    Come ghiaccio su una statua. Era l'unica analogia che gli veniva in mente, perché quella Noel non cercò neanche di evitare il suo colpo, e non sobbalzò neanche un attimo al momento dell'impatto con le schegge di ghaccio, rimanendo immobile fino al momento dell'attacco successivo. Onestamente, non si aspettava che quell'attacco servisse a molto, probabilmente sperava che non andasse neanche a segno di striscio, che quel colpo nato da un potere che ancora non comprendeva appieno evaporasse prima di colpire il bersaglio. Perché, in quell'istante, ciò che pesava di più sulle spalle non era l'armatura o la massa del suo stesso corpo, quanto un orribile senso di impotenza, che gli premeva le spalle e il torso come un abbraccio mortale. Se avesse ancora avuto uno stomaco, probabilmente avrebbe rischiato il vomito al cadere di uno spillo, e la sua bocca si sarebbe contorta in una smorfia di disgusto pur di trattenere i conati. Eppure, non era quel senso di costrizione la parte peggiore, né l'apprensione per i colpi che lo aspettavano, ma qualcosa che riposava e sembrava combattere quelle due sensazioni. Avrebbe tanto voluto inginocchiarsi e lasciar cadere le proprie braccia a terra, accasciarsi sul pavimento come un triste pupazzo di metallo, lasciando che tutto il disagio che lo avvelenava scorresse fuori dal suo corpo come un rivolo di sangue. Ma non ci riusciva. Fisicamente. Per quanto le sue membra e la sua mente gli sussurrassero di arrendersi, qualcosa lo sosteneva come un secondo scheletro, dandogli la forza per rimanere in piedi nonostante quel supplizio. Non lo aiutava dal punto di vista emotivo, certo: stava ancora combattendo per evitare che la sua mente si annebbiasse, metà dei suoi sforzi erano diretti per mantenere la concentrazione su Noel e non su ciò che la sua figura gli causava, ma almeno era una magra consolazione. In mezzo a quel desiderio di resa che gli permeava ogni muscolo artificiale, una parte di lui voleva continuare a combattere, e gli dava quel minimo di forza che gli serviva per rimanere cosciente. Alla fine, era tutto ciò che poteva fare, in una situazione come quella.
    Maxwell non ebbe neanche il tempo di soppesare ciò che stava accadendo ai suoi compagni di sventure, che la bionda riprese il suo assalto, facendo scattare i suoi polsi in avanti e sparando un'altra scarica di colpi verso l'automa, che ebbe giusto il tempo di alzare le braccia a croce di fronte al proprio collo. Una difesa minima, che non riuscì a bloccare che poche pallottole: tre di queste impattarono col dorso dei suoi avambracci, trapassando la Keyblade Armor, ma vennero bloccate per un soffio dai suoi tirapugni. Peccato che tale fortuna non venne riservata anche ai restanti sei colpi. Due di questi impattarono contro le sue mani, più precisamente sul dito medio sinistro e il dorso della mano destra, causandogli un chiaro sobbalzo a causa della corazza più leggera di quel punto, altri due presero ciascuna una parte della corazza che proteggeva i bicipiti, e gli ultimi finirono solo per sfiorare la sua fronte per puro miracolo. Deviati da un secondo impatto con le sue dita, solo parte dell'energia di quei proiettili riuscì a raggiungere il suo volto, anche se al costo delle giunture dei suoi pollici. E faceva male, indipendentemente dalla corazza. Le uniche cose che gli erano state lasciate da quando era morto in nome di un progetto che non conosceva, in fondo, non erano state altro che rabbia e quel concreto dolore fisico. Tutte le sue altre emozioni erano incomplete, frammentate, o in qualche modo "diluite". Eppure, anche in quel frangente, qualcosa lo aveva fermato: molto probabilmente aveva tutte le carte in regola per diventare qualcosa come Will, se non peggio, e invece era lì, immobile, alla ricerca disperata di un modo per affrontarla. Peccato che anche questi pensieri fossero una magra speranza, che trovò la sua nemesi pochi attimi dopo, portata da una voce che avrebbe sperato di non sentire per qualche minuto, accompagnata dal sibilo di uno sparo che passava alla sua sinistra.


    -Sembra che tu sia in difficoltà.

    Non era divertente, e lo diceva nonostante la sua abitudine al sarcasmo di Siegfried. Neanche la vista di quegli strani glifi sulla pelle di Noel riuscì a distrarlo abbastanza dalle parole della burattinaia, che gli finirono addosso come un viscido vento gelido, causandogli un brivido di disgusto misto al dolore per le ferite che aveva subito, ma non incontrarono altro che orecchie sorde a quel genere di sfida. Maxwell non si voltò neanche, più preoccupato per le azioni della triste bambola che gli aveva aizzato contro, e si limitò a sfruttare quell'attimo di pausa che gli era stato concesso per riprendere un po' di fiato e fare il punto della situazione. Non riusciva a vedere il ragazzo coi capelli biondi, la cui figura era coperta dalla sua mano sinistra e le scintille che fuoriuscivano dalla ferita che quest'ultimo aveva subito, ma non fu abbastanza fortunato da risparmiarsi la vista di ciò che l'uomo in nero aveva riservato alla ragazzina con lo stocco. Anzi, se doveva essere preciso, almeno gli era stata risparmiata la vista di ciò che fosse effettivamente accaduto. Peccato che, dietro alla figura immobile della Noel ostile, l'uomo potesse intravedere quel tizio che torreggiava sul corpo di Vanessa, mentre veniva raggiunto dalla creatura che aveva evocato pochi attimi prima. Come se già non fossero stati abbastanza in difficoltà, ora uno di loro doveva cadere a causa di quella follia. Anzi, era davvero quello il termine adatto per ciò che stava accadendo? Poteva davvero definire solo "folle" la situazione che si era sviluppata a sua insaputa tra quelle mura? Noel era rimasta intrappolata da una parte malata della sua psiche, nata da chissà quale trauma e aiutata da chissà quale forza; Aqua era rimasta vittima di un megalomane che aveva preso il controllo di quel posto per uno scopo che ancora non gli era chiaro e abusava di uno scherzo del fato. E infine, come colpo di grazia, tre amici dovevano vedere un loro legame distrutto da un inganno o un rimorso che doveva rimanere nel passato. Tutto a causa di una ragazzina che li trattava come bambole, tutto perché doveva sentirsi superiore rispetto alla persona da cui era nata, distruggendo anche la più piccola catena che ancora la teneva legata alla vita. Più quei pensieri gli passavano per la mente, e più quel vortice di emozioni contenuto tra le sue tempie si espandeva, facendogli girare la testa con delle potenti vertigini, che non facevano altro che peggiorare, e riducevano la concentrazione che stava dedicando a ogni sua funzione, già minata da un altro fattore di disturbo. Perché poteva sentire la presenza della sua aguzzina alla sua sinistra, ma il segnale che avvertiva con l'Aura Radar era tutt'altro che chiaro: se quella Noel emanava un segnale vuoto, quello di Will era come una specie di massa composta unicamente da rovi. Anche la sua sola presenza era qualcosa di aberrante, un'energia che non voleva fare altro che causare dolore a chi la poteva avvertire, e in quel frangente, Maxwell sentiva sul lato destro del proprio corpo un effetto molto simile all'attacco che aveva lanciato contro la bionda. Una massa di aghi, lame e altri oggetti arrugginiti conficcate tra i suoi muscoli sarebbero stati sicuramente più piacevoli. Eppure, neanche questa possibilità riuscì a distrarre la sua mente da ciò che raggiunse le sue orecchie pochi attimi dopo.

    -Se vuoi posso aiutarti a sistemare le cose, come ha fatto quella stupida bambina. È stato così bello, così appagante vederla morire.

    A quelle frasi seguì un singolo momento di vuoto totale. Nonostante le ferite, le mani di Maxwell si chiusero d'istinto, inviando un'intensa scarica di dolore alle sue tempie, mentre il resto del suo corpo veniva invaso nuovamente da quel fervore che non riusciva ancora a comprendere. Non era rabbia, non era la furia che lo aveva trasformato in una macchina di morte, non era neanche l'ira che lo aveva lanciato verso Promestein, e per quanto cercasse di classificare quella dannatissima sensazione, qualcosa ancora gli sfuggiva. La tensione e quel senso di impotenza non facevano che girare il coltello nella piaga, e ogni possibile rimasuglio di quella sensazione spazzato via dall'ultimo attacco che la copia di Noel decise di lanciare dopo quel teatrino.
    Non appena Will finì di lanciare veleno con quella lingua che lui avrebbe voluto strapparle a mani nude, una massa di fiamme che la bionda aveva modellato a forma di lupo si lanciò nella sua direzione, spalancando le sue fauci fiammeggianti verso la sua vittima. Maxwell ebbe giusto il tempo di imporre di fronte a sé il proprio braccio sinistro, aprendo con un atto di pura disperazione la mancina, mentre cercava di resistere alle fitte di dolore che la sua mano gli inviava senza sosta. Il muso del lupo impattò contro il suo palmo, esplodendo in una miriade di lingue di fuoco, facendo indietreggiare di pochi centimetri l'uomo per la violenza dell'impatto, ma non causò altri danni. L'automa fu abbastanza rapido da attivare il Rage Canceler al momento opportuno, ma ora neanche la sua difesa più potente poteva salvarlo da un altro colpo simile, e la situazione non poteva sembrare più grigia. Non sapeva in che situazione si trovasse Ingwe, ma a giudicare dal fatto che non si era lanciato all'attacco insieme a Vanessa, poteva immaginare che avesse le mani piene con la sua cara amica, e più secondi passavano, più la loro inferiorità numerica sarebbe stata palese. Era snervante. Snervante perché, nonostante i loro sforzi, Will si era fatta scudo col Castello, li aveva ostacolati con ogni mezzo a sua disposizione per avere un vantaggio. E adesso li prendeva in giro, si mostrava a loro solo quando i suoi alleati avevano ammorbidito le vittime che aveva deciso di usare come bambole per il suo piccolo gioco. Se doveva essere completamente sincero, da un certo punto di vista era una strategia brillante. Tra tutte le tattiche militari che avevano cercato di insegnargli, le azioni della burattinaia seguivano le linee guida per una vittoria in combattimento: usare il campo di battaglia, sfiancare gli avversari, ma qualcosa mancava. Il fattore di rischio. Will non stava correndo alcun pericolo, non si era mai messa in prima linea, e anche quando lo aveva fatto, si era preoccupata di non ricevere alcuna conseguenza. Gli unici a soffrire in quella situazione erano Noel e le quattro persone a lei legate. Non era una battaglia, era il gioco di un bambino irresponsabile. Stava giocando con immagini, sentimenti e vite che non le appartenevano. E lui aveva esaurito ogni briciolo della propria pazienza.
    Colto da un attimo di furore, l'uomo scattò rapidamente alla propria destra, percorrendo il primo metro che lo separava da Will strisciando velocemente il piede sinistro verso la propria destra, e il metro rimanente venne rimosso da uno scatto del piede destro. Insieme a quest'ultimo movimento, l'uomo estese la propria ala destra con violenza, cosicché la punta di quest'ultima colpisse in pieno la faccia da schiaffi della burattinaia, ma non prima che tutta la massa di quell'appendice investisse il corpo della sua aguzzina come un potente pugno montante. Un colpo del genere poteva farla volare indietro, lasciarla illesa, ma a quel punto non gli importava: anche se solo per una volta, voleva toglierle dalla faccia quel ghigno di finta superiorità.


    -Chiudi quella fogna.

    Con un solo sibilo, Maxwell esternò con tre parole tutti i sentimenti che percorrevano le sue membra. Un misto di rabbia, disprezzo e un pizzico del dolore inviatogli dalla mano sinistra, che l'uomo stava trattenendo solo grazie a uno sforzo di volontà, avvelenò quella frase con il tono più freddo che il simulatore vocale gli concedeva. E insieme a quelle parole, la sensazione che aveva provato in precedenza tornò a sorreggerlo, diventando un tutt'uno con il suo scheletro metallico: uno strano impeto si fece strada dal suo cuore fino alla punta delle sue dita, causandogli un brivido che si confuse con le scosse inviate dalle sue ferite, ma per l'ennesima volta qualcosa sembrava bloccarlo sul nascere. Voleva gridare, lanciare un grido che avrebbe fatto tremare quelle mura, lo stesso metallo della sua corazza, fino a distruggere ogni singoolo circuito del disposivito che ancora gli concedeva di parlare. Eppure, per quanto desiderasse lanciare quell'urlo, per quanto volesse esternare la sua rabbia come quella volta che aveva perso il controllo per le bugie d Promestein, il fuoco che di solito gli invadeva il corpo non voleva saperne di accendersi. E la parte più strana era che, nonostante tutto, la cosa non gli dispiaceva; almeno aveva la mente abbastanza lucida per notare ciò che un frammento delle sue memorie stava facendo.
    Perché mentre Maxwell si difendeva dall'abuso fisico e mentale a cui lo stavano sottoponendo, rispettivamente, Noel e Will, la copia che l'automa aveva lasciato in difesa di Aqua aveva osservato l'accaduto. Aveva visto l'assalto magico al suo padrone, aveva intravisto gli attacchi rivolti a Ingwe, e la tortura a cui Vanessa era stata sottoposta. La copia cristallina di Maxwell era l'unica silente testimone di quella battaglia, ma a differenza di Aqua, questa poteva agire in difesa dei compagni del suo creatore. L'energia che gli aveva dato vita non sarebbe durata ancora a lungo, nella foga del momento l'automa gli aveva dato giusto abbastanza magia per resistere qualche secondo, e doveva fare qualcosa prima che quel limite scattasse inesorabilmente. Le ci volle un attimo per fare un quadro della situazione, per giudicare quale di quei quattro avversari fosse alla sua portata, e servì ancora meno per fare la propria scelta. La copia cristallina fece un breve cenno con la testa alla donna dai capelli turchini, annuendo rapidamente nella sua direzione, e fece la sua mossa prima che quest'ultima potesse risponderle. Insieme alle parole di scherno dell'automa, la creatura evocata scattò da dietro la colonna, passando tra quest'ultima e il muro alla destra di Noel, ma ignorò completamente la bionda, e continuò a correre con tutte le sue forze verso il suo vero obiettivo: l'uomo in nero. Questo si era concentrato su Ingwe e Vanessa, gli unici che si erano degnati di attaccarlo e dargli peso, ma proprio per questa ragione stava dando le spalle al muro da cui quella copia si stava avvicinando, lasciandosi scoperto a un attacco. Almeno, sempre che la stessa creatura da lui evocata non riuscisse ad avvisarlo del pericolo imminente, ma non c'era tempo per i "se" o per i "ma". L'uomo di cristallo si lanciò in una carica folle contro il vecchio con gli occhiali di sole, e appena i metri che li separavano si ridussero a uno e mezzo, l'evocazione dell'automa concentrò tutta la sua forza bruta in un colpo del palmo destro, con cui avrebbe colpito la nuca del suo bersaglio. Sperava sinceramente di tramortirlo, ma anche se questo non fosse stato il caso, la figura cristallina avrebbe usato gli ultimi secondi della propria esistenza per aprire la propria mano sinistra ad artiglio, usandola per un colpo da sinistra a destra alla spalla mancina dell'anziano, sfruttando così l'equilibrio precario di quelle vecchie gambe per far perdere l'equilibrio a quell'uomo. Doveva metterlo fuori gioco, o come minimo atterrarlo anche solo per un secondo, in modo da dare alla ragazza che lo aveva attaccato un attimo di tregua. Lei, come minimo, doveva sopravvivere a quegli attimi.


    CITAZIONE
    Maxwell Blaze
    Stato Fisico: Danni complessivi Medi; ala sinistra e artiglio posteriore destro danneggiati, danni leggeri poco sotto/accanto all'occhio sinistro, sulla superfice del tricipite destro, sul lato destro della "coscia" destra e sul fianco destro; danni sul dorso e le giunture dei pollici di ambo le mani, danni leggeri su ambo i bicipiti
    Stato Mentale: Dolorante, cerca di rimanere concentrato sulla situazione
    Energia: 100-10-2-2=86%

    Equipaggiamento:

    »Dragon Arm R - Opaque reload: + 20 al parametro Corpo e + 10 al parametro Velocità.
    »Dragon Arm L - Reload: +10 in Corpo, +20 in Destrezza e +15 in velocità.
    »Pettorali di tiglio - Autumn Reload: + 20 punti in Corpo e + 25 punti in Velocità.
    »Spallacci Orientali
    »Draco Leg R & L
    »GR Generator -Mk. Dark-: "Sconto" del 3% sulle abilità di natura Magica [Abilità Passiva Superiore]; conservazione delle energie magiche dell'equipaggiamento nella Roccia Divina [Abilità Passiva Superiore]; bonus di 25 punti in Essenza [Oggetto Incantato, 75 AP].
    »Destroyer's Heritage: E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, e anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri e il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi sia per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di nove metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].
    »Reminiscence Fragment ATTIVATO con potenza Bassa; evocata una copia (Illesa; Pronta a giocarsi i suoi ultimi secondi di "vita") con le seguenti statistiche:
    Cor: 70 | Ess: 110 | Men: 80 | Con: 100 | Des: 100 | Vel: 95
    »Soul System non attivo

    Abilità:

    »Aura Radar [Abilità Passiva - Superiore]: Maxwell ha sempre avuto un grande talento nella manipolazione della sua energia vitale per l'uso dell'arte marziale tipica del suo mondo, e questa è una capacità che riflette questo fatto. Gli utilizzatori esperti del Pugno del Drago Iracondo, infatti, sono in grado di sentire anche la forza vitale altrui entro una certa distanza, riuscendo così a individuare i loro avversari con più facilità. Nel caso del cyborg, questa abilità è stata "tradotta" in un radar che funziona tramite l'espansione della forza vitale dell'utilizzatore, un sistema che gli consente di tenere sotto controllo un'area di 10 metri di raggio intorno a sé, e di avvertire gli esseri viventi all'interno di questo raggio d'azione. Maxwell e Siegfried, quindi, potranno sentire chiaramente le aure degli individui intorno a loro, riconoscendo a grandi linee il "segnale" di persone che hanno già conosciuto, ma nel caso di sconosciuti e creature prive di unicità, avranno una reazione generica. I Nessuno saranno avvertiti con un segnale "vuoto", molto flebile; gli Heartless saranno avvertiti con un segnale di pericolo, e sentiranno chiaramente il loro desiderio di cibarsi di cuori; i Soldati dell'Oscurità saranno avvertiti come qualcosa di "contaminato", con un segnale molto simile a quello degli Heartless, ma senza la sensazione istintiva di pericolo; i Nesciens saranno avvertiti come una pura massa di emozioni e "trasmetteranno" il loro segnale come il sentimento da cui sono nati e, infine, i Completi saranno avvertiti senza alcuna particolarità. Questi segnali saranno avvertiti con una "massa" particolare all'interno del raggio d'azione del radar, corrispondente a grandi linee alla stessa massa corporea dell'individuo cui appartiene, e nel caso l'automa sia privato della vista o abbia gli occhi chiusi, nel suo normale raggio visivo potrà vedere chiaramente le sagome degli individui presenti entro i dieci metri di raggio di cui sopra. Tale precisione è raggiungibile sia grazie al talento di Maxwell che al supporto di Siegfried, che collaboreranno per usare sia le naturali capacità della metà umana sia i sistemi della metà elettronica, quale che sia la personalità dominante nel corpo.

    Statistiche:

    Corpo: 120
    Base: 60 + Energia Rossa: 10 + PQ: 0 + Equip: 50

    Essenza: 135
    Base: 40 + Energia Rossa: 40 + PQ: 30 + Equip: 25

    Mente: 80
    Base: 50 + Energia Rossa: 30 + PQ: 0 + Equip: 0

    Concentrazione: 100
    Base: 50 + Energia Rossa: 40 + PQ: 10 + Equip: 0

    Destrezza: 120
    Base 50 + Energia Rossa: 20 + PQ: 30 + Equip: 20

    Velocità: 145
    Base: 50 + Energia Rossa: 10 + PQ: 35 + Equip: 50

    Riassunto Post & Note: Maxwell si difende dai primi colpi di Bolverk di Noel incrociando le braccia di fronte al proprio collo, subendo vari danni a quest'ultime ma bloccando per un soffio due colpi diretti al centro della sua fronte. Dopo la prima frase di Will blocca il lupo di fiamme con il Rage Canceler, e quanto quest'ultima termina il suo discorso l'automa si sposta rapidamente verso la sua destra con due movimenti dei piedi, terminando con uno "schiaffo" dell'ala destra di Destroyer's Heritage. | Intanto, la copia lasciata in difesa di Aqua si muove verso Olson dal lato opposto della colonna dietro a cui era nascosta, portandosi alle spalle di quest'ultimo e cercando di lanciare un colpo di palmo alla nuca dell'anziano con la mano destra, seguendo con un colpo di mancina per spingerlo a terra.


    Edited by AlexMockushin - 17/10/2015, 13:01
     
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    «Cosa ne sai tu?»
    Cosa ne sapeva lui?
    Già. Cosa ne sapeva?
    Per la prima volta pensò davvero a quella domanda, a quel dubbio che lo aveva attanagliato dal momento che l'aveva rivista.
    Tre giorni. La conosceva da appena tre giorni. Tre giorni erano pochi, tre giorni erano niente. Come poteva dire che quella che aveva incontrato allora era la vera Shinan? Come poteva dire che non fosse questa quella reale? Tutto quel voler salvare gli altri, quel mettere da parte la propria sicurezza per loro… Chi sarebbe mai stato così folle da credere in quello?
    «Cosa credi di sapere su di me?»
    Tutto e niente. Lui si era convinto che ciò che aveva visto era la verità. Lui si era convinto di quello, si era lasciato ingannare da poche ore spese assieme. Era così?
    Forse Will non aveva fatto altro che risvegliare la vera Shinan, la vera bambina. Quella che avrebbe voluto dimenticarli, quella che metteva, giustamente, i propri interessi davanti ai loro.
    Una rabbia cocente si fece strada dentro di lui, dilaniando, distruggendo e scavando la sua carne. Bruciava. Sentiva un fuoco invadergli le vene e gli organi, mentre il sangue pulsava con forza, rimbombando nel suo cranio.
    NO!
    Non lo accettava! Non lo voleva accettare e non l'avrebbe fatto! Tutto quello che nasceva da quel demone non era altro che una menzogna piena di malizia e disperazione! L'albina non era altro che quello, che un parassita, che un lurido ammasso di bugie e invidia! Non avrebbe accettato quella Shinan, non avrebbe accettato quell'esito, non avrebbe accettato quel falso!
    Con uno scatto nervoso si morse le labbra, scavando nella carne tenera, facendo fuoriuscire il sangue. Di nuovo. Stava accadendo di nuovo.
    Di nuovo stava venendo abbandonato, di nuovo stava osservando ciò che amava venirgli tolto, senza che potesse fare nulla per impedirlo. E di nuovo era colpa sua.
    Di nuovo era colpa sua se loro si facevano male, di nuovo era colpa sua se loro soffrivano.
    Perché aveva dovuto incontrare Will? Perché mai doveva sempre andare a finire così? Sfortuna, destino, malizia del fato? Odiava la vita. Odiava quella vita, odiava quel mondo, quell'universo! Odiava, odiava tutto. Odiava Shinan che si era lasciata soggiogare così da quella troia albina. Odiava Vanessa, che attaccava senza restare fuori dal combattimento, che lo faceva preoccupare. Odiava l'armatura, che con la sua presunzione e la sua arroganza li aveva incastrati in quel luogo. Odiava il vecchio, quella piaga rugosa che stava aiutando, non importava se consciamente o inconsciamente, quel mostro. Odiava quella Noel, quella ragazza che stava sparando contro gli altri. Odiava Will e odiava se stesso, odiava la causa di tutto quel caos, di tutto quell'assurdo spettacolo.
    Era così assurdo che voleva quasi iniziare a ridere. Ridere e piangere di fronte a tutto quello, di fronte a quell'incubo malsano partorito dall'Albina. Ridere e piangere fino a piegarsi in due e crollare a terra.
    Quanto avrebbe voluto che anche lei provasse qualcosa di simile a quello che in quel momento loro stavano provando. Quanto avrebbe voluto che fosse possibile una cosa simile, che fosse lei per una volta quella che inginocchiata invocava pietà.
    Voleva vederla nuovamente ridotta ad un ammasso di carne annerita, come prima, come sulla falsa Crepuscopoli.
    Se pensava a Will che soffriva, che piangeva e chiedeva clemenza, perdono, ad una Will che vedeva le proprie speranze venire distrutte senza che potesse farci niente, lui… si sentiva felice.
    Con una punta di rimpianto la certezza che oramai si stava sempre più velocemente abbassando al livello di quel mostro entrò nella sua mente.
    Eppure, importava davvero qualcosa a quel punto?
    Importava davvero cosa pensava, cosa credeva?
    Importavano più le sue parole?
    «Vuoi sapere cos'è che voglio? Andarmene di qui.»
    Quei tre giorni. Quegli ultimi tre giorni erano stati i peggiori della sua vita. Aveva scoperto nuovamente le parti più orribili del suo animo. Si era liberato della sua maledizione solo per poter provare nuovamente risentimento, dolore e angoscia.
    Aveva odiato ogni singolo secondo di quei momenti. Forse non lo aveva realizzato fino a quell'istante, ma il dover fingere per loro, il dover fare in modo che potessero aggrapparsi a lui… Ne era nauseato. Non ne poteva più. Non riusciva più a sostenere tutto quello.
    Eppure aveva continuato. Perché amava sentirsi importante, amava sentirsi utile, necessario, amava sentirsi gentile, diverso da quello che era in realtà.
    Aveva amato ed odiato quella finzione dal più profondo del suo essere.
    Voleva solo potersi sfogare, voleva poter distruggere ciò che lo circondava, ridurlo in cenere e poi far volare via i resti con un soffio.
    Non riusciva più a sopportare tutto quello.
    Non si era nemmeno reso conto di aver alzato lo sguardo verso l'alto. Non si era nemmeno reso conto della mano che si era messo davanti agli occhi, cercando di nascondere il soffitto bianco alla sua vista.
    Il sangue continuava a colare dal suo labbro, scendendo lungo il collo, macchiando i resti luridi dei suoi vestiti.
    «E, se voglio lasciare questo castello, ucciderti è il metodo più rapido. Se davvero ci tieni così tanto a me, potresti anche accontentare questo mio piccolo desiderio, no?»
    Tradimento. Ogni fibra del suo corpo, ogni atomo urlava quella parola. Tradimento. Tradimento. Urlava per le azioni che non erano la volontà di quella bambina, ma di qualcun altro.
    Tradimento.
    L'avrebbe strangolata. Avrebbe sentito la sua colonna vertebrale spezzarsi sotto le sue mani e, una volta che fosse morta, avrebbe continuato a pugnalarla con la spada, a spezzare le ossa, i muscoli, il corpo. In quel momento non importava se avrebbe ucciso Noel. Non importava se l'avrebbe fatta soffrire, se l'avrebbe fatta urlare per il dolore.
    Se si trattava di liberarsi di quel demone, allora avrebbe compiuto quel sacrificio e avrebbe convissuto col senso di colpa che sarebbe sopraggiunto.
    Avrebbe pianto. Forse avrebbe terminato la propria vita. Era un tradimento, il suo. Un altro. Questa volta nei confronti della Noel bambina, di quella copia che lo aveva aiutato e salvato fino a quel punto.
    Avrebbe preferito morire.
    Avrebbe preferito che la sua vita fosse terminata allora, quando era stato torturato.
    Avrebbe preferito non dover assistere a tutto quello.
    In fondo, sotto un certo aspetto, odiava anche lei.
    In fondo, odiava non aver ceduto ed essere scappato da quell'illusione. Odiava aver rinunciato alla possibilità di essere felice.
    Accontentare quel piccolo desiderio. Certo, non sarebbe stato così male, se solo non avesse comportato la morte di tutti. Ancora credeva a Will, la bambina? Ancora credeva a quel demonio dalla lingua viscida?
    Non era altro che una stupida. Sempre a pensare prima agli altri, sempre a credere alle altre persone al fatto che potessero nascondere del bene, al fatto che potessero essere gentili. Chissà con quale bugia era stata ingannata, per quale stucchevole, sciocca, mielosa storia era caduta?
    E pensare che la ammirava. Che ammirava quel suo ottimismo, quella sua fiducia nell'altro.
    Stupido. Non era altro che uno stupido. Ecco dove portava tutto quello, ecco dove conduceva la strada delle buone intenzioni, la strada della fiducia. Dritti dritti all'Inferno, dritti dritti nelle grinfie della Volontà dell'Abisso.
    «Brutta stupida...»
    Stancamente spostò la mano da davanti agli occhi, riportando lo sguardo sulla bambina.
    Non erano gli altri, quelli che odiava. Era il dolore, quel dolore che stava provando per le sue azioni e per quelle di Will. La sua mancanza di potere, la sua incapacità di proteggerle. Odiava il possibile futuro -o la mancanza di questo- che vedeva davanti a loro.
    Tutti là dentro non erano altro che brutti stupidi.
    Ragazzini aggrappati a speranze infantili, bambini che erano cresciuti troppo presto, troppo velocemente.
    Lo faceva arrabbiare tutto quello, gli faceva venire voglia di esplodere, di distruggere tutto e tutti, di poter sfogare quello che serbava dentro di sé in maniera distruttiva.
    Non sapeva più nemmeno cosa pensare, non sapeva più a cosa potesse aggrapparsi per mantenere la propria sanità mentale.
    C'era davvero la possibilità di farla tornare normale? C'era davvero la possibilità di farla tornare la Shinan di prima? Sarebbe stato giusto?
    Per se stesso, solo per se stesso, almeno questa volta, avrebbe egoisticamente creduto che lo sarebbe stato.
    Con calma apparente, inspirò dalla bocca, tentando di sciogliere e rilassare i muscoli.
    Sapeva cosa doveva fare, non aveva più dubbi.
    Doveva attaccarla, non doveva esitare: doveva stenderla, farla svenire, renderla inoffensiva e poi portarla fuori da quel Castello.
    Quella era l'unica soluzione.
    Chissà, poi, forse, se le avesse dato un colpo abbastanza forte in testa, Shinan sarebbe anche potuta tornare normale.
    Fosse stato tutto così semplice…
    Stancamente scosse la testa, eliminando quello stupido pensiero generato dallo stress.
    Decisamente quello non era il momento di perdersi in illusioni.
    Doveva farcela con le sue forze, con le sue stesse mani: preghiere e sogni non servivano a niente.
    Una risata cristallina infranse la staticità dell'ambiente, riverberando lungo le pareti, acuta, trafiggendo i suoi timpani e ravvivando la fiamma dell'odio che continuava a bruciare nel suo petto.
    Per un frammento di secondo, le cicatrici tornarono a bruciare, come se fossero ancora piaghe aperte, stillanti sangue e oscurità.
    Un gesto stucchevole, esagerato, un inchino, un altro scherno nei loro confronti. Con rabbia strinse i denti, contraendo i muscoli della mascella fino a farsi male, cercando di reprimere l'impulso che gli stava comandando di saltarle addosso e tentare di farle quanto più male possibile.
    «Dolcezza! »
    Doveva trattenersi dall'attaccare quel demone, dal provare a toglierle quello stupido sorriso che portava sul volto a forza di ustioni e affondi di spada. Era una trappola. Era palesemente una trappola, una farsa atta a far sì che lui attaccasse, a far sì che si esponesse e potesse essere ucciso.
    «Io e te dobbiamo finire la nostra chiacchierata. »
    Una chiacchierata. Come se avessero solo quello come cono in sospeso, come se avessero solo quella faccenda da terminare.
    Le pupille ridotte a due fessure a causa dell'odio e della rabbia, osservò la figura quasi annoiata, come se tutto quello che stava accadendo non fosse nemmeno degno del suo interesse.
    Perché?
    Solo quello rimaneva nella sua mente, oltre all'ira ed al disprezzo.
    Perché?
    Perché tutto quello, perché Shinan?
    Che senso aveva, che gusto provava quella donna nel fare tutto quello?
    Doveva esserci un motivo, doveva esserci una ragione, doveva esserci qualcosa, qualcosa che la stesse spingendo ad agire in quel modo.
    Non gli sarebbe dovuto importare: nessuna scusa sarebbe stata abbastanza grande da poter fare ammenda per le sue azioni. Nessuna scusa avrebbe mai potuto far sì che lei venisse perdonata.
    Meritava di soffrire, meritava di provare disperazione.
    Eppure, perché?
    Era una domanda che non riusciva a togliersi dalla testa.
    Per un barlume di secondo nei suoi occhi, assieme all'odio e alla rabbia, ci fu la pietà.
    La pietà per Will, per qualunque cosa l'avesse resa quello che era in quel momento.
    Fu solo un istante.
    «Pensavo preferissi gli spalti, Will.»
    Un sussurro neutro, calmo, svuotato da qualunque cosa che potesse dargli anche un barlume di colore.
    «Se sei venuta per aiutare, sappi che non era necessario, quindi non accetterei che i termini dell'accordo cambino adesso.»
    Lentamente, il significato implicito di quella frase si fece strada nella sua mente, gettando una luce su qualcosa che fino a quel momento aveva ignorato.
    Termini. Uscire dal Castello. Ucciderlo.
    «Aiutare? Io? Voglio solo assicurarmi che le cose vadano per il meglio. »
    Adesso capiva, adesso sapeva cosa Will le doveva aver raccontato, però, perché Shinan era diventata così? Perché era così vuota, così… Priva di tutto?
    Cosa le aveva fatto?
    Cosa le aveva fatto prima?
    Cosa le aveva fatto prima di raccontarle quella bugia?
    Come l'aveva ingannata, come aveva fatto a modificarla in quel modo?
    …Perché proprio lei?
    «Non è quello che ti ho chiesto.»
    «Non cambierà niente nel nostro accordo. Tu stai facendo il tuo dovere e lo stai facendo bene. »
    Accordo. Dovere.
    La rabbia per il fatto che ci fosse un “patto” tra le due lo assalì in pieno. Sapeva che non era Shinan, quella. Sapeva che era tutta colpa di Will, ma non poteva farci niente. Si sentiva tradito. Si sentiva come se qualcosa di importante fosse stato lacerato con una lama poco affilata, colpito ripetutamente, ed i lembi della ferita lasciati sanguinolenti e frastagliati.
    «TU LURIDA- !»
    Perché proprio lei?
    L'urlo strozzato, rivolto verso chi delle due non sapeva bene, uscì senza che potesse o volesse fermarlo.
    In un istante l'intero mondo ruotò su se stesso. Sopra e sotto, avanti e dietro, tutto si invertì per un istante, mentre il suo sguardo si posava sul soffitto bagnato, invece che continuare a riflettersi negli occhi dell'albina.
    «Sono disarmata, la mia unica arma sono le parole. »
    Una frase, un ricordo che apparteneva a poco prima e che, nonostante ciò, sembrava così lontano.
    Era disarmata, la sua unica arma erano le parole e non aveva bisogno d'altro. Per il momento non si sarebbe nemmeno dovuto preoccupare dei suoi compagni: era lui il suo preferito.
    Era lui il suo preferito.
    Ecco il senso di tutto quello. Il motivo del perché proprio Shinan.
    Era per lui, era perché lui era il suo preferito.
    Alla rabbia e all'odio si sostituì con violenza il senso di colpa, la consapevolezza di non essere solo la causa del fatto che tutti loro fossero nel castello, ma la causa delle singole torture che stavano subendo.
    In un istante tornò ad osservare il proprio riflesso negli occhi vermigli dell'albina.
    «Ti conviene affrontarmi, prima che le mie parole ti tarpino le ali e si riprendano il tuo fastidiosissimo e per niente mascolino volteggiare, piccolo insetto. »



    Non importava cosa diceva.
    Non importava gli insulti che riceveva.
    In quel momento niente poteva infrangere la prigione d'odio e sensi di colpa in cui il suo cuore lo aveva rinchiuso.
    Esattamente come nella stanza precedente, una barriera tornò ad erigersi attorno al nucleo della sua magia.
    Il panico lo invase, mentre sentiva che non riusciva a più a tenersi in aria, mentre vedeva il suolo venirgli incontro.
    Cadde in avanti, il corpo inclinato, quasi in orizzontale rispetto al terreno.
    Si preparò ad evocare un nuovo incanto, una barriera fisica che fosse capace di bloccare la caduta ed impedirgli di impattare contro il pavimento, ma non fece in tempo.
    Una mano d'ombra lo afferrò a mezz'aria, rinchiudendolo nella sua stretta, avvolgendo spalle, busto, vita e parte delle gambe.
    Tutto quello era opera di Will. Quella mossa schifosa, quel maledetto trucco era opera dell'Albina. Lo sapeva. Lo sapeva e basta, perché non c'era nessun altro capace di fare un qualcosa di simile, nessun altro era in grado di bloccare in quel modo la sua magia.
    Il capo rivolto verso il basso, i capelli che cadevano di fronte a lui, perpendicolari al terreno, si preparò ad urlare il nome dell'albina, ad urlare il suo nome come se fosse una bestemmia.
    Eppure la parola non uscì dalle sue labbra.
    Terrorizzato, osservò la bambina portarsi sotto di lui, uno sguardo deciso e vuoto sul volto.
    Generata dalla magia della piccola, una colonna di rovi si erse attorno ad entrambi, spaccando le mattonelle del pavimento, divellendole, arrivando fino al soffitto ancora umido dove si insinuarono, crepandolo e facendosi spazio con la forza al suo interno.
    Sorprendente, come sempre.
    Con un sorriso triste si voltò ad osservare l'opera della giovane, quel cilindro di poco meno di due metri di diametro, girando per un istante il proprio capo verso il soffitto.
    Una nube grigia si stava amalgamando sopra le loro teste, esattamente al centro di quella gabbia.
    Un altro attacco, l'ultimo, il colpo che avrebbe dovuto porre fine a tutto quello.
    Non lo accettava.
    Non lo avrebbe mai accettato.
    Non avrebbe mai accettato una vittoria di Will.
    Con rabbia ringhiò, scavando all'interno dei più profondi meandri del proprio essere, strappando con forza l'energia al flusso che scorreva dentro di sé.
    «VARYA!»
    Con un urlo uno scudo circolare, ricco di simboli e rune si formò a poco più di un metro da lui, verso quella che sperava fosse l'origine dell'attacco.
    Non poteva perdere quella partita. Non poteva lasciare che Will vincesse. Non poteva lasciare Shinan in quello stato.
    Non poteva.
    Con uno scatto, Finduilas si lanciò verso la bambina, mirando col piatto della lama alla testa. appena un'istante prima che questa serrasse il palmo aperto della mano.
    Un lampo di luce, un dolore atroce alle spalle ed alle gambe ed uno più debole alla schiena.
    L'interezza della gabbia di rovi fu illuminata a giorno, mentre al suo interno si spandeva l'odore di carne bruciata.
    Faceva male. Faceva dannatamente male.
    La sua vista si appannò, mentre strane luci nere comparivano all'interno del suo campo visivo.
    Sentiva caldo, estremamente caldo e, allo stesso tempo, tanto freddo.
    Però non poteva lasciarsi andare. Non poteva lasciare che il dolore prendesse il sopravvento.
    Serrò i denti.
    La pressione che percepiva attorno al corpo era scomparsa così come le mura all'interno della sua anima, quelle che gli avevano tolto la possibilità di volare erano nuovamente crollate.
    Non doveva tornare in aria.
    Non doveva allontanarsi di nuovo.
    Con l'aiuto della magia, assecondò la spinta della gravità, avvicinandosi con più forza al punto dove credeva si trovasse Shinan.
    Con un fruscio, i rovi iniziarono ad incenerirsi, mentre al centro delle luci che offuscavano la sua vista si delineava, circondato dalle schegge in fiamme di ciò che rimaneva del suo scudo, il volto della bambina.
    Non sarebbe servito a nulla, con tutta probabilità, ma quella era la sua unica occasione, l'unica cosa che potesse fare.
    In meno di un'istante la mano guantata si diresse verso il suo obbiettivo. Non importava dove. Voleva solo colpirla, solo farla svenire, impedire che potesse compiere azioni che al suo risveglio l'avrebbero fatta sentire in colpa.
    Perché sapeva, sapeva che lei si sarebbe risvegliata, che sarebbe tornata come prima.
    Lo sapeva, era il suo ultimo appiglio.
    La disperazione ed il dolore palesi sul suo volto, urlò il nome dell'altra.

    Those piles of lovely sins,
    those bunches of sweet lies,
    and those sleepless grieves.
    I'm whispering a prayer:
    “May there will be a glimmer of starlight
    shining on these wingless dreams.”









    dividercharlie

    Stato Fisico: Danni alti da ustione sulle spalle e sulla parte centrale del retro delle cosce dalla metà della lunghezza di queste, fino al ginocchio. Danni bassi da ustione nella zona compresa tra i danni bassi, ovvero l'interezza della schiena e la parte superiore del retro delle cosce.
    

Stato Psicologico: In colpa per aver realizzato che Shinan ha subito tutto quello interamente a causa sua. Disperato. Furioso. Non perfettamente stabile sotto il livello emotivo.

    Energia: 100 – [12 – 4] – [24 – 4]= 72%


    dividercharlie


    ABILITA’

    Die Magie: Passiva 1 (levitazione armi) attiva. Passiva 2 (sconto sulle abilità magiche basate sull'elemento luce) attiva. Passiva 3 (volo) attiva.

    Wecken: La notte dell’assalto a Radiant Garden, quella notte di guerra, di dolore, di paura ha lasciato un profondo solco sanguinolento nel cuore che il ragazzo credeva di aver perso, nell’anima che credeva essere stata rubata. Le forti componenti emotive da lui provate durante quella battaglia hanno risvegliato il suo cuore, hanno riallacciato, seppur in minima parte, le catene che uniscono l’anima al corpo, la quale, grazie al fatto che il ragazzo sia riuscito, seppur inconsciamente, a “trattenere”, se così si può dire, il proprio cuore già corrotto all’interno del proprio corpo, hanno reso possibile ciò. Il cuore non potrà mai tornare ad essere quello di un tempo, ma le emozioni, i sentimenti che il ragazzo prova sono reali. Attutiti, meno potenti di quanto dovrebbero essere nella realtà, ma presenti. Eppure, per un essere che non ha provato alcun sentimento per quasi un anno tutte queste sensazioni risultano essere potenti, micidiali a livello psichico, e, nel caso si tratti di un’emozione molto potente, fortemente debilitanti. Eppure lui non si rende conto di quello che sta accadendo all’interno del suo corpo. Lui, che non ha memoria della notte in cui ha quasi perso la sua umanità, vive nell’ignoranza di questo fatto e crede che tutto ciò che prova non sia altro che un brutto gioco dei suoi ricordi. Un macabro, debilitante gioco di cui lui è la vittima. [Passiva inferiore.Fateful - Autoconclusiva]
    Das Licht: Oltre al poter manipolare in maniera offensiva il potere della luce, Ingwe è anche riuscito ad adoperarlo per scopi difensivi come la creazione di barriere tra egli e l’avversario. Non che siano una sorta di patina bianca sopra la pelle oppure una sfera traslucida attorno ad un alleato o a se stesso, il giovane Nessuno sarà sempre in grado di contrastare qualunque offensiva, sia essa fisica o magica, con la propria magia. [Attiva difensiva a costo variabile alto.]

    dividercharlie


    EQUIPAGGIAMENTO

    Der Draht:
    Finduilas: L’arma del Nessuno è forse una tra le lame più uniche e particolari dell’intero universo, Keyblades a parte, naturalmente. Della lunghezza di un metro e venti centimetri, impugnatura compresa, questa spada ad una mano e mezza è adatta sia a duelli singoli che a battaglie in mischia. L’aspetto generale è quello di una serie di fasci di luce che si intrecciano tra di loro creando una spada. La guardia è semplice, a croce, praticamente indistinguibile dal resto dell’arma e larga poco più di quindici centimetri; l’impugnatura è lunga venti centimetri, mentre la lama è lunga un metro esatto e larga, al massimo, una decina di centimetri, mentre al minimo all’incirca cinque.
    [Equipaggiata]

    Amber
    [Arma a distanza. Equipaggiata.]

    Faust
    [Arma ravvicinata basata sulla Destrezza; Arma incantata. Equipaggiata.]


    dividercharlie


    BaseVerde P.Q.A&OAbilitàTotale
    Corpo25+15±0±5±045
    Essenza80+50±0±10-4595
    Mente35±0+5±20±060
    Concentrazione35±0+20+20±075
    Velocità55+25±0±20-595
    Destrezza70+10±0±20±0100



    Uff, faticaccia la strategia di sto post. *Abbassa la calcolatrice*.
    Alors, so che la lealtà non è una questione puramente matematica, ma ho fatto un paio di calcoli per vedere quanto Ingwe avrebbe preso dopo il debuff in essenza. Maledette illusioni.
    Dunque dunque. Alors, ho fatto in modo che Ingwe venisse afferrato dalla mano per avere una sorta di protezione aggiuntiva contro quest'attacco, sfruttando quel poco che so di fisica e la libertà lasciatami nel descrivere come questa riuscisse a prenderlo per fare in modo che lo “avvolgesse”, in poche parole. E poi ho calcolato.
    Ho considerato l'attacco alto di Shinan un 260, la difesa alta di Ingwe un 155 e la mano di Will (considerando che la barriera si chiude attorno ai due mezzo/un secondo prima dell'attacco di Shinan e che quindi la mano rimane senza fonti di energia a sostenerla e che la Marsh mi ha detto che sarebbe scomparsa dopo 4/5 secondi dalla “chiusura” della gabbia) un 150 di “resistenza” invece dei 210 originali. Facendo i vari calcoli e considerando un paio di differenze anche in percentuale ho deciso di dare ad Ingwe un basso nei punti coperti dalla mano ed un alto nei punti scoperti.
    Riguardo l'attacco: allora, Finduilas scatta e colpisce, se colpisce, prima che l'offensiva di Shinan vada a segno, puntando alla testa della bambina. Oltre a ciò mi sono permesso di dare una sorta di misura alla gabbia, considerando che Ingwe ci sta quasi in orizzontale e tutto, di all'incirca un metro e ottanta con Shinan al centro esatto di questo. Per quanto riguarda il secondo attacco mettiamo subito in chiaro una cosa veloce: è puramente scenico. Se colpisce colpisce davvero debolmente e fa un danno assolutamente infimo, ma (e qui mi rivolgo a MD), considera che arriverà con molta meno velocità di quella presente nelle stat (che per i movimenti del corpo è 100 e non 95) e con una forza davvero minima. E' un qualcosa di “morale” più che fisico.
    Ok, ultima nota inerente la strategia e non inserita nel post in quanto concerne il prossimo turno: Ingwe non va a schiantarsi a terra. Quali che siano gli esiti dei suoi attacchi, rimane comunque sollevato più in alto rispetto all'altezza del pugno, la testa alla distanza di un braccio da Shinan e con il resto del corpo in diagonale rivolto verso il soffitto, seguendo la linea del braccio.



     
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  13. misterious detective
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    La bambina osservò le nubi addensarsi sopra la sua testa, osservò il potere magico emergere e percorrerle la pelle come una scossa elettrica, fluendo al di fuori di lei verso il cielo. Con quell'attacco avrebbe messo fine alla battaglia, il suo bersaglio sarebbe morto e l'obiettivo che si era imposta sarebbe finalmente stato a portata della sua mano. La sola idea di lasciarsi alle spalle le vicende di quel castello bastava a sollevarle lo spirito e, a quel punto, nessun ostacolo si sarebbe più posto tra lei e l'esistenza che aveva pianificato. Rivolse il suo sguardo verso il futuro, abbassò le palpebre per un istante, mentre la luce abbacinante si apprestava a cancellare ogni resistenza del suo nemico, ma i suoi occhi scorsero solo immagini grige.
    La Nesciens poteva vedere già i combattimenti, battaglie su battaglie nelle quali consumare se stessa, immaginò il caos e i conflitti nei quali si sarebbe persa, domandandosi quante vite avrebbe dovuto eradicare con le sue stesse mani. Nulla di tutto ciò, nulla di tutti i possibili compiti che riusciva a dipingersi nella mente era capace di suscitare in lei attesa e trepidazione; erano dei doveri sterili a cui avrebbe rinunciato senza ripensamenti se ne avesse trovato un motivo. Al tempo stesso, tuttavia, erano le uniche ragioni che davano senso alla sua esistenza: gioia, tristezza, non c'era emozione che le fosse concesso conoscere al di fuori della solitudine sempre viva dentro di lei. E l'idea di restare abbandonata ad essa era molto, molto più terrificante di qualsiasi cosa avesse visto tra quelle mura.
    -Varya!- il grido di Ingwe frantumò il muro dei suoi pensieri. La bambina batté una volta le palpebre ed alzò lo sguardo accigliata: la lancia di luce, apparsa per condannare il suo nemico, gettava un'ombra scura sul ragazzo, ma la bambina riuscì comunque a vedere la smorfia contorta in cui era distorto il suo volto: una barriera traslucida prese forma di fronte a lui, glifi e rune antiche baluginarono dorati su di essa, lo scudo di luce prese forma tra lui e la potente magia. Il fulmine calò tonante sulla difesa del ragazzo, scintille roventi esplosero attorno a loro, lo stridio del metallo ululò come il grido sofferente di una donna. La lancia premette senza perdere forza, lo scudo si incrinò e, come polvere di stella, i frammenti candidi si disperdevano e svanivano nell'aria. Le crepe si fecero più larghe, un dedalo di venature sofferenti. Solo pochi istanti e sarebbe crollato definitivamente.
    In quell'istante, tuttavia, il giovane riuscì a rapire l'attenzione della Nesciens per un solo fatale istante: si voltò a fissarla, un angolo del suo occhio si posò indecifrabile sul suo volto: la piccola non distolse il proprio sguardo, rispose con severità all'espressione addolorata e decisa del suo avversario: sembrava aver accettato finalmente la verità, ma era troppo tardi, la Nesciens non poteva e non voleva permettergli più di reagire.
    Eppure, nonostante la sua convinzione, la giovane fu costretta a spalancare gli occhi e boccheggiare ammutolita, di fronte ad un evento che non aveva previsto: mentre con le sue ultime stille di forza il ragazzo resisteva alla sua magia, la spada si levò al suo fianco, volteggiando come dotata di vita propria, e rispondendo ad un suo muto comando caricò un fendente. La bambina mosse un passo indietro, ma i rovi scricchiolarono sotto le suole delle sue scarpe, mentre la schiena sfiorava le spine che chiudevano la sua fuga. Un lamento sorpreso sfuggì alle sue labbra, d'istinto strinse i pugni pronta al dolore. La lama calò rapida, vibrando contro il vento, ella chiuse gli occhi spaventata ed alzò le braccia, con il pugnale ben stretto in mano, cercando di andare a proteggersi il capo. Riuscì solo ad incontrare l'elsa della spada e a rallentarne il colpo. Come un maglio, il colpo riverberò contro le sue ossa, si propagò per tutto il suo corpo, la punta raggiunse il suo cranio e la fece incespicare in avanti, chiudendosi a riccio. Il mondo intero vibrò come scosso da un terremoto, la bambina dovette divaricare le gambe per mantenere l'equilibrio. Portò le mani a massaggiarsi la testa, digrignando i denti per la rabbia. Un rantolo adirato e sofferente soffiò tra le sue labbra, mentre attraverso il velo di lacrime portava di nuovo gli occhi sul suo nemico, per poter osservare quell'ultimo momento e goderne quasi fosse la sua ripicca. La barriera sfrigolò attraversata dalla forza del tuono e si dissolse in polvere evanescente, la lancia proseguì il suo corso ed investì il giovane con la sua potenza. Per un solo istante, la Nesciens udì un grido sormontare ogni altro suono, la schiena del suo obiettivo si contrasse, egli gettò indietro la testa spalancando la mascella ed indurì gli arti percorsi da spasmi. La piccola strinse appena i pugni soddisfatta, permettendo alle sue spalle di cadere in basso sollevate.
    Prima ancora del dolore, fu la puzza di grasso bruciato a disturbarla: un gesto della mano e i rampicanti si ritrassero all'interno del marmo da cui erano miracolosamente nati ed ella sospirò in onore di quella stupida battaglia del cui esito era rimasta certa fin dal primo momento. Solo un'occhiata distratta raggiunse il suo avversario a cui ormai restava solo da schiantarsi e giacere a terra.
    -Che diamine?- rapida e spaventata, la Nesciens agitò il braccio di fronte a sé: un turbine di fiori si formò attorno a lei, avvolgendola in una crisalide di petali. Il ragazzo cadde rapido contro di lei, menando un pugno nella sua direzione: con un fluire docile ed evasivo, i fiori assecondarono e deviarono il corpo, assorbendo la forza del pugno e spostandola di lato, lontano dalla ragazza. Un movimento dell'altra mano ed i Sei Petali dietro di lei risplendettero ancora di un bagliore di zaffiro. Come chiudendo le sue ali, essi avvicinarono le loro punte di fronte alla bambina ed una grossa massa d'acqua prese forma di fronte a lei, gorgogliando pulsando come piena di vita: in un istante, il suo spessore si assottigliò fino a quello di una lama e, lanciata con enorme velocità, si scagliò contro il ragazzo, investendolo all'altezza dello sterno. Il suo corpo ebbe un sussulto e si schiantò sul pavimento, come cemento l'acqua aderì alla terra e strinse come un cappio, legandolo sul posto con le braccia immobili. Un solo lamento sfuggì alle sue labbra, accompagnato da un grumo di saliva che si perse accanto a lui, poi più nulla: solo il suono dei loro respiri affannati ed il combattere lontano degli altri avversari, così alieni in quel momento da sembrare ad intere stanze di distanza.
    La piccola inspirò ed espirò, ripeté più volte contando i secondi, il ragazzo fece lo stesso. Solo allora sospirò sollevata, consentendosi di barcollare all'indietro per poi chinarsi quasi in ginocchio, stringendosi il capo con entrambe le mani.
    -Non ci posso credere... Dannazione, che male.- borbottò fra sé e sé masticandosi le parole. Passò le mani al centro del capo più e più volte, lì dove aveva preso la botta: sentiva un enorme bernoccolo che già cominciava a crescere e la pelle pareva rovente: le sue braccia non erano da meno e, era certa, se avesse tirato indietro le maniche avrebbe come minimo trovato di fronte a sé due grosse chiazze nere. Sospirò di nuovo e allontanò le mani con estrema lentezza, ancora insicura sul suo reale stato di salute: si convinse solo dopo alcuni lunghi secondi che fosse tutto a posto. Più che il suo corpo, dopotutto, era l'orgoglio essere rimasto ferito dopo la battaglia: era difficile accettare che, proprio quando si era convinta della sua vittoria certa, avesse abbassato la guardia al punto da concedere una simile contrattacco. Era un errore fatale ed imbarazzante, che certo non le si addiceva, e anche questo rendeva il tutto ancora più surreale. L'unica nota positiva era che, oramai, non le restava che da uccidere l'unica altra persona che fosse stata partecipe di quella carente esibizione.
    Si avvicinò con passi lenti al ragazzo bloccato a terra, soppesando ogni suo movimento come per pregustare il momento: sia il suo viso che il suo cuore erano vuoti, in quel momento, soggiogati solo dall'ordine della mente di porre fine a quella mansione. Accarezzò con il pollice il pugnale, tenuto basso al suo fianco. Raggiunse il ragazzo, lo squadrò dall'alto analizzando con attenzione il dolore e la disperazione che gridavano sul suo volto. Riconobbe con precisione il momento della sua resa quando smise di dibattersi sul posto.
    Sbuffò una volta, abbassandosi un poco sulle sue gambe mentre lo fissava severa: -Io non ti capisco.- ammise, scuotendo la testa per poi inclinarla appena di lato. -Non capisco nessuno di voi umani. Vi osservassi anche per anni interi non cambierebbe nulla comunque.-
    Con un movimento placido, spostò il pugnale dalla mano destra alla sinistra e allungò l'indice, portandolo a segnare prima la sua testa, accompagnando il movimento con le iridi scarlatte che guardarono impacciate sopra di lei, quindi le sue stesse braccia. -Se mi avessi attaccato con il filo della spada, forse non saresti costretto a morire, forse il combattimento sarebbe ancora in corso.- si massaggiò le braccia, una fitta improvvisa la obbligò a stringere gli occhi e mordersi un labbro per rimanere in silenzio.
    -E in nome di cosa, poi?- aggiunse, scrollando le spalle. Non provava l'istinto di ridere di quelle sue fantasie, di quelle sue convinzioni così lontane dalla realtà dei fatti, ma la sola idea che qualcuno potesse dare ad esse tanto peso, al punto da sprecare in quel modo la propria vita, la lasciava basita.
    Il ragazzo non ricambiò il suo sguardo, i suoi occhi sempre più tetri ad ogni secondo che passava erano abbandonati a terra, pieni di rimorso. -In nome di quello che sei realmente.- rispose con voce nostalgica. -Di quello che ho conosciuto e che Will ha distrutto. Ecco per cosa.-
    Il giovane sospirò come per chiudere quel ricordo a chiave dentro di sé e solo allora si rivolse a lei, gravido di un turbine di emozioni che gli occhi ignari della bambina non sarebbe mai stata capace di sgarbugliare.
    La Nesciens sbatté le palpebre un paio di volte, ma la scena di fronte a lei non mutò di un solo dettaglio. Con un verso lamentoso portò una mano al fianco e si accarezzò i capelli con l'altra. -È proprio per questo che siete stupidi.- commentò scocciata, battendo più volte la punta del piede a terra. -Anche se quello che dici fosse vero, buttare la via la vita in quel modo è insensato: una volta morto, non avrai più modo di realizzare né quello né nessun altro sogno. Ma ormai, per te, è troppo tardi per capirlo.-
    La giovane portò il pugnale di fronte a sé e lo alzò fino al viso. -Tu sai che ti sta solo usando, vero?- le chiese serio, continuandola a fissare negli occhi come se non vedesse nemmeno il pericolo che incombeva su di lui. -Sai che sei in questo luogo solo perché ti ci ha portato lei?-
    -Basta!- rispose scocciata, troncando con un rapido gesto del braccio le sue parole. -Le tue sono solo fantasie pedanti. Io sono un Nesciens, sono nata dalle tenebre e apparsa qui.-
    Portò la mano sinistra davanti al suo viso, strinse le dite e le rilassò più volte, confermando la sua esistenza, confermando gli unici ricordi di se stessa che possedeva. -E che Will mi stia usando è evidente, nulla in contrario; in cambio, però, anche io avrò ciò che desidero.- Lo ripeté ad alta voce, annuendo a se stessa. Sperò che la Volontà l'avesse udita, sperò che ripetendolo con abbastanza convinzione sarebbe diventato realtà, sperava di poter presto porre fine a quel primo capitolo della sua esistenza; proprio per questo avrebbe dovuto finire il suo nemico in quello stesso istante, senza permettergli di blaterare ancora.
    -Tu non sei nata qui. Tu sei nata fuori da questo castello, sei nata in un altro mondo!- la voce roca dell'altro cominciò a mormorare in un sospiro, ma più insisteva più le parole si facevano potenti e adirate, una nuova fiamma bruciava in esse, capace di far tentennare la giovane.-E se ancora credi alle sue promesse...- aggiunse quello con disgusto, come se ogni sua parola fosse una maledizione scagliata all'albina. -...Allora sei davvero una stupida.-
    Per un istante il suo petto si gonfiò ed un sorrisetto ironico solcò le sue labbra. Il ragazzo si permetteva di darle della stupida, lui che proprio a causa di quella stessa colpa era destinato alla morte.
    -Io non credo alle sue promesse.- rispose la Nesciens, lasciando scorrere il suo commento come se fosse frutto del terrore di chi ha la morte accanto. -Ma ora come ora non vedo altri sistemi se non affidarsi a lei per lasciare questa fortezza. Tutto quello che mi ha chiesto in cambio, alla fine, è solo un po' del mio tempo, e anche se non dovesse rispettare gli accordi sarà solo tempo ciò che avrò perso.-
    Il giovane non rispose. Lasciò cadere di nuovo il suo capo, si abbandonò a terra privo di forze, ma non lasciò trapelare quali pensieri aleggiassero dentro di lui dopo quelle parole. -Se davvero sei così certa che uccidermi ti condurrò fuori da qui...- cominciò, con voce arrendevole. -... Va avanti, fai quel che vuoi. Non reagirò, non farò niente che possa ostacolarti... per quanto possa essere stupido ed insensato, ora come ora voglio solo chiederti un favore.-
    La ragazza scosse appena il capo, chiudendo le palpebre esausta. Si aspettava qualcosa del genere. -Sai che non ho nessun obbligo verso di te, vero?- si limitò a ricordargli, tamburellando le dita della mano destra sull'elsa fredda della sua arma.
    Il giovane continuò a fissare a terra, mentre con voce atona rispondeva: -Lo so.-
    La Nesciens lo vide combattuto per un istante, vide le sue labbra tremare e le parole faticare ad uscirgli dalla gola, come se l'idea stessa di pronunciarle gli provocasse dolore. -Però, ti prego, non lasciare che Will uccida anche l'altra ragazza! Lo so che non faresti niente che possa mettere in pericolo la tua incolumità, lo capisco, ma finché puoi, finché non rischi di rendere inutile quello che stai per fare, aiutala ad uscire da qui.-
    La piccola batté le palpebre una volta, con espressione vacua cominciò a fissarlo. Si chiese cosa provasse in quel momento, cosa lo spingeva a sperare in qualcosa del genere. Si chiese quanto davvero vi sperasse.
    -Will mi ha solo chiesto di uccidere te.- ammise con voce neutra, per nulla mossa dalle parole che le erano state rivolte. -Ma fare quello che mi chiedi significa darle una ragione in più per rivalutare la sua promessa: Will vuole morti te e tutti i tuoi compagni, io non intendo fare nulla per impedirlo.-
    Attese qualche secondo, valutando le sue parole: si chiese se avesse senso, per lei, scegliere i termini con cura e mostrare un minimo di gentilezza. No, era tutto superfluo, ma al tempo stesso non aveva alcun vero costo.
    -Mi dispiace.- concluse infine, anche se dentro di sé non provava veramente nemmeno un'ombra di dispiacere. -Ma io non sono in grado di provare pietà né verso di te né verso di lei. Non sono solita prendere le difese di nessuno.-
    -Invece sì!- lo scoppio del ragazzo la prese di soprassalto, la bambina trasalì e scattò sulle punte dei piedi con un mugolio preoccupato, strinse gli occhi e portò le braccia a proteggersi il viso, ma tutto ebbe fine nel corso di quell'attimo: quando riaprì gli occhi, solo le mani strette a pugno del biondo gridavano chiaramente come davvero si sentisse.
    -Invece sì!- ripetè. -Quello che è successo a Radiant Garden, le azioni che TU, TU hai compiuto erano vere! Tu hai combattuto assieme a noi contro gli Heartless, ci hai aiutato a salvare quelle persone per il tunnel.- Per un istante smise di parlare. Espirò, un singhiozzo esplose dentro di lui, la sua voce si fece più debole ed addolorata. -Non ricordi? Non ricordi della bambina che hai protetto con tutta te stessa? Di come hai aiutato, poi, durante i giorni di ricostruzione?- Ridacchiò appena, rammentando quelli che per lui dovevano essere momenti meravigliosi, ma che nella mente della Nesciens non esistevano. -Facevi quasi paura per tutta la forza e la dedizione che mettevi in ciò che facevi. Appena mi indicavano dove dovevi essere a lavorare, scoprivo che avevi già finito e che avevi ripreso ad aiutare da un'altra parte...-
    -No, non ricordo.- rispose, lapidaria. Non aveva molto altro da dire, la verità cominciava e terminava in quella frase. -Non ricordo, perché quelle memorie non mi appartengono. Il Nesciens della solitudine è nato in questo castello, nulla di più né nulla di meno.- per un istante, si fermò, portò la mano al mento e valutò come se, per assurdo, le sue parole potessero aver avuto un fondo di verità. -E se anche fosse esistita una... Shinan, o come la chiami, veramente collegata a me, sarebbe comunque troppo tardi: ciò che è accaduto prima non mi appartiene, né nei ricordi né nei sentimenti. Non avrei ragione di affannarmi a recuperarlo.-
    La seconda volta la Nesciens non fu colta impreparata: -Non è vero. Non è vero!- gridò il ragazzo, agitando tutto il corpo per scacciare quelle parole come appestate. -Shinan è collegata a te, è la tua origine! È la vita su cui Will ti ha plasmato.-
    Ancora, ancora quella storia. La bambina era stanca di ascoltare quella storia, stanca di vedersi paragonata ad una sconosciuta di cui non sapeva nulla, di cui non desiderava sapere nulla.
    -Lei era forte, molto più forte di me, sotto qualunque aspetto. E so che non è scomparsa.- un sorriso nacque sul volto del ragazzo, ma fu subito oscurato dalla fermezza che ardeva abbagliante. -Lo so e basta, perché Will non sarebbe mai stata capace di sopraffarla del tutto, non sarebbe mai stata capace di vincere su di te. E di questo, di questo sono sicuro!-
    Il silenzio li visitò ancora, scandito dalle ultime scintille di guerra attorno a loro. La Nesciens abbassò lo sguardo per la prima volta, si perse nei suoi pensieri. Il giovane diceva di sapere cosa, negava la realtà e ogni parola che gli veniva rivolta, vedeva una luce che non sembrava esistere che nei suoi occhi. Per un istante, tuttavia, per un solo istante la domanda solcò la sua mente, naturale e vuota di ogni sentimento, che forse potesse essere lei a non vedere.
    -Da come la descrivi, questa Shinan sembra stupida quanto te.- commentò, pettinandosi con aria distratta i capelli.
    -No, è più stupida di me, molto più stupida... ed è per questo che l'ammiro.-
    Ponderò ciò che sapeva, ciò che credeva di sapere il suo nemico, ciò che provava dentro di lei. Solo due sentieri si aprirono alla sua coscienza e, nella sua posizione, la scelta era quasi ovvia.
    -Anche lei, quindi...- borbottò, stringendo una mano nell'altra e incespicando con le dita, allentando la presa sulla sua arma. -Anche lei provava dei sentimenti?-
    Il giovane non rispose subito, si fermò per un momento a fissarla come incredulo. Alla fine, sospirò malinconico. -Sì. Sì, li provava...-
    La Nesciens portò una mano al petto, ascolto il battito del suo cuore, ma non sentì nient'altro. -Chissà, allora.- borbottò, inclinando il capo. -Chissà se, dopotutto, dovrei invidiarla, una così. Chissà se dovrei invidiare la vostra stupidità.- Strinse l'abito, artigliò la pelle sotto di essa, provò solo un vago dolore, nulla di più.
    Non era necessario, non ne provava veramente il bisogno, avrebbe potuto ignorare quel sussurro che stimolava la sua curiosità e concentrarsi su quell'unico scopo che aveva motivo di perseguire; eppure aveva speso almeno un minuto a parlare con il ragazzo, dimenticandosi quasi la battaglia che imperversava tutt'attorno a lei. Aveva continuato a rispondere alle sue folli supposizioni, aveva distrutto una dopo l'altra le sue convinzioni perché, in fondo, non le dispiaceva l'idea che potesse esserci un fondo di verità nelle sue parole.
    Conscia della realtà, la bambina abbassò lo sguardo verso il suo petto, rallentò il respiro fin quasi a fermarlo. Se davvero la Nesciens della solitudine fosse esistita fin da prima di quando lei aveva ricordo, se davvero c'era una lei capace di provare sentimenti, i suoi ricordi le avrebbero dato un assaggio di ciò che fino ad allora aveva solamente supposto, le avrebbero permesso di comprendere gli innumerevoli anfratti della realtà adombrati dalla luce fredda e asettica della logica. Forse avrebbe persino potuto scoprire un'altra ragione di esistenza, una che riuscisse davvero ad interessarla, che facesse nascere veramente in lei il desiderio di vivere.
    -Continuare a discuterne così non ha senso.- concluse la ragazza, con un'alzata di spalle che si sforzò di far apparire il più naturale e disinteressata possibile. Un sorrisetto di sfida ed eccitazione, tuttavia, balenò sulle sue labbra sottili. -Lo chiederò all'unica persona che può sapere per certo la verità e vedremo chi di noi due ha ragione.- Inspirò profondamente, rilassando ogni muscolo del suo corpo. -Ma non farti troppe speranze.- aggiunse, aggrottando appena la fronte ed avvicinando le mani al petto. Parlò a bassa voce, tenendo gli occhi chiusi, segretamente convinta che quelle parole servissero più a disilludere se stessa che non il ragazzo del quale, anche in quel momento, non le importava poi molto. Allora si zittì, distanziò la sua coscienza da tutto ciò che le stava attorno. I sensi si fecero ovattati, pian piano i rumori si sopirono, assieme alla concezione del tempo e del luogo attorno a lei. Tutto si fece scuro, il suo respiro rallentò e divenne istintivo. Lasciò la prigione dalle mura di latte e si rifugiò dentro di sé.

    Non aveva riaperto gli occhi, eppure all'improvviso scoprì di poter vedere: il nulla si espandeva in ogni direzione verso un orizzonte inesistente. Non c'erano limiti, non c'erano colori, nel cercare di trovare pensieri e parole per descrivere quel luogo, la sua mente vacillò ed un senso di nausea la sopraffece per un momento. Scosse lontana da sé quella sensazione e tornò a rivolgere la sua attenzione al suo mondo interiore.
    Non vi era nulla, esattamente ciò di cui era certa fin dall'inizio. Come deboli brezze, i ricordi di quelle uniche ore di vita la accarezzavano, riproponendosi come sterili déjà vu che non suscitavano nulla in lei se non disturbo. Attorno a lei si stringeva un silenzio sterile, che nulla sembrava capace di sopraffare. Fu al nascere di quel pensiero, tuttavia, che capì fosse giunto il momento di rivolgere lo sguardo sotto di lei, verso il gorgo che aveva ignorato così a lungo, pur sapendo benissimo si trovasse lì. Abbassò il capo, un ululo risuonò ruggente dentro di lei, scuotendola senza pietà. La Nesciens poté solo deglutire e sogghignare, contemplando il nucleo che le aveva dato vita: un enorme grumo di oscurità, flussi di puro caos che si ammassavano in una cupa spirale dentro di lei, così densa da toglierle il fiato. Ricordi, emozioni, pensieri: tutto ciò che le dava forma, che plasmava la sua fugace identità, era racchiuso in quel cuore pulsante che, discreto, cresceva ogni momento sempre più dentro di lei. Già una volta, appena aveva preso coscienza di sé, la bambina si era avventurata sulla soglia di quel suo mondo interiore, già una volta aveva allungato le braccia verso l'abisso di solitudine, solo per venirne quasi intrappolata dentro: tra quelle spire oscura non c'era nulla, questo aveva dedotto, solo un vuoto assoluto che avrebbe cancellato persino lei, se avesse temporeggiato troppo a lungo al suo interno.
    Era certa di non essersi sbagliata, era certa di conoscere meglio di chiunque altro quel mondo. Eppure quegli umani si ostinavano ad affermare il contrario, erano pronti a sacrificare le loro vite per mostrarle qualcosa che, nemmeno in quel momento, lei riusciva a vedere.
    La bambina distese le braccia, aprendo i palmi all'abisso. Come un neonato che si aggrappa alla madre, allora, l'oscurità estese i suoi artigli verso di lei, con un sibilo si distorse per fare spazio nel suo abbraccio d'ombra.
    -Mostrami la verità.- ordinò la giovane, lasciando che la sua coscienza cadesse in avanti, nel gorgo di caos. -Mostrami chi sono... Perché sono...-
    Come fruste, le spire del caos schioccarono contro di lei, le strinsero i polsi, il collo, la vita. La bambina strinse i pugni, lottò le tenebre gonfiando il petto. Bastarono poche istanti e si trovo a scorgere nero in qualsiasi direzione cercasse. Un vento gelido ruggiva contro il suo volto, trasportava con sé frammenti delle sue memorie. Immagini sfocate e suoni distorti parlano direttamente alla sua mente, rubando il posto ai suoi pensieri. Scosse il capo e strinse gli occhi, riducendoli a fessure scintillanti di volontà: soppresse i suoi sensi, concentrò tutta se stessa in un unico obiettivo, nella sola mansione di scandagliare tra le ombre alla ricerca di qualcosa, di qualunque cosa.
    “Se c'è qualcosa, deve essere qui da qualche parte!” si disse, gridando nella sua mente per sopportare gli attacchi del nemico invisibile che giungevano da ogni direzione. “Devi trovarlo, devi trovarlo!”
    Agitò le braccia forsennata, scavò nell'Oscurità impantanandosi come in una pozza di sabbie mobili. Spalancò gli occhi, scandagliò tutto ciò che riusciva a raggiungere con la vista: le tenebre però erano fitte, una bara d'acciaio che si faceva sempre più stretta addosso a lei, schiacciandola.
    Una voce risuonò distante dentro di lei, parole sussurrate che risuonavano secche e ticchettanti, come se a parlare fosse un teschio.
    -È tutto inutile.-
    la Nesciens si voltò di scatto: cercò alle sue spalle, mosse agitata il capo in ogni direzione, ma non c'era nessuno che potesse aver sussurrato quella minaccia accanto a lei.
    Mille mani afferrarono il suo corpo, mille artigli penetrarono la sua carne, graffiarono l'anima, strapparono la sua coscienza in tanti confusi brandelli. La bambina portò le mani alla testa, strinse tanto forte da strapparsi i capelli, mentre i pezzi della sua identità fremevano, retti assieme solo dalla volontà della giovane.
    -Perderai te stessa di nuovo. Scomparirai nell'abisso che ti ha creata e rinascerai ancora, derubata di ogni cosa.-
    Provò a negarlo, provò a gridare, ma come aprì la bocca le tenebre cominciarono a riversarsi dentro di lei, le strozzarono il respiro scavando violente nella sua gola, grattando l'esofago e divorandola con fiamme roventi dall'interno.
    -Forse ricorderai comunque, o forse no. In ogni caso, non perderai nulla di importante, no?-
    Anche con gli occhi chiusi, sigillati dal dolore, continuò a muovere la testa nel terrore, cercando l'interlocutore, cercando la fonte di quelle parole così spaventose, quella voce dal suono dolce come una rosa.
    -Dopotutto, sapevi sarebbe finita così fin dall'inizio.- In quell'istante, la Nesciens capì. Il cuore batté un'ultima volta nel suo petto, un colpo disperato che si spense nel silenzio più totale; ed ella comprese che quella voce non era altro che lei stessa, ciò di cui era convinta sotto alla maschera di sicurezza.
    Inconsciamente, come tornata nel grembo materno che non aveva mai conosciuto, la bambina portò le gambe al petto, si assopì sempre più nell'abbraccio del vuoto.
    “Allora... avevo ragione io.” concluse, con un sorriso appena accennato. Rilassò gli occhi, rallentò il respiro fino a fermarlo.
    “Però... però...” percepì chiaramente le sue labbra tremare ed un fremito di vita attraversarla. Alzò appena le palpebre, vagando tra la veglia ed il sonno. “Vorrei ancora... essermi sbagliata...”
    All'improvviso, sentì qualcosa di caldo sfiorarla. Una carezza si posò leggera sulla sua guancia, il torpore penetrato in lei si disperse come nebbia dissipata da un raggio di sole.
    La bambina cercò incredula attorno a sé, eppure non c'era nessuno. Strinse gli occhi, respirò affannata ed il cuore le saltò quasi in gola quando, lontano perso nelle tenebre, intravide un barlume timido, una stella lontana che sembrava chiamarla silente. Allungò il braccio spalancando le dita, spinse oltre l'oscurità che, come una pesante catena, la immobilizzava nella sua presa. Non vide nulla, non c'era nulla da vedere, ma percepì una forza misteriosa, una mano che le afferrò il polso spingendola a sé. Per un istante il suo mondo divenne bianco, il vuoto attorno a lei si fece lontano fino a scomparire ed un'altra immagine invase la sua mente: il volto gentile di una donna, le sue labbra sorridenti si muovevano formando parole che ella non riusciva a sentire, che non riusciva a ricordare, poi con un gesto pregno di affetto le affidava un pendente. Era una scena estranea, che non ricordava di aver mai vissuto, ma che suscitava in lei una strana nostalgia. Portò una mano al collo, quasi senza accorgersene, e sebbene non fosse possibile, sebbene non avesse senso che potesse percepire un oggetto fisico in quel momento, immersa nella sua stessa anima, percepì qualcosa lì, certa che ci fosse sempre stato.
    Aprì la bocca, incredula, senza sapere cosa dire o a chi. Non sapeva cosa fare, non sapeva come reagire; però aveva visto, aveva trovato qualcosa. Aveva vissuto sulla sua pelle gli strascichi di un ricordo estraneo, qualcosa dentro di lei che non le apparteneva, qualcosa che in quel momento bramava più di qualsiasi altra cosa. La missione che si era assegnata, l'obiettivo che aveva deciso di perseguire, la Nesciens non poteva fare a meno di domandarsi se tutto ciò facesse parte anche della lei che possedeva quei ricordi, dell'altra lei... di Shinan. Quale verità la attendesse aveva poca importanza, l'unica certezza era che ne aveva bisogno, che il senso che andava cercando si trovava laggiù, verso quel lontano bagliore dalle tinte rosate.
    “Ti prego... ti prego!” gridò dentro di sé, aggrappandosi a quella mano che rappresentava l'orlo del precipizio tra il successo e l'oblio. “Aiutami... aiutatemi!”
    Mille mani la cinsero, la accarezzarono, la supportarono. Lame di luce fendettero il buio per raggiungerla e schermarla dall'Oscurità, nel candore abbagliante un turbinio di immagini la rapì. una nobile guerriera da un unico occhio, rigido ma buono, fisso su di lei; una ragazza dalla bellezza eterea e atteggiamento nobile, velata di tristezza ma composta e regale come una regina; una donna, dai capelli lillà, con una voce forte ed una personalità altrettanto potente ,che le urlava di preoccuparsi di sé prima degli altri, quando ella stessa non seguiva quel consiglio. Mille volti, mille momenti confusi, che non le appartenevano, capaci di suscitare in lei nostalgia e terrore al tempo stesso. Voleva mettere ordine tra di essi, voleva comprenderli, voleva ricordare chi era: non aveva vere e proprie ragioni, non sapeva nemmeno lei perché fosse così disperatamente attaccata a frammenti tanto effimeri di una vita passata... però non sentiva il bisogno di alcun motivo.
    Seguì il flusso, si abbandono alla spinta di tutti quegli sconosciuti a cui si sentiva legata indissolubilmente. Lottò la morsa delle ombre, lottò il vuoto e la solitudine, sfidò la sua stessa essenza di Nesciens, correndo incontro a quella luce che riempiva il nulla dentro di lei.
    “Ancora... ancora poco!” si incoraggiò e morse il proprio labbro e imponendosi di non fermarsi. Le mani di quegli antichi spettri scomparvero alle sue spalle, la spinta si affievolì. Allora vide qualcos'altro, dalla stella che inseguiva nacque una nuova luce, un lume che si separò in quattro fuochi, fiamme bianche dalle forme umane: un giovane determinato, un energumeno pacato, un uomo gentile ed una donna materna. La luce nascondeva i loro volti, i loro corpi erano privi di fattezze e celati dalle bianche spire che li avvolgevano, eppure la bambina, Shinan li conosceva tutti. Non ricordava i loro nomi, non ricordava chi fossero, ma li conosceva, erano lì e lei era felice. Una lacrima bruciò rovente sulla sua guancia, la goccia si trasformò in un torrente di emozioni sconosciuto e potente che la terrorizzò; tuttavia avvertì le loro mani sorreggerla, avvertì il supporto di quel suoi amici ed una dolce quiete placò di nuovo il suo animo. Chiuse gli occhi, inspirò e li riaprì, asciugandosi le lacrime con un lento movimento della mano. Si affidò ai suoi amici, si affidò a tutte le persone che avevano stabilito un legame con lei, che volevano bene a Shinan. Allungò le braccia, fissò il suo sguardo sulla luce che le stava di fronte: quella piccola stella lontana si fece sempre più grande, le tenebre si infrangevano contro di essa, cercando di divorarla, ma quella pulsava come un cuore e l'oscurità si dissolveva in mera nebbia scura. Nella luce bianca, sopita in un'alcova chiusa nel punto più profondo di lei, vi era un oggetto strano, che non ricordava di aver mai visto prima, ma che trovava dentro di lei una distante e vaga familiarità. Una spada, una chiave. La stessa luce che la abbracciava nasceva dalla sua lama, le tinte candide del corpo e rosate delle dentature brillavano calde e invitanti.
    La spinta dei suoi cari accompagnò la bambina fino al cospetto di essa, il suo moto cessò nel vuoto, di fronte a quell'oggetto dall'aura tanto sacra. Ella non mosse un solo muscolo, fissò i propri occhi sull'arma, con le labbra appena dischiuse in un'espressione di confusione. Non sapeva cosa fosse, non sapeva perché si trovasse lì, eppure per qualche ragione incomprensibile non provava nemmeno un'oncia di timore. Impose le mani su di essa, accarezzando l'aria percorse più volte il corpo dell'arma, solo così riusciva a percepire il gorgogliante potere racchiuso in una spada tanto piccola. Lasciò le tenebre dietro di sé, abbandonò i dubbi e mosse un ultimo passo in avanti. Spalancò le dita, le avvicinò all'elsa: le passò attorno al metallo freddo, strinse i palmi con fermezza, si aggrappò ad essa con quanta forza aveva in corpo.
    La luce tremò, per un istante si ritrasse nella spada, poi esplose. Le ombre fuggirono il suo enorme potere, si dissiparono mostrando un mondo nuovo, una realtà che la Nesciens aveva dimenticato. Raggi di luce esplosero nel nulla, catene di anelli dorati che si tesero in ogni direzione, che la strinsero ed avvolsero, colpendola dritta al cuore. Immagini e parole cominciarono a vorticare, attorno agli occhi increduli e confusi della bambina si univano in ricordi, tappezzavano il suo animo in ordine, gli uni dopo gli altri, in una sequenza che sapeva di vita. La piccola scosse la testa, incredula, ma un sorriso emozionato dominava il suo volto. Le memorie si legavano a lei, ogni istante che passava un nuovo raggio dorato esplodeva dalla punta della spada, una serratura invisibile si sbloccava dentro di lei e le ombre svanivano, sottomesse al bagliore che splendeva dentro di lei; allora, la luce tornava a lei in sottili fili di seta, stretti lacci che penetravano il suo petto e la collegavano di nuovo ad un evento, ad un luogo, ad un volto dimenticato. La giovane inarcò la schiena, gettò indietro la testa, si sollevò in alto, fuori dall'abisso in cui era caduta, fuori dalla solitudine e dalla disperazione. Con la coda dell'occhio gettò un ultimo sguardo sotto di lei: laggiù dove prima vi erano fantasmi senza volto, Shinan riconobbe tutti i suoi compagni, i suoi amici, il suo mondo intero: Evelyne, Xisil, Chen e Alicia, Chihuai, Yaluo, Tinji e Sanzha. Erano tutti là, la osservavano con affetto, vivevano di nuovo dentro di lei. Allungò la mano, cerco di raggiungerli, ma la sua coscienza continuò a salire, come un corpo perso nell'oceano che risale a galla. Una nuova luce la accolse sopra di lei, un bianco sporco che accecava la sua vista, poi il clangore delle armi ed i suoni della guerra. La Nesciens scalciò, chiamò i nomi dei suoi amici, ma nessuna voce nacque dalla sua gola. Tentò di gridare promesse, tentò di rassicurare loro e se stessa, ma non poté fare nulla, se non accettare che doveva ritornare in superficie, che non c'era più posto lì per lei, che c'era qualcosa di più importante che doveva portare a termine, là fuori: e non erano i capricci di Will, non era la volontà di ritrovare il suo creatore. Era qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva mai provato prima, o che forse aveva provato ancora e ancora, ma doveva ancora ricordarlo: era il desiderio di proteggere qualcosa a cui teneva, qualcosa all'infuori di sé.




    Vatista_zpsfq1hoexq


    BaseBlu P.Q. A&OTotale
    Corpo40±20±0±060
    Essenza100±80±20±0200
    Mente60±10±10±080
    Velocità30±15±10±055
    Destrezza20±50±0±070
    Concentrazione50±25±25±0100



    Stato fisico: ottimale.
    MP:45%






    Abilità razziali e personali:

    Orchidea Innamorata:
    Questa tecnica utilizza il controllo che l'incarnazione di Sanzha ha sull'acqua. Lo spirito viene infatti evocato in prossimità di Shinan. Approfittando della malleabilità del suo corpo, formato d'acqua, colei che un tempo fu una donna muterà la propria forma in una arcuata, simile ad un boomerang la cui larghezza è di circa 2 metri. Con questo aspetto fenderà l'aria, lanciandosi rapidamente in linea retta verso il nemico. Superati gli 8 metri, ella scomparirà, ma il nemico viene colpito se si trova entro un raggio minore. L'acqua ad alta pressione genera una spinta di una ragguardevole forza contro il nemico. Soprattutto, l'acqua si modellerà prendendo la forma del bersaglio, con pericolose conseguenze: stringendosi come una camicia di forza su di lui, bloccherà i movimenti del suo corpo bloccandogli gli arti o stringendolo contro una superficie (che può essere il pavimento o una parete alle spalle del nemico). Essendo il corpo di Sanzha al momento dell'urto estremamente piatto, non sarà mai possibile bloccare contemporaneamente braccia e gambe, ad esempio, e in che modo i movimenti della vittima sono limitati ricade sulla lealtà dell'avversario, ricordando che la potenza con cui l'acqua blocca il nemico è pari a quella di una tecnica di consumo alto. Dopo un turno, l'acqua si dissolve in semplice ed innocuo vapore.
    [Tecnica Magica - Consumo Alto - Istantanea]

    Fiore Cremisi - Dente di Leone: Il potere affidato alla Nesciens della solitudine risiede nel suo vastissimo potere magico e nella maestria con cui riesce ad utilizzarlo. Quando combatte, riesce a controllare sapientemente il flusso all'interno del suo corpo, manovrandolo secondo la sua volontà ed ottimizzandone il consumo. L'energia sotto al suo comando è tanta da trasudare dal suo corpo quando la chiama a sé e la forma che le ha dato è quella di ali, cremisi e diafane, che immobili la coronano, espandendosi dal centro della sua schiena come sei linee scarlatte, impalpabili ed eteree, tremolanti come fiamme sotto la luce del sole. Ciò che altri disperdono attorno a loro come un'aura minacciosa, dunque, la bambina riesce a darvi forma e a controllarlo come se fosse parte di lei. Quel potere magico, infatti, non è sprecato, ma la forma peculiare che assume è funzionale agli utilizzi che la stessa giovane ne fa durante il combattimento, Ella infatti, non solo abile padrona del proprio flusso magico, riesce anche a percepire l'energia dispersa nell'aria, i residui lasciati dalle battaglie attorno a lei e, attraverso le ali artificiali che la cingono, richiama a sé quel tesoro come nuovo nutrimento per i suoi poteri. I sei "petali", come li chiama lei, diventano con il tempo sempre più nitidi e corporei a causa del mana che si concentra attorno ad essi, assumendo la forma solida di lunghi cristalli dai riflessi rossi e violacei; appaiono alla sua schiena, poiché è dentro di lei che la magia ritorna, a quel punto, riassorbita nel suo midollo spinale e distribuita di nuovo a tutto il corpo.
    A livello di gioco, quindi, ad ogni turno (purché siano state utilizzate tecniche magiche dalle quali trarre energia o, in alternativa, se sono presenti particolari fonti dalle quali attingere) le ali alle sue spalle da forma gassosa assumeranno forma sempre più fisica, costruendosi come grossi cristalli a partire dal suo corpo fino a raggiungere una estensione da lato a lato di un metro e mezzo. Se inizialmente non apportano alla ragazza alcun vantaggio, man mano che diventano tangibili, Shinan potrà contare su di esse come riserva di energia magica, che le consentirà di abbassare il costo delle sue abilità di un punto percentuale moltiplicato per il numero di turni entro i quali i sei petali si sono "evoluti". Ciò significa che, assorbendo il mana circostante, dopo il primo turno di combattimento Shinan dovrà spendere 1% in meno per ogni tipo di abilità attiva, al secondo turno lo sconto sarà del 2%, al terzo del 3% e così via, fino ad un massimo di 5%
    [Abilità Passiva Superiore - Magica]

    Coreopsis Tempestoso: Tinji appare accanto a lei e, abbracciandola, la pervade del potere del vento. Turbini le appariranno attorno, roteando come un ciclone attorno a lei che ne è il centro. Tali correnti la renderanno come una freccia umana, permettendole un unico scatto di lunghezza massima 8 metri. Entro questa distanza, che percorrerà con la velocità propria di una freccia in pochi istanti, il rivestimento d'aria che la ricopre sarà semisolido, rendendola capace di colpire il nemico con lievi danni da contusione come se lo attaccasse con una potente testata. Insieme allo scatto si dissolve anche il vento e la tecnica ha fine.
    [Tecnica Magica - Consumo Basso - Istantanea]



    Edited by misterious detective - 10/11/2015, 14:03
     
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    Li avrebbe lasciati parlare, lasciati fare conversazione. Non sperava che Shinan sarebbe rimasta dalla sua parte fino alla fine. Eventualmente, distrutti gli altri, avrebbe trovato comunque una Volontà superiore da fronteggiare. Sarebbe stato divertente vedere il suo volto in lacrime di fronte ai compagni in punto di morte, le sue sottilissime dita stringere il pugnale contro di lei, la sua magia venir schermata colpo dopo colpo. Un piacere per gli occhi, diletto per i sensi, carne e fiamme per l’orgoglio. E l’orgoglio di Will aveva bisogno di queste conferme, di sempre più piacere e soddisfazione. Come si nutre una pianta, l’autostima e l’arroganza di Will andavano ingrassate, nutrite, curate. Gonfiare la già spropositata considerazione che aveva di sé era il suo passatempo preferito, ammesso da lei stessa. Perché nessuno le era superiore, nessuno lo sarebbe mai stato.


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    La vide crollare sulle ginocchia, occhi sbarrati, membra rigide. Vanessa non aveva avuto la prontezza di distogliere lo sguardo dalla morte; ora, la morte l’avrebbe divorata, lentamente ma senza pietà.
    Olson sospirò impercettibilmente, richiamando all’oscurità il teschio del tredicesimo tarocco. Vanessa avrebbe sofferto. Sarebbe rimasta lì, inerme, in preda a visioni che avrebbero sconvolto la sua psiche, forse in modo permanente; ma almeno sarebbe sopravvissuta. Una volta conclusa quella battaglia, avrebbe fatto in modo che la Volontà risparmiasse almeno lei. Non c’era motivo di ucciderla, non quando gli altri due intrusi fossero stati sconfitti. Ed ora che erano rimasti in due, non c’era motivo di considerare l’ipotesi opposta: Will era arrivata, ed era su tutte le furie. Il loro vantaggio numerico era schiacciante.
    Corrugò appena le labbra, regalando un ultimo sguardo alla ragazza appena crollata a terra, inerme. Provò rimorso misto a soddisfazione, e la cosa lo disgustò. I poteri del Castello si ostinavano a non mollare la presa, e la sua mente era ancora instabile. Scorci di razionalità continuavano ad alternarsi a deplorevoli slanci di istintività animale, barbara, umana. Doveva fermare il processo. Ancora un po’, e il castello avrebbe-
    Buio, all’improvviso, dolore lancinante e istantaneo come una scarica elettrica. Qualcosa l’aveva colpito da dietro, ma non riuscì a capire né cosa, né dove. Il dolore doveva essersi concentrato per un solo istante sul punto colpito, per poi estendersi istantaneamente su tutto il suo corpo. Non ebbe la prontezza di biasimarsi, o di chiedersi come fosse stato possibile: la scarica e il buio divennero insostenibili, e l’uomo col cappello perse conoscenza.


    DIVISORE_zpsanuuuazb



    Oh, Maxwell aveva reagito. Strano ma vero. Non si sarebbe aspettata un gesto così avventato, così spontaneo, così poco ragionato da un tipo come lui. Si ritrovò a sorridere; scosse il capo. Ma cosa stava mai pensando? Maxwell era stupido, impulsivo, principalmente non rifletteva e si lasciava guidare dall’istinto. Era davvero così sciocco da pensare che lei non sarebbe stata pronta a difendersi in caso di attacco? Povero, insignificante insetto. Will chiamò e il buio rispose. Si modellò in un’istante: risalì di fronte a lei come un muro. Si spostò indietro all’impatto con l’ala aperta dell’uomo e fece slittare indietro anche la sua padrona, i piedi dolcemente cullati dall’oscurità. Ridicolo, semplicemente ridicolo. E pensare che avrebbe potuto spezzargliela, quella ridicola ala; tutte e due, tutto il corpo, ridotto in piccolissimi pezzettini. Poteva, certo, ma non era il momento: non avrebbe sprecato quel bel corpo e quel bel viso per uno come lui. Non con tutti gli altri fuori gioco e uno schiacciante vantaggio numerico, che sempre avrebbe avuto. La barriera crollò, esaurendosi in polvere, in contemporanea al tonfo del vecchio che incontrava il pavimento.
    «Che peccato, i miei giocattolini si sono rotti.»
    Will, al centro della stanza, si lasciò andare ad una risata bassa, a labbra chiuse, correndo con lo sguardo da Vanessa a Ingwe: la prima distrutta, il secondo con ancora fiato in corpo per dare fastidio. Ormai il capitolo “marmocchio viziato” era per lei da considerarsi chiuso: non vedeva più nessuna prospettiva interessante in uno scarafaggio come lui. La sua ignara alleata, che probabilmente cominciava a capire di essere stata ingannata, rispondeva come se stesse parlando con un troglodita e il vecchio, sul quale non avrebbe scommesso nulla, improvvisamente aveva deciso di fare un passo in avanti verso il baratro e uno in giù verso la tomba. Bellissimo. Così dovevano andare le cose. Alla fine, l’unica in piedi sarebbe rimasta lei. Un sottilissimo ghigno inclinò le labbra rosee. «Me ne resta ancora uno.»
    La copia della bionda alzò un braccio senza voltarsi, spostò un appoggio dietro di sé, ruotando il busto e concedendosi una migliore apertura: mirò, continuando a fissare di fronte a sé. I marchi sul viso e sul suo intero busto calcarono il loro percorso affondando ulteriormente nella pelle: lo sparo esplose e la copia dell’automa si disfece in uno scintillio di polvere.
    La burattinaia si spolverò il vestito, cancellando i resti impalpabili della difesa d’ombra: fece un passo a sinistra, mantenendo lo sguardo fisso su Maxwell. La copia faceva esattamente il suo dovere. Voleva un confronto diretto, ovviamente secondo i suoi standard, e solo quando l’automa fosse stato ormai vicinissimo al punto di rottura avrebbe lasciato alla copia l’onore di chiudere con ironia quello scontro. Se così non avesse fatto, si sarebbe persa metà del divertimento. E Will preferiva sempre unire l’utile al dilettevole e gustarsi un massacro perfettamente gestito, prendendosi il merito dell’organizzazione. Gli attori potevano anche essere bravi, ma la vera riuscita di un’opera stava in maggior parte nella regia.
    «C’è una cosa che non ti ho ancora detto, Maxwell.» sussurrò, passando alla sua destra, leggera sui piedi scalzi: «le parole sono la mia arma più potente, non il Keyblade, non il controllo sull’oscurità.»
    L’altra Will si avvicinò con passo rapido, sorridendo cordiale, senza mostrare cattiveria, né disprezzo, né la soddisfazione che le stava inebriando i sensi. Due contro uno. La copia di Noel abbassò i Revolver e fece stancamente un passo in avanti. Tre contro uno. Qualcun altro voleva aggiungersi?
    «Immagino che non essere più umano ti pesi. Immagino che essere diverso sia la tua croce. Immagino che avere uno stupido sasso al posto del cuore ti renda freddo, sterile», commentò la giovane ormai alle sue spalle. «Ti renda odiato da tutti, additato come mostro.» concluse la fanciulla originale distante ancora qualche metro.
    Un cerchio nero si allargò dall’ombra sotto i piedi della fanciulla in bianco, gorgogliò un secondo, brontolò scontrosa. Gli artigli si aggrapparono ai bordi del pozzo buio, come per darsi la spinta per uscire da un immenso buco. Grattarono un istante, stridendo affilati, e poi la bestia si lanciò fuori dalla sua tana, le fauci spalancate in un ruggito di sangue, scattando verso l’uomo di metallo, vomitando odio e vendetta dalle sfumature venefiche.
    Era piacevole, così piacevole vedere i nemici piegarsi sotto il suo potere. Non che si aspettasse di prenderlo, di ucciderlo in questo modo. La sua belva era ancora docile, aveva nascosto l'odio e la rabbia fino a quel momento, attaccato con delle riserve, intimidatoria. Potente, certo, ma quasi di avvertimento. Sarebbe stato stupido, dal punto di vista di Will, finire la preda senza averci scherzato un po' prima. Sì, la Volontà amava giocare con il cibo.
    Maxwell non si era fatto trovare impreparato. Appena accortosi dell’attacco, si era semplicemente spostato, aprendo quelle ali che tanto avrebbe voluto strappargli.
    Pazienza Will,” si disse, “abbi pazienza.
    Gettò uno sguardo alla sua sinistra, annuendo al burattino che aveva creato: Noel si irrigidì, indietreggiò, spostandosi lentamente verso il centro della stanza, la mente vuota, leggera.
    La bestia d’ombra si avvitò in aria con un ruggito non appena Maxwell si arrestò a mezz’aria: spalancò le fauci, avanzò gli artigli e ruggì. La prorompente onda buia fece per aggiustare la sua avanzata quando l’automa si spostò indietro, preparandosi a ridiscendere, ma tutto quello che riuscì a fare fu condensarsi in un grumo scuro, spargere gocce nere e raggiungere di nuovo il pavimento con uno schianto, raschiando con le unghie e ringhiando a zanne scoperte, trattenuto dalla magia come un cane dal guinzaglio.
    Pazienza Will,” si ripeté nuovamente la Volontà, questa volta nel corpo originale. Un passo di lato, qualcuno in avanti, mentre il suo ultimo nemico si muoveva sul terreno di gioco, sul quale lei stava distribuendo lentamente le sue trappole. Sembrava voler raggiungere i suoi compagni, voler finalmente avere qualcosa da spartire con Ingwe e con la Nesciens della quale, aveva deciso, non aveva più alcun bisogno.
    «È un po’ fastidioso,» commentò continuando ad avvicinarsi, «che non riusciate a rimanere con i piedi per terra per qualche minuto. Avete sempre così tanto bisogno di scappare, di mettervi al riparo.»
    Un passo, due, tre, le distanze che si riducevano; e dal lato opposto il guscio vuoto con il capo chino, spento, esausto. Lasciò che il suo doppione, dal quale era partita la magia fallita, svanisse assieme ai resti dell’animale d’ombra. Non ne aveva più bisogno, neanche di lei. Aveva già deciso il finale. Doveva solo avere la pazienza di scriverlo, di non fare le cose troppo in fretta, ansiosa di finire.
    «Sarebbe un peccato se il corpo diventasse pesante, se tutto si spegnesse, i muscoli non rispondessero più e tu- e voi rimaneste bloccati a terra, senza la possibilità di muovervi.»
    Pietrificò tutte e tre le persone davanti a lei, nella loro posizione. Movimenti limitati al massimo, le loro stesse ossa opponevano resistenza.
    Will si leccò le labbra, si chinò in avanti, posò i palmi sul terreno, battendo sul marmo, e l’oscurità esplose.
    «È finita.»
    Una lunga crepa disegnata eruttò oscurità liquida, bollente. Sprizzò in alti guizzi, elevandosi verso il soffitto. Ruppe il terreno fino a Maxwell, spezzandosi in una ragnatela sotto di lui e il getto più potente di pece lo travolse in pieno, una colonna verticale di petrolio e veleno, odio e trionfo, il lapillo più spettacolare di sempre. Lo mostrava a chi non aveva mai visto un fuoco d’artificio, figurarsi l’eruzione di un vulcano, e a chi non aveva mai imparato l’umiltà, a chinare il capo di fronte ai più forti. Di fronte a chi è superiore.
    Osservò la magia spegnersi, le ultime gocce ticchettare a terra bollenti come una sottilissima pioggia d’estate. Un passo dalla vittoria.
    Noel fece fuoco in quell’istante, quando l’energia tinta di nero precipitò verso il basso. Ucciderli tutti. Ucciderli tutti. Uccidere quel parassita che le stava occupando il corpo. Uccidere quelle copie false, quelle immagini che non erano lei, quelle parole che l’avevano infangata, che l’avevano gettata verso il basso, più in basso, che l’avevano spinta oltre il limite, oltre il precipizio. Ucciderli tutti, tutti i suoi problemi, distruggere tutto ciò che le causava dolore. Non c’era fine all’agonia, non c’era fine a ciò che aveva subito in quel castello e che avrebbe continuato a subire.
    Si era riallacciata alla sua copia, a quel messaggero che Will aveva corrotto e portato dalla sua parte. L’aveva raggiunta, avvolta, abbracciata e si era forzata con la mente, con il cuore e con la sua volontà dentro di lei, supplicando e pregando anziché ordinando. Le aveva dato le ultime briciole della sua forza, le aveva dato il suo sangue, le sue lacrime, la sua disperazione. Il suo desiderio di liberarsi di un’intrusa. Non importava se non le sarebbe rimasta nemmeno la forza di respirare: doveva fare quello che andava fatto. Doveva eliminare quell’essere.
    Non conosceva nessuno al di fuori di quella figura. Non riconosceva nessun viso, nessuna voce. Andava bene così. Non aveva più nulla che la tenesse in piedi: l’avrebbe fatto da sola. Un grande peso la tirava verso il basso: voleva reciderne almeno una parte.
    La sua luce si manifestò con qualche secondo di ritardo, un argine tentava di tenerla compressa e sigillata. Straripò con più forza, con più rabbia, con più potenza infrangendo quella barriera: il suo dolore la tinse di azzurro, della sua sfumatura naturale, dando una nota malinconica al lattiginoso colore del vuoto. Il cavallone si alzò, si gonfiò, trasse a sé tutto il necessario e si abbatté come uno schiaffo sulle quattro persone direttamente davanti a lei, bruciandone alcune, baciandone altre. Si avvolse calda attorno a coloro che fino a quel momento avevano cercato di raggiungerla e travolse in pieno la Volontà. La costrinse in ginocchio, la obbligò ad abbassarsi, a prostrarsi, forzandola a chiedere scusa.
    Will sputò un grido, più iroso che dolorante, sentendo la pelle avvampare, il viso dolere. Si portò un braccio davanti al volto proteggendolo dalle sferzanti ondate di energia che ancora dovevano abbattersi su di lei. Solo allora, forzata a piegarsi verso il basso dall’imponente massa di magia che minacciava di volerla schiacciare, rivolse una richiesta supplichevole all’Abisso, alle ombre che lo popolavano. Non più da padrona, ma da protetta. La sua pazienza fu cancellata tutta assieme, in quell’unico istante in cui la rabbia della sua vittima tentava di trascinarla verso la tomba. Per quello che la riguardava, quello scarto aveva finito di vivere.
    La bionda fece un passo in avanti, grattando di lato con lo stivale mentre scaricava tutto il peso in avanti, nemmeno sicura che avrebbe trovato l’appoggio giusto; mormorò qualcosa, il respiro spezzato dalla fatica e dalla stanchezza. Di più, di più. Poteva ancora fare qualcosa. Aveva ancora forza in corpo a sufficienza per aiutare le persone a lei vicine; aveva ancora forza in corpo per tentare di chiudere lei stessa la partita. Era stata spregevole: erano loro due le uniche che dovevano confrontarsi. Nessun altro. Coinvolgere altre persone era un colpo basso, una garanzia di averla rovinata per sempre in caso Noel fosse sopravvissuta e la Volontà avesse, per quanto improbabile potesse sembrare, perso. I colpi bassi andavano pareggiati con colpi altrettanto bassi.
    Altri due proiettili incontrarono il marmo, i Bolverk scivolarono verso il basso, l’impugnatura incandescente. Rintoccarono vuoti, il tonfo sordo segnò la loro immobilità e l’impossibile, ulteriore utilizzo. Una nuova, bruciante onda gorgogliò gettandosi oltre la bionda, schiantandosi sul pavimento e spingendosi oltre, in direzione dell’albina. Noel avanzò con la sua stessa magia, muovendosi a fatica, raccogliendo le forze e supplicando le sue gambe di continuare a sostenerla: era l’ultimo sforzo che chiedeva loro.
    «Non te lo permetto!» tuonò imperiosa la Volontà. Tracciò una figura a mezz’aria, il palmo aperto, il braccio destro largo. Si rimise in piedi e mimò il gesto di avvolgersi in un mantello protettivo. Il buio gracchiò in risposta allo scrosciare della luce azzurra di Noel. Una larga zampa d’ombra imitò il movimento precedente dell’albina, stagliandosi larga e inossidabile a schermare le frustate azzurre.
    «Quando avrete sconfitto Will… nel remoto caso in cui l’originale sopravviva, vi dimenticherà comunque.»
    Deglutì a fatica, chiudendo gli occhi. Will era una sciocca. Un parziale legame era ancora rimasto in quella copia. Sapeva cosa stava per fare. In mano sua, la rabbia era una pessima consigliera.
    «Per quello che vale,» prese fiato, la voce distrutta; «sono contenta di avervi conosciuto.»
    Sottili goccioline ticchettarono sul marmo. L’artiglio d’ombra si lasciò perforare da una tripletta di strali bui. Annullò le distanze e trapassò la copia più simile a Noel che fosse stata creata in quel castello. Non reagì, non si mosse, già consapevole del fatto che sarebbe stata colpita. Si lasciò sollevare da terra docilmente, Will la trasse a sé. Sollevò le palpebre solo quando avvertì la risata distorta di Will ad un palmo dal suo viso.
    La fisionomia affilata della Volontà si stava gradualmente stravolgendo, mutando in una forma contorta, senza contorni, seghettata. Il bianco innaturale della sua pelle fagocitò la bruciatura sulla guancia e sull’occhio. Gli sguardi si incrociarono: la rassegnazione non si lasciò contaminare dall’odio.
    Ironico come si sentisse e si percepisse più simile a lei in quel momento che non quando ancora l’aveva vista generarsi e lasciare le sue carni. Will aveva paura, temeva qualche altra sorpresa, qualche altra cosa che non avesse programmato. In fondo al vuoto che le suppliche dell’originale stavano cercando di riempire, la copia sapeva: Will aveva raggiunto il capolinea.
    Il dolore era tangibile, il simulacro doleva come un vero corpo, come carne trapassata dal ferro rovente.
    «Credi di essere divertente? Credi che io non possa distruggerti come ho fatto con tutte le altre ridicolissime copie?»
    Sollevò un braccio, lottando il torpore dell’incantesimo che si esauriva, della vita fallace che si spegneva. Qualche secondo, qualche istante. Sarebbe stato abbastanza, sarebbe stato sufficiente. “Mi dispiace,” si ritrovò a pensare; “avrei voluto poter fare di più”. Con la destra artigliò la mancina con cui la Volontà la stava tenendo alla sua mercé, aggrappandosi ad essa con ogni briciola del suo essere.
    «No,» sussurrò, alzando con fierezza lo sguardo sul viso rimarginato della donna di fronte a lei, mentre una larga cicatrice compariva a segnare la guancia sinistra e il corrispettivo braccio si faceva rigido. Il viso. L’arto. «Credo solo di dover pareggiare i conti.»
    Il fuoco divampò, generandosi intenso dal suo palmo a diretto contatto con la Volontà. La pelle sfrigolò, le lingue calde divorarono il tessuto, incendiarono il sangue, arrampicandosi fino alla spalla, ustionando e divorando tutto ciò che riuscirono a raggiungere. Sotto il nero della bruciatura, carne viva e rivoli scarlatti. Non c’era nessun altro desiderio se non quello di svuotarsi di tutta la magia, di tutto ciò che l’aveva resa viva fino a quell’istante.
    Will lanciò un ruggito. Tutto il suo corpo reagì incurvandosi prima all’indietro e poi in avanti. L’Abisso aveva accettato la richiesta della sua signora e padrona. Ad attacco incassato, il controllo e la razionalità della Volontà cominciarono a scemare, come conseguenza diretta dell’onta subita e della preghiera accolta. Le iridi rosse furono annacquate dal nero, le braccia si spezzarono, il gomiti si distorsero uscendo dalla loro posizione, sagome nodose di rami secolari. Le gambe furono fagocitate dall’immediato germogliare di radici scure: sbriciolarono la roccia penetrando lo scheletro del piano, affondarono nella struttura portante dei muri del castello, ben piantate nel cemento e sollevarono la loro padrona verso il soffitto, inglobata in un trono di stralci bui e liane color pece.

    WillWhite_zpsgqlwzl0m

    Sotto di essi, il vuoto, l’impenetrabile tutto di un gigantesco buco nero si spalancò per inghiottire la copia impalata sull’artiglio d’ombra tramutatosi nel prolungamento infernale del braccio della Volontà. Le radici si sollevarono con un colpo netto dal terreno e si richiusero in una stretta mortale sul simulacro, stritolandolo fino a che la magia non si ridusse in semplice polvere in caduta libera verso il nulla.
    Non un grido, non un gemito, non un saluto. Aveva fatto tutto il possibile.
    Will, con l’unica consapevolezza di star fallendo miseramente perché fidatasi della copia di uno scarto, allargò le propaggini demoniache, chinandosi verso le sue prossime vittime, pronta a schiacciarle e a divorarle tutte. Dalle sue labbra sfuggì un rantolo, i polmoni perforati dalla cassa toracica spezzata, seguito immediatamente dall’acuto stridulo e graffiante dell’urlo di una bestia ferita nell’orgoglio. Dignità, desiderio, aspettativa ed egoismo si condensarono tutti in quell’unico verso di sfida. Le appendici nodose scattarono in avanti, verso le tre prede ancora vive e che ancora le avrebbero potuto causare dei problemi. Li avrebbe distrutti. Polvere. Solo polvere.
    Della grande imperatrice non rimaneva neanche la Volontà: solo il desiderio di distruzione e il bisogno di primeggiare.



    CITAZIONE
    Ok, vediamo di arrivare in fondo a 'sta maledetta quest, che ne dite? Vi devo in ogni caso delle scuse, sono stata l'ULTIMA a finire il post, quindi se siamo finiti a postare con non so quanto ritardo è, principalmente, colpa mia. In ogni caso, vi farà piacere sapere che ormai siamo agli sgoccioli e che quella risma di azioni autoconclusive tra png e non all'interno del post (mi sembrava insensato e poco produttivo fare un altro giro solo per dire quattro cazzate che sono riuscita benissimo a sbattere qui dentro) vi porta ad una svolta, ad una cura più o meno significativa di energie e a fronteggiare l'ultimo stage con Will. Stage, imho, piuttosto semplice. Quindi cerchiamo di fare qualcosa di fatto figo e fatto bene così possiamo andare in pace nel giro di un paio di post e ricominciare a vivere la nostra vita gdrristica fuori da questa quest. :asd:
    Farò una cosa a punti e più dettagliata possibile:
    °La Will copia attacca Maxwell facendogli il giro intorno, usando prima l'estensione della sua abilità sgravissima Feel Free blablabla per destabilizzarlo qualche secondo. Genera sotto i suoi stessi piedi una sottospecie di varco oscuro da cui poi salterà fuori una sottospecie di bestia a consumo MEDIO che corre incontro a Maxwell per mangiarselo. Ho glissato sulle azioni di Maxwell il più possibile: ne abbiamo discusso in privato e per amor di correttezza io ho lasciato gli spazi che ho lasciato a lui nella conversazione in privato. La distanza tra loro due era tipo un metro secchissimo, le modalità di "schivata" le scriverà lui nel suo post come d'accordo, esattamente come gli spostamenti sul campo.
    °In contemporanea, Noel fa fuoco e distrugge il Simulacro di cristallo che ha fatto andare Olson con la faccia contro il pavimento. Niente riassunto post di Olson per ovvi motivi, kek.
    °Dopo quest'azione la Will-copia viene fatta sparire assieme alla sua abilità. La Will originale, invece, sfrutta ancora una volta l'abilità sgravissima Feel Free to Go Mad e vi immobilizza -parzialmente- tutti nelle vostre posizioni per non più di cinque secondi, toh. Spiego questo immobilizzare, i tempi di reazione sono gli stessi ma siete ingommati nel vostro corpo e rigidi nei movimenti. Attacca poi Maxwell con un consumo ALTO della sua variabile figa di controllo delle ombre. La distanza, che non si vede dai disegni che metterò sotto, era più o meno sei metri. Riesce ad avvicinarvi perché vi inchioda a terra, tutto qui. In tutto questo comanda alla Noel copia di attaccarvi e annegarvi/bruciarvi vivi, o qualcosa del genere.
    °Noel da brava bimba bella dolcina vi casta l'onda di luce che, oh noes, non vi fa danno ma vi cura (da calcolare due cure basse di un 235 in essenza, fate i dovuti conti voi) e fa danno a Will. Il danno incassato da Will dalla prima Onda di Luce è un alto, circa, con una bruciatura sul viso. La seconda onda di luce viene bloccata con una difesa Alta (notare, danno Medio dell'onda di Luce, scala ad alto per lo scarto tra i due parametri essenza; consumo alto per pararlo).
    °Will spezza la sua stessa guardia con un consumo BASSO facendo partire dal suo corpo/da essa/come vi pare tre strali d'ombra con cui va a impalare Noel. La sua richiesta, che leggerete nel testo, all'Abisso è una sottospecie di aiuto e accelerazione nella trasformazione che comincia proprio qui, permettendole di sanare (solo in apparenza) le ferite subite dalla prima onda di luce. Tuttavia, la trasformazione non è ancora triggerata e il danno infertole da Noel con un consumo basso, resta BASSO.
    °Stringo. Will si trasforma, spacca e polverizza la copia. È a cinque/sei metri da voi, vi ama come se foste i suoi figli ed è pronta ad uccidervi di baci.
    Nel caso mi fossi dimenticata cose, chiedo umilmente perdono.
    Per eventuali domande, sapete dove trovarmi,
    Prepost, la parte laterale mi serve per ricordarmi come stavano girati durante lo scontro Maxwell e Will; Postpost.





    WillEquip_zps7bbff8ba

    Nome: Will Energia: Blu Crowns: Symbol_-_Crownoro Symbol_-_Crownoro( Symbol_-_Crownoro)

    Corpo: 80 || Essenza: 200 || Mente: 170 ||
    Velocità: 100 || Destrezza: 80 || Concentrazione: 180 ||

    -------------------------------- ○ --------------------------------
    »Stato fisico~: danno complessivo subito ~alto, bruciature basse sul viso e le braccia.
    »Potere Magico~:88 - 4 (difesa bassa Starvation) - 8 (attacco medio Starvation) - 16 (alto Starvation) - 16 (diesa alto Starvation) - 8 (trasformazione media White Abyss)= 36%


    Feel Free to Go Mad
    Esattamente come può intrufolarsi nella mente di Noel, in quanto parte di lei, e giostrarsi con sentimenti e ricordi per arrecarle dolore, Will può fare la stessa cosa con tutti gli altri, seppur in maniera ridotta. Infatti lei può istantaneamente venire a conoscenza di fatti legati al passato del suo interlocutore; non importa se costui abbia dimenticato tutto del suo passato, se non abbia mai rivelato nulla a nessuno o conosca eventi falsi. Lei attinge la sua conoscenza dalla verità. La Volontà chiede all’Abisso, l’Abisso risponde. In un brevissimo istante, la fanciulla sarà a conoscenza di tutto quello che riguarda la storia del personaggio, comprese le opinioni su ogni singola persona lui abbia incontrato. Amore, odio, affetto, disprezzo, fiducia, paura, vendetta celate nel cuore non sono al sicuro dal suo occhio indagatore. Tuttavia, Will non può prevedere le mosse del suo avversario, in quanto a tattiche per lo scontro e per il combattimento; non guarda nel futuro, ma nel presente e nel passato. Sonda le lunghezze d’onda emotive e tutto quello che ha a che vedere con i sentimenti e le emozioni, non ciò che produce il cervello razionale nel momento di difficoltà. Malgrado tutto ciò sia passabile di componente emotiva e, quindi, in teoria, da lei conoscibile, l’Abisso le preclude di conoscere le altrui decisioni, in modo da non darle alcun vantaggio in battaglia. (Passiva Superiore) In combinata con questa sconfinata forma di sapere, Will ha in repertorio la straordinaria e pericolosissima capacità di rendere temporaneamente reale tutto ciò che evoca a parole. Da sola può creare allucinazioni mentali alle persone, facendo, per esempio, credere loro di soffrire ferite che in realtà non hanno, fornendo anche la lucida e pungente sensazione del dolore annesso. Può rendere vere sensazioni letali, può far credere alla persona che le sta di fronte di avere deformazioni fisiche o, al contrario, convincere chiunque di essere rimasto indenne ad un attacco che, in realtà, è risultato molto pesante. Con il suo potere, può fare praticamente qualunque cosa. Di per sé, Will non potrebbe influenzare l’ambiente, ma solo la persona e, anche per quest’ultimo punto, sarebbe previsto un dispendio più o meno notevole di energie. Tuttavia, il Castello dell’Oblio è il territorio perfetto per lei. Le mura spesse e lo straordinario potere magico che vi regna le permettono di influenzare le percezioni di chi le sta di fronte senza la minima fatica e, inoltre, di evocare immagini corporee, vere, di dar vita a qualunque prodotto malsano della sua mente, senza alcun limite. Il Castello è il luogo perfetto per Will: è il regno che ha sempre desiderato di possedere, in cui può esibirsi senza sforzarsi, in cui regnare indisturbata, senza pericoli di ritorsioni dato che persino il territorio la ama e fa in modo che non possa essere spodestata. Ovviamente, si tratterà sempre e comunque di un’illusione, di qualcosa che, in realtà, non c’è. Ma è praticamente impossibile che le sue vittime si rendano conto di ciò, rimanendo inevitabilmente convinte che i loro occhi mostrino solo il vero, che il loro corpo stia rivelando la pura e semplice realtà. (Variabile Illusoria Passiva Superiore Illusoria + Passiva Speciale: Perfect Tenant)

    A cosa serve tutto ciò? Ovvio, a farla divertire. Will adora distorcere il mondo, portare caos, sconforto e confusione negli altri. Perché? Perché nessuno, nessuno conosce la Verità; si tratta di una bestia effimera, che si mostra in brevi sprazzi, in momenti in cui l’uomo non è in grado di cogliere. Egli la percepisce, sa che c’è, è convinto che prima o poi riuscirà a coglierla, ma continua ad illudersi che i sensi, il cervello, le emozioni e la razionalità, indistintamente, possano fornire qualcosa di anche solo rassomigliante. Ma lei, lei che scruta nell’infinito, è consapevole che nulla di tutto ciò che viene percepito ha a che fare con il vero.


    You Fool, I’m Right Here; I Can Be Anything You Want Me to Be
    Will non ha corpo. O meglio, ha quello di Noel in prestito. Come tale, non le appartiene. Si trova in uno stato a metà tra il corporeo e l’immateriale, il fisico e lo spirituale. Grazie a questo stato che porta notevoli svantaggi, come il dimezzamento del suo potere, altrimenti incontrastabile, Will, all’interno del castello, può trovarsi in più luoghi nello stesso momento. Poca cosa l’ubiquità, in confronto all’altra piena capacità di decidere in quali forme manifestarsi, con quali metodi; come voce, come oggetto, sotto altrui spoglie, in un corpo simile a quello che ha scelto per sé oppure sotto forma di un grottesco demone uscito direttamente dall’Inferno. Riesce a modulare perfettamente la voce, maschile o femminile, adulta o infantile non fa differenza; può istantaneamente assumere qualunque aspetto ella desideri. Può anche trattarsi di semplice megalomania, il suo continuo affermare di essere imbattibile, ma le sue capacità sono effettivamente ineguagliabili e straordinariamente difficili da contrastare e affrontare. (Passiva Superiore: Mutaforma + Passiva Speciale: Perfect Tenant; Passiva Superiore: Ubiquità)

    Clairvoyant
    Sottilissima quanto fondamentale postilla nei poteri che l’Abisso conferisce alla Volontà è la percezione. Tutto ciò che entra in venti metri di raggio a partire dal corpo della fanciulla, verrà da lei istantaneamente identificato. Potrà essere non visto, non udito o addirittura nascosto, ma lei si renderà immediatamente conto della sua presenza. Attaccare Will alle spalle è sicuramente il metodo sbagliato per affrontarla dato che, oltre che venire inevitabilmente intercettati da lei, salvo squilibri nelle sue percezioni dovuti a fattori interni ed esterni, ciò provocherà un moto d’ira nella Volontà e una sicura reazione proporzionale. Chiunque sia tanto stupido da pensare che Will non abbia alcun controllo di ciò che può accadere alle sue spalle, non sa cosa lo aspetta. Will non conosce pietà e sa essere molto vendicativa. (Passiva Superiore)

    Untouchable, Unbreakable
    Ultima, ma non meno importante, caratterista della Volontà dell’Abisso è quella di non poter, teoricamente, subire danno. Infatti, qualunque attacco diretto sferrato a lei si ripercuoterà direttamente sul corpo di Noel. Nessuno provi gioia, quindi, nel non vederla difendersi o schivare la forza bruta o la potente magia dei suoi avversari; fa tutto in nome del suo personale interesse. Will, in questo senso, sembra imbattibile, impossibile da raggiungere, intoccabile. Andando in scontro aperto con lei, si farà solo ed esclusivamente il suo gioco: uccidere la sua parte madre, così da farle avere un corpo proprio e da poter acquistare tutti i suoi poteri. Si tratta di una scorciatoia di cui va piuttosto fiera. Tuttavia, Will non è assolutamente imbattibile, anzi. Trovato e portato sulla strada del risveglio il suo punto debole, cosa che può essere questione di tempo o conseguenza di un effettivo coinvolgimento di personaggi e/o eventi, cioè la bionda che lotta tra la vita e la morte in una stanza sigillata del Castello, Will non potrà più contare su questa personale, straordinaria ed insolita capacità. (Passiva Superiore + Passiva Speciale: Perfect Tenant)

    Black Abyss: Starvation
    In fondo cos’è Will, se non un’ombra? Se non un prolungamento di qualcosa che desidera ardentemente essere luce, essere pura, stare lontana dal male e mettere fine alle proprie e altrui sofferenze? In quanto tale, in quanto frammento buio di uno sforzo verso la luce, Will controlla i suoi simili, le ombre. A partire dalla sua o, in caso di estreme condizioni di oscurità o luminosità, in cui l’ombra sia debole o troppo diluita, a partire dal suo corpo, Will può generare delle forme nere, lunghe, corte, alte e basse, filamentose o compatte. Possono assumere qualunque aspetto e allungarsi fino a dieci metri intorno a lei in ogni direzione e fungere da supporto per le sue azioni o quelle dei suoi alleati. Non solo scivolano sul terreno, ma emergono da esso, inerpicandosi in aria fino alla lunghezza massima, assumendo qualunque aspetto la aggradi, proteggendo la loro padrona e attaccando i suoi nemici. (Dominio Elementale Variabile x2: Ombra Offensiva e Difensiva)


    White Abyss
    Will non ha ancora un controllo completo sul suo corpo, condiviso in parte con Noel; e ciò che di lei non è ancora completamente umano, salva per sé dei tratti demoniaci. Oltre a cambiare aspetto senza alcun consumo, Will può effettivamente tramutarsi in una creatura abortita da un incubo, un demonio ai limiti della comprensione, scaturito dall’odio che lei prova per la bionda e per tutto ciò che la circonda. In termini di gioco, una volta usata quest’abilità, il corpo di Will perderà quasi completamente le sembianze femminee arrivando a sfiorare i quattro metri d’altezza in dimensioni complessive; sotto l’ampia gonna bianca si allungheranno lunghi stralci nodosi, neri come la pece, radici di alberi secolari, spesse, semoventi e letali. Le braccia si faranno più lunghe, seghettate, frastagliate, le dita diverranno simili ad artigli, lunghe e arcuate; la schiena si spezzerà a metà della colonna vertebrale, costringendola a stare chinata in avanti, incurvata come una bestia; gli occhi affonderanno nel buio, l’oscurità riempirà pupilla, iride e sclera, lasciando dietro di sé due grossi universi neri. Non per questo, Will sarà cieca. Tuttavia, in seguito a questa trasformazione, la lucidità della Volontà si farà più debole e attaccherà senza riguardi chiunque le si ponga di fronte. Will non potrà usare nessun’altra abilità attiva per attaccare, ma solo avvalersi delle sue nuove armi naturali (appendici superiori ed inferiori) che infliggeranno danno fisico a chiunque venga colpito. Malgrado Will non possa muoversi molto sul campo, la sua velocità d’attacco sarà dettata dal parametro corpo. La trasformazione dura, come di norma, due turni, ma una volta inflitto a Will un numero di danni pari a critico complessivo (tra danni subiti precedentemente e contestualmente alla trasformazione), questa sarà automaticamente reversa. (Attiva Magica Media di Trasformazione)
    *N.B.: si considerino gli effetti descritti nell'abilità e non solo i parametri. La poca mobilità della trasformazione rende sorvolabili gli alti parametri di Destrezza e Velocità; l'impossibilità ad usare personali rende pressoché inutile Mente per infliggere danni (da tenere presente in caso Will subisca danni da imputare a Mente); lo stato di rabbia e confusione direttamente conseguenti della Trasformazione rendono per niente giustificato il parametro Concentrazione.

    Corpo: 250 || Essenza: 100 || Mente: 160 || Velocità: 65 || Destrezza: 100 || Concentrazione: 180 ||




     
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    Che stronza. Non avrebbe mai creduto che quello sarebbe stato l'unico pensiero che gli sarebbe passato per la mente in quel frangente, ma quando la burattinaia a lui più vicina si difese dal suo attacco senza troppe complicazioni, bloccando la sua ala con quella specie di sipario d'ombra, e riparandosi lontana dal suo attuale raggio d'azione, non riuscì a partorire altro che quelle due parole. Era talmente orgogliosa che non gli avrebbe lasciato neanche la minima soddisfazione di darle un singolo colpo, anche solo con un'appendice secondaria di quel corpo, giusto per lasciarle un livido su quella faccia da schiaffi. Anzi, ripensandoci, sarebbe stato davvero "soddisfacente" un gesto simile? Perché più quella commedia andava avanti, più la rabbia che aveva provato nell'atrio del castello gli veniva strappata dal petto, un pezzo alla volta, e veniva sostituita da una fastidiosa sensazione di vuoto.
    Neanche quando Will sputò un commento a proposito dei suoi giocattoli rotti, e di come ne fosse rimasto solo uno, l'uomo riuscì ad agire, a portare la coda dell'occhio verso la bambina che aveva ingannato o il ragazzo, nemmeno verso il corpo accasciato a terra di Vanessa. Solo quando la copia di Noel aprì il fuoco sulla sua copia, che aveva deciso di spendere gli ultimi attimi della sua esistenza di atterrare almeno l'anziano negli abiti neri, l'obiettivo del suo occhio sinistro si spostò per controllare cosa stesse accadendo. Non era paura. Non si stava neanche sforzando di negare le sue emozioni. Per qualche motivo, in quel frangente Maxwell non riusciva a provare panico, né a preoccuparsi per il fato dei suoi tre compagni di sventura, e per un attimo si dimenticò anche di Aqua. Solo una profonda sensazione di spossatezza riuscì a propagarsi per le sue membra, causandogli un brivido silente e un'emozione che non riusciva a decifrare. Perché diamine si doveva sentire stanco proprio in un momento del genere?
    Sfortunatamente, l'uomo non riuscì a trovare in tempo una risposta a tale domanda, perché quella donna decise nuovamente di dilettarsi col suono della sua stessa voce, giusto per dargli ancora un po' di fastidio.


    -C’è una cosa che non ti ho ancora detto, Maxwell. Le parole sono la mia arma più potente, non il Keyblade, non il controllo sull’oscurità.

    Mentre Will sussurrava quelle parole, lo spirito sarcastico di Siegfried si fece strada nella sua mente, elaborando una risposta silente, che passò per un attimo tra i suoi pensieri: "Hai ragione, infatti le tue parole mi stanno facendo più male di una commozione". Probabilmente non sarebbe neanche riuscito a pronunciare quella frase di scherno, o come minimo, non con la giusta inclinazione o col misto di apatia e disprezzo che si meritava. Nemmeno la menzione di un Keyblade riuscì a farlo sobbalzare, forse perché stava cercando di insultare indirettamente Aqua, di fargli intendere che qualsiasi aiuto proveniente dal Castello Disney non li avrebbe aiutati, ma a lui non importava. Più quella discussione andava avanti, e più uno strano brivido avvolgeva il suo petto, forzandogli istintivamente la simulazione di un respiro leggermente affannato. E proprio in quel momento, la burattinaia decise di giocare sporco.

    -Immagino che non essere più umano ti pesi. Immagino che essere diverso sia la tua croce. Immagino che avere uno stupido sasso al posto del cuore ti renda freddo, sterile. Ti renda odiato da tutti, additato come mostro.

    Per pura precauzione, l'uomo voltò leggermente il proprio busto mentre la copia di Will camminava in cerchio intorno a lui, per quanto la stretta che provava al petto rendesse difficoltoso anche un movimento tanto semplice, ma quelle ultime parole furono un colpo basso. Proprio come le parole di quelle falsa Catherine, anche ciò che diceva quella seconda Will si insinuava nella sua mente, piantando un seme di dubbio tra i suoi pensieri, forzando la sua coscienza ad accettarle. Eppure, così come in quel momento la sua conoscenza di Noel aveva fatto vacillare quell'illusione, anche le sue ultime esperienze diedero un significato completamente diverso a quelle parole. Perché sì, sfortunatamente avevano un fondo di verità, con o senza quella stregoneria che continuava a manovrare parte della sua mente con dei fili invisibili; lo aveva pensato fin troppe volte, ma era vero: quella notte si era trasformato, anche se per pochi minuti, in un mostro. Quelle membra di metallo, che non potevano neanche sentire il calore del sole o il gelo della notte, erano state possedute dalla sua rabbia, dal suo istinto, e si erano mosse contro chi aveva messo in dubbio la sua identità passata. Le mani con cui aveva abbracciato la piccola Noel non sarebbero mai state veramente pulite dal sangue di quegli scienziati, non ci sarebbe mai stato un modo per cancellare quel suo errore, quel suo crimine. E la parte peggiore, tanto per aggiungere il danno alla beffa, era che quegli sguardi, nati più dalla paura che dall'odio, erano giustificati. Per quanto ci avesse provato, indipendentemente dai suoi sforzi, nei mesi passati era stato tutt'altro che umano, aveva cercato disperatamente di imitare l'individuo che era stato prima della sua "morte", ma non era stato nient'altro che un'ombra del suo passato. In un certo senso, la descrizione che Siegfried aveva dato a Noel sul suo essere una specie di "ombra" nata dai suoi sentimenti... calzava benissimo entrambi. Tuttavia, la frase che causò alle telecamere dei suoi occhi di chiudersi impercettibilmente, come per simulare una smorfia di disagio, fu la penultima. Il sasso nel suo cuore, la Roccia Divina che gli consentiva ancora di sopravvivere in quel corpo disumano, era davvero un componente benevolo del suo essere? Molto spesso aveva assorbito energie dall'esterno, come se gli fosse mancato qualcosa, come se le sue energie non fossero state abbastanza per saziare lo strano appetito di quel materiale; e se avesse sortito lo stesso effetto ai suoi sentimenti? Quel suo desiderio di sentirsi nuovamente "umano" mettendosi in mezzo ai piedi di quante più persone gli fosse possibile era dovuto al suo rimorso, oppure la natura di quel corpo stava prendendo il sopravvento anche sulla sua mente? Perché più quella discussione andava avanti, e più la stretta che prima sentiva solo al petto si estendeva al resto del corpo, come se un componente del suo corpo fosse stato rimosso, o come minimo represso. Un dubbio, forse. Oppure una realtà che ancora non aveva accettato? Tutte congetture, tutti "se", tutti "ma"... tutte domande che aveva ignorato fino a quegli ultimi giorni, e che adesso tornavano a tormentarlo nel momento meno opportuno. La sua sola fortuna era che, indipendentemente da quanto fossero vere le parole di Will, quei fatti non avevano certo avvelenato i suoi riflessi.
    Infatti, con la coda dell'occhio, Maxwell poté notare, oltre alla faccia da schiaffi della sua aguzzina, che ai piedi di quest'ultima si era formato nuovamente qualcosa di estremamente familiare. Un'ombra gorgogliante, la stessa che aveva ucciso quella bambina davanti ai suoi occhi, e che ora si sarebbe sicuramente diretta nella sua direzione. E, almeno in quel frangente, l'automa poteva essere certo di poter ringraziare Asura per quell'impulsività che aveva ereditato da suo padre. Perché non appena quelle appendici oscure cominciarono a formarsi ai piedi della burattinaia, il suo bacino si mosse per voltare del tutto il corpo in direzione di Will, mentre le ali della sua corazza si aprirono di scatto, battendo con forza verso il basso per sfuggire all'attacco imminente. Guidato dall'istinto di sopravvivenza, le sue gambe si erano potenziate con la stessa forza che gli aveva consentito di saltare verso i primi Nessuno che aveva affrontato nella Balena, e il suo volo non fu che un supporto di un salto, che lo distanziò di circa tre metri dalla sua avversaria, lasciandolo quattro metri e mezz'aria. Eppure, neanche con questa mossa ebbe un attimo di respiro. Proprio mentre i propulsori nascosti dai suoi schinieri si spegnevano, le ombre di Will si lanciarono contro di lui come serpi inviperite, cercando di intercettare l'automa proprio al termine di quella prima schivata, ma il loro bersaglio era tutt'altro che sprovveduto. Con un altro battito d'ali, Maxwell si portò fuori dalla traiettoria di quell'attacco, portando il suo corpo in una pericolosa rotta di collisione contro il terreno, un destino che non gli sarebbe stato risparmiato se non avesse esteso verso l'esterno quelle appendici a pochi metri da terra, arrestando più dolcemente quello scatto, che terminò a otto metri dalla copia della sua aguzzina. Ma neanche questo accorgimento fu abbastanza, e per due soli motivi: primo, tra il suo peso e l'impeto di quel movimento, i suoi piedi finirono per slittare sul terreno, causando non poche scintille contro la pietra marmorea. Secondo, quella non fu che una soluzione temporanea ai suoi problemi. Era ancora in mezzo a due fuochi, tra le due burattinaie che aveva di fronte, la copia di Noel di cui aveva temporaneamente perso le tracce, e probabilmente la ragazzina che aveva accettato di aiutare la loro aguzzina, sempre che il suo ultimo alleato non fosse riuscito a farla rinsavire. Era una magra speranza, ma almeno avrebbero avuto un problema in meno a cui pensare, anche se solo in teoria.


    -È un po’ fastidioso, che non riusciate a rimanere con i piedi per terra per qualche minuto. Avete sempre così tanto bisogno di scappare, di mettervi al riparo.

    Non riusciva proprio a chiudere quella bocca per cinque secondi, vero? Aveva proprio un bisogno viscerale di chiarire che lei era sempre un passo avanti, che i loro tentativi di difendersi dai suoi attacchi erano da "codardi", quando lei non aveva fatto altro che giocare a nascondino tra le mura di un castello che aveva fatto tre quarti del lavoro al posto suo, quando la vita che aveva messo in gioco non le apparteneva. Da che pulpito arrivava la predica. Eppure, se doveva essere del tutto sincero, anche con la solita illusione che faceva pesare quelle parole molto più del dovuto, non sapeva perché stesse continuando a schivare, né perché si fosse mosso in quella direzione. Siegfried aveva deciso di relegarsi nei meandri più profondi della loro mente, troppo scosso dagli eventi passati per dire altro, quindi il controllo totale dei sistemi andava a lui, ma non era sicuro di cosa lo avesse spinto a schivare in quel modo, all'infuori di una buona dose di istinto. Era sempre stata quella la base delle sue azioni in battaglia, lo spirito che l'Aura gli concedeva, il suo desiderio di sopravvivere a uno scontro, e per quanto i risultati passati si fossero rivelati tutt'altro che soddisfacenti, in quel momento non riusciva proprio a capire da dove nascessero quelle azioni. Forse per una strana combinazione delle parole di Will e della tensione che provava, oppure semplicemente perché quella situazione lo aveva spossato fino a fargli perdere ogni briciola di buon senso che gli era rimasta, durante quegli ultimi istanti non riusciva a decifrare i sentimenti che muovevano le sue membra. Tutto ciò che rimaneva nella sua testa era uno schiacciante vuoto, interrotto unicamente dalla voce odiosa della loro aguzzina e da un improvviso grido di Shinan. E sinceramente, avrebbe preferito concentrarsi su quest'ultimo, ma ciò che accadde pochi attimi dopo gli impedì di fare qualsiasi cosa.

    -Sarebbe un peccato se il corpo diventasse pesante, se tutto si spegnesse, i muscoli non rispondessero più e tu- e voi rimaneste bloccati a terra, senza la possibilità di muovervi.

    Sfortunatamente, queste parole non colpirono unicamente i suoi sentimenti. Solo quando le descrizioni di ciascun "sintomo" scelto da Will terminarono, solo in quel momento l'uomo riuscì a sentire chiaramente le conseguenze dell'ennesima illusione che quella donna gli aveva lanciato contro. Le sue ali si bloccarono, irrigidite da una forza esterna, i muscoli e le giunture diventarono improvvisamente incapaci di muoversi, costringendo l'uomo a inginocchiarsi a terra con un sonoro tonfo metallico, mentre il resto delle forze veniva ridiretto a sostenere il suo stesso peso. Prigioniero dei suoi tre quintali, del metallo che conteneva quel poco che rimaneva della sua identità, tutto perché una strega aveva deciso di renderlo indifeso per giocare con il suo dolore.
    No, non poteva finire così. Non voleva dargliela vinta, non voleva arrendersi nuovamente alla morte o al fato che lei cercava di imporgli. Se il suo fisico non rispondeva al suo volere, tutto ciò su cui Maxwell poteva contare era l'Aura che gli scorreva nel corpo. Prima che la donna potesse attaccare, l'automa richiamò il potere di quel piccolo "tumore" nato dai suoi sistemi, dalla sua frustrazione, dal Soul System. L'unica abilità che aveva mai usato di quell'oggetto, il Tough Act, si fece strada lungo la sua corazza, lungo i punti che questa aveva lasciato scoperti dallo scontro precedente, rafforzando il più possibile le sue membra, anche se solo per un attimo, anche se per pura disperazione. La stretta al suo petto si rallentò, lasciando spazio a un profondo brivido, che non lo fece tremare solo grazie all'illusione che bloccava il suo corpo, mentre la sua aguzzina si preparava a chiudere quella commedia degli orrori.


    -È finita.

    La magia di Will si fece strada verso di lui come una marea di viscidi tentacoli neri, ma l'uomo fece un ultimo sforzo, la sua ultima difesa contro quell'assalto tanto subdolo. Il suo controllo del vento non lo avrebbe salvato, era ancora troppo debole per dissipare un attacco potente, quindi la sua unica via di salvezza poteva arrivare da un'altra applicazione della sua Aura, nella sua forma più pura. Così, proprio mentre l'attacco della sua aguzzina terminava la sua avanzata, una barriera di piume cristalline si formò intorno al suo corpo, una cupola di energia che si estendeva anche ai suoi piedi, l'ultima freccia nel suo arco: Reflex. Non sperava certo di ripagare Will con la sua stessa moneta, ma almeno quell'abilità sarebbe servita a qualcosa, avrebbe assorbito parte del danno. Peccato che le sue speranze non fossero sempre legate alla realtà dei fatti.
    L'attacco della Volontà eruppe sotto di lui, investendolo con una tremenda violenza e soffocando qualsiasi grido di dolore potesse nascere dalla sua gola. Quando la colonna color pece si dissipò, lasciando solo gocce di pioggia nera sul pavimento candido di quella stanza, la Keyblade Armor di Maxwell era chiaramente danneggiata, con vari pezzi staccati e i componenti più integri pieni di crepe. Le sue ali rischiavano di staccarsi da un momento all'altro, i reattori emettevano delle chiare scintille, insieme al resto del suo corpo, e avevano reso quelle appendici relativamente inutili per il volo. Le sue tecniche difensive avevano attutito buona parte dei danni, evitando che l'attacco potesse scavare oltre nelle sue carni, dando alla corazza più resistenza contro l'assalto a cui era stata sottoposta, ma il risultato finale non era stato abbastanza. Solo grazie a un potente sforzo di volontà l'uomo riuscì a rimanere in ginocchio, evitando di accasciarsi a terra per puro miracolo, ma questo era l'unico atto di forza che il suo corpo poteva sopportare. L'olio che sostituiva il suo sangue si mischiò a ciò che rimaneva dell'incantesimo che lo aveva ferito, uscendo dai punti in cui la magia della burattinaia aveva scavato le sue membra fino a raggiungere i muscoli artificiali, lacerandoli e facendoli pendere dalle piaghe nella sua corazza; neanche l'istinto di sopravvivenza che aveva guidato la sua mano contro quell'Heartless lo avrebbe potuto salvare in quel momento.



    La sua vista cominciò a vacillare, colorandosi di strisce statiche con sempre più frequenza, proprio come in ognuno dei momenti in cui aveva rischiato la morte, ma proprio quando la sua coscienza rischiò di sfuggire da quel corpo, l'automa venne risvegliato da un dolore estremamente familiare. Una luce investì il suo corpo, accecandolo per un attimo, il tempo necessario per fargli emettere un grido sommesso, mentre i muscoli e i nervi recisi si arrampicavano nelle sue ferite, tornando al loro legittimo posto con una serie di scintille, mentre le telecamere dei suoi occhi, entrambe scoperte, venivano lentamente riparate. E fu in quel momento, quando finalmente poté guardare nuovamente il mondo senza che questo venisse tagliato a ogni sguardo, che vide la figura di Will inginocchiata a terra, bruciata dalla stessa forza che lo stava curando. Una seconda ondata di tale magia investì il suo corpo, riparando il più possibile le ferite che più lo debilitavano, rattoppando le lastre di metallo grigie che componevano la sua pelle, e curando solo in parte alcuni componenti di entrambe le sue corazze esterne.


    -Non te lo permetto!

    Il grido furioso di Will si perse nelle sue orecchie, ovattato dai vari allarmi che si spegnevano di volta in volta, e il sibilo del vapore che usciva dai suoi paraspalle e gli altri sfiatatoi della corazza, ma fu abbastanza per riportarlo alla realtà. Solo una volta aveva sentito quel genere di rabbia nella voce della burattinaia, e il fresco ricordo di quella morte lo portò istintivamente a voltare il proprio sguardo verso destra. La copia di Noel sembrava essersi liberata dall'influenza della loro aguzzina, e probabilmente era stata lei a lanciare quelle due onde di luce, ma era ovvio che lo aveva fatto a un prezzo. La bionda stava barcollando, chiaramente esausta dallo sforzo a cui si era ed era stata sottoposta, e le ombre di Will si fecero strada verso un nuovo bersaglio, uno che questa volta non poteva difendersi. Maxwell cercò di rialzarsi, pregò il suo corpo di reagire, di scattare in piedi per evitare di vedere di nuovo quell'orribile spettacolo, ma invano. Non serviva l'intervento di Siegfried in quel momento, le ferite che aveva subito sii stavano ancora rimarginando grazie all'energia che lo aveva investito, ma l'effetto di quelle riparazioni non era immediato: un corpo di metallo non si riprendeva con la stessa velocità di uno di carne.

    -Quando avrete sconfitto Will… nel remoto caso in cui l’originale sopravviva, vi dimenticherà comunque.

    No, non di nuovo. Sapeva dove voleva arrivare con quel discorso, così come sapeva altrettanto bene quali fossero gli effetti del Castello dell'Oblio, ma non voleva ascoltare di nuovo quelle parole, le stesse frasi con cui altre due persone lo avevano lasciato nel giro di pochi minuti. Maxwell cercò di alzare il braccio destro, ma con poco successo: i contatti di muscoli e nervi si stavano risanando lentamente, e per un attimo non riuscì neanche a muovere metà delle sue dita, incapace di fermare l'ennesimo atto di violenza di quella bastarda. Non gli importava essere nei ricordi di Noel, gli bastava che fosse libera da quella tortura, che fuori da quelle mura ci fosse un futuro per lei, un futuro per Siegfried, era solo stanco di vedere nuovamente tutta quella morte!

    -Per quello che vale, sono contenta di avervi conosciuto.

    "Non dirlo". Avrebbe voluto gridare quelle parole, ripeterle finché il suo simulatore vocale non si fosse rotto per l'uso eccessivo, ma come le altre volte, gli mancò la voce. Nel momento in cui gli artigli oscuri di Will perforarono le sue carni, Maxwell sentì un chiaro bruciore intorno agli occhi, che non veniva causato dalle energie che ancora lo stavano curando, ma da qualcosa di molto più familiare. Aveva provato la stessa sensazione durante quella discussione con Helen, quando Steven era stato ucciso davanti ai suoi occhi, quando la prima copia di Noel era morta davanti ai suoi occhi. Solo il Deus Ex Homo poteva soddisfare la necessità dettata da quel flebile dolore, solo quel guscio umanoide poteva soddisfare il suo bisogno di piangere fino alla disidratazione. Ma in quel momento, quel pianto derivato da un profondo senso di impotenza non faceva altro che alimentare la stretta al suo petto, costringendolo a guardare l'ennesimo omicidio di quella troia che si mascherava come un essere umano.
    E, insieme a questo fiume di emozioni, anche qualcos'altro di risvegliò nel suo petto. L'Oscurità che aveva portato con sé da due giorni si fece strada dal generatore fino al resto del suo corpo, colorando nuovamente di un rosso scarlatto il suo occhio sinistro, e avvolgendo la sua figura in un'aura violacea, la stessa che lo aveva controllato durante il suo scontro con Promestein. Perché gli eventi dovevano sempre sfuggire al suo controllo, perché doveva essere sempre così insignificante?!


    -Credi di essere divertente? Credi che io non possa distruggerti come ho fatto con tutte le altre ridicolissime copie?

    -No. Credo solo di dover pareggiare i conti.

    Maxwell non poté fare altro che tremare sempre di più, con ogni parola della burattinaia che caricava sempre di più le tenebre che avvolgevano il suo corpo, trasformandole in una fiamma violacea che sembrava voler straripare dal suo corpo come un fiume in piena, insieme alle emozioni che aveva tenuto sotto chiave per tutti quegli anni. Il dolore per i torti che aveva subito, l'empatia per quelli inflitti agli altri, il pianto che doveva seguire tristezza e felicità, la gioia nata dei nuovi legami e la rabbia nata dal profondo del suo cuore. L'Oscurità che permeava le sue membra e la corazza di Xehanorth volevano spronarlo a far esplodere quelle emozioni, a trasformarle in una valanga distruttiva, a vendicare tutti i presenti in quella stanza per ciò che quella burattinaia aveva fatto senza alcun rimorso, sussurrando nelle sue orecchie incitazioni all'omicidio più selvaggio della sua vita. Tuttavia, quei sospiri si zittirono quando anche la terza vittima di Will affrontò la furia di quest'ultima con una determinazione silente, con un sacrificio che avrebbe terminato per sempre la loro breve esistenza, bruciando il braccio della Volontà con le ultime fiamme che la sua breve vita le concesse di creare. E con quelle parole, la sua mente partorì una sola domanda: voleva davvero portare avanti l'ennesima vendetta cieca?
    I sacrifici di tutte e tre le copie di Noel erano stati necessari a causa di un'ambizione malata, di un orgoglio che sopravviveva solo schiacciando chiunque si trovasse sulla strada della sua padrona, la furia di una bestia che non sapeva fare altro che distruggere. E se lui avesse deciso di "vendicare" la morte di quelle tre ombre, cosa ci avrebbe guadagnato? Anche se la burattinaia fosse morta, lui sarebbe stato soddisfatto? Oppure avrebbe semplicemente continuato a braccare ogni "criminale" che gli si parava davanti, partendo da Promestein, continuando verso l'Heartless della Balena e andando avanti... fino a quando? Quanto lo avrebbe portato avanti una giustizia tanto selvaggia, uno scopo tanto limitato? Già nel Regno dell'Oscurità aveva sentito appieno quanto potessero degenerare i suoi sentimenti, e nelle ore passate in quella fortezza la sua maschera da "giustiziere" aveva subito gli ultimi colpi. L'ennesima morte di Noel non fu che il colpo di grazia al suo cuore.


    -AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

    Un grido disumano si mischiò al ruggito di Will, impregnando l'aria di quella stanza di pura, potente furia. Mentre la burattinaia terminava la sua orribile trasformazione, Maxwell si alzò, urlando con tutta la forza che il simulatore vocale gli concedeva, stringendo i pugni e alzando il volto al cielo per sfogare tutte le emozioni che fino a quel momento aveva represso con tutte le sue forze. L'Oscurità che avvolgeva la sua figura sfrigolò, si fece sempre più grande fino a diventare una fiamma nera... ma, improvvisamente, cambiò.
    Proprio mentre il grido dell'automa volgeva al termine, le lingue di tenebra vennero lentamente sostituite, il viola passò prima a un azzurro chiaro, tramutando le ombre in una luce tiepida, trasformandosi da una fiamma malefica a qualcosa di più primordiale e informe. "Non puoi perdonare chi abusa gli innocenti". La sua rabbia era potente, selvaggia, a volte incontrollabile, ma questo non la rendeva meno giustificata, o come minimo umana: avere paura di quell'emozione era come temere di schiacciare la terra sotto i suoi pedi, o di sfiorare l'aria col suo corpo. Solo quando si trasformava in una collera incontrollabile doveva temerla, quando la utilizzava come scudo per la sua paura, per il suo rimorso... quando quell'emozione si sostituiva a tutto ciò che era. La stretta che aveva provato al petto non era che l'ultimo esempio di questo fatto, era il timore di trasformarsi nuovamente in un emissario della sua stessa furia, e l'inconscio sforzo di trattenere il più possibile quelle emozioni, prima che potessero prendere il sopravvento sulla sua coscienza. Ma era stanco. Stanco di dover sottostare alle catene della sua paura, stanco di rischiare che proprio quei suoi sforzi lo facessero esplodere nei momenti peggiori, stanco di avanzare nella vita solo a mezzi passi, e soprattutto era stufo di doversi sempre paragonare inconsciamente a mostri come Will!
    L'automa spalancò gli occhi a quel pensiero, fissando con la morte nel cuore gli ultimi momenti della copia che li aveva salvati, guardando gli attimi in cui la forma aberrante della burattinaia la inghiottirono per terminare la sua breve esistenza. Dalla sua orbita sinistro scivolò un rivolo di energia rossa, come una lacrima silente, l'unica e l'ultima che avrebbe mai versato sotto quelle spoglie, perché la luce scarlatta che l'aveva colorata fino a quel momento venne sostituita dal suo originale bagliore azzurro. Come aveva detto ad Aqua, quello non era potere: era solo violenza, puro desiderio distruttivo senza alcuna cognizione. E lui non si sarebbe mai più arreso a quel genere di forza. Le tenebre che originariamente cercavano di sostituirsi al suo cuore vennero assimilate dalla sua Aura, assorbite e bruciate dal "sasso" nel suo petto che combatteva ogni giorno per lasciarlo vivere. Il suo errore era stato combatterle, rinnegare che le emozioni in cui si erano rifugiate non esistessero, e solo per questo motivo erano quasi riuscite a prendere il controllo delle sue emozioni a Radiant Garden, ma per la stessa ragione il Settimo lo aveva avvicinato. Non per il Keyblade, non per il potere che l'eredità di Xehanorth cercava di ottenere possedendo il suo corpo, ma per farlo uscire dalle ombre con cui stava soffocando il suo animo. Per farlo diventare uno "scudo", anche se le circostanze lo avessero costretto a versare altro sangue. E, con questa consapevolezza, il corpo di Maxwell sussultò, trasformando l'energia informe che lo avvolgeva in piume, che scendevano dalla sua sagoma e dai reattori danneggiati, mentre la sua Aura si tinse di un rosso acceso, mostrando il suo vero colore. Perché se Will voleva contare su quel corpo mostruoso e l'orgoglio, Maxwell l'avrebbe affrontata a muso duro solo con le sue forze e con una rabbia silente.
    Una volta terminata la sua selvaggia esecuzione, la figura deforme di Will si lanciò nella direzione degli ultimi sopravvissuti, decisa a cancellare dall'esistenza qualsiasi cosa avesse di fronte, giusto per non avere altri dubbi sulla sua vittoria nonostante quei ripetuti fallimenti. L'uomo non sapeva se avrebbe ricevuto un aiuto da parte dei due alleati alle sue spalle, e sinceramente non gli importava: avrebbe certamente apprezzato qualsiasi aiuto, questo non lo avrebbe negato, ma anche se quello scontro gli fosse costato la vita, Maxwell avrebbe ridotto in briciole quella bastarda. Anzi, no, non ci sarebbero più stati altri sacrifici in quello scontro. Will non se lo meritava. L'avrebbe distrutta e basta, usando proprio l'abilità che lei aveva risvegliato con il primo attentato alla sua vita. Mentre la burattinaia menava alla cieca quelle liane di tenebra che avevano sostituito la metà inferiore del suo corpo, l'automa concentrò l'energia scarlatta che lo avvolgeva, facendola turbinare intorno agli avambracci fino alle sue mani, formando due piccole sfere informi. Ma, prima che la sua aguzzina potesse raggiungere lui o i suoi alleati, Maxwell giunse le sue mani vicino al proprio fianco destro, lanciando in avanti il risultato di quel gesto e gridando a pieni polmoni il nome che aveva raggiunto la sua mente quando l'aveva usata la prima volta.


    -BYAKKOKO!

    Insieme al suo grido, la sfera scarlatta si espanse all'improvviso, trasformandosi in un gigantesco proiettile di energia vorticante del diametro di tre metri, che scavò il terreno che separava l'automa e la burattinaia, e pochi attimi dopo si apprestò a scavare le carni di quest'ultima. Come le zanne di una bestia affamata, la Byakkoko avrebbe scavato la massa informe che aveva sostituito le gambe di Will, recidendo prima i tentacoli con cui stava cercando di attaccare le sue vittime, e subito dopo sarebbe passato al corpo principale del suo bersaglio. Non si sarebbe fermata finché non avesse percorso una distanza di nove metri dal suo utilizzatore, oppure se la massa del suo bersaglio fosse stata talmente densa da assorbire tutta l'energia che l'automa aveva concentrato in quel colpo. In entrambi i casi, quella bastarda sarebbe stata costretta a scendere dal suo piedistallo, con le buone o con le cattive.

    CITAZIONE
    Maxwell Blaze
    Stato Fisico: Danni complessivi Bassi; ali della corazza inutilizzabili, vari danni minori in tutto il corpo, parti della Keyblade Armor e pezzi di corazza esterna mancanti, coperture in vetro di entrambi gli occhi saltate.
    Stato Mentale: Furioso, deciso a finirla
    Energia: 100-10-2-2-7-17-17=45%

    Equipaggiamento:

    »Dragon Arm R - Opaque reload: + 20 al parametro Corpo e + 10 al parametro Velocità.
    »Dragon Arm L - Reload: +10 in Corpo, +20 in Destrezza e +15 in velocità.
    »Pettorali di tiglio - Autumn Reload: + 20 punti in Corpo e + 25 punti in Velocità.
    »Spallacci Orientali
    »Draco Leg R & L
    »GR Generator -Mk. Dark-: "Sconto" del 3% sulle abilità di natura Magica [Abilità Passiva Superiore]; conservazione delle energie magiche dell'equipaggiamento nella Roccia Divina [Abilità Passiva Superiore]; bonus di 25 punti in Essenza [Oggetto Incantato, 75 AP].
    »Destroyer's Heritage: E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, e anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri e il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi sia per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di nove metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].
    »Reminiscence Fragment non attivo.
    »Soul System: attivato "Tough Act" [Attiva Media, riduce i danni subiti con potenza BASSA].

    Abilità:

    »Gransalto: Aero Booster [Abilità Fisica - Livello Basso]: Concentrando per qualche attimo la propria energia nelle gambe, e attivando simultaneamente alcuni propulsori posti sotto alla corazza nera che protegge le scapole, il cyborg sarà in grado di eseguire un salto che gli permetterà di coprire grandi distanze. Come ogni altra versione di Gransalto, l'automa potrà effettuare basilarmente dei balzi fino ai dieci metri in altezza e i quindici in lunghezza, senza l'ausilio di alcuna rincorsa (le distanze possono aumentare se il personaggio ha un elevato parametro in Corpo), e i propulsori serviranno unicamente per ridurre lo sforzo dei sistemi idraulici posti nelle gambe. Il nome di questa abilità è derivata dal primo predecessore di Siegfried capace di spiccare il volo, e da cui quindi sono derivati i propulsori di cui sopra, l'UN-10 "Aero Saber".

    »Aura Radar [Abilità Passiva - Superiore]: Maxwell avverte gli esseri viventi presenti entro 10 metri di raggio intorno a sé.

    »Reflex: Aura Dome [Abilità Magica - Livello Alto]: Dopo un attimo di concentrazione, l'automa sarà in grado di creare intorno a sé uno scudo cristallino a forma di cupola, formato da alcune celle esagonali, che lo avvolgerà per alcuni secondi. Tale barriera sarà in grado di respingere a 360° qualsiasi tipo di attacco Magico di potenza pari o inferiore a Media, riuscendo anche a respingere determinati tipi di attacchi, e rispedendoli al mittente con una potenza inferiore di un livello energetico. Una particolarità di questa abilità, tuttavia, è insita nella colorazione e forma delle celle che compongono lo scudo: quando sarà usata da Maxwell, avranno una forma simile a una piuma e una colorazione rossastra; mentre quando viene usata da Siegfried avrà una forma esagonale compatta e di colorazione nera, riflettendo quindi il colore dell'Aura di ciascuno dei due.

    »Pugno del Drago Iracondo: Via dei Sette Rami [Abilità Magica Variabile]: Utilizzata a livello Nullo per l'effetto scenico dell'Aura scarlatta che avvolge il corpo di Maxwell; usata a livello Alto per lanciare una Byakkoko, sfera di energia vorticante del diametro di 3 metri e una gittata di nove metri in linea retta.

    Statistiche:

    Corpo: 120
    Base: 60 + Energia Rossa: 10 + PQ: 0 + Equip: 50

    Essenza: 135
    Base: 40 + Energia Rossa: 40 + PQ: 30 + Equip: 25

    Mente: 80
    Base: 50 + Energia Rossa: 30 + PQ: 0 + Equip: 0

    Concentrazione: 100
    Base: 50 + Energia Rossa: 40 + PQ: 10 + Equip: 0

    Destrezza: 120
    Base 50 + Energia Rossa: 20 + PQ: 30 + Equip: 20

    Velocità: 145
    Base: 50 + Energia Rossa: 10 + PQ: 35 + Equip: 50

    Riassunto Post & Note: Maxwell tiene d'occhio la copia di Will che gli cammina intorno, e quando quest'ultima decide di attaccarlo, lui si volta e usa Gransalto per distanziarsi da Will di circa tre metri e raggiungendo i quattro metri di quota. Quando l'attacco viene lanciato, Maxwell effettua uno scatto all'indietro usando le sue ali e atterra a otto metri di distanza dalla Will che lo ha attaccato, ma in seguito subisce l'illusione che lo blocca a terra. Cerca di difendersi dall'attacco in arrivo attivando il Tough Act e Reflex, ma subisce danni complessivi medio/bassi su tutto il corpo. Appena l'azione della copia di Noel termina, Maxwell si rialza con un grido, preparandosi a contrattaccare Will, e quando quest'ultima comincia a spostare la sua attenzione su di lui e i suoi alleati, lancia una Byakkoko nella sua direzione. Edit: Ho corretto alcuni errori nel testo e un paio di errori nel riassunto dello stato.


    Edited by AlexMockushin - 13/11/2015, 15:41
     
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