Contest: Giallo +

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    Phew, sono riuscito a finire i miei due progetti principali, quindi ve li linko qua sotto:
    >Sogno di una recluta folle
    >Sogno di fiamme e ghiaccio
     
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    Your smile, fragments and gentle voice have disappeared to the moon

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    Here. Rating Arancione, causa volgarità, violenza e allusioni sessuali. Roba brutta che i bambini non devono leggere.
     
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  4. aleslosh
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    Non adatto ad un pubblico non adulto.

    Ci tengo a precisare che, nonostante l'abbia effettivamente scritto io, la mia persona si discosta in ogni possibile modo dalla situazione qui rappresentata e che non condono alcuno dei comportamenti presenti in questo racconto.
     
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  5. Xisil
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    "Of Masks and Men", OOC

    Questo testo risponde solo ed unicamente all’intento narrativo proposto dalla Quest, e non vuole in alcun modo rispecchiare pensieri, gusti o qualunque altra cosa possa riguardare l'autore al di fuori della finzione del forum. E poi vi prego, è il mio primo e forse unico testo del genere, siate clementi!

    Rating Arancione, inadatto ad un pubblico non adulto




    Talk about love
    And talk about trust
    I know it is hard
    To believe this is us

    talk about hate
    talk about distrust
    tell me every time
    this has to be discussed



    Senza avere nemmeno il tempo di accorgersi di cosa stesse accadendo, ella avvertì il dolore intenso e pungente dell’impatto improvviso con la fredda e umida superficie del pavimento il pietra, che appena qualche secondo prima percepì sotto i suoi piedi manifestare la sua presenza nei piccoli sordi rintocchi dei suoi passi, e che un secondo dopo vite rovesciarsi e correrle in contro senza che potesse in alcun modo sfuggirgli, ma avvertì anche allo stesso tempo quel tipico bruciore che attanaglia l’animo nel momento in cui una cosa tanto semplice viene ostacolata da un imprevisto, un fastidioso, maledetto impiccio, e nella sua mente si accese la fastidiosa consapevolezza che quella notta sarebbe stata più lunga di quanto aveva calcolato. Le spalle, le braccia ritorte all’indietro e immobilizzate con presa ferrea cominciavano a dolerle, mentre il corpo di un estraneo premeva sulla sua schiene schiacciando il corpo impreparato contro la dura superficie, immobilizzandola.
    Una mano ricoperta da uno spesso guanto rinforzato con placche di metallo lucente stringevano i polsi sin troppo sottili della giovane donna, mentre l’altra, dopo essere riuscita a slacciare dai fianchi di lei la cintola alla quale era legata la spada, gettata in quello stesso istante poco lontana dalla scena dell’aggressione, nel gesto rapido e mirato di chi sa esattamente a quale scopo puntare scivolò fastidiosa ed esploratrice sotto le balze della gonna, mentre il resto della mole dell’uomo armato impediva alla donna di divincolarsi da quella presa. Una spinta secca della gamba sinistra di lui costrinse quelle della giovane guerriera ad aprirsi facilitando per all’assalitore il controllo sulla maggior parte del corpo della sconosciuta, scaricando il peso mascolino sulle ginocchia che appoggiatesi gravavano su gli arti inferiori di lei, facendole dolere i muscoli che trovarono impossibile contrarsi per opporre resistenza. Un profondo e raccapricciante senso di disagio percorsero la guerriera lungo la schiena, mentre la brezza della notte fluiva solleticando gli angoli più reconditi del suo corpo immobilizzato in quella pericolosa posizione. In quel frangente la grossa mano non trovò alcuna difficoltà né il minimo ritegno nel percorrere con decisione la coscia sinistra dell’indifesa, dove infine trovò quello che stava cercando.
    Slacciò con facilità la cinghia che legava saldamente la striscia di cuoio dalla quale pendeva un pugnale che leggermente sporgeva oltre il tessuto, portato all’attenzione dell’assalitore dal bagliore sospetto emanato da questo, riflesso della luce rossastra del piccolo fuoco acceso poco più lontano. Un sicuro piano d’emergenza per lei, potenziale pericolo, sventato, per lui. Finché nel tintinnare dell’arma al suo cadere a terra, l’umiliazione per Xisil subì una battuta d’arresto.

    Quale umiliazione. Quale catena di spiacevoli conseguenze per un dannatissimo passo falso. Quale rischio inutile pe un semplice, umile angolino in quelle rovine petrose, vestigia di chissà quale un tempo imponente costruzione ai margini della foresta. . Quel luogo, dove un cavallo dai ricchi finimenti pareva riposarsi dopo un lungo cammino e un fuoco scoppiettava caldo e protettivo, si presentava come un’ottima opportunità per sopravvivere in quella terra sconosciuta.

    “Chi sei?” Tuonò la voce, imperativa e minacciosa, “Rispondimi o pagherai per esserti spinta dove non dovevi.”
    “Sono colei che taglierà quella tua mano impudente e la darà in pasto alle bestie della foresta” minacciò ella a denti stretti, “e non sarà l’unica mutilazione che subirai entro il sorgere del sole se non mi liberi immediatamente.”
    Calò il silenzio per qualche secondo. Un silenzio carico di tensione e aspettativa. Egli era armato, per quanto non fosse riuscita a scorgere le sue parvenze prima dell’improvvisa imboscata, ma poteva sentire il tintinnio del metallo alle sue spalle, suono a lei così familiare, e la durezza di questo premere contro la sua schiena e gli arti, la forza della massa muscolare dell’uomo, che tuttavia con lentezza, calcolata cautela, ella sentì farsi meno opprimente qualche secondo dopo.

    Il braccio della ragazza si sollevò in uno scatto irrefrenabile. Un impulso inconscio, sconsiderato, priva del minimo scrupolo. Voleva imporre il proprio orgoglio di donna, ribadire la propria ferrea integrità. Un gesto che piegava al rispetto e alla reverenza, esprimeva la propria incorruttibilità, l’intoccabilità della propria persona, la proprietà e il dominio unico ed univoco sul proprio corpo e su tutto ciò che avidamente incatenava al suo concetto di essere. Uno scatto, un attacco, un assalto mirato a ferire e riportare all’ordine delle cose, al suo ordine, in cui lei era la creature inviolabile, la dea di cui bramare le grazie, la fredda regina incline al furor da temere e rispettare. Sottomettere e piegare all’obbedienza, se necessario. Una mano che stringeva saldamente una massiccia pietra colta al volo nel momento in cui la presa sulle sue membra parve farsi lentamente meno salda, forse in un tentativo di concedere una tregua fra i due combattenti per la vita. Un brando improvvisato mosso al solo scopo di fracassare la testa al malcapitato.
    Ma fra i fedeli adulatori, gli umili servi legati all’obbedienza, la scintilla dell’eresia nasce nel cuore di chi, nella malata e ostinata opposizione, nell’incapacità di scorgere la verità rivelatasi così palesemente alla sua mente mortale, osa spingersi oltre ciò che il buon senso impone – il suo buon senso, quello di chi si eleva alla sacralità del divino in un impeto di superiorità, o forse solo nella disperata necessità di porre quanta più distanza possibile fra sé e il pericolo, rifugiandosi in una fittizia inviolabilità– e varca la soglia del sacro simulacro nel desiderio di mostrare la propria fanatica opposizione. Una mano profana ostacola la punizione del giudice, stringendo il candido polso con fermezza, sfidando con il proprio sguardo maledetto l’orgoglio e l’ira.
    Io non credo in alcuna divinità, donna… pareva dirle con la fermezza dal suo corpo, quella mano fattasi ostacolo insormontabile, un sentimento balenante da uno sguardo che ella non riusciva a cogliere, ma che sentiva pesante sulla sua pelle … ma so per certo che essi non dividono il loro primato con alcun mortale. Ed imponendo la propria superiorità fisica strinse la mano dal pesante guanto scuro stritolando il polso delicato come un fuscello, strappando dall’alto dei cieli quella dea profana, dilaniando con morsi violenti le ali piumate dalla schiena fattasi sanguinolenta di quell’orgoglio che troppo in alto si era spinto, scaraventando giù nell’inferno la donna e trascinandola dimenante nel suo lurido abisso.
    “Placa il tuo ego di donna e non farmi pentire di averti risparmiata.” Tuonò egli, e attese un segno che dimostrasse quanto le sue parole avessero sortito i loro effetto nella mente della ragazza.
    Ella strinse i denti, mostrò le candide perle fattisi fauci in un ghigno malizioso: che strana coincidenza, aveva pensato esattamente alla stessa, identica frase, mentre una metà di lei ancora meditava sull’idea di riprendersi il pugnale e mettere in atto la minaccia di mutilarlo della sua maschilità. Non strattonò, non cercò di divincolarsi dalla presa, una debolezza in cui mai ella sarebbe sprofondata, ma offrendo la sua carne in palio in quella sfida pericolosa di orgogli e stupide provocazioni. Non aveva paura di lui, non più ora che nella lieve torsione del busto nell’atto di colpire l’uomo sopra di lei aveva potuto dare una forma al suo nemico, un’imponente figura bardata in una corazza, che ora sfavillava del rossore della brace anch’essa, vessillo degno del più nobile dei cavalieri. Quale incolmabile controsenso ai suoi occhi di quella visione di sicurezza e di pericolo allo stesso tempo, quale visione sbagliata, contorta e deturpata di un simbolo di onore e coraggio.

    Debolezza, questo trapelava da quella forma femminile e indifesa. Fragilità, ribadiva mentre ogni singolo muscolo si abbandonava all’inevitabile sottomissione, mentre quel corpo di donna si riduceva ad una bambola in balìa unicamente dell’umore dello sconosciuto.
    Questo lo sforzo al quale spingeva il proprio fisico, mentre poteva sentire che sotto la sottile pelle il sangue correva come un fiume in piena, scalpitava come un branco di puledri selvaggi, tuonava come tamburi di guerra.
    Ma il guerriero si scostò da quel corpo che ai suoi occhi non poteva più rappresentare alcuna minaccia per la sua incolumità, non ora che aveva ribadito il proprio dominio e soggiogato la mente della fanciulla con il terrore e la consapevolezza dell’irreparabile inferiorità nella quale verteva. Si sollevò, abbandonandola con il volto contro il terreno che brillava di un tremolante rossore, disdegnandola, ignorando i suoi sguardi carichi d’odio per aver subito un così grave oltraggio, per essere stata sottovalutata. Le concedette di usufruire del calore del riparo di fortuna in quella terra colma di insidie, intimandole tuttavia di allontanarsi alle prime luci dell’alba. Disarmata, giovane com’era, non poteva che suscitare in lui un poco di pena.

    La notte si era fatta silenziosa e prepotente, soffiando freddi venti di montagna fra le rosse spire scoppiettanti che parevano sul punto di spegnersi per sempre, ma risollevandosi ogni qual volta venivano torte e piegate, senza smettere per un solo istante di agognare a quel cielo scuro e lontano. Ella fissò per un momento il languido bagliore del falò di fronte a lei: la fiamma sottile lambiva la legna sottile avvolgendola e accarezzandola, ondeggiano al di sopra in una danza frenetica e impetuosa, consumando ogni ramoscello e tenera foglia crepitando e ruggendo nel silenzio profondo calato nella radura, ora dopo ora…

    Si alzò inaspettatamente, superba, imperiosa, avvicinandosi all’uomo seduto dall’altro lato capo della fiamma: dagli occhi di lei trapelava determinazione, e le tracce indistinte di un piano covato nella sua mente. Nemmeno sapeva quale fosse il volto del suo assalitore, totalmente celato nell’elmo argenteo intarsiato finemente, e pur essendo questo inciso orizzontalmente all’altezza degli occhi, con una linea perpendicolare ad essa che passava, immaginava lei, sopra il suo naso, la bocca e il mento, il suo volto restava irrimediabilmente custodito dalla fitta penombra. Dopotutto, quale importanza aveva il suo viso? Egli nella sua intatta sembianza di valoroso cavaliere trasudava forza, coraggio, un involucro di metallo istoriato raffigurante le gesta più valorose. Un’armatura, ecco cosa vedeva lei, nulla che si potesse minimamente avvicinare ad un uomo, ad un’anima. Questo avrebbe reso tutto molto più facile.
    L’uomo alzò la testa nel vederla ritta di fronte a lui, scura sagoma contro la luce del fuoco, un’ombra lunga e sinuosa stagliatasi sopra di lui. Lenta, ella mosse le braccia verso le spalle, e dopo un contorto lavoro delle dita slacciò prima una, poi l’altra cinghia che teneva saldamente bloccata la corazza sagomata, che fu mollemente lasciata cadere poco più in là nell’erba alta.
    Vi era solo la sottile camicia a separare le giovani carni dalla crudeltà del modo attorno a lei. Era irrimediabilmente, deplorevolmente disarmata, cosa che la rendeva orribilmente vulnerabile.
    Si sarebbe davvero potuta fidare?
    Il tessuto tutt’altro che opaco si soffermava impudicamente sulla punta dei seni, così acerbi che ella nemmeno temeva potessero destarle alcun imbarazzo, per poi compiere un delicato balzo, come d’una candida cascata di seta, fin oltre i fianchi per poi quasi dissolversi come una nebbia sottile raggiunte le gambe sottili, oltre il bianco ventre e l’ombelico.
    Bastò un così effimero sforzo per dissolvere il bianco panneggio, che si sfilò accarezzando un’ultima volta quella notte le forme femminee e cadendo in un mucchio scomposto e informe di tiepido tessuto ai piedi della donna. Un gesto che non le suscitò alcun fastidio, alcun senso di pudore, tanto erano insulse le sue prominenze. Solo il freddo stuzzicava fastidiosamente la schiena e le insenature del suo corpo nudo e intirizzito, mentre il tepore rassicurante scemò rapidamente e con esso ogni umano riserbo e pudico istinto. Il capo di lui, quell’elmo freddo e composto rimaneva impassibilmente fisso verso l’alto, forse stupito, confuso, sconvolto dal gesto di quella donna, forse, perché no, almeno un poco incantato dalle forme femminili della snella guerriera che si offrirono a lui in un inaspettato stravolgersi degli eventi.
    “Allora che fai, non mi vuoi aiuti?”
    Rimase per qualche secondo immobile, attonito, confuso sul da farsi e terribilmente allarmato. Allertò ogni senso, ogni muscolo allenato, pronto a captare il minimo segnale che potesse rivelare il subdolo inganno della meretrice.
    Fece per alzarsi ma ella con un gesto seducente della mano lo spinse nuovamente a sedersi nell’erba, senza che egli opponesse la minima resistenza al gesto bensì accettando di buon grado l’oscuro invito, il busto riverso all’indietro e puntellandosi co i gomiti sul pavimento. Ella si chinò, strisciò sinuosa in fra le gambe piegate del cavaliere, quasi cercando un caldo riparo dal vento freddo della notte senza stelle. Spinse il capo oltre le ginocchia di lui, sfregando il corpo contro le cosce possenti, accarezzando con le dita gli arti avvolti da pantaloni spessi e ruvidi. Poté percepire un lungo, pesante gemito farsi largo oltre la fessura dell’elmo dell’uomo, respiro sonoro che sfuggì dall’immacolato e incorrotto involucro di puro metallo condensandosi in una nuvola di fitta condensa. Non una parola, che fosse di protesta o di esaltazione. Cosa avrebbe potuto dire? Quale spiegazione avrebbe potuto dare alle sue azioni, a quel repentino cambiamento di disposizione della sconosciuta nei suoi confronti? Poi richiamò alla mente le fatiche del lungo viaggio, la strada ormai percorsa che lo separava da diverse notti dalla civiltà, dal calore di un focolare amichevole, dal meritato riposo e dalla ricompensa che l’avrebbe atteso terminata la sua missione; bastò una carezza, un breve, caldo contatto con quella pelle fine e vellutata, con quei fianchi femminei, forme di donna sulle quali da troppe lune, in quel suo lungo e solitario viaggio, ormai non indugiava, e in un istante l’enorme peso di ogni sua responsabilità si dissolse, ed egli tirò un profondo, sollevato respiro di sollievo. Fu in quel momento che egli ruppe ogni senso di inquietudine nei confronti della bella fanciulla, e nella sua mente confusa balenò l’idea che ella, dopotutto, non rappresentasse alcun pericolo per lui.
    Proseguì ella la sua avanzata sfregando il petto contro la corazza fredda e luccicante, finché il molle ventre non raggiunse la posizione desiderata sopra quello del partner. Posò i palmi sul quel metallo che con tale maestria si adattava al petto del guerriero da riprodurne gli addominali, adattandosi alla loro forma come un guanto; ella spinse sulle proprie braccia facendo cedere l’appoggio con il quale il guerriero teneva ancora il dorso sollevato da terra, ed egli si lasciò cadere dolcemente con la schiena sulla superficie marmorea che in quel momento come non mai parve per lui il più soffice dei letti. La donna inarcò voluttuosa la schiena con le movenze di un cobra intento a mostrare la propria regale magnificenza alla preda inerme, volgendo indietro il capo per scostare le ricce ciocche dal suo volto.
    Egli protese le proprie mani verso di lei, cingendo le spalle di quella fanciulla così sensuale nella sua fragile corporatura, innocente nella delicatezza delle sue forme. Il suo volto manifestava una maturità maggiore di quanto il suo corpo lasciasse trasparire, l’ardore di un fuoco impetuoso divampava nel suo sguardo, nelle morbide labbra socchiuse e tentatrici, e nelle sue gote fattesi via via più rosse, in quella cicatrice che lasciava trasparire un animo indomito, non quello della dama bensì quello della guerriera che già aveva potuto sperimentare la parte più torbida del mondo, e corrompeva in superficie quella parvenza di purezza intonsa, scalfendo l’innocenza di quel corpo da fanciulla, di quella forma così sbagliata, fuori luogo. Eppure vi era del fascino in quelle linee delicate e nell’apparenza intoccate, forse intoccabili, suscitando la brama e la curiosità del fanciullo che desidera spingersi là dove non gli è concesso, dove – forse - nessuno si è mai spinto.
    Le mani scivolarono avide lungo le braccia, accarezzando quella pelle vellutata, la tensione dei muscoli dalla massa adatta a quella di una fanciulla eppure al tocco ben allenati a reggere il brando, per poi deviare raggiunti i gomiti verso l’interno, accarezzando il costato e poi giù, lungo l’addome in un unico viaggio senza sosta verso il bacino. La guerriera rabbrividì sorridendo maliziosa nel sentire i bottoni dei propri pantaloni slacciarsi come per magia e gli ultimi indumenti scivolare via, lungo le gambe nuovamente profanate, questa volta con la cura e la passione che poco tempo prima non vi era stata affatto. Sussultò ad ogni pressione delle dita che la percorrevano dall’incavo delle ginocchia alle cosce, ma questa volta con profondo piacere. Un banchetto modesto del quale l’uomo non avrebbe perso nemmeno il più piccolo boccone, tanto che ella si scrollò di dosso gli ultimi indumenti abbandonati sotto le ginocchia e che ormai le erano solo d’impiccio, terminando quella svestizione interrotta volgarmente prima della fine.
    Toccava a lei ora fare la sua parte, e la donna non esitò ad armeggiare con le dita sottili con la cintura del guerriero, sfilandola con un unico gesto e con lei la pesante spada che vi era legata.

    Eretta in tutta il suo avido essere ondeggiava cullandolo come fra i flutti del mare.
    Giaceva egli inerme travolto da una valanga di sensazioni che da tempo, troppo tempo non provava, mentre il mondo attorno a loro si faceva sempre più astratto e lontano, perdendo la sua importanza. Ella ora aveva il destino di quella notte nelle sue mani, e il corpo dell’uomo immobilizzato sotto di lei, sotto il suo dominio, aggiogato completamente al suo volere. Ora bastava un suo movimento per farlo sussultare, le bastava fermarsi, allontanarsi e interrompere quell’intimo contatto per far cresce in lui la brama di riaverla ancora tutta per sé, nella vana illusione di poterla possedere e nel desiderio bruciante di essere compiaciuto. Ed ella provava piacere e divertimento allo stesso tempo nel vederlo a tal punto privato della sua volontà e della ragione, piegato al più basso degli istinti umani. Fingeva un improvvisa pudicizia, una titubanza, un dubbio simulato e tradito da un sorrisetto malevolo, uno dei tanti giochetti intavolati solo per vederlo, misero burattino, allungare le mani ancora sulle sue carni e trarla a sé per guadagnarsi ancora l’accesso alle porte del paradiso.
    Tutto ciò che ella provava in quel momento era manifesto sul suo viso, su quegli occhi luccicanti dalla lussuria, quelle gote fattesi più rosse e calde. Nulla, al di fuori del puro piacere.

    E le ombre della notte stettero a guardare compiaciute.

    Giaceva ancora stesa su quel corpo maschile nel momento in cui ella aprì gli occhi. Il possente cavaliere pareva agli occhi della fanciulla come morto, disteso su quel pavimento dopo una notte turbolenta di passioni struggenti, poiché non il minimo segno di vita animava più i forti muscoli e le grandi mani, prosciugata ogni energia nell’atto carnale protrattosi a lungo nella notte, spirate dalle membra fattesi ora molli, deboli e fragili. Si staccò da lui interrompendo solo in quel momento l’unione intima del loro corpo, fluttuando come il fantasma di uno strano sogno lontano laddove giacevano gli abiti umidi della rugiada del mattino, abbandonati accanto alla brace consumatasi anch’essa prima del sorgere del sole.
    E solo allora ella colse i frutti di quel suo malefico piano di vendetta.
    Raccolse delicatamente non solo le proprie armi, ma anche la spada dell’uomo al quale aveva divorato l’anima lentamente, ingannato dagli effimeri piaceri di una notte illudendosi di non dover niente in cambio di quel corpo offertosi a lui in tanta apparente gratuità. Quale ingenuità, pensò, quale stoltezza nel suo credersi indistruttibile, quale debolezza d’animo aveva offuscato la sua mente d’innanzi alle ingannevoli arti di una donna.
    Una lezione, riteneva, che gli sarebbe bastata per tutta la vita.
    E mentre si allontanava due volte vittoriosa – nel corpo, senza dubbio, ma anche nell’ego - in sella a quel cavallo dai ricchi finimenti, sottrattogli nel silenzio dell’alba, sempre più lontana da quel barbaro e improvvisato talamo, che tuttavia nella sua crudezza aveva donato tanto a lei e al suo avvenente partner, che ora abbandonava crudelmente avvolto in un’aura di sconfitta nella sua parvenza di debolezza d’animo e corpo, ella nell’immaginarsi la sua reazione al momento del suo risveglio non poté trattenere un sorriso compiaciuto e divertito allo stesso tempo.





    Edited by Xisil - 22/3/2014, 20:27
     
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    Bene, dovevo farlo qualcosa come approssimativamente due ore e mezza fa ma...
    IL CONTEST È CHIUSO.
    Mi dispiace che non siano riusciti a partecipare tutti gli interessati, anche perché con un numero maggiore di partecipanti i premi sarebbero stati di più.
    Details.
    Valuterò al più presto e vi farò sapere l'esito del casotto rosso sangue/vermiglio lussuria-locale strip/rosa porcellino che avete fatto su ♥
    Ci vediamo, si spera, alla fine della prossima settimana con una bella valanga di AP per voi ♥
     
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    ~Bridges Burned

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    Bene, direi di avervi fatto aspettare a sufficienza. È passato un mese e dovevo postare la settimana dopo; wow Marsh, coerenza massima. Le ho lette subito e avevo già deciso cosa fare, come fare and so on, ma arrivata a sera, davanti allo schermo mi si spegneva il cervello per il troppo studio. XD Frugate nel vostro cuore e trovate il modo di perdonarmi ♥ e poi voi lo sapete che non so essere professionale. XD



    Aleslosh:
    Disposable Teens


    Tu lo sai di avere il tocco speciale per questi testi, ya? Non c’è bisogno che mi sprechi in elogi. Il PwP (se ve lo state chiedendo P0rnWhatPl0t) è sempre stato tra le mie preferenze, ma unito ad uno stupro (in realtà sono due), a violenza gratuita, ambientazioni cupe, scenari assurdamente fuori dal mio concetto di “grottesco” e quant’altro ha raggiunto il top del top. Questo brano è un mezzo capolavoro: non adatto ai deboli di stomaco (e alle mammolette come Alex e Frenz :v ), dettagliato, ricco, stupendo. Mezzo capolavoro perché la mia sete di Rating Rosse non potrà mai essere soddisfatta e perché, personalmente, avrei apprezzato un’ulteriore esagerazione violenta, che non dispiace mai. Tre quarti di capolavoro, dai. :asd: Ma questo è un parere personale e io devo essere il più obiettiva possibile. Complimenti Sloshi, mi hai travolto in pieno, tipo le macchine in Goat Simulator, e posso dire senza ombra di dubbio che questo sia il miglior testo presentato: a livello di termini, di stesura, di costruzione delle frasi niente era mai azzardato e tutto sembrava calcolato (lavoro di fino o talento naturale?). Ottima anche l’alternanza sensoriale-visiva-emotiva, che danno un senso di continuità al tutto, lo compattano e lo rendono omogeneo e avvolgente. La scena di per sé era già vincente in partenza, ma senza qualcuno in grado di gestirla al meglio come tu hai fatto, be’, sarebbe stata solo una bella idea priva di una degna stesura. E poi mi apri il post con un quote di The Beautiful People (io guardo anche quelle, dato che nessuno se le fila mai nei miei post), come potevi non vincere? °3°


    Voto: 9.2
    Ap: 10 (primo classificato)
    Ap Bonus per Rating Rossa: 2
    Ap totali: 12
    Munny: 800 (primo classificato)
    Munny Bonus per Rating Rossa: 300
    Munny totali: 1100

    Frenz:
    Battito Rosso


    Brucia non vincere i contest? Malgrado lo stile impeccabile, come sempre anche se tu pensi l’esatto contrario, e l’ottima idea di partenza (la fotomodella che spalma il fratello, passami il termine per il tuo amato Karaz, cazzone per la città… finalmente qualcuno che da una lezione a quel pirla patentato) c’è… qualquadra che non cosa. Non volevo essere di parte e non lo sono stata: manca un po’ di coinvolgimento, un po’ di “potenza visiva e immaginativa” che invece era assolutamente presente nel testo di Sloshi. Per quanto riguarda il Rating, è sicuramente azzeccato e rispettato. Sebbene a me Karaz stia antipatico come i brufoli sul naso, pur ritenendolo un bonazzo da rivista porno, e io abbia goduto immensamente a vederlo spappolato, purtroppo non è stato sufficiente per ottenere il primo posto. Per il resto non c’è granché da dire: ottimo e soddisfacente, completo e con un suo senso e una sua coerenza. Perfette le descrizioni ma forse hai un po’ perso la mano con questo personaggio ora che non è più il principale ma solo un PNG. Straparlo e sottolineo i lati negativi, ma sono veramente pochi. Era solo per tentare di spiegare in modo decente il perché di questo secondo posto che, comunque, ti vale un bel premio (ho l’impressione di non saper più scrivere e sono carente di aggettivi almeno tanto quanto Noel è carente in tette, perdonami °3°). Dunque, le opzioni sono due (tre): o la prossima volta ci pitturi i muri di tutta Radiant Garden col suo sangue e le sue budella, o ti iscrivi a un contest quando non c’è quell’essere nato per scrivere porno-splatter di nome Sloshi, oppure arrivi secondo micio. °3°


    Voto: 8.7
    Ap: 9 (secondo classificato)
    Ap Bonus per Rating Arancione: 1
    Ap totali: 10
    Munny: 700
    Munny Bonus per Rating Arancione: 150
    Munny totali: 850

    Alex:
    Sogno di fiamme e ghiaccio


    Io con te non so cosa fare. Anzi, te lo spiego dopo cosa farò con te. Bada bene, non sei tu, ad essere arrivato terzo: è la tua autoconclusiva. E poi ti spiegherò perché ci tengo a fartelo notare. Volendo restare IC e aggiungere il tutto al BG (vai, solo abbreviazioni), capisco perfettamente perché tu abbia scelto come ambientazione il sogno. E ci sta. Nulla da dire. Anzi sai che faccio? Ti faccio una recensione più giù. Con uno sberlone e una pacca sul culo, perché te lo meriti. ewe


    Voto: 8.1
    Ap: 8 (terzo classificato)
    Ap Bonus per Rating Rossa: 2
    Ap totali: 10
    Munny: 600 (terzo classificato)
    Munny Bonus per Rating Rossa: 300
    Munny totali: 900

    Pagos:
    Evening Snack


    Be’, sono rimasta piacevolmente stupita. Non che dubitassi delle tue capacità, eh. Non giudico mai un libro dalla copertina (?). Ma veramente, ho notato un certo miglioramento dalla quest che valutai tempo addietro e questo passo avanti è meritevole. Il Rating Rosso non sarebbe propriamente azzeccato al cento percento, sarebbe aranciononeoneone ma sono lo stacco è talmente sottile che va bene così, non voglio rovinare un lavoro ben riuscito. XD
    Mi fa piacere vedere che tu abbia sfruttato il cambio razza con successo. Può sembrare facile ma molte volte, uscire completamente dal personaggio, porta più casini che altro. Ogni tanto c’era qualche virgola di troppo che poteva essere sostituita con un punto o un punto e virgola, nulla di cui preoccuparsi dato che ha influito veramente poco sul voto. Per il resto gli avvisi c’erano tutti, il testo era completo e niente frasi sospese di poco gusto. Rinnovo il consiglio che ti ho dato già tempo fa, dato che ho notato un miglioramento: continua su questa strada e abbi cura dei dettagli in ogni tuo post come in questa autoconclusiva. :3 Continua a scrivere e sperimenta, perché questo risultato è buono e valido, e più ti eserciterai meglio padroneggerai la costruzione delle frasi, la gestione degli eventi e le descrizioni. Ah, e una cosa: GUANCIE? È guance caro XD


    Voto: 7.5
    Ap: 7
    Ap Bonus per Rating Rossa: 2
    Ap totali: 9
    Munny: 400
    Munny Bonus per Rating Rossa: 300
    Munny Totali: 700


    Xisil:
    Of Masks and Men


    Ahimé, mi duole un po’ metterti qui. Sia chiaro, la tua autoconclusiva non è scritta male né niente. Anzi è bella nel complesso. Ma… lo stile purtroppo non riesce a rispecchiare l’evento. Purtroppo, a seconda delle circostanze, bisogna usufruire di vocabolari e registri diversi: da metà in poi ho notato una maggiore linearità tra fatti narrati e periodi usati, che si sono lievemente semplificati facendosi più diretti, creando una buona mescolanza di immagini metaforiche e similitudini carne/animale con tutte le connotazioni sensoriali. Però resta il problema. I periodi a volte sono troppo lunghi e distolgono l’attenzione dall’azione. Ho trovato una frase che credo tu abbia cambiato lasciandoci un pezzo della precedente e un po’ di errori di battitura. XD Ma non temere, non per questo scalo di voti XD
    Comunque mi è piaciuto vederti sperimentare: mai avrei detto che ti saresti lanciata in una cosa del genere, non credo tu sia il tipo. XD Posso solo immaginare la fatica che hai fatto per finirla e scriverla XD Un po’ me come la mia prima arancione, ahh quanti ricordi. A livello di storia mi è piaciuto come hai gestito l’inversione dei ruoli, da Xisil dominata a Xisil dominatrice. Queste cose mi piacciono °3° Ti lascio solo un consiglio: se dovessi riprovare a calarti in rating arancioni o rosse con chiare scene spinte, cerca di accorciare i periodi e di limitare un po’ la poesia. A me non dispiace neanche tanto ma a volte distoglie dal filo logico. XD
    Ho fatto la catastrofica ma è comunque un buon lavoro eh, non disperare. Uwu


    Voto: 7.3
    Ap: 7
    Ap Bonus per Rating Arancione: 1
    Ap totali: 8
    Munny: 400
    Munny Bonus per rating arancione: 150
    Munny totali: 550

    Alex:
    Sogno di una recluta folle


    E con questa valutazione mi divertirò. Allora gioia di vivere, non puoi presentarmi due testi che sono su due piani diametralmente diversi. Lo so che quando hai scritto la prima (cioè questa arrivata all’ultimo posto) non ci hai messo chissà quale impegno e l’hai fatto tanto per fare, ma un minimo di cura e di coinvolgimento in più ci DOVEVA essere! Nei tuoi primissimi post c’era più sentimento e più capacità che in questa autoconclusiva. Non che tu all’inizio non sapessi scrivere, ma col tempo hai fatto conoscenza col tuo piggio e hai imparato a gestirlo al meglio. Be’, qui mi è sembrato di essere tornata all’inizio, quando ancora tutte le porte sono aperte, il carattere non è delineato al massimo e si sta sul generico base. °°” Non è così catastrofica come la sto descrivendo, ne sono consapevole, ma era per farti presente lo stacco chilometrico che c’è tra un’autoconclusiva e l’altra. Questa è terra terra, quasi priva di sentimento: un momento Maxwell dice “non posso, lei piace a Alan” e l’attimo dopo coniglia come un disperato. °° Fosse stata una scelta stilistica legata al personaggio quella di non approfondire la psicologia durante tutto il testo avrei anche potuto capire, ma con Maxwell che si fa mille teghe per qualunque cosa, be’, capisci che è un po’ un controsenso. L’altra autoconclusiva invece meritava davvero: hai messo cura e attenzione, hai approfondito i dettagli facendo un’analisi più approfondita di Maxwell mentre copula e ti è valso il terzo posto. A livello anche di azioni è lineare e coerente con se stessa. Ora dimmi, è stato tanto difficile? -w- Talmente difficile da non poterlo fare nemmeno un po’ in questa? Credo proprio di no. Un morso te lo meriteresti tutto, vergognati, indegno. °3° Allo stesso modo nella prima (che hai postato in ordine cronologico) c’è stata una minore attenzione anche ai termini usati, con qualche ripetizione qua e là… e, soprattutto, COSCIE? °3° Si mangia? °3° È cosce gioia XD
    Ti do il voto che ti meriti con un calcio sulle chiappe, guarda. °3° Mi fai una rabbia. °3° Quando avresti potuto avere due Ap e non so quanti munny in più, dato che li regalo °3° Vergognati. °3°


    Voto: 6,9
    Ap: 6
    Ap Bonus per Rating Rossa: 2
    Ap totali: 8
    Munny: 300
    Munny Bonus per Rating Rossa: 300
    Munny totali: 600


    Bello fare contest con me, eh? °3° A me vanno 10 Ap e 600 Munny. Ci vediamo al prossimo contest ♥ È stato un piacere ♥

    EDIT: Grazie Frenzi per avermi ricordato di cosare il ministero. Come farmi odiare i contest -w-


     
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