Un Passato Dissepolto

Quest speciale su iscrizione

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    Per un attimo aveva temuto il peggio, che dietro a quella porta si trovasse una trappola, altri nemici o chissà quali altri ostacoli... avrebbe mentito se non avesse ammesso che, mentre superava quell'uscio, nel suo corpo passò un brivido di terrore. Anche se era solo simulato, la sensazione negativa rimaneva, e per quanto cercasse di concentrarsi sul suo obiettivo, la sua esperienza passata lo riempiva di ansia. Anzi, no: era la sua incapacità passata a fargli salire il panico.

    -... Ok, se la smetti di fartela sotto, puoi farmi filtrare tutta questa luce, che ne dici?-

    L'automa sobbalzò a sentire queste parole, finendo di aprire la porta e notando come, da una caverna scura e inospitale, adesso lo scenario fosse notevolmente cambiato: colonne degne dei templi delle divinità, pareti e pavimenti colorati di un bianco immacolato... cosa diamine era successo? No, non era quella la domanda da porsi in quel momento, forse si sarebbe dovuto chiedere come mai quell'area era rimasta intatta, mentre il resto delle gallerie era in uno stato pietoso. Che diamine, se il cancello che avevano incontrato prima si fosse conservato bene come solo metà di quel luogo, novanta su cento non sarebbe franato rovinosamente! Qualcosa non andava, quel posto sembrava "alieno", fin troppo diverso rispetto al resto di quella struttura... e, anche se fosse stato per motivi di sicurezza, questo non rispondeva alla sua domanda, né lo rassicurava. Perché rendere così solido proprio quel luogo? Perché si poteva raggiungere così rapidamente solo dopo quel laboratorio? Il fatto che Virxan e il professore non fossero ancora arrivati, purtroppo, poteva solo significare che l'altra strada conteneva qualche trappola, o era fatta apposta per far perdere tempo a chi la imboccava... insomma, era un possibile specchietto per le allodole. Mentre pensava questo, l'automa si guardò intorno, facendo scorrere le telecamere dei suoi occhi a sinistra e a destra, fermandole in corrispondenza di quello che sembrava un grosso portone... sarebbero dovuti arrivare da lì? Non vedeva alcun genere di maniglia, quindi poteva essere parte di quell'aggeggio chiamato "ascensore" che aveva intravisto nel Market Planet, e da quanto aveva capito, quel genere di dispositivo poteva essere bloccato in caso di emergenza. Quindi quella poteva essere davvero una trappola, oppure serviva per trasportare i materiali troppo pesanti?

    -Perché diamine ti fai queste domande?! Stai diventando paranoico, moccioso!-

    ... Sentendo quelle parole, l'automa dovette fermare per un attimo la sua linea di pensiero, portando la dritta sul volto ed emettendo un lungo sospiro, giusto per fare mente locale. Gli pesava ammetterlo, ma Siegfried non aveva tutti i torti, per quanto quella situazione puzzasse, non poteva permettere a certi dubbi di intasare la sua mente, soprattutto perché... quel luogo stava riportando alla luce brutti ricordi. Anche il laboratorio di ricerca da cui era fuggito aveva caratteristiche simili, anche se era fatto prevalentemente di metallo e rocce grigie, ma quell'aspetto stranamente pulito e l'elevata sicurezza gli causavano diversi déjà-vu, che a loro volta non facevano che girare il coltello nelle sue piaghe. Doveva tenere gli occhi aperti, ma non poteva cavarseli sperando di riuscire a guardarsi anche le spalle, se continuava ad ascoltare le sue paure, alla fine avrebbe visto un pericolo imminente anche in un altro mondo. Insomma, non poteva negare che ci fosse qualcosa di sospetto in quella situazione, ma se andava avanti così, non sarebbe riuscito a vedere ciò che gli stava sotto il naso, e lui era anche andato avanti per evitare certi pensieri ai suoi compagni di missione!
    Di conseguenza, il cyborg avrebbe fatto scivolare la mano destra sul collare della sua corazza, portando la sua attenzione al secondo grosso portone presente in quella stanza, ossia un altro portone posto proprio di fronte al suo muso. Anche questo era simile all'uscita di un ascensore, ma aveva una forma diversa, senza contare che era fatta di un metallo ancora più chiaro delle rocce che componevano la stanza... e l'unico elemento fuori posto in quel luogo era uno strano pannello posto sul battente sinistro di quel cancello. Certo, tutto poteva sembrare "strano" in quella stanza, ma quel dispositivo era sia familiare sia unico al contempo: nel centro di ricerca UN, infatti, gli era sembrato di vedere alcune porte con dispositivi simili, dei grossi pannelli quadrati anziché circolari, che parevano essere l'unico modo per interagire con le porte. Tuttavia, questo sembrava anche essere in qualche modo "scavato" all'interno dell'anta, quasi come se fosse stato un grosso bottone già premuto in precedenza... avrebbe evitato di chiedersi cosa diamine significasse questo posizionamento, lo aveva già fatto abbastanza per quella giornata. A quel punto, gli si presentava un quesito: provare a interagire con quell'oggetto, oppure aspettare che arrivasse il resto del gruppo? Alla fine lui era venuto per controllare se ci fossero altre trappole o ostacoli, e se non avesse aspettato, sarebbe venuto meno al suo dovere... doveva rischiare. Raccogliendo il suo coraggio, Maxwell portò lentamente la mancina sul pannello circolare, attivandolo e facendo spostare la parte della porta su cui era scavato con un sonoro rumore d’ingranaggi, rivelando ai suoi occhi una scena inaspettata. Oltre quel cancello, infatti, si trovava un grosso computer con schermo annesso, una sorta di fratello maggiore di Siegfried...

    -Molto divertente.-

    ... Tuttavia, al centro di quella nuova stanza si trovava un alto piedistallo, simile a una torre, sulla cui cima si trovava una sfera sorretta da quattro piccole "braccia". Anzi, no, la sfera non sfiorava neanche quei sostegni, vi fluttuava accanto, come se fosse sospesa da una forza invisibile, e... non era ciò che avevano visto in quegli appunti? Certo, qualsiasi oggetto sferico poteva assomigliare a quel bozzetto che aveva trovato nella stanza precedente, ma quelle decorazioni lo rendevano più particolare, e non era logico per un gruppo di scienziati tenere il frutto dei loro esperimenti al sicuro? Tuttavia, proprio da questo pensiero nacque una semplice domanda: di cosa si trattava? E soprattutto, perché Jeremiah lo desiderava con tanto fervore? Cosa diamine era successo nel sottosuolo di quel luogo in cui si era risvegliato per la seconda volta di quella sua "vita"?
    ... Ma soprattutto perché, per un attimo, gli sembrò di aver aperto le porte dell'inferno?
     
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  2. misterious detective
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    Non era affatto abituato a correre. Il professore era un uomo di scienza, il suo posto era lontano dalla prima linea. Mettendo a repentaglio la sua vita non aveva mai guadagnato nulla; l'osservazione pratica aveva più valore di qualsiasi blando dato, era il primo a sostenerlo, ma questo non significava di certo che fosse normale farsi inseguire da golem alti due metri.
    -Lo faccio solo per il bene della comunità, dannazione!-
    Si asciugò il sudore dalla fronte e sorrise fra sé e sé. La sua unica consolazione era proprio quella: scappare, faticare, mettere a repentaglio la vita erano poca cosa di fronte al guadagno che una missione tanto importante prevedeva. Esausto, chiedeva solo di poter mettere le mani sull'artefatto, chiuderlo in cassaforte nel suo laboratorio, farsi una dormita ed analizzarlo in ogni suo dettaglio.
    “Ripensandoci, tutto sommato potrei analizzarlo anche subito. Il sonno può aspettare!”
    Si massaggiò le occhiaie, come se sfregarle potesse farle scomparire, e si esibì in un imprevisto ed ampio sbadiglio.
    -Senta, so che la richiesta che sto per farle può sembrare assurda...-
    Una voce lo risvegliò dai pensieri in cui era sprofondato gongolante. Giusto, c'era ancora Virxan con sé, si era quasi dimenticato che il ragazzo era addirittura riuscito a salvargli la vita pochi istanti prima.
    -Oh, no, figurati! Chiedimi qualsiasi cosa ragazzo.- rispose quello battendo tra loro le mani giovialmente.
    -Non è che, oltre agli attrezzi, lei non abbia un rotolo di bende?-
    Solo in quel momento, abbassando lo sguardo, il professore notò per la prima volta di fronte a sé l'ampia ferita sul petto del suo compagno, che grondava sangue nello stesso identico modo in cui aveva sempre immaginato che il cane di Pavlov dovesse grondare la saliva: disgustoso.
    -Ecco, allora...- cominciò a rovistare nella sua cassetta degli attrezzi, che aveva appoggiato affianco a sé: gettò alla rinfusa chiavi inglesi, bulloni, un po' di tutto. Ma non sembrava esserci granché utile alla causa. -Il meglio che ho è del nastro adesivo... e dubito sia disinfettato.- Ammise digrignando i denti. Era veramente dispiaciuto, ma il campo medico non era la prima delle sue specializzazioni, né quello che più gli interessava.
    Dopotutto, le persone non erano macchine così funzionali.
    Le porte dell'ascensore si aprirono e, come si fossero dischiusi i cancelli del paradiso, una luce abbagliante si riversò sui due, svelandogli il luogo che il professore aveva tanto desiderato raggiungere.
    L'enorme portone era di fronte a lui, finalmente aperto. Sembrava quasi un miracolo, gli occhi del professore erano sgranati e rapiti da quello spettacolo. Sì, era tutto andato per il meglio, l'oggetto di ogni suo desiderio era lì, a pochi passi, e non gli restava altro da fare che allungare le mani.
    -È fatta, ahah!- esultò, batté le mani esuberante come se applaudisse al suo stesso genio, e senza ormai alcuna memoria della sua stanchezza si tuffò leggiadro nel salone, dove nessuno metteva piede da anni.
    Lì incontrò Maxwell. In quel momento si ricordò che, in effetti, l'enorme porta avrebbe dovuto essere chiusa.
    -Ehi!- gridò di colpo, puntando il dito verso il compagno robotico. -Cosa ti è saltato in mente?! Avresti dovuto aspettarci, poteva essere pericoloso sai?- Abbassò le braccia e le appoggiò lungo i fianchi, poi arrossì un poco. Anche lui era lì dentro e non si era minimamente preoccupato di chiedersi come mai la porta che non era stato capace di aprire prima fosse spalancata e invitante; forse, dopotutto, il professore non era la persona più adatta a rimproverare il cyborg.
    -Beh, non ha importanza.- concluse con un sospiro sereno. -La cosa più importante è che ce l'abbiamo fatta, complimenti a tutti.-
    Applaudì di nuovo e sorrise anche al Nessuno dietro di lui. Fischiettò allegro un motivetto improvvisato e, ormai totalmente tranquillo, si mosse verso l'enorme computer relegato al limite della stanza.
    -Ottimo, ottimo...- si sfregò le mani, le sue labbra formavano una curva decisa mentre si preparava ad affrontare quella nuova sfida fin troppo semplice per lui. -Una password, eh?- estrasse da una delle sue tante tasche quella che sembrava una banale chiave usb e la collegò al computer. Lo schermo lampeggiò, numerosi messaggi di errore si sovrapposero l'uno sull'altro, suoni e avvisi si susseguivano in una cacofonia indistinguibile. Lo scienziato batteva le dita sulla tastiera ad una velocità incredibile, con tanta forza che ogni click sembrava il rimbombo di un proiettile, una raffica sfrenata che non sembrava metterlo minimamente in difficoltà. Non passò un mezzo minuto e fu di nuovo il silenzio. -Hackeraggio completato.-
    La barriera di energia che difendeva l'artefatto si dissolse, delicatamente la sfera tornò a posarsi sul suo piedistallo. Era stato tutto persino più semplice di quanto aveva previsto, ma d'altronde lo sapeva già: la parte difficile era eliminare le barriere magiche, ma di quello si era gentilmente occupato Maxwell, e senza che lui gli chiedesse nulla.
    A passo svelto, senza curarsi dei suoi compagni, si portò di fronte al suo tesoro e lo fissò da vicino, sfiorandolo appena con la punta delle dita. Era più prezioso di una reliquia, temeva di poterlo rovinare anche col più leggero dei tocchi. Eppure era lì, solo per lui. Il bene più prezioso di tutti, l'arma definitiva creata quasi per sbaglio e sigillata subito dopo. Tutto questo spettava solo a lui, alla scienza, e all'Ordine.
    -Ci saranno molte cose da analizzare...- mormorò fra sé e sé, portando una mano a massaggiarsi il mento. Strinse la sfera tra le sue dita, la rigirò con attenzione per osservarla in ogni sua sfaccettatura. -Non riesco nemmeno a capire come attivarla, così a prima vista.- Dalla sua cassetta degli attrezzi estrasse un cofanetto, vi chiuse con cura l'artefatto e lo ripose all'interno, al sicuro da ogni pericolo.
    -Devo ringraziarvi, ragazzi: siete stati veramente bravi e velocissimi a condurmi fin qui. Vi assicuro, quando ho visto arrivare la donna dell'Organizzazione, il mio cuore ha saltato un battito!- prese a grattarsi con fare imbarazzato la testa, ma il suo sorriso ebete si spense quasi subito, come una maschera di cera che toccata dal sole si sfalda lentamente, goccia dopo goccia.
    -Voi non avete idea di quanto sia rivoluzionario un oggetto del genere. Dite un po', conoscete un luogo chiamato Castello dell'Oblio?- rimase in silenzio qualche istante, a braccia spalancate, in attesa di una loro risposta. -Si trova in un mondo nel sottile limbo tra il Regno della Luce e il Regno dell'Oscurità, ma non è questa la cosa importante. Quel luogo ha un potere misterioso, qualcosa che nessuno era ancora stato capace di replicare: dare forma tangibile ai ricordi.-
    Fece un'altra pausa, si godette il rimbombo della sua voce, il suono di quelle parole così pregne di significato, annunciatrici di un meraviglioso futuro. -Per sua stessa natura quel Castello è un dedalo inestricabile per gli estranei, ma quello che nessuno è riuscito a carpire da esso... è racchiuso lì.- indicò alla sua cassetta, alla sfera che aveva chiuso al sicuro lontana da tutti, compresi i suoi mercenari.
    -Avrei preferito di gran lunga risolvere la situazione in fretta, senza coinvolgere estranei, ma non avevo pronosticato incantesimi capaci di repellere anche i più potenti Heartless e Nessuno, affrettarsi ad eliminare tutto il team di spedizione che si era avventurato qui appena hanno trovato questa sala è stato un errore da parte mia.-
    L'uomo si passò una mano tra i capelli, sospirando con aria sconsolata. Roteò più volte il collo per sgranchirselo, portò le mani ai fianchi inarcò la schiena. -Vi assicuro, spacciarsi per una persona di cui non sapevo nulla come quel Jeremiah è stata una vera scocciatura, ma ora non devo più preoccuparmene, per lo meno. Oh, suppongo sia un buon momento per ripetere le presentazioni...- concluse allegro, si inchinò appena e si tolse il cappello con un ampio gesto. -Potete chiamarmi Promestein, senza “professore” o simili, non amo ostentare la mia sapienza.-
    Completamente tranquillo, si incamminò verso l'uscita della stanza, verso i due mercenari. -Virxan, ti ringrazio di tutto, il tuo lavoro è completato anche se, vista la situazione, non so se riceverai effettivamente un compenso. Tu invece, Maxwell...- si fermò un attimo, come per riflettere. Con una mano a massaggiarsi il mento, sorrise. -Potrei sbagliarmi, ma è praticamente da quando ti ho visto che ci penso... Quell'armatura, non so cosa sia ma mi sembra di averla già vista, da qualche parte... Ma in fondo, bando alla severità, la tua intera esistenza, ogni tua componente è affascinante. Mi piacerebbe davvero conoscerti meglio, che ne dici? Non penso che al nostro Castello ci sia molto da offrire, ma ti assicuro che farò del mio meglio per farti sentire a tuo agio.-
    Promestein si sfregò le mani, i suoi occhi erano stretti, emanavano una luce severa ed eccitata. La sua non era una proposta, lo scienziato non si sarebbe fatto sfuggire quell'occasione per nessuna ragione al mondo. Dopotutto, se gli fosse interessata l'opinione delle altre persone, fin dall'inizio non avrebbe mai intrapreso quella carriera. Non ricordava una sola delle vite che aveva calpestato per l'onore e lo sviluppo della sua arte, non esisteva sacrificio che non fosse lecito di fronte alla prospettiva della conoscenza; in tutto questo, la volontà del cyborg valeva quanto quella di ogni altra cavia.


    Ed ecco che entriamo nella fase finale. Per il momento ho lasciato tutto incerto in merito alla eventuale battaglia per vedere un po' come procederanno le cose, senza necessariamente passare subito alle armi (anche se dubito ci siano altre soluzioni, vista la "insistenza" di Promestuccio :v:
    Anyway, se volete già dei dettagli, considerate la sala con un raggio di 10 metri, Promestein parte trovandosi al centro mentre voi siete all'incirca a metà strada tra questi e l'uscita, fili, tubi e apparecchiature percorrono il pavimento ma non risaltano al punto da rendere difficoltosi i movimenti. Non credo per il momento ci sia bisogno di aggiungere altro ^^
     
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    Eccolo il motivo. La ragione di quella strana sensazione, l'origine del suo disagio... aveva davvero aperto le porte dell'inferno. Perché si era lasciato prendere dall'ansia? Perché aveva dovuto aprire quel dannatissimo portone?! Perché... perché era ancora così ingenuo?
    Jeremiah e Virxan arrivarono dall'ascensore, con il primo che si mise a rimproverare il cyborg su quanto potesse essere pericolosa un'azione del genere, come se quella dovesse essere un'ultima trappola prima della dirittura di arrivo. Tuttavia, non era per questo che era andato avanti? Doveva fare in modo che nessuno si ferisse, e giacché lui era quello più "sacrificabile" del gruppo, o almeno, quello più facile da "riparare", poteva rischiare, anzi, doveva. Dopotutto, per che cos'altro poteva usare quel corpo così mostruoso? Anche il professore sembrò concordare, poiché dopo quella breve sfuriata si congratulò col gruppo, e si avvicinò al grosso computer che l'automa non osò avvicinare. Alla fine, lui cosa ne sapeva di sistemi elettronici?

    -... Però è strano.-

    L'automa sobbalzò leggermente alle parole della sua metà elettronica, e poco dopo si chiese a cosa si riferisse Siegfried. Forse al fatto che non c'era nessun ultimo guardiano, oppure alla mancanza di Heartless o Nessuno, oppure...

    -... Mi riferisco al fatto che quella porta era chiusa, ma avevano già esplorato questa zona, no?-

    A sentire quelle parole, la mente del cyborg si svuotò, mentre il loro committente armeggiava con il computer. Cosa... cosa stava cercando di dirgli Siegfried?

    -Sto dicendo che a noi è bastato poggiare una mano su quel pannello. Più semplice di così, si muore. Eppure il nostro professore qui non era riuscito a superarla, apparentemente. Io... mi sto chiedendo solo come sia possibile.-

    Fu a quel punto che il vuoto si trasformò in un brivido, un pensiero orribile che raggelò completamente le membra metalliche dell'automa: forse non ne era in grado. Per un attimo la sua mente balzò al sistema difensivo contro Heartless e Nessuno, e gli venne da pensare se un sistema del genere si potesse applicare anche a un oggetto... un campo di forza che respingeva entità estranee. Intanto, mentre Maxwell formulava questi pensieri, Jeremiah si portò rapidamente verso il piedistallo, che dopo il suo intervento aveva perso la sua protezione magica, e reclamò il suo obiettivo, la sfera che vi era in cima. Più il professore agiva, e più l'automa sentiva di aver fatto un grosso errore... e i suoi presentimenti furono confermati. Anzitutto, il loro committente li ringraziò per il loro aiuto, per poi cominciare a dire qualcosa sul Castello dell'Oblio: quel luogo così macabro, dotato di un potere così inquietante... i suoi segreti, apparentemente, erano racchiusi proprio nella sfera che avevano recuperato. Tuttavia, fu poco dopo che quel tizio confermò le paure di Maxwell, menzionando una barriera magica che poteva repellere anche gli Heartless e i Nessuno più potenti, quella di cui l'automa aveva trovato i progetti... e a quel punto l'automa capì. Era stato gabbato. Nel suo buon cuore, con tutte le sue intenzioni positive, lo avevano usato. Lui voleva solo essere utile, usare quel corpo per il bene altrui, evitare un altro incidente di Steven... ma quel bastardo che aveva di fronte non aveva nulla del vecchio lupo di mare. Quest'ultimo gli aveva nascosto dei dettagli della missione, certo, ma non lo aveva fatto con malizia, mentre il "professore" non gli aveva neanche rivelato il suo vero nome. Promstein, non Jeremiah, e apparentemente quella sfera sarebbe finita nelle mani di qualcuno al pari di quell'Heartless che aveva incontrato nella balena.
    Tuttavia, la goccia che fece traboccare il vaso venne dopo, quando lo scienziato uscì da quella piccola stanza, ringraziando Virxan per il suo aiuto, e rivolgendosi poi all'automa. Si fermò un attimo, ma poco dopo menzionò qualcosa a proposito della sua armatura, su come fosse stranamente familiare, e... lo "invitò" a venire con lui. Anzi, quello non suonava come un invito, aveva già sentito quelle parole: "Vieni e ti metterò a tuo agio", quell'affermazione era dannatamente simile a ciò che gli scienziati del progetto UN gli avevano detto, quando cercarono di farlo tornare sul tavolo operatorio. Sarebbe diventato di nuovo una cavia, tutto per saziare la sete di curiosità di un altro pazzoide?!

    -Brutto figlio di PUTTANA...! Maxwell, scappa!-

    Le parole di Siegfried, purtroppo, andarono al vento. Dentro alla balena era riuscito a trattenerlo, ma in quel momento la voce dello stupido computer non poteva raggiungerlo... la sua rabbia stava crescendo. Lui odiava i bugiardi, detestava chi mostrava un sorriso quando ti avrebbe volentieri piantato un pugnale nella schiena, ma essere manipolato e sfruttato lo faceva imbestialire. Per sette anni aveva sopportato, aveva stretto i denti, finto che gli altri lo potessero plasmare, trasformarlo in una marionetta, e quando avevano cercato di costringerlo a forza, i suoi aguzzini non riuscirono neanche a pentirsene. "Conoscerti meglio"? Stronzate! Il senso di colpa lo aveva reso cieco, ma la persona che aveva davanti era un'opportunista, un egocentrico che li aveva sfruttati per i suoi porci comodi! Se Promstein voleva davvero conoscere meglio il cyborg, avrebbe testato i suoi sistemi personalmente… non sarebbe scappato.
    Come se rispondesse alla sua ira crescente e determinazione omicida, il corpo dell’automa cambiò, anche se di poco: sulla sua schiena, poco sopra e sotto le giunture delle ali, si aprirono quattro piccoli propulsori, che si attivarono in contemporanea ad altri dispositivi simili, nascosti sotto le creste delle sue gambe… l’automa avrebbe caricato. Attivato Tagliavento, Maxwell avrebbe eseguito uno scatto rapido e immediato in avanti, cercando di avvicinarsi il più rapidamente possibile a Promstein facendo stridere le punte degli artigli sul terreno, fortunatamente libero di alcun cavo in quel breve tratto, e allargando leggermente le braccia, preparandosi alla sua offensiva. Accettare una proposta del genere? Avrebbe preferito morire: era già scappato da un luogo in cui era stato usato come una cavia, non aveva alcuna intenzione di tornare in un posto simile! Forse le sue abilità di oratore non erano abbastanza, ma in quel caso avrebbe lasciato che fossero le sue azioni a parlare. Con lo scatto di cui sopra, infatti, avrebbe fatto in modo di ridurre a zero la distanza di due metri e mezzo che lo separava dallo scienziato, così da fargli sentire quanto potesse essere letale a corto raggio, giacché il suo corpo era stato progettato per eccellere in quel campo. Se questo fosse andato a buon fine, l’automa avrebbe cercato di frenare ulteriormente la sua avanzata puntando di più i propri artigli inferiori sul terreno, bloccando così il fronte dello scienziato e mettendosi in posizione per il suo attacco. Tuttavia, già quest’azione non sarebbe avvenuta senza conseguenze: il cyborg non si sarebbe mostrato gentile nei confronti dell’ex-committente, e quella carica avrebbe potuto benissimo travolgere il biondo, prendendolo in pieno volto con lo spuntone che proteggeva il suo petto, con buone possibilità di stordire il suo avversario. Allo stesso tempo, inoltre, Maxwell avrebbe cinto il proprio braccio destro intorno alla schiena di Promstein, afferrando la parte di camice che copriva l’area della scapola destra di quest’ultimo, in maniera tale da bloccargli una possibile ritirata e prepararlo all’attacco che sarebbe arrivato poco dopo. Tutto questo sarebbe avvenuto nel giro di pochi attimi, tutto grazie alla spinta immediata che gli concedeva la sua versione di Tagliavento, ma per un momento, lo scienziato avrebbe sentito chiaramente una singola parola, che proveniva dal simulatore vocale dell’automa.


    -Fottiti.

    Un sibilo, carico di rabbia, ira per essere stato usato, furia per aver trascinato con sé altre persone… frustrazione per aver concesso alla sua follia di offuscare il suo giudizio. Lo avrebbe dovuto capire sin dal principio, qualsiasi cosa legata al passato di quei “mondi” non poteva essere un affare pulito, la storia di quella piccola galassia sembrava riservare sorprese più oscure della guerra civile di Milart… e lui non poteva fidarsi di nessun buon samaritano. Tuttavia, per un istante, una singola domanda echeggiò nella mente di Maxwell: perché tutto quell’egocentrismo? Che cosa spingeva così tante persone a cercare il potere? Prima l’Heartless, ora Promstein, e forse anche qualche suo compagno di missione… cosa li spingeva ad attuare quella folle corsa agli armamenti?
    Purtroppo, non c’era tempo per rispondere a quella domanda, e quel pensiero avvenne nel sottofondo di un’azione ben più importante; quello sembrava essere il destino di ogni sua domanda, ma a quel punto poteva riversare la colpa solo su di sé. Mentre pronunciava quel singolo insulto, infatti, l’automa avrebbe caricato un colpo con la mancina ancora libera, e subito dopo, dandosi un’ulteriore spinta col Rock Crusher, Maxwell avrebbe fatto in modo di compiere un semplice colpo a mano tesa verso la base destra del costato di Promstein… aveva intenzione di sfruttare appieno gli artigli di Destroyer’s Heritage. Già con la sua forza e un buono slancio avevano perforato il cranio di un Nessuno, se ci si fosse aggiunto il colpo base della sua arte marziale, i risultati sarebbero stati ben peggiori. Ogni suo dito sarebbe stato in grado di perforare gli strati di vestiti e le carni dello scienziato, o almeno gli avrebbero causato una contusione abbastanza forte da fargli mancare il fiato: quello era lo scopo del Rock Crusher, concentrare la forza di un colpo in un unico punto, in quel caso tra la punta delle sue dita e le carni del suo bersaglio. Non sperava neanche di sconfiggerlo, anzi, quella tattica era nata dal suo puro istinto, dalla sua naturale predisposizione al combattimento, ma almeno sapeva che aveva alte possibilità di essere efficace. A quel punto non gli interessava cosa pensasse o volesse fare Virxan: in quel momento stava combattendo per la SUA sopravvivenza, sentiva chiaramente una minaccia per la sua libertà provenire da quella persona che, inizialmente, si era mostrata così gentile… e non voleva tornare a essere una cavia da laboratorio.

    -… Per questa volta, ti do ragione. Siamo un segreto militare, e dovremo stare lontani dai ferri di certi invasati.-

    Gli importava poco dei segreti, ma sentire che Siegfried supportava almeno in minima parte le sue azioni era quasi confortante. Quella era la terza volta che le sue emozioni prendevano il controllo, ma almeno questa volta era abbastanza lucido da sapere chi attaccava, e senza perdersi in una furia cieca: stava affrontando una brutta copia di tutte le sue vittime precedenti, e, per una volta, avrebbe ucciso volentieri una persona.


    Maxwell Blaze
    Condizioni fisiche: Illeso
    Condizioni mentali: Furioso, deciso a combattere
    Energia: 70%
    Equipaggiamento:

    -Dragon Arm R - Opaque reload: L'avambraccio destro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo. Il colore dell'avambraccio, in seguito ad una "operazione" ad opera di un moguri, è diventato leggermente più opaco rispetto all'altro, e la differenza è chiaramente visibile. Ma non è certo solo l'aspetto estetico ad essere cambiato, in seguito al lavoro dell'esperto incantatore. Finché infatti l'avambraccio rimarrà "attaccato" al corpo di Maxwell, questo gli trasmetterà costantemente energia, donandogli un aumento alle statistiche di battaglia; nello specifico, l'arma concede un bonus di 20 al parametro Corpo e un bonus di 10 al parametro Velocità. [Oggetto incantato, 30 AP]

    -Dragon Arm L: L'avambraccio sinistro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo.

    -Pettorali di tiglio: Non esattamente una corazza fatta col tiglio, ma il nome è puramente una citazione al fatto che il punto debole di Sigfrido era la parte della sua schiena su cui si era posata una foglia di tiglio. Questa placca pettorale, al contrario, è piuttosto spessa (almeno una decina di centimetri) e protegge il primo strato di corazza superficiale di Maxwell -che include una sorta di bocca di cannone al suo centro-, senza contare che diminuisce ovviamente il rischio che il suo cuore, attualmente adibito a generatore, venga colpito con eccessiva facilità. Questo è un pezzo di corazza unico, ma è stato progettato in modo che si possa "dividere" in due al centro, così da permettere di far fuoco con la suddetta bocca di cannone.

    -Spallacci Orientali: I due possenti paraspalla che proteggono le giunture superiori delle braccia di Maxwell, sono formati da un totale di tre strati dello stesso metallo che compone il corpo principale del cyborg ed hanno uno stile chiaramente orientale che combina bellezza estetica con efficacia. Grazie alla loro conformazione la parte più esterna di queste protezioni risultano di una resistenza poco sopra alla media, ma la maggior parte della massa di questo oggetto si trova fissata sulla spalla dell'ex-uomo, evitando così che le sue braccia finiscano fuori uso con un'eccessiva facilità per via di colpi alla giuntura attaccata al tronco del corpo.

    -Soul System non attivo.

    -Destroyer's Heritage
    E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, ed anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri ed il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi che per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di sette metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].

    Abilità:

    -Tagliavento: Hermes Rush [Abilità Fisica - Livello Medio]: Attivando alcuni piccoli propulsori posti agli angoli esterni della corazza delle scapole e sotto alla "cresta" della corazza del polpaccio, il corpo del cyborg subirà per un attimo una tremenda accellerazione, riuscendo a generare uno scatto di velocità impressionante. Come con ogni variante di Tagliavento, l'utilizzatore potrà coprire la distanza massima di 5 metri di metri senza alcuna rincorsa (distanza e velocità aumentabili a seconda dei valori di Destrezza e Velocità), e l'uso dei micro-propulsori rende semplicemente più facile attuare lo scatto. L'abilità prende il nome e il suo funzionamento dal predecessore di Siegfried più incentrato sul combattimento ad alta velocità, l'UN-45 "Hermes".

    -Rock Crusher [Abilità Fisica - Livello Basso]: Anche se il nome fa pensare a chissà quale colpo, questa abilità consente semplicemente di lanciare un qualsiasi colpo fisico (un pugno, un calcio, una testata ecc.) con una potenza del parametro Corpo aumentata di 30 punti. La vera particolarità di questa abilità, tuttavia, è che il colpo in questione verrà lanciato in una maniera tale da concentrare tutta la sua forza nel punto in cui l'avversario verrà colpito, causando danni decisamente maggiori di un colpo normale nel singolo punto in cui finirà l'attacco (per puro esempio, se Maxwell dovesse lanciare un pugno ad un muro di mattoni, potrebbe riuscire a causare un buco nel suddetto). Abilità istantanea.

    Statistiche:
    Corpo: 90
    Essenza: 70
    Mente: 60
    Concentrazione: 80
    Destrezza: 70
    Velocità: 75

    Riassunto: Subito dopo il discorso di Promstein, Maxwell attiva Tagliavento, dandosi una spinta immediata in avanti e caricando lo scienziato, cercando parzialmente di travolgerlo. Tuttavia, allo stesso tempo cerca di frenare il più possibile il proprio scatto, in modo da fermarsi a distanza zero col suo bersaglio, così da poterlo cingere e bloccare col braccio destro, mentre col sinistro effettua un affondo diretto al lato destro del costato del suo avversario con i propri artigli. Con questo attacco, combinato al potenziamento del Rock Crusher, cerca di ferire il più gravemente possibile il suo obiettivo.


    Nota: Come detto da MD, considero la distanza tra Maxwell e Promstein a seconda delle dimensioni che ci ha dato dell’arena:
    -Stanza di 10 metri
    -Promstein è al centro
    -Maxwell e Virxan sono a metà strada tra lui e l’uscita
    Il tutto porta a : 10mt/2/2=2.5 mt, e di conseguenza farò capo a queste distanze.

    Edited by AlexMockushin - 3/4/2014, 22:39
     
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    Il professore applaudì come un bambino di fronte alla vista del portone bianco aperto, senza indugi uscì dalla cabina dell’ascensore, balzando per la gioia. Esultò per qualche secondo, fermandosi solo per rimproverare, senza troppa convinzione il robottone. Sembrava proprio un bambino la mattina di Natale, un leggero sorriso increspò le labbra di Virxan al pensiero di come doveva essere stato Jeremiah da bambino. Chissà perché se lo immaginava con un cilindro sproporzionato in testa. Dopo un altro veloce applauso ed un inchino al Nessuno si diresse all’interno della stanza, verso il terminale appoggiato alla parete circolare. Con velocità impressionante le sue mani volteggiarono sulla tastiera, mentre ticchettii decisi e segnali di allarme provenivano dal computer. Non ci volle molto, circa trenta secondi. La barriera che circondava l’artefatto al centro della stanza si dissolse, mentre questo si andava ad appoggiare al piedistallo sottostante. Non era niente di speciale a prima vista: una semplice sfera di pochi centimetri di raggio, niente di più, niente di meno anche se non era che se ne intendesse molto di tecnologia o di artefatti magici. Con grande stupore di Virxan, considerando che poco prima, nell’ascensore, aveva tirato fuori dalla cassetta degli attrezzi un quantitativo tale di chiavi inglesi, bulloni e altri attrezzi da ferramenta capace di far impallidire la collezione di un meccanico, il professore estrasse una scatola da questa e, neanche avesse a che fare con un neonato in fasce, vi ripose l’artefatto, per poi rimettere il tutto in quella strana cassetta.
    -Devo ringraziarvi, ragazzi: siete stati veramente bravi e velocissimi a condurmi fin qui. Vi assicuro, quando ho visto arrivare la donna dell'Organizzazione, il mio cuore ha saltato un battito!-
    Era gratificante di sentire qualcuno che lo ringraziava per avergli salvato la vita, soprattutto considerando che per farlo aveva rischiato la propria svariate volte. Il sorrisetto ebete che aveva contraddistinto Jeremiah sino al momento si sciolse come neve al sole, in un lampo quell’idiota balbuziente del professore non c’era più, il suo posto preso da una versione più sicura di sé, quasi oscura, decisamente fuori luogo sul professore.
    -Voi non avete idea di quanto sia rivoluzionario un oggetto del genere. Dite un po', conoscete un luogo chiamato Castello dell'Oblio?-
    Chiese spalancando le braccia, le labbra ferme nella posizione della “o” finale della frase.
    -Si trova in un mondo nel sottile limbo tra il Regno della Luce e il Regno dell'Oscurità, ma non è questa la cosa importante. Quel luogo ha un potere misterioso, qualcosa che nessuno era ancora stato capace di replicare: dare forma tangibile ai ricordi.-
    Un brivido scese lungo la schiena del ragazzo, un luogo capace di dare forma tangibile ai ricordi ? No, come era possibile che esistesse un luogo così terribile, un qualcosa di così terrificante ? In un lampo si ritrovò a ricordarsi della fine della propria casa, la propria “morte”, quella dei suoi commilitoni. Sua sorella che gli artigliava il cuore. Un conato di vomito risalì la gola di Virxan. Non era possibile. Ignorando la reazione dei suoi compagni, il professore proseguì nella propria spiegazione.
    -Avrei preferito di gran lunga risolvere la situazione in fretta, senza coinvolgere estranei, ma non avevo pronosticato incantesimi capaci di repellere anche i più potenti Heartless e Nessuno, affrettarsi ad eliminare tutto il team di spedizione che si era avventurato qui appena hanno trovato questa sala è stato un errore da parte mia.-
    Cosa ? No, aveva capito male, il professore, Jeremiah, quell’uomo così piccolo, quasi insignificante, no, lui non poteva aver fatto ciò, non poteva aver ucciso delle persone innocenti. Ma, in fondo, perché avrebbe dovuto mentirgli ? Che senso avrebbe avuto dire ciò, ma questo, il fatto che Jeremiah potesse essere un Nessuno o un Heartless… No, non avrebbe avuto senso, forse era un po’ fuori, forse aveva colpito una roccia, o tutte le emozioni recenti lo avevano sovraeccitato, portandolo a dire cose senza senso. Sì, doveva essere così, non era possibile altro. Ma, allora perché non riusciva a convincersi, a stare tranquillo. Lui, il professore, non avrebbe mai potuto…
    -Vi assicuro, spacciarsi per una persona di cui non sapevo nulla come quel Jeremiah è stata una vera scocciatura, ma ora non devo più preoccuparmene, per lo meno. Oh, suppongo sia un buon momento per ripetere le presentazioni...- concluse allegro, come se niente di tutto ciò che avesse detto non fosse niente di strano. -Potete chiamarmi Promestein, senza “professore” o simili, non amo ostentare la mia sapienza.-
    Virxan era fermo, shoccato, congelato dalla rivelazione. Se tutto ciò che aveva detto era vero, allora la sfera sarebbe finita nelle mani di un pazzo, di un assassino senza scrupoli.
    -Virxan, ti ringrazio di tutto, il tuo lavoro è completato anche se, vista la situazione, non so se riceverai effettivamente un compenso. Tu invece, Maxwell... Potrei sbagliarmi, ma è praticamente da quando ti ho visto che ci penso... Quell'armatura, non so cosa sia ma mi sembra di averla già vista, da qualche parte... Ma in fondo, bando alla severità, la tua intera esistenza, ogni tua componente è affascinante. Mi piacerebbe davvero conoscerti meglio, che ne dici? Non penso che al nostro Castello ci sia molto da offrire, ma ti assicuro che farò del mio meglio per farti sentire a tuo agio.-
    Chi si credeva di essere, quel Promestein ?! Quale pazzo megalomane chiederebbe a qualcuno di diventare la propria cavia, soprattutto quando il suddetto pazzoide schizofrenico ha appena mostrato di non avere alcun rispetto per la vita ? Beh, in fondo di cosa si stupiva? Jeremiah, no, Promestein, era pazzo. Rabbioso, fremente di una furia che non sentiva da molto tempo, digrignò i denti: se tutto ciò che aveva detto era vero, se aveva veramente ucciso tutto il team di ricerca solo per ottenere quell’artefatto, se davvero esisteva questo “Castello dell’Oblio” e voleva fare esperimenti su Maxwell, allora non poteva assolutamente lasciare che si tenesse quella sfera. Maxwell lo precedette, di poco, ma lo precedette. Con uno stridore assordante di qualcosa che graffia contro la roccia scattò in avanti diretto all’ex-prof. Senza indugiare oltre anche il Nessuno si lanciò verso Promestein. Con poche, veloci falcate annullò la distanza tra loro. Aveva già estratto la lama e, al contrario di Maxwell, che puntava alla destra del folle, Ingwe puntò alla sinistra di questi, tentando di assestargli un bel colpo di taglio con la spada, all’incirca a metà del braccio dello scienziato. Se fosse andato tutto bene gli avrebbe reso inutilizzabile l’arto per molto tempo, ma indipendentemente dal risultato della sua azione, gli sarebbe andato dietro e avrebbe cercato di colpirlo una seconda volta, con un affondo verso la parte bassa della schiena, a destra, dove si dovrebbero trovare, più o meno, le reni.

    Potere Magico:
    100-[16-8]-[16-16]= 44

    Condizioni Fisiche: Taglio non molto profondo sulla parte sinistra del corpo. Ha perso una media quantità sangue.
    Condizioni Psicologiche: Arrabbiato, deluso, confuso.

    Statistiche:

    • Corpo: 50
    Punteggio iniziale (45), Energia ( ), Punti Quest (+5 ), Altro ( )
    • Essenza : 65
    Punteggio iniziale (55), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro (+10 )
    • Mente: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza: 40
    Punteggio iniziale (40), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità: 60
    Punteggio iniziale (60), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )

    -Note- Allora: Virxan attacca Promestein appena un secondo dopo Maxwell puntando prima al braccio sinistro, sopra il gomito, e poi verso la parte in basso a sinistra, dal punto di vista di Promestein, della schiena del prof. Non spende energie.
    A voi la tastiera ! ^^
     
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  5. misterious detective
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    Promestein non si era mai posto alcuna domanda. Etica, giustizia, moralità, nessuno dei valori condivisi dalle altre persone avevano mai rappresentato catene o paletti sufficientemente forti da frenare la sua sete di sapere. Non aveva un obiettivo o un desiderio, della conoscenza che accumulava giorno dopo giorno non esisteva in mente nessun utilizzo, assieme alla sua umanità aveva perso ogni obiettivo e desiderio per il futuro. Ricordava vagamente quali fossero stati i suoi inizi, ciò a cui aspirava non era altro che il bene, aveva tentato tutto ciò che era in suo potere per proteggere la gente con la sua arma più potente, il cervello. Di quei tempi, tuttavia, non era rimasto nulla, se non l'ombra estranea di sbiaditi ricordi; persino il Promestein di allora non esisteva più, era morto nel tempo e solo una parte di lui si era salvata: la mente.
    Il suo cuore si era svuotato di ogni sentimento, la sua sanità si era distorta, riarrangiata, e le figure distorte che riempivano il suo mondo gli sembravano più vere di quanto avesse mai visto prima.
    Sotto quella prospettiva, sentiva di essere molto più di un semplice scienziato: non c'era glorificazione personale sul suo cammino, non vi era orgoglio. Lui era un santo, un animo incompreso che aspirava a qualcosa di elevato, ad un mondo oltre l'orizzonte che le altre persone non riuscivano nemmeno a scorgere. Promestein amava il mondo in modo tutto suo, un amore perverso e dolcissimo: gli umani, gli Heartless e i Nessuno, Luce e Ombra, ogni cosa al mondo era stupenda, ogni cosa meritava di essere conosciuta; non conosceva altra dedizione, non altro modo di vivere.
    Era triste che i suoi compagni dell'Ordine non fossero in grado di vedere nulla di tutto ciò, ma la realtà che essi stavano plasmando erano il terreno perfetto per i suoi semi, che avrebbero attecchito per poi crescere rigogliosi ed invincibili. Era orgoglioso della sua vita, non avrebbe potuto chiedere nulla di più. Un rimpianto, però, per quanto piccolo lo possedeva: per quanto entusiasmo impiegasse, i suoi sentimenti non raggiungevano il cuore di nessuno.
    I suoi occhi attenti videro ogni cosa: l'espressione dura che si formò sul volto meccanico del cyborg, il fremito che percorse il suo corpo. In tutta la sua vita, lo scienziato non aveva fatto che osservare e osservare, aveva imparato a cogliere ogni dettaglio, a non lasciare un solo spiraglio nella sua attenzione che permettesse a qualcosa di importante di sfuggirgli. Non aveva fiducia in nessuno, ma le sue capacità non le avrebbe mai messe in discussione. Non c'era di certo modo che un'ostilità tanto raggiante non fosse elaborata dalla sua mente. In quell'esatto istante il suo sorriso crollò, le sue speranze per quella giornata che era sembrata perfetta si sgretolarono e il digrignare dei denti, i suoi denti, gli rimbombò nelle orecchie.
    Indietreggiò, portò la mano con cui ancora reggeva la scatola degli attrezzi a proteggere il suo volto. Sembrava tutto così lento, momenti infiniti in cui lo stupore che lo aveva interdetto si disciolse in rabbia, pervase le sue vene con una rapida e dolorosa osmosi, fino a cancellare ogni rispetto e fiducia che serbasse per quel traditore. Chiamò a sé l'Oscurità che ruggiva nel suo cuore, convogliò tutto il suo potere e schioccò le dita: prima ancora dell'artefatto o di Maxwell, la sua più grande preoccupazione era di difendere la sua vita.
    Sopraffatto da una gelida ira, assetato di giustizia e vendetta, Maxwell sferrò il primo, indiretto colpo: frenò il suo scatto, lo spuntone che aveva sul petto urtò contro il braccio, sollevato verso il mento. La spinta lo catapultò indietro, il professore barcollò per reggersi sulle sue gambe. Nemmeno sacrificare un braccio era stato sufficiente, il contraccolpo era stato tanto potente da danneggiarlo comunque, si era colpito con lo stesso arto che doveva difenderle e, per un breve momento, la sua mente confusa maledì la sua altezza: se solo non fosse stato tanto basso, il suo volto sarebbe stato senza dubbio al sicuro; forse avrebbe modificato il suo corpo a tal proposito.
    Scosse quei pensieri dalla sua mente in tempo per vedere come il suo piano, per quanto blando, gli avesse fatto dono del tempo di cui aveva bisogno: un nuovo corpo si era posto fra lui e Maxwell, una sua creatura aveva sacrificato se stessa per difenderlo. Un mostro peloso, retto sulle zampe posteriori, era comparso da un vortice di oscurità, subendo il secondo colpo che era diretto al suo padrone. Il braccio del cyborg lo attraversava, con un verso stridulo la bestia sputò grumi di sangue nero, lo stesso sangue che vischioso e gelido bagnava gli artigli del guerriero. Qualsiasi Heartless sarebbe stato adatto al ruolo, tutto ciò che importava era che subisse il colpo per conto suo. Non aveva alcuna importanza, erano merce di cui poteva disfarsi senza il minimo ripensamento: non aveva più altra utilità per quelle macchine, e di esseri come loro poteva crearne a decine; il suo cervello, invece... Quello era qualcosa che l'Ordine, gli Heartless, il mondo intero non potevano permettersi di perdere.
    L'Earth Runner strinse i suoi artigli attorno al braccio del cyborg. La sua vita stava già terminando, il suo corpo si polverizzava e svaniva nel vento, ma Promestein non chiedeva che un secondo, un istante di più.
    Virxan scattò in avanti, passò attorno al suo compagno e sfoderò la spada. Lo scienziato digrignò i denti, continuò ad indietreggiare, instabile sulle sue gambe, ed imprecò verso quegli dei in cui non credeva. Schioccò ancora le dita, ma questa volta i suoi occhi seppero, i suoi sensi capirono che il Nessuno non sarebbe stato di nuovo troppo veloce.
    La spada del nemico tintinnò dura, come metallo contro il metallo, ed un corpo estraneo la respinse violentemente. Un mostro enorme era comparso tra di loro, una bestia orribile si era schierata al fianco dello scienziato e levò le sue braccia all'aria, lanciando sul mondo intero un grido straziato.
    Assomigliava ad uno scorpione, la sua coda era conficcata nel terreno per sorreggerlo, insieme ad una coppia di coriacee e spesse gambe. La lama del guerriero si scontrò con una di esse, come due spadaccini che si scontravano, le loro armi in lotta una contro l'altra. L'ombra agitò l'arto e, complice la sua forza sovraumana, vinse senza difficoltà lo scontro, deviando verso l'alto la spada del suo nemico. A quel punto, la creatura avrebbe mosso ancora il suo arto in un largo fendente orizzontale, nel tentativo di spazzare a terra entrambi gli avversari, menando il colpo all'altezza della loro vita.
    -Davvero siete tanto stupidi?- gridò furente Promestein, ed indietreggiò ancora, lontano dal campo di battaglia, verso il computer che, dall'altra parte della stanza, era in quel momento il luogo più sicuro in cui poteva rifugiarsi. -Non riuscite a capire l'importanza di quanto sto facendo?-
    Spalancò le braccia, ancora incredulo, gesticolò come un ossesso, anche se sapeva che i suoi sentimenti non avrebbero mai raggiunto i suoi rivali, anche se sapeva che la sua lotta per la conoscenza era una guerra solitaria. -Solo gli stupidi ragionano in termini di bene e male, Luce e Oscurità. Io non agisco per solo per l'Ordine, la mia ricerca guarda più in là, verso l'umanità intera. La saggezza è ciò che ci distingue dalle bestie e io non ho intenzione di restare schiavo dell'ignoranza. Ma è troppo tardi per i negoziati...-
    Sospirò, strinse i pugni abbandonati lungo i fianchi, alzò lo sguardo verso i suoi nemici e li fissò gelidi, senza alcun rimorso o dispiacere. -Voglio risposte ad ogni mia domanda e me le prenderò con la for...-
    Un ruggito potentissimo. Il rombo di mille tuoni. Il terreno tremò, Promestein cadde a terra sulle braccia e gridò spaventato, mentre cercava impacciato di mantenere l'equilibrio. Soffitto e pareti si creparono, pezzi di intonaco piovvero come leggera neve. Durò il tutto qualche secondo, poi un gorgoglio risuonò lungo dalle profondità della caverna.
    -Dannazione, era questo il suo piano! Maledetta Nessuno...-
    Lo scienziato si morse il labbro, premette con forza finché non sbiancò completamente. Batté un piede a terra ed imprecò ancora. Non c'era alcun dubbio, il pavimento continuava a muoversi instabile e lentamente, solo una potente bomba poteva aver causato un frastuono del genere. Come aveva supposto, fin dal primo momento all'Organizzazione non interessava l'artefatto: probabilmente, essendo stata in passato composta dagli stessi defunti allievi di Ansem, possedevano più informazioni sulla sfera di quante non ne avesse Promestein. Se recuperarlo non era il loro obiettivo, allora la presenza di uno di loro in quel luogo significava solo una cosa: volevano farlo scomparire per sempre, assieme a loro.
    -I piani sono cambiati, a quanto pare.- Sentenziò il professore, incrociando le braccia al petto. -Lo avete sentito quello? È solo il preludio di quanto succederà a breve. Presto l'intera grotta andrà a pezzi, si chiuderà su se stessa e ci divorerà, dal primo all'ultimo. A voi la scelta, se andarvene via con me attraverso un varco oscuro, oppure se morire sepolti qua. I tuoi cocci, Maxwell, posso sempre tornare a raccoglierli più tardi.-
    Questa volta era pronto, aveva cercato di allontanarsi quanto possibile e mettere distanza tra lui, le sue creature e i nemici che attentavano alla sua vita. Quella era l'unica condizione che gli serviva, il solo elemento di cui aveva bisogno per ottenere la vittoria, perché ogni nemico possedeva un limite insormontabile: era una sola persona, mentre Promestein disponeva in ogni momento di una vera e propria armata.

    Stato Fisico: lieve botta alla testa, grosso livido al braccio che gli provoca un discreto dolore quando lo muove
    Stato Mentale: adirato e deciso, pronto a rispondere a qualsiasi sviluppo prenda la faccenda
    MP: 100 - 4 - 16 = 80

    Tecniche usate:
    Evocazioni

    Earth Runner (click per img)
    <blockquote>Heartless modificato geneticamente tramite al potere magico e agli esperimenti di Promestein. La cavia usata come base per produrre quest'essere è un Powerwild, tipico Heartless Emblema dalle sembianze scimmiesche. In questa forma il suo corpo si è allungato, acquistando una postura totalmente eretta che rende superfluo l'uso delle zampe posteriori per correre, come invece non era per il suo predecessore. La sua pelliccia si è quasi totalmente schiarita, diventando di un colore terra bruciata. Solo parte delle sue braccia, dal gomito alle dita, è diventata di un nero scuro quanto la pece, così come la parte di coda che precede la punta bianca, le orecchie e il viso. Su quest'ultimo è visibile solamente un occhio, mentre l'altro è bendato da dei cerotti a forma di X, segno che l'esperimento non si è rivelato completamente perfetto. L'occhio che gli è rimasto, una inquietante e luminosa sfera dorata, come un piccolo sole nella notte, è più che sufficiente a dargli un'ottima vista capace di sostenere i suoi riflessi animaleschi. Il suo corpo è sproporzionato, con arti lunghi e busto molto ristretto; le braccia soprattutto diventano enormi, con artigli larghi oltre la decina di centimetri e lunghi anche 30. La coda a sua volta si è inspessita diventando una lama argentata e grezza, come un ulteriore artiglio, che ha perso la sua affilatura con il tempo, ma comunque letale. Questa orrenda creatura, riconoscibile come Heartless grazie al loro simbolo tatuato sul petto, sfrutta primariamente la sua elevata velocità per sopraffare le sue vittime, attaccandole spesso in gruppo e puntando a sfinirle il più in fretta possibile. La loro intelligenza estremamente limitata è il loro maggiore punto debole, facile da sfruttare per volgere a loro sfavore le sorti di un combattimento.

    Equipaggiamento: Armi "Naturali" - Questi Heartless dalle capacità limitate, primo prototipo prodotto da Promestein mentre questi tentava di comprendere in che modo influenzare l'organismo degli Heartless, sono dotati unicamente di versioni potenziate delle armi che già madre Natura aveva fatto loro dono. I loro artigli sono potenti armi capace di graffiare e lacerare la carne, larghi una decina di centimetri e lunghi anche 30 l'uno. La coda, invece, è molto più sottile, simile per certi versi ad una piccola scimitarra, lunga 40cm

    Corpo: 50 | Essenza: 20 | Mente: 10 | Velocità : 150 | Destrezza: 60



    Mörderpion (click per img)
    Potente Heartless nato da un'evoluzione artificiale di un semplice Scorpion Pot ad opera del grande scienziato dell'Ordine Promestein. Il primo passo che ha portato alla sua nascita è stato separare l'aracnide ai vasi ai quali era legato. Mantenerlo in vita in quella fase è stata la sfida più difficile, ma un paio di tentativi avevano già portato i primi successi; da quel momento sono iniziati i lavori che hanno dato frutto al mostro che si può ora ammirare. Una creatura alta all'incirca tre metri, il cui esoscheletro è tinto solo di blu notte e rosso sangue.
    Purtroppo, l'Heartless ha perso molte delle sue gambe e degli arti atrofizzatisi non sono rimaste che due gambe a sorreggerlo, aiutate dalla coda rivolta verso in basso che funge da perno. Ora due zampe sono divenute pericolose braccia, costituite da un doppio strato di esoscheletro a renderle più resistenti e potenti e che terminano con orripilanti fauci aguzze e tre artigli scarlatti. Bocche e zanne sono disseminate in tutto il suo corpo, davanti all'addome e sullo stomaco, una gigantesca si trova sul petto e, ovviamente, quella in fondo al suo muso, appena sotto due coppie di occhietti giallo/verdognoli, illuminati di luce smeraldina e inquietante. Le sue spalle e la sua schiena sono ricoperti da spuntoni scarlatti, altamente dannosi. I vanti di questo mostro sono la sua forza bestiale e l'incredibile resistenza dell'esoscheletro, che lo rendono un avversario estremamente temibile non solo ai guerrieri avventati, ma anche agli avventurieri più temperati, complice il pericoloso veleno che scorre dentro di lui e la furia cieca che muove ogni suo colpo.

    Equipaggiamento: Rachen des Ungeheuers - Nemmeno questa creatura possiede vere e proprie armi personali, ma si affida a quelle che Promestein ha creato sul suo corpo, rendendolo decine di volte più potente di un normale Scorpion Pot. I suoi arti sono tanto forti da poter fronteggiare qualsiasi lama, come ferro possono resistere ai colpi senza venire spezzati. I suoi artigli, lunghi 10cm l'uno, si possono piegare come dita umane e fermare i colpi inferti alle sue mani, così come le fauci possono dispiegarsi e chiudersi, divorando tutto ciò che incontrano.

    Exoskelett - Il suo corpo intero è formato dell'esoscheletro proprio degli insetti e, indurito artificialmente con uno strato di carbonio e resistenti metalli. Ad esclusione dell'intero delle sue numerose bocche e del suo stomaco, non vi è quindi nessuna parte del corpo che non ne sia ricoperta ed essa lo protegge come un'armatura di ferro, vanificando gli attacchi fisici più deboli.

    Abilità

    Erosion
    Questo Heartless non possiede vere e proprie tecniche, facendo esso affidamento unicamente sulla sua forza bruta, ma senza il potere di controllarlo, essendo uno scorpione, secerne continuamente veleno da diverse parti del corpo, ovvero gli artigli e le varie bocche. Il veleno è estremamente potente e la quantità sufficiente ad infettare la vittima è bassissima, quasi nulla. Di conseguenza qualsiasi ferita, per quanto irrilevante, infliggerà oltre al danno lo status veleno alla vittima, a meno che questo non ne sia difeso naturalmente attraverso qualche particolare abilità. Ogni esemplare è dotato di un veleno la cui composizione è differente, ma al tempo stesso per far sì che lo stesso Mörderpion non ne rimanga vittima non è stato possibile renderlo mortale è complesso. Di conseguenza, un esemplare potrà infliggere lo status veleno ad ogni vittima una sola volta, perché all'esaurirsi del suo effetto l'individuo avrà prodotto anticorpi in grado di resistere ad una seconda infezione. [Abilità Passiva a consumo normale]

    Corpo: 160 | Essenza: 60 | Mente: 30 | Velocità : 40 | Destrezza: 40





    Note: Solo due cose veloci da dire. Prima di tutto, la bomba che voleva piazzare Xophiab è esplosa. So che Frenz nella sua quest non ha ancora compiuto ufficialmente questa azione, ma secondo il numero di post che sono stati fatti, questo è il momento esatto in cui sarebbe dovuto accadere. Da questo momento, avete 5 turni di tempo prima che la caverna crolli, mentre per uscirne è sufficiente un turno (in altre parole, dovrete sconfiggere Promestein in quattro turni o, in alternativa, riuscire a fuggire. Se scegliete la seconda, considerate di poter fuggire senza essere raggiunti dal momento in cui riuscite a lasciare l'anticamera della stanza in cui vi trovate adesso (il salone bianco dove ci eravamo ritrovati, insomma, un giro di post fa xD ). La seconda cosa... Nell'abilità passiva del Morderpion c'è un refuso, dato che parla di "status veleno", deve appartenere ad un vecchio regolamento. Provvederò quanto prima a correggerlo, comunque consideratelo come un veleno che ha come effetto di indebolire il fisico, rendendo il corpo più difficile da muovere, tutto qua.
    Non credo di avere altro da aggiungere (se non magari, giusto per chiarezza, ho fatto in modo che Promestein riuscisse a reagire perché, con il suo 100 in concentrazione, riesce a tenersi al passo, a livello percettivo, con Maxwell e ad evocare un suo mostro prima di subire il danno peggiore, ma ho lasciato che subisse qualche danno perché comunque non era in grado di ritrarsi altrettanto velocemente e far sbucare istantaneamente l'evocazione mi sembrava un pelo esagerato.
    A voi la parola ^^
     
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    Rabbia. Quella era l’unica emozione presente nella mente dell’automa in quegli attimi, una furia fredda, potente, che concentrava le sue forze in un unico obiettivo: fermare Promstein. Non aveva idea di COSA facesse quella sfera, ma se un individuo dello stesso stampo di quell’Heartless che aveva incontrato nella balena lo desiderava, di sicuro non era niente di buono. Lo scienziato aveva menzionato qualcosa a proposito della materializzazione dei ricordi o qualche stronzata simile, ma a Maxwell poco importava: era stato ingannato, lui e altre persone erano stati usati come delle pedine nel piano di un opportunista, e questa era una delle cose che non poteva perdonare. Aveva già sopportato sette anni di abusi e di manipolazioni, senza che potesse fare nulla per affrontarlo o fermarlo, non avrebbe lasciato che anche Promstein la passasse liscia!
    Purtroppo, il suo primo colpo non andò a segno: l’automa riuscì effettivamente a travolgere il suo ex-committente col proprio corpo, ma i suoi artigli affondarono in una carne decisamente diversa da quella del professore. Il suo senso del tatto non era al pari di un umano, questo non lo negava, ma i suoi “nervi” riuscivano comunque ad avvertire la sottile differenza tra strati di stoffa e pelo, giacché il suo bersaglio sembrava essere diventato una specie di grossa scimmia, probabilmente una delle cavie precedenti del professore. Se quello doveva essere il suo destino, allora aveva trovato un ulteriore motivo per non seguire quell’esaltato, oltre al semplice fatto che avrebbe fatto di tutto per assicurarsi che Promstein non uscisse da quella caverna. Non aveva intenzione di diventare un'unità da sacrificare da un momento all'altro, e soprattutto non aveva intenzione di lasciare che le informazioni contenute nei database di Siegfried finissero in mano a un folle!

    -... Moccioso... tu...-

    La difesa dello scienziato, tuttavia, non fece che accrescere la rabbia dell’automa, e nel momento in cui quella creatura strinse i propri artigli intorno alla sua mancina, il cyborg affondò ulteriormente quelle appendici nelle carni della bestia, adirato più per il proprio fallimento che per l’interferenza di quell’essere, ma non era finita lì. Fortunatamente, Virxan sembrava condividere la sua indignazione, ma il suo attacco contro lo scienziato non andò a termine, giacché un’altra creatura agli ordini di Promstein, una specie di aracnide, bloccò il suo fendente, dando al loro avversario abbastanza tempo per allontanarsi temporaneamente dal centro della zona di combattimento. Quello scorpione troppo cresciuto, intanto, cercò di menare una zampata all’altezza della vita dei suoi avversari, ma quel colpo non sarebbe andato pienamente a segno… almeno, non nel caso di Maxwell. Per una volta, la sua furia non gli annebbiava la mente, quando il rumore causato dal cozzare tra l’arma di Virxan e le “braccia” di quella creatura giunse ai suoi sensori uditivi, l’attenzione del cyborg passò sulla bestia più pericolosa e, soprattutto, viva… ma non se ne poteva occupare al momento. Gli piangeva il cuore a doverlo fare, ma per questa volta l’automa avrebbe ignorato la sicurezza del suo compare, sperando che fosse abbastanza fortunato o agile per schivare quel colpo, mentre lui avrebbe fatto altrettanto. Infatti, l’ex-uomo sarebbe indietreggiato di circa mezzo metro, lasciando che i propri artigli scivolassero fuori dalle carni della sua vittima e facendo finire quest’ultima nella traiettoria delle zampe dello scorpione gigante: con un po’ di fortuna, questa mossa avrebbe anche ridotto la velocità dell’attacco, dando al giovane Nessuno più tempo per schivare.
    Tuttavia, l’azione dell’automa non era ancora terminata, non si sarebbe fermato così facilmente. Sapeva bene che quella creatura poteva ancora combattere, attaccarlo mentre lui si occupava del suo vero obiettivo, ma avrebbe fatto in modo che questo non fosse così facile. Infatti, nel momento in cui l’aracnide terminò il proprio attacco, Maxwell avrebbe lanciato un potente grido di rabbia al cielo, aprendo le proprie braccia verso l’esterno…


    -RRRRRRRRAAAAAAAAAAAAH!!!

    … Un verso animalesco, a metà tra un urlo e un ruggito, che fu solo il preludio della sua mossa, poiché, assieme a questo sfogo vocale, l’automa rilasciò anche una potente ondata di energia lucente, che si sarebbe espansa verso l’esterno. Con tale attacco, l’ex-uomo desiderava investire la creatura evocata da Promstein, travolgendola e sfruttando il momento successivo a una spazzata del genere, quando l’equilibrio poteva essere precario, per farlo cadere sul fianco sinistro o rendergli comunque difficile inseguirlo nella mossa successiva. D’altronde, quello scorpione troppo cresciuto era a circa due metri da Maxwell, e se un colpo del genere fosse andato a segno, sarebbe stato investito per due metri buoni da un’onda di luce bruciante, e per quanto fosse corazzato, le possibilità di subire scottature o altre ferite erano alte, e se fosse stato abbastanza fortunato, l’automa avrebbe avuto campo libero per il suo prossimo attacco. Infine, se tutto andava per il meglio, Virxan sarebbe stato investito a sua volta da quella cupola di luce azzurra, che si sarebbe espansa per quattro metri di raggio dal cyborg, vedendo così le sue ferite minori curarsi.
    Se doveva essere sincero, tuttavia, era stato molto fortunato: non aveva mai sperimentato quella mossa, e Siegfried lo aveva avvertito del metodo pericoloso con cui veniva eseguito, uno dei prototipi precedenti a loro era stato distrutto dall’interno dalla sua stessa forza, ma a lui non accadde, anzi! Era da quando aveva mancato il suo primo assalto a Promstein che l’energia per quell’attacco si era raccolta nel suo generatore, era stata la rabbia a dargli la forza di lanciare così prontamente quell’onda, ma, al contempo, quell’emozione stava scatenando un certo effetto collaterale. Normalmente lui si controllava in battaglia, cercava di tenere sotto controllo sia le sue emozioni sia la sua forza, di risparmiare energie, ma in quel momento di furia non stava risparmiando colpi… e la corazza reagì a questo evento. Infatti, Destroyer’s Heritage stava cominciando a emettere una strana aura violacea, simile a quella da cui era avvolta nella sua forma precedente, e il suo occhio sinistro cominciò a tingersi di rosso: qualcosa all’interno dell’armatura si era risvegliato, e sembrava inebriarsi della rabbia incontenibile dell’automa. Promstein poteva aver riconosciuto la natura di quell'artefatto, ma non aveva idea di quanto fosse cambiato dopo essere venuto a contatto con Maxwell...
    Tuttavia, questi eventi si persero, insieme al boato causato dalla sua tecnica, in un sinistro rumore che sembrava presagire il crollo della grotta. Ormai riconosceva quel rumore, aveva sentito tante, troppe frane e valanghe durante i suoi allenamenti sui monti vicino alla capitale, e ormai riconosceva il rumore di un collasso... ma cosa lo aveva causato? La risposta arrivò nella sua mente come un lampo: la donna col cappotto. Dopo tutto ciò che era successo, Maxwell si era totalmente dimenticato di lei, ma qualcosa gli diceva che quel rumore era opera sua… e questo significava che non aveva tempo da perdere. Non sapeva quanto aveva a disposizione, ma doveva cercare di fare tutto il possibile per evitare che, ancora una volta, le sue azioni nuocessero agli altri. Lo scorpione ci avrebbe messo qualche attimo a tornare in piedi, probabilmente, e se Virxan lo teneva occupato, l’automa poteva anche riuscire ad attuare una piccola scommessa. Mentre Promstein si struggeva sull’accaduto, dicendo qualcosa a proposito di come potevano scappare con lui o venire sepolti, Maxwell si sarebbe voltato verso lo scienziato, estendendo di scatto le sue ali all’indietro e dandosi una spinta improvvisa con Tagliavento, prendendo letteralmente il volo verso il suo bersaglio. Le appendici demoniache della sua armatura erano completamente estese dietro la sua schiena, come se si fosse appena dato una spinta in avanti durante il volo, ma il cyborg aveva usato l’energia dello scatto per compensare a un movimento impossibile da attuare in quello spazio angusto… e ora il suo avversario doveva vedersela con un missile da tre quintali, sparato nella sua direzione. Difatti, l’ex-uomo avrebbe fatto in modo di superare rapidamente la creatura evocata da Promstein, tenendo i piedi sollevati dal terreno mentre le sue ali rilasciavano copiose quantità di energia violacea, e si apprestava a prendere in pieno il suo bersaglio. Forse lo scienziato credeva che il cyborg non fosse abbastanza folle da attuare un attacco del genere, ma gli occhi di Maxwell avevano notato un certo particolare… ossia che il suo avversario si era incastrato tra una roccia e un posto duro. Infatti, l’uomo di scienza si era sistemato tra il computer e il piedistallo su cui si trovava l’artefatto, e viste le dimensioni ridotte di quella camera, il suo bersaglio non aveva scampo: se avesse cercato di schivare all’indietro o in avanti, si sarebbe limitato, rispettivamente, a ritardare o anticipare l’impatto. Inoltre, durante la sua carica, l’ex-uomo avrebbe tenuto ambo le braccia aperte, in maniera tale da cercare di afferrare Promstein all’altezza delle spalle non appena si fosse trovato abbastanza vicino a quest’ultimo, in modo da bloccarlo e spingerlo ulteriormente contro il muro o qualsiasi superficie avesse alle spalle. Se tutto fosse andato bene, il suo ex-committente si sarebbe sicuramente rotto qualche osso, preferibilmente una spalla, e l’automa era quasi certo che un individuo mingherlino come lo scienziato non avrebbe resistito per molto a un’altra contusione come quella ricevuta in precedenza, specialmente poiché, questa volta, lo scatto che Maxwell aveva attuato non prevedeva fermate. Destroyer’s Heritage avrebbe bloccato qualsiasi danno fisico comune, e l’unica azione che poteva somigliare a una “frenata” sarebbe stata l’espansione delle ali della corazza, azione che l’automa avrebbe cercato di attuare appena avesse raggiunto una distanza di circa due metri dal suo bersaglio. Una mossa del genere non avrebbe frenato una carica di quella portata, tutt’altro, ma sarebbe servita a intrappolare ulteriormente Promstein in quell’alcova che considerava tanto sicura. Purtroppo, Maxwell non poteva andare avanti a lungo: la rabbia gli stava facendo sentire meno la fatica, certo, ma era conscio che l’attivazione consecutiva di tutti quei sistemi avrebbe assorbito lentamente le sue forze… se con quell’attacco non fosse riuscito almeno a far perdere la presa dello scienziato sulla sua valigetta, molto probabilmente di lui non sarebbero rimasti neanche i cocci che quell’individuo desiderava tanto.


    Maxwell Blaze
    Condizioni fisiche: Illeso
    Condizioni mentali: Furioso, deciso a combattere
    Energia: 34%
    Equipaggiamento:

    -Dragon Arm R - Opaque reload: L'avambraccio destro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo. Il colore dell'avambraccio, in seguito ad una "operazione" ad opera di un moguri, è diventato leggermente più opaco rispetto all'altro, e la differenza è chiaramente visibile. Ma non è certo solo l'aspetto estetico ad essere cambiato, in seguito al lavoro dell'esperto incantatore. Finché infatti l'avambraccio rimarrà "attaccato" al corpo di Maxwell, questo gli trasmetterà costantemente energia, donandogli un aumento alle statistiche di battaglia; nello specifico, l'arma concede un bonus di 20 al parametro Corpo e un bonus di 10 al parametro Velocità. [Oggetto incantato, 30 AP]

    -Dragon Arm L: L'avambraccio sinistro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo.

    -Pettorali di tiglio: Non esattamente una corazza fatta col tiglio, ma il nome è puramente una citazione al fatto che il punto debole di Sigfrido era la parte della sua schiena su cui si era posata una foglia di tiglio. Questa placca pettorale, al contrario, è piuttosto spessa (almeno una decina di centimetri) e protegge il primo strato di corazza superficiale di Maxwell -che include una sorta di bocca di cannone al suo centro-, senza contare che diminuisce ovviamente il rischio che il suo cuore, attualmente adibito a generatore, venga colpito con eccessiva facilità. Questo è un pezzo di corazza unico, ma è stato progettato in modo che si possa "dividere" in due al centro, così da permettere di far fuoco con la suddetta bocca di cannone.

    -Spallacci Orientali: I due possenti paraspalla che proteggono le giunture superiori delle braccia di Maxwell, sono formati da un totale di tre strati dello stesso metallo che compone il corpo principale del cyborg ed hanno uno stile chiaramente orientale che combina bellezza estetica con efficacia. Grazie alla loro conformazione la parte più esterna di queste protezioni risultano di una resistenza poco sopra alla media, ma la maggior parte della massa di questo oggetto si trova fissata sulla spalla dell'ex-uomo, evitando così che le sue braccia finiscano fuori uso con un'eccessiva facilità per via di colpi alla giuntura attaccata al tronco del corpo.

    -Soul System non attivo.

    -Destroyer's Heritage
    E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, ed anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri ed il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi che per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di sette metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].

    Abilità:

    -Tagliavento: Hermes Rush [Abilità Fisica - Livello Medio]: Attivando alcuni piccoli propulsori posti agli angoli esterni della corazza delle scapole e sotto alla "cresta" della corazza del polpaccio, il corpo del cyborg subirà per un attimo una tremenda accellerazione, riuscendo a generare uno scatto di velocità impressionante. Come con ogni variante di Tagliavento, l'utilizzatore potrà coprire la distanza massima di 5 metri di metri senza alcuna rincorsa (distanza e velocità aumentabili a seconda dei valori di Destrezza e Velocità), e l'uso dei micro-propulsori rende semplicemente più facile attuare lo scatto. L'abilità prende il nome e il suo funzionamento dal predecessore di Siegfried più incentrato sul combattimento ad alta velocità, l'UN-45 "Hermes".

    -Ondata di Luce: Lance Burst [Abilità Magica - Livello Alto]: Forse una delle versioni personali di una razziale che Maxwell e Siegfried hanno mai sviluppato, almeno dal punto di vista del funzionamento. Usando come base i dati di un'arma installata nell'UN-42 "Lancelot", l'automa caricherà il suo generatore di energia magica di elemento Luce, facendola aumentare per qualche attimo per poi rilasciarla con violenza, causando un'esplosione lucente di forma sferica avente un raggio di quattro metri (a terra prenderà una forma a cupola). Questo causerà danni Magici da scottatura di livello Medio, e respingerà tutti i bersagli presenti nella gittata del colpo, cosa che, tuttavia, non accadrà agli individui riconosciuti come alleati dall'automa. Infatti, le persone che si trovano nella gittata dell'abilità quando l'onda viene rilasciata, e ne verranno quindi investiti, vedranno le loro ferite Basse rigenerarsi. Questo livello di controllo è possibile sia grazie al generatore più avanzato, sia all'elevato controllo che l'automa ha della sua energia interiore, fattori che gli impediscono di subire lo stesso destino dell'UN-42.

    Statistiche:
    Corpo: 90
    Essenza: 70
    Mente: 60
    Concentrazione: 80
    Destrezza: 70
    Velocità: 75

    Riassunto: Maxwell affonda gli artigli nelle carni dell’Earth Runner, ma quando l’altra creatura evocata da Promstein cerca di effettuare una spazzata col braccio sinistro, l’automa lo schiva scattando all’indietro e lasciando che sia la carcassa della sua vittima precedente a venire colpita. Subito dopo, decide di scatenare un’Ondata di Luce per travolgere, respingere e danneggiare la creatura evocata, e segue l’attacco con un ulteriore scatto di Tagliavento verso Promstein, cercando di travolgerlo col proprio corpo e di causargli danni da impatto.


    Note: Ok, se non riesco almeno a far cadere a Promstein la valigetta, credo che mi sentiranno fino in Australia. Con questa mossa mi basterebbe semplicemente stordire il prof abbastanza da fargli perdere la presa sulla sua cassetta degli attrezzi, così che io la possa requisire e svignarmela, così da impedirgli almeno di usare l’artefatto per i suoi scopi. Spero sia un compromesso accettabile, visto che non è una mossa che rischierebbe di uccidere il prof, disturbando così l’ordine degli eventi di Sipario d’Ombra. In ogni caso, il mio piano qui è mandare lo scorpione in fin di vita, SENZA ucciderlo, così che Promstein non possa fermare il mio attacco con un’altra creatura evocata a causa del limite di una creatura viva in battaglia. Chiedo scusa per il riassunto poco “esauriente”, ma non posso riassumere in breve questa mossa >_>”
    Ultima nota di colore: gli effetti presenti su Destroyer’s Heritage sono puramente scenici, giusto per mostrare che Maxwell è così dannatamente arrabbiato che l’Oscurità sopita nella corazza sta reagendo.
    Edit: Ho solo aggiunto una OST e alcuni punti scritti puramente "estetici".

    Edited by AlexMockushin - 12/4/2014, 14:11
     
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    Non ebbe modo di formulare un pensiero preciso quando dal nulla di fronte a lui comparve quel mostro. Un enorme scorpione, o almeno era questo ciò che sembrava. La sua spada coazzò contro l’esoscheletro della creatura. Scintille esplosero al contatto tra la lama del Nessuno e la corazza dell’abominio, mentre un suono stridulo accompagnava lo scivolare della spada sul corpo di questo. Sembrava che apparentemente lo scorpione non avesse risentito minimamente dell’attacco del ragazzo. Velocemente la spada del ragazzo fu respinta mentre un urlo straziante, inumano fuoriusciva dalla moltitudine di bocche disseminate sul corpo di quel povero essere. Sperando nella propria velocità e nel fatto che il mostro non fosse abbastanza rapido, Virxan tentò di colpire una delle zampe su cui questo, malfermo, si appoggiava. Tuttavia, nonostante avesse messo tutta la propria forza in quel secondo colpo, quella bestia, frutto di una mente malsana, riuscì a deviare la lama con semplicità, deviandola verso l’alto. Il resto non si fece attendere. Lo scatto dell’artiglio fu improvviso, ma Maxwell fu più rapido. Con un gesto secco estrasse i propri artigli dalla creatura precedentemente evocata dal prof per proteggersi, uno scudo umano, niente di più niente di meno, e lo gettò nel mezzo della traiettoria dell’arto del mostro, rallentandolo e riuscendo a schivare così l’attacco, anche Virxan, mentre brandelli di carne e gocce di sangue nero si spargevano attorno a lui ed al suo compagno, tentò di schivare l’arto, parzialmente riuscendoci: infatti il braccio del mostro non colpì in pieno il Nessuno, un leggero taglio, niente di preoccupante, fu tutto ciò che ricevette da lui. Ma non era quella creatura a preoccuparlo, ma il prof, o Promestein. Se non aveva capito male era lui che comandava quelle creature. Un senso di rabbia, anche se fittizia invase il corpo del giovane: come si permetteva, come poteva quel pazzo utilizzare come scudo degli esseri viventi ? Che razza di mostro era ?! Un urlo bestiale provenne dalla destra del giovane, distogliendolo dai suoi pensieri. Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi che un’ondata di luce lo investì. Allarmato, credendo che fosse un attacco dello scienziato pazzo tentò di coprirsi il capo con le braccia, ma capì quasi immediatamente che non ce n’era bisogno: fu come se la sua pelle venisse accarezzata da un vento caldo. Un leggero formicolio fu l’unica cosa che lo avvertì che la ferita causata dall’evocazione di Promestein era svanita. Era durato il tutto poco più di un attimo, un attimo di pace nel mezzo di quella battaglia.
    -Davvero siete tanto stupidi?- gridò furente Promestein mentre indietreggiava verso il lato opposto della stanza, cercando di allontanarsi dal centro dello scontro. -Non riuscite a capire l'importanza di quanto sto facendo?-
    No, non riusciva a capire… Come poteva essere comprensibile: li aveva sfruttati solo per ottenere quello strano oggetto. Era un pazzo, in grado di evocare, di richiamare a sé dei mostri, degli abomini della natura. Come poteva essere comprensibile una cosa così ?
    - Solo gli stupidi ragionano in termini di bene e male, Luce e Oscurità. Io non agisco per solo per l'Ordine, la mia ricerca guarda più in là, verso l'umanità intera. La saggezza è ciò che ci distingue dalle bestie e io non ho intenzione di restare schiavo dell'ignoranza. Ma è troppo tardi per i negoziati... Voglio risposte ad ogni mia domanda e me le prenderò con la for...- Continuò gesticolando come un ossesso, come il pazzo che era.
    Come può qualcuno non ragionare in termini di luce ed oscurità ? Come può qualcuno credere di potersi elevare al disopra di queste ? Anche lui, lui che era un Nessuno, che non apparteneva né all’una né all’altra ragionava seguendo questi criteri. Tutti nell’universo ragionano seguendo oscurità e luce, non è possibile essere superiori a tali concetti. E quello che stava facendo lui, ciò che Promestein stava facendo ed aveva fatto era sbagliato ! Prendere come cavia da laboratorio Maxwell non era un concetto neutro, utile ai fini della scienza ! Era pura, distorta curiosità ! Promestein aveva peccato di ubris, di tracotanza nel credere che ciò gli fosse dovuto in quanto uomo di scienza… Un leggero torpore si era propagato per le sue membra, era come se fossero più pesanti del solito… No, non faceva male, ma era come, come se si fossero addormentate, intorpidite. Un boato improvviso interruppe il flusso dei suoi pensieri. Era come se qualcosa fosse appena crollato. La stanza vibrò. All’improvviso si ricordò della donna col cappotto, quella, che se non si ricordava male le spiegazioni del prof, non era altro che in membro dell’organizzazione di Nessuno che tentava di conquistare Kingdom Hearts… Li aveva ostacolati perché conosceva l’identità del prof ? Se era così allora a lei andava tutta la sua gratitudine. Con uno sforzo sovraumano si riconcentrò sul proprio nemico, sapeva che era stupido attaccarlo frontalmente usando solo la propria forza fisica, ma non doveva far altro che tenerlo occupato mentre Maxwell avrebbe attaccato Promestein. Fu un solo colpo, lento e goffo, diretto verso una delle bocche di quella sottospecie di scorpione. Non credeva nemmeno di potergli fargli del male, ma, se questi non si fosse riparato, allora un taglio in bocca glielo avrebbe fatto… Certo, non avrebbe avuto, così come era ridotto al momento, la forza di trapassare la carne, ma l’importante era che quello strano essere lo credesse…
    Non gli importava del risultato, certo se il suo colpo fosse stato semplicemente deviato avrebbe tentato di attaccare una seconda volta, con un taglio diagonale dal basso, alla sua destra, fino in alto, cercando di colpire nuovamente la bocca posta al centro del petto del mostro, ma nel frattempo avrebbe parlato.
    -C’è un limite perfino alla follia, Promestein ! Cosa credi di essere, chi ti credi di essere per dire di poterti elevare al disopra di luce ed oscurità !? Hai detto che fai tutto questo per il bene della comunità, no Promestein ? Beh, non dire stronzate ! Quello che stai facendo è solo per pura curiosità, solo per te stesso ! Sei solo uno stolto, un superbo privo di qualsiasi briciolo di senno !-
    Pensava davvero quelle parole e, nonostante la rabbia che provava in quel momento non fosse altro che un’illusione, nemmeno lui riusciva a distinguere menzogna da realtà.

    Potere Magico: 100-[16-8]-[16-16]= 44

    Condizioni Fisiche: Taglio non molto profondo sulla parte sinistra del corpo. Ha perso una media quantità sangue.
    Condizioni Psicologiche: Arrabbiato, deluso, confuso.

    Statistiche:

    • Corpo: 50
    Punteggio iniziale (45), Energia ( ), Punti Quest (+5 ), Altro ( )
    • Essenza : 65
    Punteggio iniziale (55), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro (+10 )
    • Mente: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza: 40
    Punteggio iniziale (40), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità: 60
    Punteggio iniziale (60), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )

    -Note-: Allora, come concordato con Alex tento di tenere impegnato il mordepion abbastanza a lungo da permettere alla sua offensiva di andare a segno, senza ucciderlo. Riguardo il veleno, non sapendo bene come giostrarne gli effetti ho pensato di far sì che avesse un effetto "soporifero" nel senso che faccia sentire le braccia e le gambe al mio Pg più pesanti del normale rallentandone i movimenti e diminuendone la forza bruta. Scusate per il ritardo.
    A voi la parola ^^
     
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  8. misterious detective
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    Promestein amava le sfide. I continui anni di studi gli avevano insegnato molto, ma il dogma più radicato nella sua mente, la verità su cui aveva basato il suo lavoro, era che non esiste la perfezione. Tale convinzione lo aveva guidato ogni giorno della sua vita, lo aveva ispirato a cercare senza sosta nuove vie, a non accontentarsi mai di risultati che non riuscivano mai a soddisfarlo appieno e che, dopo qualche altro aggiustamento, sarebbero diventati senza alcun dubbio obsoleti.
    Quello era l'unica ragione che gli aveva dato la certezza che quella dello scienziato sarebbe stata la via perfetta per lui ed il suo genio: non c'era una meta, non esisteva un punto di arrivo; finché un alito di vita avesse soffiato dentro al suo corpo, la sua ricerca non sarebbe terminata e la sua sconfinata passione per ciò che faceva lo avrebbe reso orgoglioso e soddisfatto della sua esistenza.
    Per questi motivi, persino tra gli altri luminari della scienza faticava a trovare rivali. Non era egocentrismo, ma si rimetteva con obiettività alla realtà dei fatti ed essa gli aveva più volte confermato che non c'erano altri al suo livello in sapienza e abilità. Vedere allora i tristi risultati che riuscivano ad ottenere le sue creature diventava per lui motivo di grande imbarazzo.
    Non era contemplabile che fossero messe tanto in difficoltà da una banale coppia di mercenari, non voleva credere che la loro forza si limitasse a quello. Promestein decise fermamente quale sarebbe stato il suo modus operandi: prima di tutto, avrebbe risolto le questioni inerenti l'artefatto, poi avrebbe sottoposto nuovamente le sue creature a tutti i test, avrebbe ricalcolato le loro prestazioni e le avrebbe aggiustate di conseguenza. C'era ancora modo di rimediare ai suoi errori di valutazione, ma per farlo doveva prima di tutto uscire vivo da quella caverna, possibilmente con l'artefatto e Maxwell al seguito: poteva infatti accettare che le sue creature lo deludessero un poco, ma il fallimento non era contemplato, non quando ne andava della sua vita.
    Il cyborg lanciò la carcassa del primo Heartless contro lo scorpione: il corpo senza vita aveva già cominciato a dissolversi quando incontrò il pesante artiglio, rallentandolo un poco, ma la creatura non percepì nemmeno tale impedimento. Il suo istinto era cancellato, la sua mente persa nell'unica ragione per cui esisteva, eliminare i nemici del suo creatore. Tuttavia, con la sua forza riuscì solo a graffiare la pelle del suo avversario, un tocco leggero che non portò al suo cervello deviato alcun senso di soddisfazione. Adirato, lanciò un possente urlo, già pronto ad assalire di nuovo il Nessuno.
    Le sue azioni furono tuttavia interrotte. Una luce abbacinante si generò da dove si trovava Maxwell, una barriera di magia si allargò fino ad investirlo e l'Heartless gridò ancora, provato dal dolore. Indietreggiò nel tentativo di sfuggire a quella sofferenza, ma la barriera era spessa e per quanto arretrasse non sembrava giungere mai il sollievo che cercava. Larghe bruciature già andavano formandosi sul suo corpo.
    Promestein comprese al volo la situazione e seppe come comportarsi. Virxan era stato colpito, si trattava di un graffio marginale, ma lo scienziato sapeva che sarebbe stato più che sufficiente a lasciarlo fuori dal giochi almeno per un po'. Al contrario, ciò che più temeva era Maxwell e, con il Morderpion in quelle condizioni, ad egli non era rimasto alcun tipo di difesa per proteggersi dall'assalto del mercenario adirato.
    Senza indugiare, l'adepto corse in avanti: a malapena una manciata di metri lo separavano dall'Heartless e questi stava indietreggiando a sua volta per fuggire dall'attacco.
    Era esasperato, digrignò i denti dalla rabbia, mentre correva a cercare un minimo riparo. Lui non doveva trovarsi lì, non era il suo ruolo quello di combattere in prima linea, di rischiare la vita quando poteva avere altri a farlo al posto suo. Era così avvilito, così adirato al pensiero che la colpa di tutto non poteva che ricadere su di lui, per quanto intelligente non era capace di trovare altre risposte a quel dilemma. Aveva sottovalutato quelli che erano stati i suoi mercenari, aveva sopravvalutato le sue creature, aveva commesso una serie di errori di calcolo per cui non meritava che di essere deriso. Deprecabile, imbarazzante, avesse potuto si sarebbe premurato di cancellare ogni prova di quel giorno che, da un momento all'altro, era diventato tanto infausto, ma non sembrava nemmeno essere in grado di compiere ciò. Sopravvivere e portare in salvo l'artefatto da quelle mani ignoranti era un compito già più che arduo nella sua situazione non proprio avvantaggiata. Eppure, anche in quel frangente l'uomo si permise un sorriso, perché era da tempo che conduceva quella vita e se aveva fissato un unico punto cardine attraverso tutta la sua vita da umano e da Heartless, esso era che la disparità di forze era un elemento quanto mai superfluo in una guerra reale, la sua mente era uno strumento più che sufficiente ad ottenere la vittoria.
    Nonostante la corazza resistentissima, dopo i danni magici che aveva subito l'Heartless non riusciva più a far fronte nemmeno ad assalti di quella portata: barcollò sul posto, minacciando di crollare esausto in ogni momento. Promestein non aveva avuto temo od occasione di preparare un ulteriore sorpresa, per la prima volta dopo tantissimo tempo era costretto ad affidarsi a qualcosa di incontrollabile e imprevedibile come la sorte. Affidava la sua vita allo scorpione, puntava ogni sua possibilità sul fatto che fosse in grado di reggere ancora un colpo, di essere utile al suo padrone fino alla morte. Aveva eseguito lo scatto con largo anticipo, appena aveva individuato quell'improvviso bagliore come un elemento di pericolo, e cercando quel po' di rifugio che poteva trovare in quella sala completamente scoperta si era riparato dietro al suo servo. I risultati, tuttavia, furono fin troppo modesti.
    Con tutto il suo peso, il cyborg si gettò addosso ad esso come un ariete lanciato a sfondare un portone e le esili gambe, per quanto corazzate, della bestia non rappresentarono affatto degli ostacoli insormontabili. L'arto di chitina si spezzò di colpo, senza piegarsi, e frammenti di corazza scura vorticarono nell'arma come lame, prima di cadere e disperdersi silenziosamente a terra. Il Morderpion gridò di dolore, ma Promestein non poteva sentirlo: portò le mani davanti al corpo, tentò di difendersi, ma troppo lento poteva solo osservare quella macchina, quel mostro di metallo che come un proiettile rabbioso si avventava su di lui, pronto a travolgerlo. Il corpo del nemico lo aveva rallentato, forse indebolito un poco quell'assalto, ma Maxwell non pareva nemmeno prestarci caso. Lo scienziato avrebbe voluto maledirlo, che qualcuno su cui non avesse messo lui stesso le mani potesse essere così forte non era concepibile, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca. Presto provò una violente fitta allo stomaco, il suo corpo si piegò in due e si sollevò da terra, non rimase una sola oncia di ossigeno nei suoi polmoni contorti dal dolore. Per un istante, tutto si fece buio e quando tornò ai suoi sensi, lo scienziato scoprì che il suo mostro era deceduto, mentre le sue mani non stringevano più la scatola degli attrezzi e, soprattutto, il motivo per cui si era recato in quell'inferno.
    Il corpo del cyborg lo teneva arpionato al muro, Promestein tentò di alzare le braccia, di stringere fino a spaccare quel corpo di latta, ma se provava ad alzare le braccia, tutto ciò che otteneva era di percepire una debole scarica elettrica attraversargli le membra, i segnali mandati dai suoi neurotrasmettitori che lo supplicavano di desistere. Tossì un poco di sangue e, improvvisamente, si sentì dannatamente ridicolo.
    Solo in quel momento udì le accuse di Virxan, parole che davanti al giudizio della sua grande mente apparivano solo come audaci e arroganti accuse. Le sue labbra si piegarono in un sardonico ghigno e la sua risata sguaiata esplosescarlatta. -Non accetto alcun tipo di critica da un'idiota del tuo stampo.- Gli rispose, sputando tutto il disprezzo che aveva accumulato semplicemente nell'ascoltare parole tanto illuse e moraliste. -Esistono migliaia se non milioni di mondi e mediamente ognuno di essi è abitato da altrettanti umani. Ho avuto molto tempo per studiarli e ti posso assicurare che i sentimenti, l'intelligenza, tutto ciò che a loro dire li rende diversi dagli animali non è affatto nostra esclusiva, riconducibile a precise leggi fisiche. Dimmi, di fronte a questo, che valore può mai avere qualche vita?-
    Promestein aveva trovato la risposta a quel dilemma anni addietro, quando aveva cominciato a sperimentare per le prime volte sui reietti della società. Le persone attorno a lui non valevano nulla in quanto tali, si distinguevano solo per ciò che erano in grado di fare. Era una legge valida anche per lui stesso e non era un caso che il suo corpo, rappezzato e “corretto” più e più volte, fosse uno dei suoi più comuni oggetti di studio.
    -Io sarò un pioniere di ciò che si trova oltre gli esseri umani e gli Heartless. No, anzi, sarò io stesso a dargli vita! Provo pena per chi non riesce a capire la nobiltà di un simile desiderio, ma farò in modo che il vostro sacrificio non sia inutile.-
    Chiuse gli occhi per un istante, gustando la beatitudine che gli conferiva lo sprofondare nel suo stesso obiettivo.

    Stato Fisico: lieve botta alla testa, grosso livido al braccio che gli provoca un discreto dolore quando lo muove. Investito da Maxwell, ha subito forti danni da contusione all'altezza dello stomaco ed è debilitato al punto da non riuscire nemmeno, in questo momento, a mettere forza nei suoi muscoli.
    Stato Mentale: deluso e adirato dato che le sue creature tenevano testa a fatica ai suoi nemici, deciso a salvaguardare l'artefatto ad ogni costo.
    MP: 80 - 4 = 76%
    Abilità usate:

    Evocazione

    Earth Runner (click per img)
    <blockquote>Heartless modificato geneticamente tramite al potere magico e agli esperimenti di Promestein. La cavia usata come base per produrre quest'essere è un Powerwild, tipico Heartless Emblema dalle sembianze scimmiesche. In questa forma il suo corpo si è allungato, acquistando una postura totalmente eretta che rende superfluo l'uso delle zampe posteriori per correre, come invece non era per il suo predecessore. La sua pelliccia si è quasi totalmente schiarita, diventando di un colore terra bruciata. Solo parte delle sue braccia, dal gomito alle dita, è diventata di un nero scuro quanto la pece, così come la parte di coda che precede la punta bianca, le orecchie e il viso. Su quest'ultimo è visibile solamente un occhio, mentre l'altro è bendato da dei cerotti a forma di X, segno che l'esperimento non si è rivelato completamente perfetto. L'occhio che gli è rimasto, una inquietante e luminosa sfera dorata, come un piccolo sole nella notte, è più che sufficiente a dargli un'ottima vista capace di sostenere i suoi riflessi animaleschi. Il suo corpo è sproporzionato, con arti lunghi e busto molto ristretto; le braccia soprattutto diventano enormi, con artigli larghi oltre la decina di centimetri e lunghi anche 30. La coda a sua volta si è inspessita diventando una lama argentata e grezza, come un ulteriore artiglio, che ha perso la sua affilatura con il tempo, ma comunque letale. Questa orrenda creatura, riconoscibile come Heartless grazie al loro simbolo tatuato sul petto, sfrutta primariamente la sua elevata velocità per sopraffare le sue vittime, attaccandole spesso in gruppo e puntando a sfinirle il più in fretta possibile. La loro intelligenza estremamente limitata è il loro maggiore punto debole, facile da sfruttare per volgere a loro sfavore le sorti di un combattimento.

    Equipaggiamento: Armi "Naturali" - Questi Heartless dalle capacità limitate, primo prototipo prodotto da Promestein mentre questi tentava di comprendere in che modo influenzare l'organismo degli Heartless, sono dotati unicamente di versioni potenziate delle armi che già madre Natura aveva fatto loro dono. I loro artigli sono potenti armi capace di graffiare e lacerare la carne, larghi una decina di centimetri e lunghi anche 30 l'uno. La coda, invece, è molto più sottile, simile per certi versi ad una piccola scimitarra, lunga 40cm

    Corpo: 50 | Essenza: 20 | Mente: 10 | Velocità : 150 | Destrezza: 60



    Edited by misterious detective - 27/5/2014, 22:38
     
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    Un sibilo, un singolo rumore che si perdeva nel vuoto. Solo quello riusciva a sentire, all’infuori dei vari indicatori che lo informavano di quanto stesse forzando il suo corpo ai limiti: non era ancora pronto per battaglie del genere, il suo corpo non si era ancora stabilizzato… tuttavia, nonostante questi fattori, il cyborg non solo aveva usato un’arma pericolosa, ma aveva anche risvegliato qualcosa che si nutriva della sua furia. Rabbia contro la propria ingenuità, ira nei confronti di chi si approfittava del buon cuore altrui… qualsiasi emozione negativa provasse, veniva come “assorbita” dalla bestia che albergava tra il suo cuore e la corazza. La parte peggiore? … Non riusciva a smettere di nutrirla.

    -… xwell…-

    Più combatteva in quello stato, e più il sibilo aumentava di forza, rendendolo sordo alle parole altrui, trasformandolo nell’arma che doveva diventare. Tuttavia, perché non diventare un’arma contro esseri del genere? Non tanto Heartless o umani, quanto mostri che indossavano una maschera che ricordava il volto di una persona. Perché tutti gli scienziati che aveva conosciuto erano così? Perché tutti dovevano scatenare la parte peggiore di lui?! Perché… cosa spingeva un individuo a sacrificare così tanto sotto il falso nome di “bene comune”? Un obiettivo portato a termine solo per il proprio ego era privo di significato, anzi, era solo il capriccio di un bambino che giocava a fare l’adulto.

    -Ma… ell…!-

    La voce di Siegfried, purtroppo, non riuscì a raggiungere Maxwell… non in quello stato. Anche per l’AI quella situazione stava diventando fin troppo familiare, la sua metà umana aveva raggiunto il limite della sopportazione per la terza volta, e non era stato abbastanza rapido a fermarlo. Prima al centro di ricerca UN, quando gli scienziati gli rivelarono cos’era diventato; poi nella pancia della Balena, quando Steven fu assassinato da quell’Heartless umanoide… e adesso doveva accadere anche con quel bastardo. Maxwell poteva cercare di nasconderlo, ma tutti quegli eventi si erano accumulati a poco a poco sulle sue spalle, rendendolo instabile, causandogli di sforzarsi oltre ogni limite per essere gentile. Già, perché… quello che stava combattendo adesso non era “Maxwell”, non era il moccioso, quello stupido sognatore che agisce con l’istinto, ma lo fa seguire al cervello, quella era una bestia nata da tutto ciò che aveva visto e subito. Era efficiente in battaglia, certo, ma non era la persona con cui era abituato a vivere, non era quell’idiota a cui si stava lentamente abituando! … Era così che doveva diventare? No, non avrebbe lasciato che accadesse. Quello stupido non poteva cadere nel suo stesso baratro, avrebbe fatto tutto il possibile per evitarlo. Purtroppo, tutto ciò che l’intelligenza artificiale poteva fare era chiamarlo, cercare di raggiungerlo con la sua voce, agire come la coscienza che al momento gli mancava. Era l’unica freccia per il suo arco… e l’avrebbe fatta funzionare, a ogni costo.
    Per qualche miracolo, il primo colpo andò a segno, danneggiando l’aracnide: quella corazza non era abbastanza spessa da resistere al calore di quell’energia, e le conseguenze si fecero vedere quanto prima. Il Morderpion lanciò un grido di dolore, cercando invano di allontanarsi dalla fonte della sua sofferenza, ricavandone solo bruciature su bruciature, mentre Promstein cominciava a perdere il suo aplomb. Infatti, lo scienziato provò a farsi scudo della sua bestia morente, cercando di difendersi così dalla seconda carica del cyborg, usando praticamente la stessa tattica precedente, solo con un muro di carne più resistente. Tuttavia, questo accorgimento servì a poco: i danni subiti in precedenza furono più gravi del previsto, e il braccio dell’aracnide, che doveva servire da scudo per il suo padrone, si spezzò come una tavola di legno sotto il peso di quel missile metallico… questa volta, l’istinto aveva avuto la meglio sull’intelligenza. Lo scienziato cercò di difendersi, provando ad attutire il colpo con le sue braccia dopo aver visto la sua ultima linea di difesa spezzarsi, ma non fu abbastanza veloce: Promstein venne travolto dall’automa, e quest’ultimo riuscì nel suo intento di bloccarlo contro il muro, facendogli perdere la presa che aveva sulla sua preziosa valigetta. Con gli occhi spalancati dalla rabbia, il sinistro rosso e il destro azzurro, Maxwell sembrava più una bestia inferocita che una persona o una macchina al momento: aveva Promstein in pugno, aveva stretto le spalle di quest’ultimo in una forte morsa con le proprie mani, posizione che rese vani i tentativi che lo scienziato attuò per liberarsi. Tuttavia, non bastava. Anche quando il suo ex-committente sputò del sangue sulla superficie di Destroyer’s Heritage, il cyborg non provò alcun senso di liberazione. Era tornata, quella rabbia così fredda e potente, la stessa che gli aveva fatto commettere un massacro, e questa volta non sembrava esserci alcun senso di colpa a fermarlo. Le parole di Virxan arrivarono come dei sibili alle sue orecchie, era troppo concentrato su quel bastardo che aveva tra le mani per ascoltare decentemente quel discorso, ma fu in grado di sentire la risposta del suo obiettivo. Lo scienziato sputò qualcosa a proposito dell’intelletto, leggi fisiche e di quanto, di fronte a quelle capacità, qualche vita fosse insignificante… perché lui cercava ciò che si trovava oltre umani e Heartless.

    … Fu a quelle parole che l’aura violacea di Destroyer’s Heritage si espanse, come una fiamma malefica, come risposta a un altro impeto di rabbia dell’automa.
    Maxwell odiava quel genere di persona. Quegli individui dotati di troppo ego per il loro stesso bene, troppo assorbiti dai loro stessi ideali per non vedere cosa accadeva intorno a loro: sofferenza, morte, distruzione. A che pro? Perché tutto quell’egoismo, quella falsa generosità e buone intenzioni, che in realtà nascondevano solo un desiderio così immaturo, doveva causare tutta quella sofferenza? I loro colleghi avevano seguito quella donna perché LUI li aveva portati lì, e per queste circostanze non era riuscito a evitare un altro disastro! Quello era dovuto a leggi fisiche?! Era forse una conseguenza di qualche formula matematica?! No, non c’era logica in quelle parole: solo perché la mente era sviluppata, non bisognava sacrificare l’empatia! Perché individui del genere dovevano sempre usare fattori esterni come scuse?! Perché non riusciva mai a fermare in tempo certi pazzoidi?! Cosa… cosa doveva fare per riuscire a redimersi, per una volta?

    -… Non farti consumare dall’ira, razza di idiota!-

    La voce arrabbiata di Siegfried spezzò all’improvviso la monotonia del sibilo, penetrando nella mente dell’automa con forza. In quell’istante, un forte brivido percorse le membra metalliche di Maxwell, facendogli quasi perdere un giro del generatore, mentre socchiudeva gli occhi dalla rabbia. Come poteva non farsi consumare da quell’emozione? Aveva tra le mani della sporcizia a forma di uomo, un individuo pronto a sacrificare chiunque nel nome di un “ideale”! Se davvero credeva nella sua stessa teoria, allora non avrebbe avuto alcun rimpianto a morire lì, come il cane che era! I sacrifici avrebbero sacrificato, per una volta, perché erano più forti di quel bastardo! … Tuttavia, fu a quel punto che Maxwell capì, emettendo un grugnito di disgusto: se continuava su quella strada, non era diverso dagli scienziati che lo avevano trasformato in ciò che era. In fondo, anche per loro la sua vita era insignificante, e per questo motivo lo avevano usato come una cavia senza alcun rimorso, diventando più simili a bestie assetate di sangue altrui che persone… e, purtroppo, al momento rischiava di commettere lo stesso errore. Certo, non aveva dubbi che Promstein potesse meritare la morte, che quel mondo sarebbe stato più sicuro senza un individuo del genere, ma il cyborg non poteva dimenticarsi di ciò che aveva sulle spalle: gli insegnamenti di suo padre, l’incoraggiamento di Helen, la memoria di Steven, e la sicurezza di Virxan. Se avessero portato avanti quello scontro, forse sarebbero riusciti a sconfiggerlo, a ucciderlo, ma non ne avevano il tempo materiale. Anche se avesse deciso di finire quello scontro in quel momento, purtroppo, avrebbe perso qualcosa di troppo importante: se stesso. Non sarebbe diventato come Promstein per scongiurare un pericolo. Non era ancora pronto per prendere una vita senza rimorsi, per quanto potesse sembrare stupido… uccidere quell’uomo non gli avrebbe dato niente, ma poteva fare in modo di voltare la sorte in suo favore.


    -Sei tu l’unico idiota.

    Mentre quelle parole uscivano dal suo simulatore con un tono estremamente freddo, l’aura malefica della corazza si esaurì lentamente, ritirandosi tra le giunture del corpo che proteggeva. La sua furia era ancora presente, cosa di cui era testimone il suo occhio sinistro, ancora scarlatto, ma… non avrebbe fatto l’ultimo passo verso il baratro. Sentiva che, se avesse ucciso qualcuno senza rimorsi, in quel momento non sarebbe più riuscito a tornare indietro, e avrebbe perso ogni possibilità di considerarsi ancora un umano. Certo, Promstein probabilmente non si meritava questo trattamento, ma il problema non era tanto lo scienziato, quanto lo stesso cyborg. Le sue mani avevano già ucciso, e se questa soluzione fosse diventata la sua sola risposta a ogni conflitto, avrebbe rischiato di diventare esattamente come quell’Heartless che aveva incontrato nella Balena: accecato dal suo potere, senza remore nell’usare le proprie capacità per spezzare la vita altrui… no, lui non era un’arma.
    Tuttavia, come persona, poteva ancora benissimo mettere i bastoni tra le ruote al suo ex-committente. Aveva fatto un grosso errore ad aprire quella porta, aveva quasi rischiato di far scappare quel folle con un artefatto estremamente pericoloso… ma, al momento, proprio quest’ultimo oggetto era alla sua mercé. Proprio per questo, subito dopo aver pronunciato le parole di cui sopra, l’automa avrebbe temporaneamente lasciato andare il professore, cercando così di indietreggiare di circa mezzo metro dalla sua posizione attuale, ma avrebbe seguito questa mossa con un calcio. Avrebbe semplicemente alzato il proprio ginocchio destro verso l’alto, in modo da intercettare e colpire in pieno volto Promstein con il proprio schiniere, così da intontirlo ulteriormente e impedirgli di chiamare altre bestie in suo aiuto… e dopo avrebbe agito. Infatti, dopo quel colpo, l’ex-uomo avrebbe cercato di piegarsi rapidamente verso la propria sinistra, tutto per prendere velocemente la valigetta dello scienziato con la mano destra, stringendola con forza al proprio torso per essere certo di non perderla. L’importante era riuscire a mettere in salvo il contenuto di quell’oggetto dalle grinfie dello scienziato, il resto poteva attendere… finché fosse riuscito anche a mettere solo il più piccolo bastone tra le ruote di quel bastardo, si poteva ritenere soddisfatto. Di conseguenza, subito dopo quella rapida appropriazione, l’automa avrebbe fatto dietrofront, gridando in direzione del suo ultimo alleato in quella gabbia di matti quattro specifiche parole…


    -Ritirata strategica, Virxan, muoviti!

    Mai avrebbe pensato di usare quel termine in un contesto simile. Gli era stato insegnato all’accademia, durante un esercizio che, apparentemente, doveva essere di pura formalità: quando un obiettivo era stato raggiunto, oppure ci si trovava in una situazione di svantaggio dopo aver bloccato l’avanzata nemica, la scelta più saggia era, generalmente, ritirarsi. Insomma, era solo un bel modo per dire “scappiamo, anche se il lavoro è solo a metà”, ma a quel punto non aveva altra scelta: non c’era solo lui in ballo, ma anche altre persone, e non poteva dimenticarsene proprio in quel momento. Proprio per questa ragione, mentre pronunciava le parole di cui sopra, l’automa si sarebbe lanciato in direzione della porta da cui era arrivato, intenzionato a uscire da quel posto prima che fosse troppo tardi. Una volta arrivato vicino a Virxan, Maxwell avrebbe cercato di spronarlo, dandogli una rapida pacca sulla spalla sinistra con la mancina, tentando subito dopo di raggiungere la porta che conduceva al laboratorio, così da sfondarla con una spallata e aprirsi un varco. Poteva solo sperare che il giovane Nessuno seguisse il suo consiglio, perché in quel momento doveva concentrarsi unicamente sulla valigetta che aveva stretto col braccio destro al proprio torso… quella dannatissima scatola di Pandora che conteneva un altro oggetto di disperazione. Era tutto ciò che poteva fare al momento. Era l’unica cosa giusta che uno come lui poteva fare, in quel frangente…

    Maxwell Blaze
    Condizioni fisiche: Illeso
    Condizioni mentali: Arrabbiato, più concentrato sul da farsi
    Energia: 34%
    Equipaggiamento:

    -Dragon Arm R - Opaque reload: L'avambraccio destro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo. Il colore dell'avambraccio, in seguito ad una "operazione" ad opera di un moguri, è diventato leggermente più opaco rispetto all'altro, e la differenza è chiaramente visibile. Ma non è certo solo l'aspetto estetico ad essere cambiato, in seguito al lavoro dell'esperto incantatore. Finché infatti l'avambraccio rimarrà "attaccato" al corpo di Maxwell, questo gli trasmetterà costantemente energia, donandogli un aumento alle statistiche di battaglia; nello specifico, l'arma concede un bonus di 20 al parametro Corpo e un bonus di 10 al parametro Velocità. [Oggetto incantato, 30 AP]

    -Dragon Arm L: L'avambraccio sinistro di Maxwell, modellato come il muso di un drago (con tanto di occhi bianchi lucenti), che tuttavia in realtà è una delle sue armi di offesa: le nocche dei "guanti" di quest'arma, infatti, sono dotate di uno spuntone ciascuna (per un totale di 4, ed ognuno ha una lunghezza di 3 centimetri ed un diametro di 2 centimetri) che rendono decisamente più letali i pugni che vengono portati con questi oggetti. Coprono tutta l'area dalla punta delle dita fino al gomito dell'uomo.

    -Pettorali di tiglio: Non esattamente una corazza fatta col tiglio, ma il nome è puramente una citazione al fatto che il punto debole di Sigfrido era la parte della sua schiena su cui si era posata una foglia di tiglio. Questa placca pettorale, al contrario, è piuttosto spessa (almeno una decina di centimetri) e protegge il primo strato di corazza superficiale di Maxwell -che include una sorta di bocca di cannone al suo centro-, senza contare che diminuisce ovviamente il rischio che il suo cuore, attualmente adibito a generatore, venga colpito con eccessiva facilità. Questo è un pezzo di corazza unico, ma è stato progettato in modo che si possa "dividere" in due al centro, così da permettere di far fuoco con la suddetta bocca di cannone.

    -Spallacci Orientali: I due possenti paraspalla che proteggono le giunture superiori delle braccia di Maxwell, sono formati da un totale di tre strati dello stesso metallo che compone il corpo principale del cyborg ed hanno uno stile chiaramente orientale che combina bellezza estetica con efficacia. Grazie alla loro conformazione la parte più esterna di queste protezioni risultano di una resistenza poco sopra alla media, ma la maggior parte della massa di questo oggetto si trova fissata sulla spalla dell'ex-uomo, evitando così che le sue braccia finiscano fuori uso con un'eccessiva facilità per via di colpi alla giuntura attaccata al tronco del corpo.

    -Soul System non attivo.

    -Destroyer's Heritage
    E così, dall'incontro tra la volontà di Maxwell, l'eredità di Xehanort e quella di un altro potere, oscuro e senza nome, nacque la "Destroyer's Heritage". Un'armatura potente, pericolosa, ma, paradossalmente, "in buone mani". Maxwell ne possiede il controllo praticamente totale, ed è in grado di "attivare" e "disattivare" la protezione a comando, esattamente come qualsiasi Keyblader era in grado di fare ai tempi in cui questo tipo di armature erano ancora in giro. Quando sarà in modalità normale, tuttavia, Maxwell non dovrà porre una mano sulla spalla o fare alcun movimento per attivare l'artefatto: quest'ultimo, infatti, è diventato praticamente parte del suo essere, e la massa di energia necessaria per manifestarlo è stata assorbita dal generatore che sostituisce il cuore fisico del cyborg, consentendogli di poter evocare l'armatura con la sola forza del pensiero [Abilità Attiva Nulla] e di avere con essa una sorta di empatia che gli consente di utilizzare tecniche che normalmente modificherebbero certe parti o la composizione fisica del suo corpo -come ad esempio il Setsudan od il Tough Act del Soul System- anche se ha addosso la corazza, ma nonostante tale rapporto l'armatura resta comunque una parte separata del suo corpo, ed anche se ha una resistenza superiore al normale che le consente di bloccare attacchi portati senza consumo di energie, qualsiasi danno portato ad essa non si ripercuoterà direttamente sullo stato fisico del suo indossatore [Abilità Passiva Inferiore]. Inoltre, grazie all'intrusione del terzo potere e le pesanti modifiche fisiche subite, questa protezione è dotata di alcuni poteri particolari: anzitutto, le due strutture poste dietro a ciascuna scapola dell'automa sono in realtà un paio d'ali simili a quelle di un pipistrello con contorni neri ed il colore dell'ottone all'interno che, in caso di necessità, si possono espandere ed emettere un'energia reattiva che consente all'indossatore di volare liberamente in aria -dandogli anche la possibilità di effettuare manovre di emergenza muovendo le ali per darsi un'ulteriore spinta-, una capacità utilizzabile sia nei mondi che per il viaggio interstellare, senza bisogno di un Keyblade Glider [Abilità Passiva Superiore]. Inoltre, tali appendici hanno sul loro dorso due cavità squadrate che si perdono all'interno della massa dell'ala, consentendo a Maxwell di effettuare un attacco chiamato "Wing Beam" che consiste nello sparare da queste cavità un minimo di due raggi di energia magica a potenza Media -uno per ala- o fino ad un massimo di quattro a potenza bassa -due per ala- entro una gittata massima di sette metri di fronte all'automa. Tali raggi di energia bianca viaggeranno in linea retta o ad arco a seconda della postura dell'utilizzatore e causeranno danni non elementali ai loro bersagli, senza contare che possono essere anche sparati in volo [Abilità Attiva - Costo Alto].

    Abilità:

    -Tagliavento: Hermes Rush [Abilità Fisica - Livello Medio]: Attivando alcuni piccoli propulsori posti agli angoli esterni della corazza delle scapole e sotto alla "cresta" della corazza del polpaccio, il corpo del cyborg subirà per un attimo una tremenda accellerazione, riuscendo a generare uno scatto di velocità impressionante. Come con ogni variante di Tagliavento, l'utilizzatore potrà coprire la distanza massima di 5 metri di metri senza alcuna rincorsa (distanza e velocità aumentabili a seconda dei valori di Destrezza e Velocità), e l'uso dei micro-propulsori rende semplicemente più facile attuare lo scatto. L'abilità prende il nome e il suo funzionamento dal predecessore di Siegfried più incentrato sul combattimento ad alta velocità, l'UN-45 "Hermes".

    -Ondata di Luce: Lance Burst [Abilità Magica - Livello Alto]: Forse una delle versioni personali di una razziale che Maxwell e Siegfried hanno mai sviluppato, almeno dal punto di vista del funzionamento. Usando come base i dati di un'arma installata nell'UN-42 "Lancelot", l'automa caricherà il suo generatore di energia magica di elemento Luce, facendola aumentare per qualche attimo per poi rilasciarla con violenza, causando un'esplosione lucente di forma sferica avente un raggio di quattro metri (a terra prenderà una forma a cupola). Questo causerà danni Magici da scottatura di livello Medio, e respingerà tutti i bersagli presenti nella gittata del colpo, cosa che, tuttavia, non accadrà agli individui riconosciuti come alleati dall'automa. Infatti, le persone che si trovano nella gittata dell'abilità quando l'onda viene rilasciata, e ne verranno quindi investiti, vedranno le loro ferite Basse rigenerarsi. Questo livello di controllo è possibile sia grazie al generatore più avanzato, sia all'elevato controllo che l'automa ha della sua energia interiore, fattori che gli impediscono di subire lo stesso destino dell'UN-42.

    Statistiche:
    Corpo: 90
    Essenza: 70
    Mente: 60
    Concentrazione: 80
    Destrezza: 70
    Velocità: 75

    Riassunto: Dopo aver bloccato Promstein e aver sentito la sua risposta alle parole di Virxan, Maxwell aspetta qualche attimo prima di rispondere allo scienziato e lanciargli una ginocchiata con la gamba destra, mirando al volto di Promstein. Subito dopo, cercando di approfittare dell'intontimento causato da quel colpo, cerca di prendere la valigetta del professore e di andarsene dal campo di battaglia.


    Edited by AlexMockushin - 31/5/2014, 17:41
     
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    Aveva già capito che Promestein era folle. Aveva già capito che per quell’uomo la vita umana non avrebbe mai avuto alcun valore. L’aveva capito. Eppure si spera sempre che ci sia un barlume di lucidità dentro la follia. Si spera sempre che le proprie parole riescano a fare breccia nelle tenebre mentali che bloccano, che rendono statiche, le persone di fronte a te. Una speranza folle quasi quanto il professore, la sua. Perché anche solo ci provava ? Aveva visto, aveva sentito quello che era in grado di fare, eppure lui era ancora così stupido da pensare di poterlo salvare ?! Quale delirio di onnipotenza lo aveva afferrato ? Perché lui aveva combattuto per salvarsi ? Perché anche in quel momento stava combattendo per evitare che il professore raggiungesse i suoi scopi ? Lo spazio, l’ intero universo era popolato di persone che ogni giorno pensavano solo a se stesse, che non avevano altro scopo se non soddisfare le proprie voglie… Era sempre stato così, sin dai tempi più antichi. Anche nel suo mondo, anche quando tutto stava per crollare aveva sempre visto i potenti prevalere sui deboli, un macabro gioco di forza,una sorta di “selezione naturale”, in un certo senso, che non sarebbe mai cambiata non importava cosa sarebbe accaduto. Non importava il fatto che esistessero quei pochi individui come Maxwell che combattevano seriamente per il prossimo. Non era questo che avrebbe cambiato le cose. Era vero che anche i sassolini creano onde, ma cosa può fare, qual è l’effetto che può sortire un sassolino in una tempesta ? Quel mondo corrotto fino al midollo meritava davvero di essere protetto ? Per cosa aveva combattuto fino a quel momento ? Perché avrebbe dovuto anche solo tentare di arrestare quell’ondata malvagia che si sarebbe abbattuta su di loro nonostante tutti i loro sforzi ? Non importava che Promestein sputasse sangue, che quel lurido scienziato morisse: ce ne sarebbero stati migliaia di altri pronti a rimpiazzarlo. Diceva che sarebbe stato il pioniere di ciò che si trovava oltre gli esseri umani e gli Heartless, che gli avrebbe dato vita, che il loro sacrificio non sarebbe stato inutile… Eppure anche quello non aveva cambiato la rassegnazione che regnava dentro di lui, non si era arrabbiato come Maxwell, non aveva perso il controllo. Era rimasto lì, fermo, spento. Non c’era niente che potesse fare per quell’uomo: era una battaglia persa in partenza… Come pensava di poter cambiare il mondo, di poter essere utile nella sua salvaguardia, se non riusciva nemmeno a salvare una persona da sé stessa ? Quale era stato il folle pensiero che lo aveva trascinato in quell’abisso di speranza e disperazione ?
    Aveva capito che niente di ciò a cui aspirava sarebbe stato possibile nel momento stesso in cui aveva perso sua sorella. Eppure aveva ignorato tutto, aveva tentato di dimenticare di chiudere gli occhi e di andare avanti. Alla fine aveva perso tutto. Il suo mondo, la sua famiglia, i suoi amici. Tutto. Come ad accompagnare il suo arrendersi anche la fiamma violacee che aveva avvolto Maxwell si stava lentamente estinguendo, come privata della forza di andare avanti. Ironica la situazione, no ? Quella persona che avevano protetto, quella persona per cui si era ritrovato più e più volte in pericolo di vita alla fine non era altro che il pericolo più grande. Un uomo gracile e, tutto sommato, grazie alla maschera che aveva indossato di fronte a loro, gradevole. Senza accorgersene tornò alla realtà, evase da quel flusso di pensieri che lo aveva imprigionato. Maxwell si era lanciato verso la valigetta del prof, uno scatto, un gesto disperato atto a prelevare la reliquia dalle mani del folle scienziato. Rivolgendosi a Virxan gli urlò di ritirarsi, di abbandonare la battaglia pur di attuare il loro obbiettivo. Un ordine militare, proveniente, probabilmente, da un addestramento che il robot aveva alle spalle… Chissà se poi quell’essere era nato come macchina oppure una volta era stato umano… Era impossibile che si potesse creare artificialmente qualcosa di così perfetto sotto l’aspetto emotivo e psicologico, ci aveva parlato poco, ma quel coso era, in un certo senso, senza ombra di dubbio umana. Stava per arrivare alla porta quando un colpo lo raggiunse sulla spalla. Ancora all’erta, credendo fosse una di quelle creature mostruose di Promestein, sobbalzò, per tranquillizzarsi all’istante quando riconobbe la rassicurante sagome del robot. Maxwell, a causa della stanchezza che in quel momento aveva addosso e anche a causa anche del veleno inoculatogli da quell’orripilante scorpione che li aveva attaccati prima, lo sorpassò con facilità, scuotendo il terreno ad ogni passo. Erano quasi fuori, eppure non si sentiva sollevato, ma in colpa. Era triste, era deluso dal fatto di non essere riuscito a salvare Promestein, a far breccia nella sua mente corrotta. Subito prima di uscire dalla porta gli rivolse un ultima occhiata. Il corpo era gracile, non incuteva timore o diffidenza. Fu uno sguardo rassegnato che, tuttavia, conteneva anche una traccia di pietà. Uno sguardo anche di scuse, di parole non dette. Uno sguardo rassegnato di qualcuno che aveva capito che non avrebbe mai fatto nulla da solo, che non sarebbe mai riuscito a cambiare nulla.

    Potere Magico: 100-[16-8]-[16-16]= 44

    Condizioni Fisiche: Taglio non molto profondo sulla parte sinistra del corpo. Ha perso una media quantità sangue.
    Condizioni Psicologiche: Rassegnato, deluso, arreso.

    Statistiche:

    • Corpo: 50
    Punteggio iniziale (45), Energia ( ), Punti Quest (+5 ), Altro ( )
    • Essenza : 65
    Punteggio iniziale (55), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro (+10 )
    • Mente: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Concentrazione: 50
    Punteggio iniziale (50), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Destrezza: 40
    Punteggio iniziale (40), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
    • Velocità: 60
    Punteggio iniziale (60), Energia ( ), Punti Quest ( ), Altro ( )
     
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  11. misterious detective
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    Promestein aveva combattuto certi dogmi per tutta la vita. Aveva osannato la ricerca, aveva consacrato la libertà suprema, aveva ascoltato soltanto la sua mente e la sua coscienza, estranee al concetto di giusto o sbagliato. Eppure non riusciva ancora ad accettarlo, pur conoscendo la realtà preferiva comunque illudersi e vedere i suoi sogni infranti ogni volta. Ogni volta faceva più male, ed ogni volta il dolore alimentava il fuoco del desiderio. Avrebbe usato la forza, se necessario, ma sarebbe arrivato il giorno in cui l'umanità avrebbe dovuto accettare la sua Scienza, quella che trascende etica e religione, quella che crede fermamente in in un progresso per il quale ogni sacrificio è accettabile. Se il mondo era troppo lento e ancora fossilizzato in vecchi e fallaci dogmi, lui stesso si sarebbe fatto carico del dovere di riattivare i suoi ingranaggi, di plasmare a suo piacimento tutto ciò che gli si opponeva. Anche a costo della sua stessa vita, avrebbe posto fine a quell'era di ignoranza, avrebbe cambiato quel mondo marcio con la sua arte.
    Guardò negli occhi il suo aguzzino, fissò il cyborg, stringendo occhi e denti per sopportare il dolore, studiò l'espressione pregna d'odio che quel viso bionico. Sospirò, con il fiato ridotto ad un sottile ringhio, inarcò le labbra in un sorriso stanco, crudele, deciso.
    Lo scienziato avrebbe potuto contare una ad una le sue ferite, concentrandosi un momento riusciva a capire ogni cosa che non andava con il suo corpo eppure, anche se non poteva più nemmeno muovere i muscoli del volto per il dolore, dentro di lui rideva sguaiatamente. La sofferenza, l'odio, il disprezzo che la gente gli rivolgeva silente erano un divertente teatrino, banali osservazioni delle quali conosceva l'esistenza ma non comprendeva la logica. Ormai ci era abituato, era consuetudine per lui essere incompreso. Non lo aveva mai toccato il pensiero che potesse essere lui nel torto, la sola idea era inconcepibile: non vi era una sola mente, in quel tempo, che potesse paragonarsi alla sua, nessun altro comprendeva allo stesso modo i misteri del mondo. Se anche solo gente come Maxwell, gente come Virxan avesse fatto uno sforzo di vedere al di là dei muri che i loro casti cuori gli imponevano, se solo avessero compreso un decimo del suo operato, era certo che nulla di quanto era accaduto sarebbe stato possibile, persino loro lo avrebbero capito. Era evidente, però, che educare la massa ignobile era un compito persino al di là della sua portata. No, non era affatto quella la sua utopia, non lavorava ad un progetto tanto assurdo. Avrebbe spianato qualsiasi ostacolo sul suo cammino, avrebbe ucciso chiunque si fosse opposto al suo eden, avrebbe eretto il sapere ad unica legge. E presto, molto presto, il robot sarebbe stato la prima pietra di tale realtà.
    -Sei tu l'unico idiota.-
    Chiuse gli occhi. Promestein inspirò, soppesò quelle parole dentro di lui, per poi scartare il loro inutile ricordo subito dopo. Anche ammesso che fosse idiota, non lo era certamente tanto da cogliere delle provocazioni, non in un momento tanto... delicato. E soprattutto, non aveva importanza cosa pensasse il suo nemico di lui, perché ciò che Promestein voleva creare non lo riguardava affatto.
    Poteva anche insultarlo, ma di “eroi” come lui ne aveva visti molti nella sua doppia vita da umano e da Heartless, tragici paladini in cerca di redenzione. E già sapeva che sarebbe sopravvissuto, già aveva delineato tutto il cammino che lo attendeva, da quel giorno in avanti. Maxwell si sarebbe pentito di aver ceduto alla morale, avrebbe rimpianto di non aver accolto i suoi sentimenti più oscuri, di non aver ascoltato la ragione, inseguendo una salvezza che, Promestein ne avrebbe avuta molta cura, non sarebbe mai arrivata.
    La mano che lo teneva arpionato al muro lasciò la presa, il professore si sentì reclamato a terra dalla forza di gravità. I suoi polmoni tornarono a respirare, socchiudendo gli occhi, vinto dalla stanchezza, permise al suo corpo quell'attimo di riposo e mosse placidamente solo le braccia, per proteggersi dalla caduta. Eppure non giunse a terra.
    Sputò la sua saliva, le sue viscere si strinsero come strozzate da una forza invisibile, il suo corpo si contorse in uno spasmo doloroso. Gli mancò il fiato, annaspò senza trovare pace, le braccia caddero ai lati, prive di forza e in fiamme dal dolore. Lo sentì tutto, il calcio del cyborg, per un istante gli fece dimenticare ogni cosa che non fosse quella travolgente concussione allo stomaco, come se fosse trafitto da una lancia. Poi un colpo al viso. Promestein indietreggiò e cadde all'indietro, braccia abbandonate sul terreno, immobile come un corpo morto. Era... Era vivo, sì, ma non riusciva a muovere un muscolo, persino il suo cuore pareva aver smesso di battere. I suoi occhi erano persi nel candido soffitto, ma non riuscivano a vedere nulla. Sentiva il sangue colargli dal volto, scendeva dal naso spaccato e umettava le sue labbra pallide; faceva male, era imbarazzante, ma poteva sopportarlo. Cosa significava tutto ciò? Solamente che non era preparato, solamente che doveva migliorare ancora e ancora, tanto le sue creature quanto lui stesso. Aveva comunque raccolto molti dati attraverso gli Heartless che aveva sacrificato e addirittura attraverso se stesso, li avrebbe analizzati con piacere più tardi. Forse sarebbe giunto alla conclusione che Maxwell era semplicemente troppo forte, molto più di quanto non si fosse aspettato, o magari invece avrebbe scoperto che erano le sue creature a rappresentare i veri fallimenti. In entrambi i casi, doveva solo chiudersi di nuovo nel suo accogliente, amato laboratorio e ricominciare a studiare, ripartire dalle basi e creare qualcosa di più potente, più vicino alla perfezione, qualcosa che potesse vendicare l'affronto subito ed eradicare tanta ignoranza. Era quello che aveva cercato di fare per tutta la vita, dopotutto, non sarebbe stato per nulla difficile.
    Ma vi era un rimpianto che incrinava la sua calma.
    -Ritirata strategica, Virxan, muoviti!-
    Non capì bene cosa Maxwell stesse dicendo, le sue orecchie fischiavano come bollitori e le voci erano solo un brusio confuso, ma capì comunque le sue intenzioni, dopotutto erano la scelta più logica. Promestein tentò di muovere un braccio, tentò di raggiungere la sua cassetta. L'artefatto, non poteva separarsene; non c'era oggetto che valesse tanto, ne aveva un bisogno spasmodico, non poteva aspettare per saperne ogni segreto. Non gli importava nemmeno di usarlo, avrebbe volentieri resistito al duplicarlo, ma non potevano negargli quella gioia, non potevano negare al mondo quel frutto di tecnologia e magia che nessun altro, lui nemmeno, era stato capace di replicare. Lo aveva capito, sia Maxwell che Virxan temevano quell'oggetto, temevano la distruzione che avrebbe portato nelle mani sbagliate non erano né interessati alla sua storia né alla sua chimica. Quella era follia, quella era idiozia! Non c'era nulla di sbagliato in quella piccola sfera, era solo uno strumento incapace di recare danno se lasciato a se stesso. Il suo potere non era né buono né cattivo, era solo affascinante. Separarsene, per Promestein, era il dolore di perdere un figlio.
    “Però... So che sarà in buone mani.”
    Riuscì comunque a sorridere. Alzò di poco la testa, quel po' che gli bastò per fissare la schiena del cyborg che si allontanava sempre di più, pronto a fuggire da quella trappola roboante che cominciava a sgretolarsi, pezzo dopo pezzo.
    “Solo un motivo in più per incontrarci di nuovo, Maxwell.”
    Il terreno si fece scuro, melmoso. Spire di tenebra lo abbracciarono, il suo corpo pesante cominciò ad affondare, tornando all'elemento che lo aveva generato. Promestein tenne gli occhi aperti e le sopracciglia aggrottate. Si osservò mentre veniva inghiottito nell'Oscurità, mentre tornava alla sua dimora. Perché non c'era riposo, non c'era convalescenza. Ogni secondo che sprecava, mettendo delle briglie ai suoi studi, era un secondo di sofferenza per lui. No, la sua mente era già al lavoro e le idee non mancavano. Non gli era mai capitato prima, non lo credeva nemmeno possibile, ma non vedeva l'ora di tornare sul campo di battaglia.







    Valutazione Pagos
    CITAZIONE
    Scrittura e interpretazione: Questo è un campo in cui è molto difficile valutarti, perché nel corso della quest c'è stato un evidente ascesa di qualità, ma chiaramente devo tenere conto anche dei primi post all'interno del totale. La media resta comunque discreta, anche se resta comunque (e questo è riferito anche agli ultimi post) un margine di miglioramento, e questo lo dico perché ho avuto la sfortuna di seguire molte tue role :v:
    Passando a discutere dei post in sé, cominciamo parlando di Virxan: è sicuramente ben lontano dalla caratterizzazione più minuziosa di Ingwe. Di positivo ha che in molti momenti dà l'impressione di essere effettivamente un Nessuno e, per certi versi, è un elemento che mi sembra quasi sia gestito meglio con lui che non con il tuo pg attuale. Tuttavia, ho avuto anche l'impressione che Virxan si sia mostrato a tratti contraddittorio, mutando la sua opinione su fatti e persone da un post all'altro (l'atteggiamento verso la missione nei primi post, assolutamente negativo, muta non poco nel corso della stessa, così come la simpatia e la fiducia che ripone nel professore, che in certi momenti rasentano lo zero (fino allo scontro con il golem, principalmente) per poi sembrar cambiare di colpo in altri. Purtroppo non è qualcosa di molto grave, ma dico purtroppo perché è la conseguenza del fatto che, nonostante tutto, Virxan non spicca, almeno inizialmente, sembra sempre abbastanza distaccato e reagisce poco agli eventi, il che non lo fa spiccare molto. Questo cambia nei post finali, sebbene appaia per questo come qualcosa di improvviso e un po' ingiustificato.
    A livello di stile, come ti dicevo, sei migliorato molto, tuttavia ci sono ancora alcune cose che posso farti notare: te la cavicchi abbastanza bene con le descrizioni dinamiche, qua e là aggiungi qualche elemento di contorno veramente piacevole (per esempio i ratti durante la discesa con il prof), ma si può ancora migliorare, rendendo il tutto più dettagliato e più vivo al tempo stesso, perché non sono ancora particolarmente approfondite e interessanti, tali descrizioni. Quando invece passiamo alla psiche e all'introspezione del personaggio, questa è ancora troppo separata dall'azione circostante: i pensieri del personaggio diventano più piacevoli e interessanti da leggere e immaginare se sono accompagnati da azioni nel mondo reale: aggiungere cose come tic/azione inconsce, gesticolazioni o qualsiasi altra cosa arricchiscono di molto la narrazione e la rendono anche più realistica.
    E fa attenzione agli errori di ortografia. Non sono moltissimi (meno dei miei sicuro :v: ), ma ce ne sono qua e là in tutti i post. Meno cose da segnalare per quanto riguarda il comparto ripetizioni, che non ho visto, e punteggiatura, che è accettabile per la maggior parte del tempo.
    In definitiva, nei punti di massimo splendore il livello si attesta a livelli più che discreti, sebbene il personaggio di Virxan non riesca a risaltare particolarmente per le ragioni già citate. Nei momenti iniziali più bassi, i problemi sono solo più accentuati e riducono la valutazione, lasciando il risultato che vedrai.

    »Voto: 6.4/10


    Strategia: Senza infamia e senza lode. Qui spero riuscirò ad essere un pelo più riassuntivo che sopra. Il primo scontro autoconclusivo contro i Simili fatico a valutarlo, si è visto veramente poco, vuoi per merito di Aster, vuoi perché già per conto loro non si trattava di creature particolarmente minacciose. Contro i Sicari, invece, devo dire che non te la sei cavata male. Sei riuscito a descrivere con sufficiente cura i movimenti del corpo di Virxan ed ogni sua azione; alcune mosse sono state anche molto intelligente e, sebbene l'utilizzo di abilità sia stato ridotto, ti sei mosso molto bene per colpire il tuo avversario, sebbene ci sia stata qualche pecca di ingenuità (lo sgambetto ad un nemico capace di fluttuare xD ). In generale, è stata una prova piuttosto positiva. I due scontri successivi, tuttavia, non sono esattamente all'altezza di esso: io mi ero soffermato molto a descrivere molti elementi diversi della stanza per permetterti di attuare strategie particolari (i macchinari, lo stato della stanza stessa, la pozzanghera a terra e i dannati cavi elettrici che ci passano guarda caso proprio sopra), ma ti sei limitato a rallentare il nemico con un uso di una manciata di tecniche in maniera abbastanza elementare e fuggire. Non lo avevo pensato come ad un vero e proprio scontro, considerando che sarebbe stato evitabile se avessi preso la botola dell'ascensore direttamente anziché riattivare la corrente, ma mi ha un po' deluso. Per quanto riguarda la battaglia con Promestein, invece, mi è piaciuto molto il piano che avevi organizzato nel primo post di battaglia, ti sei mosso con logica mirando a ciò che Maxwell aveva tralasciato, ma da lì in poi sei rimasto tutto il tempo in sordina, lasciando l'azione al tuo compagno e fungendo da supporto (ed esca per il Morderpion) a voler essere gentili. Alti e bassi, insomma, ma i bassi sono troppo pesanti per consentirti di avere il volto che potresti meritare.

    »Voto: 6.5/10


    Lealtà: discreto anche qui: non hai mai compiuto azioni esagerate, ti sei sempre comportato con una certa fedeltà alle capacità del tuo personaggio e a quelle dell'avversario e hai subito tutti i danni che avresti dovuto subire con estremo anzi quasi esagerato zelo. Il problema, tuttavia, sorge dal fatto che tali danni non hanno mai portato a nulla di più: hai sottolineato per due interi post come fossi ferito abbastanza gravemente, come avresti potuto addirittura morire dissanguato se la ferita non fosse stata trattata, ma questo non ha influenzato minimamente le tue prestazioni, ed il veleno dello scorpione? Citi un istante che ti rallenta e ti fa sentire spossato, ma ti comporti comunque come se non fosse successo niente. Insomma, anche qui mi sembra adeguato parlare di alti e bassi e non so cosa consigliarti, se non di prestare un po' più di attenzione a quanto segnalato, perché davvero c'è la possibilità di puntare molto più in alto

    »Voto: 6.5/10

    »Media: 6.5
    »Premi Ricevuti
    » AP: 6 + 4 (bonus quest) + 10 (premio quest) = 20
    » Munny: 300 + 200 (bonus quest) + 800 (premio quest) = 1300
    » Oggetti: Stele Tenue
    » Energia: Pagos rimane energia Verde.
    » Fama: Invariata. Siccome è avvenuto nel frattempo un cambio di pg, la fama conseguita a questa missione non si trasferisce al nuovo pg




    Valutazione AlexMockushin
    CITAZIONE
    Scrittura e interpretazione: Sono felice di poterti dare un voto conforme a quanto mi aspettavo, quando ti ho visto entrare nella quest. Che dire, conosci molto bene il tuo (o meglio, i tuoi) personaggi e li gestisci in maniera molto plausibile e intrattenente, il livello di scrittura è buono e lo stile, sebbene in buona parte privo di complessità o particolari accorgimenti esagerati che vanno tanto di moda ultimamente, riesce davvero a prendere per la semplicità e la chiarezza che non sono certo sinonimi di scarsa qualità, anzi. È stato un piacere leggere i tuoi post, ma chiaramente se fosse tutto perfetto non ci sarebbe bisogno che io sia qui a correggere, giusto? Non si tratta di nulla di grave, per carità, ma per lo più consigli e opinioni personali per migliorare maggiormente. Leviamoci di torno subito la grammatica, che c'è poco da dire in proposito: all'inizio c'era qualche errore di battitura, ma questi sono pressoché svaniti con il tempo. Attento, però, perché talvolta tendi a sviluppare frasi molto lunghe con una certa quantità di coordinate e sarebbe il caso, in tali situazioni, di aggiungere qualche virgola , doppi punti o punti e virgole in più, perché mi è capitato di trovare periodi che a leggerli ad alta voce ci sarei arrivato in fondo boccheggiando. A parte questo, tuttavia, nulla da segnalare.
    Per quanto riguarda le descrizioni, anche a te consiglio di tentare di renderle un po' più dinamiche: il castello all'inizio, quella del laboratorio, quel po' che hai detto sui compagni... Non sono male, ma sembrano più un dovere che un piacere sia per chi le ha scritte sia per chi deve leggerle. Fai anche molta attenzione, perché talvolta ho avuto l'impressione di vedere Max andare out of character: hai detto almeno tre volte, in occasioni diverse, come Max trovasse strana l'idea di andare d'accordo con Siegfried, il che, chiaramente, dopo un paio di volte che accade comincia a suonare un po' strano. Allo stesso modo, ho storto il naso ogni volta che leggevo “gli piangeva il cuore a doverlo fare, ma doveva lasciare i suoi compagni nel loro brodo”. Anche questo è capitato almeno una volta per combattimento e non sarebbe un problema se non lo avessi sottolineato con quella nota di dispiacere ogni singola volta, perché inserire quell'elemento e poi agire in maniera contrario ogni volta è abbastanza irrealistico. Per il resto, Maxwell e Siegfried sono due personaggi che lavorano bene assieme e che ormai conosci abbastanza da muovere egregiamente, quindi... Mah, onestamente ho un po' perso il filo, ma non mi pare di aver tralasciato nulla di importante. Beccati il tuo voto e non ti lamentare!
    »Voto: 8.2/10


    Strategia: Ci sono due aspetti diversi in questa valutazione. Allora, sicuramente hai dimostrato di avere una conoscenza delle armi in tuo possesso e delle tue capacità egregia e non c'è stato uno scontro che tu non sia riuscito a dominare, su questo non ci piove. Ti sei comportato molto bene con Promestein, cercando di sfruttare la sua posizione e le dimensioni dell'ambiente circostante, e bene o male questo stesso elemento è stato presente anche contro i Sicari, quando sei volato in aria per poi utilizzare la tecnica del calcio rotante alla Chuck Norris ( :v: ) per colpire più nemici possibile. Non sono elementi rivoluzionarli, ma hanno funzionato alla perfezione, il che non è un caso, e per questo meriti un buon voto. Tuttavia, c'è un altro elemento che a tratti ha saputo sfruttare meglio Pagos: talvolta ho avuto l'impressione che non sfruttassi come avresti potuto il fatto di essere in gruppo. Mi riferisco soprattutto allo scontro con Promestein, dove il curare Virxan è stato più un effetto collaterale della tecnica che altro: sei stato pienamente capace di gestire l'avversario anche per conto tuo, senza dubbio, ma così facendo hai anche perso l'occasione di mostrarmi quel qualcosa di più che ti farebbe alzare il voto al di sopra del buono. Pagos ha sfruttato il tuo primo attacco al prof andando a colpire laddove serviva di più, per sottrargli l'artefatto, e ti ha fatto da spalla trattenendo lo scorpione, ma questo “sforzo” da parte tua l'ho visto meno.

    »Voto: 8/10


    Lealtà: Qui sono costretto ad abbassare un pelo per motivi proprio pratici perché le occasioni per chiamare in causa il discorso della lealtà sono state davvero poche... Non hai quasi subito danni, in fin dei conti, e hai sempre agito al massimo della forma fisica. Quasi troppo perfetto, dannazione :v: scherzi a parte, le ragioni per avere il vantaggio sul nemico c'erano, quindi non posso lamentarmi, anche perché suppongo che un po' di colpa ricada anche su di me, ma per questo stesso motivo, più di tanto immagino di non potermi slacciare.

    »Voto: 7.8/10

    »Media: 8
    »Premi Ricevuti
    » AP: 8 + 7 (bonus quest) + 20 (premio quest) = 35
    » Munny: 400 + 300 (bonus quest) + 1200 (premio quest) = 1900
    » Oggetti:
    CITAZIONE
    Reminiscence Heart

    “È la mente a possedere gli scrigni delle nostre memorie? Oppure la radice di ogni ricordo si trova altrove e continua a vivere, giorno dopo giorno, in una sconosciuta alcova dentro di noi? Il Castello dell'Oblio cela ogni risposta, il suo potere rivela ogni nostra ombra, ogni memoria sepolta laggiù dove le corte dita della mente non riescono ad arrivare, dà forma a quanto è ormai confuse nebbie. Il come, nemmeno a me è dato saperlo: il segreto di tale luogo è scomparso con i suoi creatori. Tuttavia, ciò non significa che esso debba rimanere tale per sempre.”
    Appunti di Ansem il Saggio

    Il Cuore delle Reminiscenze è il frutto di anni interi di ricerche, di appassionato desiderio di comprensione, di impegno verso un fine importante, significativo, ma allo stesso tempo capace di mettere in ginocchio le vere fondamenta dell'ordine del mondo. Il Saggio di Radiant Garden ne era al corrente, pose il bene del suo regno, il bene di ogni mondo al di sopra del suo ardente desiderio di sapere. Incapace di distruggere ciò che le sue mani avevano creato, decise di nascondere il prezioso artefatto nelle profondità del suo castello, nel labirinto di sotterranei dove sperava che uno strumento tanto controverso potesse riposare per l'eternità, dimenticato dalla gente. La preghiera dell'uomo, tuttavia, fu tradita quasi per caso, quando dopo anni le rovine sotterrate del castello tornarono alla luce. Una grande battaglia, una vera corsa al tempo nacque tra umani, Heartless e Nessuno per il potere di manipolare i ricordi, per l'arma che avrebbe permesso alle Tenebre di inghiottire ogni cosa, o alla Luce di abbattersi greve su ogni cosa.
    Eppure, qualcosa che nemmeno Ansem poteva prevedere accadde in quel giorno: il potere più grande, una forza capace di piegare la realtà a suo piacimento contro ogni rigor di logica risiedeva ora nelle mani di un ragazzo, un guerriero che, lungi dall'essere ignaro di tale potere, per l'arma che aveva conquistato riusciva a vedere solo un giusto futuro, un uso onesto con cui difendere i suoi ideali.
    Il Cuore delle Reminiscenze non è un'arma che una sola persona possa sperare di impiegare al massimo del suo potere, i suoi limiti sono pressoché inesistenti e tanta più è l'energia che vi viene riversata, tanto più mirabolanti sono le realtà che può creare; non esiste però al mondo persona che possa raggiungere da sola simili risultati e a Mawell sono imposti seri limiti nel suo utilizzo, se non vuole correre il rischio di consumare il suo stesso spirito per dare forma ad illusioni al di fuori della sua portata. Ciò che ha imparato a fare, tuttavia, non è certo qualcosa che si possa trascurare con leggerezza: egli infatti deve solo desiderarlo, gli basta incanalare il suo potere in quell'arma distruttiva grande quanto un pomo e ricordare. Il cyborg deve solo tornare al passato, guardare al se stesso della sua memoria, allungare le sue fredde dita a stringere le memorie che ancora possiede, che ancora lo rendono umano, per evocare così accanto a sé una figura quasi eterea con le fattezze che lui stesso ha posseduto in un qualsiasi momento della sua vita. Tale clone condivide con il suo creature ogni statistica ed arma, pur essendo incapace di utilizzare qualsiasi abilità, e l'illusione che gli dà vita è tanto più potente quanto è la magia consumata a plasmarla, cosicché essa possa resistere una quantità di danni pari al consumo speso per evocarla, prima di dissolversi di nuovo e svanire senza lasciare traccia della sua esistenza.

    » Oggetti da elaborazione: Scheggia Tenue x2, Pietra Tenue x1, Stele Tenue x1 (lo so, fa ridere ma ho utilizzato questo sito per simulare una probabilità percentuale: per avere un oggetto rarissimo doveva risultare un numero pari o superiore a 85, in caso ciò non si fosse verificato avrei abbassato di 15 la soglia e avrei "tirato" di nuovo, questa volta per un oggetto molto raro. Il risultato è quello che puoi vedere. Sono tutti oggetti "tenui" perché tali sono gli oggetti che possono essere droppati da Sicari)
    » Energia: Alex passa ad energia Rossa.
    » Fama: +30 fama positiva



    Provvederò ad aggiornare immediatamente al Ministero, Alex può modificare per conto suo la scheda, essendo moderatore a sua volta. Per quanto riguarda l'equipaggiamento premio della quest, modificherò questo post aggiungendolo non appena sarà pronto. Se ne avete voglia, siete liberi di concludere il tutto aggiungendo un post conclusivo in cui uscite dalla caverna, ricongiungendovi a Wes lungo la strada del ritorno e fare quello che preferite. Per il resto, passo e chiudo.
    Per la moderazione, mi assegno 5 AP e 250 munny.

    EDIT: ultimo edit, promesso. Pagos, gentilissimo, mi ha fatto notare che avevo svolto erroneamente il calcolo degli AP e dei munny che dovevo ricevere io stesso dalla quest. Credo avessi dimenticato che i post scritti da me mi assegnano 0.5 AP e 50 munny l'uno. La somma corretta ammonta a 11 AP e 1100 munny. Non importerà a nessuna, ma non voglio rischiare di passare per un furbacchione :v:

    Edited by misterious detective - 9/9/2014, 12:37
     
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40 replies since 20/5/2013, 23:03   1185 views
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